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Autore: GReina    01/05/2021    1 recensioni
[Iwaoi | Kuroken | Daisuga | Tsukkiyama | Bokuaka | Sakuatsu + accenni di Kagehina | Tanakiyo].
Haikyuu ad Hogwarts: segue le vicende dei nostri protagonisti per un anno (quinto per Hinata e co; settimo per Daichi e co).
Daichi è il papà di tutti i Grifondoro e Suga la mamma dei Corvonero; Kenma nasconde un segreto; Oikawa è paranoico; Tsukishima è irritato (be', non è una sorpresa!); Sakusa vuole liberarsi di Atsumu; Osamu e il suo amore per il cibo sono l'unica certezza. Venite a scoprire il resto!
Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts' Series'
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Suga
Per la terza volta in tre giorni, tutti i prefetti corvonero e i capiscuola si riunirono per cercare di risolvere la situazione della Casa nero-blu. Quello scherzo – aveva assicurato il preside Furudate – non sarebbe stato lasciato impunito. Il problema, certo, era che non sapevano ancora chi ne fosse l’artefice. Erano già due giorni che i professori tentavano di scoprirlo. Avevano iniziato con le buone, ma presto – chi più chi meno – avevano iniziato a spazientirsi.
“Pretendo che il colpevole si faccia avanti adesso,” era ad esempio stata la tattica di Washijo “o i compiti triplicheranno per tutti”. Così adesso Suga non solo doveva risolvere la faccenda insieme agli altri prefetti e coordinare i propri compagni affinché lasciassero la Sala Grande prima che la colazione avesse inizio, ma aveva anche molti temi in più da svolgere.
“Almeno la vostra Casa ha finito le partite da giocare, per quest’anno!” si stava lamentando Daichi – l’unico grifondoro nella stanza – in quel momento “Dobbiamo allenarci moltissimo se vogliamo rimontare, ed i miei compagni di squadra non sono quelli che si potrebbero definire…” rifletté forse troppo a lungo sul termine da usare “be’, diciamo solo che non sono il tipo di persone in grado di studiare in fretta!” sospirò ed incurvò le spalle. “Avete almeno qualche sospetto su chi abbia lanciato quelle dannate cacchebomba?” Suga si guardò intorno: in mancanza di una Sala Comune si trovavano in un piccolo salotto gentilmente offerto dal professor Nekomata. I prefetti erano seduti chi in poltrona, chi sul divano o su sedie di legno fatte comparire per magia. Solo Shimizu e Daichi stavano occupando la scrivania.
“Su quale Casa sia responsabile non ci sono dubbi.” disse qualcuno, e Suga vide Daichi corrucciare gli occhi.
“Siete sicuri di questo?”
“È così, Daichi.” rispose lui. “Hanno firmato il colpo. Quando è scoppiato nel bel mezzo dei nostri festeggiamenti sono saltati fuori anche fuochi d’artificio verdi e argentati.”
“Magari i colpevoli l’hanno fatto di proposito per depistarci…” suggerì il Caposcuola senza crederci davvero. Suga lo conosceva e sapeva che se diceva così era solo perché non voleva escludere nessuna opzione, ma alcuni prefetti risero.
“E perché avrebbero dovuto?” chiese quella del quinto anno “I Serpeverde si sono vendicati! Lo sappiamo tutti!”
“Quindi i sospetti si riducono al 25% degli studenti.” intervenne Shimizu “Ma questo non ci aiuta. Da adesso ci sarà quasi impossibile ridurre il campo.”
“I Direttori delle Case si stavano già occupando di capire la posizione di ogni loro studente quella sera. Dirò al professor Washijo di torchiare di più i suoi.” disse Daichi. “Sembrerà eccessivo interrogare i nostri compagni, ma per quanto mi riguarda sono d’accordo con il preside: questo scherzo non rimarrà impunito.” tutti annuirono concordi.
“Avete notizie riguardo alle pulizie?”
“Be’, la Sala Comune è teoricamente pulita,” riportò Akaashi “ma la puzza è ancora insopportabile.”
“Non possiamo continuare a rimanere in Sala Grande!” si lamentò la sua collega del sesto anno “Siamo costretti a svegliarci tutti all’alba per lasciare il posto ai tavoli per la colazione. Dovete fare qualcosa.” supplicò i capiscuola. Daichi e Shimizu annuirono.
“Parleremo con i professori e cercheremo una stanza più adatta.” rispose la ragazza.
“Credo che per oggi non ci sia più nulla da aggiungere.” concluse Daichi. “Rimaniamo per domani sempre a quest’ora. Vi diremo se abbiamo trovato dove trasferirvi. In caso di cambiamenti ci aggiorniamo.” tutti assentirono di nuovo con il capo, poi presero ad alzarsi.
Daichi, Suga e Shimizu rimasero in coda per scambiare quattro chiacchiere:
“E così,” iniziò il prefetto guardando il proprio ragazzo “te la stai facendo sotto per l’ultima partita!” lo prese in giro. Daichi sorrise.
“Sono ancora più che deciso a vincere la Coppa di Quidditch, se vuoi saperlo! Hai idea di quanti punti ci servano per farlo??” in effetti non sarebbe stata una cosa facile: Tassorosso vantava il miglior portiere della scuola e Grifondoro aveva bisogno di molti punti per poter raggiungere Serpeverde in classifica.
“Per fortuna i tuoi bambini sono instancabili, e se aggiungerai qualche allenamento in più potranno solo essertene grati!!” risero tutti e tre.
“A proposito dei tuoi bambini…” fu il turno di Shimizu. I ragazzi si voltarono a guardarla e la trovarono leggermente arrossita “non fatevi strane idee, d’accordo?” volle premettere, il che fece venire strane idee a Suga “Tanaka mi ha regalato questi biglietti per il concerto de Le Parselmouths e io vorrei chiedere a lui di accompagnarmici.” il corvonero vide gli occhi di Daichi illuminarsi “Ma vorrei anche trovare un modo per invitarlo senza ucciderlo sul colpo!”
“Voglio essere sincero con te, Shimizu:” parlò il grifondoro “non credo che esista un modo in cui tu possa dirglielo senza ucciderlo sul colpo.” la ragazza si morse il labbro inferiore, preoccupata e sovrappensiero.
“Forse tu, Daichi, potresti prepararlo.” Suga attirò l’attenzione di entrambi. “Intendo buttando lì la possibilità che dato che è stato lui a regalarglieli, Shimizu potrebbe volere lui al suo fianco.” Daichi guardò Suga, poi si voltò verso Shimizu per sapere cosa ne pensasse lei. La caposcuola scrollò le spalle:
“Meglio così che di punto in bianco.”
“D’accordo, ci proverò.” assentì il grifondoro.
Tra una chiacchiera e l’altra, arrivarono in Sala Grande.
“Ci vediamo dopo pranzo per studiare insieme?” chiese Suga al suo ragazzo, che sorrise.
“Certo!” gli diede un rapido bacio sulle labbra, poi fece cenno a Shimizu “A più tardi.” li salutò entrambi, e raggiunse i propri amici al tavolo rosso-oro.
“Continua la luna di miele.” Suga sentì sussurrare Shimizu, poi entrambi si sedettero per il pranzo.
 
***
#proteggiamoSakusa
Sakusa era sul pavimento. Non sapeva da quanto, a stento sapeva dove. Solo poco prima o forse ore fa stava tranquillamente attraversando il corridoio del piano terra quando tre ragazzini l’avevano avvicinato. Sakusa non si era subito reso conto del pericolo; sapeva che quello della distanza di sicurezza era solo un suo problema e che spesso le persone non si rendevano conto di invadere il suo spazio personale, quindi semplicemente aveva compiuto qualche passo verso sinistra in modo da lasciarli passare, ma quelli l’avevano seguito e ora era bloccato con le spalle al muro.
Intrappolato in mezzo ai tre, la vista di Sakusa aveva presto iniziato ad annebbiarsi; le mani dei ragazzini erano sporche e protese verso di lui; aveva iniziato a respirare a fatica, ci vedeva doppio, a tratti non ci vedeva affatto. Sakusa non riusciva a capire nulla: non come respirare, non come difendersi. Capiva solo che lo stavano toccando, che lo stavano sporcando. Mai, in tutta la sua vita, Kiyoomi si era sentito peggio, perché loro volevano sporcarlo; volevano ferirlo. Sentiva solo le loro malefiche risate; il battito del proprio cuore sembrava pulsargli nelle orecchie. Sentiva caldo e freddo insieme, e tremava. Non aveva mai tremato tanto.
“HEY!”
“Questa voce.” pensò “Ho sempre odiato questa voce.” ogni volta che la sentiva i nervi di Sakusa si mettevano in allerta e lui poteva stare certo che qualcosa di terribile gli sarebbe successo, eppure perché adesso gli sembrava il suono più meraviglioso del mondo?
Sentì i passi rapidi ed agitati di Atsumu avvicinarsi e distintamente la sua voce intimare ai giovani serpeverde di sparire.
“Omi.” sentì quell’odioso nomignolo come se Miya lo stesse pronunciando a chilometri di distanza.
“Omi.” sentì ancora da quello che sembrava il fondo di un tunnel.
“Omi.” il tono che si faceva sempre più urgente. Infine cessò. Sakusa continuò ad iperventilare; aveva gli occhi chiusi o forse li aveva aperti e non era in grado di vedere.
“Evanesco.” riusciva ad afferrare solo qualche parola proveniente da lontano, chissà da dove.
“Aguamenti.”
“Tergeo.”
Erano gli incantesimi che Sakusa conosceva di più; quelli che usava ogni giorno.
“Gratta e Netta.”
“Testabolla.”
L’aria si fece più rarefatta, passarono i secondi, i minuti… per quanto ne sapeva Sakusa persino le ore. Infine, l’aria tornò abbondante nei suoi polmoni.
La vista gli si schiarì: Miya. Il serpeverde era inginocchiato accanto a lui; la bacchetta in mano e lo sguardo terrorizzato. Solo allora Sakusa si ricordò che il suo incantesimo testabolla era scoppiato per la troppa poca concentrazione. Osservò la mano armata di Atsumu e si rese conto che era stato lui a rimettergli la membrana protettiva in volto. Distolse gli occhi dal ragazzo e passò a concentrarsi sui propri abiti; la tensione crebbe.
“È tutto a posto.” dovette essersene accorto anche l’altro “Ti ho ripulito, non sei sporco.”, ma l’ansia del corvonero non si attenuò, così Miya prese a frugarsi nella borsa e ne uscì uno strano oggetto.
“Ecco.” glielo porse come se Kiyoomi avesse dovuto sapere che cosa fosse. Atsumu dovette intuire qualcosa dalla sua espressione, perché distese gli occhi e mormorò un “Oh.” poi spiegò: “È una cosa babbana. Sostituiscono il sapone, sono come dei fazzoletti ma imbevuti di igienizzante, così eliminano i germi.” sporse con più insistenza il pacchetto verso di lui, ma Sakusa continuò a fissarlo titubante. Atsumu sorrise leggermente prima di tornare a parlare:
“È colpa di Samu se ne tengo un pacco sempre in borsa.” spiegò “Nostra madre non ci lasciava mangiare nulla quando eravamo fuori con lei e non avevamo una di queste per pulirci le mani. Così Samu ha iniziato a portarsele ovunque e ha passato la sua abitudine anche a me.” se Sakusa non si fidava di Atsumu, si fidava però di Osamu, e di certo si fidava del rapporto che quest’ultimo aveva con il cibo. Non dubitava, quindi, che la storia fosse autentica, e se quegli strani fazzoletti funzionavano per i babbani, perché per lui non avrebbero dovuto?
Afferrò il panno umido che spuntava dal pacchetto e se lo passò sulle mani. Solo allora si rese conto di non avere i guanti; si guardò intorno e li trovò in grembo a Miya. Sollevò con astio lo sguardo su quello dell’altro, ma nei suoi occhi dorati – che suo malgrado aveva ormai imparato a conoscere – non trovò neanche una goccia di colpa.
“Erano sporchi e te li ho tolti.” gli disse il serpeverde quando capì perché Sakusa lo stesse guardando in quel modo. “Li ho puliti, però. Ora puoi rimetterteli.” Kiyoomi li afferrò, li pulì con Gratta e Netta e li indossò.
Con la coda dell’occhio, vide Miya accennare un movimento verso di lui, ma prima ancora che Sakusa potesse dire o fare alcunché, il serpeverde si era bloccato.
“Riesci ad alzarti?” la mente di Sakusa era ancora confusa e stressata a causa dell’attacco di panico, ma fu abbastanza lucida da capire che Miya stava per aiutarlo a lasciare il pavimento salvo poi ricordarsi che lui non voleva essere toccato. Insicuro ancora della propria voce, il corvonero si limitò ad annuire; si appoggiò al muro e si tirò su. Non appena fu sui propri piedi, le gambe iniziarono a cedere; Sakusa si aggrappò con forza al davanzale della finestra che aveva alle spalle ed alzò una mano in direzione di Miya per dirgli che non aveva bisogno d’aiuto. Il serpeverde fece due passi indietro ed attese che l’altro si ristabilizzasse. Quando avvenne, Sakusa prese a scrutarlo:
“Non è stato lui.” capì in quel momento “Non può essere stato lui a sporcare la Sala Comune.” gli era adesso talmente chiaro da non riuscire a credere di aver davvero pensato il contrario.
“Riesci a muoverti?” continuò a premurarsi Atsumu. Sakusa deglutì prima di rispondere:
“Mi serve ancora qualche minuto.” l’altro annuì e non fece niente per andarsene.
“Possibile che si voglia assicurare che io stia completamente bene?” si chiese, ma la risposta era ovvia.
Era confuso. Troppo confuso. I suoi nervi erano ancora allerta e tutto il suo corpo tremava; brividi gelidi attraversavano la sua spina dorsale ed i pensieri gli fuggivano via prima ancora di potersi radicare nella sua testa.
Non era sicuro di quanto tempo avessero passato in quelle esatte posizioni quando dei passi fecero voltare entrambi: era Sugawara.
“Cosa succede!?” Sakusa non seppe mai con certezza cosa fu a far agitare tanto il prefetto del settimo anno, ma pensò che probabilmente il suo stato fisico fosse sufficiente. Poteva solo immaginare quanto pallido e sudato fosse.
“Ha avuto un attacco di panico.” spiegò Miya, Suga lo guardò con rabbia ed accusa, quindi Sakusa volle subito chiarire:
“Tre ragazzini.” disse tremante “Erano di Serpeverde. Credo siano stati loro a far esplodere le cacchebomba in Sala Comune.” Atsumu annuì.
“Sono del terzo anno. Posso dirvi i loro nomi.” disse. Suga continuò ad osservarlo scettico, poi si voltò verso Sakusa.
“Ti fidi?” gli chiese, e lui rispose senza alcuna esitazione:
“Sì.” guardò Atsumu e Atsumu guardò lui.
“Bene.” sentirono entrambi a stento la voce di Suga “Dobbiamo cercare Daichi e il professor Washijo.” il serpeverde distolse lo sguardo dal suo e lo puntò su quello del prefetto.
“Tu accompagna Omi in infermeria, io cerco Washijo.” Sakusa sospirò ed inclinò la testa; si chiese come mai Atsumu avesse detto a Suga di accompagnarlo e non l’avesse fatto lui stesso come sempre insisteva per fare quando qualcosa del genere gli succedeva a lezione.
“Possibile che pensi che con Sugawara mi senta più a mio agio?” fu un pensiero passeggero, ma era troppo stanco, troppo confuso per ragionarci più a fondo. Si staccò dal muro e seguì il prefetto lungo il corridoio.
“Possibile che per tutto questo tempo mi sia sbagliato su Miya?” iniziò a chiedersi.
   
 
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