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Autore: Stella Dark Star    03/05/2021    1 recensioni
Di punto in bianco Vil e Leona vengono incaricati dal preside Crowley di prendersi cura di un ragazzino ospite al Night Raven College. Il piccolo si chiama Rey, ha tredici anni ed è un incrocio tra un umano e un leone e....questo è tutto ciò che possono sapere, visto che per vari motivi non può rivelare il suo cognome o il suo Paese di provenienza! Eppure in lui c'è qualcosa di familiare, soprattutto nel suo aspetto. Inoltre sembra trovarsi a suo agio nonostante la situazione insolita e ha grande confidenza con chiunque, come se li conoscesse da sempre. Fare i babysitter si rivela più facile del previsto, però ci sono troppe cose che non quadrano. Chi è quel ragazzino? Da dove viene? E soprattutto da...QUANDO?
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cater Diamond, Epel Felmier, Leona Kingscholar, Ruggie Bucchi, Vil Schoenheit
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Meravigliosi guai al Night Raven College'
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Capitolo undici
Dalle stelle alle stalle
 
Non era ancora il tramonto, ma il sole che ormai stava per sfiorare l’orizzonte aveva già cominciato a sfumare l’azzurro del cielo con le tinte dell’arancio, creando un manto caldo che avvolgeva ogni cosa. Le ombre dei radi alberi si allungavano sul terreno secco e polveroso, quelle dei massi sembravano ingigantirsi, mentre qua e là si intravedevano di sfuggita piccoli animali che correvano a rifugiarsi nelle tane prima che gli uccelli rapaci notturni si svegliassero e cominciassero a volare alla ricerca di prede con cui pasteggiare. Nell’aria vi era appena un alito di vento, quanto bastava per sollevare piccole nuvole di polvere, le quali poi andavano a depositarsi addosso alle uniche tre persone che erano all’aperto e che fino a poco prima animavano con la loro presenza il campo. Sugli spalti, seduto su uno dei gradini, Rey se ne stava a capo chino, la schiena leggermente ricurva, la coda dal batuffolo color cioccolato che a stento si muoveva, le orecchie abbassate. “…non riesco a togliermi quell’espressione dalla mente… Se si fosse trattato di rabbia, avrei saputo come rimediare…invece…invece…ciò che ho visto è qualcosa che mi ha ferito più di una lama. Nei suoi occhi c’era…delusione…”
Accanto a lui, sulla sinistra, stravaccato come se fosse stato su una sedia a sdraio, ossia con le gambe distese ed incrociate alle caviglie e i gomiti piantati indietro contro il gradino per sostenersi, Jack era rimasto ad ascoltare senza emettere un fiato, per tutto il tempo, lo sguardo da predatore puntato all’orizzonte a quella sfera di luce che si faceva sempre più incandescente.
“Non voglio prendere le parti di nessuno, dico solo che in una situazione del genere non mi sorprende che Vil abbia reagito così. E’ innegabile che si sia affezionato molto a te e vederti in atteggiamenti equivoci con un ragazzo più grande di te deve averlo colpito di brutto.”
Rey lasciò un sospiro malinconico, lo sapeva bene anche lui. “Gli ho detto che mi dispiace e ho cercato di spiegargli ma…” Fece una pausa, scuotendo il capo, quindi riprese. “Avrei preferito che mi mettesse in punizione invece di mandarmi via con una scusa.”
Aveva impressa nella mente la conversazione che avevano avuto subito dopo aver lasciato il dormitorio Heartslabyul ed essere tornati al Pomefiore. Vil non aveva cercato di nascondere quanto fosse turbato, gli aveva dato una bella lavata di capo per il suo comportamento, e ovviamente lo aveva messo in guardia da Cater e dalla sua anima oscura, ma quando lui gli aveva esposto le proprie ragioni, qualcosa era andato storto. Vil gli aveva voltato le spalle ed era rimasto in silenzio per alcuni minuti, salvo poi rivolgersi a lui con tono gentile e un mezzo sorriso tirato da far quasi paura per quanto era finto, dicendogli che Epel stava per andare al Savanaclaw a fare esercizio con Jack e che era meglio se andava con lui per distrarsi. Una telefonata veloce, alcune raccomandazioni e Rey era stato messo alla porta. Ripensandoci, sentiva ancora un dolore al petto. E se Vil non lo avesse più voluto con lui?
Come leggendogli nel pensiero, Jack intervenne. “La cosa migliore è dimenticare tutto al più presto. Sono sicuro che Vil non ce l’ha con te. Se lo conosco bene, direi che sta biasimando se stesso per quanto accaduto. Essendo responsabile della tua sicurezza, ha visto questo episodio come un fallimento personale. Deve essere questo che hai visto nei suoi occhi.” Abbozzò un sorriso divertito. “Hai avuto sfortuna a farti beccare in flagrante! Sarebbe stato meglio che lo avesse saputo in un altro modo!”
“Ma infatti gliene avrei parlato io, al momento giusto! Non so perché sia venuto fino all’Heartslabyul! Eravamo d’accordo che lo avrei avvisato prima di tornare e che lui mi avrebbe aspettato alla sala degli specchi!”
L’ultimo elemento del trio, colui che oltre a non fiatare non aveva nemmeno battuto le ciglia come se stando immobile sperasse di essere invisibile, a quelle ultime frasi del piccolo ebbe un colpo al cuore. Nonostante avesse ancora addosso il sudore dell’allenamento e l’aria fosse particolarmente calda, si sentì rabbrividire.
“Questo è ancora più strano.” Jack finalmente cambiò posizione e si girò su un fianco per guardare meglio in volto Rey. “Hai detto che Cater ti teneva per mano quando siete rientrati, giusto? Forse qualcuno vi ha visti andare nella sua stanza e ha avvisato Vil con un messaggio?”
Rey scosse il capo, le orecchie ancora abbassate e flosce si agitarono al movimento. “Non c’era nessuno in corridoio. Ma anche se ci avessero visti, non potevano sapere cosa sarebbe successo.”
“I-io so…” La voce così flebile che quasi si confuse con l’aria.
Rey e Jack si voltarono in contemporanea verso Epel. Il ragazzo era pallido, a guardarlo sembrava un lenzuolo stropicciato abbandonato a terra. “I-io…so…”
Rey aguzzò le orecchie. “Sai chi è stato a fare la spia? Per favore, dimmelo!”
Epel dovette deglutire un nodo alla gola per riuscire a parlare. “Io…ho visto cosa è successo tra te e Cater ieri sera…e…e oggi al club l’ho…l’ho detto a Vil.”
Rey balzò giù dagli spalti e si parò davanti a lui, gli occhi spalancati. “Che cosa? Perché hai fatto una cosa del genere?”
“P-perché…ero preoccupato. Cater è troppo grande per te…non…non andava bene…”
“Ti rendi conto di cosa hai fatto?” La voce acuta rimbombò. “Per colpa tua non potrò più vedere Cater. Hai distrutto il mio amore per sempre.”
“No!” Epel ebbe un sussulto, sollevò la mano come per sfiorarlo, ma questa si fermò a mezz’aria. “Non è questo che volevo, te lo giuro! Io…io…”
Rey strinse forte i pugni, dalla sua gola si levò un singhiozzo mentre le lacrime gli riempivano gli occhi. “Tu…sniff! Tu non sei un Principe Azzurro. E nemmeno una mela avvelenata. Tu sei…SEI UNA MELA MARCIA! TI ODIO!!!” E corse via, piangendo a dirotto come un acquazzone tropicale.
Lo sguardo di Epel tremò, come anche la mano che ancora teneva sollevata nel vuoto.
Jack sospirò. “Non lo pensa davvero. I cuccioli tendono a straparlare quando si arrabbiano. Vedrai che quando si sarà calmato verrà a chiederti scusa.”
“No…” Epel si voltò verso di lui, il volto ancora più pallido e grave di prima. “Ha ragione lui. Non faccio che deludere le aspettative di tutti. Vil ha lavorato sodo per fare di me una mela avvelenata…e credo che alla fine ci abbia rinunciato, visti i risultati. E Neige…” Ridacchiò amaramente. “Neige merita un Principe Azzurro, qualcuno che lo ami e che lo protegga. E io…” Un colpo di singhiozzo, una lacrima lungo il viso. “Io non lo sarò mai.”
Mentre Epel cominciava a piangere, Jack si limitò a guardarlo tristemente. Cosa poteva dire che non avesse già detto? Da quando avevano fatto amicizia non aveva fatto altro che incoraggiare Epel a migliorarsi e a far emergere la forza che aveva dentro. Ma se non era lui stesso il primo a convincersi, ogni parola era inutile.
*
 
Rey era corso via come il vento ed era rientrato nel dormitorio Savanaclaw senza quasi guardare dove metteva i piedi. C’era solo una persona che voleva vedere in quel momento, l’unica che era in grado di capirlo e che poteva dargli conforto. Andando a memoria, anche se le lacrime gli offuscavano la vista, sapeva che mancavano tre porte prima di raggiungere la stanza di Ruggie. All’improvviso… THUMP! Si ritrovò addosso a qualcuno, entrambi rischiarono di perdere l’equilibrio. Nella confusione del momento, Rey smise di piangere e sollevò lo sguardo, ma tutto ciò che vide fu un viso abbondantemente coperto da una folta chioma blu che rendeva impossibile vedere gli occhi.
Le mani del ragazzo si posarono sulle sue spalle. “Ehi, piccolo, stai bene?”
“…c-chiedo scusa…” La voce un po’ distorta dal pianto.
Scivolò via da quel tocco, mentre scattava per riprendere la corsa si strusciò contro i pantaloni in stile arabo, di colore nero e con delle decorazioni rosse raffiguranti delle fiamme. Un ultimo tratto di corridoio e poi spalancò la porta, lanciandosi all’interno della stanza. “Z-zio Ruuuuuwaaaaaagggiiiiii!!!”
Colto di sorpresa da quell’invasione inaspettata, Ruggie ci mise un po’ a reagire! I suoi occhi grandi e chiari si spalancarono sul cucciolo in lacrime, sul moccio che gli colava dal naso e sulla sua tuta impolverata. Alcuni istanti e poi, per prima cosa, posò i due libri che aveva in mano e li ripose sulla scrivania accanto a due bicchieri e ad una ciotola vuota, quindi aprì le braccia e lasciò che Rey vi si fiondasse. Un sorriso gli increspò le labbra pensando che il moccio stava indubbiamente passando dal naso del piccolo alla sua divisa!
“Questo cucciolo piange davvero tanto, in questi giorni!” Disse con tono gentile, mentre lo  stringeva a sé e gli accarezzava i capelli arruffati e umidi di sudore. “Vuoi dirmi che cosa è successo?”
Dapprima Rey biascicò solo delle frasi sconnesse, in preda al pianto com’era, ma una volta che Ruggie lo fece accomodare sul letto e gli ripulì il naso con un fazzoletto di carta e le lacrime con un altro, il discorso si fece un po’ alla volta più articolato. Aveva un che di buffo il fatto che lo trattasse come un cucciolo mentre lui gli raccontava un episodio fin troppo adulto...
“Ahhhh… E’ questo che si definisce finire dalle stelle alle stalle?” Prese un altro fazzoletto pulito e ancora una volta gli asciugò gli occhi per fermare le ultime lacrime che facevano capolino dalle lunghe ciglia. “Scommetto che tu hai già capito dove hai sbagliato, vero? Spero che anche Cater si faccia un bell’esame di coscienza e porga le sue scuse sia a te che a Vil.”
“Sniff sniff…Mh…” Il labbro gli tremò, Rey deglutì per non permettere ad un altro singhiozzo di salire dalla gola. “Il fatto è che…quando me ne sarò andato dal college, non potrò vederlo mai più…”
“Suvvia, non essere così drastico! Cater ci sarà anche nel futuro! Però la differenza di età fra voi aumenterà ulteriormente e sarà impossibile per voi avere una storia.” Ruggie sospirò, accarezzando la chioma del piccolo. “Mi dispiace tanto, Rey.”
“Non è solo questo. Non potrò più vederlo perché Cater è stato bandito dal mio regno prima che io nascessi.”
Ruggie fu sul punto di scoppiare a ridere, ma si trattenne! “COSA COSA??? E’ stato bandito dalla Savanna? Questa devi raccontarmela!” Dovette stringere le labbra per non ridere.
Rey fece spallucce. “Purtroppo non lo so… L’ho scoperto alcuni anni fa. Insomma… Devi sapere che io seguo Cater da quando avevo sei anni. Mamma e papà mi avevano regalato un tablet e un giorno navigando su Magicam ho trovato un video di Cater. E’ stato amore a prima vista. Da allora ho seguito i suoi video, i suoi post e ho recuperato tutto ciò che aveva caricato quando era ancora uno studente. Poi…” Deglutì di nuovo. “Poi un giorno ho scoperto che aveva frequentato lo stesso college di mamma e papà, allora ho detto loro quanto mi piacesse e…ho cominciato a fare domande perché volevo che mi raccontassero di lui quand’era giovane. All’inizio hanno risposto che non volevano parlarne, allora ho insistito, ho continuato a fare domande per giorni e giorni e… Quando ho detto che ero innamorato di lui e volevo invitarlo a corte per conoscerlo di persona, si sono arrabbiati e hanno detto che lo avevano bandito dal regno perché era una brutta persona.”
“Non ti hanno spiegato la ragione precisa?”
Rey scosse il capo tristemente.
“Mmmh… Un fatto curioso…”
“E poi…una volta ho provato ad incontrarlo quando sono andato a trovare nonno Eric a Pyroxenes, visto che anche Cater è originario di là, ma oltre ad impedirmelo mi hanno fatto sorvegliare tutto il tempo dallo zio Jack…”
“Un momento, cosa c’entra Jack? Che ci faceva a casa del padre di Vil??”
La boccuccia di Rey si aprì a formare una ‘o’ perfetta! “Oh giusto…non te l’ho detto… Lo zio Jack è la nostra guardia del corpo. Voglio dire, mia e della mia mamma. Viene sempre con noi quando viaggiamo e quando trascorro le vacanze da nonno Eric e la mia mamma è impegnata col lavoro, lui resta con me tutto il tempo.”
“Shishishishi!!! Jack che fa la guardia del corpo agli ordini di Vil!!! Ahahaha! Con lo sguardo che ha non gli sarà difficile tenere alla larga i malintenzionati! E anche le persone perbene! Shishishishi!!!” L’idea era troppo divertente! Non si sarebbe mai aspettato che per il suo amico fosse stato già scritto un futuro così!
“Ehm…zio Ruggie?”
Si accorse dello sguardo infastidito di Rey. Giusto, non doveva perdere il filo del discorso. Si schiarì la gola e cercò di smettere di ridere. Però nel giro di pochi minuti aveva appreso informazioni incredibili, non era colpa sua!
“Ahhh dunque… Immagino che tu voglia stare tranquillo, quindi che ne dici se ceniamo qui in camera mia soli soletti? Potresti anche dormire con me, per questa volta, che ne dici?”
Rey fece un cenno di assenso col capo. In effetti non impazziva dalla voglia di tornare al Pomefiore e cenare osservato da tutti.
Ruggie recuperò il telefono dal comodino e digitò un messaggio. “Ecco, ho avvisato Vil. Non credo sarà contrario a farti restare qui.” Infilò il telefono in una tasca dei pantaloni e si avvicinò alla scrivania. “Visto che vado alle cucine ne approfitto per portare queste cose.”
Rey sbirciò per vedere di cosa parlava e solo allora realizzò che accanto al simpaticissimo pupazzo a forma di facocero c’erano delle stoviglie usate. “Zio Ruggie, c’era qualcuno con te prima?”
“Già! Un mio compagno di studi! Cioè, oltre ad essere nella stessa classe, stiamo seguendo lo stesso corso extra di Diritto. Anche lui come me vorrebbe essere utile alle persone meno fortunate, una volta che avrà preso il diploma. Spesso ci incontriamo per ripassare le lezioni insieme, qui nella mia stanza oppure nella sua al Scarabia.”
Nella mente di Rey riaffiorò l’immagine del ragazzo coi pantaloni in stile arabo. Balzò dal letto. “Accidenti! Ci siamo scontrati in corridoio mentre venivo qui! Sono un maleducato! Mandagli un messaggio di scuse da parte mia!”
“Per caso lo conosci? Visto che vieni dal futuro…”
“Mmh… Non mi sembra… Difficile a dirsi visto che aveva il viso coperto dai capelli…”
“Ahaha! E’ vero! Lo trovo strano anche io! Non gli ho mai chiesto perché tiene la frangia così lunga!”
Tling! Il suono di un messaggio. Ruggie sfilò il telefono dalla tasca. “E’ Vil. Dice che per lui va bene se passi la notte quì. E che più tardi ti scriverà.” Per l’ennesima volta ripose il telefono e riprese in mano i bicchieri che poi infilò dentro la ciotola in cui erano rimaste poche briciole di patatine chips. Prese il tutto fra le mani, ma proprio quando fu per fare un passo… Toc toc!
Nemmeno il tempo di rispondere che Leona entrò nella stanza. Niente di cui sorprendersi, in fondo col carattere che aveva era già tanto che avesse bussato!
“Sono solo passato su indicazione di Vil. Quello mi ha scambiato per un fattorino…puah…” Fino a quel momento aveva tenuto un braccio piegato all’indietro oltre la spalla, il motivo fu presto spiegato quando lo porse in avanti mettendo così in mostra il beautycase di Rey. “Tiè.”
Come dire, il premio per il gentleman dell’anno va a…
Rey gli andò subito incontro per prendere il caro astuccio. Le orecchie ancora abbassate che proprio non ne volevano sapere di risalire, esattamente come il suo morale. “Grazie…”
“Quando un paio di ore fa Vil mi ha chiamato per chiedermi di raggiungerlo al suo dormitorio, sulle prime mi ero alquanto preoccupato. Era da un bel pezzo che non lo vedevo così abbattuto! E invece mi ha raccontato una storiella davvero interessante!” Il tono canzonatorio che faceva pendant col sorrisino strafottente.
Rey si sentì avvampare per la vergogna. “Ti ha detto di Cater?”
“Non me l’aspettavo! A guardarti sembri un cucciolo coi dentini da latte ma…ah ah! Sei un leone di primo pelo in calore! I miei complimenti!”
Ruggie lo riprese amareggiato. “Leona, non dire certe cose. Te lo chiedo per favore.”
Ignorandolo completamente, Leona parve sul punto di andarsene, ma poi il suo sguardo ebbe un guizzo luminoso, ricordando qualcosa. “Ah già, quasi dimenticavo…” Si chinò per essere all’altezza di Rey e lo guardò dritto negli occhi, puntandogli contro uno sguardo minaccioso. “Non sperare che dopo quanto è accaduto io ti permetta di fare le fusa alla mia fidanzata.”
Rey si sentì raggelare. “C-cosa…?”
“Ti puoi anche scordare di dormire ancora con Vil. Tieniti pure i tuoi segreti, ma se ti vedo in atteggiamenti troppo intimi con lui ti strappo la coda.”
SDUN! Ruggie sbatté la ciotola contro il ripiano della scrivania, attirando l’attenzione di Leona. Quando i loro sguardi s’incontrarono, Ruggie sfoggiò per la prima volta uno sguardo rabbioso.
“Tu che vuoi?” Lo sfidò Leona.
“Ho sempre odiato questo lato di te. Sei un prepotente, Leona. Tutte queste minacce, queste cattiverie che gli rivolgi, non le penseresti se tu sapessi chi è veramente.”
Leona accennò un sorriso sbilenco. “Ooooh quindi il piccolo si è confidato con te! Alla faccia del segreto! Comunque non mi interessa, chiunque sia è libero di fare quello che vuole, basta che tenga le zampe lontano da Vil.”
“Stupido egoista.” Sibilò Ruggie, con la conseguenza che Leona gli andò incontro e lo afferrò per la bandana che portava al collo. “Hai detto qualcosa, pezzente?”
Rey non riusciva a reagire, il suo sguardo incollato all’immagine cruenta che aveva davanti. Chi era quello? Perché era così violento? Di aspetto era identico al suo papà, però era come se non fosse lui…
Ruggie non tentò nemmeno di difendersi, continuò a sostenere il suo sguardo e a dirgli ciò che si meritava. “Un giorno ti pentirai amaramente di quello che hai detto a quel povero cucciolo innocente.”
“Cos’è, una minaccia?” Ringhiò Leona.
“No… E’ solo la verità… Quando capirai ti sentirai morire e farai di tutto per avere il suo perdono.”
“Tsk!” Sul volto del leone tornò la solita espressione infastidita, per lo meno lasciò la presa. “Sapete? Non m’importa un bel niente della vostra sacra alleanza! Tenetevi i vostri dannati segreti!” In poche falcate attraversò la stanza e se ne andò sbattendo la porta.
Ruggie riprese a respirare, il cuore che gli batteva come un tamburo. Invero serviva un gran coraggio per affrontare uno come Leona, accidenti… Dal canto suo, Rey si sentì cedere le gambe e si ritrovò col sedere piantato a terra prima di rendersene conto. Era sconvolto.
“I…il mio papà non è così… Lui mi vuole bene…”
Ruggie accorse in suo aiuto, lo strinse a sé. “Lo so che è dura. Cerca di non dargli peso. Purtroppo Leona ha un gran brutto carattere e non perde occasione di dare il peggio di sé.”
“Ma…ma… Lui non attacca le persone, le protegge. E tu sei il suo migliore amico…non ti ha mai trattato in questo modo… Ti rispetta e ti ha aiutato nel tuo progetto… Lui…lui…ha a cuore te e tutte le iene. Il mio papà è buono…”
“Ti credo, Rey.” Ruggie gli stampò un bacio affettuoso sulla fronte. “A quanto pare ci vorrà ancora del tempo, prima che le cose cambino.” Se lo coccolò un po’ tra le braccia, per lui doveva essere orribile vedere il proprio padre comportarsi così…povero piccolo…
“Ascolta… Prima di cena è meglio se andiamo a farci il bagno. Hai bisogno di rilassarti, oggi hai avuto una giornata particolarmente difficile e sono successe troppe cose brutte…”
*
 
Da lì le cose procedettero tranquille. Come Ruggie aveva anticipato, avevano fatto un bel bagno caldo e poi avevano cenato con una gustosa insalata di fiori e una coppa di gelato alla fragola giusto per addolcire l’animo. Un poco alla volta Rey aveva abbandonato la tristezza e si era caricato di energia positiva per il giorno dopo, determinato a riconquistare l’affetto di Vil e a riappacificarsi con Epel. Di Leona non si era più parlato…
I due si erano appena coricati a letto, Ruggie stava giusto cercando una posizione comoda dal lato del letto che dava sulla parete, quando accadde l’ultimo pasticcio della giornata! Rey si accorse che qualcosa fuoriusciva da sotto il materasso. Era cartaceo…un libro? Facendo attenzione a non schiacciarsi le dita fra il materasso e la struttura, afferrò quella cosa sottile. Ah era una rivista!
“Zio Ruggie, perché la tieni sotto al mater-” Il suo volto assunse varie gradazioni di rosso prima di passare al viola! Sulla copertina della rivista c’erano due ragazze dalle sembianze di gattine e avevano addosso solo della biancheria intima di pizzo.
Non appena Ruggie si accorse di cosa il piccolo aveva in mano… “GYAAAAAH! Non guardare!!!” Afferrò la rivista e la nascose prontamente sotto il cuscino, dalla propria parte del letto.
“Ma quella era…”
“Non dirlo!!!”
“Da quando ti piacciono le ragazze?”
“DA SEMPRE!!!! ……EH?” Si voltò e si sollevò per mettersi seduto. La sua espressione era un misto tra imbarazzo e incredulità! “Ehi tu, che vorresti dire? Perché non dovrebbero piacermi le ragazze?”
Momento di panico. Rey sbatté le palpebre. “Ehm…no niente…”
“DIMMELO! Non puoi uscirtene con una cosa così e poi fare finta di niente!!!”
“Ehm…il fatto è che…”
“NO NON DIRMELO! Non sono pronto!” Si coprì il viso con le mani. Praticamente stava per morire dalla vergogna! Non che Rey fosse da meno, comunque.
“S-scusa…zio…”  Ne aveva combinata un’altra? Perché quella giornata sfortunata non si decideva a finire una volta per tutte?
“Aaaaaah  e va bene!” Ruggie riabbassò le mani, le gote ancora arrossate facevano contrasto con la carnagione molto chiara della pelle. “Puoi dirmelo! Adesso sono troppo curioso!” Sollevò l’indice e lo puntò verso di lui. “Però non entrare nei dettagli, per favore! Rimani sul vago! Non voglio sapere il mio futuro così all’improvviso mentre sono in pigiama!!!” Non che l’abbigliamento c’entrasse qualcosa, ma ok!
Rey, superato il timore di aver detto qualcosa di sbagliato, si calmò e regalò allo zio un sorriso. “Allora te lo dico! Sei sposato con un uomo e siete molto felici! E…alcuni anni dopo il matrimonio avete adottato un cucciolo di iena da un orfanotrofio. Voi due lavorate insieme, durante la realizzazione del tuo progetto per far fiorire la zona povera del regno vi siete impegnati tantissimo e avete aiutato molte persone che prima non avevano nulla.” Lo guardò di sbieco, con un’espressione buffa. “Così va bene?”
Ruggie aveva gli occhi lucidi da quanto era commosso. Dunque era questo il suo futuro?
“E’….è bellissimo ciò che mi hai detto! Grazie!” Gli regalò un sorriso sincero. Di tutte le cose che aveva saputo nel giro di poche ore, quella era senza dubbio la più bella! Essendo determinato a realizzare i progetti che aveva in mente, non si era mai soffermato sull’argomento dell’amore. Aveva dato per scontato che un giorno avrebbe incontrato una ragazza con cui mettere su famiglia, un pensiero distaccato, ovvio, superficiale, messo in secondo piano. Ma ora che sapeva ciò che lo aspettava…non vedeva l’ora di scoprire chi sarebbe stato questo uomo misterioso in grado di fargli battere il cuore!
  
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