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Autore: eddiefrancesco    05/05/2021    0 recensioni
La Gran Bretagna vive un periodo di relativa pace.
Cosa c'è di peggio che stringere un patto col diavolo?
Forse accettare un compromesso con un impenitente libertino...La bella Rosalin, pur di salvare il patrimonio di famiglia perso al gioco dal fratello, acconsente di fingersi la fidanzata di lord Michael Stamford, famoso dongiovanni della capitale inglese.
Cosa ci ricava lui?
Trascrizione dell'opera di Harmony History.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Il delizioso gusto delle labbra di Rosalin e il suo profumo seducente avevano abbattuto ogni barriera di razionalità. Doveva fermarsi, altrimenti non avrebbe retto alla tentazione di andare oltre i semplici baci. Si staccò a malincuore da quel dolce e intimo contatto e la guardò intensamente. Ne vide le gote soffuse di rossore, gli occhi nocciola che rispecchiavano lo stesso ineffabile stupore da lui vissuto. Le liscio' piano dalla fronte una ciocca castana che si era liberata nella foga dell'abbraccio. Lei trasali' come uscita da una trance, portandosi le mani al viso. - Rientriamo in casa, è meglio - mormorò accennando ad avvisarsi da sola. Lui la seguì senza parlare e per una volta non riuscì a indovinare quali pensieri le passassero per la testa. - Rosalin, dobbiamo parlare - dichiarò quando raggiunsero il portico. - E di cosa? Del fatto che non sono mai stata baciata da... da un libertino? Posso dirvi che la reputo un'esperienza interessante.- Ribatte' lei cercando di darsi un contegno. - Soltanto interessante? Evidentemente sto perdendo colpi. La prossima volta farò in modo di renderla più incisiva.- - Non ci sarà una prossima volta. Il nostro accordo non prevede nulla del genere.- - Di cos'avete paura, Rosalin? Di me? Giuro che non vi farò alcun male.- - Vi prego! Voglio essere lasciata in pace. - Proruppe lei in tono soffocato quando Michael si protese per toccarla. Lui non poté fare altro che lasciarla correre in casa. Avrebbe voluto inseguirla, prenderla fra le braccia e mostrarle che non c'era nulla da temere, ma sapeva che sarebbe stato inutile. Inoltre doveva stare un po' da solo per mettere un minimo d'ordine nel caos che regnava nella sua mente. Con quel bacio appassionato aveva sperato di sopire la propria curiosità. Invece non era servito ad altro che a far divampare il desiderio che gli covava dentro. Gli era capitato molte volte di volere una donna, ma mai qualcuna aveva destato in lui quella brama mista a tenerezza che Rosalin sapeva suscitare. Come aveva fatto a non capire che era già pazzo di lei quando si costringeva a partecipare ai balli e ai ricevimenti solo per vederla? Poi aveva scoperto che il suo ruolo di fidanzato non gli era affatto sgradito... E avrebbe tanto voluto uccidere Fairchilde per aver ballato il valzer con lei... Ormai si era spinto troppo in là per tornare sui propri passi. Non c'era altro da fare che persuaderla a sposarlo. Che ironia! Pensare che, quando l'aveva obbligata a quel maledetto accordo, tale possibilità gli sarebbe sembrata ridicola e improponibile! Eppure il fato ci aveva messo lo zampino suscitando in lui quell'imprevedibile sogno. Rimaneva però un problema: piuttosto che unirsi a lui in matrimonio Rosalin avrebbe preferito precipitare all'inferno. Da come aveva reagito al suo bacio aveva capito di non esserle indifferente. Il difficile era convincerla che lui era l'uomo della sua vita. Aveva tempo fino a settembre per riuscire nell'intento. Ma il mattino seguente uscendo dalla sua stanza per recarsi in sala da pranzo per la colazione, Michael incontrò per le scale sua sorella. Caroline gli comunicò dell'arrivo del loro padre entusiasta di poter conoscere Rosalin. - Oh, no! - esclamò lei, quando venne a sua volta informata da Caroline dell'arrivo del duca. - Via, cara, non morde! Sono certa che appena posera' gli occhi su di voi vi adorera' all'istante.- Quando entrò in salotto, Michael trovò suo padre in piedi accanto alla finestra. Il duca di Eversleigh si voltò a guardarlo. Alto e impettito, il volto dai lineamenti marcati, dimostrava appena i suoi cinquantacinque anni. - Cosa vi porta qui, signore? - esordì Michael. - Il desiderio di incontrare la tua fidanzata. Dal momento che non mi parevi propenso a condurla da me, ho ritenuto che fosse il caso venirla a conoscere qui. Anzi, se potessi dirmi dov'è finita... Mi hanno assicurato che esiste, ma non ho ancora avuto il piacere di constatarlo con i miei occhi.- - Credo che stia arrivando.- Dove diavolo si era cacciata? Per un istante lo assali' lo sciocco dubbio che fosse fuggita all'insaputa di tutti. Finalmente le porte del salone si aprirono e con suo infinito sollievo Michael vide Rosalin varcarle insieme a Caroline. Indossava un semplice abito rosa e appariva calma e composta. Soltanto il gesto di portarsi continuamente la mano al ciondolo ne tradiva l'intimo nervosismo. - Finalmente, lady Jeffreys. Sappiate che non vedevo l'ora di incontrarvi. Spero di ospitarvi quanto prima a Everleigh.- La salutò affabilmente il duca dopo che Michael ebbe provveduto alle presentazioni. Rosalin lo ringrazio' compita senza aggiungere altro. - Forse posso convincerla a venire per una breve visita - - Non è affatto quello che avevo in mente, figliolo. Spero che lady Jeffreys si stabilisca al più presto da noi. Come tua moglie, intendo. Ecco perché sono venuto. Francamente non vedo perché dovremmo rimandare oltre le nozze. Quando torneremo a Londra, passeremo subito ai preparativi.- Michael colse distintamente il gemito soffocato di Rosalin. Si voltò e si accorse che era impallidita. Pareva che avesse appena appreso la sua condanna a morte. Ovviamente non desiderava sposarlo. Ora l'annuncio di suo padre gli dava poco tempo per corteggiarla come si era ripromesso. Eppure, a dispetto del desiderio che lo infiammava, non avrebbe permesso che suo padre la costringesse all'altare. Rosalin sedeva in salotto attendendo con ansia che gli uomini finissero di gustare il loro brandy in sala da pranzo. Doveva assolutamente parlare con Michael. Michael non aveva aperto bocca per quasi tutto il pranzo né le aveva lanciato occhiate complici. Era come se avesse voluto mantenere le distanze da lei. Temeva forse che approfittasse delle parole del duca per indirlo a sposarla? Trascorse un'altra ora prima che gli uomini entrassero in salotto. Vedendo che Michael non era con loro, si scuso' per andarlo a cercare. Lo trovò nello studiolo di lord Hartman, seduto dietro lo scrittoio a contemplare un bicchiere di brandy. - Mia cara Rosalin, mi stupisce vedervi qui. Pensavo che dopo l'annuncio di mio padre mi avreste evitato.- Lo vide appoggiarsi malamente sullo scrittoio rischiando di versare il contenuto del bicchiere. - Michael, voi non state bene. Sarebbe meglio che tornaste in salotto.- - Non mi sono mai sentito meglio, invece. Lasciatemi indovinare: mi avete raggiunto per discutere delle nozze imminenti? - - Vi assicuro, milord, che non ho alcuna intenzione di sposarvi. Non occorre che vi ubriachiate per dimenticare un impegno al quale non siete affatto tenuto.- - Debbo arguire che l'idea di sposarmi non vi sorride per nulla.- - Non desidero un'unione senza amore. Non più di voi, del resto.- - Che ne sapete? - la aggredi' lui. - Io non... Credo che abbiate bevuto troppo, milord. Ora smettete, vi farà male.- - Dal momento che non siete mia moglie, non vedo cosa ve ne importi.- Rosalin non aveva idea del perché lui versasse in quello stato pietoso. - Temo che domani accuserete un tremendo mal di testa. Tenete presente che dobbiamo partire.- - Ah! Dimenticavo che non vi manca il senso pratico.- Michael si alzò bruscamente dalla sedia e l'afferro' con violenza. - Sicché non volete proprio saperne di sposarmi? - - No! - gridò lei, per la prima volta davvero spaventata dalla sua veemenza. Michael si chino' su di lei, l'espressione cupa e appassionata, poi premette le labbra sulle sue come a esigere la sua resa. Lei cercò di liberarsi, ma ogni fibra del suo essere cedette a quel bacio che le rapiva i sensi piombandola in un vuoto dove non esisteva altro che lui. Michael sollevò il capo con aria trionfante. - E adesso, ve la sentite ancora di rispondermi di no? - - Siete ubriaco! Lasciatemi andare! - - Obbedisco, mia cara - replicò lui beffardo. Lei lo guardò un istante, combattuta fra la rabbia e l'attrazione, poi uscì in silenzio richiudendo la porta alle spalle.
   
 
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