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Autore: InvisibleWoman    04/05/2021    0 recensioni
Irocco | Questa storia nasce dal prompt di @inc.di.incantava su Instagram. Quando ancora non era andata in onda la scena del ballo con Maria e ci sarebbe piaciuto potesse andare come ho scritto in questa storia. Santa Gloria Moreau, speriamo che un giorno possa dare lo stesso contributo anche nella soap!
NB: Questa storia presenta elementi fantascientifici quali la signora Agnese che ammette di aver sbagliato. Non potrebbe mai accadere realmente nella soap.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La situazione iniziava a essere insostenibile per Irene. Si sentiva come una bambola di pezza condivisa tra due bambini capricciosi che la tiravano per le braccia da una parte e dall’altra. Da un lato c’erano Maria e Stefania, la prima verso cui Irene sentiva un forte senso di colpa. La seconda, invece, la spingeva a decidere e a farlo in tutta fretta, in modo da poter dire a Maria quello che era successo. Dall’altro, però, c’era Rocco con il suo fare impacciato, i suoi continui tentativi nei confronti di Irene, gli inviti, la voglia che aveva di trascorrere del tempo da solo con lei. Non riusciva a fare a meno di sorridere quando lo vedeva provarci con tutto se stesso. Ma non si sentiva libera. Libera di decidere, con calma e tranquillità, e di capire se quello che c’era tra di loro fosse davvero importante. Erano troppe le pressioni alle quali era sottoposta. Cosa avrebbe dovuto fare? Sentiva tutti gli occhi puntati addosso, questa continua discrezione non le permetteva di lasciare parlare il cuore. Era solo la sua testa quella che prendeva al momento tutte le decisioni. Non ci aveva nemmeno provato, aveva continuato a nascondere la testa sotto la sabbia, nella speranza di scomparire lei stessa dalla vista di Rocco.

Ci era voluto del tempo, e una dozzina di rifiuti, prima che Rocco iniziasse a desistere. Ci aveva provato per diversi giorni, invitandola persino a un appuntamento ufficiale, che Irene aveva però declinato. Lo sguardo deluso di Rocco le aveva spezzato il cuore. Eppure non riusciva a capirlo. Poteva davvero fidarsi di lui? Le aveva dimostrato di tenere a lei e di volere stare con lei, ma fino a quanto sarebbe durata? Irene non riusciva a dimenticare tutte le volte in cui Rocco aveva preso le difese di Maria, anziché le sue. Le volte in cui l’aveva visto osservarla con gli occhi di chi avrebbe voluto solo prenderla e baciarla. Il modo in cui la spronava a migliorarsi e crescere, proprio come Irene aveva fatto con lui. Come poteva fidarsi che Rocco volesse lei, e solamente lei, quando fino a poco tempo prima era corso dietro alla gonna di Maria? 
Erano stati così tanti i dubbi che le erano frullati per la testa. Non doveva niente a Maria, dopotutto se Rocco voleva frequentare lei, non era certamente colpa di Irene. Era iniziato tutto per gioco, doveva ammetterlo, ma non lo era più da un pezzo. Quello che sentiva nei confronti di Rocco era reale. E la paura che stava provando dal momento in cui le loro labbra si erano toccate ne era la prova. 
Ma avevano ragione tutti gli altri. Tutti quelli che fino a quel momento non avevano fatto altro che tessere le lodi di Maria. Non poteva dare a lui e a loro due una possibilità. Tutti gli avrebbero remato contro. Tutti l’avrebbero giudicata come la strega cattiva che aveva sedotto il bravo ragazzo destinato alla principessa di turno. Tutti si sarebbero domandati cosa ci trovasse in lei, quando avrebbe potuto scegliere una perla come Maria. Una ragazza seria, una moglie perfetta. Una che avrebbe reso fieri i suoi familiari. Una che non lo avrebbe fatto tribolare tanto. Una che gli avrebbe dato sicurezze. Irene non era così, non era quella giusta. Era ancora in tempo per tirarsi indietro e lasciare che Rocco trovasse in Maria quello che cercava dalla vita. E questo qualcosa non era lei.
Eppure le budella le si contorcevano nell’addome all’idea di chiudere realmente con lui, un’insicurezza che raramente mostrava agli altri. Non era una mangiauomini, non era spavalda, Irene era molto più fragile di quanto lasciasse a vedere. E molto più suscettibile ai giudizi degli altri e all’opinione che questi avevano di lei.
“Dobbiamo chiuderla qui” gli aveva detto, trascinandolo di nuovo nello spogliatoio durante la pausa pranzo. Lo sguardo confuso di Rocco. Una parte di lui, però, iniziava già a stancarsi di quel tira e molla. Irene non era semplice, Maria sì. Gli avrebbe dato meno problemi. Lo stava pensando, glielo leggeva negli occhi. Avrebbe sempre fatto il confronto tra loro due, chiedendosi se avesse fatto la scelta giusta?
“E picchì, sentiamo” aveva allora domandato lui, incrociando le braccia al petto.
“E’ stato un momento. Solo un bacio. Non significa nulla” Irene gli aveva detto, incapace però di guardarlo negli occhi mentre lo faceva.
“Ah, per te quindi un bacio non significa niente?” il suo tono adesso era deluso e arrabbiato per essersi sbagliato così tanto su di lei.
“Apri gli occhi, Rocco. Cosa c’entriamo insieme io e te? Vogliamo cose diverse dalla vita, lo sai. Tu sei…”
“Un magazziniere e tu cerchi quello ricco che ti sistema, ho capito” aveva detto allora, guardandola come se non riuscisse più nemmeno a tollerare di trovarsi in uno spazio tanto ristretto con lei. Irene aveva abbassato lo sguardo sulle sue scarpe, senza negare. Lui si era voltato, aveva scostato la tenda e l’aveva lasciata lì, senza neanche voltarsi indietro.

Era bastato che lei si facesse da parte per cambiare nuovamente le carte in tavola. Nei giorni successivi aveva notato gli sguardi carichi di gelosia che Rocco aveva rivolto a Maria dopo aver visto quel ragazzo prenderla in simpatia. Irene aveva iniziato a torturarsi il labbro inferiore, mentre osservava Rocco allontanarsi sempre più da lei. Che cosa pretendeva? In fondo era stata lei a spingerlo tra le braccia di Maria. Era stata lei a fargli credere di non provare nulla per lui, di non volere una relazione con lui. Era stata Irene a prendere le distanze. Dio, però, quanto le mancava. 
Tuttavia, non riusciva a non essere ferita dalla velocità con cui Rocco si era consolato, dimostrandole di non aver scelto consapevolmente Irene, ma di essersi lasciato prendere dalla situazione. Era confuso, tanto quanto lo era lei. Ed era bastato spingerlo tra le braccia di Maria, per dimenticarsi completamente di tutto quello che avevano vissuto in quegli ultimi giorni. Irene non voleva essere una seconda scelta. Non voleva essere messa da parte anche da lui. Era stanca di perdere. Non lo avrebbe sopportato.
“Irene, vieni?” La voce di Stefania l’aveva riportata alla realtà, togliendole dalla testa l’immagine di Rocco che guardava Maria come fino a poco prima aveva guardato anche lei.
“No, vi raggiungo dopo, devo… passare a prendere il latte” aveva tirato fuori la prima scusa che le era venuta in mente, per quanto poco credibile fosse. Non voleva la compagnia di Stefania, non voleva sentirla parlare di Rocco e di Maria, come avrebbe fatto, dato che aveva fatto credere anche a lei di non provare nulla per lui. Voleva restare sola per un po’.
“Va bene” aveva risposto Stefania, seppur poco convinta, stringendole la spalla con una mano prima di tornare a casa. 
Ci aveva messo qualche istante prima di uscire a sua volta e continuare a rimuginare sulle scelte sbagliate che aveva fatto di recente. Una parte di lei si chiedeva come sarebbero potute andare le cose se solo gli avesse dato una possibilità. Un’altra, invece, si diceva di aver fatto bene, di aver agito per preservarsi, dato che Rocco, tornando dritto da Maria, le aveva dimostrato di aver avuto ragione sin dal principio. 
Aveva aperto la porta dello spogliatoio, ma si era arrestata dopo qualche passo. Rocco era lì, intento a sistemare un giradischi sopra un tavolino. Percepiva il suo fare nervoso, il modo in cui si grattava la testa e si guardava intorno, in attesa che lei arrivasse. Poi l’aveva vista mentre scendeva le scale. Aveva notato il sorriso di Rocco e quello radioso di Maria. Lei si era avvicinata a lui e avevano iniziato a parlare. Era una sorpresa. Da parte di Rocco. Per lei. Le si raggelò il sangue nelle vene. Si sentiva come davanti a un incidente stradale, sapeva di dover andare via e smettere di guardare, eppure non riusciva a farlo. I suoi occhi erano puntati su Rocco che prendeva Maria tra le braccia e iniziava a ballare un lento con lei. Per un attimo aveva smesso di respirare, dimenticando come si facesse. Aveva cercato di reprimere le lacrime che, pungenti, minacciavano di rigarle il volto, ma non ci era riuscita. Si sentiva una stupida. Lui le aveva fatto credere di voler stare con lei. E lei, almeno per qualche giorno, ci aveva creduto. Aveva creduto di aver vinto contro Maria. Si sentiva una stupida per essersi fatta da parte, per poi ritrovarsi lì a piangere come una ragazzina. 
“Signorina Cipriani?” la voce della signorina Moreau la fece trasalire. Cercò con tutta fretta di asciugarsi le lacrime dal viso, ma ormai il danno era fatto.
“Non è niente” dichiarò con fermezza, abbozzando un sorriso, mentre cercava di ritrovare il contegno.
“Non mi sembra niente” rispose lei con fare materno, appoggiando una mano sulla sua spalla. Poi Gloria fu attirata dalla musica leggera che proveniva al centro del grande magazzino e improvvisamente il suo volto cambiò. Dall’insicurezza e dalla preoccupazione, alla consapevolezza. 
“Oh, signorina” aggiunse arricciando le labbra in un’espressione dispiaciuta. “Perché non gli dice quello che prova?” le domandò. Li aveva visti solo poco tempo prima in camerino. Aveva ascoltato con la tenera comprensione di una madre i loro discorsi e le loro preoccupazioni da ragazzi giovani e impacciati alle prese con un rapporto che li metteva in difficoltà. Era evidente che si piacessero, era uno dei motivi per cui Gloria aveva chiesto sempre a Irene, e non alle altre commesse, di andare in magazzino. Ma era altrettanto chiaro che qualcosa fosse accaduto, qualcosa che aveva spinto Rocco Amato verso un’altra direzione. 
“Perché non c’è niente da dire” si era stretta nelle spalle, tirando su col naso. “Non è niente, dico davvero. Sono solo felice per loro” aveva provato a forzare un sorriso e fare un passo indietro per scappare via di lì il prima possibile. 
“Non mi sembra” aveva ribattuto Gloria con decisione. “Queste sono le lacrime di una ragazza innamorata” aggiunse con dolcezza, facendole una carezza sul viso, prima di porgerle il fazzoletto di stoffa che teneva sempre dentro la tasca della sua divisa. Si era attardata insieme al signor Armando per risolvere la questione degli abiti spariti e non era ancora riuscita a cambiarsi. 
“Glielo dica. Gli dica la verità, o potrebbe pentirsene per sempre. Glielo dico per esperienza” aggiunse con un sorriso rassicurante. “Io non vi conosco, non so cosa sia successo, ma è evidente che ci sia qualcosa tra di voi. Non lo sprechi solo per paura. I confini sono fatti per essere oltrepassati. Le distanze per essere colmate” le spiegò.
Irene la guardò smarrita, prendendo finalmente coscienza dei propri sentimenti. Nel cuore la consapevolezza che questi non sarebbero mai stati ricambiati. Lei ci aveva messo del suo, ma Rocco non era un burattino, se si era avvicinato a Maria era perché lo desiderava. Voleva Maria, non lei. 
Lanciò un ultimo sguardo a Rocco, ancora intento in quel ballo romantico con Maria. Poi lui si voltò verso le scale e vide sua zia. Irene seguì il suo sguardo, trovando Agnese lì, ma non stava guardando Maria e Rocco, finalmente insieme come aveva sempre desiderato: stava guardando lei. Irene non intendeva mostrare a nessuno che i suoi sentimenti erano sinceri. Le dava fastidio che a vederla così fosse una persona tanto distante da lei. Non le piaceva mostrare le proprie fragilità agli altri. E in ogni caso ci aveva messo una pietra sopra. Non importava che la Moreu le avesse fatto capire di essere innamorata, quella storia non avrebbe mai funzionato, fine della discussione.
Irene abbassò lo sguardo e tornò indietro, rintanandosi nello spogliatoio, prima ancora di poter incrociare gli occhi di Rocco. Lui, però, l’aveva vista. Il sorriso gli era morto sul volto mentre la vedeva col viso rigato di lacrime, consolata dalla signorina Moreau. Non capiva cosa stesse succedendo. Era stata lei a dirgli che non provava nulla per lui, che non era la donna giusta, che doveva avvicinarsi a Maria. E allora perché adesso piangeva?
Fu in quel momento che Agnese capì. Aveva osservato entrambi. Il volto di Irene ferito, le lacrime che non riusciva ad arrestare. Le carezze della signorina Moreau che cercava di consolarla. Ma, soprattutto, aveva visto Rocco. I suoi occhi non mentivano. Suo nipote non ne era capace. Non voleva Maria. Lui era innamorato di Irene. E lei aveva commesso un grosso errore.

 
 
  
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