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Autore: LadyStone    07/05/2021    1 recensioni
Sono passati diversi anni dagli ultimi fatti di Le Custodi - In Acque Profonde, ma ognuno avrà saputo trovare il suo posto nel mondo? Regnerà davvero la serenità e la pace degli animi?La verità farà di nuovo parte delle loro vite o ancora segreti graveranno sulle loro spalle?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Cancer DeathMask, Cancer Manigoldo, Gemini Saga, Scorpion Milo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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MU
 
“Tu l’ami ancora, vero?”
Mu alzò lo sguardo dal cruscotto, la macchina appena spenta, e guardò il volto di Kaliklia, che lo osservava languida e triste al contempo.
“Ma cosa dici?” le sussurrò, sorridendole appena.
Kaliklia non rispose, ma continuò a fissarlo, il volto metà arancione per via del lampione sotto cui erano parcheggiati e che rendeva la luce interna dell’auto simile a quei film anni ’50.
“Che lei non è mai uscita di lì” gli sfiorò il petto all’altezza del cuore con  la punta dell’indice.
Mu voltò appena la testa, guardando fuori dal finestrino la notte buia di Rodorio.
Erano settimane che Clarissa lo tormentava per quella cena a quattro, non gli aveva dato tregua.
“Dai Mu, ho così voglia di conoscere la tua ragazza e di fare, finalmente, un’uscita a quattro. Dai!! Sarà divertente, vedrai.”
Al decimo assalto non aveva potuto che capitolare e quella sera avevano cenato insieme in uno dei ristorantini più romantici del paese, che aveva scelto Kaliklia, entusiasta come Clarissa all’idea.
Luci soffuse, musica soft, una coppia di fronte all’altra, avevano cenato in armonia. Deathmask, da quando aveva messo quell’anello al dito di Clarissa, sposandola davanti a tutto il Santuario, non lo guardava più con aria di sfida, era quasi rilassato, evidentemente non lo riteneva più una minaccia, e quell’anello, che quella sera brillava sotto la luce delle candele del loro tavolo, era stata la sua spada di Damocle. Il suo Alt!
Davanti a quel monile dal gusto antico si era arreso ed aveva fatto in modo di chiudere Clarissa nell’angolo più remoto del suo cuore, ma da quel che gli stava dicendo ora la sua donna, non c’era riuscito poi così bene.
Prese la mano della sua ragazza e la baciò.
“Non hai nulla da temere, davvero.”
Kaliklia liberò la sua mano da quella dell’Ariete e, abbassando il parasole, si guardò nello specchietto.
“Vedi, Mu, il mio rossetto è intatto, uguale a quando sono uscita di casa e non era mai successo prima di oggi” se lo sfiorò, sporcandosi appena il polpastrello. “Non un bacio da che mi sei venuto a prendere sino ad ora.” Lo guardò abbassare lo sguardo e togliere le chiavi dal quadro.
Avrebbe voluto anche dirgli che più di una volta aveva versato il vino prima a Clarissa e poi a lei, che ogni tanto, quando beveva, da dietro il calice, guardava Clarissa negli occhi fino a che l’ultima goccia non aveva bagnato le sue labbra, che…diverse cose gli avrebbe potuto dire, ma ricordarle tutte ora iniziava a fare ancora più male.
Come poteva mentirle? 
Era vero, non l’aveva mai baciata, neanche quando era andato a prenderla, schiavo dell’idea di cosa stesse per vivere, di essere per la prima volta seduto ad un ristorante con Clarissa, ora che non avrebbe mai più potuto essere sua, che era entrata Kaliklia nella sua vita, che Clarissa lo trattava davvero solo da amico, ma lui?
Mu aprì la portiera e scese da quella macchina passandosi una mano sul viso, cercando di allontanare l’immagine di Clarissa, che aveva ancora in fondo ai suoi occhi, così bella e raggiante in quell’abito rosso che non le aveva mai visto prima, così serena e a suo agio nel parlare con la sua ragazza e con quello sguardo adorante, che rivolgeva a suo marito, sempre lo stesso di molti anni prima.
Lei era davvero andata avanti, ma lui?
Lui, evidentemente, no.
Girò attorno alla macchina ed aprì la portiera della ragazza che lo attendeva. L’aiutò a scendere, mentre lei lo fissava con aria triste e quasi rassegnata. Vicini, i corpi quasi a sfiorarsi, lui le diede quel bacio che lei attendeva da tutta la sera.
Kaliklia lo guardò ancora una volta, un po’ del suo rossetto, non più perfetto, sulle belle labbra di Mu. La prima volta che lui le aveva chiesto di uscire, aveva sentito mancarle il fiato, ma in quel momento la cosa giusta da fare era tornare la donna razionale che era sempre stata, il medico che analizzava ogni sintomo per individuare la giusta diagnosi e, per lei, la diagnosi, stavolta, era più che chiara.
“Mu, io, io non credo di poter accettare di essere la seconda a vita. Sono stata sempre la prima della classe, la prima figlia, la prima nipote, e pretendo di essere lo stesso per il mio uomo.” Parlava, ma un laccio le soffocava il cuore un po’ di più ad ogni parola.
Mu non la interruppe una sola volta, la guardò in silenzio, serio, una serietà intrisa di dolcezza che lei non potè non notare.
Era davvero la seconda per lui?
Clarissa aveva ancora lo scettro del suo cuore?
Lui che non aveva mai avuto un dubbio nella sua vita, ora stava vacillando, eppure ogni mattina nello specchio sopra il lavandino poteva giurare di vedere il sorriso della sua bella genetista, ma quella sera tutto era confuso, sfumato, impercettibile.
“No, non meriti di essere seconda a nessuno o di sentirti tale.” Le diede un altro bacio, ma stavolta sulla fronte, prima di abbassare lo sguardo e rifare il giro della macchina ed aprire la portiera. “Ti chiamo domani.” Le disse con un sorriso mesto sulle labbra.
Kaliklia annuì appena con la testa, mentre lo guardava mettere in moto e fare manovra. Se avesse seguito il suo istinto si sarebbe messa nel bel mezzo della carreggiata, braccia spalancate, costringendolo a fermare nuovamente la macchina, per poi farlo scendere e correre insieme nel suo appartamento, ma sapeva che non sarebbe stata la cosa migliore da fare, serviva solo che lo lasciasse fare, che gli lasciasse un pizzico di tempo e Clarissa sarebbe davvero diventata solo un ricordo, una parte di passato. Poteva farcela, doveva farcela.
“Ce la faremo e saremo felici” pensò fra sé, vedendolo allontanarsi nella notte di Rodorio.
   
 
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