Videogiochi > Final Fantasy VII
Segui la storia  |       
Autore: _Zaelit_    06/05/2021    0 recensioni
È trascorso qualche mese dal termine della lotta per la libertà dei guerrieri originati dal Progetto Jenova e Progetto Yoshua.
Sephiroth è partito in cerca della sua redenzione, mentre Rainiel vive con Zack ed Aerith nel Settore 5. Un altro nemico, però, intende portare avanti la guerra che loro credevano terminata. Quando un vecchio amico porterà discordia nelle vite dei due ex-SOLDIER, quando un angelo dalle piume nere tornerà a cercare il dono della dea, Rainiel e Sephiroth, e tutti i loro compagni, dovranno ancora una volta confrontarsi con un male più pericoloso del precedente e che, come se non bastasse, sembra conoscerli molto bene.
Libertà, amore, pace: tutto rischia di essere spazzato via ancor prima di poter essere ottenuto... e il Dono degli Dèi è più vicino a loro di quanto pensino.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Sephiroth, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2
VISITATORE

 

Nibelheim era una cittadina bella e tranquilla, un paesino in cui poter condurre una vita semplice ma anche pacifica. Le piccole case che la componevano, dalle pareti di legno chiaro e i tetti a spiovente, si trovavano alle falde del Monte Nibel, e circondavano una piccola piazza con al centro una grande cisterna. Da lassù, il panorama era magnifico. Specialmente la notte.
Le stelle che brillavano su Nibelheim non erano poche e flebili come quelle visibili da Midgar. Il cielo su Gaia era un abbraccio di colori che spaziava tra il nero, il blu e il magenta, una scia luminosa in continuo movimento. Un vero spettacolo.
Gli occhi di Cloud, però, erano posti su un soggetto più interessante.
La sua amica d'infanzia era cambiata parecchio, nel tempo in cui lui era stato via. Anche se al momento indossava ancora uno dei suoi tipici abiti lunghi e che sapevano già di estate, i suoi muscoli erano più delineati, i suoi movimenti più sicuri, anche mentre dondolava spensierata le gambe nel vuoto oltre la cisterna. I suoi occhi scarlatti esploravano l'infinito cielo notturno, le sue tinte accattivanti come fossero quelle di un quadro dipinto da un'entità superiore.
Non si accorse di essersi imbabolato guardandola finché lei non si ravviò una ciocca mora dietro un orecchio e lo osservò a sua volta, lasciandosi sfuggire una risatina.
«Ho qualcosa tra i capelli, per caso?» domandò scherzosa, mentre lui batteva le palpebre e scuoteva la testa, trattenendosi in ogni modo possibile per evitare di arrossire. Si strinse nelle proprie braccia. A Nibelheim, in quel periodo dell'anno, fortunatamente faceva abbastanza caldo. Di notte però le temperature scendevano, e fu grato di aver tenuto il maglione smanicato reduce delle sue avventure da fante della Shinra. Una storia che si era lasciato alle spalle, per tornare al suo paese natio.
«No, non è niente. Stavo solo pensando...» provò a dire, ma la sua improvvisazione fallì prima ancora di nascere. Quando posò di nuovo gli occhi su di lei, non riuscì a reggere il confronto più di qualche secondo. Comunque non lo diede a vedere, schiarendosi la gola e ammiccando in direzione della strada.
Gli occhi rossi di Tifa erano puntati su di lui. Non un colore maligno, ma intenso e dolce. Profondo come l'anima della persona che li sfoggiava.
Cloud dovette mordersi l'interno delle guance per non distrarsi di nuovo. «... che si sta facendo tardi. Dovremmo tornare a casa.»
Era già passata l'ora della cena. Da quando il ragazzo aveva fatto ritorno a casa, solitamente Tifa passava le sue giornate con lui, ignorando spesso gli altri giovani uomini del paesino che richiedevano costantemente le sue attenzioni. Dopotutto era una ragazza molto carina, ma sin da piccola sembrava interessata a farsi notare un po' da lui. Cloud la considerava... una cara amica. Anche se stare in sua compagnia lo faceva sentire in un modo che non avrebbe saputo definire.
Ecco perché tornare era stato così difficile. Le aveva fatto una promessa, tanto tempo fa. Sarebbe diventato un SOLDIER. Sarebbe sempre tornato da lei per salvarla nel caso in cui fosse stata in pericolo.
Non era riuscito nel suo intento. Non era mai stato ammesso nella divisione. Ma Tifa sembrava tenere più alla seconda parte della promessa. Era contenta che Cloud fosse tornato. Così tanto che ormai passavano insieme intere giornate. A volte Claudia, la madre del ragazzo, la invitava persino a dormire a casa loro, e lei non diceva mai di no.
Nibelheim era così: piccola, accogliente... e dava una sensazione di calore, di famiglia. Anche se Cloud si sentiva limitato, incompreso, in quel posto.
Tifa annuì energicamente e lasciò oscillare le gambe un'ultima volta. Poco dopo il ragazzo la vide saltare giù dalla cisterna. Un salto folle e pericoloso, per un principiante. Tanto che gli saltò il cuore in gola.
Tuttavia, la donna atterrò saldamente sui piedi, flesse i polpacci e sfiorò il terreno con le dita, ricomponendosi e togliendo con qualche colpetto qualche piega qui e là sul suo nell'abito. Era fresca come una rosa.
«Allora? Vieni o no?» invitò con un'altra mezza risata l'amico a raggiungerla.
Cloud aveva la bocca spalancata, l'espressione tesa.
A volte dimenticava quel che Tifa gli aveva detto: mentre lui era via, aveva preso lezioni da un maestro di arti marziali locale. Non sapeva impugnare una spada, o qualsiasi altra arma, ma era diventata piuttosto brava con le nocche e i calci. Sembrava piccola e fragile, ma conservava in sé una forza spettacolare.
Riprendendo fiato per lo spavento, Cloud la imitò e atterrò accanto a lei. Anche lui si era allenato, ma continuava a preferire le lame al combattimento corpo a corpo.
Tifa intonò una piccola canzone a labbra serrate e attese che lui la affiancasse prima di procedere verso casa sua, che non era a molti passi di distanza dalla piazzetta sterrata in cui si trovavano.
A volte passavano intere ore così, senza parlarsi. Andavano in giro, passeggiavano nella cittadina e nei boschi tutt'attorno, si avventuravano sulla montagna, non troppo in alto, e non si scambiavano una parola. Eppure, la loro compagnia era fondamentale l'uno per l'altra. Sembrava che si dicessero così tanto, senza neanche esprimersi a parole. L'unico problema era che Cloud si sentiva lontano anni luce da lei. Tifa era... semplicemente perfetta. Forte, bella e coraggiosa. Continuava a pensare che, se avesse tentato di diventare una SOLDIER, lei ci sarebbe riuscita.
«Potrei fermarmi da te e Claudia, stasera.» mormorò Tifa, vedendolo più perso nei suoi pensieri del solito. Sapeva che Cloud tendeva a tenere la testa tra le nuvole, ma non glielo faceva mai notare. Anche in quel caso, si limitò ad aprire un nuovo argomento così che lui la guardasse e le rispondesse.
Cloud non riteneva strano che la ragazza dormisse a casa sua. La stanza degli ospiti era sempre libera e, a volte, capitava che in piena notte i due si incontrassero in cucina o si arrampicassero insieme sul tetto per respirare l'aria piacevolmente fredda. Ammiravano l'alba e, ogni tanto, Tifa si addormentava con la testa poggiata su una spalla del ragazzo. Così, lui lasciava riposare gli occhi e aspettava che il sole sorgesse del tutto, e che il gallo iniziasse a cantare, prima di disturbarla.
«Certo, va benissimo.» le rispose infatti, vedendo la porta della sua casa. Sempre di poche parole. Un po' intimidatorio, per chi non lo conosceva bene.
«E poi potremmo aiutare il turista, accompagnandolo sulla montagna.» propose. Il Monte Nibel non era un luogo esattamente sicuro, e il padre di Tifa non era contento che la figlia desiderasse tanto di avventurarsi verso la cima. Un'occasione del genere sarebbe stata quella giusta per partire in esplorazione.
Ma Cloud non era al corrente di un certo dettaglio.
«Turista?» ripeté infatti, raggiungendo l'uscio e fermandosi. «Non sapevo che ci fosse un turista, in città.»
Tifa sollevò le spalle, attendendo mentre lui bussava con calma alla porta. Le luci all'interno erano accese, per cui Claudia doveva essere ancora sveglia.
«Gira voce che sia arrivato uno sconosciuto, qualche ora fa. Nessuno è riuscito a osservarlo a dovere, sembra un tipo sfuggente. Forse è solo di passaggio, ma potremmo cercarlo e proporgli un giro turistico.» si spiegò meglio.
Il ragazzo strinse i denti, massaggiandosi il mento. Non era convinto della spiegazione fornitagli dall'amica, e non voleva che lei si cacciasse nei guai per cercare un estraneo che si comportava in maniera insolita. Ecco perché rilassò i muscoli, arrendevole.
«D'accordo, ti accompagnerò.» accettò, reprimendo un sorrisetto quando la vide addolcirsi e ringraziarlo. Rimanendo con lei, aveva pensato, l'avrebbe protetta nel caso in cui l'uomo si fosse rivelato pericoloso.
Lei sembrò molto contenta della sua risposta. Strinse le palpebre sui grandi occhi, dopodiché legò le mani dietro la schiena e si volse in direzione della porta quando sentì che qualcuno la stava aprendo dall'interno. Quando notò un ciuffo biondo simile a quello dell'amico, poi, schiuse le labbra per salutare.
«Buonasera, Claudia. Mi chiedevo se potessi restare da voi per...»
«Cloud.»
Il fante sussultò quando sentì la voce della madre chiamarlo in tono così serio. Avrebbe osato dire preoccupato. Come se tremasse.
Si sporse per vederla fare capolino dallo stipite, le labbra serrate. Osservava Tifa come a volerle chiedere scusa per averla interrotta ma, allo stesso tempo, chiedeva silenziosamente alla ragazza di tornare a casa. Sarebbe stato meglio così, almeno per quella sera.
«Che succede, mamma?» domandò a bassa voce il figlio, comprendendo che qualsiasi cosa l'avesse fatta agitare tanto, quel momento si trovava in casa loro.
«C'è... una persona. Ha chiesto di te. Io non ho...»
Claudia lasciò la frase a metà. Come se, ovviamente, non potesse parlare in maniera del tutto libera.
Le sue parole confusero il giovane.
«Una persona? E chi sarebbe?»
Ma soprattutto, pensò in sé, le ha fatto del male? Se così fosse stato, sarebbe stato lieto di spezzare ogni singolo osso di chiunque avesse osato mettere le mani addosso a sua madre.
Eppure, Claudia sembrava stare bene. Era pallida, stanca, confusa come se avesse tante domande e, chiunque fosse alle sue spalle, non avesse risposto a una sola di esse. Ancor di più, sembrava estremamente sorpresa.
«Credo che sia meglio se entri. Ha detto di volerti parlare in privato.» continuò lei.
Tifa era, di gran lunga, la più disorientata dei tre. Cloud pensò che fosse indecisa sul da farsi, così provò ad aprir bocca per chiederle gentilmente di tornare a casa, per il suo bene. Lei, tuttavia, puntò in risposta i piedi a terra, ancor prima che potesse fiatare. Tanto bastò a fargli capire cosa intendesse con quel gesto: Io non mi muovo da qui.
Voleva difendere Cloud e sua madre. Se c'era da affrontare un nemico, lei era pronta a tutto.
Il fante non se la sentì di impiegare altro tempo per insistere, così poggiò una mano sulla porta e la spinse. Cigolò, mentre Claudia si allontanava da essa per fare entrare il figlio e la sua amica.
L'espressione sul viso di Cloud era truce, come quella di cucciolo di leone che cerca di imparare a ruggire. Doveva riuscirci.
Non aveva spade con sé in quel momento, ma ne aveva conservata una in casa. Gli sarebbe bastato muoversi verso la parete e l'avrebbe trovata lì. Questo la rassicurò.
Eppure, tutta la sua determinazione svanì dal volto insieme al colorito quando notò, effettivamente, chi fosse la persona che lo stava cercando. Comprese in quell'attimo stesso che il turista sfuggevole di cui Tifa gli aveva raccontato non era, in realtà, neppure un turista. Anche non conoscendo bene Nibelheim, sarebbe riuscito a muoversi tranquillamente come se quelle terre gli appartenessero. C'erano mostri, sulla montagna, ma nessuno che potesse creargli problemi.
Lo comprese grazie alla lunga katana d'acciaio che, attualmente, riposava legata al suo fianco sinistro.
Il tavolo e tutte le sedie erano sgombere, ma lui attendeva in piedi, la schiena appoggiata contro una delle pareti portanti della casa, oltre il ripiano della cucina che separava l'area da pranzo dal soggiorno. Con i suoi lunghi capelli chiari, del colore della superficie lunare, la pelle candida e perfetta e il tessuto lucente dei suoi vestiti corvini, risaltava perfettamente sullo sfondo delle pareti scure della casa. Le luci all'ingresso si riflettevano nelle sue iridi del colore della mako. Pupille serpentine guizzarono rapide ma calme su di lui, lo squadrarono dai piedi alla testa per assicurarsi che si trattasse proprio del ragazzo che stava cercando. Con le braccia conserte, raddrizzò appena il capo e si lasciò sfuggire un mezzo sogghigno quando lo vide tremare.
«Da quanto tempo... Cloud.»
La sua voce fu appena un sussurro, ma l'aria vibrò come se temesse quel simbolo.
Lo conosceva. Cloud lo conosceva, e sapeva che non era un suo nemico, perlomeno non più. Anche se quell'uomo aveva quasi ucciso due suoi cari amici, un tempo, aveva anche combattuto al loro fianco per proteggerli. Era stato con lui nel Drum, mesi prima, quando avevano affrontato Hojo nel cuore del labirintico laboratorio. Con loro c'era anche Rainiel. Se non fosse stato per quella ragazza, Cloud avrebbe continuato a temere il Generale di SOLDIER, un angelo caduto che aveva voltato le spalle a Midgar, alla Shinra.
Nonostante non percepisse intenti ostili in lui, date le sue spalle rilassate, le palpebre leggermente calate, con le lunghe ciglia nere che cadevano sulle brillanti iridi - anche se in realtà sarebbe stato in grado di sfoderare la sua katana e ucciderlo in meno di un secondo -, Cloud continuava, però, a sentirsi inquieto. Forse perché non si era ancora ripreso del tutto dalla guerra cui non apparteneva, ma in cui si era tuffato per difendere ciò in cui credeva, forse perché ricordava le condizioni in cui Zack e Rainiel si erano ritrovati dopo essere stati attaccati da lui, o magari semplicemente perché aveva davanti a sé un eroe creduto morto o disperso, che mai e poi mai avrebbe immaginato di vedere a Nibelheim. La sua forza era schiacciante, permeava l'intera casa, ma era qualcosa di naturale. Non era lui a tentare di sembrare spaventoso. Lo era e basta.
«... Sephiroth.» chiamò quindi, riconoscendolo. Non riuscì a muovere passi verso di lui.
L'uomo dai capelli argentati nascose il pallido sorriso che aveva sfoderato e tornò serio. Si mise in piedi, spostandosi in avanti. I lembi della sua lunga uniforme nera frusciarono placide.
Osservò lui, poi Claudia, infine Tifa. Parve studiarli tutti e tre, domandarsi quale fosse il legame che li univa. Quando comprese, senza fiatare, tornò a guardare Cloud. In attesa.
«Sephiroth? L'eroe di guerra Sephiroth?» esclamò Tifa, forse la meno nervosa, ora che aveva conosciuto l'estraneo di cui Claudia aveva parlato. Si trattenne dall'indicarlo con un dito, gesto che non sarebbe risultato tanto educato, ma rivolse all'amico una smorfia confusa.
Cloud stravedeva per Sephiroth, un tempo. Erano state le sue gesta a ispirarlo e convincerlo a partire per Midgar, era stato l'inizio del suo sogno, quello di diventare un SOLDIER. Un eroe come lui.
L'ex-Generale respirò a fondo, senza sciogliere la stretta delle braccia, l'una sull'altra. Comprendeva lo stupore della ragazza, decisamente più giovane di lui, ma non aveva tempo da perdere con i convenevoli.
«Ho saputo che vuoi parlarmi in privato.» si schiarí la voce Cloud, muovendo un passo avanti giusto per evitare che l'unica cosa a frapporsi tra lui e il guerriero fosse proprio Tifa.
«Esatto.» affermò pragmatico lui.
«Andiamo fuori.» concordò lui allora. Non aveva più ragione di temerlo, a meno che la sua battaglia con Hojo non fosse stata solo una messinscena, ma si fidava abbastanza di Rainiel da sapere che, secondo lei, Sephiroth era una brava persona. Una che meritava una seconda possibilità. Rain gli aveva già concesso quella occasione ma, stavolta, toccava a lui. E quale occasione migliore di comprenderlo più a fondo se non ascoltando ciò che aveva da dire?
L'uomo alto, vestito in abiti scuri, con due cinghie che gli coprivano l'ampio petto allenato e un lungo colletto che gli sfiorava i lati della mandibola, mise su un'espressione compiaciuta. Benché sembrasse, per propria natura, minaccioso e intimidatorio... Cloud comprese che la sua felicità era reale. Quasi come se avesse avuto modo di ricongiungersi con un vecchio amico.
Così gli fece strada, sotto gli occhi allibiti di Claudia e Tifa.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VII / Vai alla pagina dell'autore: _Zaelit_