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Autore: Nephertiti    08/05/2021    1 recensioni
*SEQUEL DI GIRL OF LIFE*
Molte cose sono cambiate dalla prima volta in cui Mitsuko ha messo piede in villa Sakamaki.
E adesso può affermare di essere parte della famiglia.
Ma con il suo diciottesimo compleanno alle porte, il destino sembra avere in serbo altri piani per lei.
***
Estratto da un capitolo:
“All’improvviso, a qualche chilometro di distanza, notai una figura in mezzo alla strada e, man mano che ci avvicinavamo, realizzai si trattasse di un uomo.
Mi resi conto che non accennava a muoversi, mentre il maggiordomo, al mio fianco, sembrava ignorare la sua presenza.
Urlai a George di frenare e questo, colto di sorpresa, affondò il piede nel freno: la limousine ruotò su sé stessa, facendomi sbattere contro il finestrino.
Un’auto dietro di noi ci tamponò.
Quando sollevai lo sguardo, ancora dolorante per il colpo, dell’uomo non v’era traccia.
Tuttavia, ciò che mi era rimasto impresso, prima che quella sagoma svanisse nel nulla, erano stati i suoi lunghi capelli bianchi.
***
Per poter leggere questa storia avrete bisogno di conoscere “Girl of Light” e “Girl of Life”, quindi correte a recuperare!
La fan fiction prende alcuni spunti dal videogioco, ma la trama sarà ben diversa.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ruki Mukami, Shuu Sakamaki, Sorpresa, Subaru Sakamaki
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 22 - Weird feelings -

 

 

 

 

 

 

 

Quando mi svegliai, a giudicare dalle sfumature che aveva assunto la mia stanza, doveva essere all'incirca mezzogiorno.
Il mio sguardo vagò un po' per la stanza, finché mi accorsi di non essere da sola in quel letto.
E capii immediatamente che si trattava di Shu.
Chi altri sarebbe sgattaiolato nel mio letto senza strapparmi un morso, ma solo per il piacere di dormire in mia compagnia?

Nonostante mi fosse mancata questa specie di rituale, non lo avevo ancora perdonato per avermi mentito.
Balzai giù dal letto, senza degnarlo d’attenzione, e presi dei vestiti puliti: dovevo liberarmi dell’abito che indossavo, sporco e malconcio a causa delle mille avventure che avevo dovuto affrontare in un solo giorno.

“Quindi non mi rivolgi nemmeno la parola?”
“Non voglio parlare con te, al momento.”, annunciai con una scrollata di spalle, entrando nel bagno.

Chiusi la porta, senza neanche disturbarmi a bloccare la serratura: sapevo bene, ormai, che nessuno chiedeva il permesso per entrare.
Chiudere la porta, almeno, mi dava una parvenza di privacy.
 

Mi liberai dell’abito malandato, mentre l’acqua riempiva la vasca, e, con solo l’intimo addosso, osservai la mia immagine riflessa nello specchio.
Fortunatamente avevo ricominciato a mangiare regolarmente, altrimenti tutto quello stress, per non parlare di tutto il sangue perso, mi avrebbero ridotta ad uno stuzzicadenti ambulante.
I morsi di Karl Heinz erano ancora ben evidenti sul collo e sul petto, mentre quello di Carla pareva scomparso.
Possibile che si fosse scomodato a curarlo con la sua saliva “magica”?

La mia pausa di riflessione venne interrotta da una presenza alle mie spalle.

Posai gli occhi sulla figura che era comparsa accanto a me nello specchio.
Trovai del tutto normale provare imbarazzo quando Shu mi squadrò da capo a piedi.
Sapevo di provare del semplice affetto nei suoi confronti, ma ero semi-nuda, e mi sentivo completamente esposta.

“Quale parte di non voglio parlare con te non è chiara?”
“Sono qui per fare un bagno.”
Shu chiuse il rubinetto, l’acqua aveva raggiunto il bordo della vasca.
“L’ho preparato per me, sai?”

L’altro non rispose, ma iniziò a sbottonare la camicia che indossava.

Al terzo bottone, mi convinsi che il gene della perversione faceva decisamente parte del loro DNA, e mi voltai a raccogliere i vestiti puliti, pronta ad uscire dal bagno, tuttavia Shu me lo impedì, trattenendomi per un braccio. Senza sapere come, mi ritrovai nella vasca, a cavalcioni su di lui.
L’acqua bagnava i nostri abiti, o meglio, quelli del vampiro, considerato che io indossavo solo il reggiseno ed un paio di mutandine.

“Dico, sei impazzito?”
Il rossore sulle mie guance tradì il mio tono di voce, che avrebbe voluto essere più severo.
Feci leva sul bordo della vasca con le mani, per diminuire il contatto fisico col vampiro.
“Cos’è, hai nostalgia dei vecchi tempi?”

In passato era capitato che Shu si infilasse nella vasca mentre facevo il bagno, per mordermi, ma in quell’istante la sua aria taciturna mi metteva a disagio.

“Se ti avessi detto dove stavamo andando me lo avresti impedito, o ti saresti infuriata.”, si decise a confessare.
Aprii la bocca per ribattere, ma prima ci riflettei un momento.
“Beh, forse mi sarei opposta, ma alla fine vi avrei lasciato andare. Perché io mi fido.”
Posi enfasi sull’ultima frase, per sottolineare il fatto che io supportavo le loro scelte, per quanto insensate potessero sembrare.

“E io mi sono fidato di te.”
Alludeva di certo alla questione “Carla Tsukinami”.
La verità era che non aveva avuto scelta: nessuno dei Sakamaki o dei Mukami l’aveva.
Io ero maggiorenne, si trattava della mia vita privata e in più possedevo dei poteri, innumerevoli fattori per cui nessuno avrebbe potuto impedirmi di vedere Carla.

“Stasera non conta, valuterò in futuro.”
Shu abbassò per un momento le palpebre.
“Come sei fastidiosa.”
“Oh ecco, mi mancavano i tuoi complimenti.”
Il vampiro aprì gli occhi e li fece scorrere lungo il collo, fino alla clavicola.
Seppi che mi avrebbe morso da un momento all’altro.

Sollevò una mano, l’acqua si increspò per il gesto, e le sue dita umide finirono sulle cicatrici che non si erano rimarginate del tutto.
Le massaggiò piano e mi venne spontaneo deglutire a vuoto.

“È stato tuo padre.”, ci tenni a specificare.
“Lo immaginavo.”
Continuò ad accarezzare quei buchi, mentre il cuore pompava veloce nel petto, così decisi di mettere fine a quella strana situazione.
“Non guariranno con un po’ d’acqua.”
“Hai ragione.”
Notai che il vampiro aveva cominciato ad avvicinarsi e le mie gambe sfioravano le sue.
Cercai un modo per sdrammatizzare.
“La fine del mondo è vicina, un Sakamaki che mi dà ragione!”

Ma quello mi ignorò bellamente, posando le sue labbra sulla pelle e iniziando a leccare le mie ferite.
Sapevo perfettamente che era un metodo per accelerare il processo di guarigione ed evitare che mi rimanessero brutte cicatrici: la maggior parte dei vampiri, Shu compreso, utilizzava spesso quel metodo per non lasciare traccia dei propri morsi, in modo tale da non destare sospetti.
Ma perché occuparsi di morsi che non era stato lui a procurarmi?
E perché, all’improvviso, la cosa mi faceva arrossire e battere il cuore nel petto più velocemente del normale?
Lui, d’altronde, non accennava a fermarsi, ma ero certa che non fosse necessario tutto quel tempo per “curarmi”.

Mi sentii profondamente in colpa, permettevo a Subaru di avvicinarsi sempre di più a me e avevo perfino lasciato che Ruki mi baciasse, mentre adesso la bocca di Shu mi percorreva il collo.
Non che fossi fidanzata con nessuno dei due, ma sicuramente dovevo far chiarezza nella mia testa e capire che diavolo stava succedendo lì dentro.

Per quel motivo decisi di porre fine a quella situazione ambigua e mi ritrassi, fissando il vampiro con un’espressione smarrita, che lui stranamente ricambiava.
Non avevo mai visto i suoi occhi azzurri tanto vivi, tenendo conto che passava ore ed ore a dormire e aveva perennemente quell’aria assonnata, anche quando era sveglio.
Era come se mi vedesse per la prima volta.

Sentii la sua mano posizionarsi sulla mia schiena e sussultai, avvertii le sue dita risalire lungo la spina dorsale, muoversi lente ed incerte, fino a giungere sulla nuca.
La mano fece una lieve pressione su essa, ma avrei potuto oppormi.
Il paragone venne spontaneo: a differenza di Subaru, il suo messaggio era piuttosto chiaro: voleva che mi avvicinassi al suo viso, ma, al contempo, non aveva intenzione di forzarmi, cosa che invece aveva fatto Ruki.

Lottai con tutta me stessa per recuperare lucidità e scappare a gambe levate; ma più tentavo di impedirlo, più il mio corpo si muoveva come un automa, sporgendosi verso il vampiro.
E lui, a sua volta, dimezzava quella distanza.

Un rumore ci colse alla sprovvista, qualcuno aveva bussato alla porta.
Mi immobilizzai e così anche Shu, che comunque mantenne i suoi occhi agganciati ai miei.

“Ohy Tavoletta, devo parlarti.”
Sorprendentemente, per la prima volta da quando vivevo in quella villa, Ayato si era degnato a bussare prima di irrompere nel bagno e ne fui immensamente grata.
Se fosse entrato di colpo, e ci avesse trovato in quella posizione equivoca, non avrei saputo cosa dire e tanto meno come comportarmi.
D’altro canto, qualcosa doveva turbarlo nel profondo se aveva rispettato la mia privacy e chiedeva il mio aiuto.

“Arrivo, dammi un minuto.”, gridai, senza staccare gli occhi da Shu.
Potevo percepire la stoffa dei suoi pantaloni sulle cosce, il suo petto saldo contro il mio, che invece si alzava e abbassava con rapidità.
“Devo andare.”, riuscii a dire.
Shu fece un cenno col capo, che non seppi interpretare, ma lo presi come un consenso, quindi mi sollevai e uscii dalla vasca, mentre l’acqua scorreva sul mio corpo inquieto.
Sentivo le gambe deboli e non solo per la posizione in cui ero stata per tempo prolungato, piuttosto a causa di quello che era appena accaduto.

E per quello che stava per accadere.

Scacciai quel pensiero.
Il tempo di afferrare l’accappatoio e del vampiro dai capelli biondi non c’era più traccia.
Chiusi gli occhi e feci alcuni respiri profondi prima di asciugarmi e rivestirmi.

***

Quando uscii dal bagno, Ayato sedeva sul bordo del mio materasso e teneva il capo chino, a guardarlo così, poteva sembrare perfino un agnellino indifeso.
Mi domandai come mai si fosse ridotto così, il grande oree-sama.

“Che succede?
Mi appoggiai al muro, scrutando attentamente la sua espressione, non l’avevo mai visto così.
“Sono stato da Yuki.”, si decise infine a parlare.

“Questo lo so già, adesso anche lei è a conoscenza del mio rapimento…”
Il vampiro dai capelli rossi annuì ed io appuntai mentalmente di doverla chiamare al più presto.
Ero così dispiaciuta di averla coinvolta in tutta questa storia.
Io non avevo avuto scelta, ma lei avrebbe potuto tirarsene fuori, scappare a gambe levate, e invece era rimasta.

“E vederla ti ha scombussolato?”, lo stuzzicai.
Sapevo che non avrebbe negato, ne’ si sarebbe infuriato, come aveva fatto le volte precedenti, non poteva più negare i suoi sentimenti per la biondina.
“Sì.”
Aggrottai le sopracciglia, non pensavo l’avrebbe ammesso ad alta voce.
“Ma non ho saputo resistere.”
Ancor più confusa, lo fissai con aria interrogativa, chiedendomi cosa intendesse con quell’affermazione.
Poi una lampadina, un pensiero iniziò a strisciare nella mia mente e un’aurea oscura mi avvolse.
“Non dirmi che…”
Sperai che rispondesse un no secco, invece rimase in silenzio.
Così parlai ancora.

“Non dirmi che l’hai morsa!”
Il silenzio.

Poi una liana sbucata dal nulla si avvolse intorno al suo collo: Ayato si decise a sollevare lo sguardo e provò a liberarsene.

“Ohy-”, si lamentò.

Ma ero troppo furiosa per sentirlo: come aveva potuto morderla?
Yuki ne aveva già passate tante a causa mia e adesso lui le aveva fatto del male.
Rischiavo di perdere la mia migliore amica, forse per sempre!

“Mitsuko!”, gridò Ayato.

Se avessi stretto ancora un po’, probabilmente gli avrei spezzato l’osso del collo.
Spaventata dall’idea, ritrassi immediatamente la liana con un gesto della mano, ma continuai ad osservarlo imbestialita.
Ayato aveva una striscia rossa che gli percorreva la gola, lì dove avevo usato i miei poteri: se avesse avuto bisogno di respirare, di certo sarebbe morto soffocato.
Avevo paura di ciò che ero in grado di fare, certo, ma quello che mi spaventava maggiormente era la sensazione di onnipotenza che provavo nel sapere di poter spezzare una vita tanto facilmente, soprattutto se si trattava di quella dei vampiri, che finora avevo sempre considerato esseri intoccabili.

“Dopo che l’hai morsa che è successo? Come ha reagito?”
Guardai l’orario, dovevo correre da lei, ma presto Carla sarebbe venuto a “sequestrarmi” per il mio addestramento.
“L’ho portata nella sua camera, non parlava.”
Mi massaggiai le tempie: una ragazza così dolce ed innocente come Yuki… Doveva essere stato uno shock per lei.
“Devi sistemare le cose!”
“Ah?”
Ayato non sembrava entusiasta dell’idea, ma volente o nolente avrebbe dovuto rimediare.
“Mi hai sentito bene, devi farti perdonare! E sperare che Yuki voglia ancora parlare con me. O per te saranno guai!”

Ayato mi inchiodò al muro.
“Stai minacciando il grande oree-sama?”
In un impeto di rabbia, lo spinsi via, facendo leva sul suo petto, e – inaspettatamente – Ayato fu costretto a indietreggiare.
Osservai le mie mani: dunque ero anche più forte, ora?
Sollevai lo sguardo, incrociando quello sbigottito del vampiro, e mi mostrai decisa.
“Sì, è proprio quello che sto facendo.”
Ayato schioccò la lingua in dissenso e si smaterializzò.

Una scarica di adrenalina mi costrinse a sorridere: non avrei subito più alcun sopruso, adesso potevo difendermi da sola.

 

 

 

 

   
 
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