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Autore: Dalybook04    28/04/2021    0 recensioni
Il vasto impero dei Vargas un tempo si estendeva su metà del globo. L'intero Westeros, da Grande Inverno al mare, era proprietà di un unico uomo.
Romolo Augusto Vargas. Un re che, con le sue forze e la sua intelligenza, era riuscito ad assogettare tutto il mondo conosciuto, ad eccezione giusto della sconfinata Essos.
Un uomo che poi era stato brutalmente ucciso dal suo stesso amante, insieme a tutta la sua famiglia.
Tutta la sua famiglia, tranne due bambini, che furono portati via, lontano, dove neanche il loro nonno grande e forte era riuscito ad avventurarsi.
Ora il maggiore dei due fratelli si ritrovava sulle sue spalle di giovane uomo appena sedicenne il compito di riprendersi ciò che era suo. E per farlo doveva fare dei sacrifici.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nel frattempo, in un posto così freddo da essere chiamato Grande Inverno, Ludwig Beilschmidt stava controllando che tutto fosse pronto per la partenza.
-come procede fratellino?- Gilbert Beilschmidt, fratello maggiore di Ludwig Beilschmidt, entrò di gran carriera, posò il braccio sulle spalle del fratellino, nonostante quello fosse notevolmente più alto di lui, e si sporse a controllare la lista -tutto pronto?
Ludwig annuì, con gli occhi azzurri ancora puntati sulla lista -deve solo arrivare l'inviato dei Bonnefoy e poi potremo partire.
Gilbert roteò gli occhi e gli strizzò una guancia. Quello neanche fece una smorfia, concentrato -rilassati, fratellino. Ci vuole una settimana di cammino prima che quello arrivi. E considerando quanto sono lenti i Bonnefoy, ce ne vorranno due.
-spero che almeno in una situazione così delicata si sbrighino.
-io non ne sarei così sicuro. Non conosci Francis come lo conosco io- sbuffò -però sarebbe stato bello partire dal sud. Ci sono certe ragazze...
-secondo te il re non si farebbe due domande se vedesse noi, che non siamo mai scesi oltre la capitale, scendere al sud e prendere una nave verso Essos insieme a un Bonnefoy, pochi giorni dopo il matrimonio di Vargas con uno degli uomini più potenti di Essos?
-lo so, fratellino, infatti ho usato il condizionale. Però non capisco perché Vargas abbia deciso di allearsi con noi, i nipoti dell'assassino di suo nonno, e con i Bonnefoy, gli alleati di Kirkland durante la guerra per usurpare suo nonno.
Ludwig alzò le spalle -evidentemente ha dimenticato le vecchie inimicizie.
Gilbert rise -si vede che non sei al mondo da molto, fratellino. Le vecchie inimicizie non muoiono mai, al massimo vengono temporaneamente messe da parte. Le amicizie invece sono le prime a essere dimenticate- sogghignò e gli spettinò i capelli -a questo proposito, sbaglio o tu eri molto... amico con il piccolo Vargas?
Ludwig arrossì, ed essendo bianco come il latte si notava parecchio -non vedo come questo c'entri. Hai detto tu che le amicizie sono le prime ad essere dimenticate.
-ma a quanto pare tu non l'hai fatto- gongolò, godendosi il suo imbarazzo -o sbaglio?
Ludwig scosse la testa, esasperato -Gilbert...
-il piccolo Ludwig è innamorato! Il piccolo Ludwig è inn...- si interruppe sentendo una spada puntata contro la sua schiena. Si irrigidì -chi osa puntare una spada contro il magnifico me?
La punta andò più in profondità. Una risata femminile rispose alla sua domanda.
-donna! Lasciami andare.
-quando la smetterai di fare il cretino.
-io faccio il lord, non il cretino.
-e secondo la mia esperienza, la differenza è poca- ribatté lei, rinfoderando l'arma.
Gilbert si voltò, offeso -ah ah. Molto divertente, Eliza.
-lo so- si girò verso Ludwig -è tutto a posto, mio signore?
-ah, a lui dai del signore e a me del cretino?
-chiediti perché.
Elizabeta, chiamata da tutti Eliza, era una graziosa fanciulla mediamente alta, piuttosto esile ma a modo suo formosa. I boccoli castani le sfioravano la vita e gli occhi verdi brillavano divertiti mentre le labbra piene erano atteggiate in un sorriso. Bella com'era, nessuno si stupiva di tutte le proposte di matrimonio che puntualmente riceveva, e che altrettanto puntualmente, e qualcuno avrebbe detto spietatamente, rifiutava.
Questo perché questa giovane dall'aspetto quasi da bambolina, con i suoi bei vestiti e la sua pelle chiara, era la guerriera più temibile di tutto Grande Inverno, secondo molti di tutta Westeros. Lei e i due fratelli Beilshmidt si conoscevano da quando erano piccoli, lei aveva praticamente visto nascere il piccolo Ludwig, e Gilbert aveva una trascurabilissima, mastodontica cotta per lei da quando avevano nove anni.
Eliza si rivolse a Ludwig -vengo con voi?
-no. Devono rimanere delle guardie a proteggere Grande Inverno in nostra assenza, e tu sei la migliore.
Eliza annuì -va bene. Fate attenzione, mi raccomando- gli diede un buffetto sulla guancia, e dovette mettersi in punta di piedi per farlo -tieni d'occhio tuo fratello. Cerca di farlo tornare intero, sai quanto me che la moderazione non è il suo forte, e non voglio che si inimichi un intero popolo di guerrieri.
-ehi!- protestò Gilbert -sono io il maggiore qui. Sono io a occuparmi di lui.
-in teoria- replicò Eliza. Gli stampò un bacio sulla guancia, e questa volta dovette solo sollevare un po' il viso. Gilbert tacque, improvvisamente mansueto come un agnellino, incapace di dire qualcosa diverso da un balbettio -fai il bravo.
-non partiamo domani- replicò Ludwig -potrai fargli tutte le raccomandazioni necessarie quando Bonnefoy si degnerà di farsi vivo.
-quindi tra un mese- concluse lei, roteando gli occhi divertita. Si girò verso di lui, dando le spalle a Gilbert, che riprese a respirare.
Il lord scrollò le spalle -è così lento?
-ah giusto, non te lo ricordi. Da bambini io, Gilbert e Francis eravamo molto amici. Tu non eri ancora nato, o se lo eri eri ancora in fasce.
-era adorabile da bimbo- brontolò Gilbert -quando ancora era più basso di me e mi considerava una divinità, com'è giusto che sia.
-Francis è una vera primadonna- continuò Eliza -lo è sempre stato. Ci metteva ore a decidere come vestirsi. Conoscendolo avrà il doppio dei vostri bagagli, come minimo.
-quando c'era anche Arthur poi...- Gilbert ridacchiò -ci teneva così tanto a essere più bello di lui che passava tutta la notte a cercare dei vestiti adatti. Non ho mai visto qualcuno odiarsi come si odiavano quei due.
Eliza sbuffò una risata -odiarsi? Amarsi semmai. Mai vista tanta tensione sessuale... ho sentito dire che a una festa di fidanzamento sono spariti per tutto il tempo, e quando sono tornati erano parecchio in... disordine.
Gilbert inarcò un sopracciglio -sul serio? Non me lo sarei mai aspettato.
-scherzi? Erano palesemente innamorati l'uno dell'altro, ma erano troppo stupidi e orgogliosi per accorgersene e dirselo.
Ludwig sospirò, esasperato -mi ricordano qualcuno...
-davvero, bruder? Di chi parli? Della cuoca e del pasticcere? No perché sono sicuro al mille percento che abbiano una relazione segreta...
-parli di te e il piccolo Feliciano?- chiese Eliza, gentile, con un luccichio strano negli occhi -non mi sembrava aveste quel tipo di rapporto- il luccichio si intensificò -a proposito, se non sbaglio ci sarà anche lui a Essos. Forse dovrei venire anch'io...
Ludwig spostò gli occhi da uno all'altra, basito. Poi scosse la testa, esperato, e si girò per andare a controllare i sartiami -io non ho parole...

-col cazzo.
-amore...
-AMORE UNA CEPPA DI MINCHIA. PIUTTOSTO MI STRAPPO LE VISCERE E MI FACCIO SBRANARE DAI CANI.
Antonio sospirò e gli accarezzò la guancia. Quello gli diede uno schiaffo sulla mano -è l'unico modo.
-non è vero- si allontanò e incrociò le braccia al petto -hai la cavalleria più potente del mondo al tuo servizio. Non abbiamo bisogno di...
-sì, ma per arrivare a Westeros abbiamo bisogno di navi- replicò Antonio.
-e quindi? Le costruiamo.
-navi che non ci vengano affondate non appena ci avviciniamo alla costa- concluse, e Lovino non riuscì a rispondergli. Il capotribù gli accarezzò la guancia, e lui questa volta glielo lasciò fare -so che non è facile per te, mio sole e stelle. Ma è necessario.
Lovino brontolò qualcosa di non ben definito, si avvicinò a lui e sbatté la testa contro il suo petto, imbronciato. Da lì aveva una splendida vista sugli addominali dell'altro, ma non era quello il momento. Antonio prese ad accarezzargli i capelli con una mano, e il più piccolo sentì la fede nuziale scontrarsi contro la sua nuca.
-è solo un'alleanza temporanea- lo rassicurò, a bassa voce, e lui annuì impercettibilmente -non appena avremo fatto fuori l'usurpatore, saliremo al trono, io e te- lo baciò sulla testa, stringendoselo contro -saremo i padroni del mondo- sussurrò, dandogli i brividi -tu sarai il re di Westeros e io di Essos, e tutti tremeranno solo sentendo i nostri nomi. Te lo giuro- sospirò, restando in silenzio per un po' -ma, per ora, dobbiamo fare delle alleanze.
-mh...- ci sapeva fare con le parole, lo stronzo.
In quel momento entrò Feliciano, quasi saltellando -fratellone, fratellone, è vero che vengono degli inviati da casa? È vero?
-cretino, si bussa- lo rimproverò, allontanandosi dall'abbraccio di suo marito, che non riuscì a trattenere un sorriso divertito.
-ma è una tenda, a che dovrei bussare?
-chiedi di entrare ad alta voce- sbuffò lui. Feliciano si grattò la nuca, imbarazzato.
-scusa...- poi si illuminò -allora, è vero?
-sì- sbuffò, contrariato -non dovresti essere così contento. Sono il nemico.
-ma vengono da casa- replicò Feliciano -sono anni che non vedo qualcuno che viene da casa!
-sì sì, ma placa l'entusiasmo. Rimangono il nemico. Siamo solo temporaneamente in pace.
Antonio ridacchiò e stampò un bacio sulla testa di suo marito -però cerchiamo di essere educati, d'accordo? L'alleanza deve durante un pochino.
-lo so, bastardo- Lovino roteò gli occhi.
-bene. Io devo andare, domani dobbiamo partire e devo controllare gli ultimi preparativi- lo baciò, salutò Feliciano e uscì dalla tenda.
Il fratello minore attese di sentire i suoi passi abbastanza lontani prima di parlare -come va con lui?
Lovino scrollò le spalle, sedendosi sul letto -bene credo. È... è gentile, e dolce, e sto bene con lui.
Feliciano si sedette al suo fianco e gli prese la mano -e lo ami?
Il fratello gli rivolse un piccolo sorriso -l'ho conosciuto ieri, Feli. È un po' troppo presto per dirlo, non trovi? Ma... è sulla buona strada, credo.
Il sorriso di Feliciano si fece più malizioso -e ieri notte che avete fatto, porcellini?
Il neomarito arrossì e nascose il viso tra le mani, imprecando tra i denti -idiota.
-lo so. Però rispondimi.
Scrollò le spalle, ancora rosso in faccia -non... non abbiamo fatto tutto, se capisci cosa intendo.
-non gli hai dato il culo?
-esat... chi ti dice che sia io il passivo?
Feliciano sbuffò -dai. L'hai visto bene? Ha stampato in faccia "tra un po' mi fotterò Lovino Romano Vargas e lo farò urlare come una..."
-va bene, va bene, ho capito!- lo interruppe, sempre più rosso -e comunque non mi sembri messo meglio di me...
Feliciano sorrise angelicamente -che ne sai che mi piacciono i ragazzi?
-stai scherzando? È da ieri che ti mangi con gli occhi tutti i soldati, dal primo all'ultimo. Se spogliare con gli occhi facesse spogliare realmente, ti saresti già fatto dare una passata dall'intero esercito.
Il sorriso del ragazzino aumentò. Alzò le spalle -che ci vuoi fare? Sono lì, sono uno più figo dell'altro e sono tutti a petto nudo- gli fece l'occhionino -gli occhi sono fatti per guardare, fratellone.
-seh, ma il culo non è fatto per essere sbattuto in faccia a tutti.
-ma per farsi sbattere da...
-neanche!
Feliciano sbuffò una risata. Poi si illuminò, sporgendosi verso di lui curiosissimo -e quindi che avete fatto? Perché avete fatto qualcosa, vero? Non dirmi che vi siete solo dati dei bacini sulle guance stringendovi la mano teneramente, perché non ci credo.
Lovino tornò a sembrare un pomodoro sul punto di scoppiare -no... ecco... noi...- arrendendosi alla balbuzie, fece un gesto piuttosto inequivocabile con la mano.
-aaah, quindi vi siete solo fatti una sega a vicenda. Be', meglio di niente.
Lovino roteò gli occhi. Poi si morse il labbro, chinando lo sguardo -non... cioé è stato strano. Non è che semplicemente ci siamo infilati le mani nelle mutande a vicenda e via, è...- prese a tormentarsi le mani, cercando di trovare le parole migliori per spiegarsi senza arrossire come una pudica verginella -era... siamo partiti baciandoci, e cavolo se bacia bene, e io mi sentivo... come se stessi andando a fuoco, ma era piacevole, e dovunque mi toccasse, e fidati che ha toccato parecchio, quella sensazione aumentava, e in qualche modo volevo... ecco... che arrivasse al massimo, capisci? Volevo sentire la sua pelle il più possibile contro la mia- esitò, leccandosi le labbra -però così è riduttivo, in realtà. Non so come spiegartelo, Feli.
-uhm...- stette in silenzio per qualche attimo, pensando. Poi tornò a sorridere -be', questo spiega perché tu riesca a stare seduto. Me lo stavo chiedendo da un po' in effetti...
Lovino gli diede un pugno sulla spalla, con un quarto di sorriso -deficiente.
Feliciano rise, poi continuò con le sue domande, curioso -e... avete fatto altro?
Lovino prese a rigirarsi una ciocca di capelli tra le dita, arrossendo come un... uno sposo, ecco -uhm, stamattina...- mugugnò, con lo sguardo ostinatamente fisso sulle coperte, forse pensando a cosa ci avesse fatto, lì sopra -abbiamo, uhm, rifatto quello di ieri sera... più o meno.
Feliciano inarcò un sopracciglio -più o meno?
-c'era... qualcosa di più- bofonchiò, imbarazzatissimo -lui ha... quasi fatto una cosa con... con la bocca...
-un pompino?
Lovino lo guardò male -pischellè, sei un po' troppo esperto in queste cose. C'è qualcosa da dirmi?
Roteò gli occhi -no, fratellone, non ho mai fatto niente... purtroppo.
-purtroppo?
-non cambiare discorso!- lo rimproverò -quindi te lo ha s...
-più o meno- lo interruppe, guardandolo male. Poi sembrò ricordarsi qualcosa, abbassandosi leggermente i pantaloni da un lato per mostrare un segno rosso -e ha, uhm, fatto questo.
Feliciano fischiò -ooooh. Quindi è uno di quelli che a cui piace marcare il territorio- commentò, con un sorrisetto.
Lovino lo guardò male, coprendosi l'anca scoperta -mi inquieti.
-be', mio marito sarà fortunato- ridacchiò, alzandosi in piedi con un movimento fluido -andiamo a cena? Dovrebbe iniziare tra poco.
-tu pensi o al sesso o a mangiare- scherzò, ma neanche tanto, seguendolo.
-penso anche al vino.
-ah be', allora scusa.
La cena fu una sorpresa. Visto che era bel tempo (e in fondo a Essos era raro che piovesse) mangiavano fuori, al centro del campo. Era stato allestito un grande fuoco da campo, e tutti si erano radunati lì. La cosa veramente sorprendente era la mancanza di divisioni sociali. Tutti parlavano con tutti, tutti avevano lo stesso cibo, tutti erano uguali. Le uniche differenze erano la vicinanza al fuoco, ma Lovino ipotizzò che la ratio fosse "chi prima arriva meglio alloggia". Individuò suo marito più o meno al centro della mischia, che parlava tranquillamente con un uomo che Lovino non riconobbe e quello che doveva essere un soldato. Lo raggiunse e si sedette al suo fianco -ciao.
Antonio gli sorrise e lo baciò sulla fronte -hola, mi amor. Hola, Felì.
-ciao!- salutò il più giovane, sistemandosi affianco al fratello.
Il soldato e l'uomo chinarono la testa -nostro signore.
-oh, ehm, ciao...- chinò a sua volta la testa. Sentì un braccio intorno alle spalle, e si ritrovò ad appoggiare la testa contro la sua spalla -di che stavate parlando?
-della partenza di domani. Dovremo muoverci per l'alba, entro mezzogiorno dobbiamo essere a Penthos.
-uhm... va bene- si rannicchiò al suo fianco. Cominciava a far freddo, e aveva solo un paio di pantaloni di cuoio e una tunica sottile, mentre Antonio aveva la pelle più calda del fuoco. Feliciano aveva un sorriso malizioso che preferiva ignorare -dove dobbiamo andare?
-a nord. Dobbiamo andare incontro ai nostri alleati.
Sbuffò -cioé noi dobbiamo farci giorni di cammino perché quelli non vogliono muovere il culo?
-vengono da Westeros- replicò, con un sorriso divertito -lo muovono sì il culo.
Lovino sbuffò, ma non rispose.
Una ragazzina carina lì raggiunse con due ciotole e le diede ai due fratelli. Lovino fece per ringraziarla ("bisogna sempre essere educati con le signore, Lavinius" gli ricordava sempre il nonno), ma quella fuggì via. Aggrottò la fronte, confuso, ma alzò le spalle e si mise a mangiare. Se c'era una cosa su cui andavano d'accordo lui e suo fratello, era la santità del cibo. Dentro la ciotola c'era dello spezzatino che non era male, ma, pensò con un certo orgoglio, lui avrebbe saputo fare di meglio. Ecco, ora aveva voglia di pizza...
I due uomini si congedarono e andarono da quelle che dovevano essere le loro famiglie. Lovino aggrottò la fronte -perché si comportano in modo strano?
Antonio sembrò intenerirsi -non te ne sei accorto?
-no. Non fare quella faccia, non sono un idiota, ma non vedo cosa...
-hanno paura di te.
-di... di me?- era assurdo -non faccio paura.
-ehm, fratellone... hai ammaestrato una dozzina di lupi enormi e assassini- gli ricordò Feliciano.
-e sei l'erede del più grande imperatore della storia- concluse Antonio. Scrollò le spalle -e poi sei nuovo. Non preoccuparti, si abitueranno a te- lo baciò sulla guancia -ti adoreranno.
-se lo dici tu- finché aveva da mangiare gli andava bene tutto.
-stavo pensando... potremmo usare i tuoi lupi per agevolare il viaggio? Sarebbero utili per trasportare i bagagli eccetera.
Alzò le spalle -va bene, ci pensiamo io e Feli- suo fratello annuì, con un sorriso
-grazie, querido!- gli stampò un bacio, e lui si ritrovò ad arrossire. Tornò a concentrarsi sul cibo, brontolando.

-quanti giorni ci vorranno per arrivare?- gli chiese entrando nella loro tenda. Antonio, che gli aveva preso la mano, prese a giocherellare con le sue dita.
-non lo so. Se ci sbrighiamo, una quindicina. Ai nostri alleati ci vorrà come minimo una settimana ad arrivare, ma partiranno dopo- si sfilò la corona e la posò sul comodino, stiracchiandosi il collo -madre de Dios, quell'affare pesa...
Lovino sbuffò una risata -vieni qui- si sedette sul letto e gli fece cenno di sistemarsi accanto a lui -girati, su che sono stanco- quello obbedì, curioso. Lovino cominciò a massaggiargli le spalle, lentamente.
-meglio?- domandò dopo qualche secondo. In risposta gli giunse un mugolio.
-hai delle mani magiche- stabilì suo marito, rilassandosi. Lovino sbuffò una risata.
-una delle cose che ho dovuto imparare per "compiacere mio marito".
Antonio roteò gli occhi, anche se lui non poteva vederlo -davvero? Quante cose hai dovuto imparare?
Lovino lo baciò sulla spalla -ti stupirebbe.
-sorprendimi, allora- ridacchiò e gli prese la mano. Gli baciò il dorso e si girò verso di lui, sorridendo -avanti.
Lovino gli rivolse un sorrisetto -non penserai mica che mi giocherò tutte le mie carte così? Te lo scordi, bastardo.
Antonio ricambiò il sorriso -permettimi almeno di ricambiare il favore.
Il ragazzo si lasciò cadere all'indietro, sui cuscini. Sorrise e allargò le braccia -vieni qui, allora.
E a quel tono non riuscì proprio a dir di no. Gattonò verso di lui tra le coperte sfatte, fino a posare la fronte sulla sua. Sentì una mano di suo marito stretta contro la sua schiena, come a impedirgli di andarsene, e mentre gli schiudeva le labbra con la lingua di ritrovò a sorridere compiaciuto. Lovino allargò le gambe intorno ai suoi fianchi, stringendolo forte a sé e premendosi il più possibile contro il suo corpo. Antonio lo sentì mugolare contro la sua bocca, e il suo sorriso si fece ancora più sornione.
Scese a baciarlo sul collo, mentre le sue mani si facevano lentamente strada sulla pelle morbida dell'altro, che, con i suoi lievi gemiti appena trattenuti dalle sue labbra rosse, gli mandava delle scosse di piacere dritte nel cervello, intorpidendo sempre di più il suo giudizio, e poi giù, lungo la colonna vertebrale, e ancora più giù.
Gli tolse la tunica, lasciandolo a petto nudo. Tracciò il profilo di quel corpo con la punta delle dita, forse preoccupato di romperlo, forse cercando di trattenersi dal fare cazzate e rovinare tutto andando troppo di fretta; baciò quella pelle un poco più chiara della sua, la marchiò, la morse piano, beandosi dei gemiti e dei sospiri che provocava con quei gesti così semplici e così naturali. E poi scese ancora.
-b-bastardo...- Lovino quasi tremava, con il volto deformato dal piacere. Non riusciva a ragionare, a pensare, e in effetti neanche lo voleva. Se avesse riflettuto a fondo, se ne avesse avuto l'opportunità, si sarebbe accorto che si stavano spingendo decisamente più in là, che tutto quello stava andando in una direzione ben precisa, e ne avrebbe avuto paura, forse abbastanza da fermarsi, di sicuro quanto bastava a guastare il momento. Così, invece, non gli importava. Lo voleva, e andava bene così.
Quasi sospirò di sollievo quando suo marito lo baciò ancora sulle labbra, e comunque non riusciva a trattenere quei suoni così imbarazzanti che gli uscivano dalla bocca, visto che quel bastardo continuava a mettere le sue cazzo di mani ovunque, e solo gli dei sapevano quanto voleva che non si fermasse.
E Antonio non lo fece. Non si fermò, andò fino in fondo, e tutto quello fu così dannatamente, incredibilmente, dolorosamente perfetto che si sentirono toccare il cielo.
Lovino ignorò il dolore e capovolse le posizioni, salendogli sopra. Si chinò a baciarlo, cercando di andare con calma. Antonio scese a baciargli il collo, facendolo sospirare, e scese con le mani lungo la sua schiena, cercando di riprendere il controllo. Il ragazzo gli prese le mani e gliele sistemò lungo i fianchi.
-fermo- la sua voce fu stranamente sicura, molto più di quanto non si sentisse. Posò la fronte contro la sua -ora ci penso io.
Antonio lo guardò, con gli occhi lucidi per il piacere. Mugolò qualcosa -Lovi...
-zitto- si sistemò meglio su di lui, sentendolo sempre più in profondità dentro di sé. Ansimò mentre Antonio gli baciava il collo, stringendolo forte. Cominciò a muoversi, dapprima piano, poi sempre più rapido, inondando l'aria dei loro gemiti e del loro piacere, sempre di più, sempre di più, facendo crescere quel fuoco ancora e ancora e ancora, finché...

Merda, pensò Lovino, sdraiandosi sulla pancia, con il fiatone. Scrutò il profilo di suo marito, che lo stava stringendo tra le braccia, con un sorriso e un braccio intorno ai suoi fianchi.
È successo davvero...

   
 
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