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Autore: MaryElizabethVictoria    07/05/2021    0 recensioni
Morgan Stark e Sarah Rogers sono partite ormai da un anno, di nascosto dalle rispettive famiglie, in una disperata missione alla ricerca del fratello di Sarah, Philip. Il ragazzo, creduto morto, di recente è ricomparso misteriosamente per aiutarle a fuggire da un laboratorio dell'Hydra dove hanno tentato strani esperimenti sui ragazzi, per poi scomparire di nuovo. 
Le due non si daranno pace finché non capiranno cosa c'è dietro.
Intanto la diciottenne Ellie Smith, una ragazza apparentemente priva di poteri dal passato incerto, si è iscritta all'Accademia SHIELD per diventare un'agente proprio come il suo fidanzato Michael Coulson. Anche Blake Foster, Cali Erikssen, Sebastian Strange e i gemelli William e Tommy Maximoff si sono gettati a capofitto nel loro primo anno di college, dove tra esami incombenti, poteri fuori controllo e drammi familiari in agguato i guai non mancheranno di seguirli...
I fatti narrati si volgono circa un anno dopo quanto accaduto in 'The Young Avengers' di cui è consigliata la visione per contestualizzare meglio i personaggi e il loro percorso. Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era stato un anno particolarmente difficile per Elisabeth Smith, meglio conosciuta come Ellie, un anno di cambiamenti.
Ormai la ragazza non era più sicura neanche di come farsi chiamare dal momento che quel nome lo avevano scelto per lei le persone che fino ad allora si erano spacciate per i suoi genitori, ma che in realtà l’avevano rapita dalla sua vera famiglia per sottoporla a crudeli esperimenti. Per crescere una ragazza ‘normale’ a loro dire privandola per sempre anche solo della possibilità di conoscere il suo retaggio.
Dopo che i suoi presunti genitori si erano rivelati per quello che erano, scienziati dell’Hydra coinvolti nel progetto RedDoor, Elisabeth era rimasta sola al mondo. Quella che considerava casa sua era esplosa insieme al laboratorio degli Smith.Tutte le tracce del suo passato, vero o falso che fosse, cancellate.

Se aveva trovato la forza di reagire a quella catastrofe lo doveva principalmente a Michael Coulson, suo attuale fidanzato, che non l’aveva mai abbandonata un istante. Michael aveva fatto in modo che, dopo che tutte le sue certezze erano crollate, Elisabeth potesse continuare a credere almeno in lui, comportandosi come il più perfetto dei ragazzi. Era principalmente per dimostrare qualcosa a Michael, oltre che per il desiderio di dare una svolta alla sua vita, che la ragazza aveva maturato la decisione di iscriversi al programma di addestramento dello SHIELD. Voleva fare esattamente quello che faceva lui: proteggere le persone. Purtroppo il suo ingresso nel settore reclute dello SHIELD non era stato facile e il duro addestramento, a cui certamente non era abituata, non era nemmeno la parte peggiore. Fin dal suo primo giorno nel programma Ellie si rese conto degli sguardi incollati sulla sua schiena, poi dei bisbigli nei corridoi.
Infine delle aperte provocazioni:

-Eccola, è quella che ti dicevo... che faccia tosta a presentarsi qui!

-Con tutte le brave persone che i suoi hanno ammazzato e torturato...che schifo.

-Già. La piccola Miss Hydra non può essere tanto diversa...e dice di non saperne niente! Secondo me mente.

-O mente oppure è davvero stupida come sembra. Qualcuno dovrebbe fare qualcosa: è inammissibile che si trovi qui!

Tutti sapevano già chi era e soprattutto chi erano stati i suoi: dei criminali che avevano fatto cose orribili a molte persone, comprese le famiglie di buona parte delle altre reclute. E questo non le avrebbero permesso di dimenticarlo, anzi, non potendo vendicarsi sugli Smith o sull’Hydra, avevano deciso che sarebbe stata lei il loro bersaglio.
Per farla breve Ellie era la vittima preferita dei peggiori fenomeni di bullismo mai registrati nella storia dell’agenzia.
Ed era anche diventata dannatamente brava a nasconderlo.

Tutte le sere, quando tornava a casa, o meglio a casa di Michael che la ospitava, Ellie avrebbe voluto solo piangere e invece si sforzava di sorridere. Non voleva che Michael si preoccupasse, non voleva essergli ulteriormente di peso.

-Sono qui!- annunciò allegramente, appoggiando il borsone delle sue cose all’ingresso con il braccio sano. Quello con meno lividi nascosti sotto le maniche lunghe della maglia che si ostinava ad indossare nonostante il cado dell’appartamento di Michael.

Lui la accolse come sempre con quello sguardo adorante che riusciva a calmarla e rassicurarla allo steso tempo.

-Bentornata. Tutto bene oggi?

-Splendidamente- mentì lei, stando molto attenta a non sussultare nel suo leggero abbraccio quando inavvertitamente andò a toccare le ferite fresche.

-Anche con il resto del gruppo? Non mi parli mai di loro, vedi gli allenamenti sono importanti ma anche fare  amicizia con le altre reclute. Credimi, ci sono passato, non vorrei che ti ignorassero solo perchè sei un po’ timida...come me.

-Sono sempre al centro delle loro attenzioni, tranquillo- assicurò la ragazza, amaramente.

Fortunatamente Michael era troppo in buona fede per cogliere quella leggera ironia.
Il suo unico difetto era proprio di essere talmente una brava persona da non riuscire neanche  aconcepire il male negli altri, se non a livello molto teorico. Era cresciuto così nei miti sfavillanti degli eroi che combattono i mostri, senza lasciare spazio a zone grige.

-Ellie, sei sicura di stare bene? Mi sembri un po’ giù...ma magari è solo una mia impressione.

-Sono solo un po’ stanca, niente di che, non devi preoccuparti.

-Spero tu non lo sia troppo perchè... abbiamo ospiti- annunciò il ragazzo, ricambiando il suo finto sorriso con uno vero.

Era emozionato, si notava tantissimo.
Nel loro salotto in effetti erano accomodati niente meno che il suo capo, Daisy Jhonson, e il di lei marito, il capitano Steve Rogers, ovvero la persona più popolare d’America. Entrambi scattarono sull’attenti non appena intercettarono lo sguardo di Ellie come se fosse lei la star della situazione, mettendo la ragazza ulteriormente in soggezione.

-Ehm... che piacere...signori Rogers. Come va?

-Ellie, il piacere è nostro. Hai tagliato i capelli? Ti stanno bene corti.

In realtà Ellie non li aveva tagliati di sua iniziativa, bensì glieli avevano addirittura bruciati come risultato di un altro stupido scherzo umiliante. La ragazza per minimizzare il danno era stata costretta a rimediare come aveva potuto con un taglio cortissimo.

-Si, ho voluto cambiare- affermò tutta sorridente- Ero stanca di averli così lunghi. Mi si impigliavano dappertutto.

Era stupefacente quanti progressi avesse fatto nel mentire alle persone, proprio lei che fino ad un anno fa si sentiva in colpa a prendere le caramelle dal dentista. Cali sarebbe stata proprio orgogliosa di lei.

-Ci dispiace disturbare...passavamo di qua e così abbiamo pensato di passare a salutare Michael...e anche a vedere come stavi- proseguirono i Rogers.

Entrambi le erano chiaramente molto grati per quanto aveva fatto per aiutare Sarah e i ragazzi e glielo avevano dimostrato in più occasioni. Non ultima la circostanza per cui Ellie era ancora libera. Dopo l’ultima battaglia, infatti la ragazza sapeva che era un miracolo se il governo non l’aveva arrestata, ritenendola una potenziale complice di quella follia. Per la verità si era salvata solo grazie alla testimonianza dei suoi amici e di Michael, oltre che per il cortese interessamento dei genitori di Sarah, che avevano ruoli e conoscenze abbastanza importanti da evitarle il peggio.

-Sto benissimo, grazie- mentì di nuovo la ragazza- se siete appena arrivati, possiamo offrirvi qualcosa da bere? Michael, siediti anche tu per favore, ci penso io a portarvi subito qualcosa.

-Ci piacerebbe, si, se non è troppo disturbo- rispose Daisy sempre molto cordiale nonostante fosse una persona che detestava le formalità. In realtà in quel momento la donna sembrava proprio un animale in gabbia. Si vedeva che aveva una voglia matta di saltare i convenevoli e andare dritta al punto, ma aveva concordato con il marito di andare prudentemente per gradi. In fondo Ellie era una ragazzina che ultimamente ne aveva passate tante, l’ultima cosa che volevano era piombarle in casa e sottoporla all’ennesimo interrogatorio forzato.

-Non è affatto un disturbo...dopo quello che avete fatto per me.

-Dopo quanto hai fatto tu per nostra figlia temo che il debito maggiore sia ancora nostro- disse Steve molto sinceramente.

Ellie aveva i suoi dubbi a riguardo, considerando il fatto che senza il loro intervento a quest’ora si sarebbe trovata suo malgrado internata in qualche buco sperduto molto peggiore della precedente.

Infatti Daisy Jhonson e il capitano Rogers avevano garantito personalmente per lei durante le indagini seguite al disastro dell’anno corso, un po’ per farsi perdonare dalla figlia e un po’ perchè era sinceramente grati ad Ellie per avere aiutato i ragazzi. In effetti senza di lei la maggior parte di loro non sarebbe lì a raccontarlo e pertanto alla gratitudine dimostrata dai Rogers si era aggiunta anche quella di tutti gli altri genitori coinvolti. Avevano fatto a gara per offrirle aiuto, sempre partendo dal presupposto che avevano tutti molto da farsi perdonare ai rispettivi figli, principalmente il fatto di non aver creduto in loro e di averli segregati in collegio per un anno intero ‘per il loro bene’. Aiutare Ellie oltre che la cosa giusta da fare poteva essere un primo passo di redenzione ai loro occhi.

Comunque la ragazza non si era bevuta neanche per un istante che il direttore dello SHIELD e Capitan America ‘passassero di qua per caso’ e fossero venuti a trovarla solo per un veloce saluto. Ci doveva essere dell’altro e riteneva anche di sapere perfettamente di cosa poteva trattarsi.

-Sarah è un’amica. Non ho fatto niente di più di quanto avrebbe fatto chiunque al mio posto, davvero.

-Hai fatto molto di più Ellie...Ma a proposito di Sarah- proseguì il Capitano- per caso l’hai sentita ultimamente?

A quelle parole Daisy Jhonson quasi trattenne il fiato.
Ecco, appunto: erano chiaramente venuti per l’ennesimo problema con la figlia che evidentemente li aveva tagliati fuori entrambi.

-Si ... non proprio spesso, ma si. E’ molto impegnata con il college.

Era la verità, almeno per quanto ne sapeva Ellie.
Tuttavia avrebbe mentito affermando che non le sembrasse un comportamento strano da parte di Sarah Rogers, per come la conosceva, sparire a quel modo e farsi sentire giusto il minimo indispensabile. Tutti i loro amici lo pensavano, era quasi il loro argomento di discussione principale quando si sentivano. Però nessuno di loro osava metterla in discussione, quello sarebbe stato il ruolo di Blake, che tuttavia pareva a sua volta disperso.

Insomma, era tutto parecchio incasinato al momento.

-Così ci ha detto- commentò il padre, sconsolato- Chiama sempre meno di frequente purtroppo.

-Sciocchezze - intervenne invece Daisy, senza più riuscire a trattenersi- Parliamoci chiaro. Conosco abbastanza mia figlia per sapere quando mi dice una palla: la verità è che nella migliore delle ipotesi non ci ha ancora perdonati per...insomma lo sai. Sempre che non ci sia di mezzo qualcosa di peggio...

-All’inizio abbiamo pensato che poteva trattarsi di una semplice delusione per la partenza di Blake- aggiunse suo marito, che era forse l’unico che ancora li credeva semplicemente amici- sai, sono molto legati. Quasi come fratelli.

Daisy sbuffò: amava quell’uomo con tutta sè stessa, santo cielo, ma a volte era di un’ingenuità disarmante! In particolare modo con le persone a lui vicine. Non c’era da sorprendersi se Sarah aveva imparato a rigirarselo come voleva...

-Insomma, pensavamo a quello, ma ormai è passato quasi un anno... sarebbe troppo strano. Deve trattarsi di qualcos’altro.

-Come capirai, visti gli errori del passato non possiamo più permetterci di trascurare nulla- convenne Steve Rogers- Ma con te è diverso, forse Sarah ti ha accennato qualcosa in più...magari anche incidentalmente. In fondo siete amiche.

-Sentite, io non so niente di diverso da quello che sapete anche voi...

-Non ti stiamo chiedendo di tradire la sua fiducia. Solo vorremmo sapere per tempo se possiamo fare qualcosa... e soprattutto se dobbiamo preoccuparci.

-Vorrai dire quanto dobbiamo preoccuparci- lo corresse Daisy- perchè in ogni caso lo siamo già.

-E avete pensato bene di venire fin qua a parlarne proprio con me anziché affrontare l’argomento con vostra figlia?! - commentò a quel punto la ragazza, del tutto esausta e francamente incapace di trattenersi oltre- Avete mai considerato di dire a Sarah che vi dispiace per quanto è successo e di farla finita di girarci introno?

-Ellie!

-No, Michael. Questa me la devono proprio spiegare- insistette lei, forse con una durezza maggiore di quanto intendesse- dite che essendo sua amica dovrei sapere cosa le sta succedendo, ma voi siete i suoi genitori! E i genitori dovrebbero essere sinceri... dovrebbero avere il coraggio di guardarci negli occhi anche quando hanno fatto una cazzata e ammetterlo...dovrebbero prendersi le loro responsabilità anziché tramare, mentire, ingannare ...e farti credere di volerti bene solo perchè sei parte del loro cazzo di piano!- si sfogò infine, ma ormai era chiaro che non stava più parlando dei genitori di Sarah.

Era una situazione orribile la sua, che tutti i presenti comprendevano.

Nonostante gli enormi sforzi compiuti durante l’ultimo anno, Ellie non era sicura che sarebbe mai tornata a stare bene. Era solo diventata una bomba a orologeria pronta ad esplodere quando meno ce lo si aspettava. Sarebbe crollata se non fosse stato per Michael, che con la sua sola presenza, con solo la leggerissima pressione della sua mano sulla sua l’aveva riportata a ragionare lucidamente.

-Scusate, io...sono stata scortese- ammise infine la ragazza, abbandonandosi esausta sul divano- E non mi stavo certo riferendo a voi. So quanto siete davvero preoccupati per Sarah.

-Sei stata sincera- la corresse Daisy- e comunque non hai detto nulla che non abbiamo meritato... o che non ci siamo detti da soli almeno un centinaio di volte.

Già. Specialmente dopo Philip.

-Ellie, ci dispiace tanto- disse Steve Rogers- anche Sarah sa che ci dispiace...insomma, non ne abbiamo mai parlato direttamente, abbiamo avuto i nostri problemi, ma io sono certo che lo sa.

Quanto a questo Ellie aveva le sue perplessità. Ovvio che Sarah in fondo lo sapeva, ma attualmente era anche molto arrabbiata, oltre che essere tutta presa dai suoi traffici misteriosi. E le potenzialità di un’adolescente arrabbiata era ciò che tutti gli adulti parevano irrimediabilmente sottovalutare.

-Dovrebbe dirglielo comunque. Solo questo- pigolò la ragazza- In ogni caso vedrò Sarah tra qualche settimana, al compleanno dei gemelli. Posso sempre provare a indagare- promise Ellie, giocherellando nervosamente con l’orlo della manica e scoprendo inavvertitamente un segno bluastro.

Prima che potesse rimediare si rese conto del lampo di consapevolezza passato negli occhi del suo interlocutore. Forse un altro non ci avrebbe fatto caso, ma Steve Rogers suo malgrado era un vero esperto in materia e a quel punto Ellie ebbe a sua volta paura di essere smascherata pubblicamente. Fortunatamente non erano queste le intenzioni del Capitano. Anzi,  prima che anche Michael se ne accorgesse, Steve ebbe la prontezza di intervenire, pregando la moglie di mostrare di persona al giovane agente qualcosa riguardante la nuova missione.

Possibilmente nella stanza accanto.

-Allora...- esordì una volta rimasto solo con Ellie- ...chi devo rimettere in riga per quello?

La ragazza sussultò, maledicendosi per essersi tradita.

-Sono caduta- dichiarò in un ultimo tentativo piuttosto patetico e mal riuscito di ignorare la cosa e lasciar cadere il discorso.

Ma lui non glielo permise.

-Così però mi deludi, avevamo detto che dobbiamo essere sinceri.

-Non è niente per cui preoccuparsi. O per cui far preoccupare Michael.

-Lascialo decidere a lui se vuole preoccuparsi o meno. Ti è molto affezionato.

-Lo so, ma me la cavo da sola- aggiunse la ragazza- è un mio problema e lo risolvo io. Per favore, non voglio che nessuno si metta di mezzo. Mi sto allenando tutti i giorni...sto cercando di farcela, insomma, sto anche migliorando! Posso gestirlo.

-Lo capisco, più di quanto tu creda- concesse lui- ma non posso neanche lasciarti da sola a prenderle ...o la prossima volta non rimarrà molto da gestire.

Ellie non poteva che essere d’accordo, ma non vedeva altre soluzioni.

Non finché ancora una volta Steve Rogers non la sorprese con la sua successiva proposta.

-Ellie, ti hanno mai fatto vedere come si incassa?
 

...


Il compleanno dei gemelli Maximoff era praticamente l’evento della stagione per il loro gruppo, a maggior ragione quella volta.
Non solo perchè i festeggiati erano due, perchè era il momento dell'anno in cui interagivano di più con il mondo esterno comportandosi  come due adolescenti quasi normali,  ma perchè era il primo compleanno dopo l'ultimo anno celebravano da liberi... si sarebbero divertiti un mondo, ad ogni costo. Peccato solo che Blake Foster non ce la facesse a venire, pensava Ellie.

Dopo gli eventi di qualche settimana prima, quando finalmente si era potuta sfogare con qualcuno su tutto quello che stava passando si sentiva molto meglio, più leggera. Steve Rogers era stato comprensivo, ma fermo. Non si era limitato a farle vedere come lottare. Le aveva anche spiegato che oltre certi limiti non si dovrebbe mai andare da soli, nonostante il proprio orgoglio e infine le aveva fatto promettere che se le cose si fossero messe male lo avrebbe chiamato.

Si era fidato del suo giudizio e dimostrandole fiducia l’aveva motivata ulteriormente a non abbattersi. Non c’era da stupirsi che il padre di Sarah fosse il riferimento genitoriale di tutto il gruppo, anche dal momento che li aveva allevati praticamente tutti in casa sua.

-Ehi- la salutarono i festeggiati, elegantissimi nei loro identici completi argentei, correndole incontro per primi e offrendole il braccio uno per lato- ciao Ellie! Come stai bene!!

La ragazza indossava un semplice top rosa bordato di pizzo, un golfino molto leggero che però le nascondeva bene le braccia martoriate, jeans aderenti, un paio di sandali e un trucco leggerissimo.

-Già, finalmente l’hai abbandonato il taglio di capelli da suora- commentò Cali, che aveva un cortissimo abitino di velluto verde a cui aveva abbinato molti anelli e collane dall’aria preziosa.

Quello era il suo modo per dirle che le era mancata. Alla fine il compleanno lo aveva organizzato tutto Cali all’Edge, un locale molto chic che aveva il pregio di essere anche vicino al campus di Sebastian, dove alloggiavano entrambi. La ragazza aveva decorato una sala privata con una bella terrazza a loro disposizione, praticamente schiavizzando gli altri studenti del suo corso per catering e decorazioni.
Quelli non avevano fatto troppe domande e si erano adeguati.

Tutti gli studenti in verità avevano imparato ad aver paura di Cali Erikssen perchè era imprevedibile e soprattutto non aveva paura di sporcarsi le mani. Cominciavano a girare strane voci su di lei, leggende quasi, il cui succo era che era meglio starle alla larga o, se si veniva presi, fare esattamente come voleva lei per evitare ritorsioni.
Certamente quello che aveva più motivo di tutti di temere era il suo ragazzo, Sebastian Strange, che però era anche l’unico a saperla prendere e a limitare i danni.

-Scusa Cali ma esattamente come hai pagato per tutta questa roba?- le domandò Ellie, osservando con aria critica le costose bottiglie riservate al loro tavolo, mentre la baciava su entrambe guance.

In fondo erano tutti dei semplici studenti senza il becco di un quattrino, dal momento che avevano deciso di vivere per conto loro senza l’aiuto delle famiglie, per altro nessuno di loro aveva legalmente l’età per bere.

-Un gioco da ragazzi- commentò lei, liquidando la questione come se non avesse la minima rilevanza- diciamo che il proprietario del locale è un mio grande ammiratore. E comunque con chi credi di parlare? Non ho mai pagato per un drink in tutta la mia vita.

-Posso anche immaginare il perchè- brontolò Sebastian, che se ne stava in un angolo imbronciato, dando a intendere che non gli stava per niente bene come si comportava la sua ragazza per avere sempre il mondo ai suoi piedi.

-Sebastian, mi spieghi a te cosa importa se flirto un pochino con tutti... se alla fine torno sempre a casa con te?- chiese Cali facendogli l’occhiolino.

-Mi importa perchè è...disonesto.

-Oh, amore, il dirty talking lo proviamo più tardi. Non vorrai dare spettacolo proprio qui...anche se per me, lo sai, non ci sono problemi- commentò la ragazza con disinvoltura. Adorava come sempre metterlo in imbarazzo.

-Michael non viene?- chiese in quel momento Tommy Maximoff stappando la prima bottiglia.

-Forse più tardi- rispose Ellie- doveva lavorare a un caso.

-Di sabato sera? Accidenti sono degli schiavisti allo SHIELD.

-Già. Perfino noi reclute abbiamo serata libera il fine settimana.

-A proposito come vanno gli allenamenti?

-Miglioro- rispose ancora Ellie, esitando un instante prima di aggiungere- Da qualche tempo mi dà una mano il padre di Sarah.

-Non c’è da stupirsi. Papà adora le cause perse- commentò giusto in quel momento la diretta interessata.
Sarah Rogers aveva fatto il suo ingresso sicura come sempre, salutando prima i gemelli poi tutti gli altri.
Subito dietro di lei si aggiunse al gruppo anche Morgan Stark che si andò a sedere un po' più discosta dal resto del gruppo.
Nessuna delle due si era vestita o truccata per l’occasione, ma erano comunque due bellissime ragazze: Sarah bionda e slanciata, Morgan con un fisico asciutto e vaporosi capelli ramati.

-Siete venute insieme?- volle sapere Cali, che decisamente non aveva preso bene il fatto che Sarah ultimamente passasse molto più tempo con Morgan che con lei. E nemmeno si spiegava come mai di punto in bianco avesse smesso di ignorarla, dal momento che le due prima avevano attraversato un anno di totale rottura di rapporti, mentre ora sembravano migliori amiche.

-Quanta bella gente- le interruppe Morgan, proprio come se non l’avesse sentita- e quei drink sembrano ottimi!

-Per te al massimo un’aranciata- stabilì Sarah, che durante quell’anno ci aveva messo tutta sè stessa a farla disintossicare da alcol e pastiglie, senza mia perderla di vista e passando di fatto le pene dell’inferno.

Una Morgan in astinenza non la augurava a nessuno, nemmeno al suo peggior nemico. Una Morgan in astinenza non la smetteva più di cantare.

I ragazzi ,finalmente riuniti, presero a chiacchierare del più e del meno, parlando di tutto tranne che di una cosa: nessuno provò nemmeno a commentare l’assenza di Blake, che però pesava come un macigno.

Era chiaro che le sue intenzioni fossero di evitare Sarah, ma di fatto per evitare lei e tutti posti dove poteva incontrarla si era staccato tantissimo anche dal resto del gruppo, tanto che ormai l’unico che sentiva regolarmente via Skype era Sebastian.
Quest’ultimo, dal suo angolo appartato stava osservando Sarah, alzando un sopracciglio con palese disappunto. Qualcosa non gli tornava.

-Sarah, tu e Morgan state studiando arte e letteratura a Boston, giusto? Anche un mio conoscente ha studiato lì. Arte con Fletcher e Letteratura con McNeal.

-Esatto, proprio così.

-Sai, ripensandoci credo che mi abbia detto proprio il contrario: era Arte con McNeal e Letteratura con Fletcher.

-Si...possibile che mi sia confusa. Non frequento molto ultimamente.

-Eppure sei sempre così ...impegnata- osservò il ragazzo, che diventava ogni istante più evidentemente sospettoso.

-Hai finito l'interrogatorio Sherlock?- lo rimproverò Cali, aggiungendo a bassa voce- Ma che ti prende? Per una volta che vediamo Sarah devi proprio darle il tormento parlando solo di studio...

Ma Sebastian la ignorò completamente, aspettandosi invece ancora una risposta più convincente dalla stessa Sarah. La ragazza con ogni evidenza stava nascondendo qualcosa a tutti loro.

-Sarah... sei sicura di sentirti bene? Sei ...strana- le disse infine con aria circospetta.

-No, tu sei strano- replicò la ragazza sempre più irritata (N. A. Se ve la immaginate detta in inglese fa più ridere XD).

-I tuoi occhi non sono mai stati scuri.

In effetti Sebastian era l’unico ad aver notato che gli occhi azzurri di Sarah ora erano diventati quasi color antracite.

-Sarà un effetto della luce, io sto benissimo... vi prendo il prossimo giro?

La ragazza come al solito minimizzò.

In realtà si sentiva veramente malissimo. Gli occhi le bruciavano ancora di più e la testa le faceva male. La musica alta del locale, le persone, la palese gelosia di Cali, l’assenza di Blake...niente di questo aiutava.

Non dormiva da un sacco di tempo ormai...e si sentiva costantemente scoppiare la testa.

-No, ci penso io- disse Ellie alzandosi per andare a prendere un’altra bottiglia dalla miracolosa scorta privata di Cali.

Peccato che proprio lì, vicino al bancone del locale ci fosse un altro gruppo di ragazzi e ragazze poco più grandi di loro. Un gruppo che purtroppo Ellie conosceva bene. Non poteva credere alla sua sfortuna.

La ragazza quasi si bloccò a metà strada riconoscendo i suoi compagni di addestramento.
Evidentemente tutte le aspiranti reclute SHIELD avevano scelto proprio quella sera proprio quel locale per prendersi una pausa dalle fatiche della settimana. Ellie non si stupì che nessuno l’avesse invitata, sarebbe già stata grata se si fossero limitati ad ignorarla e lasciarla in pace.
E invece proprio in quel momento anche loro si accorsero di lei.

-Non ci posso credere...guardate chi c’è!- esclamò uno di loro.

-Non ci credo...ma ci stai pedinando?!

-Sicuramente non bah buone intenzioni, questo è certo.

Ellie fece rapidamente dietrofront ma fu bloccata da due di loro, che evidentemente non volevano perdere l’occasione di molestarla anche al di fuori dell’accademia. Anzi, per loro era decisamente meglio lì, senza istruttori di mezzo.

Senza testimoni scomodi.
La povera ragazza cominciò a sentirsi in trappola come un animale braccato.

-Ok. Non voglio problemi- tentò, mettendo le mani avanti.

-L’unico problema sei tu che continui a stare dove non dovresti- intervenne una delle ragazze.

-Già, perchè non sparisci... insieme ai tuoi non hai già combinato abbastanza danni?!

-Occupi un posto che non meriti. Lo sai quante brave persone hanno perso la vita a causa di gentaglia come te?!

-O dobbiamo essere noi a farti sparire una buona volta?

Ormai era chiaro che la situazione non stava volgendo a suo favore.

La musica alta copriva la maggior parte dei toni accesi della discussione, eppure alcuni clienti più vicini a loro girarono la testa per capire quale fosse il problema. Specialmente perchè era chiaro che la ragazza più minuta del gruppo era in difficoltà.

-Per favore. Non vi ho seguito! - stava giusto dicendo Ellie- Sono qui con degli amici a festeggiare un compleanno...

-Menti.

-Bugiarda.

-E poi da quando avresti degli amici?!

Successe tutto molto in fretta.

Ellie vide il pugno arrivare di lato, ma la sua memoria muscolare ormai era allenata. Come le aveva insegnato Steve virò rapidamente di lato, facendo perdere l’equilibrio al suo assalitore, che invece di mettere a segno il colpo sfracellò direttamente su uno dei tavoli facendo un gran fracasso. Quando un secondo si fece sotto la ragazza sapeva cosa doveva fare e colpì prima di essere colpita, facendogli piuttosto male. Sempre merito delle lezioni di Steve Rogers.

-Sei morta bastarda- urlò qualcun altro, fomentando l'intero gruppo contro di lei.

La ragazza si ritrovò circondata da almeno una decina dei suoi soliti persecutori. con le peggiori intenzioni Non ci voleva, un paio alla volta poteva anche affrontarli ...ma tutti e diciotto insieme l’avrebbero fatta a pezzi. Non aveva alcuna possibilità di uscirne bene.
Questo almeno pensava prima che il pugno di quello più grosso impattasse, anziché sulla sua faccia, sulla presa d’acciaio di Sarah Rogers, comparsa di fianco a lei insieme a tutti gli altri.

I ragazzi, richiamati dal fracasso, si erano tutti schierati accanto a lei con aria combattiva...Purtroppo, senza Blake a frenarli, sarebbe stato molto difficile evitare che la situazione già incandescente non  degenerasse.

-Volevate conoscere gli amici di Ellie? Molto bene. Siamo tutti qui- dichiarò Sarah con la sua solita aria glaciale, mentre con la mano stava praticamente stritolando il pugno chiuso del ragazzo, respingendolo indietro quasi sulle ginocchia. Anche i suoi due compagni che accorsero a soccorrerlo non fecero una fine migliore, sbattuti a terra senza troppe cerimonie con un colpo deciso della bionda.
I suoi stessi compagni la fissarono allibiti.

Era decisamente anormale, certo Sarah era forte...ma non così forte: quelle erano tutte reclute addestrate e lei li stava praticamente massacrando senza sforzo. E senza battere ciglio.

-Avanti. Conosciamoci meglio- li sfidò tutti.

La rissa che ne seguì fu gigantesca e inevitabile.

La cosa più difficile per i ragazzi fu principalmente fermare Sarah, che ci aveva preso gusto a mandare al tappeto gli avversari e senza preoccuparsi di fargli male sul serio. Si stava comportando proprio come se non le importasse di spezzargli le ossa. Non era da lei.

Se solo ci fosse stato Blake avrebbe saputo cosa fare per calmarla.

Invece dovette pensarci Ellie, che con la forza della disperazione riuscì a pararsi davanti all’amica con il rischio di venire colpita a sua volta.

-Sarah adesso basta!Ti prego fermati...

Sarah la guardò per un istante, inclinando il capo come se non la riconoscesse.

Istintivamente Ellie le prese la testa tra le mani e poi fu come trovarsi sulle montagne russe.
Vide delle cose, un mucchio di cose alla rinfusa: ricordi di Sarah mischiati ad altro che decisamente non apparteneva alla ragazza che aveva conosciuto, era qualcosa di più malevolo e antico...qualcosa di freddo e strisciante...di bagnato e di decisamente letale.

Ellie vide distintamente davanti a sè un pozzo di acqua scura su cui gocciolavano i rami di un grande albero, che le sembrava cupo, rinsecchito. Spettrale.

Le era già capitata una cosa simile solo una volta, ovvero quando un anno fa i gemelli avevano provato ad entrarle in testa per vedere i suoi ricordi. Allora Ellie li aveva respinti con una violenza tale da mandarli entrambi gambe all’aria e da spegnere qualsiasi fonte di energia nel raggio di diverse miglia.
Durò pochissimi istanti ma quando finalmente Ellie riuscì a staccarsi da Sarah si sentì come svuotata.

Si sarebbe accasciata a sua volta se i ragazzi non l’avessero tenuta in piedi.

In compenso Sarah parve essere ritornata in sè, perfino i suoi occhi ora erano tornati azzurri e fissavano con sconcerto quello che aveva appena fatto.
Senza nemmeno rendersene conto.

-Cosa mi è successo?- domandò al ragazza.

Era ancora sconvolta, ma almeno la testa aveva smesso di farle così male.

Nessuno di loro seppe risponderle.

 

 

 

  
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