Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
Segui la storia  |       
Autore: AlsoSprachVelociraptor    27/04/2021    1 recensioni
Nel 2018 Shizuka Higashikata, la figlia adottiva di Josuke, vive una vita monotona nella tranquilla Morioh-cho.
Una notte la sua vita prenderà una svolta drastica, e il destino la porterà nella misteriosa città italiana di La Bassa, a svelare i segreti nascosti nella sua fitta nebbia e nel suo sottosuolo, combattere antichi pericoli e fare nuove amicizie, il tutto sulle rive di un fiume dagli strani poteri.
.
Terza riscrittura, e possibilmente quella finale, dell'attesa fanpart di JoJo postata per la prima volta qui su EFP nel lontano 2015.
.
Prequel: “La battaglia che non cambiò nulla (o quasi)”
*Spoiler per JoJo parti 1, 2, 3, 4 e 6*
.
Aggiornamenti saltuari.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Josuke Higashikata, Jotaro Kujo, Nuovo personaggio, Okuyasu Nijimura
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Piero sfondò l’ultima porta con un calcio, portandosi Enrico, sfinito e mezzo svenuto, sulla schiena.

“Non prendere a calci la proprietà pubblica.” lo rimbeccò Ludovico, voltandosi a guardarlo. Non c’era davvero astio nella sua voce, e i suoi occhi viola scuro sembravano più preoccupati che infastiditi dal comportamento rude del ragazzo più basso. “Tutto bene?”

“Sì Ludo, tranquillo.” rispose Piero con un sorriso caloroso. Appoggiò Enrico, mezzo cosciente, sulle poltroncine al fianco di Regina, che si stava pulendo il naso dal sangue che non sembrava voler smettere di sgorgare dalle sue narici. “Credo che quel figlio della merda mi abbia spaccato il naso, diu t’à maladìs…” ringhiò lei sottovoce, tanto rabbiosa da riuscire a malapena a scandire le parole. Al suo fianco nemmeno Ferdinando sembrava passarsela bene.

Piero si mise al fianco di Ludovico, a bordo piscina vicino a lui. Ludovico si concentrò sull’ematoma rosso scuro sulla fronte abbronzata di Piero, ma appena sfiorò la sua pelle il ragazzo per tirare indietro i suoi lunghi capelli castani, lui si tirò indietro. “Non toccare, fa male!”

“Non stavo toccando, stavo controllando.”

“A me sembra proprio che tu abbia toccato!”

Vennero zittiti da Zarathustra, arrivata chissà dove. I tacchetti di metallo delle sue grosse scarpe gialle facevano un rumore inquietante sul marmo al fianco delle piscine, completamente vuote se non per loro. 

Dietro di lei, Annalisa la seguiva come un cagnolino spaventato.

“Annalisa, Enrico, voi due raggiungete Alex nel magazzino della palestra. Qui ce ne occuperemo noi. Ferdinando, se non ti dispiace, vai anche tu con loro.” disse fredda Zarathustra, come di consueto, mettendosi a bordo piscina al fianco di Ludovico e Piero. Regina si alzò in piedi dalle seggiole per raggiungere gli altri tre guerrieri della Banda, salutando il fidanzato.

Ferdinando aiutò Enrico ad alzarsi in piedi, ancora troppo debole per combattere, e si passò il suo braccio dietro alle spalle. Il ragazzo era cosciente almeno, ma i lunghi capelli verde scuro corpivano il suo viso troppo pallido e smunto e stanco e immobile, e capire se era lucido o meno era difficile.

Zarathustra aveva deciso di mettere al sicuro Ferdinando, che non era un guerriero e non aveva la forza di combattimento dei quattro principali della Banda; e i novellini, quelli che ancora non facevano parte della Banda e di solito non combattevano, ma quella era un’occasione speciale e anche un allenamento serio per loro. Ma ora erano al limite e anche Annalisa, la più forte tra loro, sembrava stravolta.

E spaventata, tremendamente spaventata.

Spostandosi il ciuffo dalla parte color platino, la ragazza non si smosse, continuando a fissare Zarathustra con paura.

“E se quella maledizione dovesse ripresentarsi?” chiese al Boss. “Questi sono Joestar, l’hai detto tu… che la maledizione delle morti nella tua famiglia c’entra sempre coi Joestar.”

Zarathustra non sembrò demordere. Non rispose, non guardò nemmeno la ragazza in viso, ma era quello che tutti si stavano chiedendo, e probabilmente il motivo cardine per cui loro erano lì, a difendersi e attaccare e neutralizzare l’avversario.

“Io non sono il mio trisavolo William, né il mio trisnonno Mario e tantomeno mio pro-prozio Caesar. Io non morirò per colpa di un Joestar, puoi starne certa.”

Finalmente si voltò a guardare Annalisa, e l’occhio rosso di Zarathustra brillava sotto gli occhialoni gialli. 

“Sbrigatevi a raggiungere Alex, loro stanno arrivando. Se gli sarà torto anche solo un capello per colpa dei Joestar, vi saranno delle ripercussioni. Su di voi.”

Annalisa si portò una mano alla fronte in una specie di saluto militare abbozzato, e si sbrigò a raggiungere Ferdinando ed Enrico, che si chiusero la porta antipanico alle spalle, lasciando l’unico rumore nella palestra l’eco della porta che si chiudeva e le placide onde nella piscina di fronte a loro.

Nessuno parlava, nessuno osava fiatare. Zarathustra tirò fuori il becher dalla tasca, ferma per qualche istante, per mostrarlo ai suoi colleghi.

“Avete compiuto un ottimo lavoro fin’ora. Con i raggi-X di 42 vedo che quasi tutti i Joestar sono entrati nella palestra, e suppongo i due mancanti arriveranno presto. I quattro stanno cercando di orientarsi per raggiungere le piscine, tra pochi istanti saranno qui.”

Il Boss agitò il becher, muovendo la pesante e fitta polvere blu intenso al suo interno. “Qualcuno vuole fare gli onori?”

Nessuno, ancora, rispose. Piero abbassò la testa, Regina scosse la testa con forza e Ludovico si mise le mani in tasca, molto dubbioso. “No, grazie.”

Zarathustra sembrò soddisfatta di quelle reazioni. Piegò il ginocchio e si mise a bordo piscina, attenta a rimuovere il tappo che rendeva il becher completamente sottovuoto, e la polvere all’interno, a una velocità impressionante, iniziò a cristallizzarsi.

“Questa è Hypercalcantite, fatta apposta per questa occasione.” iniziò a spiegare il Boss, sbrigandosi a far cadere tutto il contenuto del becher nell’acqua della piscina, in cui i cristalli si sciolsero immediatamente. “Talmente potente da cristallizzare anche solo con l’umidità nell’aria. Una volta completamente asciutto, tornerà polvere e non sarà più un pericolo.”

I quattro rimasero ad osservare l’acqua tingersi di una tinta blu, inquietante e ipnotica allo stesso tempo. “Con tutte le proprietà della calcantite, ma portate al massimo. L’arma finale.”

Zarathustra buttò il becher vuoto nella piscina, e sembrò scomparire nelle acque ora opache. O forse era scomparso davvero.

“E ora aspettiamo.” concluse il Boss, con quasi un’espressione soddisfatta sul viso sempre freddo e senza espressione.

 

“Sento l’aura di Koichi, in questa palestra.” esordì Yukako dopo quella che sembrava un’eternità di silenzio. 

“Dove?” chiese Josuke, ma non ebbe una risposta a parole. La donna lo prese per un braccio e corse attraverso i fitti corridoi della palestra, che sembravano più un labirinto che altro. A ogni svolta si poteva capitare in una stanza piena di attrezzi, una sala per lo zumba o degli spogliatoi, ma ora Yukako era sicura di sentire la presenza di suo marito, e sapeva dove andare.

 

Jotaro ora sembrava più lucido, più rinvigorito, il Jotaro che Koichi aveva conosciuto nel 1999 a Morioh.

Ma il Giappone era lontano, e il 1999 era passato da ormai diciannove anni. Koichi, eppure, non si sentiva così cambiato da allora, anche se avrebbe tanto voluto esserlo.

“Senti anche tu la presenza di portatori di Stand molto forti?” gli chiese Koichi. Sì, se si concentrava molto poteva scorgere qualche energia particolare, ma non era facile. Jotaro aveva avuto molto più a che fare con Stand e portatori di quanto Koichi ne avesse mai avuto, e la sua abilità nel sentire gli stand altrui era mostruosa ed allenatissima. Decise di fidarsi di lui, ma di seguire a sua volta quello che lui stesso stava sentendo. Non avrebbe potuto appoggiarsi agli altri per sempre.

Jotaro seguì diversi corridoi che sembravano complessi cunicoli scavati da animali esotici in terre oscure e misteriose. Non si perse mai, come se avesse una bussola in corpo che gli sapeva perfettamente indicare la giusta via, e infine sbucarono su una enorme sala: le piscine.

Le vasche erano talmente lunghe da arrivare da parte a parte, e solo uno stretto corridoio permetteva di passare da una riva all’altra- ma erano bloccate, al momento. Enormi e pesantissimi attrezzi ginnici erano stati posti da ostacoli, a non permettere il passaggio.

Koichi sapeva benissimo il perchè. Sull’altra sponda delle piscine, quattro ragazzi li stavano aspettando.

Non dovevano avere che vent’anni, giovanissimi e all’erta, pericolosi quanto mai. 

La più bassa, al centro del gruppetto, fu l’unica a parlare. “I primi due sono arrivati. Ne mancano quattro.”

Una porta antipanico, non lontana da quella in cui erano entrati Koichi e Jotaro si aprì, e da essa uscirono Yukako e Josuke, confusi quanto loro. Appena Yukako vide il marito, un sorriso si stagliò sul suo volto stanco e gli si buttò al collo, abbracciandolo e stringendolo tra le sue braccia con tutta la forza che era rimasta alla donna, come a proteggerlo, come a non volerlo mai più lasciarlo andare da solo.

“Quattro presenti, due mancanti.” continuò Zarathustra. Ludovico incrociò le braccia al petto, sghignazzando lievemente- forse più per nervosismo che per vero divertimento. “Matuzia è in ritardo. Forse è scappata anche questa volta, eh?”

Josuke indicò il gruppetto. “Voi due ragazzine! Siete voi che avevo visto alla città della Moda!”

Josuke le aveva già viste combattere, ma l’idea che ora il loro avversario era lui stesso lo inquietava un po’. Non avevano avuto remore a distruggere quei vampiri, ed era sicuro non ne avrebbero avuta alcuna nemmeno per fare secco lui. “Dov’è mia figlia!?” chiese comunque, cercando di ignorare il nodo di terrore alla gola che gli faceva tremare la voce in modo patetico.

“Al sicuro.” rispose il ragazzo alto e moro al fianco del Boss. Il suo tono era pacato e educato, ma quasi crudele in ciò. “Dovresti più preoccuparti della tua vita, piuttosto.”

In un istante, i sensi sviluppatissimi di Regina la avvertirono di qualcosa. Alzò la testa, e gli altri tre ragazzi fecero lo stesso.

Un forte rumore di vetro rotto, e dal tetto di vetro arrivò qualcosa. In una via di mezzo tra un teletrasporto finito male e una caduta rallentata, Minerva Matuzia sbatté col sedere sul pavimento di lastre di porcellana della piscina, dalla parte dei Joestar. Alzò la testa, da dove era venuta, e notò che qualcuno si stava buttando giù dalla grossa scuola al fianco dell’edificio della palestra.

“Che strano modo per il piano di compiersi. Andrà bene lo stesso, giusto?” chiese Regina, lievemente divertita dalla faccenda.

“Turquoise o Sunset overdrive?” chiese Piero al Boss.

“Sunset Overdrive per allontanare l’acqua, ma se è possibile usate anche un po’ di Turquoise per reindirizzarla nella piscina. Meno se ne spreca, meglio è.” rispose. 

Una figura, grossa e pesante, sfondò la vetrata già rotta, e cadde proprio nel bel mezzo dell’enorme vasca.

I quattro ragazzi della Banda erano già ricoperti di scariche elettriche, arancioni e azzurre, e quando l’uomo cadde nall’acqua e alzò il liquido, loro non ne vennero nemmeno sfiorati. L’acqua blu sembrò evitare completamente i loro corpi, venne deflessa e ricadde nella piscina, senza bagnarli, nè bagnare il pavimento ai loro piedi. Tra le mattonelle, il metallo sembrava assorbire le onde concentriche che scaturivano dai loro corpi, e cacciava via l’acqua, rituffandola dentro la piscina.

Dall’altro lato, al contrario, i cinque vennero completamente inzuppati d’acqua.

La camicetta rosa di Yukako era diventata viola scuro. “Questa non è acqua. È colorata di blu…” borbottò, lamentandosi.

Josuke accorse a bordo piscina. “Oku!” gridò, e Okuyasu, che a malapena riusciva a stare a galla, gli rivolse un mezzo sorriso con quel poco di viso che rimaneva sopra la superficie.

Josuke allungò una mano verso quella di Okuyasu, che già aveva allungato verso di lui. Quando però Josuke la afferrò, Okuyasu ululò dal dolore e la ritirò indietro. Josuke si accorse con orrore che il palmo della sua mano era intinto di sangue. Senza demordere, allungò ancora la mano e afferrò il polso di Okuyasu, tirandolo verso di sé. Oku non sapeva nuotare, Josuke lo sapeva. Non l’avrebbe lasciato lì.

Minerva si alzò in piedi aiutata da Jotaro, ma quando lui le allungò la mano, bagnata dall’acqua, e lei la afferrò con la sua guantata, sentì qualcosa di strano contro al suo palmo. Jotaro lasciò andare, e notò qualcosa.

Cristalli, blu e bagnati, sul palmo della sua mano. “Minerva, la tua…” mormorò incredulo Jotaro.

Con orrore, il guanto in pelle di Minerva si era sciolto. al suo posto, sulla pelle della donna arrossata e già attaccata dall’acido, cristalli blu taglienti si stavano formando.

“Buon divertimento a diventare cristalli velenosi e acidi di Hypercalcantite.” li salutò Zarathustra, guidando la sua banda fuori dalla porticina alle loro spalle. 

Yukako cercò di prendere per la mano Koichi per dirigersi dalla porta da cui erano venuti, ma i piedi di Koichi erano cristallizzati al pavimento, immobile.

“Vai via, Yukako!” gli disse lui, disperato. “Vai e salvati!”

Ma Yukako non ci pensava proprio. Fuori di sé dalla rabbia, si scagliò contro quei quattro ragazzi che se ne stavano bellamente andando, lasciandolì lì a quel destino. Si sporse al bordo della piscina e allungò Love Deluxe quanto poteva, a colpirli.

Il ragazzo più muscoloso, Piero, con uno scatto quasi disumano si mise però tra lui e gli altri, parando i capelli di Yukako che si avvinghiarono ai suoi avambracci. Yukako tirò, ma il ragazzo parve non muoversi.

Alle sue spalle, Ludovico gli appoggiò una mano sulla spalla. “Vai col piano B.”

Piero ridacchiò. “Lo Scarlet Overdrive è la mia tecnica preferita.”

Le braccia del ragazzo si cosparsero di Onde Concentriche rosse come il fuoco, luminose come il sole, e presto i capelli di Yukako iniziarono a fumare. In pochi istanti, dalle scariche elettriche si sprigionarono una miriade di scintille, e i capelli di Yukako presero fuoco.

Quando Yukako cercò di ritirare Love Deluxe, però, fu Piero ad afferrarle i capelli e tenerli fermi, mentre bruciavano sempre di più, e fumo nero si levava da essi.

Sul tetto, tra le lastre di vetro, nell’armatura di metallo che teneva il tetto dell’edificio sollevato vi erano una ventina di dispositivi antincendio, che, avvertendo la presenza di fumo, si misero in funzione.

Piero a quel punto lasciò perdere i capelli di Yukako, che cadde all’indietro a forza di cercare di ritirarsi. I capelli caddero nella piscina, e Yukako li tagliò prima che si cristallizzassero tutti, fino alla sua testa. Lasciò che quelle ciocche mozzate venissero inglobate da quei cristalli e cadessero a fondo, nell’acqua blu della vasca.

“L’acqua che sta piovendo dai dispostivi antincendio! Anche quella è velenosa e acida!!” gridò Minerva, cercando di ripararsi con il giubbino in pelle che si era tolta. Le gocce che cadevano erano blu, e presto bucarono il suo giubbino. 

Jotaro estrasse Star Platinum e colpì i cristalli sul corpo di Koichi, che si erano fatti strada attraverso i suoi vestiti e stavano attaccando la sua pelle. Non sembravano però corrodere troppo la pelle umana- raggiunto il sangue, si fermava.

Li avrebbe comunque scuoiati vivi, e nessuno voleva fare quella fine.

Okuyasu era ormai a bordo piscina, stava per risalire aiutato da Josuke quando entrambi scivolarono su una pozza di acqua blu che si era formata i loro piedi.

Okuyasu cadde di nuovo in acqua, di schiena, rompendo una sottile lastra blu che si era formata a pelo d’acqua. Josuke gli cadde sopra, ed entrambi affondarono nelle torbide acque azzurre.

“Jos! Oku! salite e andiamo via!” gridò loro Yukako, cercando di proteggere lei e Koichi con i suoi capelli dalla pioggia letale sopra di loro.

Josuke e Okuyasu, però, non risalirono.

Su tutta la superficie piscina si era creata una spessa, durissima lastra di hypercalcantite.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo / Vai alla pagina dell'autore: AlsoSprachVelociraptor