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Autore: FreDrachen    05/05/2021    1 recensioni
Luca aveva davvero tutto nella vita. Era una promessa del calcio, popolare tra i suoi coetanei tanto da essere invitato a ogni festa, ed era oggetto di attenzione di ogni ragazza e non.
Insomma cosa si poteva volere dalla vita quando si aveva tutto?
Basta, però un semplice attimo, un incidente lo costringerà a una sedia a rotelle, e per questo sarà abbandonato dalle persone che un tempo lo frequentavano e veneravano quasi come un Dio.
Con la vita stravolta si chiude in se stesso e si rifiuterà di frequentare la scuola. Sua madre, esasperata da questa situazione, riesce a ottenere la possibilità, dalla scuola che Luca frequenta, di lezioni pomeridiane con un tutor che avrà lo scopo di fargli recuperare il programma perso.
E chi meglio di uno dell'ultimo anno come lui può riuscire nell'impresa?
Peccato che Luca sia insofferente agli intelligentoni e non sembra affatto intenzionato a cedere.
Peccato che Akira non sia affatto intenzionato ad arrendersi di fronte al suo carattere difficile.
Due ragazzi diversi ma destinati ad essere trascinati dall'effetto farfalla che avrà il potere di cambiare per sempre le loro vite.
[Storia presente anche su Wattpad, nickname FreDrachen]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 11 parte 1


Cominciai a darmi una spinta, dato che non volevo correre il rischio di essere segnato assente ma a meno che il prof non fosse stato sottoposto a un lavaggio del cervello era impensabile che fosse già in classe con Ippolito che pareva voler staccare il volto della mia ex a furia di baci. Non avevo molta voglia di intavolare una conversazione con loro, sopratutto dopo il fatto che mi avevano lasciato completamente solo. Begli amici di infanzia che erano!

Avvicinandomi, riuscì a distinguere i loro tratti. Ippolito era la brutta copia di Ed Sheeran, con il naso troppo grande e schiacciato stile Shrek e gli occhi piccoli castani infossati, mentre Agnese era sempre stata bella con i suoi capelli neri come la notte e gli occhi castano chiaro da cerbiatta. I due erano come il giorno e la notte, sia di aspetto che di carattere. Anche se Ippolito aveva perso peso da quando aveva cominciato a giocare a calcio si intravvedeva ancora un qualcosa che ricordava il suo lato da sfigato e preso in giro, mentre Agnese aveva sempre avuto un corpo sottile e leggiadro, delicato come una piccola farfalla. E per il carattere manco parlarne.

Scossi la testa, non dovevo continuare a pensare a quei traditori, e continuai ad avanzare, architettando nella mente un piano a prova di bomba. Sarei sgattaiolato di soppiatto in classe senza lasciare loro il tempo di rendersi conto di chi era passato loro di fianco. Sarei stato più veloce di Bolt, anche se con la sedia a rotelle sarebbe stato di certo in problema. Ma dovevo farcela altrimenti sarei caduto vittima di una situazione talmente imbarazzante che mi avrebbe fatto venire una voglia matta di defenestrarmi.

Mi avvicinai sempre di più e ancora non si erano accorti della mia presenza. Forse la fortuna aveva deciso di girare dalla mia parte dopo mesi di latitanza.

Quando fui a pochissimi metri andò tutto a puttane.

I due si staccarono dall'effusione a luci rosse che si erano scambiati fino a quel momento, e oltre che trovarmi il brutto volto da rospo di Ippolito ebbi la possibilità di vedere la mia ormai ex ragazza con le guance arrossate che cercava di riprendersi da quella piccola parentesi di finto erotismo. Agnese si staccò da Ippolito e abbassò lo sguardo cercando di nascondere, malamente, l'imbarazzo.

Imbarazzo di cosa effettivamente? Il strusciarsi contro il corpo di uno che avrebbe rotto gli specchi al suo passaggio, oltre che avermi tradito con lui? Oppure l'imbarazzo che provava nel vedermi nelle mie condizioni?
Effettivamente io e lei non avevamo ufficialmente rotto ma sembrava palese dal suo comportamento, oltre che rapporto, con Faccia da rospo.

Per quanto riguardava invece il mio essere poteva benissimo voltarsi dall'altra parte se le dava fastidio quello che vedeva. Non avevo bisogno della sua pietà né di nessun'altra cosa da parte sua. Era da tempo che era nell'aria ma oggi avevo avuto la prova che fosse effettivamente chiusa tra noi.

Non sprecai neanche una mole di ossigeno per rivolgere loro la parola e ignorandoli mi spinsi con la sedia a rotelle all'interno della classe. Era la stessa dell'anno scorso, con le pareti un tempo bianche, ora piene di scritte e disegnini oltre che dei segni neri lasciati dai banchi che strusciavano contro la superficie, i tre caloriferi appostati sotto le finestre, il luogo peggiore dove sedersi sopratutto d'inverno, e per finire i banchi da due postazioni rettangolari e in legno chiaro.

Non appena entrai avvertì subito tutti gli sguardi dei presenti sul sottoscritto, e li odiai uno ad uno. Prima gli sguardi ardevano di adorazione, ora di pietà. Per quel che mi riguardava potevano benissimo cavarsi gli occhi. O se non  volevano lo avrei fatto io. Chissà quanti anni di carcere mi sarei beccato per una cosa del gener...

«Molto bene ragazzi. Prendete posto» gracchiò la voce della prof di biochimica alle mie spalle, interrompendo bruscamente i miei pensieri criminali. Mi voltai parzialmente e me la trovai a pochi metri di distanza. Non è che stessi nella pelle a vederla dato che era ormai constatato che mi odiava ma ora con quelle sopracciglia folte e sgraziate arcuate sprizzava una certa dose di fastidio, come se il mio ritorno significasse solo rogne.

Grazie tante eh! Anch'io però non ci tenevo granché ad avere a che fare con quella megera.

«Cosa fai ancora li impallato? Vuoi già farmi perdere tempo? Sbrigati a prendere posto» mi riprese con quella sua voce isterica e acida, che, temetti mi avesse perforato il timpano.

Subito il mio sguardo saettó verso quello che era sempre stato il mio posto, quello nell'angolino a sinistra celato agli sguardi di falco dei prof e vicino alla finestra per potermi distrarre senza problemi. In quel momento era occupato da Ippolito, che nel frattempo era entrato in classe con Agnese dietro di lui di pochi passi.

Constatai che l'unico libero era in primo banco a fianco a un tizio talmente anonimo che per un attimo pensai che potesse essere uno nuovo e che, a  primo impatto, mi fece pensare subito alla parola Nerd, scritta a neon.

Era basso e gracile, con il viso pieno di foruncoli tipici dell'adolescenza (io per fortuna me l'ero scampata) e mi fissava da dietro un paio di occhiali dalle lenti super spesse che lo facevano sembrare uno scienziato pazzo.

E io mi sarei dovuto sedere di fianco a uno che come minimo mi avrebbe prelevato in qualche modo il DNA e da cui avrebbe creato una sottospecie di clone che avrebbe schiavizzato il mondo se non l'universo? Oppure che mi avrebbe direttamente usato come cavia e trasformato in chissà che creatura inquietante? Ma anche no!

Feci finta di non averlo visto ma quello, che ovviamente non capí l'antifona, si sbracciò per attirare l'attenzione.

«Ehi! Il tuo posto è qui. È stato il preside a deciderlo» dichiarò con una voce nasale e da tipico leccaculo che mi fece salire l'impulso di correre via dalla classe e trasferirmi in quella di Akira, se non fosse che aveva come materia Fisica ambientale (e io detestavo la fisica con tutto il cuore).

Ruotai un poco la testa, sperando che nel frattempo si fosse magicamente eclissato, ma constatai, con estrema sfortuna, che i suoi occhi porcini erano ancora puntati su di me ed erano pieni di aspettativa. Ossignore!

Con la prof che mi fissava come se volesse incenerirmi sul posto mi feci avanti e mi posizionai in quel posto vuoto, cercando il più possibile di stare lontano da quello che sarebbe stato il mio compagno di banco.

Secondo la struttura e la posizione dei banchi avevo capito il motivo di tale scelta, era l'unico posto in cui avrei avuto lo spazio necessario per fare le manovre con la sedia a rotelle. Peccato che mi toccava dividere quello spazio con Inquietudine. Lo guardai di sottecchi e constatai che mi stava ancora palesemente fissando. Altro che Annabelle, lui sarebbe stato perfetto per un film horror.

«Che c'è?» gli domandai con in tono forse troppo duro ma volevo che la piantasse subito di fissarmi.

Lui non spicciò parola e io continuai a fissarlo cercando di fargli capire che doveva fare finta che non esitessi, mentre la prof faceva l'appello.

Il tizio esclamò uno squillante "presente" al suo nome e capí che si trattava di un certo Gianbattista Casale. Mi ricordavo di aver già sentito questo nome ma in verità non mi ero mai accorto della sua presenza in classe.

Quando arrivò al mio turno quasi saltò il mio cognome come se si fosse ormai abituata alla mia assenza da scuola. Ebbene mia cara, da quel momento in poi mi avrebbe di nuovo sopportato.
Finì l'appello e firmò il registro per poi dichiarare le parole in grado di raggelare anche il più coraggiosi degli eroi.

«Adesso interrogo. Ci sono volontari?»

Dal momento che quelli che prontamante si offrivano un pasto alla belva non si erano fatti avanti dedussi che avessero già il voto per cui erano fuori dai giochi. Maledizione.

«Direi Russo e...»

Ippolito non era mai stato granché ferrato per lo studio, forse perchè cercava di imitarmi per qualsiasi cosa facessi, anche nel non applicarsi a scuola. A volte lo trovavo irritante ma sinceramente non mi dispiaceva una persona del genere che pareva adorarmi e che mi vedeva come un modello da seguire. Era da sempre stato la mia ombra, da quando lo avevo difeso da un gruppo che lo prendeva in giro per i suoi chili di troppo, persi attualente con il calcio, e la faccia da tonto arricchita di inquietanti occhi semi sporgenti che lo facevano sembrare un pesce palla. Eravamo già amici dall'asilo ma era dalla prima media che era sfociato questo suo attaccamento quasi morboso.

Perso nei miei ricordi non mi accorsi che il mio compagno di banco invadente mi stava picchiettando con l'indice la spalla. Ma chi cazzo gli aveva dato il permesso di toccarmi?

«La prof ti ha chiamato» disse con il suo accento che cominciava a darmi sui nervi.

Portai lo sguardo sulla prof che mi stava fissando spazientita.

«Distratto già alla tua prima ora Tremonti? Non hai avuto già abbastanza tempo per nullafacere? Tipo questi cinque anni».

Ma questa stronza non poteva starsene con la bocca chiusa?

Ok che non ero mai stato un fan dello studio ma sinceramente non vedevo perchè doveva mettere bocca su faccende che non le competevano. Studiavo quello che mi serviva, altrimenti non sarei mai arrivato in quinta promosso senza debiti, per cui doveva smetterla di trattarmi in quella maniera sgarbata.

Mi limitai a sorriderle con fare straffotente mentre poggiavo le braccia sul banco.

Lei di tutta risposta assottigliò gli occhi, sperando di apparirmi minacciosa, cosa in cui non riuscì.

«Vedremo quanto ci sarà da ridere Tremonti».

 

Angolino autrice:

Buonsalve :3
Ho diviso il capitolo in due ma spero che questa prima parte vi sia piaciuta XD
Finiranno le disgrazie in questo primo giorno di scuola di Luca? 😏🙈😂

Ringrazio tantissimo tutti voi che seguite la storia 😍 vi voglio tanto bene 😭❤️

A presto con la seconda parte 😉

FreDrachen

 

   
 
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