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Autore: Stella Dark Star    08/05/2021    2 recensioni
Di punto in bianco Vil e Leona vengono incaricati dal preside Crowley di prendersi cura di un ragazzino ospite al Night Raven College. Il piccolo si chiama Rey, ha tredici anni ed è un incrocio tra un umano e un leone e....questo è tutto ciò che possono sapere, visto che per vari motivi non può rivelare il suo cognome o il suo Paese di provenienza! Eppure in lui c'è qualcosa di familiare, soprattutto nel suo aspetto. Inoltre sembra trovarsi a suo agio nonostante la situazione insolita e ha grande confidenza con chiunque, come se li conoscesse da sempre. Fare i babysitter si rivela più facile del previsto, però ci sono troppe cose che non quadrano. Chi è quel ragazzino? Da dove viene? E soprattutto da...QUANDO?
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cater Diamond, Epel Felmier, Leona Kingscholar, Ruggie Bucchi, Vil Schoenheit
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Meravigliosi guai al Night Raven College'
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Capitolo dodici
Fedeltà e tradimento
 
La sera prima, Epel era tornato al dormitorio più demoralizzato che mai. Non aveva cenato nella lounge, dopo una rapida doccia controvoglia aveva giusto sgraffignato dalla cucina qualche fetta di pane e poi si era rintanato nella propria stanza per consumarle accompagnate da alcune mele. Un pasto ben misero rispetto a quelli a cui era abituato da quando era uno studente del college. Mentre rientrava, gli era capitato di udire che nemmeno Vil avrebbe cenato nel sontuoso salone perché si era ritirato nell’intimità della propria stanza assieme al fidanzato. Tsk, beato lui! Non si era sentito nel torto a provare invidia per quel leader baciato dalla fortuna, mentre lui si tormentava per un amore che non si sarebbe mai realizzato. Neige… Per la prima volta, il gusto delle dolci e succose mele provenienti dalla propria terra natale, gli parve amaro. Anche la nottata non era stata per niente piacevole, fra girarsi e rigirarsi nel letto, imprecare tra i denti, ripensare alle parole di Rey…e lasciare che alcune lacrime silenziose ricadessero sul cuscino. Rey aveva detto la verità, doveva ringraziarlo per avergli aperto gli occhi. Una nullità non poteva sperare di fare qualcosa di buono nella vita… La luce del giorno fece capolino dalla finestra, trovandolo in questo stato d’animo pietoso. Il telefono in mano, lo schermo luminoso su cui lampeggiava il  cursore alla fine di un messaggio…
[Ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me. Per aver ricambiato i miei messaggi e le mie telefonate. Per avermi fatto sorridere, per avermi fatto battere il cuore. Non lo dimenticherò mai. Ti auguro una carriera ancora più brillante. Sarò sempre un tuo fan!]
Il destinatario era Neige. Il suo nome, salvato nella rubrica, era affiancato da un cuoricino rosso.
“Addio, Neige…”
Avvicinò il dito allo schermo, puntando la casella di invio e…
Dlin! La notifica di un messaggio in arrivo sovrastò tutto il resto. Era da parte di Rey. Un momento di esitazione, poi la curiosità prese il sopravvento ed Epel aprì il messaggio. Non erano parole, era il disegno di un gattino triste. Rispose con tre puntini di sospensione. Pochi secondi e arrivò un altro messaggio, con il disegno di una porta. Stava per inserire un punto di domanda, quando udì bussare.
Possibile che…? Abbandonò il telefono sul cuscino e andò velocemente ad aprire. Come sospettava, trovò Rey sulla soglia, vestito con la divisa del Savanaclaw, il capo chino con le orecchiette abbassate e le mani che si stropicciavano in segno di inquietudine.
“Io…ho detto un sacco di bugie. Non è vero che sei una mela marcia. Non è vero che ti odio. Tu sei il miglior Principe Azzurro che esista, ti ammiro e ti voglio tanto bene! Perdonami, zio Epel!”
Un po’ per ripicca, un po’ per divertimento, Epel non disse nulla, solo attese che il piccolo rialzasse il visetto e allora gli diede la versione ‘affettuosa’ di una testata! Un colpo fronte contro fronte, più simbolico che doloroso. E ridacchiò.
“Dai, entra! Ti offro una mela e un po’ di succo!”
Rey entrò timidamente nella stanza, era stato fin troppo facile avere il suo perdono e non era certo che fosse davvero tutto a posto. Epel tirò su le coperte alla mala peggio e disse al piccolo di accomodarsi sul letto, quindi recuperò una mela dal cesto e un bicchiere che poi riempì di succo (sempre di mela, ovviamente!).
Si sedette accanto a lui. “In verità, più che perdonarti devo ringraziarti. Le tue parole sono state come una doccia fredda, ma so che le hai dette per il mio bene.” Sospirò tristemente. “Diventerò invisibile, come è giusto che sia, così non creerò più problemi a nessuno…”
“Ma mi ascolti quando parlo???”
Già il tono era severo, ma quando volse lo sguardo a Rey e vide i suoi occhi fiammeggianti ebbe la conferma che il cuccioletto era piuttosto alterato!
“Ho detto che erano tutte bugie! Tu sei una bravissima persona, hai molto da dare! Altro che invisibile, devi tirare fuori il meglio di te! Solo così sarai felice! E con ‘felice’ non intendo solo il tuo brillante futuro con le corse in moto e del tuo impegno nel gestire l’attività di famiglia, parlo anche della tua storia d’amore con la zia Neige!”
…ok…questa non se l’aspettava… Occhi spalancati, gli ci volle un po’ per tentare di spiccicare qualche parola! “C-che cosa…stai…?”
Infervorato, Rey continuò. “E’ a questo che devi credere, zio! Ti aspetta un gran futuro se troverai il coraggio di prenderlo fra le mani!”
Epel balzò via dal letto, dandogli di spalle. Improvvisamente si sentiva un gran peso addosso, era troppo da sopportare, troppo da elaborare così su due piedi. Fosse stato solo per l’attività di famiglia, ci poteva stare, ma…corse in moto? Principe Azzurro? Zia Neige? Di cosa stava parlando? Aveva già tirato fuori quegli argomenti nei giorni scorsi, ma era tutto così assurdo!  Soprattutto, cosa sapeva lui riguardo Neige? Chiuse gli occhi. A meno che… Un’idea bizzarra gli attraversò la mente.
“Tu…sei affezionato alla zia Neige?”
Neanche a dirlo, Rey cadde nel tranello come un allocco. “Certo che sì! E’ meravigliosa! E’ così bella, così dolce, così gentile!” Prese ad agitare la coda, tutto contento. “Adoro quando mi coccola, quando facciamo insieme delle coroncine con le margherite e….le sue torte di mele sono le migliori del mondo!” Le gote gli si imporporarono al pensiero!
Fu allora che Epel si girò e lo guardò con uno sguardo velato di malizia e di divertimento. Sul momento Rey non capì, ma appena si rese conto di quanto aveva appena detto, si morse la lingua!
“Ugh… Cioè, io…” Anche se avesse trovato le parole, non avrebbe comunque potuto dirle perché si ritrovò avvolto da un caloroso abbraccio. Epel lo strinse forte, gli occhi gli si riempirono di lacrime. “Grazie, grazie, grazie… Stavo per fare l’errore più grande della mia vita!” Bisbigliò, nonostante le labbra gli tremassero dalla voglia che aveva di piangere.
Rey fece per ricambiare l’abbraccio, ma anche quel gesto gli fu stroncato sul nascere quando Epel si ritirò repentino. Assunse una posa simil autoritaria e gli indicò la porta. “Vai subito da Vil e chiarite tutto!”
Rey lo guardò di sbieco. “Ma…?”
“ADESSO!” Alzò la voce, ma subito gli fece l’occhiolino per sdrammatizzare.
Il piccolo non ebbe altra scelta che obbedire, senza però mancare di regalargli un sorriso!
Non appena Epel fu solo, andò subito a riprendere il telefono che prima aveva seppellito sotto le coperte. Sullo schermo era ancora il messaggio che aveva scritto. Cliccò il tasto per cancellare e in un attimo lo schermo tornò pulito.
Prese un bel respiro e cliccò sul nome di Neige. Fra le opzioni scelse quella per avviare una telefonata. Si portò il telefono all’orecchio. Uno squillo. Tutti i suoi muscoli si irrigidirono. Secondo squillo.
“Sì, pronto! Epel?”
La voce più tenera e dolce che avesse mai sentito gli arrivò dal capo opposto. La tensione svanì immediatamente.
*
 
Alla domenica la caffetteria della scuola era chiusa, ma questo non impediva agli studenti di usufruire di alcuni distributori automatici carichi di bevande e cibi confezionati per eventuali necessità. Come ad esempio dissetarsi dopo una lunga corsa…
Nonostante Vil si fosse passato l’asciugamano sul viso per togliere il sudore, la sua pelle era ancora umida e arrossata per la fatica, dettaglio che lo rendeva particolarmente sensuale agli occhi di Jack che era lì con lui. Ora l’asciugamano era finito attorno al collo, dove giaceva a mo’ di foulard, mentre i capelli biondi, occasionalmente alzati e legati in una coda, avevano giustamente un aspetto trasandato, cosa che ben poche persone al mondo avevano il privilegio di vedere dato che Vil si mostrava sempre impeccabile! Jack si sentiva fortunato ad essere fra questi pochi. Senza farsi notare, aveva sbirciato con la coda dell’occhio tutti questi preziosi dettagli, perfino il movimento della sua mano e l’inclinazione del suo dito nel premere il pulsante con la bevanda desiderata. Il movimento sexy dei suoi fianchi quando si era chinato per raccogliere la bottiglia, il modo in cui aveva reclinato il capo all’indietro mentre beveva quell’acqua fresca proveniente dall’alta montagna.
“Ahhhh!” L’espressione compiaciuta sul suo volto, unita agli occhi leggermente umidi, lo resero ancora più bello. Poi Vil volse lo sguardo a lui, che era praticamente immobile come un fantoccio e con la bottiglia mezza vuota stretta nella mano. “Mi erano mancate le nostre corse mattutine!”
“Non che tu avessi molto tempo da dedicare al jogging, con tutto quello che è successo ultimamente!” La buttò lì Jack, facendo un mezzo sorriso.
“Se fosse per Leona, l’unico esercizio che farei sarebbe quello fra le lenzuola.” Protestò Vil, scuotendo il capo, ma alleggerendo la frase col sorriso sulle labbra, quindi si portò nuovamente la bottiglia alla bocca per bere un altro lungo sorso di acqua.
Jack abbassò il capo e si grattò nervosamente la nuca. “A dire il vero…io mi riferivo all’arrivo di Rey…”
“Mh!” Vil inghiottì velocemente. “A tal proposito, non ti ho ancora ringraziato.”
“Ringraziato? Per cosa?”
“Per la tua sensibilità. Ho ascoltato bene ciò che mi hai detto riguardo a ieri. Nonostante Rey ti abbia fatto una confessione da far rizzare i capelli, tu non l’hai rimproverato e anzi sei stato particolarmente gentile.”
“Sì, ecco…”
“Lo sei sempre anche con me. Per quanto io possa sbagliare o avere torto, non è mai accaduto che tu mi accusassi o mi rimproverassi severamente!”
“Il fatto è che… Come dire…” Accidenti, le parole gli si fermavano sulla punta della lingua. Perché poi? Non c’era niente di male in ciò che voleva dire. Prese respiro e assunse la tua tipica aria seria. “E’ un istinto naturale quello di proteggerti, Vil. Fin dalla prima volta, nella nostra città, quando ti ho difeso da quei piccoli bulli. Pur non conoscendoti e non sapendo nulla di te, ho sentito che qualcosa mi spingeva in quella direzione.”
Vil lo ascoltò con attenzione, senza lasciar trapelare nulla di ciò che provava. Poi scostò lo sguardo, vagando nell’enorme sala mensa vuota e silenziosa. “Io, vorrei che tu continuassi a proteggermi per sempre.” Ridacchiò tra sé. “Forse questo improvviso sentimentalismo è dovuto alle mie nozze imminenti! Fra poche settimane diventerò la moglie di Leona e andrò a vivere nel suo regno, mentre tu dovrai restare qui al college per altri due anni!” Lasciò un lieve sospiro, la sua espressione tornò seria. “Un giorno, se ci incontreremo di nuovo, spero che tu vorrai starmi accanto.”
Percepì il tocco caldo della mano di Jack sulla spalla, attese qualche istante prima di voltarsi e incontrare i suoi occhi dallo sguardo incredibilmente rassicurante. “Lo farò. E’ una promessa. Sarò la tua ombra e mi assicurerò che nessuno ti faccia del male.”
Non c’era bisogno di metterlo per iscritto, il patto di fedeltà tra lupo e padrone era suggellato e niente al mondo avrebbe più potuto spezzarlo.
*
 
Vil aveva percorso il lungo e maestoso corridoio del dormitorio e aveva appena imboccato quello che conduceva alla sua stanza quando, allungando lo sguardo, si accorse della presenza di una piccola figura.
“Rey?” Scrutò dalla testa ai piedi il piccolo, anzi, dalla punta delle orecchie fino alla punta delle scarpe quel leoncino che se ne stava in disparte, orecchie basse e spalle contro la parete. “Se vieni da quella direzione, significa che sei stato da Epel. Avete fatto pace?”
Rey per un istante sgranò gli occhi per la sorpresa, chiedendosi come facesse lui a sapere di quanto era successo con Epel, ma poi dovette rendersi conto che era praticamente impossibile tenere nascosto qualcosa a Vil Schoenheit, con tutte le conoscenze e gli informatori che aveva! Per questo si limitò a fare un piccolo cenno positivo col capo.
Vil tremò visibilmente, stringendosi nelle spalle. “Ho bisogno di un bagno caldo. Sono ancora sudato dalla corsa e lo sbalzo di temperatura fra questo dormitorio e i giardini del college è piuttosto sgradevole!” Fece qualche passo per raggiungere la porta della propria stanza e afferrò la maniglia. Prima di aprire, si volse verso il piccolo taciturno. “Vieni?”
Gli occhi di Rey divennero lucidi come quelli di un cucciolo sull’orlo del pianto. “P-posso?”
“Ma certo che puoi! Mentre faccio il bagno approfittiamo per parlare un po’! Non ti nascondo che mi sento in colpa per come ti ho trattato ieri e…” Si umettò le labbra con la punta della lingua, mentre cercava le parole. “Voglio sistemare le cose tra noi quanto prima. Se sei d’accordo…”
Rey ancora era immobile contro la parete! Se non fosse stato per lo sguardo tremante e pieno di lacrime, avrebbe fatto concorrenza ad una statua!
Vil aprì la porta e gli fece un cenno. “Avanti! E’ meglio se togli la divisa del Savanaclaw e indossi quella più calda di Pomefiore, altrimenti ti prenderai un raffreddore!”
Rincuorato da quell’ulteriore conferma, Rey abbandonò ogni timore ed entrò nella stanza.
Fu come rivivere un dèjà vu! Vil nella vasca a farsi un bel bagno caldo e rinvigorente, Rey seduto accanto, sul morbido tappetino a raccontargli di tutto e di più… e pensare che fino a poco prima si stava tormentando al pensiero di aver rovinato tutto, di averlo deluso, di averlo allontanato… Vil si accorse di quell’improvviso cambiamento d’umore e pensò bene di chiederne il motivo.
“Io…temevo non volessi più vedermi…”
“E perché mai?” Vil lo guardò con tanto d’occhi ad un’affermazione così strana!
“Per…per via di Cater…”
“Santo cielo, Rey! Ero solo turbato! Avevo bisogno di riflettere e parlarne con Leon-” S’interruppe da solo, la sua espressione divenne indubbiamente schifata! “Pensandoci, quella è stata più una perdita di tempo che altro…” Si portò una mano alla fronte, sospirando. “Ahhh, spero che dopo il matrimonio si dia una calmata e diventi più maturo. Anche se litighiamo spesso, cerco di dirgli e dimostrargli in tutti i modi che lo amo e che per me esiste solo lui. Ma nonostante questo la sua insensata gelosia resiste. Bestiaccia testarda!”
Rey ridacchiò. “Ah ah! Vedrai che migliorerà! Non smetterà di essere geloso, ma saprà trattenersi!”
“Con una fede al dito, voglio ben sperare!”
Dopo qualche altro scambio di battute e di confidenze, i due lasciarono la stanza da bagno e procedettero entrambi con la vestizione. Rey aveva tenuto addosso la divisa del Savanaclaw fino a quel momento, complice il fatto che con l’acqua calda della vasca tutto attorno si era creato un bel calduccio, ma ora non gli dispiaceva cambiare indumenti. Dopo ciò, come da manuale, si acconciarono i capelli ed infine passarono al trucco. Visto il giorno di festa, Vil aveva deciso che il piccolo poteva farsi un trucco molto leggero, mentre per i capelli…
“Vorrei accarezzarli un po’ prima di farti una nuova treccia.”
Rey sbatté le palpebre. “Accarezzarli?”
Vil andò a sedersi sul bordo del letto, dal lato opposto alle vetrate, e si batté dei colpetti sulle ginocchia in segno d’invito. “Appoggia il capo qui!”
Gli occhi di Rey si illuminarono, fece per balzare contento verso di lui, ma all’improvviso si fermò. “Ehm…io non posso…”
“Perché?”
“Perché…Leona ha detto…”
“Tsk! Leona! Qualunque cosa ti abbia detto quell’idiota non ha importanza. Dentro da un orecchio e fuori dall’altro. Ecco cosa devi fare quando ti parla. Su, ora vieni qui  e lasciati coccolare. E’ un ordine del tuo leader!” Di nuovo batté le mani sulle ginocchia, in tutta convinzione.
*
 
Dal passo pesante con cui camminava e con l’espressione truce che aveva in volto, non era difficile capire che Leona era di cattivo umore. Anche il modo villano di aprire e richiudere la porta vetrata della serra fu un ottimo indizio!
“Vediamo se almeno qui riesco a starmene in pace.” Mormorò tra i denti, mescolando le parole ad un ringhio.
“Giornata storta, Roi du Lèon?”
Nell’udire quella voce all’improvviso, Leona sobbalzò. “Dannazione. Mi hai fatto perdere tre vite, strambo.”
Appoggiato di spalle al tronco di un albero, Rook sfoggiò un sorriso malizioso. “Te ne restano comunque altre quattro!”
Leona lo liquidò con un gesto della mano. “Te la faccio breve, sono venuto qui per dormire. Ho litigato di nuovo con Ruggie e non riesco a rilassarmi al mio dormitorio. Riserva le tue stramberie per qualcun altro.” Fece per oltrepassarlo, ma Rook gli rivolse nuovamente la parola. “Ti danno tutti contro da quando è arrivato quel piccolo ospite, n’est pas?”
Leona lo guardò in tralice. “E tu che ne sai?”
Rook alzò la mano e prese ad ammirarsi le unghie smaltate di fresco. “Sono un acuto osservatore. Anche se…lo capirebbe chiunque che Vil mette al primo posto il ragazzino. Questo significa che tu sei al secondo. Ancora una volta il numero due.”
Leona ebbe un fremito.
Rook, fingendo di non essersi accorto della reazione di Leona a quelle parole, strofinò l’unghia dell’indice sul velluto della tunica e poi vi soffiò sopra come per scacciare un invisibile granello di polvere. “Posso solo immaginare quanto può essere difficile per te, essere trattato così dalla persona che ami e che presto porterai all’altare.”
“Dove vuoi arrivare, eh?” Gli chiese Leona, lanciandogli un’occhiata torva.
“Oh, da nessuna parte!” Il sorriso distorto che si disegnò sulle labbra del cacciatore avrebbe spaventato un bambino. In effetti tutto il volto sembrava una maschera uscita da un film dell’orrore, a causa di quel trucco pesante che aveva sulla faccia e che gli marcava gli occhi. “Penso solo che non sia corretto stare a guardare mentre un ragazzino misterioso, venuto da chissà dove, si fa strada a forza nel cuore del nostro bellissimo Vil!”
Leona si sforzò di non commentare quell’inappropriato ‘nostro’ che aveva udito. Vil non apparteneva ad altri che a lui, il suo fidanzato e futuro marito, ma a quanto sembrava quel concetto non era chiaro a certe persone. Soprattutto a quell’individuo che non si separava mai dal cappello piumato e che sputava complimenti inopportuni senza la minima decenza. Ad ogni modo, Leona era già stanco di ascoltarlo. Lo sapeva da sé che la situazione non era delle migliori. “Senti, come ho detto poco fa, ora vorrei dormire e…”
“Ma certo! Prego! Fai sogni d’oro, mon roi! Vil di certo non si annoierà fin che c’è quel ragazzino! Pensa, era così ansioso di stare con lui che lo ha invitato a tenergli compagnia durante il bagno! E chissà che cosa faranno dopo!” Era palese che la sua allegria fosse fasulla, tanto quanto le sue frasi fossero appositamente provocatorie, peccato che la mente di un innamorato geloso come Leona non lo capisse…
“Ti lascio al tuo sonnellino di bellezza! Au revoir!” Agitò elegantemente la mano in segno di saluto ma, appena fece un passo, Leona lo richiamò. “Aspetta.” Aveva un aspetto tremendo, era come se fosse sul punto di esplodere. “Quello che hai appena detto…è la verità?”
Rook si mise in posa, puntando una mano sul fianco, quindi sollevò l’altro braccio e aprì la mano in direzione dell’uscita della serra. “Credo che dovresti scoprirlo da te!”
Non servirono altre parole. Leona andò a passo spedito fino all’edificio principale e raggiunse la sala degli specchi, dove poi oltrepassò quello che portava al dormitorio Pomefiore. Non sapeva se quella sensazione che gli stava schiacciando il cuore fosse rabbia o paura. Ignorò i saluti e gli sguardi curiosi degli studenti che incrociò per i corridoi, raggiunse la meta così velocemente che quasi credette di aver volato. Di fronte alla stanza di Vil si bloccò. Che cosa avrebbe trovato oltre quella porta? Solo il giorno prima quel ragazzino si era infilato nel letto di Cater, porca miseria! Che intenzioni aveva con Vil? Perché era venuto al Night Raven College? Si rese conto di aver smesso di respirare quando sentì i polmoni bruciare. Lasciò che l’aria attraversasse le vie respiratorie, quell’aria fredda a cui ancora non si era abituato, quell’aria così diversa da quella calda e profumata di natura che respirava al proprio dormitorio. Basta indugiare, era il momento di fare i conti.  Strinse la maniglia con forza, neanche volesse stritolarla nella mano. Aprì la porta. E li vide. Vil e Rey sul letto, in atteggiamenti fin troppo affettuosi. Allora i sospetti di Rook non erano infondati.
La gelosia lo accecò completamente, la rabbia gli fece ribollire il sangue.
“Cosa sta succedendo qui dentro?” Ringhiò con odio.
  
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