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Autore: smartiess    02/05/2021    2 recensioni
Ambientata dopo il finale della serie tv Supernatural;
Il Paradiso è infinitamente bello, proprio come Dean se lo aspettava e, avendo ingoiato l'ingiustizia di quello che gli è accaduto sulla Terra, accetta la realtà in cui si trova: ora, si dice, può essere felice.
Cerca Castiel, lo chiama, lo prega di raggiungerlo perché ci sono delle parole che sostano da fin troppo tempo nell'oscurità del suo cuore e che spingono per uscire, per rivelarsi, per cessare di nascondersi.
Ma quando Castiel non arriva e Dean apprende il motivo, stringe i pugni e sospira.
È l'ultima guerra che deve combattere e questa volta
è una battaglia intima e profonda contro il bisogno di urlargli quelle parole e la consapevolezza di non poterlo fare perché, solo parlando, condannerebbe l'angelo al buio eterno.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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CIAO A TUTTI/ E. QUESTO È  L'ULTIMO CAPITOLO DELLA STORIA. IL PROSSIMO CHE PUBBLICHERÒ SARÀ L'EPILOGO. (Quindi questo è il penultimo praticamente ahahah)  

Buona lettura, spero vi piaccia 🤍

 

 

 

 L'aria è fredda ed i respiri affannati si coagulano in delle piccole, bianche nuvole che si dissolvono dinanzi ai loro volti attenti. I rumori sono assenti o per lo più lontani: l'unica cosa che Dean avverte sono le sue ginocchia piegate sul terreno arido di fronte a quelle dell'altro, il fischio basso, fastidioso e continuo delle sue orecchie, il suo cuore palpitare nella cassa toracica con un ritmo forte che risuona scostante.

 

Un fiore accanto a loro- uno di quelli che Dean si era soffermato a guardare una volta, candido, pulito come se nessuna macchia di sofferenza vi si fosse mai abbattuto- è ormai secco. I petali sono accartocciati, rinsecchiti,  tesi verso il basso. Un sospiro di morte si insidia nel Paradiso come una presenza cattiva ed inquietante, ma nessuno dei due riesce a curarsene, troppo assenti l'uno nella presenza dell' altro. 

 

Non ci sono parole. Dean pensa non ci saranno mai, ma Castiel- Castiel-, la mano tremolante ancora ferma sull'impronta parzialmente visibile dalla sua maglia e gli occhi fissi su essa- solleva di poco lo sguardo.

 Ha il respiro spezzato, ansimante, la bocca semi-aperta ed i suoi occhi blu, dilatati come non mai, si soffermano sul viso dell'altro, incapaci di guardare altrove.

 

« Dean» dice in un sussurro, un mormorio, un rantolo di voce.

 

Ed è abbastanza perché Dean capisca: Castiel si ricorda di lui.

 

È nel suo sguardo, nel modo in cui lo guarda, nella voce che cade dalle sue labbra dolce, meravigliata, attonita e stanca ed è impossibile che la mente di Dean ignori cosa questo comporti.

 

 Castiel si ricorda di lui. Castiel è ancora innamorato di lui. 

 

Le parole del Vuoto risuonano viscide in echi che si scontrano nel proprio cuore " Il primo gesto sbagliato, il primo barlume di pura, vera felicità come quello nel bunker e Castiel ritorna qui, stavolta per sempre", ed il ricordo è abbastanza perché Dean senta il proprio  fiato essergli sottratto in uno strattone violento della sua stessa mente. 

 

Non c'è tempo, Non ce ne sarà mai. E questo getta una nuova, subdola consapevolezza sulle sue spalle.  

 

Dean ingoia un sussulto, un nodo che sente salire e stringergli la gola e impedirgli di parlare, di fare, di guardare. Per un attimo, la mascella serrata, la bocca stretta in una dura, ferma linea, la fronte aggrottata e le sopracciglia inarcate in una domanda che non ha il coraggio di fare, sono solo un ricordo lontano: i suoi occhi- verdi, brillanti, sofferenti e stanchi - ,incontrati quelli dell'altro, appaiono nuovi.  La sua mascella e la sua fronte si rilassano, i suoi pugni stretti ai lati si liberano e con la voce che esce dalla  bocca in un sospiro tremolante, Dean parla:

 

« Castiel» dice solo, ma sembra abbastanza.

 

« Dean» dice ancora Castiel ed il suo nome è pregno di un sorriso e di una sorpresa  solo vagamente accennati sul suo volto.

 Castiel è fermo, quasi non riesce a muoversi, ma Dean riconosce in quella immobilità il suo farsi disperato e frenetico, mai accentuato se non nello sguardo.

 E, ancora, guardandolo, Dean nota la troppa e stessa riverenza e devozione; la stessa gioia, lo stesso amore.

 E Dean, riluttante, soccombe.

 

« Castiel» ripete di nuovo Dean in un sorriso smorzato e fin troppo tormentato per apparire tale; ed è l'unica cosa che riesce a dire, l'unica parola che riecheggia e che la sua mente riesce ad elaborare.

 

Non sta piangendo, ma i suoi occhi pizzicano di lacrime che vogliono essere pronunciate e la sua gola brucia e non riesce, per quanto cerchi di recuperare fiato, a ricordare come si respiri normalmente.

 

« Come...» cerca di dire l'altro, ma la sua frase è interrotta dalle braccia di Dean, che si avvinghiano al suo corpo in un singhiozzo.

 

« Brutto figlio di puttana» sussurra Dean, stringendo il corpo dell'altro contro il proprio, finchè le sue nocche, aggrappate al trench beige che cade ai fianchi dell'altro come una coperta, non divengono bianche.

 E non ci sono parole per esprimere  quello che prova, ma Dean - il cuore in subbuglio e le mani che si stringono con più forza contro l'altro, la voce che esce roca, grave e stremata- parla comunque.

 

« Ti amo» dice « Così tanto»

 

Il corpo di Castiel, stretto vigorosamente  in quello dell'altro, si irrigidisce. Il respiro, che aveva tentato  di divenire regolare, si spezza nuovamente in un sussulto solo accennato. 

 Castiel si allontana leggermente dall'altro. 

 Il suo sguardo è timido, spaventato, sconcertato «Tu...» riesce solo a dire e Dean sente il proprio cuore spezzarsi. Castiel lo sta guardando con una vulnerabilità che non gli ha mai visto in volto e Dean vuole solo farlo sentire amato. 

 «Dio Cas. Come hai potuto pensare che..» tenta di dire, ma le parole sono troppe. 

 

Ci sono troppe cose da dire e nessuna sembra colmarle.

 Dean prende il volto di Castiel fra le mani che tremano incessantemente. E con la paura e l'incertezza  che si dilania nel suo cuore a suon di sentimenti e sensazioni che non ha mai potuto e voluto esprimere ad alta voce, continua: « Mi hai sempre avuto. Per tutto questo tempo tu... io. Dio, Cas perdonami.»

 

Dean non è abituato a questo genere di cose: non è abituato alla fragilità, al piccolo, ancora incerto sguardo che segue il proprio in cerca di una conferma, non è abituato a condividere il respiro con un altro e a sentire come se ogni suono sia troppo in quell'atmosfera  che li circonda. Non è abituato agli occhi che, dolci, guardano il suo viso come se vedessero solo bellezza, non è abituato a nulla di tutto quello che sta succedendo e che sente accadere mentre tenta di elaborarlo. Eppure ogni gesto, ogni sguardo, ogni sospiro che avverte è di Castiel-  il Castiel che credeva non avrebbe mai più visto, il Castiel che gli verrà portato via di lì a poco, ancora, di nuovo - ed alla consapevolezza, sempre più vicina, più forte, più evidente,  il suo volto si arrende ad un sorriso liberatorio. 

 

Dean affonda sulle labbra dell'altro con disperazione e Castiel, le labbra screpolate ed una lacrima che si confonde con le proprie, imita i suoi movimenti impazienti eppure dolci, puri, sereni. E la liberazione è tanta che Dean si sente crollare e tutto quello che riesce a fare è baciare con movimenti più confusi e disperati l'altro, perdendosi in un turbine profondo di emozioni negate per tutta la sua vita.

 

Castiel è lì, è vero, è vivo e Dean non riesce a crederci. 

 

Per qualche attimo, ci sono solo i loro respiri ansimanti, il silenzio, le fronti che si toccano l'un l'altra, gli occhi chiusi e socchiusi a sbirciare il volto dell'altro, il fiore appassito loro accanto.

 

Castiel è il primo a parlare: «Dean tu... tu sei..» mormora, mentre tenta di riprendere fiato e posa delle dita fievolmente sulla guancia di Dean, osservandolo ed acquistando consapevolezza del luogo in cui si trova. 

 

"Morto? Si." vorrebbe mimare con la bocca, per completare la sua frase, ma Dean non sa parlare, non ci riesce e cerca di nuovo il suo profumo, le sue dita che si posano delicate sulla sua guancia, le sue labbra rossee, la barba ispida che riga contro il proprio viso.

 

« Dean...» mormora Castiel, ancora.

 

Dean si ritrae, piano « Un caso con dei vampiri. Io..»

 

Dietro di loro, il Paradiso subisce una scossa. In un lampo viola, dove un tempo sorgeva il fiore ormai appassito, nasce uno squarcio nero verticale che, con zampilli dello stesso colore, bagna l'erba rigogliosa di un eterno buio. 

 

Castiel si volta verso Dean, confuso. Il suo viso è stanco e gli occhi blu emergono dalle occhiaie segnate e dal pallido viso come fulmini a ciel sereno. Dean lo trova ugualmente bellissimo.

 

Non c'è tempo. Non ci sarà mai. 

 

Dean guarda i suoi occhi attoniti cercare il proprio sguardo, il fantasma di un sorriso prima accennato, l'ancora visibile, incredula quasi diffidente sorpresa sul proprio volto, un tremore leggero nei respiri che condividono. 

 

Dean ne vuole ogni parte. Vuole i suoi occhi vividi, i suoi occhi stanchi, i sorrisi appena accennati e le sue risate cristalline; Vuole le litigate, i pianti, vuole ascoltare le nozioni che Castiel conosce e che dalla bocca di chiunque altro risulterebbero noiose, pesanti, ma che dalla sua non potrebbero mai risultare tali. Eppure, Dean vuole anche quello: Dean vuole annoiarsi con Castiel, stare così tanto con lui da non sapere più cosa dire, rotolare su un letto e non avere alcuna idea di cosa fare durante la giornata. 

 

Vuole tutto con Castiel, ma la presenza del portale affianco a loro che vomita nero sull'erba su cui sono seduti, risulta una presenza perenne, costante, soffocante. Si rifiuta di guardarla, ma ciò non cambia nulla:  è lì e la paura gli attanaglia il cuore. 

 

Strattona l'angelo  per un braccio « Cas» dice « Cas, dobbiamo andare». È  l'unica cosa che gli viene in mente, l'unica che pensa di poter fare. 

 

« Dean...» cerca di dire Castiel, guardando l'altro  dimenarsi sul posto, trattenerlo con un braccio e  guardare il portale poco distante da loro, così strano, così fuori luogo. 

 

« Cazzo!» mormora l'altro « Fanculo! Sono...». Dean tenta di muoversi, di alzarsi, di allontanarsi da quel piccolo portale che ad ogni sguardo sembra aumentale, ingrandirsi, avvicinarsi viscidamente verso loro. Ma è bloccato, trattenuto sul posto come un albero alle sue radici. Non riesce ad alzarsi, non riesce a muoversi e il panico si dilaga sul suo viso.

 

 Castiel prova lo stesso. Anche lui, in una paura che non riesce a condividere perché non la comprende, ma che percepisce nel corpo e nell'animo di Dean e sente come propria, è bloccato sul proprio posto, impossibilitato ad alcun movimento se non in quel piccolo, ristretto spazio delineato dai loro corpi. 

 

« Cosa stai...?»

 

« Il vuoto. Cas, mi sei mancato così tanto. Così tanto, Cas tu... io... e il patto e io ho cercato, ma non.. io non--» E le parole si sovrappongono e il respiro di Dean sembra venire meno, ma Castiel, nel suo blaterale confuso e disordinato, ricorda e capisce e la consapevolezza si diffonde sul suo volto. E Dean non può smettere di pensare a quanto tutto questo sia ingiusto.

 

« Va bene così, Dean. Va bene così»

 

« Cazzo Castiel non dire così. Io.. Io non ci riesco-- non posso perderti di nuovo» mormora.  

 

In un ingenuo, illusorio sussurro Dean guarda Castiel e parla ancora  con un disperato  rantolo di voce « Ti prego, non amarmi»

 

« Ti prego Cas. Non posso lasciarti andare. Non un'altra volta. Ti prego. Ti prego non amarmi ... Se tu.. tutto questo. Ti prego» ripete, ancora. 

 

Castiel ha le lacrime agli occhi ed è la seconda volta che Dean percepisce vagamente cosa sta per succedere ed in cui  non vuole accettarne la realtà; la seconda in cui Castiel lo guarda con un amore che Dean non ha mai visto nei suoi confronti negli occhi di nessuno; la seconda in cui Castiel piange; l'infinita, ennesima voglia in cui nessuno dei due sa cosa dire, ma i loro sguardi comunicano abbastanza. 

 

« Dean, sai che non posso» sussurra. 

 

Dean scuote la testa « Dobbiamo fare qualcosa. Dobbiamo...» E Dean si dimena ancora sul posto. Cerca di alzarsi, ma i suoi sforzi sono vani e il suo sguardo vaga e vaga e vaga  imperterrito da una direzione all'altra, in cerca di un aiuto, un qualsiasi aiuto. 

 

«Troveremo una soluzione. Deve esserci. Cas, io... Cazzo, Cazzo, Cazzo»

 

« Dean» lo richiama Castiel « Dean» dice ancora con maggiore sicurezza  quando il volto dell'altro evita di soffermarsi sul proprio. 

 

Dean si volta, spaventato, e i suoi occhi verdi vagano anche sul suo stesso viso con una paura fin troppo evidente. 

 

Il portale, dietro a loro, si innalza e tutto ciò che è dietro, attorno a Castiel è solo puro buio. 

 

« No, no, no,no, no» mormora Dean e afferra il polso di Castiel nuovamente. 

 

« Non te ne andare» gli dice « Mi hai capito, Cas? Tu non devi andartene. Non te ne andrai. Io.. io... Dio, ti prego non te ne andare» 

 

Lo sguardo di Castiel, dietro ogni preoccupazione, ogni paura, ogni stanchezza, nei confronti dell'altro risultano dolci. Una mano gli accarezza il viso stremato, cercando quanto più di rassicurarlo. I secondi di silenzio che si susseguono tra i respiri affannati dell'altro che tenta di recuperare la calma, tra lo sguardo di Castiel attento e preoccupato,  culminano nella parole dell'angelo  « Ti amo» dice d'un tratto.

 

« Non... dirlo» prova a dire Dean- "Non farlo, non dirlo, non amarmi" pensa, "perché se lo dici è reale e se è reale vuol dire che tutto questo tra poco sarà solo nulla"- ma, avendo incontrato  lo sguardo di Castiel, sorride appena. 

 

« Non dirlo, okay?» propone allora, sotto una nuova luce «Non saremo la coppia smielata di turno» 

 

E Castiel sorride con lui, le lacrime che gli rigano ormai le guance. 

 

« Ti amo, Cas» gli dice Dean, stremato. E quelle parole sono difficili da dire, impossibili da pronunciare per Dean ancora una volta. Sente il senso di colpa chiudergli il cuore in una gabbia insieme ad una creatura, viscida e macabra, divorarne e strapparne ogni parte; e ha così tanta paura di dire quelle parole, perché non le ha mai dette con questa importanza a nessuno, perché ha negato, represso questi sentimenti per anni e anni, perché l'ultima volta che qualcuno gliele aveva dette, era stato portato via; perché, anche stavolta, i "Ti amo" si confondo con un sentimento di morte. «  Mi dispiace di non avertelo mai detto, mi dispiace che siamo dovuti arrivare a questo. Io avevo così tanta paura e tu ... tu eri un angelo io non credevo ... non pensavo potessi.. Cas come hai potuto pensare che io non ti volessi, che tu non potessi avermi. Tutto questo tempo io... io e tu non ne avevi idea» 

 

Castiel trema nell'incredulità delle parole dell'altro. Smorza un sorriso. 

 

Un viscido nero lo circonda in ogni dove ed entrambi sanno che è solo questione di tempo. Un tempo che non hanno, che non hanno mai avuto, che mai ci sarà.

 

« Sicuro di non essere tu l'elemento sdolcinato, Dean?» 

 

 Dean ride, ma la sua gola è irritata e le lacrime gli offuscano la vista e la sua mano deve asciugarle  dal suo volto in continuazione e la sua risata risulta roca persino alle proprie orecchie « Chiaramente non lo sono»

 

Castiel inclina il volto « Lo saresti»

 

« Cosa?!» continua « Ascolta non so che idea tu ti sia fatto di me, ma io sono tutto tranne che sdolcinato»

 

E Castiel sorride e Dean fa lo stesso, mentre il corpo dell'angelo viene piano risucchiato in un vortice senza fondo e Dean vi  si aggrappa con più ferocia.

 

« Dean...»

 

« Non posso, Cas. Vengo con te.. Se deve prenderti prenderà anche me io non posso ... non ancora. Non di nuovo... »   

 

Non per sempre.

 

« Va tutto bene, Dean. Va tutto bene. Lasciami andare»

 

« Non posso, Castiel. Non posso, ti prego»

 

Castiel viene tirato con uno strattone  ancora lontano da lui, ma con uno sforzo tenta di avvicinarsi nuovamente. Il suo sguardo si posa sul suo viso, sulle sue labbra e con una dolcezza mai davvero avvertita, collide le sue labbra con quelle dell'altro. 

 

È un bacio più sospiri che labbra, e le loro fronti si toccano con una leggerezza disarmante.

 

« Starai bene, Dean. Promettimi che strarai bene» 

 

Dean ingoia un singhiozzo, ma non parla. 

 

Il corpo di Castiel si dissolve nel buio sotto il suo sguardo e Dean non può fare altro che guardare e aggrapparsi con più forza al suo corpo, mentre un grido gli muore nel petto.

 

«  Troverò un modo per ritornare da te, Cas» sussurra « Troverò un modo»

 

E Castiel sorride e prima che possa dire altro, il portale si chiude con una scossa e  il suo volto è solo un ricordo.

 

Dean non ha il tempo di metabolizzare e la sua mente non riesce a fare altro che collezionare disordinatamente tutto quello che sembra essere successo in un attimo durato troppo poco. Le sue mani vagano dinanzi a lui, ancora in cerca del corpo a cui si era aggrappato,

 

« No..No, no» mormora ancora e ancora,

 

«Cas! Castiel!» grida ma le sue urla non hanno risposta e Dean sprofonda sul terreno umido – il cuore che batte incessantemente, gli occhi spenti e che ardono ancora di panico, le guance bagnate, il corpo tremolante- fissando il luogo in cui Castiel si è dissolto. 

 

Stavolta, per sempre.

 

                                        ****

 

Dean rimane seduto sull'erba che quelli che potrebbero essere giorni, ma che sono solo ore. Il suo volto ha smesso da un po' di produrre lacrime e lì, sul terreno ancora freddo, ancora bagnato di coaguli neri che opprimono i colori delle piante sottostanti, l'odore acre dei suoi vestiti lo sguardo perso e la bocca aperta in cerca di un respiro, Dean si sente patetico.

 

Non c'è nulla. Non gli è rimasto nulla. E non si tratta solo di quello: Aveva dato a Castiel la possibilità di essere di nuovo in un luogo che non fosse costernato dal buio, un luogo in cui poteva essere felice, forse in un altro modo, forse non con lui, ed aveva fallito, ancora. Aveva tentato di stargli lontano, di evitare che si potessero presentare le occasioni perché Castiel lo conoscesse di nuovo, perché ricordasse le circostanze di sguardi e parole non dette in cui avevano convissuto per anni; aveva tentato di farsi odiare, che si rendesse conto, almeno quella volta, dell'eterna distruzione che davvero è,  e a cui Castiel non aveva sembrato credere. Ma ora, Castiel non c'è più e Dean rinnega ogni cosa.

 

 Stremato, guarda il luogo in cui si è dissolto, incapace di alzarsi. 

 

È lo stesso sentimento che aveva provato quella notte, nel pavimento del bunker a stringersi la fronte tra le mani, cercando di fermare i suoi pensieri dal fargli ancora più male, cercando di evitare che la sua mente ripetesse incessantemente quelle dannate parole che Castiel gli aveva detto. 

 

Ed era stato tutto quello che Dean aveva voluto e tutto quello che non poteva avere.

 

I suoi vestiti si attaccano alla sua pelle in modo fastidioso e Dean sa di doversi alzare, di asciugare le tracce secche di lacrime sul proprio volto, di farsi una doccia e dimenticare tutto quanto in litri di alcool. Ma Dean non può, perché l'incredulità è la stessa di quel giorno, lo stesso sentire Castiel accanto a lui un attimo e in un secondo troppo rapido essergli sottratto sotto il suo stesso sguardo, incapace di fare altro.

 

Dean non riesce a pensare ad altro ed è stanco e vorrebbe sprofondare ancora sul terreno bagnato, farsi coprire di nero e svegliarsi in un giorno qualsiasi, basta che non sia questo.

 

Il cielo è coperto da delle nuvole, grigie, nere, sinonimo di pioggia imminente, ma non sembrano voler cedere. Le fronde degli alberi sono ferme immobili, non c'è vento, i fiori accanto a lui sono immersi e bagnati di nero. 

 

Nel silenzio, un rumore forte, simile ad un boato sferza l'aria. Dean è seduto, le gambe incrociate sotto il proprio peso, il tentativo di respirare un pensiero costante della sua mente e non si preoccupa di sapere da dove venga il rumore. Il cielo è ancora coperto di nuvole, le fronde sono ancora ferme, il vento è assente e i fiori sono neri. Nulla sembra essere cambiato, tutto è uguale a prima e Dean, al pensiero, vorrebbe solo gridare, ma sente di non avere la forza di fare neanche quello. 

 

Avverte il cinguettio degli uccelli, lo scostarsi raro dei cespugli, le formiche salire sugli alberi. Tutto è uguale a prima, eccetto che non è così, eccetto che non sarà mai così. 

 

Poi, un rumore, meno forte del precedente, ma più vicino a dove si trova,   lo desta da quello stato di incoscienza.

 

Dean solleva lo sguardo. 

 

Castiel –tremante, il petto nudo, e gli occhi stanchi- sprofonda sul terreno.

 

Dean guarda la sua figura per qualche istante, stanco, diffidente, e si chiede quale scherzo della sua mente sia tanto crudele da fargli provare una sensazione simile. Ci ha creduto troppe volte ed ognuna di queste si è rivelata una farsa, un'illusione ed alla vista di qualcuno che decisamente non è Castiel-  perché non può essere Castiel, perché Castiel gli è stato portato via per sempre, per l'ultima volta, ore fa- non riesce a muoversi, ma ingoia comunque un sospiro tremante.

 

Non ha la forza, non riesce a respirare,  non ci riesce, non vuole crederci, non sa cosa stia succedendo e la sua mente non riesce ad elaborare. Eppure quella persona sembra così vera, così vicina, così reale- stesa lì, rannicchiata mentre stringe i fili d'erba circostante fra le mani, mentre sussulta in respiri troppo scostanti da sembrare tali, mentre apre e chiude la bocca come un uccellino in punto di morte e che aspetta, vulnerabile, che chi lo incontra decida cosa fare di lui. 

 

Dean non riesce, non può e scuote la testa in un sospiro tremante, ma si alza comunque e affonda sul terreno accanto all'altro. 

 

Avanza una mano con cautela, quasi l'altro scottasse, e, piano, prende il suo viso  fra le mani. Gli occhi gli bruciano, offuscati e sente tutto il suo corpo tremare, ma non riesce a comprenderne il perché. 

 

Sono gli stessi occhi blu, le stesse labbra rosee, la stessa barba ispida con cui si è rigato il viso poco prima, ma non è Castiel, non può essere Castiel, perché Castiel gli è stato portato via e questo è solo uno stupido, brutto e crudele scherzo della sua mente. 

 

Eppure, la sua pelle nuda è morbida, pallida e tesa e la sua bocca si apre e pronuncia il suo nome, e i suoi occhi blu, che sembrano aver perso ogni vitalità, continuano a guardarlo, incerti, stanchi, stremati e sembra poter perdere conoscenza da un momento all'altro. 

 

Dean- in ginocchio, le mani sulle guance dell'altro, il sospiro tremolante e la nausea che gli avvolge il corpo- chiude gli occhi, per un istante.

 

Inspira profondamente e butta fuori tutta l'aria che riesce a far entrare. Le sue mani tremano, le sente tremare, ma stanno tremando su qualcuno, sulla pelle di qualcuno, sulle guance di qualcuno, e le sue ginocchia sono piegate verso il terreno umido e bruciano sotto il peso del proprio corpo e i suoi occhi sono ancora chiusi, arrossati, violentati ma prima stavano guardando il volto di qualcuno. 

 

Dean inspira, ancora e quando apre gli occhi, vede un volto parlare.

 

"Dean" mima quello con la bocca, ma non ne esce alcun suono e cade sul suo petto  con dei sospiri affannati e doloranti. 

 

E Dean non riesce a crederci, non può crederci, ma ingoia la diffidenza, l'incredulità e per un attimo crede, ed è abbastanza. 

 

Posa una mano sulla sua schiena, tentando di reggerlo, tentando di avere la forza per non far crollare entrambi.

 

« Castiel!»  tenta allora di  urlare, ma ha perso la voce a suon di grida e tutto quello che ne fuoriesce è un sussurro incredulo.

 

Quello- piccolo e vulnerabile, rannicchiato sul suo petto con ansimi doloranti- trema. E Dean non capisce, non può capire, ma abbandona qualsiasi istinto razionale e si abbandona a quello che avverte attorno a lui.

 

Lo sfiora, ancora. È reale, è tutto reale. Dean non capisce, non comprende, ma Castiel è lì, accanto a lui, ed  è vivo e sta tremando. 

 

« Cas.. cosa...?» riesce allora a dire. 

 

« Jack...» sussurra l'altro, le sopracciglia inarcate e la bocca stretta mentre tenta di parlare  « Lui.. il Vuoto. Dean..» 

 

Poi, il petto bianco nudo di Castiel si colora  di un rivolo di sangue che scende sulla sua pelle in modo perverso, viscido e che cade sui suoi fianchi. La purezza del suo corpo viene contaminata d'un tratto.

 

«Cas! Stai..» cerca di dire Dean e la sua mano, precedentemente posata sulla sua schiena, è ora ritratta e pregna di sangue.

 

« Oddio.. Castiel!» 

 

Castiel scuote semplicemente la testa, tenta di parlare, ma non riesce e, dolorante, può solo guardarlo.

 

Dean si sporge oltre il petto dell'altro, cercando la fonte di quel sangue che scivola sul suo corpo e sui suoi stessi vestiti. 

 

Castiel- la schiena bianca, pallida- ha due ampie ferite che si stagliano parallele sul suo corpo e da cui il rosso non può fare a meno di cadere. Ci vuole poco perché Dean  si renda conto di cosa si tratta e perché  un sospiro gli muoia, tacito,  in gola.

 

« Cas...» cerca di dire in un sussurro attonito «... Le tue ali»

 

Il sangue sgorga dalle ferite invano e Castiel guarda Dean con sofferenza e con un dolore che non gli ha mai visto prima segnargli il viso. Il suo corpo è sudato ed i capelli si attaccano alla sua fronte con veemenza. 

 

Le mani di Dean tremano e  l'incredulità prima avvertita è solo un ricordo. Ora, questa viene sormontata dalla preoccupazione che si diffonde sul proprio volto. 

 

Avvolge un braccio attorno al corpo dell'altro e cerca di farlo alzare, ma cadono entrambi.

 

 « Cas! Cas ho bisogno del tuo aiuto.. okay? Rimani con me. Rimani con me. Ei...» gli dice, mentre gli prende il volto fra le mani e quello tenta di mettere a fuoco il luogo circostante. 

 

Castiel abbassa lo sguardo- la fronte aggrottata e le sopracciglia inarcate- e si sofferma sul sangue che gli colora il petto. Scuote la testa, ancora e ancora e sembra non riuscire a guardare altro.

 

Dean lo richiama a sé « Ei, no. Cas, Cas guardami. Ecco, bravo. Guarda me, rimani con me. Cas, stai bene, starai bene, okay? Ci sono io con te»

 

Castiel annuisce, vago. Dean ritenta, ancora. Le  gambe gli tremano incostante ed il suo petto palpitante risuona nelle sue orecchie in battiti troppo forti ed il senso di nausea aumenta solo le vertigini che avverte mentre tenta di sollevarsi. Eppure, vi riesce ed aiuta Castiel ad alzarsi mentre il prato verde sottostante si perde sotto le loro scarpe che calpestano le tracce rimanenti del viscido nero. 

 

 Il fiore appassito rimane tale. Un altro, ricoperto e occluso di viscido nero, fuoriesce ed i petali colorati fanno sembrare il nero solo un' amara memoria.

 

                                         ****

 

 È un mormorio di voci che accompagna il suo risveglio. Una luce penetra una finestra e gli colora il volto di un calore fioco che fanno sembrare i suoi occhi cristallini. 

 

Dean è in piedi e sta parlando con Sam a bassa voce. Castiel si muove sul letto in cui è sdraiato, ma un rantolo di dolore esce involontario dalla sua bocca e Dean, al suono, si volta e si avvicina al letto. Un sorriso gli contorna le labbra e Castiel lo trova bellissimo.

 

« Ei» dice Dean  e la voce è tanto dolce e preoccupata  da non sembrargli sua. Posa una mano sulla sua spalla destra  e, titubante, aspetta. 

 

« Ciao» risponde Castiel, mentre tenta, con l'aiuto dell'altro, di sedersi sul letto. I movimenti sono lenti, attenti, sbagliati, ma Dean lo accompagna in ciascuno di questi; gli occhi verdi che non smettono di guardarlo.

 

Una lacrima involontaria gli riga il viso « La devi smettere di fare così, Cas. Sono diventata una fottuta fontana da quando ti ho incontrato» 

 

Castiel sorride con dolcezza e Sam, all'angolo della stanza, lo saluta. Castiel ricambia, ignorando le fitte di dolore che sente all'altezza della schiena, Poi con un sorriso, Sam si allontana dalla stanza, lasciandoli soli. La camera ricade in un silenzio d'attesa ed è qualche minuto dopo che sentono la porta chiudersi, che iniziano a parlare. 

 

« Come ti senti?» gli chiede Dean.

 

Castiel lo guarda per qualche attimo. Poi, piano, abbassa lo sguardo verso il proprio petto e segue le garze bianche arrotolate sul suo corpo in una X che continua sulla schiena, attento. Sospira e le sue dita tremano contro il tessuto bianco, quando si avvicinano all'attaccatura dove un tempo sorgevano le ali. Ingoia un sussulto e si specchia alla  finestra poco distante,  guardandosi  per un attimo, in silenzio. 

 

Rivolge nuovamente lo sguardo su Dean. « Sono umano» dice semplicemente, il tono tranquillo, calmo, eppure tremolante, mormorato. Dean lo guarda, ancora e capisce dal suo sguardo che Dean lo aveva già capito.

 

« Cosa è successo?» gli chiede allora.

 

Castiel sospira, di nuovo, apre la bocca per parlare, ma non ne esce alcun suono.

 

Dean si siede al suo fianco. Il letto, sotto di loro, cigola.  « Ei... Cas?»

 

« Ero nel Vuoto, Dean. Immerso nel buio» inizia, incerto. « Jack... lui stava parlando con il Vuoto. Non sono riuscito  a sentire chiaramente le voci, ma sembravano arrabbiati, credo stessero discutendo » continua « Penso la presenza di Jack non fosse gradita in quel luogo»

 

« Jack...» cerca di dire Dean « Mi ha detto che il Vuoto non segue il volere di Dio.. Come..?»

 

Castiel si volta e si guarda alla finestra, ancora una volta.  Poi riporta lo sguardo su Dean.

 

« Per la stessa ragione per cui tu non potresti mai essere prelevato dal Vuoto, non mi ha potuto trattenere» dice « Il Vuoto è costruito per gli angeli, Dean. Non sarei potuto rimanere in quel luogo in una forma non da esso consentita. Jack non c'entra. Credo gli abbia solo indicato qualcosa che già si sapeva.  Mi ha prelevato la Grazia ... Ho sentito ... le mie ali spezzarsi, strapparsi dall'attaccatura» ingoia un sospiro e posa le mani su quelle di Dean. Le sue unghie sono ancora leggermente sporche di sangue secco. « Era l'unico modo per tornare da te, Dean. L'unico modo per non essere trattenuto dal Vuoto»

 

Per qualche istante, i loro solo respiri si confondono. Hanno le mani l'una in quelle dell'altro, ma non si parlano, non si guardano. 

 

« Io... Cas. Mi dispiace così tanto» sussurra dopo qualche attimo Dean « Non meritavi tutto questo. Meritavi di non so.. svolazzare per il Paradiso con gli altri angeli, essere felice, non ... diventare umano»

 

« Dean» mormora Castiel, cercando il suo sguardo « Sono diventato umano nel momento in cui mi sono innamorato di te»

 

Le parole sono forti, belle, ma Dean – il senso di colpa che gli stringe il petto- tenta un sorriso « Questo non mi fa sentire meglio»

 

« Dean, ascoltami. La grazia, le mie ali.. non mi hanno mai reso un angelo. Lo sono stato per tanto tempo. Ho seguito ordini che mi venivano imposti ed in cui davvero non credevo. Ho ucciso persone, combattuto in guerre e vedevo il sangue e la disperazione e non mi importava, non davvero, perché non sentivo. Erano solo fatti, ordini, cose che accadevano di fronte a me e di cui mi sentivo parte solo nella misura di un quadro provvidenziale, un quadro più grande» dice e il suo sguardo incontra quello dell'altro «Sono diventato umano quando ho scelto me stesso, quando ti ho incontrato, quando per la prima volta ho provato qualcosa. Non voglio essere un angelo se essere umano significa poter stare con te. Abbiamo sofferto abbastanza, credo che entrambi meritiamo di essere felici ... in qualunque forma questo sia possibile»

 

Il sole colpisce i loro volti ed un bacio si chiude fra le loro labbra. E non ci sono parole, non bastano, ma si guardano e sorridono, ed è abbastanza.

   
 
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