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Autore: Xine    07/05/2021    5 recensioni
Hinata Hyuga poteva essere definita in molti modi, ma non era certo una stupida.
“Come posso rendermi utile, padre?” domandò allora con voce decisa.
Un pesante silenzio piombò nella stanza. Era così opprimente che iniziarono a fischiarle le orecchie.
“Sposerai Sasuke Uchiha”
Post-Guerra.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Hinata/Sasuke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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XIII. Prendersi cura

 

Hinata si sistemò l’abito nero lisciando le pieghe immaginarie. Poi si legò i capelli in una morbida coda bassa con un nastro dello stesso colore del vestito.
Ripiegò accuratamente un panno di stoffa bianco, inserendolo all’interno di una piccola borsa di carta. Controllò il contenuto di essa, passando in rassegna gli oggetti che vi aveva riposto. Una bottiglia d’acqua, il pannetto, l’incenso profumato.
Annuì soddisfatta. C’era tutto.
Afferrò la borsa e lasciò la sua stanza, indossando i sandali prima di uscire di casa. Raggiunse il cortile posteriore, dove pensava di trovare l’Uchiha sulla veranda.
Rimase sorpresa di vederlo invece in giardino, appoggiato al tronco di un grosso albero. Sembrava godersi il fresco dell’ombra, mentre ripuliva minuziosamente la sua katana. Nonostante lo facesse con un’unica mano, i suoi movimenti erano precisi. Doveva averlo fatto innumerevoli volte.
“Parla” le ordinò senza distogliere gli occhi dalla spada.
Hinata sobbalzò, arrossendo per l’imbarazzo di essere stata colta nell’intento di fissarlo.
“U-Uchiha-san, andrò al cimitero…” gli spiegò giocherellando con le dita.
“Hn”
La ragazza rimase lì, stringendo la borsa al petto.
Voleva chiedergli una cosa, ma non aveva il coraggio. Era terrorizzata che lui la trovasse invadente o che si arrabbiasse.
“C’è altro, Hyuga?” le domandò.
Hinata sobbalzò. Alzò il capo lentamente, incontrando i suoi occhi magnetici.
“I-io…” balbettò.
Sasuke rimase in silenzio.
“I-io mi c-chiedevo s-se per te andasse bene se mettessi q-qualche fiore alla tua f-famiglia” disse abbassando la testa e chiudendo gli occhi.
Si ritrovò a trattenere il respiro, come in attesa di una sentenza.
Passarono i minuti e l’atmosfera si fece tesa.
“Fa’ come credi” la liquidò ad un tratto Sasuke, tornando a dedicarsi alla katana.
Hinata annuì.
Si inchinò rapidamente in segno di congedo, e se ne andò.
Non era andata così male. Certo, era difficile dire se la cosa gli aveva dato fastidio o meno, era sempre così criptico. Tuttavia avrebbe potuto dire semplicemente no e non lo aveva fatto. Uchiha-san non si sarebbe fatto scrupoli nell’essere diretto, a costo di risultare crudele. Forse semplicemente non gli importava.
La giovane si lasciò il quartiere alle spalle, camminando tra le strade di Konoha con sicurezza. Si fermò davanti al negozio di fiori della famiglia Yamanaka, tappa abituale che precedeva il cimitero.
Entrò nel negozietto, facendo tintinnare la campanella che segnalava l’ingresso dei clienti. Il bancone era vuoto.
“Buongiorno, come posso aiutarla?” disse una voce femminile.
Hinata si girò nella direzione da cui proveniva, vedendo Ino sbucare da dietro una porta intenta a legarsi il grembiule.
“Ah Hina-chan! Sei tu!” le sorrise la bionda.
“Buon pomeriggio, Ino-chan” ricambiò la mora educatamente.
“Il solito?” le domandò dolcemente.
“Hai” annuì Hinata.
Ino si allontanò dal bancone, ritornando poco dopo con un mazzo di bellissimi gigli bianchi. Li posò sul piano, avvolgendoli delicatamente con della carta colorata.
“Sei a posto così?” le porse i fiori.
“Ino-chan, che fiori potrei portare in dono a qualcuno che non conosco?” chiese la Hyuga prendendoli.
“Dipende da cosa vuoi comunicare, Hinata-chan” le si avvicinò.
“Rispetto” rispose senza rifletterci.
La bionda le sorrise, avvicinandosi a dei delicati fiori bianchi.
“Il narciso, allora” Ino raccolse alcuni steli, tornando al bancone e ripetendo l’operazione fatta poco prima con i gigli.
“Grazie” Hinata afferrò il mazzo, stringendolo al petto insieme all’altro.
“E’ un piacere, Hina-chan” le fece l’occhiolino.
Hinata pagò il conto, dirigendosi all’uscita.
“Salutalo da parte mia” le disse Ino con un sorriso triste.
“Hai” annuì la mora, prima di lasciare il negozio.
Camminò per dieci minuti buoni. Il cimitero era in una zona periferica del villaggio, immerso nel verde e circondato dalla natura. Entrò cercando di fare meno rumore possibile, rompendo comunque con il suono dei passi l’eterno silenzio che si respirava in quel luogo. Non c’erano che una manciata di persone, per lo più anziani che visitavano regolarmente le tombe di figli o nipoti caduti in guerra.
“Hinata-sama” la salutò un vecchietto rispettosamente.
“Buon pomeriggio Kenshi-san” ricambiò con un breve inchino.
L’uomo si dedicò nuovamente alla tomba di quella che Hinata sapeva essere una delle sue figlie. Era morta durante l’attacco di Pain combattendo per il villaggio. Proprio come Neji.
Hinata proseguì, muovendosi sicura tra le varie pietre funebri. Sarebbe stata in grado di raggiungere Neji-nii anche ad occhi chiusi.
Arrivò finalmente a destinazione, inginocchiandosi davanti alla lapide bianca.
“Buon pomeriggio Nii-san” sorrise sfiorando dolcemente la pietra fredda.
Tirò fuori dalla borsa il panno, pulendo meticolosamente la lapide senza che in realtà ce ne fosse bisogno. Osservò i vasetti di rame, uno conteneva gigli bianchi e l’altro graziosi fiori rossi. Tenten. Era un tacito accordo, il loro. Un vaso per ciascuna, per dimostrare quanto entrambe si prendessero cura di lui, seppur in modi diversi.
Hinata lasciava dei gigli bianchi ad ogni visita, simbolo di nobiltà e purezza.
Tenten dei garofani rossi, simbolo di amore, passione e fedeltà.
La Hyuga sostituì i gigli con quelli appena comprati, sistemando i primi all’interno della borsa di carta. Non erano ancora da buttare, ma desiderava che la tomba del suo Nii-san fosse come un prato sempre fiorito. Desiderava che, anche per chi non lo conoscesse, fosse evidente quanto fosse amato.
“Devo raccontarti così tante cose, Neji-nii” affermò estraendo la bottiglia d’acqua dalla borsa.
“Mi sono trasferita a casa di Uchiha-san, sai? E’ ancora un segreto, ma ci sposeremo presto” continuò versando il liquido dentro i vasi di fiori.
“All’inizio il solo pensiero mi faceva stare male, ma ora… credo che vada bene” Hinata sorrise.
“Uchiha-san ti somiglia, a volte. Non è molto loquace ed è piuttosto autoritario…” spiegò prendendo l’incenso.
Un sorriso le increspò le labbra al pensiero del corvino.
“È anche buono e molto premuroso” frugò nella borsa alla ricerca dell’accendino.
Eppure pensava di averlo messo.
Uno strano senso di inquietudine le attanagliò il petto. Non voleva lasciare il cugino senza l’incenso. Non voleva perché aveva il suo profumo e l’aiutava a sentirlo vicino.
“I-io pensavo…” balbettò rovistando ancora con le mani che tremavano.
Tirò fuori tutto il contenuto del sacchetto, non trovando tuttavia l’oggetto cercato.
Scoppiò a piangere.
Doveva sembrare così sciocco piangere perché non sarebbe riuscita ad accendere l’incenso. Eppure faceva così male. Delle volte non bastava sapere che Neji era in pace e che vegliava su tutti loro, delle volte c’era bisogno di qualcosa di più concreto. E quello stupido odore di incenso le faceva sentire il suo abbraccio.
Improvvisamente l’incenso che teneva in mano si accese, innescato da una piccola fiammella.
Hinata sgranò gli occhi.
Una mano le si posò sul capo dolcemente.
Non ebbe bisogno di guardare per sapere chi fosse.
“Grazie Uchiha-san” sorrise tra le lacrime.
Chiuse gli occhi pallidi, respirando a pieni polmoni il profumo legnoso tanto bramato.
Le guance si bagnarono di lacrime silenziose.
Rimasero in quella posizione per un tempo indefinito.
“Ora devo andare, Neji-niisan. Tornerò presto” accarezzò in saluto la lapide, prima di riporre tutta la roba nella borsa ed alzarsi in piedi.
Sasuke rimase in silenzio, poi prese a camminare per le vie del cimitero.
Hinata lo seguì.
Era stato dolce da parte sua raggiungerla. Chissà se aveva sentito tutto il suo discorso con Neji. Arrossì al pensiero, giocherellando con i lembi della borsa.
Si ritrovò a sbattere contro la schiena del ragazzo, che si era fermato senza che nemmeno se ne accorgesse.
“Perdonami, Uchiha-san” si scusò.
Il corvino non proferì parola.
Se ne stava immobile, rigido, davanti ad una lapide che aveva evidentemente sofferto dell’incuria e del tempo. Non un fiore era riposto nei vasi, né un incenso votivo. A Hinata si strinse il cuore.
Senza domandare si inginocchiò davanti alla lapide, estraendo il pannetto ed imbevendolo di acqua. Lo passò sulla superficie granitica, sfregando con decisione per riportare alla luce il colore originario. Impiegò diverso tempo per ripristinare l’antica bellezza. Pulì anche i vasi, che tornarono a risplendere rivelando l’ottanio di cui erano fatti. Vi versò all’interno l’acqua rimasta e posizionò i narcisi bianchi che aveva comprato.
“Piacere di conoscervi Mikoto-san, Fugaku-san” Hinata si inchinò rispettosamente.
“Perchè lo fai?”
La voce di Sasuke risuonò nel silenzio. Era aspra, dura.
“Non ti risponderanno, Hyuga.” continuò severo.
“Non lo fanno mai…” sussurrò Sasuke con tristezza.
“Il fatto che non rispondano, Uchiha-san, non significa che non possano ascoltare” gli rispose dolcemente, estraendo l’incenso.
Quando Sasuke lo accese, come aveva fatto precedentemente, Hinata lo posò sulla lapide.
Poi si alzò in piedi e si sistemò timidamente accanto al corvino. D’istinto cercò la sua mano, abbandonata rigidamente sul fianco, accarezzandone con le dita il dorso. Non sentendo da parte sua alcuna reazione, arrossì e fece per ritirare la mano, ma delle dita grandi e callose si intrecciarono con le sue.
Si ritrovò a sorridere.
“Le saresti piaciuta” disse Sasuke.
Mikoto-san.
Il suo sorriso si allargò ulteriormente.
Appoggiò dolcemente il capo sulla spalla del ragazzo, chiudendo gli occhi in preghiera.
Mikoto-san, Fugaku-san, Itachi-san, prometto che mi prenderò cura di lui


 



Carissimi, eccoci qui con un nuovo capitolo.
Faccio solo alcune specifiche: il significato giapponese del narciso (Suisen) è rispetto. Idem del garofano... I sigificati dei fiori cambiano molto spesso di cultura in cultura... è molto interessante! 
Per il resto cosa posso dirvi? Solo grazie, grazie e grazie!
E grazie alle mie ragazze che commentano sempre, siete fantastiche!

A presto 

Xine




 

   
 
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