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Autore: P_Mary    06/05/2021    0 recensioni
Joe e Ariel.
Se il tuo vicino di casa fosse un adone al quale vanno dietro tutte le donne, le stesse che lui si fa quasi ogni notte in casa sua... come reagiresti se nel frattempo te ne fossi innamorata?
Come reagiresti se lui fosse tremendamente sexy, sarcastico e provocatorio ma allo stesso tempo schivo?
Jack e Johanna.
E se il tuo ex, che ti ha mollata senza un vero motivo tornasse nella tua vita... che faresti?
Lo perdoneresti se dopo due anni insieme, pieni d'amore, lo vedessi con un'altra?
Quali segreti si nascondono in entrambe le coppie?
Una storia d'amore, anzi due, che si intrecciano l'un l'altra.
Se potete lasciate un commento.
Allert: ci saranno capitoli forti ed erotici, ma verranno segnalati all'inizio del capitolo stesso.
P'Mary
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Come promesso si presentò alle 19:00 in punto a casa delle vicine e, con stupore, si rese conto che anche Joe era presente seduto a bordo tavola.

Era sempre dannatamente bello, con la sua camicia bianca leggermente aperta sul collo e quegli occhi magnetici che la guardavano senza tradire alcunché d'interpretabile.

Perché deve sempre fissarmi, maledizione! Non capisce che mi fa morire con lo sguardo che si ritrova?

Nonostante tutto, comunque, la cena trascorse molto serena.
Tante chiacchiere in allegria.

Addirittura, anche il moro si allargò più del solito e sorrise spesso quando la ragazza rideva forzatamente alle pessime battute della madre.

Più di una volta si riscoprì a fissarlo nei gesti più semplici...
Sicuramente stava perdendo il senno.

Come quando macinava il sale e delle grosse vene gli comparivano sull'avambraccio, segnandolo come una cartina stradale, osservarlo era inevitabile.
Era una di quelle cose che faceva impazzire tutte le donne... un richiamo ormonale allo stato brado.
Lo stesso effetto prodotto dal movimento delle mani aperte sul volante mentre questo veniva ruotato.

Notò anche che, quando usava il fazzoletto per pulirsi la bocca, esibiva un tatuaggio a forma di anello sul pollice, che gli dava quell'aria da bello e dannato. Tremendamente sexy.

O ancora, quando si sbottonava due bottoni della camicia per rinfrescarsi un po', Ariel non poteva fare a meno di apprezzare i pettorali scolpiti che si intravedevano.

Sono una maniaca!
Fissare così una persona non era buona educazione, lo sapeva.

Nel frattempo Addison non aveva mai smesso di parlare. 

Probabilmente non doveva essere abituata ad avere ospiti a cena e raccontò più del dovuto a una che, dopotutto, era poco più di una sconosciuta.

Le raccontò di come suo ex marito, il padre dei ragazzi, aveva sofferto di cancro una decina di anni prima e di come i medici lo operarono d'urgenza di trapianto al polmone, salvandolo in tempo.

"Il maledetto ha ben pensato di mollarci per andare a fare la bella vita in Thailandia" parole che, evidentemente, disgustavano la donna tanto quanto facevano male ai suoi figli.

Il viso di Joe si fece serio riportandolo a essere il ragazzo taciturno che aveva conosciuto.

Non che quella sera fosse diventato improvvisamente David Letterman, intendiamoci.
Perlomeno aveva sorriso e fatto ridere le tre donne, con qualche battutina ben piazzata.

Era molto simpatico se voleva, ma non voleva quasi mai. Non con lei, comunque.

Ariel ora, estremamente a disagio a causa del suo coinvolgimento in una discussione così delicata e personale, cercò di smorzare il clima teso raccontando dei suoi genitori che ora si trovavano in crociera in Giappone.
Fece vedere loro una foto, immortalante sua madre in una via ricoperta di ciliegi in fiore, ripristinando un clima nuovamente sereno.

Un paio d'ore dopo la cena terminò e la ragazza salutò tutti.

Baciò infine la guancia di Erika, sotto gli occhi stupiti dei due che ancora non si erano abituati al fatto che la bella biondina si facesse toccare così intimamente senza dare di matto.

A lei veniva naturale avvicinarla e la ragazza non sembrava infastidita.

Era un'amica particolare, assolutamente. Però ci teneva a lei e le faceva tanta tenerezza.

Così innocente, così impaurita dal mondo.

~~~

I giorni seguenti, quando la sera si ritirava in camera da letto, spesso sentiva i gemiti di Joe che prendeva a pugni un vecchio sacco da box.

Era sempre più bello... e lei sempre più cotta.

Per qualche strano e incerto motivo voleva avvicinarsi di più a lui.

Non era più un estraneo ormai e quei pochi istanti passati insieme per lei erano stati significativi.
Sentiva che doveva provare ad avere un qualche rapporto con il bel ragazzo.

Una sera, prima d'iniziare il turno di lavoro gli si avvicinò con fare sicuro di sé, con una birra ghiacciata in mano.

Cosa ci fa in piena notte lì, ogni santa sera? Non ha più le sue amichette?

•Pensi che sia diventato Don Abbondio, per caso?•

Certo che le aveva, ma probabilmente lei evitò, senza volere, di guardare fuori dalla sua finestra nell'ultimo periodo.

Avvicinandosi notò una fascia blu che gli adornava la fronte ma il sudore sgocciolava comunque sul viso, tracciando una linea invisibile.

"Prendi" gli disse.

Il ragazzo, che non l'aveva vista entrare nel suo cortiletto bloccò di colpo il sacco da boxe, che ancora stava ondeggiando dopo un suo potente pugno.

Aveva proprio l'aria di un sacco da box vecchio quanto i dinosauri! Era brutto, malconcio e con qualche crepa nel tessuto.

"Dopo una birra ti sentirai come rinato" lo esortò, porgendoli la bottiglia di vetro.

Joe la ringraziò con un sorriso e si sedette sulla panchina nuova di zecca, che aveva preso il posto della vecchia amaca.

Le gocce di sudore, che gli segnavano il collo, sembravano suggerirle qualcosa, ma non sapeva cosa.

•'Asciugaci'•

|Asciugati la bava, per carità|

Se c'era qualche aspetto di lui che non trovasse affascinante era il momento di scoprirlo. E subito!

"Che lavoro fai?" le chiese improvvisamente, dopo aver dato uno sguardo alle calze a rete nere che si intravedevano sotto il trench color panna.

"Barista in un ristorante" rispose stringendosi attorno al corpo l'indumento, per coprirsi il più possibile per non mostrargli il top bianco mezzo trasparente e striminzito che lasciava poco all'immaginazione.

Non voleva dirgli che lavorava in un night, avrebbe certamente pensato male.

Lui si girò a guardarla con espressione ironica, facendo un tiro con la sigaretta per poi espirare una nuvoletta di fumo grigio e denso.
"Ristorante? Eri vestita così anche quella sera che è successo il casino con mia sorella"

Ok, aveva detto una cazzata enorme.
Anche un bambino ci sarebbe arrivato che non si lavora vestite così succinte in un ristorante.
Odio mentire.

"D'accordo..." sospirò, stringendo i pugni "in un night. E allora?"

Si rese conto che le era uscito un tono talmente accusatore che fu lei stessa a capire di essere troppo prevenuta!

"Era per chiedere" le rispose, allargando le mani come per arrendersi, per poi tirare fuori una Marlboro e accenderla.
"In quale night? Ne conosco un paio qui in zona"

"Lo immagino"

Non aveva avuto l'intenzione di dirlo ad alta voce, ma lo fece senza volerlo.
E soprattutto non voleva dirlo con quel tono sarcastico! Dannazione!

Il ragazzo, che era a un passo da lei, le si avvicinò con la sigaretta accesa che penzolava sulle labbra. Non appena le fu di fronte con due dita la sfilò dalla bocca e la inondò di una nuvola di fumo. Il battito del suo cuore accelerò improvvisamente quando, con il suo solito sorrisetto malizioso, le mise un dito sotto al mento sollevandolo verso di lui. Occhi verdi in occhi castani.

Acqua e sabbia.

Una piccola scossa elettrica le attraversò il punto dove l'aveva delicatamente sfiorata.

"Non sono un prete, sai?" Rise malizioso, squadrandole ogni centimetro del viso.

•Visto? Ho pur detto che non è Don Abbondio!•

Ariel non riuscì a spiccicare parola.

Occhi profondi, labbra disegnate, capelli ribelli, maglietta attillata...
Era imbambolata a fissarlo di nuovo.
Lui se ne accorse, a giudicare dal sorrisetto che sfoggiò, prima di alzarsi e riprendere a pugni il sacco.

Che vergogna, sembro una ragazzina...

Si divertiva davvero a prenderla in giro e sicuramente aveva capito che lei provava una sorta d'interesse, nei suoi confronti.
Lui però non si sbilanciò mai.

Ariel, da brava testarda che era, non si arrese e continuò per settimane a portargli la birra, l'acqua, un asciugamano...

Dopo quasi un mese di questa tiritera, era finalmente felice di poter affermare che avevano un rapporto un po' più intimo.

Parlavano a volte anche fino tarda notte, quando non aveva il turno al night.

Si raccontavano, ad esempio, delle loro passioni.
Del fatto che in breve tempo si sarebbe laureato in architettura e dei viaggi che avevano fatto.
Parlavano tanto anche di Erika e della malattia che la affliggeva.

Si capiva, da come cambiava tono di voce, che le voleva un bene dell'anima ed era sinceramente sollevato che la sorella avesse trovato qualcun altro a cui appoggiarsi nei momenti di crisi.

"Continua a chiedere di te... 'Principessa, principessa'"

"Davvero?"
Che dolcezza!

"Sì, l'hai salvata quella sera. Le devi essere sembrata come l'eroina di quei film smielati che guardate voi donne" le spiegò roteando gli occhi verdi all'insù, come se non esistesse femmina sulla terra che non ama il genere romantico.

"A me non piacciono però. Eppure sono una ragazza anche io, come la metti?"

Joe le accarezzò dolcemente la testa, un contatto che Ariel non si aspettava ma che le fece provare imbarazzo.

Dio, come le piaceva però!

"Eh, ma tu non sei una ragazza comune" le sussurrò, più vicino al suo viso.

Dio, come avrebbe voluto baciarlo!

DIO, DIO, DIO!

~~~

I giorni passarono e il loro rapporto diventò sempre più amichevole.

Amichevole... per lui senz'altro.
Lei sapeva di essere andata ben oltre alla semplice amicizia.

Lo pensava continuamente e non vedeva l'ora di vederlo. Ogni giorno la stessa storia.

Quando lo vedeva baciarsi con altre ragazze si ritrovava con un'espressione così triste che era grata di essere chiusa fra quattro mura, al riparo da occhi indiscreti.

Lei lo desiderava.

Smettila idiota, lui non fa per te.

Troppo bello, troppo sensuale, troppo corteggiato, troppo tutto.

Quando si guardava allo specchio era carina, questo sì.
Nulla di fuori dal comune.

Le ragazze che portava a casa invece loro sì che lo erano.

È come paragonare Angelina Jolie a un blob. Non si fa.

Più passava il tempo con lui e più gli piaceva il suo modo di essere. Soprattutto in quei momenti in cui le confidava piccoli segreti, che era sicura non dicesse alle altre. Come ad esempio la sua passione per manga e anime.

A volte le raccontava una storia di uno di questi fumetti e il suo sguardo si accendeva. In quei momenti sembravano essere amici da sempre e, di questo, era così contenta che lo ascoltava sempre volentieri con un sorriso sincero stampato sul volto.

~~~~

Erano passati ormai tre mesi da quando erano diventati abbastanza amici... ma i sentimenti di Ariel, invece che cambiare direzione, stavano traboccando.

Traboccava anche la gelosia, nei confronti di quelle donne che continuavano a passare la notte con lui.
Non sopportava più la situazione però, comunque, non poteva dirgli nulla.

Che diritto aveva? Non si era nemmeno accorto di lei, in quel senso.

Ogni tanto le lanciava qualche sguardo equivoco ma sapeva che non doveva illudersi perché, quegli sguardi, li lanciava a tutte da buon Casanova qual era.

Se avesse provato qualcosa per lei probabilmente avrebbe notato un cambiamento in questo senso, ma zero.

Joe sapeva bene dei suoi sentimenti, ne era assolutamente sicura.
Troppo evidenti da celarli, ma li ignorava deliberatamente.

Erano già diversi giorni che faticava a trattenersi.
Era stata sul punto di saltargli addosso già parecchie volte, si era sempre trattenuta.

Non voleva rovinare quella bella amicizia che si era creata.
Anche perché ormai a Erika si era affezionata così tanto da ritenerla davvero come una sorella minore.

Lui però, di riguardo verso i suoi sentimenti non ne aveva proprio per niente.

La gelosia è davvero una brutta bestia, non era mai stata così ossessionata da qualcuno.

Joe nonostante tutto, continuava ad andare a letto con diverse ragazze poco dopo averle dato la buonanotte.

Ogni volta si sentiva morire dentro, non sapeva quanto ancora avrebbe resistito.

Nelle ultime settimane, infatti, si vedevano meno. Lei aveva sempre una scusa pronta, per evitare di passarci tutto quel tempo insieme.

A volte era un turno extra, a volte era l'uscita con un Johanna, altre volte la chiamata di sua madre...

La cosa le faceva male perché sentiva la sua mancanza, ma era arrivata al punto da sentire di più il dolore.

Quando poi, quell'idiota, le raccontava delle sue ex e dei bei viaggi che avevano fatto  avrebbe solo voluto scappare per non ascoltare quelle storielle del cappero.

Davvero non ho fatto breccia nel suo cuore? Nemmeno un pochino?

La risposta la sapeva già, ma si sa che è la speranza l'ultima a morire.

~~~

Una sera, una di quelle nelle quali era impossibile evitarlo, la situazione divenne insostenibile.

Il cellulare del giovane non smetteva di suonare e vibrare, tra chiamate e messaggi continui.

Poteva giurare di aver letto Samantha e Jenny nello schermo.

Alle chiamate non rispondeva e buttava giù ma ai messaggi invece sì, non considerando di striscio la sua vicina di casa, che stava impazzendo dalla gelosia.

Lo odiava, lo odiava davvero in quel momento.

Cazzo!

Era lì con lei e faceva finta che non esistesse.

•'Sto stronzo•

"Joe, che tesi discuterai in sede di laurea?" cercò di distrarlo.

Nessuna risposta.

"Joe..."

Gli occhi puntati sul cellulare.

Ariel allora mise una mano sopra lo schermo e gli bloccò la visuale.

"ARIEL, CRISTO SANTO!"

Il tono esasperato del ragazzo la fece trasalire. Non si aspettava una reazione tanto forte.

Non glielo aveva mica gettato a terra, quel dannato cellulare!

Della sua gelosia e sofferenza non gli importava niente.

È cosi maledettamente evidente, pensò con una fitta che le colpì il centro del cuore.

"Non essere appiccicosa" la avvertì, spostandole la mano dal suo preziosissimo e odiosissimo cellulare di merda.

Appiccicosa, ecco cos'era lei per lui.

Le sue amichette erano mille volte più importanti.

Sentì gli occhi pungere e, prima di farsi vedere piangere, si alzò per uscire dal cortile di quel fotta-man vivente.

Il dolore che sentiva era troppo. Non avrebbe più potuto, ne voluto sopportare di essere trattata in quel modo.

Non badò nemmeno al fatto che una voce la stava chiamando "ARIEL! Dove vai?"

Doveva tagliare i ponti fintanto che aveva ancora la forza di allontanarsi da lui.
Continuare in quel modo era sadico e la rendeva costantemente infelice.

Quel bacio a stampo che c'era stato, era davvero solo un 'grazie'.

~Flashback di due giorni prima
"JOE! JOE! JOE!" Ariel aveva appena parcheggiato la sua bicicletta
per poi correre verso il suo vicino, intento a prendere a pugni il sacco da boxe.
La ragazza ebbe quasi un mancamento nel vedere sul petto tutte quelle goccioline di sudore fare a gara a chi scendeva più veloce.

"Ariel..." sorriso sornione, non promettendo nulla di buono "ho già tante donne che gridano il mio nome..." la ragazza roteò gli occhi verso il cielo, sapendo già dove lui volesse andare a parare "ma urlato da te mi fa fare pensieri poco nobili" finì, dandole un buffetto tenero sul naso.

"CAMBIANDO ARGOMENTO" Ariel parlò quasi facesse lo spelling di una parola russa a un cinese "guarda cos'ho qui".
Tirò fuori, dalla mega borsa stile Mary Poppins, un grande foglio arrotolato su se stesso e glielo porse sorridente, battendo poi le mani come una bimba.

|Un foglio... che eccitazione...|

•Non vedi? Sono tutta bagnata...•
La volgarità fatta a coscienza ovviamente era la sua!

Joe, dapprima confuso, nel momento in cui lo srotolò, fece un sorriso talmente grande che se i denti brillassero di luce propria, lei sarebbe diventata cieca.
Chiaramente il moro era in disaccordo con le coscienze di Ariel.

"Come... come..."il verde dell'iride animato di gratitudine mista a sorpresa.
"Beh, è un segreto" gli strizzò l'occhio, contenta di averlo reso felice lei, quella sera.

Non gli avrebbe di certo detto che quando il padre le mandò la foto di un mercatino dell'usato in Giappone, lei e i suoi occhi da felino, notarono in basso a destra tra i tanti fumetti un poster giallo sbiadito in bella e nitida vista.
Il disegno era vecchio stile e la scritta "Doctor Strange, edizione limitata 1970" con tanto di scarabocchio autografo di Stan Lee, sembrava autentica.

O almeno così le disse il padre per telefono.

Ariel, comunque, gli chiede di comprarlo e spedirglielo al più presto visto che sarebbe stato il 'regalo di compleanno per un'amica nerd'.
L'uomo non aveva posto ulteriori domande e fece come richiesto.
Non seppe mai nemmeno quanto venne a costare, ma probabilmente non molto considerando quanto il padre fosse tirchio.

Avere un tesoro tra le mani e non saperlo, pensò all'indirizzo dell'omino sprovveduto del mercato che, a giudicare dagli oggetti immortalati nella foto, vendeva di tutto un po' a cuor leggero.

Joe la abbracciò calorosamente,  stringendola come mai aveva fatto fino a qual momento.
Con il naso tra i capelli lunghi e profumati della sua vicina, lui sorrideva nascondendosi.

"Non potrò mai ripagarti" le sussurrò all'orecchio.
"Non preoccuparti, non è stato nien-" tentò di rincuorarlo, ma non finì mai la frase.
Joe, staccatosi dall'abbraccio che le scaldava l'anima, le prese il viso fra le mani e le stampò un lungo bacio a stampo.

Ariel non reagì ma rimase ferma, con le labbra assetate di lui.
Sapeva perfettamente che il suo era stato un gesto istintivo e, quel bacio innocente, il ringraziamento più sentito che Joe potesse rivolgerle.
Le parole evidentemente non gli sembrarono sufficenti.
L'unica cosa che lei, invece, pensò fu solo una...
Miglior 'grazie' non esiste.

~Fine flashback

[Sai Ariel se ripenso a quella sera e a quello che ci siamo detti, sorrido.
Mi torna in mente come ti eri messa sulla difensiva quando ti ho chiesto il lavoro che, evidentemente, ti vergognavi di fare.
Ti ricordi? Ti dissi che non ero un prete.
Non lo sono nemmeno adesso.
Però a differenza di anni fa nei loro occhi, mentre le faccio mie, cerco solo una ragazza testarda e adorabile.
Solo che dentro quegli occhi io non riesco mai a trovarti.
È te che voglio guardare, dopo aver fatto l'amore.
Loro sono solo un tuo pallido riflesso. Rimarranno tali e non potrebbe essere diversamente, perché il mio cuore non vuole sentire ragioni e ti sta aspettando.
Non importa se sono già passati due anni.
Ti aspetterà ancora, ancora e ancora. Joe]

~~~
Ciao, belle gioie✨
Come state? Spero che il capitolo vi piaccia.

E voi, siete mai state ignorate dalla vostra cotta? Come è andata a finire? 👩‍❤️‍💋‍👨 o 😭?
Ariel, non la sopporta più questa situazione.
Anche detta Friendzone.

Bacioni!
PMaryy

 

   
 
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