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Autore: MaryFangirl    03/05/2021    1 recensioni
Kaede Rukawa riflette sulle relazioni e sulla propria natura apatica, che considera come un principio secondo cui vivere: dopo due anni, si ritrova su un aereo diretto a Kanagawa.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Yohei era appoggiato alla parete della palestra, la sua attenzione distrattamente fissata al centro del campo dove le figure si muovevano l'una contro l'altra. Osservò Hanamichi dribblare, schivando con grazie ogni altro sfidante che lo bloccava.
 
“Hanamichi è migliorato molto, no?” una voce intervenne al suo fianco. Yohei guardò a sinistra e vide Haruko in piedi accanto a lui, mentre sorrideva guardando l'energico rossino con un luccichio orgoglioso negli occhi. Yohei annuì alle sue parole, il miglioramento che il suo amico aveva ottenuto nel corso degli anni era notevole.
 
“Sakuragi! Passa!” gridò un compagno di squadra, segnalando la mano libera. Hanamichi annuì e manovrò abilmente la sua posizione, passando la palla al compagno disponibile.
 
“Vai Takamune!” esultò con sicurezza.
 
“E ha anche un incredibile spirito di squadra” aggiunse Haruko arricciando significativamente le labbra. Yohei sorrise sinceramente a quel commento, riconoscendo per la prima volta la verità nel fatto che il suo amico fosse davvero cambiato. Era un miracolo per la maggior parte delle persone vedere la differenza che poteva fare un anno o giù di lì anche a qualcuno così rozzo come Hanamichi Sakuragi, ma per quanto le persone dubitassero del suo potenziale, aveva così tanto da offrire, così tanti lati che sorprendevano la gente giorno dopo giorno. La sicurezza era un tratto che Hanamichi aveva in abbondanza e la sua fiducia e sincerità alla fine riuscivano a toccare le persone. Aveva colpito persino il popolare, impenetrabile e gelido Kaede Rukawa. Ok, forse era un eufemismo dal momento che c'era stato molto di più.
 
“Pensi che starà bene?” fece Haruko, rivolgendo la sua attenzione a Yohei, lo sguardo leggermente preoccupato. “Voglio dire, sono passati due anni da quando Rukawa e-” si fermò, incapace di completare la frase.
Se Yohei doveva essere onesto, non sapeva come Hanamichi avrebbe reagito se avesse incontrato Rukawa casualmente. Certo, era facile prevedere la sua risposta in passato, ma dati i recenti miglioramenti, non poteva affermarlo con sicurezza e ciò lo spaventava.
 
“Non so davvero come rispondere” disse Yohei onestamente. “Per la prima volta, non so come reagirà”

Haruko rimase silenzio per breve tempo, prima di tornare su Yohei, “Qualunque cosa accada, non dovrà affrontarla da solo”. I suoi occhi lo rassicurarono dolcemente. Yohei si agitò leggermente sotto lo sguardo della ragazza, sentendo le proprie guance emettere improvvisamente calore. I suoi occhi si mossero discretamente verso il basso per incontrare i suoi e rimasero lì incantati a guardarsi. Lei gli sorrise e lui giurò che fino a quel giorno non aveva mai visto niente di così accattivante e umano.
 
“Ehi, tutto bene?” una voce arrivò subito facendoli uscire dal loro sogno ad occhi aperti.
 
“Ehi, l'allenamento è già finito? Avete fatto veloce”
 
“Beh, non direi, Ryo-chin ci ha lasciati andare 10 minuti fa. Aspettavo solo che voi finiste...” Hanamichi li guardò sospettosamente, “di fare qualsiasi cosa stiate facendo”
 
Haruko arrossì furiosamente all'allusione. Hanamichi ridacchiò alla reazione, divertito dalla tensione crescente tra di loro.
“Andiamo, ho fame” sorrise Hanamichi, dirigendosi verso l'uscita. “Yohei offre la cena”
Yohei sbarrò gli occhi, “Aspetta, cosa? Ancora?”
Hanamichi rise fragorosamente mentre usciva dalla palestra con Haruko e Yohei che lo seguivano.
 
 
 
Seduto su una panchina, Kaede Rukawa si trovava circondato dal rilassante scenario del tramonto che si scioglieva in una tela tempestata di stelle e illuminata dalla luna. L'aria frizzante e tagliente, un'atmosfera che gli mancava da tanto tempo. New York era bellissima di per sé, ma forse c'era qualcosa in Kanagawa che nemmeno uno stile di vita frenetico e stravagante poteva sostituire. Fissò il cielo, respirando l'aria limpida.
“Due settimane...” sussurrò, espirando lentamente. “Solo due settimane”, era tutto ciò di cui aveva bisogno per alleviare quella scomoda sensazione di nostalgia.
 
Pensò ai suoi genitori e al battibecco che avevano avuto in precedenza. Forse la sua era stata un'uscita un po' drammatica, ma le loro parole avevano colpito un nervo. Il basket non era mai stato un percorso di carriera ideale che i suoi genitori avevano pianificato per lui, no, non era abbastanza prestigioso nella loro mente per meritare la loro approvazione. Fin da quando era piccolo, lo avevano esposto all'idea di diventare qualcuno di più 'rilevante' e 'rispettabile', ma lui non era mai stato interessato al pensiero di futuri imposti o cose del genere. Fin da quando aveva facoltà di ricordare, il basket non aveva mai smesso di essere la sua priorità, un sogno che voleva e che aveva promesso di realizzare.
 
Sapeva che essere bravo non sarebbe mai stato uno standard sufficiente. Voleva di più dal basket; voleva giocare nei grandi campionati in America, migliorare, essere riconosciuto per le sue abilità da sportivo fuori dal Giappone. Pochi potevano sperimentare quel successo ma, d'altronde, pochi avevano la sua passione e questa era un'altra enorme differenza. Inoltre, aveva 21 anni ormai ed era un'età abbastanza matura da permettergli di prendere le sue decisioni.
 
Bzz Bzz
 
Kaede infilò la mano in tasca per prendere il telefono, fece scorrere il dito sulla notifica di messaggio non letto sullo schermo.
 
'Kaede, torni a casa per cena?' - Mamma
 
Kaede guardò l'orologio e rimise il telefono in tasca. Si alzò, raccogliendo la palla arancione accanto a sé. Per quanto gli piacesse contemplare a lungo sulla sua vita, il suo stomaco sembrava detestare l'idea.
 
“Fai sempre così Hanamichi!” fece una voce conosciuta. La familiarità della voce e del nome trasmise una strana sensazione nel petto di Kaede, che scrutò l'ambiente circostante, cercando di individuare la fonte.
 
“Ti ripagherò se mi lascerai guidare la tua macchina” sorrise Hanamichi al suo amico con ritrosia.
 
“Va bene” rispose Yohei, incrociando le braccia contro il petto sconsolato. “Ma farai meglio a prendertene cura e non dire a Noma che te la presto”
 
“Certo” concordò Hanamichi. “Ma sai, scommetto che Haruko ti ha ritenuto un vero gentiluomo per aver pagato la cena” disse con tono scherzoso. Yohei arrossì e si schiarì la gola.
 
Hanamichi ridacchiò all'immediato cambio di colore sulle guance di Yohei.
 
Kaede osservò le due figure da lontano che si avvicinavano nella sua direzione, il caratteristico colore rosso dei capelli risaltava.
 
Kaede si fermò di colpo, trovando difficile muoversi. Era come se le sue gambe si fossero congelate al suolo. Il suo primo istinto era quello di comportarsi in modo disinvolto e indifferente. Una normale tattica alla Rukawa. Per la prima volta dopo molto tempo, vedendo Hanamichi e potendo sentire la sua voce a distanza di due lunghi anni, si sentì inondato da un improvviso senso di paura mescolato al desiderio. Kaede si rese conto della realtà del contesto e che quello era più di un semplice scenario visualizzato nella sua mente. No, stava realmente accadendo. Immaginare la situazione era diverso dal viverla realmente. Certo, affrontare volti familiari era sempre in programma, ma vederli così in fretta era, francamente, piuttosto intimidatorio.
 
“Oh, aspetta, le stringhe. Tieni questo” Hanamichi si fermò e porse a Yohei il suo borsone mentre si inginocchiava per allacciare i lacci delle scarpe.
 
All'improvviso, occhi blu incontrarono occhi neri, gli sguardi si bloccarono momentaneamente. Yohei Mito, il migliore amico di Hanamichi, lo osservò con uno sguardo severo e privo di sorpresa, uno sguardo feroce ma protettivo, come se Kaede fosse una sorta di ladro pronto a rubare qualcosa di prezioso. La reazione di Yohei non mostrava alcun segno di stupore, era anzi simile all'attesa. Come se avesse sempre saputo che si sarebbero incrociati.
 
“Yohei, tutto bene?” fece Hanamichi, inclinando la testa di lato.
 
“Hanamichi, penso sia la strada sbagliata” Yohei fece girare rapidamente l'amico nella direzione opposta, spingendolo in avanti freneticamente. Hanamichi alzò le sopracciglia con aria interrogativa: “Ma il parcheggio è...”
 
“Ho ancora un po' fame” mentì Yohei, spingendo con insistenza il rossino, lontano dalla panchina dove si trovava Kaede. Erano così vicini, se Hanamichi avesse prestato un po' più attenzione avrebbe sicuramente potuto individuare gli occhi blu che li fissavano.
 
“Hai mangiato solo una scodella in meno di me, come puoi avere ancora fame?”

“Forza, dai una mano a un amico”

“Ma Yohei, sono stanco dopo l'allenamento-”
 
“Hanamichi, per favore!” stordito dall'improvvisa urgenza di Yohei, Hanamichi annuì e si avviò verso la città. Yohei si guardò alle spalle e vide ancora Kaede piantato saldamente a terra, gli occhi fissi sull'ignaro rossino. Yohei sospirò tra sé e diede una pacca sulla schiena di Hanamichi. “Ti offro anche da bere”
 
Hanamichi ghignò mentre i suoi occhi si illuminarono brevemente prima di stringerli interrogativamente al suo amico, “Non ti laverò la macchina però”

Yohei ridacchiò piano, scuotendo il capo: “Non preoccuparti, non lo vorrei neanche”
 
Kaede osservò le due figure che scomparivano dalla sua vista. Si rilassò ed emise un sospiro di sollievo per quell'incontro ravvicinato. Qualunque fiducia in se stesso o idea avesse prima dell'incontro sparì rapidamente e al suo posto arrivò l'attesa, il presagio di un futuro confronto imminente.

 

  
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