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Autore: Voglioungufo    08/05/2021    4 recensioni
TimeTravel!AU
Naruto finisce indietro nel tempo e decide che tutto merita un'altra possibilità.
"Nessuno ucciderà nessuno!" sbottò con stizza, incrociò le braccia e guardò il cielo con esasperazione. "Vorrei evitare di avere Uchiha emotivamente isterici in questa linea temporale, è chiedere troppo?!"
Oppure: Obito voleva solo distruggere il mondo, Naruto glielo ha impedito e ora si trova a essere un padre di famiglia e Shisui gli chiede consigli d'amore.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Shisui/Itachi | Coppie: Asuma/Kurenai, Naruto/Sasuke
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Capitolo 13
Insegnami
 
 
 
«Don't need to run so fast
Sometimes we come last, but we did our best»
(Shakira – Try everything)
 
 
 
Obito studiò il sigillo che gli era stato applicato al braccio con occhio critico. Il contrabbandiere glielo aveva impresso una volta portato dentro alla base, la sorveglianza era ottima proprio come avevano appurato nella loro osservazione. Gli aveva detto che quel sigillo serviva per assicurarsi che stesse bene, ma Obito poteva chiaramente vedere che era in realtà un limitatore di chakra. Poteva indovinare senza timore di sbagliare che anche gli altri bambini catturati ne avevano uno, in modo che non potessero ribellarsi e sfuggire.
Fortunatamente per lui, quel sigillo era semplice e sciatto, Nozomi sarebbe inorridito nel vedere un lavoro fatto così male. Poteva romperlo facilmente con un sovraccarico di chakra e nessuno se ne sarebbe accorto.
“Sei stato catturato anche tu?”
Obito alzò gli occhi dal proprio braccio, guardando la stanza attorno a lui. Era ampia e buia, piena di sacchi a pelo. Si accorse che quelli che con una rapida occhiata aveva scambiato per coperte e cuscini erano in realtà bambini. In particolare una bambina si era avvicinata, era alta e magra con capelli arruffati e sguardo spento; a occhio e croce non poteva avere più di tredici anni, la stessa età di Itachi. Gli altri erano rimasti ai loro posti sui sacchi a pelo, a guardarlo con la stessa espressione triste e vuota… sentì la rabbia bruciargli lo stomaco.
“Qualsiasi cosa ti abbiano detto, non è vero” iniziò la bambina. “Sono criminali e ti hanno catturato, non rivedrai mai più la tua famiglia… mi dispiace”.
Obito chiuse gli occhi e concentrò uno scorrere costante di chakra per tutto il suo corpo, il sigillo si distrusse subito.
“Lo so, non sono un bambino” disse e nel mentre dissipò l’henge, riprendendo il proprio aspetto adulto. I bambini sussultarono sorpresi, alcuni di loro arretrarono a nascondersi ancor di più nelle zone d’ombra. Alzò quindi le mani, in un segno di pace. “Va tutto bene, ci manda Konoha. Siamo qui per salvarvi”.
La prima bambina che aveva parlato lo guardò diffidente, anche lei era arretrata di qualche passo.
Siamo?” ripeté incerta.
Obito sorrise, poi il suo occhio si colorò di rosso. Ci fu un altro sussulto generale da parte dei bambini, sentì perfino alcuni di loro bisbigliare il nome dello sharingan in riconoscimento. Ci fece poco caso, mentre richiamava dalla dimensione di kamui sia Kakashi che Itachi. Entrambi atterrarono un po’ barcollando sul pavimento, frastornati dallo strano metodo di viaggio.
Kakashi fu comunque subito operativo. “Siamo dentro?”
Obito annuì. “Mi hanno portato dagli altri bambini”.
“Sono tutti qui?” chiese saggiamente Itachi, ancora barcollando un po’.
Fu la bambina a rispondere. “Ieri sono passati a prendere alcuni di noi, ma non so dove li abbiano portati”.
“Che siano già stati spediti?” suggerì Kakashi.
Obito strinse la mascella. “Controlleremo, magari li hanno solo spostati in un’altra stanza”.
Si inginocchiò e appoggiò il suo braccio artificiale sul pavimento. Si sentì uno scricchiolio mentre il terreno veniva spaccato da delle radici, Obito corrucciò lo sguardo per lo sforzo e continuò a far crescere il mokuton attraverso il terreno.
“Cosa stai facendo?” chiese Itachi.
“Controllo i movimenti nella base” spiegò. Era una tecnica che gli aveva insegnato Zetsu, il legno con il suo chakra gli avrebbe permesso di tenere conto di chi si spostava in un determinato posto. Grazie ai ricordi del contrabbandiere che aveva messo sotto genjutsu sapeva perfettamente come fosse disposta la base e dove operavano.
Purtroppo farlo gli costava non poca energia.
“Al momento ci troviamo nella stanza più profonda della grotta. La maggior parte dei contrabbandieri si trova all’entrata e nella prima stanza” iniziò. “Ce ne sono alcuni sparsi a sorvegliare i corridoio e ce n’è un’altra concentrazione davanti a questa stanza”.
“I bambini?” chiese Kakashi.
“Credo siano nella prima stanza, quella subito dopo l’entrata. Quel sigillo di merda rende difficile percepire le loro firme di chakra. Oh…” considerò. “Ho rilevati altri stronzi nella loro stanza comune, merda”.
Staccò il braccio dal pavimento, dove era comparsa una piccola piantina secca e nera. Nonostante le sue ridotte dimensioni, le sue radici stavano viaggiando per tutta la lunghezza della base.
Cominciò a disegnare sul terreno una cartina stilizzata dell’ambiente dove si trovavano, segnando i vari punti dove si trovavano i mercenari. Itachi capì subito quale fosse il problema.
“Sono molto dispersivi”.
Con Kakashi avevano predisposto due strategie per vincere quella battaglia: o con lo stealth, o ammassando tutti in unico punto e metterli sotto scacco con le loro abilità superiori. Ma dovevano anche tenere conto dei bambini, non ferirli e soprattutto permettere loro una fuga, senza contare che a quanto pare non erano uniti tutti in unico punto come avevano sperato.
Obito socchiuse gli occhi, riorganizzando mentalmente le nuove informazioni.
La prima opzione non era fattibile, erano troppi e in troppi punti diversi – dispersivi, appunto – e non avrebbero mai potuto renderli tutti inoffensivi prima che scoppiasse l’allarme di intrusione. Il secondo punto era comunque infattibile, proprio perché i contrabbandieri si trovavano sparsi per le varie diramazioni della base.
In quel momento gli mancarono ferocemente i kage bushin di Nozomi, con quelli la missione si sarebbe risolta in pochi minuti. Mentalmente maledì ancora l’Hokage per non averli fatti andare insieme.
Sospirò, anche se non poteva evocare mille copie di se stesso come Naruto poteva comunque aumentare di un po’ il loro numero.
“Itachi, quanti kage bushin per combattere puoi evocare?”
“Quattro” rispose prontamente.
“E puoi usare i tuoi corvi qui sotto terra?”
Annuì ancora, Obito allora aggiunse:
“Andremo in stealth in un primo momento, almeno per eliminare i vari contrabbandieri dispersi nei corridoi. Per farlo useremo i miei cloni e i tuoi corvi, Itachi. Mettili sotto genjutsu, Kakashi mi ha detto che sei bravo in questo”.
“Lo sono” assicurò.
“Io e te andremo nella prima stanza e combatteremo il gruppo, soprattutto cercheremo di far crollare l’entrata. Una volta chiusi qui dentro non ci sarà da preoccuparsi su chi sia vivo e morto. Li lasciamo qui e basta”.
“Ma i bambini lì?” domandò Kakashi, poi indicò il gruppo che progressivamente si stava avvicinando sempre più curioso. “Come deciso, di questi me ne occuperò io. Userò un jutsu di terra per aprirci una strada alternativa che non passi per l’entrata, ma gli altri?”
Obito annuì. “Degli altri ci penserò io con kamui, del resto sono solo tre”.
La bambina sussultò, poi i suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Ma… ieri hanno portato via otto di noi…”
 I volti dei tre ninja si oscurarono al significato di quelle parole, erano arrivati troppo tardi per salvare ben cinque di loro. Obito macinò tra loro i molari, sentendo la mascella scricchiolare per lo sforzo. Doveva concentrarsi sugli attuali bambini, solo su di loro.
“Ci serve un segnale per sapere quando sarete fuori, al sicuro, e poter far crollare questo posto” disse quindi.
“Vi manderò Pakkun una volta liberi” propose Kakashi.
Fece alcuni segni delle mani, poi sbatté il palmo a terra. L’intero suo branco di ninken si materializzò nella caverna. Nel vedere i cani i bambini sussultarono, ma i più coraggiosi si avvicinarono per accarezzarli. Obito approvò internamente, i cani avrebbe aiutato e guidato i bambini lungo il tunnel creato da Kakashi. Si voltò allora verso la bambina.
“Vi prometto che vi salveremo tutti, ma dovete collaborare”. La bambina annuì in soggezione, quindi continuò: “Richiama tutti i bambini in un unico punto e seguitelo,” indicò Kakashi, “vi porterà fuori di qui appena sarà possibile, quindi tenetevi pronti in qualsiasi momento”.
Mentre parlava i bambini avevano già iniziato a raggrupparsi, alcuni prendendo il proprio sacco a pelo. Tutti lo avevano sentito e tutti sembravano intenzionati a fidarsi di loro, anche se erano degli sconosciuti; il desiderio di potersene andare da lì doveva essere molto profondo. I più piccoli apparivano confusi, ma si impegnarono comunque a fare come i più grandi.
Vediamo di fare presto. La velocità in quell’operazione sarebbe stata fondamentale, non potevano permettere ai criminali di preparare un contrattacco.
Alzò l’indice e il medio davanti al naso e richiamò il chakra necessario per creare quanti più cloni possibili, Itachi fece lo stesso. Contò mentalmente i cloni comparsi, in tutto erano poco più di una ventina.
Sospirò, sperando fossero sufficienti.
“Andiamo” ordinò, lo sharingan brillante nel buio.
 
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Naruto era disperato, il suo cuore batteva folle in gola e gli sudavano le mani.
Fin’ora quella giornata era andata bene: era riuscito ad arrivare in orario all’Accademia, aveva seguito le esercitazioni della mattina senza essere rimproverato troppo, nessuno gli aveva rubato il pranzo – una mela e qualche barretta energetica – e aveva perfino i propri libri con sé.
Non voleva rovinare quella bella giornata, non lo voleva! Ma quei kanji stampati sulla carte del libro scolastico non avevano minimamente senso davanti ai suoi occhi, erano solo simboli arzigogolati dei quali coglieva solo lampi di significato presi singolarmente.  
“Uzumaki, continua tu” tuonò la voce dell’insegnante dal fondo dell’aula.
Ecco, il suo peggior timore si era appena avverato.
Naruto amava stare al centro dell’attenzione, ma non quando sapeva che stava per fallire miseramente. Nonostante ciò si alzò, il libro di seconda mano stretto tra le dita per non far tremare le mani. Prese fiato e cercò di decifrare il primo kanji, e il secondo e il terzo… ma ci metteva molti secondi, il tempo scorreva nel silenzio totale mentre si sentiva solo il suo patetico tentativo di articolare parole collegate fra loro. L’insegnante cominciò presto a spazientirsi e a correggerlo seccato a ogni verso e anche gli altri bambini cominciarono ad agitarsi. Naruto sentiva i loro bisbigli, sapeva che tutti lo fissavano con scherno.
“Non sa ancora leggere… che idiota”.
Aumentò la presa sul libro, e strizzò gli occhi umidi per riuscire a leggere. Si sentiva bruciare dalla vergogna, odiava che tutti lo fissassero in quel modo e ridessero di lui. Non era colpa sua se non sapeva leggere, lui ci stava provando.
Ma a quanto pare non era abbastanza. Stava solo facendo ancor di più la figura dello stupido. Tanto valeva, a quel punto…
Prese fiato e ricominciò a leggere, questa volta con voce chiara e forte, senza pause o tremolii nella voce. Ma non stava davvero leggendo, stava inventando quello che c’era scritto ripetendo una barzelletta sporca che aveva sentito da un vecchio in strada. Aggiunse ogni genere di stupidaggine e doppio senso, facendo scoppiare a ridere i compagni di classe e infuriare il maestro, che iniziò a gridargli contro. Ma Naruto continuò imperterrito, arrivando a urlare per sovrastare i rimproveri, tra l’ilarità generale della classe. Si sentì subito meglio: almeno non stavano più ridendo per la sua stupidità, ma per lo scherzo.
Si stava perfino divertendo, almeno finché il maestro non perse definitivamente la pazienza e lo raggiunse al banco, strappandogli con violenza il libro dalle mani.
“Fuori dalla porta!” strillò con il viso tutto chiazzato di rosso. “E non sperare che la tua punizione finisca qui, stupido mostro. Aspetta fuori fino alla fine della lezione!”
Ora nessuna rideva più. Davanti alla minaccia urlata con fin troppa rabbia, tutti i bambini erano caduti nel silenzio totale per paura di essere tirati in mezzo al rimprovero o, peggio, la punizione. Avevano anche abbassato gli occhi sul libro, ignorando tutto come se non fosse successo nulla. Solo Naruto mantenne il contatto visivo con l’adulto, la bocca piegata in una smorfia e gli occhi un po’ lucidi. Avrebbe voluto urlargli contro che non era né stupido né un mostro e che non era colpa sua se non sapeva leggere visto che non glielo aveva insegnato, ma sapeva che era meglio non farlo. Quando un maestro diventava così rosso in viso e gli occhi brillavano di una rabbia così feroce era meglio ingoiare qualsiasi rospo e fare come ordinato. Quindi senza dire niente, con l’espressione contratta e le mani chiuse a pugno, si alzò dal banco e percorse l’intera classe nel silenzio più tombale, fino ad arrivare a sbattere la porta alle proprie spalle.
Una volta solo nel corridoio, iniziò a singhiozzare.
 
 
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Tieni d’occhio Obito è un ordine implicito che gli era stato dato dall’Hokage, Danzo e perfino suo padre – immaginava tutti e tre per motivi diversi – quindi Itachi lo fece per tutta la durata della missione, anche nel cuore della battaglia.
O almeno ci provò.
I contrabbandieri non erano per nulla alla sua altezza, il loro addestramento ninja non poteva essere paragonato a quello a cui si era sottoposto da quando era un bambino. Ma il loro numero contava decisamente e ci volle tutta la concentrazione di Itachi per non essere mai colpito da nessuno di loro. Non sapeva perché, ma voleva dimostrare qualcosa a Obito – forse per il modo accondiscendente con cui lo aveva trattato fin’ora – e fargli capire che a dispetto dell’età era un potente shinobi che non andava protetto. Quindi si sforzò per non essere mai colpito, per non riportare nessun segno e ferita; voleva uscire da quello scontro con nemmeno un capello fuoriposto.
Purtroppo era più facile a dirsi che a farsi. L’ambiente stretto era poco ideale per combattere, soprattutto perché non potevano usare nessuna tecnica su larga scala, o avrebbero rischiato di ferire qualche bambino.
“Itachi, il segnale!” gridò Obito sopra il frastuono della battaglia.
Ottimo, significava che Kakashi-senpai aveva portato in salvo i bambini. Ora dovevano fare il resto. Eliminò gli avversari che gli restavano tra i piedi e coprì Obito mentre raggiungeva i bambini rimasti. Erano andati a nascondersi dietro a delle casse di metallo non appena i combattimenti erano iniziati. Senza dire una parola, Obito li toccò uno alla volta mentre venivano risucchiati nella sua dimensione. Quando un’ora prima era successo a Itachi gli era sembrato così veloce, ma in quel momento – impegnato com’era a combattere – gli parve che durasse un’eternità. Ma alla fine tutti e tre i bambini furono in salvo, Obito raggiunse il suo fianco uccidendo uno dei banditi con un taglio alla gola. Lo schizzo di sangue colpì Itachi, ma non ci fece caso, più interessato alle successive parole di Obito.
“Fuggiamo di qua” ordinò.
Itachi annuì, ma poi si congelò. Obito lo aveva afferrato alla mano e lo stringeva stretto, così stretto che venne trascinato in avanti durante la corsa. Allo stesso tempo la caverna attorno a loro cominciò a tremare e massi caddero dal soffitto, distruggendo il luogo, delle radici spuntarono dal terreno rendendo instabile l’intera struttura. I contrabbandieri iniziarono a urlare più forte, terrorizzati dall’apparente terremoto e dai massi che li colpivano.
Itachi aveva lo sharingan attivato ed era sicuro che più di un masso era caduto su di loro. Piovevano sempre più fitti, sarebbe stato impossibile altrimenti.
Eppure non successe.
Arrivarono all’uscita sani e salvi, Obito non smise mai di tenergli la mano. Di tanto in tanto percepiva impulsi di chakra partire da dove erano uniti lungo tutto il suo braccio.
Obito lo lasciò andare solo quando furono qualche metro fuori dalla base. Lo spinse in avanti, spronandolo a continuare a correre. Confuso, Itachi rallentò solo un secondo poi riprese a correre non mettendo in discussione l’ordine. Si guardò alle spalle,in tempo per vedere Obito eseguire una maestose tecnica di terra che fece crollare  su se stessa – come un castello di carte – ciò che restava della base.
Distolse lo sguardo, riprendendo a correre verso il punto d’incontro consapevole che sarebbe stato raggiunto presto.
Si chiese come diavolo avessero fatto a schivare i massi quando era certo che erano sulla loro testa.
 
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“Per il Saggio, Naruto!” sbottò una voce poderosa. “Che cos’hai fatto questa volta?”
Il bambino sussultò, alzando gli occhi sgranati sul familiare adulto che lo aveva raggiunto. Iruka lo guardava dall’alto al basso torvo, un pacco di fogli sotto il braccio e una pila di libri stretta al petto. I suoi occhi erano stretti in due fessure esasperate, le narici dilatate.
“Allora?” insistette. “Non dovresti essere a lezione?”
Naruto non aveva idea di quanto tempo fosse passato da quando era stato cacciato. Si era limitato a scivolare seduto contro il muro, tentando di frenare i singhiozzi e di non piangere. Si era calmato da poco e sentiva gli occhi bruciare, le guance irritate. Strofinò le ciglia, irritando ancor di più la cornea macchiata di rosso. Lanciò uno sguardo di fuoco a Iruka, che ora lo guardava sempre più accigliato.
“Che hai combinato?” insistette.
Ovviamente, perché doveva sempre essere colpa sua per qualsiasi cosa! Non aveva nemmeno il dubbio che fosse solo vittima di un’ingiustizia e questo lo faceva infuriare. Sentì l’impulso di alzarsi e scappare via, come faceva sempre, e correre in città. Avrebbe fatto lo scherzo più colossale della storia degli scherzi, qualcosa che nessuno aveva mai osato fare dimostrando così quanto era fantastico.
E, in un’altra vita, era proprio quello che sarebbe successo.
Ma in un’altra vita, in un altro tempo, Naruto non aveva mai saputo di avere uno zio, qualcuno che si aspettava genuinamente che riuscisse nelle sue materie scolastiche. In un’altra vita, Nozomi non esisteva e nessuno si aspettava qualcosa da lui, di vedere i suoi progressi.
Ma in questa vita sì.
In questa vita, Naruto aveva qualcuno che voleva rendere fiero.
“È perché non so leggere!” sbottò con forza.
Appena lo disse le sue orecchie diventarono di un rosso violento per la vergogna di aver ammesso qualcosa del genere, nascose il viso tra le braccia e morse con forza le labbra per non piangere ancora.
Ci fu un lungo silenzio attonito, non sapeva se perché Iruka era sorpreso dalla sua rivelazione o se perché effettivamente gli aveva detto quale fosse il problema invece di scappare via come al solito.
Sbirciò curioso quando lo sentì sospirare.
“Non sai leggere? Hai quasi otto anni, dovresti” gli fece notare.
Ecco, ovviamente lo avrebbe giudicato invece di essere utile. La delusione gli fece bruciare lo stomaco.
“No, perché non mi avete mai insegnato!” sbraitò.
Iruka gli fece segno di abbassare la voce, erano pur sempre in corridoio durante l’orario scolastico.
“Come sarebbe a dire? Frequenti l’accademia da un anno e mezzo”.
Digrignò i denti. “Gli insegnanti delle altre classi mi hanno sempre ignorato!” protestò. “E quando provavo ad avere la loro attenzione mi buttavano fuori”.
Come adesso, pensò amaramente.
Iruka lo guardò dubbioso, ma almeno non sembrava più arrabbiato.
“Naruto, venivi messo in punizione perché disturbavi la lezione” gli fece notare.
Si irritò. “Tu non c’eri, quindi non lo sai e non è vero!” sbottò. “Facevo solo delle domande perché non capivo la metà di quello che dicevano”.
Iruka lo guardò a lungo, così profondamente che Naruto si sentì arrossire ancora una volta. Sembrava che stesse combattendo una furiosa battaglia dentro di sé, forse non sapeva se credergli o meno.
“È la verità, dattebayo!” insistette quindi.
L’insegnante sospirò. “Dovresti comunque saper leggere a questa età” gli fece notare. “Devi imparare se non vuoi restare indietro, ormai tutti noi diamo per scontato che voi sappiate farlo”.
Ma lo aveva ascoltato almeno? Lo guardò frustrato, sul punto di scappare perché davvero non ce la faceva più, si sentiva umiliato come un verme.
“E come faccio se non ho nessuno che può insegnarmi?!” gridò. “Non ho nessuno, non posso neanche vedere mio zio!”
La porta della classe si aprì, il maestro uscì livido con la buona intenzione di rimproverarlo aspramente a giudicare dall’espressione furiosa. Ma si bloccò non appena si accorse della presenza dell’altro insegnante.
“Iruka” disse esasperato. “Mi dispiace che questo idiota stia facendo confusione in corridoio, dovrebbe essere in punizione ma a quanto pare una non gli basta”.
Naruto lo fulminò, ma Iruka intervenne prima che potesse mettersi ancor di più nei guai.
“Nessun problema” rassicurò cordiale. “Lo porto con me in sala insegnanti”.
Quello parve molto sollevato, quasi non dovesse più occuparsi di un fastidio enorme, e lo ringraziò con un lungo inchino prima di rientrare in classe. Naruto invece lo guardò sconvolto, non aveva mica intenzione…
“Vuoi mettermi in punizione?” sgorgò incredulo e ferito. Non poteva arrabbiarsi con lui solo perché aveva urlato in corridoio, non quando si era sfogato con lui e aveva ammesso quelle cose.
Iruka gli fece cenno di iniziare a camminare. “No, ti insegnerò a leggere” disse risoluto.
La mascella di Naruto quasi cadde a terra, si affrettò a seguire l’uomo per il corridoio con i passi che inciampavano fra loro. Non osava crederci, sperarci.
“Davvero?”
Iruka guardava dritto davanti a sé, gli occhi ancora nuvolosi da mille pensieri. Strinse con più forza il materiale che aveva sottobraccio.
“Sono un insegnante, è mio dovere insegnarti” disse e Naruto sorrise raggiante.
Anche se sembrava averlo detto per se stesso, che per il bambino.
 
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La radura era piena di bambini spaventati, ma i niken di Kakashi stavano riuscendo nel loro compito di rassicurarli. Era incredibile l’effetto che potevano fare gli animali con i bambini, Itachi aveva permesso perfino che toccassero i suoi corvi…
Kakashi era in perlustrazione, per assicurarsi che nessuno fosse sopravvissuto, mentre Obito aveva appena mandato un falco a Konoha, a breve sarebbero arrivati i rinforzi per portare tutti al Villaggio. Itachi non aveva idea di cosa avrebbero fatto con i bambini, anche se sospettava che Danzō sarebbe stato molto interessato a essi visto che quasi tutti loro possedevano un kekkei genkai.
Strinse i senti al pensiero, emettendo un sibilo secco.
“Sei ferito?”
Sussultò un po’ nel sentire Obito. Gli si era avvicinato e lo guardava dalla testa ai piedi con fare critico. Itachi ricambiò lo sguardo, il suo volto impassibile ma dentro di sé era soddisfatto di vedere che Obito era un po’ più pallido e che c’era del sudore sulle tempie. Certo, era comunque privo di qualsiasi ferite ed era da quando erano partiti che continuava a mostrare azioni spettacolari una dopo l’altra con nonchalance.
Itachi era molto stanco e sudato, con l’adrenalina ancora a mille, ma scrollò le spalle.
“No, solo graffi e lividi” dovette ammettere. Avrebbe voluto apparire anche lui illeso quanto e più Obito, con solo un lieve strato di sudore.
L’altro Uchiha continuò a fissarlo anche dopo la sua risposta, poi sospirò.
“Sei stato bravo, come stanno gli occhi? Bruciano?”
Dopo essersi sentito sminuito per tutto il tempo, quel complimento lo inorgoglì più del dovuto. Mantenne la propria espressione apatica, fingendo che il rossore fosse causato dalla fatica e non dal calore allo stomaco.
“Un poco, è sopportabile” disse.
Obito ronzò gutturale e prima che Itachi ne avesse sentore si era avvicinato a lui. Si congelò in allerta quando lo toccò alle tempie con le punte delle dita e sussultò quando avvertì una scossa di chakra, pronto ad allontanarsi. Ma poi sentì il mal di testa alleviarsi, i suoi flussi di chakra calmarsi…
“Cosa stai facendo?” domandò aggrottando la fronte.
I polpastrelli erano ancora sulla pelle sudata, fili sottili si chakra che si connettevano ai suoi punti di fuga.
“Un trucchetto contro gli effetti collaterali dello sharingan” spiegò. “Tolgo il sovraccarico dal tuo sistema e curo dove necessario”.
Sbatté le palpebre, sorpreso che si potesse fare qualcosa del genere.
“Conosci anche il palmo mistico” mormorò accorgendosi troppo tardi di quanto era suonato geloso.
Un po’ lo era. Fugaku non gli aveva mai permesso di imparare le tecniche mediche, dal momento che come molti aveva un pregiudizio verso i ninja medici. Credeva fossero dei codardi in quanto dovevano essere protetti da altri…
“Non davvero” disse. “Ho imparato le tecniche curative Uchiha dei tempi passati però”.
Lo guardò sorpreso. Non sapeva nemmeno potesse esistere qualcosa del genere, nei suoi studi non aveva mai trovato nulla del genere, non venivano nemmeno menzionati jutsu medici… chissà come era riuscito a impararli. Anche perché tutte le tecniche Uchiha erano custodite all’interno del Villaggio dal Clan, nessuno aveva mai permesso che oltrepassassero le mura della famiglia. Come poteva conoscerle se era stato un nukenin per anni? Da quello che aveva borbottato suo padre, Obito da bambino – prima del tradimento – era un imbranato poco brillante, quindi era escluso che le avesse imparate in quel periodo. Questo ovviamente senza contare il pregiudizio generale verso l’arte medica, probabilmente era per questo se Itachi non aveva mai sentito di queste tecniche curative.
Perché le conosceva? Da cosa o chi le aveva imparate?
Danzō aveva ragione, Obito era strano e aveva segreti. Il consigliere non gliene aveva parlato apertamente, ma aveva capito che doveva avere in qualche modo a che fare con Uchiha Madara.
Abbassò gli occhi, fissando il suo busto intatto. I vestiti non erano nemmeno strappati, tagliati da nessuna lama… era impossibile che in quella baraonda nessuno fosse riuscito a colpirlo in alcun modo. I vestiti di Itachi erano un disastro e lui aveva fatto di tutto per non essere ferito, Obito non poteva essere così tanto più bravo di lui nello schivare. Era semplicemente impossibile.
A meno che…
Inspirò e lentamente, senza allarmare Obito, allungò le dita a prendere uno dei propri kunai, in un movimento così impercettibile che nessuno avrebbe mai potuto notarlo. Poi, repentino come un serpente, attaccò al suo braccio. Per Obito sarebbe stato impossibile schivare, a meno che…
La lama del pugnale si conficcò nella carne. Obito si bloccò e Itachi mollò la presa sconvolto, il kunai rimase fisso nel braccio. Lo aveva davvero colpito, anche se non c’era nessun rivolo di sangue…
Obito staccò le mani dalle sue tempie, guardandolo attento.
“Che diavolo?”
Itachi deglutì, un po’ agitato. “Io… credevo potessi renderti intangibile”.
Seguì un piccolo silenzio in cui l’occhio di Obito non abbandonò la sua faccia, faticò a restare inespressivo sotto quello sguardo scrutatore.
“Questo è molto stupido” disse alla fine, seccato ed esasperato.
Lo guardò mentre si staccava il kunai dal braccio, rimase stupito nel non vedere nessuna traccia di sangue. C’era solo del liquido verdastro, un po’ trasparente, simile alla linfa degli alberi.
“Almeno hai beccato la parte finta” borbottò Obito passando le dita sulla ferita.
Giusto, Danzo gli aveva parlato delle cellule di Hashirama. Era rassicurato dal fatto di non averlo ferito davvero, visto che a quanto pare si era sbagliato. Obito non era l’uomo mascherato, non sapeva rendersi intangibile come lui, il suo Magekyo riguardava solo il teletrasporto. Inoltre sarebbe stato strano se fossero stato la stessa persona, visto quanto era gentile con lui…
“Scusami” disse, sentendosi un po’ stupido.
Ricevette un’occhiata strana. “Giuro che non sto facendo nulla di male al tuo sharingan, quindi non pugnalarmi ancora” borbottò alzando le mani. “Posso riprendere?”
Annuì, capendo che Obito credeva lo avesse colpito per paranoia manomettesse la sua rete di chakra oculare. Lasciò senza fiatare che riportasse i polpastrelli sulle tempie, il chakra tornò a formicolare sulla sua pelle, unendosi al suo. Il fatto che Obito fosse un Uchiha rendeva i loro chakra abbastanza simili da rendere il processo più facile. Itachi si sentì presto la testa libera, non più pesante e la sensazione di dolore tra le sopracciglia svanì del tutto. Rimase un po’ stupito dall’effetto immediato.
“Ecco fatto, come va?” domandò Obito.
“Molto meglio” ammise. “Puoi mostrarmi come si fa?” chiese. Impararlo sarebbe stato molto utile, anche per Shisui che per colpa del Mangekyo aveva emicranie ben peggiori.
Obito allungò un lato della lebbra in un sorriso storto.
“Intendi insegnartelo?”
“Basterà mostrarmelo, capirò subito come si fa e saprò riprodurlo” cercò di rassicurarlo un po’ ansioso, temendo che non volesse perdere tempo in qualcosa del genere. “Sono tecniche Uchiha, lo hai detto tu, ho il diritto di impararle” aggiunse.
L’adulto sbuffò e prima che se ne rendesse conto aveva ancora la sua mano sul capo, ad arruffargli i capelli.
“Voi genietti sete troppo sicuro di voi. Comunque sì, quando vuoi, ma prima torniamo a Konoha”. Voltò il viso di profilo, facendo un cenno con il mento verso i bambini. “Raggruppali, non mancherà molto che arrivi l’altra squadra”.
Itachi annuì diligente e felice di avere qualcosa da fare.
 
Obito lo guardò allontanarsi, poi abbassò gli occhi sul proprio braccio. La ferita era già guarita, c’era solo lo strappo della divisa. Fece una smorfia, trattenersi dall’utilizzare kamui era stato difficile, il senso di pericolo lo aveva quasi tradito. Ma almeno quel colpo sembrava aver convinto Itachi. Il bambino era bravo a mascherare le sue emozioni, ma Obito era comunque più bravo nel capire gli altri e farli muovere a proprio vantaggio. Non aveva previsto che lo pugnalasse, ma almeno aveva potuto vedere il sospetto evaporare dal suo sguardo non appena aveva visto che la carne era stata penetrata, che non poteva rendersi intangibile. Non era del tutto una bugia, il kamui non lo rendeva immateriale, trasportava solo parti del suo corpo nella sua dimensione dando l’illusione di intangibilità.
Sospirò, sapeva di aver fatto un errore a usare kamui per uscire da lì, ma non aveva trovato altra soluzione e una caverna che cadeva in se stessa aveva portato brutti ricordi. Almeno era finita bene, sperò che Itachi avesse abbandonato i suoi sospetti.
Alzò lo sguardo al cielo, appena visibile tra le fronde degli alberi. Si stava facendo tardi e, senza evitarselo, cominciò a chiedersi cosa stesse facendo in quel momento Nozomi…
 
 
 
 
Ehi! Scusate il ritardassimo ;__; il tempo ultimamente mi vola tra mille cose e arrivo a fine giornata esausta che non so nemmeno come sia successo!
Ma finalmente abbiamo un nuovo capitolo e spero non ci voglia molto anche per il prossimo :) Questo riguardava la missione di Obito, il prossimo ovviamente sarà tutto su quella di Nozomi! Faranno la loro comparsa anche vecchi amici… ma niente spoiler!
Spero che anche la scena tra Naruto e Iruka vi sia piaciuta <3 La semplice presenza di Nozomi ha portato un piccolo cambiamento, che porterà a un’evoluzione anticipata del loro rapporto. Certo, non è ancora il nostro Iruka-sensei, ma si è reso conto in anticipo che Naruto è solo un bambino solo che ha bisogno di qualcuno che lo aiuti. Da qui le cose procederanno <3
 
Un bacino e biscotti per tutti quelli che stanno ancora seguendo la storia nonostante i lunghi tempi *^* vi si ama!
Hatta
 
Ps. Ah, la canzone a inizio capitolo è sia per Naruto che per Itachi. Itachi perché “non deve correre così tanto”, cioè avere fretta di imparare qualsiasi cosa e bruciare le tappe di crescita; Naruto invece perché anche se al momento è l’ultimo della classe in tutto almeno ci sta mettendo anima e cuore in tutto.
   
 
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