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Autore: Yoshiko    07/05/2021    2 recensioni
"Il furgone gli era addosso, il paraurti quasi sfiorava la ruota posteriore della bicicletta. Si toccarono, Amy urlò. Julian perse il controllo, la bicicletta ondeggiò. La ruota anteriore oltrepassò il canalino di scolo e si addentrò nell’erba. Precipitarono lungo il declivio. Amy gridò ancora, poi l’acqua della risaia frenò la loro corsa in modo così brusco che la bicicletta si capovolse. Lei e Julian finirono nel fango, tra le rane e i germogli di riso." Un capitombolo, un'aggressione, un temporale, un tentativo di salvataggio mal riuscito e altre improbabili avventure accompagneranno i protagonisti della storia in situazioni sempre più assurde e inaspettate.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Virtual Story'
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-Frena Bruce! La barca sta affondando!-
-Come hanno potuto? Sono scemi o cosa?- il  ragazzo arrestò il furgoncino e saltarono a terra.
Jenny appioppò Joy a Evelyn, abbandonò Peter sui sedili e seguì Amy che correva a perdifiato lungo le sponde del fiume. Della barca non c’era più traccia ma si scorgevano i ragazzi emergere a tratti dai flutti, sballottati qua e là dalla corrente, mentre cercavano di raggiungere a nuoto la riva.
Benji passò rapidissimo accanto al tronco di un albero spezzato che si protendeva nell’acqua per un bel tratto. Riuscì ad aggrapparsi a un ramo mezzo sommerso e afferrò al volo ciò che restava a galla di Ross, finito in un gorgo e trascinato via dalla corrente. Quello riemerse sputacchiando.
-Julian!- chiamò Amy dalla riva, bianca di preoccupazione.
Jenny superò di corsa l’amica e i due che arrancavano sfiniti verso l'argine e proseguì per un altro bel tratto, inseguendo il fiume che si portava via Philip e Mark senza che lei potesse fare niente. Alla fine dovette fermarsi stringendosi la milza senza più fiato. Un clacson strombazzò alle sue spalle. Benji, grondante d’acqua, aveva relegato Bruce sul sedile del passeggero, si era messo alla guida del furgone di Mark e dava gas sul terreno sconnesso, incurante delle rocce e delle buche. Julian protestò.
-Dal rafting al rally, sempre peggio.-
-Vuoi guidare tu, Ross? Sali Jenny, o li perdiamo!-
Benji frenò bruscamente per consentire alla ragazza di saltare a bordo attraverso lo sportello laterale. Evelyn abbassò gli occhi sui tappetini, percependo dell’umido sotto i piedi. Il rivolo veniva da Julian.
-Se Mark vedesse come gli abbiamo ridotto il furgone gli prenderebbe un colpo.-
-Lo vedrà, lo vedrà… E magari è la volta buona che ce lo togliamo di torno.-
-Comunque Benji, ottima operazione di soccorso.- si congratulò Bruce, coinvolgendo anche Julian con una pacca sulla spalla -Sono proprio contento che mi abbiate lasciato a riva, mi è bastata la doccia di ieri sera.-
-Appena scendiamo ti gonfio di botte, Harper.-
-Accelera Benji.- Jenny si tese tra i sedili, gli occhi puntati sul fiume.
Peter le piagnucolava accanto, tirandola insistente per una manica, per la maglia, per i jeans, cercando di attirare inutilmente l’attenzione. Ma lo sguardo di lei era rivolto al fiume e ai due giovani che venivano trascinati via, nient’altro le importava.
-Povera Joy…- la cullò Evelyn. La bimba dormiva profondamente tra le sue braccia -Hai appena ritrovato il tuo papà e adesso stai per perderlo di nuovo.- gli occhi inteneriti su di lei, non si accorse dello sguardo assassino che le rivolse Jenny.
Le rapide erano fortissime, i gorghi li strapazzavano, le onde li sommergevano e la corrente li tirava a valle ma Mark e Philip, sputacchiando acqua, riemergevano testardi ogni volta, ancora abbastanza in forze da accusarsi a vicenda del naufragio.
-È tutta colpa tua Callaghan! Come hai potuto rompere il remo? Sei un idiota senza speranza!-
Mark urtò le dita contro una roccia, lanciò due o tre imprecazioni, si spezzò quattro o cinque unghie ma mantenne la presa, arrestando per il momento la sua corsa tra le rapide.
Philip gli arrivò accanto un secondo dopo, si spinse con tutte le forze verso di lui e gli si aggrappò addosso come una scimmia per non essere portato via dalla corrente.
-Colpa mia? Hai sfondato la barca e dai la colpa a me se siamo affondati?-
-Anche se quella falla non si fosse aperta, tu hai fracassato il remo quindi saremmo comunque finiti contro le rocce!- Mark sentì le dita scivolare via dall’appiglio.
-E il tuo remo, Landers? Dov’è finito il tuo remo? Vogliamo parlarne?-
-E che c’è da dire? Mi è caduto!-
Un’onda scavalcò il masso e li travolse. Mark perse la presa e fu trascinato via, con Philip come zavorra. Le rapide li inghiottirono di nuovo. Si contorsero nell’acqua, Philip si staccò dal compagno, riemerse e lo cercò. Lo trovò più avanti e lo raggiunse con due bracciate.
-Non sai assumerti le tue responsabilità, Landers! Fai i casini e poi scarichi la colpa sugli altri!-
-Ma senti da che pulpito viene la predica! Io almeno non ho scaricato mia moglie e i miei figli!-
-Non cambiare discorso!-
-Riesci a capire cosa urlano?- domandò Evelyn a Bruce.
-Ovvio! Te l’ho detto, so leggere il labiale. Ci stanno chiedendo disperatamente aiuto!-
Sotto gli occhi furibondi di Philip che gli gridava ancora addosso per aver messo in mezzo la sua famiglia, un gorgo afferrò Mark e lo trascinò avanti di alcuni metri, poi in un giro su se stesso. Il ragazzo perse l’orientamento, si ritrovò d’improvviso sottosopra, tra schiuma e bollicine. Cercò di tornare a galla, riemerse sputando un litro d’acqua e si schiantò contro un grosso tronco incastrato fra due rocce. Philip lo vide affondare.
-E adesso? Non dovrò mica salvarti?!-
Lo raggiunse e lo tirò a galla per i capelli un attimo prima di perderlo tra le rapide, poi riuscì, non seppe neppure lui come, ad ancorarsi al tronco che aveva quasi fatto secco Mark. Riscosse il compagno sbatacchiandolo di qua e di là e quando quello si riprese, lo seguì aggrappato alla corteccia fino a toccare il fondale con i piedi. Arrancarono sulla riva carponi, grondanti ed esausti. Crollarono tra l’erba, ansimando per lo sforzo, Mark gemendo di dolore e contorcendosi sofferente.
-Porca miseria che botta! Devo essermi incrinato almeno tre costole… Chi cazzo me l’ha fatto fare di prendere quella maledetta bagnarola?-
-Infatti! Lo vedi che la colpa è tua dall’inizio alla fine?-
Philip udì il rombo del motore del furgone e si tirò su seduto. Ansimava ancora per lo sforzo. Jenny saltò giù dall’abitacolo e gli si catapultò addosso, felice di ritrovarlo sano e salvo.
-Che paura mi hai fatto prendere!-
-Mammi, mammi…- Peter s’infilò tra loro cercando di separarli -Mammi, sono qui. Ci sono io.- puntò una manina contro la spalla della madre e l’altra contro il petto del ragazzo per scostarli uno dall’altra.
-Oh, Peter, tesoro… Perché fai così?- Jenny gli accarezzò il volto -Lui è il tuo papà.-
Il bambino sbuffò.
-Perché è lui il mio papà?- lanciò un’occhiata al resto del gruppo valutando Benji, poi Julian e infine Bruce che scendevano dal furgone. Mark, fuori uso, non venne minimamente preso in considerazione -Non posso sceglierlo io il mio papà?-
-No, non puoi sceglierlo tu.-
Assicuratasi che Philip fosse ancora tutto intero, Jenny prese il figlio per mano e tornò da Joy, ora sveglia e pimpante in braccio a Evelyn, cercando di spiegargli per quale motivo non poteva scegliersi un altro padre. Philip si mise in piedi strizzandosi la maglietta. Ne uscì un torrente d’acqua.
-Perché quella peste ce l’ha con me?-
-Te lo chiedi pure? Perché l’hai abbandonato, naturalmente!-
-Grazie, Benji. Hai sempre una risposta per tutto. Visto che ci sei, vuoi darmi anche qualche lezione di sopravvivenza?-
-Sicuro! Potrei insegnarti per esempio che esistono gli anticoncezionali e che se li usassi come tutti, non ti ritroveresti con due marmocchi a carico.-
-Julian, ce l’hai un antidolorifico? Ho la schiena a pezzi…- Mark si accostò curvo e rattrappito come un centenario.
-Io no, ma può darsi che ce l’abbia Amy nello zaino.-
-Speriamo…-
-Se non si è bagnato quando ci hai fatti cadere nella risaia.- Julian lo guardò, riflettendo astioso -Anzi, sai che ti dico? Spero che si sia bagnato.-
-Possibile Mark che tra tutta quell’accozzaglia che ti porti dietro non hai neppure un antidolorifico?-
-I medicinali costano, mica li regalano.-
Evelyn si avvicinò.
-Non vi siete dimenticati che dobbiamo recuperare Tom, vero?-
Dopo quella brutta avventura tra le rapide del fiume, i ragazzi non l’avevano dimenticato, l’avevano semplicemente rimosso.
-Ci abbiamo provato e non ci siamo riusciti. Pazienza.-
-Già, Evelyn.- concordò Bruce -Ti pare facile?-
-Facilissimo. Se non l’avete visto, davanti a noi c’è giusto un ponte che attraversa il fiume.-
Una decina di occhi si trascinò sgomenta sull’arcata in acciaio brunito che scavalcava agevole il corso d’acqua. Ci erano finiti praticamente sotto, eppure nessuno di loro lo aveva notato. Dopo quella scoperta, Benji per poco non uccise Mark e viceversa ma comunque, in cinque minuti di viaggio in furgone, raggiunsero l’amico disperso.
Il ragazzo sedeva a terra, una bimbetta tra le braccia e un’espressione da funerale. Quando li vide arrivare, un insperato sollievo gli inondò il viso. Il furgone, guidato da Mark si arrestò con una brusca frenata, alzando un nugolo di polvere che investì Tom e la bambina, facendoli tossire mezzi soffocati.
-Sei il solito spericolato…- commentò Amy aggrappata al sedile.
-Se non ti piace come guido, puoi sempre andare a piedi.- Landers si rivolse poi a Tom attraverso il finestrino abbassato -Allora? Come te la passi?-
-Molto meglio di voi sicuramente! Ve l’ho gridato cento volte che più avanti c’era un ponte! Perché avete preso quella barca?-
Benji reagì all’istante. Si sporse indietro e sollevò un pugno.
-Quindi Harper, tu sapevi leggere le labbra, giusto? Vediamo se riesci a leggere sulle mie labbra ciò che sto per farti…-
-Ma io so leggere le labbra, non la mente. E poi forse Tom era un po’ troppo lontano… Benji, tutti possono sbagliare!-
-Non sulla mia pelle!-
-Io t’ammazzerei, altroché!- ci si mise pure Philip.
-Chi è quella bimba, Tom?- chiese Jenny smontando dal furgoncino. Peter le andò dietro come un’ombra.
Era una bella bambina con dei capelli neri tagliati a caschetto e gli occhioni grandi dalle ciglia lunghe. Sembrava avere più o meno l’età di Peter.
-È Katy, la figlia di Patty e…-
-Cavolo! Non ti assomiglia per niente!-
-Certo Eve!- arrossì come un pomodoro -Come fa ad assomigliarmi? È la figlia di Patty e Holly, se mi fai finire di parlare!-
-Stavi facendo il baby-sitter? Quanto ti danno l’ora? Ti pagano bene?- s’informò Mark interessato.
Lui aveva una certa esperienza con i bambini e nei momenti di magra poteva sempre reimpiegarsi. Holly grondava ricchezza da ogni prezioso muscolo e sicuramente avrebbe guadagnato di più a tenere quella pupattola che a vendere al mercato dell’usato tutta la mercanzia che si portava dietro nel furgone. Sempre che, con quella zavorra spuntata tra capo e collo in due giorni, riuscisse a raggiungere la fiera prima che finisse.
Philip starnutì.
-Comincia a fare freddo, non c’è una lacrima di sole. Come ci asciughiamo?-
-Accendiamo un fuoco.-
-Certo Bruce, e con cosa?-
Lui indicò muto il furgoncino e tutto il suo carico.
-No! No! No! No!- Mark indietreggiò, pronto a fare scudo con il proprio corpo alla sua preziosa mercanzia -Scordatevelo! Non vi farò toccare niente!-
Meno di un’ora più tardi avevano trovato il luogo adatto per fermarsi e la mezza persiana stava dando il meglio di sé tra le fiamme. A tratti li intossicava con la puzza di vernice bruciata ma emanava lo stesso un calore sufficiente a scaldarli e asciugarli. La sedia e il cassetto spaiato la seguirono nella loro gloriosa e utilissima fine.
Mark non parlava più con nessuno e se ne stava isolato, immusonito, seduto sull’estintore che rotolava avanti e indietro sotto le sue natiche, rendendo scomodissima quella posizione. Ogni volta che un oggetto finiva nel fuoco, a mente aggiungeva ai suoi conti una cifra approssimativa e il totale di ciò che quei vandali a fine viaggio avrebbero dovuto rimborsargli lievitava.
Il declivio erboso su cui si erano accampati terminava da una parte con la sponda del fiume, dall’altra con il guardrail della statale. Oltre l’altra riva ricominciava il prato e poco lontano, proprio di fronte, si stagliava la barriera verde del bosco da cui si innalzavano le montagne azzurrine. Il cielo s’era schiarito al tramonto ed era diventato una luccicante distesa di stelle. La temperatura si era alzata, l’umidità si era dissolta e loro erano pronti a trascorrere una piacevole notte all’aperto, dopo essersi arrangiati a mangiare quel poco di scorta che avevano fatto al supermercato dell’autogrill, perché non si sa mai. Tutt’intorno a loro si sentivano frinire i grilli e sulle rive del fiume volavano le lucciole. Peter e Katy si stavano divertendo un mondo a cercare di acchiapparle, sotto gli occhi vigili di Amy e di Tom.
Philip si avvicinò a Jenny, seduta sull’erba con Joy in braccio. Madre e figlia erano illuminate dalla luce calda del falò, che gli permetteva di prendere atto, con calma, della somiglianza dei loro visi e delle loro espressioni. Visto che Peter continuava a giocare e per una volta non sembrava intenzionato a interromperli, il ragazzo si avvicinò e si sedette accanto a loro.
-Non riesco a capire.-
-Cosa, Philip?-
-Perché io ho la fede e tu no?-
Era una cosa che lo infastidiva profondamente. Se si erano sposati, anche lei doveva indossarla. Invece nulla, non ce n’era traccia. Jenny scosse la testa confusa.
-Non ricordo il nostro matrimonio, forse non è con me che ti sei sposato.-
Lui trasalì.
-Io invece non ricordo la nascita dei bambini. Forse non è con me che li hai avuti.- irritato si sfilò l’anello e se lo rigirò tra le dita, avvicinandolo poi al viso per vedere se tante volte riportasse una qualche incisione che svelasse il mistero. Joy lo vide luccicare, allungò la manina e cercò di prenderlo. Il cerchietto d’oro si perse tra l’erba.
-Accidenti! Dov’è finito?- Jenny frugò tra gli steli -L’ho visto cadere proprio qui!-
-Lascia stare, tanto non lo voglio. Se non l’hai tu non vedo perché debba portarlo io.-
-Perché ti scaldi tanto, Philip?- si intromise Evelyn che sedeva poco lontano e aveva ascoltato suo malgrado tutta la conversazione -Jenny potrebbe averlo semplicemente lasciato a casa.-
Lui fece propria l’ipotesi dell’amica.
-Lo hai lasciato a casa?-
-Non lo so… Quando torniamo controllerò.-
-A proposito di tornare, dov’è che stiamo andando?- chiese Bruce.
-Come dove! Alla fiera dell’usato a vendere la mia merce.-
Amy scoppiò a ridere di cuore.
-Davvero credi che qualcuno paghi per avere le tue cianfrusaglie? Tu sei fuori Mark!-
-L’unica cosa che riusciresti a vendere, secondo me, è la bicicletta!- disse Tom lanciando un’occhiata al furgone.
-La bici è mia e non è in vendita.- saltò su Julian.
Benji si piantò davanti a Mark.
-Sgancia le chiavi del furgone.-
-Perché? Che ci devi fare?-
-Devo prendere la brandina.-
-Che brandina?-
-Quella che mi sono portato dietro per ogni eventualità. Non dormirò per terra.-
-Tu e Philip avete sacrificato il mio secchio per caricare la tua brandina?- Mark non credeva alle proprie orecchie.
Amy scoppiò a ridere.
-Dov’è il problema? Puoi sempre rivenderla! Ti frutterà sicuramente più di un vecchio secchio sfondato!-

Era un suono strano quello che Mark percepiva nelle orecchie e che raggiungeva la sua coscienza addormentata. Sembrava quasi il rumore di un trattore. Averlo un trattore! Avrebbe potuto venderlo a un prezzo strepitoso! Si mosse nel sonno e si girò dall’altra parte. La serie di cuscini che aveva steso sul prato non attutiva la durezza del terreno e da qualche ora il suo sonno si era trasformato in un indolenzito dormiveglia. Per questo aveva udito il rumore del trattore. Il borbottio parve d’un tratto interrompersi, seguì un fruscio e dopo qualche istante ricominciò. Non era forte ma aveva un qualcosa di minaccioso che gli stava risvegliando pian piano tutti i sensi. Aprì gli occhi. Era di schiena al falò che languiva, davanti a lui si apriva il buio profondo del bosco. Si poggiò sul gomito e il rumore del trattore cessò. Poi riprese. Chi poteva andarsene in giro a quell’ora con un trattore? Era poi davvero un trattore? Quel borbottio non gli piaceva per niente.
Un ululato spezzò la notte facendogli rizzare i capelli sulla nuca e accapponare la pelle sulle braccia. Balzò in piedi e qualcosa di nero e scuro davanti a lui schizzò via.
-Che cazzo è?-
Julian, dall’altra parte del fuoco, si mise seduto e si guardò intorno.
-Mark, che succede?-
Anche Benji si mosse, rotolando sull’erba indolenzito. La sua brandina era stata assegnata all’unanimità meno uno ai tre bambini, così aveva finito per arrangiarsi a terra come tutti gli altri. Tra cunette e monticelli, aveva la schiena a pezzi.
L’attacco arrivò all’improvviso, metà di loro dormiva ancora. Fu un nuovo ululato lungo e potente, quello del capobranco, a svegliarli di soprassalto. I lupi li circondarono prima che tutti fossero in piedi.
-Ci mancavano solo loro! Merda!-
-Non dire parolacce davanti ai bambini, Julian!- lo redarguì Amy indietreggiando.
Il fuoco deperiva, durante la notte le fiamme si erano trasformate in un inutile cumulo di braci che non erano servite a tenerli lontani.
-Come ci difendiamo? Non abbiamo niente!-
Tom rispose alla domanda di Philip afferrando la cornice dello specchio scassato e gettandola sulla cenere. Si levò un cumulo di scintille.
Landers urlò.
-Mi ripagherete i danni!-
-Taci, Mark!-
Dopo la cornice fu la volta della rivista porno di Bruce.
-Tom! No!-
-La ricomprerai!-
Il crepitio del legno e della carta si trasformò presto in un fuocherello convinto che illuminò tutt’intorno a loro. Ombre scure e veloci guizzavano al confine tra la luce e il buio, passando dall’una all’altra con una velocità tale da rendere impossibile individuarle.  
-Lupi?- domandò Evelyn terrorizzata.
-No, conigli.- la schernì Mark.
-Tanti lupi.- gemette Bruce.
Tom prese in braccio Katy ancora mezza addormentata e gettò frenetico tra le fiamme tutto ciò che si trovò intorno. Dei fazzoletti usati, un tubo di Pringles…
-No! I pannolini no!- gridò Jenny.
La puzza di plastica bruciata li appestò. Un fumo nero e acre li investì, facendoli lacrimare e tossire mezzi soffocati.
-Grande Becker! Tu sì che sai come prendere in mano la situazione! Meglio morire asfissiati che sbranati dai lupi!-
-Intanto il fuoco si è riacceso, Mark!- afferrò altra carta che si trovò sottomano.
-No!- gridò Amy -La piantina no! È una questione di sopravvivenza!- gliela strappò e se la strinse al petto.
-Esatto Amy! Se non sopravviviamo all’attacco, non ci faremo nulla con la tua cartina!-
Lei avrebbe voluto dargli ragione, ma non ne ebbe il tempo. Udì un ringhio alle sue spalle e si volse. Il lupo che le era arrivato dietro di soppiatto le balzò addosso. La schiantò a terra, ringhiò e spalancò le fauci, pronto ad azzannarla alla gola. Julian accorse brandendo l’estintore e colpì l’animale allo stomaco un secondo prima che i suoi denti calassero sulle braccia che Amy aveva sollevato per difendersi il viso. Il lupo volò lontano con un guaito, rotolò a terra e si rimise in piedi, intontito dal colpo.
-Amy, stai bene?- Julian le porse una mano per aiutarla ad alzarsi.
-C’è mancato poco…-
-Veramente pochissimo!-
Mark strappò a Julian l’estintore, fece scattare la chiusura e puntò il branco, inondandolo di schiuma. I lupi indietreggiarono accecati, scuotendo la pelliccia per liberarsi dalla polvere bianca.
-Ci hanno circondati.- disse Bruce.  
-Ma dai? Non me n’ero accorto.-
-Quanti sono?-
-Che te ne importa, Callaghan?- lo zittì Mark, reso ancor più polemico dalla tensione -Se sai quanti sono cambia qualcosa?-
Philip si sforzò di non rispondergli male e prese per mano Peter che nella calca gli era finito accanto. Il bambino dapprima si aggrappò terrorizzato alle sue dita, poi quando si accorse che era proprio quel pericoloso signore sconosciuto a tenerlo, si liberò e scappò lontano. Sfuggì per un pelo a un lupo che cercò di azzannarlo.
-Peter, vieni qui!- gridò Jenny.
Posò Joy al sicuro sulla branda e corse intorno al falò, scontrandosi con Mark che girava nell’altro senso continuando a brandire l’estintore. La ragazza recuperò Peter afferrandolo al volo e tornò al riparo accanto a Landers che li difendeva lanciando gli ultimi spruzzi di schiuma. Quando questa finì si fermò ansimando, l’estintore tra le mani e a corto di idee.
-E adesso?-
-Non ne hai un altro?-
-Che ti sembro un pompiere?-
-Lasciamo stare ciò che sembri.- ringhiò Benji.
-Philip! Joy!-
-Philip o Joy?- fece eco Bruce incerto.
La bimba, rimasta isolata, era riuscita in qualche modo a calarsi giù dal lettino e ora avanzava carponi, sorridente e fiduciosa, verso i lupi.
-Bau-bau… bau-bau…-
-Philip!- chiamò ancora Jenny impietrita, il terrore negli occhi, troppo distante per poter fare qualsiasi cosa.
Un lupo la raggiunse con due salti e l’addentò per il pannolino, trascinandola lontano dal fuoco per sparire con lei nell’oscurità degli alberi. Philip, Benji e Mark scattarono verso la bestia per fermarla a tutti i costi. Joy, sballottata di qua e di là dall’animale in cerca di una via di fuga, cominciò a piangere e gridare.
-Lasciala bastardo!- gridò Mark avanzando armato dell’ultimo pezzo di persiana.
Ringhiando tra i denti il lupo scartò di lato ma, gravato dal peso della bimba, non riuscì a svicolare. Il bastone di Mark lo colpì su una zampa. A Philip vennero i sudori freddi.
-Attento a dove miri, Landers!-
Il lupo indietreggiò, trovò un varco e si volse, pronto a sparire nel buio insieme alla sua preda. Un tizzone infuocato compì una parabola di scintille e andò a schiantarsi davanti a lui, spaventando l’animale che saltò indietro.
-Ottima mira, Benji!-
Philip approfittò dell’esitazione del lupo per scattare in avanti. Si tuffò a terra, lo travolse con una spallata e gli strappò la bimba dalle fauci, lasciandogli in bocca solo brandelli di stoffa e di pannolino. Rotolò sull’erba stringendo Joy a sé, circondandola con le braccia per difenderla dall’urto con il suolo. Poi balzò in piedi e tornò di corsa verso il fuoco, due lupi che lo inseguivano vicinissimi.
-Abbassati, Philip!- gridò Benji mentre un altro tizzone solcava il buio.
Il ragazzo ubbidì. Il legno infuocato gli passò così vicino che sentì una scintilla bruciargli una guancia.
-Price, cazzo!-
Piombò accanto a Jenny che tese le braccia e acchiappò la bambina. La strinse al petto così forte che lei emise un gridolino di protesta.
-Dobbiamo raggiungere il furgone e chiuderci dentro, sono troppi.-
-Apri la strada, Tom.- Mark gli lanciò le chiavi.
-Vai al furgone, Jenny.- le disse Philip spingendo via anche Peter, aggrappato come un koala terrorizzato ai jeans della madre. I suoi occhi erano sbarrati dalla paura.
La ragazza annuì e indietreggiò con i due figli, accostandosi ad Amy e Julian in attesa del momento buono per rifugiarsi in macchina.
-Tom ha ragione, sono troppi.-
-Avevi bisogno che lo dicesse Tom per capirlo, Philip?- decretò Mark critico, agitando davanti a sé un tizzone per tenerli lontani.
-E ci hanno circondati…- Benji lanciò un’occhiata alla macchina. Distava da loro un centinaio di metri e per il momento la via per raggiungerla era spiccia. Incrociò gli occhi spaventati di Evelyn e le fece cenno di affrettarsi.
Tom arrivò per primo, aprì lo sportello laterale e depositò Katy sul sedile. Poi si armò del bastone di una scopa e scortò Amy ed Evelyn sane e salve fino al furgone. Il capobranco lanciò un ululato che spinse Jenny a stringere più forte la mano di Peter nella propria. Si volse, vide un lupo grande e grosso spiccare un salto, allontanarsi dal fuoco e trottare verso Julian che correva con Joy in braccio. Si fermò il tempo di un istante, si chinò ad afferrare una grossa pietra per terra e la lanciò verso la bestia.
-Jenny, Julian!- gridò Evelyn dal furgoncino -Stanno arrivando, fate in fretta!-
Alcuni lupi avevano abbandonato il resto del branco intorno al falò e li stavano inseguendo lungo il pendio. Carichi dei bambini e lontani dal fuoco, dovevano apparire come prede più facili. Julian vide Jenny perdere terreno, allora tornò indietro, la prese per mano e la trascinò verso il furgone. Le piccole gambe di Peter non riuscirono a tenere il ritmo di quella folle corsa. Il bambino inciampò e la sua manina scivolò via da quella di Jenny. Il tempo di farsi lasciare da Julian e già Peter era rimasto indietro di alcuni metri. Con le ginocchia e le manine doloranti per l’urto, il bambino alzò gli occhi sulla madre e la chiamò piangendo. Lei stava già tornando indietro ma uno dei lupi sbucò d’improvviso vicinissimo e spiccò un salto. Peter chiuse gli occhi e gridò.
Impugnandolo come una mazza da baseball, Tom fece roteare il bastone della scopa e colpì l’animale nello stomaco, scagliandolo lontano. Il legno si spezzò per la violenza dell’urto, mentre il lupo atterrava con un guaito poco distante. Rotolò sull’erba, tornò dritto sulle zampe e ringhiando apparentemente illeso, fu pronto a spiccare un nuovo balzo.
-Peter!-
Il grido pieno di urgenza spinse Peter a spalancare gli occhi. Vide Philip correre verso di lui, le braccia tese, pronto a prenderlo al volo. Allora sollevò le manine e lo chiamò terrorizzato.
-Papà!-
Un secondo dopo si ritrovò al sicuro, aggrappato alla felpa di suo padre, il viso premuto contro il torace del ragazzo, le lacrime di paura che sparivano, assorbite dal tessuto. Senza rallentare Philip raggiunse Jenny, la prese per mano e corse con lei verso il furgoncino. Tom li seguiva. Poco più distanti anche Mark e Benji correvano sul pendio a tutta velocità, i lupi alle calcagna.
Amy si sporse sui sedili e aprì lo sportello a Jenny, che si infilò dentro rapida, urtando Julian che stringeva ancora Joy. Philip entrò subito dietro di lei, tenendo Peter con una mano e aggrappandosi con l’altra all’intelaiatura dello sportello. Il bambino lo intralciava, così cercò di passarlo a Jenny. Lui gridò un’acuta protesta e gli rimase aggrappato addosso, il viso premuto contro la sua spalla.
-Peter, vieni…- lo chiamò Jenny.
Niente da fare, continuò a stringersi al collo del papà e non ci fu verso di smuoverlo.
Landers prese il suo posto alla guida e mise in moto. Il portiere si catapultò al suo fianco, sul lato del passeggero.
-Andiamo via, per favore.- supplicò Amy che tremava ancora di paura.
Mark diede gas e partirono con una sgommata. La ruota anteriore urtò un masso e il furgoncino sobbalzò violentemente.
-Chi accidenti ti ha dato la patente, Landers?-
-Stai sempre a criticare, Price.- replicò l’altro con gli occhi fissi sulla strada. Le luci del furgoncino venivano assorbite dall’oscurità circostante e riusciva a vedere soltanto a pochi metri di distanza.
-Che brutto posto.- commentò Evelyn da dietro, girata a osservare il declivio che si stavano lasciando alle spalle e che si perdeva nel fitto degli alberi scuri. I lupi avevano smesso di inseguirli ma il buio continuava a essere inquietante. Come avevano potuto pensare che quello fosse il luogo migliore dove passare la notte?
-Degna nottata di una giornata schifosa.- borbottò Bruce.
-Pure ieri non è stato il massimo.-
-Capirai, lo dici a noi Jenny?- Julian le passò Joy che aveva ripreso a mangiarsi il pugnetto e si guardava intorno con gli occhi ancora spalancati dalla paura.
La ragazza se la strinse al petto, poi la voltò a pancia in giù ed esaminò i suoi vestitini strappati alla scarsa luce dei fari della macchina.
-è ferita?-  
Peter, udendo Philip parlare, si scostò da lui quanto bastava per guardarsi intorno. Fu felice di vedere che la mamma e Joy gli sedevano accanto. La sua famiglia era riunita e l’odore di quel papà non era poi così male. Gli piaceva stargli addosso. La mamma era morbida e profumata ma il papà era forte.
-Non lo so, non vedo nulla.- accese la luce nell’abitacolo. Sul sederino, la bimba non aveva neppure un graffio ma il pannolino, strappato e intriso di pipì, era da cambiare -Non ho più pannolini. Tom li ha bruciati tutti. Come faccio?-
Evelyn frugò tra le cianfrusaglie ammucchiate in fondo.
-Ce n’è un’altra scatola.-
Riportato il furgone sulla più sicura statale, Mark trovò il tempo di osservare Philip attraverso lo specchietto retrovisore.
-Quando hai fatto la scorta?-
-Ti assicuro che non ce li ho messi io.-
Jenny sfilò via il pannolino vecchio, lo appallottolò e se lo poggiò tra i piedi.
-Joy mi raccomando, adesso non fare la pipì o chi lo sente Mark.- rise Amy pizzicando piano il suo sederino nudo.
   
 
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