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Autore: Roxanne Potter    29/04/2021    4 recensioni
[Storia partecipante al contest "La rivincita delle femslash" indetto da matiscrivo sul forum di EFP]
[Ginny Weasley/Astoria Greengrass]
In un pomeriggio di ottobre, mentre sedevano a bordo del campo con le divise sporche di polvere e terriccio, Ginny aveva detto senza riflettere; “Sai, sei diversa da tutti gli altri Serpeverde che ho incontrato nella mia vita.”
Per un attimo pensò che Astoria si sarebbe offesa. Invece la ragazza si limitò a stringersi nelle spalle e iniziò a giocherellare con un filo d'erba.
“Lo immagino,” disse in tono disinvolto. “Sai, se mi avessi incontrata un paio di anni fa, non avresti affatto pensato bene di me. Prima avevo la testa piena di tutti quegli stupidi ideali sul sangue puro...”
“Cos'è che ti ha fatto cambiare idea?”
“Il ritorno di Tu-Sai-Chi. Solo quando la gente ha iniziato a morire mi sono mai resa conto di quanto l'ideologia che mi hanno inculcato da testa fin da piccola fosse folle e pericolosa.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Astoria Greengrass, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Un anfratto di paradiso

Ginny serrò la presa intorno al manico della scopa mentre si tuffava in picchiata verso il suolo del campo di Quidditch; il vento le graffiò il viso e le fischiò nelle orecchie, accendendole scariche di adrenalina nelle vene.
Si arrestò bruscamente a pochi metri da terra e tornò a sollevarsi in volo, sorridendo verso il cielo grigio e respirando a pieni polmoni la fredda aria settembrina.
Da quando era tornata a Hogwarts per frequentare il suo sesto anno, volare era diventata la sua unica scappatoia dalla realtà. Ormai Ginny non riusciva quasi più a riconoscere il luogo che l'aveva sempre accolta come una casa; non con Piton che sedeva al posto che un tempo era stato di Silente, non con i Carrow che detenevano il controllo sulla scuola. Non con il terrore devastante che le soffocava il respiro quando si svegliava di soprassalto nel cuore della notte, in un dormitorio buio sempre più simile a una prigione, chiedendosi se Harry, Ron e Hermione fossero ancora vivi.
Durante il giorno Ginny mascherava quel terrore camminando a testa alta, dispensando sorrisi e battute ai suoi amici. Ma solo quando saliva in sella a una scopa riusciva a sentirsi del tutto se stessa, a lasciare che la paura si dissolvesse negli anfratti della sua mente come un incubo che s'incenerisce alle luci del mattino.
Continuò a sorvolare il campo, godendosi la carezza del vento sul viso e quella quieta sensazione di libertà. Solo nel momento in cui si trovò a volare accanto a una tribuna notò la figura solitaria di una ragazza che sedeva su una panca di legno, intenta a sfogliare un giornale.
Si fermò per osservarla, incuriosita. Chissà chi era e cosa ci faceva lì tutta sola. Magari avrebbe potuto avvicinarsi a lei e presentarsi; non le sarebbe dispiaciuto ingannare il tempo scambiando due chiacchiere con qualcuno.
Ginny raggiunse la tribuna, scese con un balzo dalla scopa ed esclamò; “Ciao! Spero di non disturbarti.”
La ragazza alzò lo sguardo dal giornale e Ginny si ritrovò a pensare che fosse molto carina; magrolina, minuta, con due lunghe trecce di capelli scuri che le ricadevano ai lati del viso rotondo.
Ciao. No, non mi disturbi,” rispose, accennando un sorriso, mentre Ginny si sedeva accanto a lei.
Come mai sei qui da sola?”
Avevo bisogno di stare lontana dal castello. Però non mi dispiace aver trovato un po' di compagnia.”
“Capisco, anche io sono qui per lo stesso motivo. Tu non sei del sesto anno, vero? Non credo di averti mai vista prima.”
“No, infatti, frequento il quinto. Il famoso anno che fa uscire tutti quanti di testa, anche i secchioni.”
“Posso confermartelo,” ridacchiò Ginny. “A proposito, non mi sono ancora presentata. Io sono Ginny Weasley, piacere.”
Le tese la mano e la ragazza la strinse.

Astoria Greengrass.”
“Greengrass, hai detto?” Ginny guardò Astoria con aria curiosa. Sapeva che Greengrass era il cognome di una delle sacre, ventotto famiglie Purosangue del mondo magico, ma non riusciva a ricordare se avesse mai incontrato qualcuno di loro a scuola. “Mi suona familiare...”
“Beh, ci sono due Greengrass a Hogwarts. Io e mia sorella Daphne. Siamo entrambe a Serpeverde. Non c'è bisogno che ti chieda qual è la tua Casa, il tuo cognome dice già tutto.”

Ginny rimase in silenzio per qualche istante. Astoria aveva parlato in tono tranquillo, con un'ironia benevola e per nulla canzonatoria. Era possibile che una Serpeverde – per di più una ragazza appartenente a una famiglia delle Sacre Ventotto – non avesse nulla da ridire sulla casa di Grifondoro e sulla reputazione di traditori del sangue dei Weasley?
Andiamo, Ginny. Pensa al professor Lumacorno, ad Andromeda... a Ivan Dorkes.
Ivan Dorkes, un Serpeverde del quarto anno, era stato frustato e rinchiuso nei sotterranei da Amycus Carrow dopo aver affermato di non credere alla supremazia del sangue puro ed essersi rifiutato di seguire una lezione di Arti Oscure. In seguito a quell'episodio, Ginny aveva iniziato a riconoscere la possibilità che non tutti i Serpeverde fossero delle persone orribili; forse valeva la pena scoprire se Astoria Greengrass faceva parte di quelle eccezioni.
Spero che non sia un problema,” stava dicendo Astoria, con una nota appena accennata di apprensione nella voce. “Intendo, il fatto che io sia una Serpeverde. Devi sapere che non condivido affatto i pregiudizi della mia casa.”
“No, non è un problema,” Ginny scosse la testa. “Immagino che conoscerai Ivan Dorkes. Tutti noi di Grifondoro lo stimiamo per quello che ha fatto. Oppure... beh, il professor Lumacorno. Non è una cima di persona, certo, ma ha le sue qualità.”

Oh, il caro vecchio Lumacorno. Ho passato il mio intero quarto anno a sfuggire agli inviti ai suoi festini.” Gli occhi scuri di Astoria brillarono di divertimento e Ginny si trovò a sorridere a sua volta.
Io invece non sono sempre stata così fortunata.”
Non preoccuparti, quest'anno la scamperai. Dubito che Lumacorno abbia la voglia o la possibilità di organizzare delle feste, con l'atmosfera che vige a Hogwarts in questo periodo. Ma parliamo di cose più allegre. Sai, prima ti stavo guardando mentre volavi. Sei davvero brava.”
“Grazie,” sorrise Ginny. “Anche tu giochi a Quidditch?”
“Sì, quest'anno avrei voluto tentare un provino per entrare in squadra. Ci sono rimasta malissimo quando Piton ha annunciato che il Quidditch era stato annullato,” sospirò Astoria. “Volare mi piace un sacco, mi aiuta a distrarmi dei miei pensieri.”
“Ti capisco, per me è lo stesso. A questo punto, che ne dici di allenarci un po' insieme?”
Gli occhi di Astoria furono attraversati da un lampo di sorpresa.

Intendi adesso?”
“Sì, adesso. Se vuoi, possiamo sgraffignare una scopa e una divisa dagli spogliatoi.”
“Va bene, è un'idea fantastica!” esclamò Astoria, il viso che si illuminava di colpo.
Sentendosi contagiare da quell'entusiasmo, Ginny si alzò in piedi e fece cenno alla ragazza di seguirla. Per un attimo, si ritrovò a chiedersi cosa stesse facendo; aveva davvero invitato una Serpeverde appena conosciuta a giocare a Quidditch insieme a lei?

Scosse le spalle, cercando di scacciare quel pensiero. Dopotutto lei e Astoria stavano solo per condividere un allenamento amichevole che avrebbe aiutato entrambe a ingannare il tempo e sgombrare la mente; niente di più, niente di meno.

Ginny non poteva prevedere che, alla fine di quell'allenamento improvvisato, lei e Astoria si sarebbero date appuntamento per giocare di nuovo insieme. Né che, nel corso delle settimane, i loro incontri sul campo di Quidditch sarebbero diventati un'abitudine.
Astoria Greengrass si era rivelata una persona sorprendentemente piacevole con cui passare il tempo; ironica, gioviale, sempre pronta a rispondere con battute sarcastiche ma benevole quando Ginny le dava dei consigli su come migliorare la sua tecnica di volo.
Pian piano, Ginny si era ritrovata ad agognare disperatamente i pomeriggi passati a giocare con lei, le loro chiacchierate alla fine degli allenamenti, le risate che la piegavano in due quando Astoria si lanciava nell'imitazione di un professore o insultava liberamente Piton e i Carrow; quei momenti erano anfratti di paradiso che le portavano un sorriso sincero sulle labbra e le aiutavano a dimenticare le paure che le macinavano il cervello giorno dopo giorno.
In un pomeriggio di ottobre, mentre sedevano a bordo del campo con le divise sporche di polvere e terriccio, Ginny aveva detto senza riflettere; “Sai, sei diversa da tutti gli altri Serpeverde che ho incontrato nella mia vita.”
Per un attimo pensò che Astoria si sarebbe offesa. Invece la ragazza si limitò a stringersi nelle spalle e iniziò a giocherellare con un filo d'erba.

Lo immagino,” disse in tono disinvolto. “Sai, se mi avessi incontrata un paio di anni fa, non avresti affatto pensato bene di me. Prima avevo la testa piena di tutti quegli stupidi ideali sul sangue puro...”
“Cos'è che ti ha fatto cambiare idea?”
“Il ritorno di Tu-Sai-Chi. Solo quando la gente ha iniziato a morire mi sono resa conto di quanto l'ideologia che mi hanno inculcato da testa fin da piccola fosse folle e pericolosa.”
Gli occhi solitamente luminosi di Astoria si erano fatti improvvisamente distanti, venati di tristezza.

Non riuscivo a smettere di pensare a Cedric Diggory, a tutti quei Babbani... mi sono chiesta come sia possibile odiare qualcuno a tal punto da desiderarne la morte, permettere che l'odio ti spogli della tua stessa umanità. Mi ci è voluto un po' di tempo per capirlo ma ora sono sinceramente convinta che i Babbani non abbiano niente di più o di meno rispetto a noi. Sono diversi, sì, ma la diversità non è necessariamente qualcosa di sbagliato. E lo stesso vale per i cosidetti Mezzosangue. Ormai mi disgusta persino utilizzare questa parola.”
Quando Astoria alzò lo sguardo su di lei, Ginny sentì un'improvvisa fitta allo stomaco e il cuore prese a batterle più velocemente.
Cosa ne pensano tua sorella e i tuoi compagni di Casa di queste tue idee?”
“Daphne ormai la pensa più o meno come me... anche se, certo, deve ancora lavorare su se stessa per liberarsi di alcuni pregiudizi. Con gli altri è difficile. I miei cosiddetti amici potrebbero darmi della traditrice del mio sangue e denunciarmi ai Carrow. Sai, mi piacerebbe avvicinarmi ai Mezzosangue che sono rimasti a Hogwarts, ce ne sono molti anche tra noi Serpeverde... ma ho paura che potrebbero giudicarmi e non voler avere niente a che fare con me perché sono una Greengrass,” Un sospiro triste sfuggì dalle labbra di Astoria. “È tanto difficile credere che le persone possano cambiare? Che non siano il nostro nome o i colori della nostra casa a definire chi siamo?”
“Io lo credo,” rispose Ginny in tono convinto. “Non m'importa affatto che tu sia una Greengrass e una Serperde... altrimenti non sarei di certo qui insieme a te in questo momento.”

Grazie. Conta molto per me,” disse Astoria, dolcemente. Subito dopo i suoi occhi tornarono a illuminarsi. “Dai, adesso cambiamo argomento. Che ne dici, secondo te prima mi è uscita bene quella Finta Wronsky?”
Sì, abbastanza. Però ci sono ancora delle cose che puoi migliorare...”
“Stai criticando la mia tecnica di gioco, Weasley?”
“Sei stata tu a chiedermi un parere, Greengrass. E poi ricorda che io sono molto più esperta di te nel Quidditch.”

Astoria rise, dandole una leggera spinta sul braccio, e Ginny sentì di nuovo una morsa aggredirle lo stomaco.
Non era la prima volta che reagiva in quel modo quando la ragazza la toccava, anche solo di sfuggita, o che si ritrovava a far scorrere lo sguardo su di lei pensando che fosse bellissima; quel giorno Astoria si era sciolta le trecce e i capelli le ricadevano in onde scure e disordinate sulle spalle, donando al suo viso un'aria leggermente più matura.
Non riusciva a capire con certezza se quella che provava nei suoi confronti era attrazione; dopotutto, non le era mai capitato di pensare in quel modo a una ragazza, e ogni volta che valutava la possibilità di essere attratta da Astoria si sentiva cogliere da un sottile senso di colpa nei confronti di Harry.
Harry, di cui era ancora innamorata. Harry, di cui non aveva notizie da mesi, di cui non le rimaneva altro se non il ricordo del bacio che si erano scambiati il giorno del suo compleanno e la flebile speranza che prima o poi l'avrebbe rivisto vivo.
Harry, ormai più un pallido e inconsistente fantasma che una persona in carne e ossa.
Astoria si era avvicinata di più a lei, premendo la spalla contro la sua, e d'istinto Ginny allungò una mano per afferrare una ciocca dei suoi capelli, rigirandosela intorno al dito.
Non ti avevo mai vista con i capelli sciolti.”
Un lieve rossore chiazzò le guance di Astoria.
Ti piacciono?”
“Sì, un sacco. Sei molto carina così.”

La ragazza arrossì ancora di più e distolse lo sguardo.
Ti va se riprendiamo a giocare? Voglio esercitarmi ancora con la Finta Wronsky.”
“Certo che sì, andiamo.”

Per la prima volta dal giorno del matrimonio di Bill, Ginny si sentì invadere da un'ondata di devastante felicità. Le piaceva da matti il modo in cui Astoria riusciva a rendere leggeri i momenti che passavano insieme; al di là degli orrori e delle paure che consumavano le loro vite, insieme avevano trovato il modo di ritagliarsi uno sprazzo di paradiso e di essere a loro modo libere nel cuore dell'inferno.

Ginny si sistemò il cappuccio sulla testa mentre camminava spedita verso il campo di Quidditch, gli stivali che affondavano nell'erba bagnata e il fragore leggero della pioggia che le risuonava nelle orecchie.
Respirò l'aria umida e pungente, ringraziando per l'ennesima volta nel giro di due giorni di essere ancora viva. Quando lei, Neville e Luna erano stati colti in flagrante mentre rubavano la spada di Grifondoro dall'ufficio di Piton, per un attimo aveva creduto che sarebbe stata uccisa o, nel migliore dei casi, sbattuta ad Azkaban; invece se l'era cavata con una punizione nella Foresta Proibita in compagnia di Hagrid e una sospensione dei fine settimana a Hogsmeade.
In quei due giorni Astoria le era mancata terribilmente. L'aveva scorta di sfuggita quella mattina, nella folla di studenti accalcati della Sala d'Ingresso, ma prima di riuscire a raggiungerla l'aveva vista sparire oltre la scalinata che portava ai sotterranei insieme a un gruppo di altri Serpeverde.
Forse l'avrebbe trovata lì al campo, pensò mentre apriva la porta degli spogliatoi con un tocco di bacchetta. Entrò, guardandosi intorno; la stanza era immersa nella luce soffusa delle lanterne e Astoria, in piedi con la schiena addossata contro la parete, stava giocherellando con la sua bacchetta.
Nel momento in cui gli occhi della ragazza incrociarono i suoi, Ginny sentì il cuore balzarle in petto. Si richiuse la porta alle spalle, si lasciò scivolare via il cappuccio dalla testa e le sorrise.
Hey. Speravo proprio di trovarti qui.”
Astoria mise via la bacchetta e inarcò le sopracciglia, scoccandole un'occhiata fulminante.

Perché non mi hai detto quello che tu e i tuoi amici avevate intenzione di fare?” sbottò, con una voce innaturalmente dura e pungente.
Ginny sgranò gli occhi, incredula.
“Astoria...” iniziò, cercando di tenere sotto controllo la rabbia istintiva che le stava facendo tremare la voce. Non aveva mai sopportato le persone che alzavano i toni con lei e di certo non avrebbe fatto un'eccezione per Astoria Greengrass.

Ieri ne parlavano tutti. Della spada di Grifondoro, della vostra punizione nella foresta... perché non mi hai detto nulla? Forse non ti fidi di me? Pensavi che sarei andata a raccontare a Piton dei vostri piani?”
Ma cosa diavolo stai dicendo?! Credi davvero che io pensi questo di te?”
“Beh, allora perché non mi hai parlato di quello che volevate fare?”
“Oh, non so, forse perché non volevo che anche tu rischiassi la vita come l'abbiamo rischiata noi?”

Per qualche secondo rimasero immobili a guardarsi, entrambe con le braccia conserte al petto e gli occhi che mandavano scintille. Poi l'espressione di Astoria si addolcì di colpo.
Scusa,” mormorò. “Non avrei dovuto parlarti in quel modo. È che mi sono preoccupata, mi sono preoccupata da morire...”
Camminò verso di lei e la abbracciò, premendo il viso contro la sua spalla. Ginny sentì ogni scintilla di rabbia disciogliersi come neve al sole mentre avvolgeva a sua volta le braccia intorno alla vita di Astoria, attirandola a sé.
Rimasero strette l'una all'altra per un tempo apparentemente interminabile. Ginny si ritrovò a trattenere il fiato mentre il respiro di Astoria le solleticava il collo e i seni della ragazza premevano contro i suoi. Le gambe le tremarono, il suo corpo si tese fino allo spasimo; le stesse sensazioni che aveva provato nei suoi momenti più intimi con Harry e Dean.
Proprio nel momento in cui stava per afferrare il viso di Astoria e baciarla, la ragazza disciolse l'abbraccio e fece un passo indietro.
Non volevo discutere con te,” mormorò, rigirandosi nervosamente una ciocca di capelli intorno a un dito. “Mi dispiace...”
“Non c'è bisogno che ti scusi. È tutto a posto, davvero.” rispose Ginny, cercando di ignorare la delusione e il vuoto che le si era aperto dentro.

Ne sei sicura?”
“Sicurissima.”
“Va bene,” L'espressione tesa della ragazza si rilassò. “Allora, ti va di parlarmi di cosa è successo quella notte e della punizione nella foresta?”
“Certo che voglio parlartene. Mi dispiace non aver condiviso questa parte della mia vita con te ma... anche io avevo paura.”
Astoria sbatté le palpebre, fissandola negli occhi con uno sguardo talmente intenso e perforante che Ginny si sentì bruciare la pelle.

Di cosa avevi paura?”
“Te l'ho detto. Avevo paura per te. Temevo che ti sarebbe potuto accadere qualcosa se ti avessimo coinvolta nella nostra resistenza.”

È bello sentirtelo ripetere. Non mi aspettavo...” Astoria allungò una mano per sistemarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio; bastò il tocco di quelle dita fresche e delicate per farle correre un brivido lungo la schiena. “Non mi aspettavo che ci tenessi tanto a me.”
“Neanche io mi aspettavo che tu tenessi così tanto a me.”

Ora o mai più.
L'istinto prevalse ancora una volta mentre si avvicinava ad Astoria e poggiava delicatamente le labbra sulle sue. Per un attimo, pensò che la ragazza l'avrebbe spinta via e avrebbe ricominciato a urlarle contro; invece Astoria le afferrò il viso tra le mani e iniziò a ricambiare il bacio.
Ginny si sentì sciogliere mentre chiudeva gli occhi, inebriandosi del sapore di quelle labbra morbide che divoravano le sue, della lingua che esplorava lentamente la sua bocca. Era meglio di qualsiasi ragazzo avesse mai baciato; dolcezza straziante che le divorava lo stomaco, fuoco liquido che le bruciava le vene e le faceva tremare le gambe.
Quando finalmente si separarono, Astoria aveva il viso arrossato e gli occhi lucidi, le labbra tese in un sorriso di pura gioia.
Vedi, questo è il motivo per cui avevo paura che potesse succederti qualcosa,” mormorò Ginny, poggiando la fronte contro la sua. “Mi piaci, Astoria. Mi piaci un sacco.”
“Anche tu mi piaci. Ho sognato questo momento per un sacco di tempo ma non pensavo che sarebbe potuto succedere per davvero. Ti ho sempre vista insieme a dei ragazzi, credevo che... che non mi avresti mai guardata in quel modo.”
“Beh, devo dire che prima di te io non ero mai stata attratta da una ragazza. A volte la vita è sorprendente, non trovi?” Ginny sorrise, accarezzando i capelli di Astoria. “Senti, ho davvero voglia di parlarti della nostra resistenza e di quello che è successo nello studio di Piton ma...”
“Forse dovremmo rimandare questa conversazione e impiegare il pomeriggio in modo più piacevole?”
“Sì, è esattamente quello che stavo per dire.”
Astoria rise prima di catturare di nuovo le sue labbra in un bacio. Il mondo si tramutò di colpo in estasi, in silenzio rotto solo dai loro respiri affannati. Per le parole ci sarebbe stato tempo; ora c'era spazio solo per il grido di libertà che le accendeva il sangue, quella libertà che Ginny aveva sempre provato solo quando volava e che adesso aveva ritrovato lì, sulle labbra di Astoria Greengrass, in quell'anfratto di paradiso che erano riuscite a costruire solo per loro stesse nel cuore dell'inferno.

*

Note

Diciamocelo, "La rivincita delle Femslash" è il contest di cui tutti avevamo bisogno. Inizialmente avevo pensato di scrivere una Ginny/Angelina, poi il mio cervello mi ha detto "Aspetta, perché invece non metti insieme Ginny e Astoria?" e mi sono buttata subito su questa idea.
Non ho mai letto una Ginny/Astoria su questo sito, il che è un peccato perché credo che sia una coppia piena di potenzialità e capace di fare scintille. Sono sicura di volerne scrivere altre in futuro, magari ricalcando dei tropes tipici della Drarry come "enemies to friends to lovers" che a mio parere sarebbero molto interessanti da esplorare in chiave femminile.
Piccolo appunto; nella storia parlo della presenza di Mezzosangue a Hogwarts. Visto che a causa della traduzione italiana si è creata molta confusione sull'utilizzo di alcuni termini, ci tengo a precisare che sono i Nati Babbani a non poter frequentare Hogwarts sotto il regime dei Carrow, mentre questa possibilità non è preclusa ai Mezzosangue, ovvero coloro che hanno almeno un genitore mago o strega. (Come nel caso di Seamus Finnigan)
Spero che qualcuno abbia apprezzato la storia e questa coppia così inusuale. Ringrazio chiunque lascerà una recensione :)

   
 
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