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Autore: mattmary15    30/04/2021    1 recensioni
Karen Miller è una brillante scienziata che lavora per lo Shield.
Lo è fino al giorno in cui rimane coinvolta nella distruzione dei laboratori Stark di Shangai per mano di Ultron.
Steve Rogers non sa darsi pace, la sua più cara amica non avrebbe dovuto essere là.
E' un miracolo il fatto che sia viva e Thor crede crede che, in quel miracolo, ci sia lo zampino di Loki.
La 'vera' storia degli Avengers. Vera quanto può esserlo la versione di Loki.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riuniti attorno ad un tavolo


Le stelle nel cielo del Tennessee sono luminosissime.

Nat le guarda e si rende conto che sono le undici passate.

Sorride pensando che non è affatto romantico guardare un cielo così e pensare solo a ricavarne l’ora. Una ragazza normale vi cercherebbe una stella a cui affidare un desiderio ma lei non è una ragazza normale. Probabilmente non lo è perché non ha neanche un desiderio. Seduta sul bordo del lago accarezza l’erba e, a quel pensiero, ne strappa un ciuffo.

E’arrivata al ranch insieme a Stark, alla Hill e a Pepper quel pomeriggio.

Si è fatta convincere perché ci sarà anche Clint con la sua famiglia e lei spera di rivedere Rogers, magari sapere se sta bene dato che le ultime notizie che ha avuto di lui risalgono al giorno in cui ha fatto evadere Wanda e Visione dalla casa protetta delle Nazioni Unite in cui erano stati trasferiti.

Sospira. Non è convinta che si farà vivo. Per niente.

Un rumore di passi l’avverte che qualcuno si avvicina. La voce di Loki non è quella che avrebbe voluto sentire ma è quella che si aspettava.

“La madre di Karen ha preparato cibo per un esercito. Dovresti prendere parte alla cena o dovrai digiunare fino a domattina a pranzo. Dubito che ci sarà qualcuno in grado di alzarsi a preparare la colazione dopo che Stark ha corretto i cocktail alla frutta.”

“Non importa. Ho sempre le mie barrette nello zaino.”

“Devono essere squisite ma sono quasi certo che gli hamburger di Meg siano migliori.” Lei scuote le spalle. “Le stelle non esaudiranno i tuoi desideri.” Continua il dio.

“Gli hamburger della madre di Karen sì?”

“Neanche quelli, temo.”

“E allora?”

“Io posso.” Nat sorride e si alza.

“Figuariamoci!”

“Scommetto che se ti volti, cambierai idea.” 

Natasha si gira e guarda Loki. Accanto a lui, fermo in piedi con le mani nelle tasche dei pantaloni, Bruce si sforza di sorridere.

“Dato che mi sono preso questa soddisfazione, torno da mia moglie,” dice fermandosi e correggendosi, “la mia futura moglie.” Loki si allontana a grandi falcate lasciandoli soli.

“Ciao, Nat.”

“Ciao, Bruce.” Lui cammina fino a che non arriva ad un passo da lei. Nat solleva una mano come per dirgli di non avvicinarsi oltre. “Mi hai lasciata di nuovo.”

“Lo so.”

“Avevi promesso.” Bruce cammina fino ad un grosso masso e ci si siede sopra.

“Non pretendo che mi perdoni.”

“Che cazzata è? Non pretendi che ti perdoni ma ti presenti qui dopo due mesi dicendo ‘ciao Nat’!”

“Sono rimasto su Asgard per curare Fury.”

“Stronzate. Fury è tornato due mesi fa.” Bruce scuote il capo.

“Va bene. Sono solo scuse. E’ questo che vuoi sentire?”

“Almeno sarebbe la verità.”

“La verità! Vuoi davvero la verità?”

“Sarebbe un inizio.”

“Temo di no.” Bruce si alza e fronteggia di nuovo Natasha. “La verità è che ho paura. Sono terrorizzato da me stesso. Questo terrore mi blocca.” Lei allarga le braccia.

“Ci siamo già passati, ricordi? Avevamo deciso di procedere a piccoli passi.” Lui mette le mani sui fianchi.

“Hulk non fa piccoli passi. Ne fa di giganteschi e, normalmente, distrugge ogni cosa al suo passaggio.”

“Ti nascondi dietro Hulk. Hulk non c’entra niente. Sarebbe meglio se dicessi apertamente che non puoi impegnarti in una relazione stabile perché non vuoi tenere legami.” 

“Non sono capace!” Sbotta Bruce. “Ogni volta che ho provato, ho fallito.”

“Stai parlando di Betty, vero? Perché non credo che tu con me ci abbia davvero provato.”

“Sei ingiusta.” Nat fa un passo indietro alzando le mani in segno di resa.

“Hai ragione, è colpa mia. Ho sbagliato io a credere che potesse funzionare. Siamo troppo diversi. Io mi butto a capofitto nella battaglia, tu scappi. Quando combatti lo fai perché te lo chiedono gli altri, non perché ci credi. Volevo essere io,” dice voltandosi per andare via, “volevo essere io la tua battaglia. Quella in cui credi ad ogni costo e ci metti tutto te stesso. Quella per cui vale tutto. Tu, Bruce, saresti stata la mia.”

Lui rimane lì ad ascoltare. 

Immobile sotto le stelle del Tennessee. Per un attimo pensa di correrle dietro ma non si muove. La paura è sempre lì. Quel sottile filo che lo tiene come una catena indistruttibile.

La paura di farle del male. Come durante la loro prima missione o nello scontro contro Ultron. 

La risata di una bambina in lontananza lo fa quasi sussultare e, improvvisamente, la vede.

Vede la bambina che Natasha non è mai stata. Il dolore di una delusione dopo l’altra che l’avvolgono e che non le hanno mai impedito di essere la donna che è.

Lui invece l’ha ferita. Con la sua paura di nuocerle, le ha fatto più male di chiunque altro. 

Una rabbia incontenibile lo avvolge e, come sempre accade quando non riesce a controllarsi, la sua mente oscilla e si annebbia lasciando il posto ad Hulk.

Nat se ne accorge all’istante e si volta preparandosi ad un impatto ma Hulk, gigantesco e verde come di consueto, se ne sta fermo a pochi passi da lei. Respira lentamente e la guarda con gli occhi di Bruce. La voce gli esce incerta.

“Io stupido, fatto male a Nat. Nat perdona Hulk. Hulk brutto e cattivo, Nat gentile con Hulk. Hulk ama Nat.”

Lei sente salire le lacrime agli occhi. Gli si avvicina e allunga una mano. Hulk fa lo stesso.

“Avanti bel fusto, il sole sta calando.” Hulk lascia che lei gli accarezzi la mano e, lentamente, torna ad essere Bruce.

“Non sono ancora in grado di parlare e controllarmi completamente ma riesco a non perdere totalmente il controllo di Hulk. E’ questo che ho fatto ad Asgard. Sto cercando un modo per rimanere me stesso.” Bruce le prende le mani. “Voglio avere la mia battaglia, quella in cui posso dare tutto me stesso. Il vero me stesso. Voglio che quella battaglia sia tu con tutto il mio cuore e la mia mente. Non importa quanto lontani siamo, io ti porto sempre con me. Ho bisogno di trovare il mio posto in questo universo di eroi, dei e uomini. Aiutami.”

Nat gli getta le braccia al collo.

“Ci proverò con tutte le mie forze e ogni volta che sarai lontano sarò odiosa e seccante. Però ti amo, Bruce. Troviamo il nostro posto in questo strambo universo, battiamoci se necessario. Io sarò sempre lì a coprirti le spalle.”

“Cominceresti col venire al matrimonio insieme a me?”

“Sì.” Fa lei stampandogli un bacio sulle labbra.

“Mi aveva dato Tony questi abiti. Si incazzerà.” Risponde lui indicando gli stracci in cui è avvolto. Nat ride.

“Troviamone degli altri. Andiamo.”

Bruce le afferra la mano e la segue.

Le stelle del Tennessee sono più belle di quelle di Asgard.

 

Tony si è accomodato sul divano con una birra gelata in mano e le gambe accavallate. Non può perdersi lo spettacolo. Pepper chiacchiera amabilmente con Jane e Karen. Lui invece vuole vedere chi sbrocca per primo tra i tre.

“Norman? Che razza di nome è? Padre perché hai lasciato Asgard incustodita?”

“Incustodita?” Esclama quello che all’apparenza sembra un signore sulla settantina un po’ sovrappeso, “Non è che Asgard sia un neonato che abbia bisogno di una nutrice. Heimdall la ‘custodisce’. Poi Donnie non é affatto meglio di Norman.”

“E’ un’identità segreta che mi ha dato lo Shield. Non l’ho scelto io il nome.”

“E’ un’identità segreta anche la mia.”

“Padre! E tu, fratello, potevi dire qualcosa!” Loki interviene a calmare i bollenti spiriti dei suoi parenti adottivi.

“Io ho detto qualcosa ma non è servito. Come sempre, del resto. Chi ascolta mai l’infido Loki!”

“Per favore, Tom, non ricominciare!” Lo rimprovera Odino. Loki guarda Thor con biasimo.

“Vedi? Si è calato perfettamente nella parte!” Tony fa un altro sorso e ridacchia.

“Stark, sono questioni familiari!” Fa Thor.

“Non fate caso a me,” fa lui, “non intendo intromettermi.” Thor si gira di nuovo a guardare il fratello.

“Cosa hai detto ai genitori di Karen?” Odino interviene.

“La verità, per una volta! Che sono suo padre.”

“Adottivo.” Interviene Loki.

“Adottivo o no, sono tuo padre e ho tutto il diritto di assistere al tuo matrimonio. I genitori di Karen ne sono felicissimi.”

“Quindi si tratta solo di questo?” Chiede perplesso Thor.

“Di questo e della signorina Foster, non è vero padre? Non sei qui per dare la tua benedizione anche a Thor?” La lingua di Loki si fa pungente. Odino si batte le mani sulle ginocchia e si alza.

“Potrei essere stato frettoloso nel giudicare la signorina Foster e il tuo rapporto con lei.” Lo sguardo di Thor si carica di attese.

“Sul serio?”

“Non precipitiamo le cose. Diciamo che il tuo cambiamento è da attribuirsi in parte a lei. Pertanto mi riservo di fare altre considerazioni.” Thor incrocia le braccia.

“Mi spiegherai perché non hai fatto tante storie su Karen?”

“Quella ragazza ha minacciato di muovermi guerra! E poi non ho avuto scelta. Lui aveva già giurato.” Fa indicando Loki.

“Bisogna fare di necessità virtù a volte.” Risponde Loki e Odino sorride.

“Signor Stark, visto che ragazzi? Chi preferisce dei miei figli?” Tony si alza di scatto e fa un inchino.

“Si è fatto tardi e ho un addio al celibato da organizzare.”

“Non ha tempo per fare solo un nome?” Stark sorride come uno che la sa lunga.

“Non esiste una risposta giusta e io non dò mai quella sbagliata come scelta di vita!”

L’uomo si defila raggiungendo le signore.

“Quell’uomo mi piace.”

“Morale discutibile ma coraggio da vendere.” Commenta Thor.

“Lo trovo interessante.” Conclude Loki passando una birra al fratello.

“Che cos’è un addio al celibato?” Chiede Odino.

“Una tradizione umana in cui gli amici più stretti dello sposo si accordano per fargli passare un’ultima notte di bagordi prima delle nozze.” Fa Thor.

“Una notte in cui quelli che si spacciano per amici dello sposo, fanno di tutto per far saltare le nozze esponendo lo sposo stesso ad una serie di figuracce per cui la futura moglie lo odierà per sempre.” Replica Loki.

“Sempre teatralmente tragico, non è vero, figlio mio?” Commenta Odino mettendo una mano sulla spalla del figlio minore.

“E’ il mio marchio di fabbrica.” 

In quel momento una bambina entra nella stanza e corre verso Loki saltandogli in braccio. Lui si affretta a metterla a terra.

“Zio Tom! Mi hanno detto che arrivato il nonno!” Loki le indica Odino. “Tu sei mio nonno?” Il padre degli dei la guarda e si china verso di lei.

“Si potrebbe dire così.” La bimba tende le braccia e gli salta in braccio.

“Somigli a Babbo Natale, sei Babbo Natale?” Loki ride e Thor lo imita.

“Sono il Babbo di molte persone ma non di Natale, credo.”

“La barba è vera?” Fa lei tirandogliela. Thor si affretta a fermarla.

“Non così piccola, a nostro padre non piace che gli si tocchi la barba.”

“E questo?” Fa lei mettendo la sua piccola mano sulla benda che copre l’occhio ferito. Loki gliela toglie e la stringe a sé. Odino si accorge che la preoccupazione che gli ha letto nello sguardo è autentica.

“Dammela.” Gli dice tendendo le braccia.

“E’ solo una bambina, padre.”

“Appunto, dammela. Vieni dal nonno, tesoro.” La bambina non ci pensa due volte e si rigetta tra le braccia di Odino. “Come ti chiami, piccola?”

“Io mi chiamo Sophie.”

“Quella che hai toccato è una benda. La porto perché ho un occhio malato. Non sopporta la luce forte del sole, così lo copro.” La bambina lo abbraccia e poi gli posa un bacino sulla benda.

“Che tu sia benedetta Sophie, crescerai in salute. Forte e curiosa come lo sei oggi.”

“Grazie nonno.” Odino sorride e la mette a terra. Lei corre da Karen.

“Quella che hai acquisito è una bella famiglia, Tom. Mi auguro che saprai trattarla bene.” Dice poi rivolgendosi a Thor. “Sono certo che anche quella di Jane lo sia. Spero di conoscere presto anche la sua.”

“Presto.” Gli risponde Thor con la gioia nel cuore.

 

Karen ha messo tavola per tutti sotto al portico di legno.

Ognuno ha un posto a sedere e mangia e beve chiacchierando con il vicino di posto.

E’ stata felicissima quando ha visto Nat e Bruce tornare insieme dal lago. Ha procurato dei vestiti nuovi al buon dottore e li ha fatti accomodare vicino a sua sorella e a suo cognato.

Come una coppia normale.

Anche Tony e Pepper sembrano una coppia normale stasera.

Lei gli si è seduta in braccio e scherza con la moglie di Clint. 

La famiglia Burton è arrivata da poco e i ragazzi hanno preso subito Sophie nella loro squadra. Giocano a correre tra gli alberi a cui suo padre ha attaccato delle lanterne.

Un’improvviso senso di malinconia la opprime e fa due passi verso il lago dove nessuno può vederla commuoversi.

Si stringe nelle spalle e guarda l’orizzonte. La voce di Loki la fa sussultare.

“Pensi a lui?” Karen sa già a chi si riferisce.

“Non verrà.”

“Non puoi saperlo. Neanche Wanda e Visione sono ancora arrivati. Manca anche la squadra di Fury. Magari si aggregherà a loro.” Avanza fino a che non le arriva alle spalle.

“Non verrà.”

“Ma tu avrai fatto di tutto per riportarlo a casa. Come dite voi umani? Non è questo che conta?” Lei gli si appoggia addosso.

“A te basterebbe?”

“Non chiederlo a me. Io avrei mandato le Dísir a prenderlo e lo avrei trascinato qui con la forza.”

“Non è quello il punto.”

“E qual è il punto, amor mio? Pensi di non contare abbastanza per lui?” Lei si volta di scatto.

“Sì, temo che noi non siamo abbastanza per farlo tornare.”

“Se le persone che hai raccolto intorno a quel tavolo non sono abbastanza per farlo tornare, non so cosa potrebbe esserlo. Tornerà. Credi a me.”

“Disse il signore degli inganni.” Lui alza gli occhi al cielo.

“Delle storie. Non avevamo deciso così?” Lei si alza sulla punta dei piedi e lo bacia.

“Sì.”

“Allora non essere triste.”

“Non ero triste. L’emozione di vedere tutte quelle persone, persone che abbiamo incontrato in posti e momenti diversi, tutte assieme, mi ha commossa. Mi ha fatto pensare che alla fine di tutto, abbiamo costruito qualcosa, fatto qualcosa di buono.”

“Non siamo ancora alla fine di tutto.”

“Lo so, lo so. E’ che ho sempre sognato di riunire una famiglia grande e chiacchierona intorno ad un tavolo. Una famiglia mia, intendo.” Loki nasconde il viso tra i suoi capelli e la stringe forte.

“E non è ancora al completo. Vedrai quando arriveranno le Dísir e padre vedrà Fenrir!”

“Già!” Commenta lei mentre si lascia cullare dall’abbraccio di Loki. “Resti con me, stanotte?”

“Stanotte e tutte quelle che verranno.”

“Tony ha detto che vogliono portarti via per una serata tra amici.”

“Ehi, quelli non sono amici miei. Hanno tentato di uccidermi. Più volte. E io ho fatto lo stesso.” Karen sorride.

“Acqua passata.”

“Neppure per sogno. Ogni sera, dopo che ti sei addormentata, progetto come ucciderli tutti, uno ad uno.”

“Di certo dovrai uccidere Stark perché non ti trascini a quella festa!” Esclama lei.

“Non provocarmi.”

“Non essere scontroso. Una festa è una festa.”

“Non sarò scontroso se tu prometti che non sarai più triste. Se non ti fidi della mia parola, fidati di quella del Capitano. Non ti ha sempre promesso che per te ci sarebbe stato?” Lei annuisce.

“Prometto.”

“Torniamo allora. Devo fare due chiacchiere con Stark.” 

Karen annuisce e lo precede di qualche passo.

 

Wanda guarda fuori dal finestrino.

L’invito alle nozze di Karen e Loki è stato una sorpresa per lei. Se l’é rigirato tra le mani per ore prima di parlarne a Jarvis.

Lui l’ha lasciata libera di decidere cosa fare. 

Andare o restare.

Bruges é una bella città. 

L’hanno scelta perché, nonostante sia frequentata da ogni genere di persona, lascia il diritto a chi ci vive di rimanere anonimo.

Lì non hanno mai chiesto a Jarvis da dove vengano tutti quei fantastici progetti che lui vende per vivere. Né si sono mai domandati perché quella strana ragazza taciturna faccia volontariato in ospedale senza mai stancarsi di un turno troppo lungo di notte.

Quando li incrociano per strada, mano nella mano così strette da far pensare che a staccarsi cadrebbero come sacchi vuoti, nessuno ha mai chiesto loro se sono sposati o se convivono. Se hanno figli, magari all’estero giacché sono stranieri di certo.

La cameriera del bistrot dove tutte le mattine vanno a fare colazione quando il turno in ospedale di lei finisce e quello in ufficio di lui comincia, non ha mai fatto caso al fatto che parlano poco anche se non può immaginare che una legge i pensieri dell’altro.

Non si vedono mai alle occasioni mondane ma non per questo i signori Edwin non sono conosciuti. Tutti a Bruges sanno chi sono: un brillante ingegnere e la sua generosa compagna.

Una volta Wanda ha usato i suoi poteri per salvare un bambino che stava per essere travolto da un camion ma nessuno ha mai menzionato quel ‘miracolo’. 

Wanda é grata a tutti i suoi vicini di non chiedersi mai niente dello strano modo di vivere suo e di Jarvis. L’equilibrio che hanno trovato è fragile e lei si sente instabile. 

Da quando ha deciso di schierarsi dalla parte di Steve e si è ritrovata contro Visione, ogni cosa è finita in discussione. 

Jarvis le ha detto che i dubbi non hanno mai riguardato la loro relazione. Lei è la ragione per cui preferisce essere umano.

Eppure i loro momenti sono privi di parole. Entrambi, probabilmente, temono che il suono della loro voce anche se solo sussurrata, sia abbastanza per rompere la campana di vetro in cui si sono rinchiusi.

Alla fine é stata lei a dire di voler andare. Lui si è limitato ad annuire e a comprare i biglietti aerei.

Non è stata felice della sua reazione. Avrebbe voluto che ce ne fosse stata una almeno.

Invece hanno fatto i bagagli, sono andati all’aeroporto, hanno mostrato i passaporti falsi che Rogers ha dato loro e sono volati in Tennessee.

La ‘reazione’ che lei voleva é arrivata quando sono saliti sul taxi per raggiungere il ranch di Karen.

“Stai bene?”

“Sto bene.”

“Prima che arriviamo, sento il bisogno di dirti una cosa.”

“Questa è una novità. Non basta che ti legga la mente?” Jarvis scuote la testa.

“Ci ho pensato a lungo. Mi sono interrogato continuamente sul perché, quel giorno, hai scelto di andare via con Loki.”

“Ne abbiamo già parlato.”

“Lo so,” fa l’uomo sporgendosi verso di lei e prendendo una delle sue mani tra le proprie, “ma solo oggi ho compreso la vera ragione.” Lei piega appena la testa di lato.

“La vera ragione?”

“Esatto.”

“Ti ascolto.”

“Credevo che avessi frainteso i motivi per cui mi schierai dalla parte del sig. Stark. Pensavo che tu ritenessi che lo facevo per via della mia programmazione di base. Ho ritenuto che tu non mi considerassi abbastanza umano per avere dei sentimenti che mi spingessero a parteggiare per lui.” Wanda fa per dire qualcosa ma lui la ferma. “Abbiamo vissuto due mesi come se ci fosse un sospeso fra noi. Un conto da regolare senza il quale non saremmo più riusciti a stare in pari, come due uguali, uno di fronte all’altra. Oggi ho compreso. Ho letto il messaggio che hai mandato a Tony per avvertirlo che saremmo arrivati stasera. Gli hai scritto che eri lieta di rivederlo e che mi era mancato davvero molto. Io devo domandarti scusa, Wanda. Tu non mi hai biasimato per aver scelto lui. Hai sofferto perché non ho scelto te e lo hai fatto senza pretendere nulla, perché tu volevi avere solo il mio stesso diritto, quello di credere in una persona fino in fondo, di vederti riconosciuta dei sentimenti umani di affetto e affiliazione. Non diversamente da quanto lo volevo io. Ho peccato di superbia.”

Mentre parla continua a guardare i suoi occhi che, nel frattempo, si sono fatti umidi. Wanda li chiude e una lacrima sola le riga la guancia. Poggia la sua fronte contro quella di Jarvis e sorride.

“Ho atteso così a lungo che, invece che con la mente, tu mi parlassi con il cuore. Non hai niente per cui chiedere perdono. Io stessa mi sentivo come se ti avessi tradito e non l’ho mai voluto. Avrei voluto trovare le parole come hai fatto tu.”

“Posso aver trovato le parole ma sei tu ad aver agito. Mi sei stata vicina accettando i miei cupi silenzi.” Lei riapre gli occhi.

“Non sono stati sempre cupi. Mi avrai sempre Jarvis.”

“Forse potremo sposarci anche noi, allora.”

“Potremmo. Magari le nozze di Karen e Loki ci aiuteranno a decidere.”

Jarvis la stringe. Rimangono stretti per tutto il resto del viaggio. Finalmente in pari, come due uguali, uno accanto all’altra.

 

La cena è diventata bagordo quando le bottiglie di birra si sono accumulate sul bordo del porticato di casa Miller.

Loki si avvicina a Stark che traballa paurosamente a cavallo dello steccato mentre cerca di simulare un rodeo.

“Quante ne hai bevute di quelle?” Chiede indicando le bottiglie vuote sotto al porticato.

“Quante ne ha bevute tuo fratello. È una gara.”

“Che perderai. Mio fratello può bere pressoché all’infinito.”

“E io no?”

“No. Tu no. Tu cadrai dallo steccato e ti romperai la testa se va bene. Sarebbe un bel problema perché poi mio fratello sarebbe l’unico testimone che mi rimane.” Tony scoppia in una fragorosa risata poi, di scatto, torna serio e perde l’equilibrio. Loki lo afferra per un braccio e lo fa scendere dalla staccionata.

“Non ho capito.”

“Sì che hai capito.”

“Non ho capito.”

“Sul serio?” Chiede Loki incrociando le braccia.

“Non mi stai chiedendo di farti da testimone.”

“Lo sto chiedendo proprio a te.”

“Perché mai? Non siamo andati d’accordo ultimamente. Togli la parola ‘ultimamente’.”

“Mi ferisci, Stark. In realtà non vedo nessuno più adatto di te. Ho scelto Thor come testimone perché rappresenta la mia vita fino a che non ho incontrato Karen. Dopo, in effetti, sei quello che più si è intromesso nelle mie faccende quindi devi assumerti le tue responsabilità.”

“Frena, piccolo cervo, non ho mai fatto nulla del genere.” Loki sorride come uno che la sa lunga.

“Hai parteggiato per me quando Thor mi ha riportato sulla Terra dopo l’attacco dei giganti di ghiaccio. Mi hai riportato tu alla base quando mi hanno ferito. Sei stato dalla mia parte anche quando si trattava di riprendere Jothuneim. So per certo che ci sei tu dietro l’identità segreta che Fury mi ha offerto dopo i fatti di Vienna.”

“Bugie. O quantomeno fraintendimenti. Tu ti sei schierato dalla parte di Rogers.”

“Sbagliato. Io volevo evitare che scoprissi come erano morti i tuoi genitori.”

“Per aiutare Cap.”

“No, perché Karen non voleva che soffrissi. Ero pronto ad uccidere Barnes. E, non puoi saperlo, ma lui era pronto a morire.”

“Mi serve molto più alcol per gestire questo argomento.” Tony si scola quel che resta della bottiglia. “Non ti farò da testimone.”

“Sì che lo farai. Sei stato tu a mettere me e Karen nella stessa stanza. Tu che mi hai imprigionato a New York. Tu che hai creato Ultron. La mia strada non si sarebbe intersecata con quella della bella dottoressa senza di te.”

“Hulk ti ha sconfitto a New York. Banner mi ha aiutato a creare Ultron. Perché non lo chiedi a lui?”

“Perché lui non ha il tuo fascino.” Stark ride e punta la bottiglia vuota contro il suo interlocutore.”

“Quanto hai ragione! Pertanto non ti negherò il mio aiuto.”

“Non ne dubito.”

“Poi saremo pari.”

“Forse no.”

“Sono troppo ubriaco per ribattere. Toccherà a me portare le fedi?” Loki scuote la testa sorridendo.

“No. A quelle penserò io.”

“Quindi devo starmene in piedi accanto all’altare e basta?”

“Non c’é un altare. Devi startene in piedi e basta. Poi dovrai occuparti di Karen se mai dovesse succedermi qualcosa.” Lo sguardo di Tony si fa serio.

“Cosa dovrebbe accaderti?”

“Niente. Non mi accadrà niente. Si dice così, no?”

“Sì.” Loki si gira quando la voce di Karen lo chiama. É arrivata un’auto dalla quale sono scesi Wanda e Visione e tutti gli sono andati incontro.

“Ehi, piccolo cervo!” Loki si ferma e si volta. Stark ha infilato le mani in tasca e si dondola impercettibilmente avanti e indietro.

“Dimmi.”

“Io so che tu sai cosa c’é là fuori. Promettimi che lo combatterai con me e io ti giuro che a  Karen non mancherà mai niente.”

“Se devi combattere una guerra impossibile tieni stretti gli amici e soprattutto i nemici. Ricordatelo uomo di latta.”

Stark sorride, lo raggiunge e lo precede allargando le braccia come ad invitare i nuovi arrivati ad abbracciarlo.

“Ma guarda chi è tornato! Il figliol prodigo e la sua splendida dolce metà!” Esclama all’indirizzo di Jarvis e Wanda. Loki lo osserva.

Non si é sbagliato. Tra tutti gli Avengers, il più temibile é Tony Stark. Il più temibile é Iron Man.

  
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