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Autore: _Zaelit_    26/04/2021    0 recensioni
È trascorso qualche mese dal termine della lotta per la libertà dei guerrieri originati dal Progetto Jenova e Progetto Yoshua.
Sephiroth è partito in cerca della sua redenzione, mentre Rainiel vive con Zack ed Aerith nel Settore 5. Un altro nemico, però, intende portare avanti la guerra che loro credevano terminata. Quando un vecchio amico porterà discordia nelle vite dei due ex-SOLDIER, quando un angelo dalle piume nere tornerà a cercare il dono della dea, Rainiel e Sephiroth, e tutti i loro compagni, dovranno ancora una volta confrontarsi con un male più pericoloso del precedente e che, come se non bastasse, sembra conoscerli molto bene.
Libertà, amore, pace: tutto rischia di essere spazzato via ancor prima di poter essere ottenuto... e il Dono degli Dèi è più vicino a loro di quanto pensino.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Sephiroth, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Crisis Core, Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Heiress of Yoshua'
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Capitolo 1
UNA VERA CASA

 
 
Una leggera brezza primaverile sollevò e lasciò fluttuare per qualche secondo nell'aria una pioggia di petali dalle sfumature delicate, in un piccolo vortice lento e profumato che andò a ricadere leggiadro in un laghetto accanto alla collinetta.
Rainiel seguì il percorso di quei petali come rapita, vedendoli calare cullati dal soffio di vento ancora freddo, come fossero...piume. Ma non lo erano, quei fiori erano colorati e innocenti, puri perché nati da poco. Continuò a osservarli, mettendo su, in poco tempo e senza neppure accorgersene, un'espressione malinconica. Dentro di sé, ne era sicura, per un attimo aveva sperato che quelle fossero lucide piume nere.
«Ortensie.» le spiegò comprensiva e paziente la ragazza che era con lei, occupata ad accarezzare i boccioli non ancora completamente schiusi, le ginocchia poggiate sull'erba fresca. Sbuffò e scosse la testa, sebbene senza alcuna rabbia. «O almeno lo erano. Quei poveri fiori erano troppo deboli, è bastato un colpo di vento a rovinarli...»
Rainiel, in piedi a solo qualche metro di distanza, si sporse preoccupata e colpevole oltre la sua spalla, osservando il danno.
«Scusami, forse avrei dovuto annaffiarli di più...» respirò a fondo e portò le mani al petto. «Non sono... abituata a prendermi cura di cose così belle e fragili, ma starò più attenta in futuro.» Dopotutto, glielo aveva spiegato e ripetuto fino allo sfinimento: il nome di ciascun fiore, il loro significato, come coltivarli e quanto annaffiarli... solo che proprio non riusciva a ricordare tutto. Aveva sempre la testa fra le nuvole.
Osservò la ragazza, poco più grande di lei in termini d'età, guardarla con un ampio sorriso come a chiederle di non farci troppo caso. Si alzò da terra, dondolò sui piedi e si pulì il grazioso vestito rosa antico con qualche colpetto dei palmi, prima di sistemare il fiocco che aveva tra i capelli e che l'alito di vento aveva scomposto.
«Non preoccuparti, possiamo ancora salvarli. E poi guarda quanti ne stanno crescendo... una piccola svista non rovinerà il giardino!»
Allargando le mani, la fanciulla dai capelli castani fece un mezzo giro sul posto, ben attenta a non calpestare i colorati fiori che crescevano tutt'attorno a loro. Si trovavano su una piccola collinetta da cui potevano vedere per intero la piccola valle in cui si trovavano: tre isolotti collegati da ponti di legno scuro si affacciavano su un laghetto, originato da una piccola cascata il cui scrosciare faceva da sottofondo alla loro conversazione. Tutto era verde, un verde vivo e brillante, che Rain non aveva mai visto a Midgar, e forse nemmeno nel piccolo villaggio da cui veniva e a cui non voleva più pensare, Darefall. L'isolotto a Ovest era l'unico a non essere ricoperto da una distesa variopinta, e vi stanziava una villetta in pietra a due piani, con il tetto di mattoni che si appiattiva sulla sommità per lasciare spazio a un quieto terrazzo circondato da una ringhiera.
Non stava mentendo, il cortile a cui avevano badato per mesi non era mai stato così fiorito, anche se lo era già, almeno in parte, quando Rain aveva messo piede in quel posto per la prima volta, dopo la fine di una lunga battaglia che per poco non aveva portato via la sua vita, e quella di una persona a cui teneva moltissimo. Era stato il suo migliore amico, Zack, un ex-SOLDIER come lei, a convincerla a trasferirsi lì con lui, dato che si trattava della casa della sua fidanzata.
Aerith Gainsborough: la dolce ragazza dai capelli bruni e gli occhi verdi e splendenti come il prato che ora le stava indicando, il viso sempre illuminato da un morbido sorriso, anche se i suoi occhi avevano un'aria malinconica. Era stata felicissima di ospitarli e di conoscere Rainiel, non aveva esitato un solo istante quando era andata loro incontro in un piccolo tunnel del Settore 5, la notte in cui i due guerrieri erano arrivati, e aveva accettato prima ancora che Zack potesse finire di pronunciare quella domanda.
Per quanto riguardava sua madre, Elmyra, convincerla era stato un po' complicato. Non le piaceva affatto la Shinra e, considerato che lei e il suo amico erano stati dei SOLDIER di prima classe fino a solo qualche giorno prima, inizialmente li aveva costretti a noleggiare delle camere nell'albergo più vicino. Aerith si era scusata per una settimana intera e, per riconciliare tutti, aveva poi convinto Elmyra, mostrando come Zack e Rain stavano prestando aiuto agli abitanti del settore in varie mansioni. Rainiel aveva persino trovato e riaccompagnato all'orfanotrofio a pochi passi dal loro giardino una bambina che si era allontanata troppo ed era stata persa di vista. Infine, Elmyra aveva ceduto. Anche se riluttante, aveva accettato di ospitarli, liberando una camera per la ragazza SOLDIER al secondo piano, proprio accanto a quella di sua figlia e di Zack. Rain aveva dovuto sorbirsi occhiatacce e borbottii per un bel po', ma quello era accaduto mesi e mesi fa. Le foglie erano cadute, l'aria s'era fatta più fredda, le giornate andavano accorciandosi... e ora che la primavera era esplosa con le sue tinte e i suoi profumi, Elmyra voleva bene a lei e Zack come se fossero altri due figli di cui prendersi cura.
Rainiel apprezzava moltissimo quello che faceva per loro. Solo l'estate prima, aveva perso entrambi i suoi genitori in una frana che aveva mietuto molte vittime a Darefall. Non era sicura di essersi ripresa del tutto da allora, ma Elmyra faceva il possibile per farla sentire a casa, ora che si fidava di lei. Non era pacata e cortese come la sua vera madre, ma faceva il possibile per far sentire la ragazza parte di una nuova, armoniosa famiglia. Anche... se lei continuava a sentirsi diversa, come se fosse nel posto sbagliato. Lontana dalla vita che le spettava davvero, una di avventure e missioni al fianco di...
Ricordare quel nome, quel volto, le fece abbassare la testa e realizzare di star sognando a occhi aperti. Cercò di scacciare dalla propria mente le immagini di una possente ala corvina, fili d'argento che avrebbero potuto fare invidia al pallore lunare, e occhi sottili, profondi, determinati, di un intenso verde acqua.Si strinse le braccia attorno alla vita e distolse lo sguardo.
«Sì... possiamo salvarli.» tornò con i piedi per terra e a concentrarsi su quella discussione, abbassandosi a sua volta verso le ortensie che ora dondolavano deluse e rovinate. La giacca color cuoio che indossava - e che era diventata la sua preferita, da quando aveva detto addio al suo outfit personalizzato da prima classe - svolazzò alle sue spalle prima di sfiorare i ciuffi d'erba.
Aerith aprì un po' di più gli occhi tondi e chiari e piegò la schiena per osservare quello che accadde dopo.
Rainiel strinse le labbra, facendo appello a un'energia in lei che dormiva da tanto, tanto tempo. Non richiamarla la faceva sentire più umana ma, al contempo, le dava l'impressione di non essere completamente se stessa. Come se andasse in giro con un occhio bendato, o un braccio legato dietro la schiena.
Aveva perso l'abitudine, quella scioltezza con cui, un tempo, avrebbe fatto una cosa così semplice e anche molto, molto di più nell'arco di tempo impiegato dal battito d'ali d'una farfalla. Infine avvicinò le dita sottili al bocciolo strapazzato, e i petali si mossero in sua direzione, come se li stesse chiamando. L'ortensia traballò e in cima allo stelo nacquero e crebbero in pochi secondi dei nuovi petali, sani e saturi di un meraviglioso color violetto.
Aerith si lasciò scappare un piccolo risolino e battè le mani, sorpresa. Sapeva dei poteri di Rain ma, a pensarci meglio, non li aveva mai visti a lavoro.
«Splendido! Davvero meraviglioso!» si complimentò, mentre Rainiel si tirava su e tentava di reprimere un lieve sorriso. «Dovresti usare il tuo dono più spesso. Potresti rendere i bassifondi un mare di fiori e alberi e...»
«Usarlo... non mi piace più.» la interruppe lei, massaggiandosi il collo, «Sento che non è qualcosa di naturale e, al contrario, va contro la natura stessa. Quello che creo con questo dono... non è reale.»
La ragazza più grande s'imbronciò, scherzosamente, e si chinò a toccare l'ortensia. «A me sembra reale. Anzi, mi sembra il fiore più bello di tutto il giardino!» la incoraggiò, prima di sussultare lievemente e tornare a rivolgersi verso il terreno. Il suo sorriso si fece più ampio e calò le palpebre sugli occhi, come se stesse ascoltando qualcosa. Anche se Rain non sentiva altro che il rumore della cascata e il debole fruscio del vento. «Penso proprio che questo piccolo fiore ti sia grato per ciò che hai fatto per lui.» mormorò con calma.
Le sopracciglia di Rainiel si sollevarono. Non sapeva proprio cosa pensare.
Aveva scoperto, forse un mese dopo il suo arrivo nel Settore 5, il motivo per cui Elmyra odiava tanto la Shinra. Sua figlia, Aerith, veniva tenuta costantemente d'occhio dalla divisione speciale dei Turks, anche se ultimamente il colosso aziendale che teneva in pugno Midgar sembrava troppo occupato a ripare i danni che Rainiel e la sua squadra si erano lasciati dietro per soddisfare i bisogni di un vecchio scienziato senza vita. Esatto, perché Hojo voleva anche Aerith. Era stata una vera sorpresa scoprire che la ragazza allegra e spensierata, amante dei fiori, era stata letteralmente tenuta prigioniera dal dipartimento scientifico per anni all'interno della Palazzo Shinra. E questo perché... lei era speciale. Non era semplicemente umana. Forse era per quel motivo che Rain e lei andavano tanto d'accordo. Si assomigliavano, anche se al contempo non avrebbero potuto essere più diverse.
«Hai sentito... la sua voce?» chiese impacciatamente l'ex-SOLDIER, piegando la testa e osservandola con gli occhi di una bambina curiosa.
Lei addolcì lo sguardo. «A volte il Pianeta decide di parlarmi. In generale, però, posso sentire ciò che prova.» sospirò.
Sicuramente Gaia era un pianeta molto, molto deluso del comportamento dei suoi abitanti. Così tanti conflitti, il problema della mako, tutto quell'odio verso ogni cosa... Rainiel provò pietà per ciò che doveva subire. Ne provò ancora di più per Aerith, costretta a sentire su di sé quella stessa sensazione.
Un'Antica. Ecco cos'era quella ragazza. Rainiel aveva creduto di esserlo, per un breve periodo, ma quello era solo un piccolo aspetto di sé. Lei era... più complicata. Il risultato di un progetto in cui il crudele professore si era sbizzarrito. Un ibrido tra umano e Cetra... e, soprattutto, tra una creatura aliena. Era l'erede di Yoshua, alieno benevolo caduto su Gaia migliaia di anni prima in seguito all'arrivo dell'ostile Jenova. La sua erede, e quella del suo dono. Rain era capace di cose incredibili. La natura si piegava al suo desiderio, fluiva in lei la sua energia, la curava e la proteggeva, anche se agli inizi era stata guidata dal solo istinto e si era rivelata distruttiva.
Cercò di non pensarci. Gli ultimi mesi erano stati una vera rinascita, ma ora che non aveva più una guerra a cui pensare si era ritrovata da sola con i suoi demoni. Tutte le notti, quando si infilava sotto le coperte e abbracciava il cuscino, sentendosi sola, vedeva quella frana, e le case sepolte dai massi. Vedeva i suoi genitori. E tutte le persone che, come loro, aveva deluso...
Un fischio in lontananza fece drizzare le loro teste come parabole dirette alla fonte. Proveniva dal piccolo tunnel che conduceva alla splendida casa.
«Vi ho disturbate, donzelle?» chiese un giovane uomo, altissimo, con una chioma nera pettinata all'indietro sul capo e un paio di occhi blu simili a quelli di un cucciolo testardo. Benché il suo viso sembrasse un po' infantile, i pettorali e gli addominali erano ben visibili sotto il piccolo maglione smanicato bluastro che portava e le grandi spalle lo facevano sembrare intimidatorio... più o meno.
«Zack!» esclamò Aerith, percorrendo in fretta la stradina del cortile e balzando su un ponticello di legno per raggiungerlo e gettargli le braccia al collo.
Lui emise un verso sorpreso ma non si tirò indietro quando l'Antica gli stampò un docile bacio sulle labbra. Con le braccia le circondò la vita sottile e chiuse gli occhi, prima di sollevarla e farle fare un giro in aria mentre lei rideva e muoveva i piedi.
Rain sorrise istintivamente, ma il suo fu un sorriso amaro, educato più che genuino. Ovviamente era contentissima della relazione fra Zack ed Aerith, ed era ancora più contenta di essere amica di entrambi, ma vederli insieme, felici e senza problemi la faceva sentire un po'... invidiosa.
Anche lei era innamorata di un uomo. Uno per cui si sarebbe volentieri sacrificata, se fosse stato necessario. La loro era stata una storia travagliata, ricca di alti e bassi, ma erano sempre riusciti a ritrovarsi, a proteggersi a vicenda.
Dovette distogliere lo sguardo, unire le mani davanti allo stomaco e torturarsi le povere dita.
Sephiroth.
Non lo vedeva da mesi. Non sapeva dove si trovasse, con chi, o quantomeno se stesse male o bene. Questo la rendeva ansiosa, e la faceva sentire impotente. Sarebbe stata una menzogna dire che non si recasse ogni giorno, appena sveglia, al limitare del settore 5 per osservare la distesa arida attorno a Midgar. In attesa di vederlo tornare. Ma non era ancora accaduto.
Zack la salutò con un gesto della mano e un sorriso, ma notò che non stava guardando, così si incupì e andò verso di lei, che neanche ci fece caso.
Le mancava... più di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Non si era mai sentita così per nessun altro, e dubitava fortemente che sarebbe accaduto in futuro con un'altra persona. Le sarebbe piaciuto abbracciare lui la notte, anziché quel cuscino.
Una promessa: le aveva detto che sarebbe tornato, quindi così sarebbe stato. Eventualmente. Lei era stata la prima a supportarlo e a chiedergli di prendersi il tempo che gli serviva.
Sephiroth non aveva reagito bene, una volta scoperte le sue origini. Sì era rinchiuso negli archivi della Shinra per una settimana, dopodiché aveva dato di matto. Rain ricordava ancora le fiamme, il fumo, e portava ancora una cicatrice ben visibile vicino alla clavicola, una che le era quasi costata la vita. Ma lo aveva perdonato, lo aveva compreso. Ora si fidava di lui e dell'uomo che aveva intenzione di diventare. L'uomo con cui lei voleva passare il resto della sua vita.
Ma lui non c'era.
«Mi senti, Rain?»
Un dito picchiettò sulla tempia della giovane donna, che sobbalzò e guardò Zack, la mano ancora sollevata.
«S- Scusa... stavo riflettendo. Cosa dicevi?»
«Un abitante ha bisogno del nostro aiuto. Vorrebbe andare al cimitero nei pressi del settore 5, ma alcune persone dichiarano di aver visto dei mostri infestare la zona, così hanno pensato di chiamare noi per aiutarli.»
Mercenari e tuttofare: ecco il lavoro che i due ex-SOLDIER avevano trovato nel Settore 5, sin dal primo istante. La gente chiedeva loro aiuto con varie mansioni, dopodiché dimostrava la sua gratitudine via pagamento. Loro spendevano i soldi per aiutare Elmyra con le spese della casa, o per migliorare le proprie armi. Nel tempo libero si allenavano, o aiutavano Aerith con il suo lavoro, accompagnandola a vendere fiori nel settore. Ovviamente Zack ed Aerith a volte volevano passare del tempo da soli, quindi Rain andava a fare delle lunghe passeggiate o aiutava Elmyra in casa, anche se non se la cavava particolarmente bene ai fornelli e non era portata per le faccende domestiche in generale. Finiva sempre per dover chiedere scusa a causa di qualche guaio e questo la faceva sentire, come al solito, fuori posto. Quella non era la vita adatta a lei e, benché avesse trovato una vera casa e una nuova famiglia, nel suo cuore restava un vuoto che nessuno, tranne un unico uomo, sarebbe riuscito a riempire.
Ma combattere, aiutare gli altri e fare del bene, perlomeno, la aiutava a distrarsi. A ricordare il suo obiettivo principale: diventare un'eroina. Il sogno che coltivava sin da piccola, e a cui aveva rischiato di rinunciare troppe volte a causa dei suoi trascorsi.
«Possiamo andarci subito.» propose, oltrepassando il ponte per raggiungere l'isoletta più vicina alla bocca della valle. Andando a Sud da lì avrebbe raggiunto il cuore del Settore 5 e, tutt'attorno, avrebbe trovato l'orfanotrofio Casa Verde, il mercato, il bar, la discarica e, non troppo lontano, anche il cimitero. Più a Nord si trovava anche una graziosa chiesa abbandonata dove Aerith cresceva altri dei suoi fiori. Una chiesa con un buco nel tetto. Ogni volta che Rain tirava fuori la discussione del come si fosse creato, Zack cercava di cambiare argomento.
«Perfetto, allora. Aerith, puoi dire a Elmyra che torneremo per cena.» avvisò la fidanzata, sfiorando e poi afferrando con calma una delle sue mani, molto più piccole delle proprie.
Lei chinò il capo. «Mi piacerebbe venire con voi, qualche volta.»
Fu Rainiel a rispondere.
«Anche a noi piacerebbe che venissi, ma potrebbe rivelarsi troppo rischioso. Non vogliamo che ti accada nulla di male.» le spiegò, prima di ammiccare in direzione della casa. «Elmyra ci farebbe a fettine, se succedesse.»
Tutti e tre si concessero qualche secondo per ridere, dopodiché Aerith si sollevò sulle punte il più possibile per baciare la guancia di Zack.
«Allora fate presto. Dopo cena potremmo fare una passeggiata tutti insieme, o fare visita ai bambini della Casa Verde.» propose.
Il ragazzo le rispose annuendo e ricordandole che non avrebbero comunque impiegato molto. Più venivano assoldati, più riuscivano a guadagnare, e più potevano aiutare Aerith, Elmyra e gli altri bisognosi del distretto in cui vivevano.
A saluti terminati, i due ex-SOLDIER si misero in marcia. Lungo la strada, Zack osservò di sfuggita Rain.
«Sono contento che tu ad Aerith andiate d'accordo. Sembrate quasi... sorelle.» notò, muovendo le mani mentre parlava per enfatizzare il concetto.
Rainiel, che si era di nuovo distratta, dovette attendere di elaborare il suo commento prima di pensare a una risposta. Una che si rivelò semplice e diretta.
«È una ragazza molto dolce. È difficile non volerle bene.»
«Lo è.» ridacchiò lui, prima di sollevare un sopracciglio e darle uno scherzoso buffetto sulla spalla, «Ma tu hai sempre la testa altrove. E, ahimè, credo di sapere a chi corrisponda questo "altrove".»
L'amica dovette arrestare la sua camminata. Strinse le mani a pugno e si morse la lingua, guardandosi i piedi coperti da comodi scarponcini color camoscio adatti al movimento.
«Scusami...» mormorò. Di nuovo. Si scusava sempre, di qualsiasi cosa. Avvertì quel suo continuo ripetersi e strinse le palpebre. «Io... Non è facile. Siete una bellissima coppia, Elmyra fa il possibile per noi, gli abitanti sono molto gentili, ma...»
Respirò a fondo e con calma, per evitare di sfogarsi e di lasciar prendere il sopravvento alle emozioni.
«Ma non è la stessa cosa, senza di lui. Soprattutto dopo tutto quello che avete passato insieme.» Zack completò la frase per lei e si avvicinò per scompigliarle i capelli, tentando di strapparle un sorriso.
«Tornerà. Per te, tornerà sicuramente.» le ricordò.
Gli occhi lucidi di Rainiel si alzarono su di lui. Non titubanti, al contrario. Quella frase le infuse speranza.
«Sì.» si ripeté allora, cercando di donargli quel sorriso che si aspettava da lei. «Manca poco. Ne sono certa.»
Inspirò a pieni polmoni, dopodiché lasciò andare l'aria. La sua mente parve liberarsi come un cielo dopo la pioggia, finalmente privo dei nuvoloni grigi.
Doveva solo essere paziente. Il momento stava per arrivare. Glielo aveva promesso. E Rainiel si fidava completamente di Sephiroth.

 


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