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Autore: InvisibleWoman    04/05/2021    0 recensioni
Irocco | La scena del bacio, il primo, approfondita secondo il mio punto di vista. Niente di nuovo, nessuna aggiunta. Una piccola storia introspettiva.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Irene era seduta sul divanetto in camerino. Gli occhi lucidi mentre ripensava a quello che era accaduto quel giorno. Le sue mani si muovevano lente sul fazzoletto che stava annodando al collo, gesti automatici a cui non dava importanza mentre la sua mente rimaneva bloccata a poche ore prima. L’accusa che aveva ricevuto dal signor Ferraris l’aveva colpita più di quanto avrebbero potuto pensare. Non bastavano scuse, rettifiche e richieste di perdono. Il danno ormai era fatto ed era impossibile tornare indietro. Il modo in cui le era stato puntato il dito contro era l’ennesima dimostrazione di quello che aveva sempre pensato. Lei non era mai stata realmente parte di quella che tutti chiamavano la famiglia del Paradiso. D’altronde, nessuno avrebbe dubitato con la stessa facilità di Dora, Stefania o una qualsiasi delle altre commesse, comprese le ultime arrivate. Nessuno avrebbe messo in discussione la signorina Moreau. Persino lo zio di Rocco, che aveva iniziato da poco a lavorare al magazzino, godeva di una maggiore stima da parte del signor Ferraris. E lei? Era bastato un piccolo sospetto, un abito nascosto solo il giorno prima, ventiquattro misere ore per dubitare di Irene che lavorava in quel negozio da diversi anni. 
Si era sentita piccola. Sporca. E, ancora una volta, tremendamente sola. Se il Paradiso era davvero una grande famiglia, Irene allora non ne faceva parte. Ogni tanto, nei momenti che trascorreva in magazzino con Rocco, o nelle giornate spensierate passate con le ragazze, le sue difese si abbassavano e iniziava a credere di essere davvero parte di qualcosa. Poi, però, bastava una parola, un piccolo gesto, un invito mancato, per trasportarla in un’altra dimensione. Una buia e abitata unicamente da se stessa. Dalla finestra di quella stanzetta immaginaria poteva vedere le sue colleghe divertirsi insieme, senza di lei. Rocco a braccetto con Maria. E Irene lontana anni luce da loro, incapace di raggiungerle. 
Non rendeva loro la vita facile, lo sapeva. Non poteva solo accusare gli altri, lei era parte del problema. Ma non sapeva come lasciarle entrare. Non aveva voluto raccontare a Stefania cosa fosse accaduto. Irene preferiva tenere tutto dentro, temendo sempre il giudizio altrui. Forse poteva fidarsi di Stefania, era l’unica delle ragazze che sembrava capirla veramente. Eppure, quando l’aveva sentita alle sue spalle domandarsi quale fosse il problema, Irene non era stata capace di vuotare il sacco. Aveva sepolto tutto ancora una volta. In quel momento sentiva di non meritare l’aiuto di nessuno. Era stanca di essere giudicata da tutti. 
“Lo sapevo che eri qua” disse una voce conosciuta alle sue spalle. Irene non si voltò nemmeno. Chinò la testa, sperando che quelle lacrime non riuscissero mai a trovare la via per uscire. Le ricacciò indietro con un sospiro, mentre Rocco si sedette accanto a lei, porgendole due fiorellini di carta. Per la prima volta da quel momento Irene sorrise. Lui non riusciva nemmeno a immaginare quanto potesse essere importante per lei quel gesto. Vedere quanto si sentisse in colpa, anche se non ne aveva nessuna, solo perché la vedeva giù di morale, la fece sentire subito meglio. Non perché ci godesse nel vederlo stare in pensiero, ma perché col suo atteggiamento le stava dimostrando quanto si preoccupasse per lei e quanto ci tenesse a vederla serena. 
“Ho visto che stavi ridendo” disse lui sollevato. Irene allora alzò lo sguardo e si voltò verso di lui, ricambiando quel sorriso. “Riusciresti a farmi ridere anche a un funerale” dichiarò, osservando quei fiorellini di carta che Rocco si era preso la briga di creare solo per lei. Lo immaginava seduto in magazzino da solo, tutto concentrato a tagliuzzare e arrotolare pezzetti di carta con l’unica intenzione di farla felice. Certe volte non era nemmeno certa di meritarsi tutto quell’affetto. 
“Lo prendo come un complimento” asserì lui, poco convinto. In realtà era il più grande dei complimenti. Il fatto che riuscisse a farla sorridere in un momento come quello in cui avrebbe solo voluto scomparire dalla faccia della terra, era un enorme merito. E lui era l’unico in grado di riuscirci. 
“Tu non crederesti mai che io possa rubare qualcosa, vero?” gli domandò allora con candore. Aveva bisogno di conferme, di credere che almeno qualcuno lì dentro fosse in grado di vederla per quello che era realmente. Qualcuno che fosse in grado di non farla sentire sempre come un pesce fuor d’acqua. 
“No, mai. Ti conosco e so che sei una brava ragazza” ribatté Rocco con decisione. Gli angoli della bocca di Irene si curvarono in un sorriso appena accennato per la velocità con cui Rocco aveva risposto alla sua domanda. Non ci aveva pensato un attimo, non aveva esitato. Rocco si fidava di lei al cento per cento, e in quell’istante Irene si sentì per un attimo più leggera.
“Ogni tanto non sembra perché sei acida, giudichi, hai sempre una parola brutta per tutti…” continuò lui. E sebbene quelli potessero risultare quasi degli insulti, il sorriso di Irene si fece più ampio. Rocco le stava dimostrando di conoscerla e apprezzarla nella sua totalità. Pregi e difetti compresi. Non la giudicava, non pensava male di lei solo perché aveva un carattere difficile. Rocco aveva sempre cercato di vedere dietro a quella maschera che metteva addosso per proteggersi dagli altri. Non si era fermato alle apparenze. Era una persona pura. La migliore che avesse mai conosciuto.
“Però in fondo in fondo sei pulita e a modo tuo sai essere pure dolce. E’ che secondo me tu lo fai per finta” concluse Rocco, guardandola negli occhi con l’aria di chi forse aveva detto un po’ troppo. Però finalmente la vedeva sorridere e non poteva fare a meno di sentirsi felice un po’ anche lui per essere riuscito a farla stare meglio. 
Irene sospirò, prima di avvicinarsi di più. Aveva bisogno di sentire il calore del suo corpo accanto al suo. La sua presenza che riusciva a tranquillizzarla e farla sentire semplicemente… al suo posto. Non si sentiva sbagliata con lui, Rocco era capace di farla sentire completa, nonostante tutto. 
“Ho esagerato?” domandò lui con timore. Irene sorrise di nuovo, scuotendo appena la testa. “Neanche un po’” gli rispose. Rocco con quel discorso aveva dimostrato di conoscerla perfettamente, forse anche meglio di quanto lei conoscesse se stessa. Con lui poteva essere semplicemente Irene, non doveva fingere, né nascondersi, perché lui era in grado di leggerle dentro e ciò che vi trovava non lo trovava sgradevole o poco interessante. Non lo portava a scappare via.
Senza nemmeno accorgersene i loro visi si avvicinarono lentamente, fino a poter sentire il respiro dell’altro sul proprio. Occhi contro occhi. Il cuore che le martellava dentro il petto e la mente incapace di ragionare con lucidità dietro quella voglia che li portò a sfiorarsi le labbra con dolcezza. Non era stato un bacio di passione e desiderio. Era stato un bacio di comprensione, di connessione. Due anime che avevano deciso di accettarsi completamente e intrecciarsi in una sola. E per qualche istante Irene si sentì al sicuro, pronta a lasciarsi andare. Con gli occhi ancora chiusi poteva fingere che sarebbe potuta rimanere per sempre dentro quella  bolla. Il calore del corpo di Rocco vicino a lei, il sapore delle labbra sulle sue, il profumo della sua pelle. Quando poi li riaprì, però, l’incantesimo era già finito. 
Lo osservò dapprima smarrita, poi completamente nel panico. Cosa avevano fatto? Quell’improvvisa sensazione di pericolo la portò a tirarsi indietro. Pericolo perché stava mettendo tutta se stessa nelle mani di un’altra persona. Gli stava dando il potere di farle del male. Si passò delicatamente la lingua sulle labbra, come per imprimere dentro di sé quella sensazione che forse non avrebbe mai più avuto il coraggio di riprovare. Osservò il suo sguardo confuso, sorpreso, completamente spiazzato. Anche Rocco si stava chiedendo le stesse cose? O forse aveva già iniziato a pentirsi nell’esatto istante in cui le loro labbra si erano separate? Irene si affrettò a recuperare il cappotto e lo ringraziò un’ultima volta. Si sentiva dilaniata in due. Una parte di sé avrebbe voluto rimanere lì per sempre, accanto a quello che era diventato il suo unico porto sicuro. L’altra invece era terrorizzata all’idea di concedergli il proprio cuore e l’unica cosa che sentiva era il bisogno di scappare via da lì e correre al riparo. 
“Prego” rispose lui a fior di labbra, ancora in quello stato di trance che gli impediva di giudicare l’importanza che quel bacio aveva avuto per entrambi.
Irene si richiuse la porta alle spalle, cercando con impazienza l’aria fresca della sera. Aveva paura. Una paura folle e immotivata. Paura di concedere una parte di sé a lui. Paura di non essere all’altezza di Rocco o delle aspettative che lui avrebbe potuto avere nei suoi confronti. Paura delle ripercussioni che avrebbe avuto quel bacio sulle loro vite e sul loro rapporto. Semplicemente paura di essere felice. Tirò fuori i fiorellini di carta che Rocco le aveva regalato e li strinse tra le dita, aggrappandosi a loro come se ne andasse della sua vita e quella fosse la sua unica ancora di salvezza. Con il cuore che le batteva forte e gli occhi lucidi affrontò il vento di quella fresca serata di primavera e iniziò a camminare. Non sapeva nemmeno lei dove stesse andando. Aveva solo bisogno di stare da sola. Ma come poteva stare da sola quando nella sua mente non c’era nient’altro che lui?

 
  
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