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Autore: Nanamin    08/05/2021    2 recensioni
Tara è una ragazza normale: studia, esce con gli amici, è preoccupata per gli esami, ha una cotta. La sua vita tranquilla continua, finché strani eventi cominciano ad accaderle, accompagnati da inspiegabili mal di testa.
Tara è una ragazza con un enorme potere sopito dentro di sé. Un potere che porterà grandi menti a scontrarsi, interi Paesi a sollevarsi e costringerà i Titans a fare i conti con i fantasmi di un passato che credevano ormai perduto.
-
“Sei sicura di volere questo? Che nessuno si ricordi di te? Pensi di ripartire da zero?”
Red X si alzò e si appoggiò al muro.
“La verità è che non puoi cambiare così. Tutto si ripeterà finché non rimarrai da sola.”
“Perché?”
La voce di Terra uscì roca dalla sua bocca. Red X fece una smorfia.
“Perché anche se le persone e i luoghi intorno a te non sono più gli stessi, sei sempre tu.”
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Red X, Robin, Terra, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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NESSUN ALTRO GUARDA IL CIELO DI NOTTE

 

 

 

 

 

Il rombo dell'aereo era un sottofondo confortante e allo stesso tempo un orologio inesorabile verso quello che sarebbe stato l'ultimo atto. Terra non aveva alcuna intenzione di allungare ancora quell'agonia: tutti i nodi sarebbero dovuti venire al pettine e tutti i conti regolati.
Voleva riposare, solamente riposare e tornare a una vita normale.
L'acqua bollente tirò via con sé il sangue raggrumato sulla sua pelle, il fango e la salsedine che la impregnava.
Si passò la spugna sul braccio e si godette il contatto con l'acqua che le distendeva i muscoli e le allargava i pori. Sotto di lei, sul piatto della doccia, la pozza era rossa e gorgogliava scivolando nello scarico.
Una vita normale, senza che nessuno volesse ucciderla o minacciasse qualcun altro per causa sua.
Era forse chiedere troppo?
Districò i capelli con un pettine: liberò le ciocche dal fango solidificato e piano piano tornarono morbidi e leggeri.
Il tocco con l'acqua era così bello. Da quanto non si sentiva così?
Era in viaggio verso il suo destino e non avrebbe più potuto guardarsi indietro, ma fino ad allora, per quelle quindici ore, era sospesa in un attimo in cui nessuno poteva disturbarla.
Presto tutto sarebbe iniziato, ma non ancora. Ancora, era solo una ragazza che non doveva niente a nessuno. Libera.
Si asciugò con attenzione e si rivestì. Nonostante l'ora tarda non riusciva ad avere sonno.

“Ti ho portato i documenti per domani mattina.”
Tara si riscosse. Jason era vicino a lei e le tendeva una mano con delle tessere plastificate. Non lo aveva sentito arrivare. Le prese.
“Bussare?”
“Non ho visto niente, tranquilla.”
Terra alzò un sopracciglio.
“Non è quello che ti ho chiesto”, disse in un sorriso.
“Va bene va bene,” rispose X alzando le mani, “ora però guarda.”
La scheda aveva una sua foto scolastica, il nome e il cognome riportavano Penny Brown.
“Dove l'hai trovata questa?”
Red X ridacchiò
“Mi sottovaluti.”
Terra scosse la testa sorridendo. Jason aveva le mani in tasca, una felpa nera larga e i capelli completamente neri,ma soprattutto, era senza maschera.
La ragazza si alzò.
“Sei senza maschera...”
Il ragazzo spostò il volto in modo da non doverla guardare negli occhi.
“Tanto mi avevi già visto. Tutti mi hanno già visto.” disse, rimarcando sul tutti.
Terra alzò gli occhi al cielo.
“Ancora? Possibile che non capisci?”
Red X puntò i suoi occhi ghiaccio nei suoi.
“Sei tu che non capisci. Ti avevo chiesto una cosa sola. Una. E mi hai tradito.”
“Sono stata costretta!”
Terra allargò le braccia esclamando quell'ultima frase. Red X si passò una mano nei capelli, per poi stringere le ciocche tra le dita. Inspirò a fondo.
“Sentiamo, chi ti avrebbe costretta?”
Terra aprì la bocca per parlare, e la richiuse.
“Visto? Non lo sai nemmeno tu.”
“Ti ho salvato la vita.”
Jason fece scendere la mano sul volto e se lo massaggiò, prendendosi la base del naso tra indice e pollice.
“Bene, grazie. Non potevi saperlo. Hai avuto fortuna!”

“Tu hai avuto fortuna! Sei tu che non sei morto!”
Terra respirava affannosamente, cominciava ad arrabbiarsi. Quella discussione non aveva alcun senso. Si passò nervosamente una ciocca dietro all'orecchio e si morse il labbro.
X la guardava di rimando, anche lui con il respiro accelerato, senza rispondere.
“La prossima volta ti lascerò morire dissanguato, va bene.”
Passarono secondi. Terra sentiva gli occhi di X piantati su di sé. Possibile che non riusciva a capire che lei gli aveva salvato la vita? Non era così complicato. Che avrebbe fatto se fosse morto? Lei voleva solo che lui stesse bene e questa cosa a lui proprio non entrava in testa.
Abbassò il viso per non guardarlo, livida dalla rabbia. Si concentrò sul tessuto nero della sua felpa, sulla trama, cercando di non pensare a quanto fosse schifosamente ingrato quel ragazzo. Doveva calmarsi.
“Benissimo. Buonanotte.”
X fece scivolare le mani fuori dalle tasche e si girò per andarsene. Ogni secondo le confermava quanto fosse convinto quando se n'era andato dalla T tower. Lui non avrebbe più avuto nulla a che fare con i Titans e tutto il corredo. Fedina nuova, vita nuova. E a mai più rivederci.
Lo tirò per la manica della felpa: no, non aveva nessuna intenzione di farlo scappare di nuovo. Era la prima volta che i suoi occhi blu lo fissavano e non si concentravano sul pavimento. Il ragazzo esitò, preso in contropiede.
“Buonanotte?”
Jason fece per aprire la bocca e ribattere, ma Terra lo anticipò.
“No ora stai zitto.” disse, stringendogli il polso.
“Come puoi dire buonanotte?” continuò.
Jason guardò i suoi incisivi conficcarsi nel suo labbro inferiore così forte da lasciare il segno.
Si passò una mano nei capelli e aggrottò le sopracciglia.
“Pensi di poter fare come ti pare? Entrare e uscire dalla vita delle persone a tuo piacimento come se fossero giocattoli? Come pensi si sarebbe sentito Robin? Come pensi mi sarei sentita io se non fossi arrivata in tempo?”
Terra si mise di fronte a lui. Jason si sentì schiacciato da quello sguardo severo.
“Poi arrivi, fai il tuo discorso d'addio e sparisci come se niente fosse. E vuoi anche aver ragione. Ma ci pensi ogni tanto agli altri? Ci pensi a Robin? Ora sei qui che cerchi persino di farmi sentire in colpa per averti salvato la vita!”
La ragazza gli lasciò il braccio e distese le sue lungo il corpo.
“Se perdessi meno tempo a sentirti così incompreso e arrabbiato con il mondo, vedresti che ci sono persone che ti amano e che preferirebbero vederti vivo e felice rispetto che morto, ma con una stupida maschera in faccia.”
Strinse i pugni, mentre la sua espressione mutava dalla rabbia alla tristezza.
“Hai idea di cosa sarebbe successo se non fossi arrivata?” strinse ancora di più, “Hai idea di come mi sarei sentita se ti avessi perso?”
“Come?”
Red X la guardò. Terra si bloccò, confusa dalla domanda.
“Cosa?”
Jason si avvicinò ponendosi di fronte alla ragazza e le appoggiò le mani sulle braccia, rivolgendole tutta la sua attenzione.
“Ho chiesto,” disse, la voce si addolcì e il viso si abbassò a guardarla più da vicino “come ti saresti sentita.”
Terra si lasciò scappare un piccolo verso e tentennò. Sulle guance era fiorito un alone d'imbarazzo.
Il ragazzo non aspettò nemmeno la risposta, le prese il viso tra le mani e si chinò su di lei.

 

 

 

***



Beast boy si rigirò nel letto per l'ennesima volta quella notte. Doveva aspettare che la situazione si calmasse, ma non riusciva a prendere sonno.
Tirò un calcio esasperato al vuoto: il lenzuolo si sganciò completamente dal materasso e cadde sul pavimento, dove la coperta l'aveva preceduto.
I peli delle braccia si erano rizzati come quelli di un animale allerta, nel corpo sentiva una sensazione di fastidio. Aveva i nervi a fior di pelle.
Si alzò e si strofinò gli occhi, per poi infilarsi la tuta.
“Aspetta che passi, aspetta che passi,” bofonchiò mentre si metteva la cintura.

Qualcosa non andava e non era la prima volta che si sentiva in quella maniera. E non era nemmeno la prima volta che seguendo il suo istinto aveva scoperto cose che gli altri davano per scontate.
Per una volta almeno poteva andare direttamente alla fonte: aprì la porta e imboccò il corridoio ampio e costellato di vetrate alte fino al soffitto. Nonostante fosse notte, i lampadari dal soffitto gettavano luce fioca, abbastanza da poter vedere.
Per tutta la giornata non era riuscito a parlare a Terra, ma qualcosa gli diceva che il giorno dopo sarebbe stato lo stesso. Non aveva la minima idea di che ore fossero.
Percorse tutto il tragitto senza porre attenzione a dove stesse andando: i suoi passi si susseguirono meccanici fino alla porta della ragazza.
Inspirò e bussò.
Passarono i secondi, ma il corridoio non mandava altro rumore.
Ritentò.
Nulla.
Alzò un sopracciglio e posò la mano sulla maniglia:
“Terra? Ci sei?”

Aspettò qualche secondo, mentre la preoccupazione cominciava a salirgli in petto.
“Terra? Sto entrando. Se ci sei, dimmelo.”
Avvolse meglio le dita intorno al metallo della maniglia e l'abbassò. Cedette docile con un leggero cigolio.
La stanza lo accolse nella penombra: il letto appena scomposto e la sedia della scrivania spostata, ma di Terra nessuna traccia.
Diversi fogli bianchi erano sparsi sullo scrittoio, ricoperti di fiori scarabocchiati a penna per tutta la superficie. Terra non gli aveva mai detto di saper disegnare.
“Beast Boy.”
Beast Boy sobbalzò e si girò verso la porta: Terra si trovava di fronte a lui, che lo guardava con espressione stanca e gli occhi cerchiati.
“Ehi, stai bene?”
La ragazza sbadigliò ed evitò la domanda.
“Che ci fai qui a quest'ora?” chiese, indicando con un cenno l'orologio. Segnava l'una.
BB fece spallucce.
“Non riuscivo a dormire,” iniziò, esitante, “e a quanto pare nemmeno tu.”
Ridacchiò incerto, portandosi una mano alla nuca. Era corso fino a lì senza pensarci, in maniera letterale. Non aveva idea di cosa dire.
La ragazza lo anticipò.
“No infatti... ma ora invece sono molto stanca, quindi se potessimo parlare domani...” disse avvicinandosi a lui.
Il mutaforma incrociò le braccia.
“Devo aspettare ancora, vero?” Terra si fermò.
“Cosa?”
Beast Boy si sedette sul letto e si stropicciò gli occhi.
“Scusa, è che sono stanco. E non ti capisco: ogni volta che facciamo un passo avanti, sembra che poi ce ne siano due indietro. Non capisco, vorrei aiutarti ma non mi parli.”
Terra rimase a scrutarlo qualche secondo. Aprì la bocca, ma poi la richiuse e sospirò.
“Perché sei sempre qui?”

Beast Boy la guardò con la fronte aggrottata.
“Ti dà fastidio?” Si limitò a rispondere.
Il mutaforma aveva le narici leggermente dilatate e la bocca socchiusa, come se avesse paura a sentire la risposta.
“No,” mormorò lei.
Beast Boy sospirò.
“Certo che sono sempre qui, dove vuoi che vada? Ti ho già perso una volta, non voglio che accada di nuovo. Te l'ho già detto quella sera al luna park. Sei la nostra famiglia.”
Si sedette vicino a Beast Boy e lo abbracciò.
Il ragazzo la cinse tra le sue braccia e affondò la testa nella sua spalla, rifugiandosi nel calore dei suoi vestiti e scorse la mano dalla sua schiena al suo collo, massaggiandoglielo.
“Domani sarà tutto finito,” disse lei.
Beast Boy annuì senza proferir parola e inspirò a fondo, lasciandosi cullare dal suo profumo.
“Ci vediamo domani?” continuò lei, staccandosi.
Il ragazzo annuì di nuovo, serio.
“Va bene.”
In pochi secondi era di nuovo nel corridoio.

 

 

***



Robin aprì la porta della stanza: Beast Boy si trovava di fronte a lui, con espressione seria.
Il leader portò lo sguardo all'orologio sul comodino e poi nuovamente all'amico e si stropicciò gli occhi con le dita.

“BB, hai idea di che ore siano?”
Il volto del mutaforma si contorse in mille smorfie, per poi spalancare la bocca e richiuderla in un boccheggio.
“BB?”
Beast Boy si lanciò sul compagno di squadra e gli prese le spalle tra le mani, per iniziare a scuoterlo.
“Terra non è Terra” sillabò ad alta voce.
Robin spalancò gli occhi mentre veniva sballottato.
“Cosa?”
“Terra non è Terra!” Ripeté con sguardo allarmato.
Robin staccò l'amico da sé e chiuse gli occhi per concentrarsi.
“Per prima cosa: abbassa la voce;” iniziò regolandola anche lui su toni più bassi, “secondo: in che senso Terra non è Terra?”
Beast Boy si spinse all'interno della stanza e chiuse la porta alle sue spalle. Prese un respiro profondo, mentre le sue mani tremavano.
“Quella con noi non è Terra, è il clone.”

Robin socchiuse la bocca e aggrottò la fronte. Corse a prendere il ricevitore: tre visi familiari ma distrutti comparvero in pochi secondi sul monitor.
Starfire, preoccupata, fu la prima a parlare.
“Robin? Che succede?”
Robin esitò un secondo, per poi rispondere.
“La Terra qui con noi è in realtà il clone.”
Il silenzio cadde nella stanza, nessuno parlò per secondi che sembrarono interminabili.
Beast Boy allargò le braccia con gli occhi spalancati e il respiro affannoso.
“Possibile che nessuno sia sconvolto? Ma perché sono sempre solo io a reagire così?”
Cyborg alzò la mano come a fermarlo.
“No aspetta, è che è difficile da credere.”
“Come fa a essere difficile? C'è un clone no? Ha rimpiazzato Terra, è il lavoro dei cloni!”
“Come fai a saperlo?” tagliò corto Raven.
Beast Boy s'indicò il naso.
“L'odore è diverso, l'ho sentito. Da dopo l'incidente sento di tutto ormai.”
“È plausibile.”
Beast Boy si girò verso di Robin.
“In più,” continuò, “ci siamo abbracciati e potrei giurare di aver sentito una cicatrice sul suo collo.”
“Il chip.” Intervenne Cyborg.
Il leader si era preso il mento tra indice e pollice, mentre pensava a una strategia.
“Ma allora... dov'è Terra?”
Beast Boy arricciò il naso, mostrando appena i canini.
“È quello che voglio capire.” Lanciò un'altra occhiata a Robin e agli altri e si girò per arrivare alla porta.

“BB, fermo.”
Robin si era appoggiato al muro, tenendo ancora il ricevitore nell'altra mano.
“Se sono state scambiate non sappiamo di chi ci possiamo fidare al momento.”

“Non possiamo lasciarla da sola,” intervenne Raven.
Robin alzò un indice mentre aveva lo sguardo perso.
“Nessuno lascia nessuno. Starfire, Cyborg, Raven voi cercate di scoprire che cosa è successo. Io e BB andremo alla legittimazione. La nostra assenza desterebbe sospetti.”
Guardò un attimo fuori dalla finestra, il cielo buio ricoperto di stelle, quieto.
“Cercherò Brion come prima cosa stamattina. Nel mentre, teniamoci aggiornati.”
Gli altri annuirono e chiusero la chiamata uno ad uno.
Robin si girò verso Beast Boy: il suo volto tradiva mille emozioni, prima fra tutte la preoccupazione.
“BB, ti prometto che a Terra non accadrà nulla di male.”
Il mutaforma riuscì solo a rivolgergli uno sguardo tormentato.


 

***

 

 

Rose si mise a sedere sul letto. L'orologio sul comodino segnava le due e tredici, accompagnato dal ticchettio della lancetta dei secondi.
Non era ancora riuscita a prendere sonno dopo che Beast Boy se n'era andato. Sospirò. Gregor, Brion, il team. Erano tutti nomi che aveva scolpiti nella sua mente come nella nuda roccia, così familiari ma anche così lontani.
Ogni abbraccio che le era stato rivolto, ogni sorriso, l'aveva rubato. Non erano per lei. Se solo avessero saputo.
Forse era questo che era? Una ladra.
S'alzò e camminò verso la finestra. Appoggiò il palmo sul vetro, mentre il cielo stellato si stagliava immenso di fronte a lei.
Era stata creata come una ladra. Niente di ciò che aveva era suo, né sarebbe mai potuto esserlo. Non in quella vita almeno.
Si girò verso l'interno della stanza. Nulla di quel mobilio le apparteneva, era stato fatto per qualcun altro. Il legno, le coperte, i libri ordinati sulla libreria: non li aveva mai letti eppure i titoli riaffioravano nella sua mente come piccole bolle sulla superficie dell'acqua increspata.
L'abbraccio sull'aereo, così piacevole, era per Terra.
“Sono io Terra,” mormorò.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, finché l'immagine della ragazza non emerse dal buio della sua mente. Vide il suo profilo cadere dal tetto dell'edificio, per affondare in acqua.
Non riusciva a rammentare nemmeno il suono. Tutto ciò che aveva era una sequenza d'immagini, il sangue, i capelli biondi, la pelle pallida.
Si morse l'interno della guancia. Aveva visto quello spettacolo decine di volte, ancora e ancora, ogni settimana della sua breve vita. Quante volte aveva visto se stessa morire nei modi più diversi, alcuni cruenti, altri silenziosi.
S'avvicinò allo scrittoio e si sedette sulla sedia di fronte. I movimenti erano meccanici, mentre rivedeva tutte le sue sorelle cadute, una dietro l'altra e l'unica, rimasta viva.
Un mezzo sorriso nostalgico affiorò sulla sua pelle, mentre pensava a 04 e alla sua voce. C'era una cosa che voleva dirle da quando era rimasta chiusa in quella clinica e aveva iniziato a disegnare. E stava per succedere. I suoi occhi s'illuminarono al solo pensiero.
 

“Smettila di dire cose senza senso”

 

Le parole di Terra le rimbombarono nella testa. Lo scenario ritornò a quel momento, sul tetto della torre. La ragazza l'aveva presa per il colletto e l'aveva avvicinata a sé. In quel momento, l'aveva visto. Lei era come 04. Aveva imparato a memoria il viso della sua amica, ne conosceva ogni espressione, ogni imperfezione della pelle, ogni pagliuzza di colore negli occhi. Ma Terra... i capelli, il viso, l'espressione. Lei era 04.
“Quattro...”
E l'aveva uccisa a sangue freddo, come avevano fatto tutti gli altri prima di lei.
L'aveva vista morire inginocchiata tante volte, con la bocca della pistola impressa alla nuca e gli occhi chiusi, le palpebre strette e il corpo tremante, sotto lo sguardo severo di sua madre.
Stavolta però, stavolta non c'era stato nessuno sparo, solo lo scorrere metallico della lama. E il suo corpo cadere senza un suono. Stavolta lo sguardo serio era il suo.
L'orologio sul comodino segnava ormai le tre, la notte silenziosa circondava la città, cullandola alla luce delle stelle.
In una stanza, una ragazza bionda teneva la testa tra le mani, gli occhi rossi e le lacrime che non riuscivano a smettere di sgorgare rigando le sue guance e inzuppando il legno dello scrittoio.
Voleva solo la sua famiglia, qualcuno ad aspettarla quando tornava a casa o qualcuno ad aspettare. Avrebbe voluto anche una casa, una bella casa con Quattro.
La sorella era talmente vicina ormai che sentiva di poterla sfiorare con le dita.
“Domani sarà tutto finito.”
Aveva l'abbraccio di Beast Boy ancora impresso nella pelle. Chissà come si sentiva Terra in quei momenti, se era come quando lei abbracciava Quattro. Le ritornarono alla mente tutti ricordi non suoi, ricordi di giornate passate insieme, di vittorie, di... tradimenti e di perdono. Si mordicchiò l'interno della guancia mentre le immagini sfilavano nella sua testa veloci, familiari e sconosciute.
O magari Terra si sentiva come quando lei dipingeva, o come quando parlava con Red X nella sua stanza. Scacciò subito quel pensiero scuotendo la testa.
Rose s'alzò e camminò a vuoto per la stanza, per poi avvicinarsi al suo borsone e tirar fuori il trasmettitore dei Teen Titans. Lo esaminò con sguardo vuoto, per poi estrarre un piccolo chip nascosto nel retro. Lo strinse tra le dita come fosse una pietra preziosa e s'andò a stendere.
Aveva bisogno di dormire, l'indomani sarebbe stata una lunga giornata.


 


 

***



Jason strinse Terra a sé e sentì affondare il suo corpo mingherlino contro la sua felpa. In un attimo, la ragazza lo ricambiò.
Poteva sentire l'odore fresco di doccia e il collo morbido della ragazza contro la sua guancia, mentre serrava le braccia attorno a lei. Chiuse gli occhi, non voleva lasciarla andare.
Rimasero così per un tempo indefinito, che sembrava lunghissimo e corto allo stesso tempo.
Non abbracciava qualcuno da così tanto tempo che aveva dimenticato cosa si provasse, cosa si sentisse. Un abbraccio che aveva ricambiato volentieri, almeno.
Si staccò e osservò quella ragazza bionda dagli occhi azzurri, che lo fissava immobile. E lei c'era riuscita ben due volte. Odiava ammetterlo, ma era diventata più importante di quanto pensasse. Forse poteva definirla addirittura... un'amica.
Sorrise a mezza bocca.
“Non ti ci abituare.”
Terra scoppiò a ridere.
“Faresti di tutto pur di non ammettere di tenere a qualcuno.”
Jason incrociò le braccia.
“Primo: non so di cosa parli. Secondo: brava, hai rovinato il momento.”
Terra si lasciò andare a un sorriso.
“Robin? Me? Solo per citarne due.”
“Anche perché li hai finiti.”
“Ah!” Terra si allontanò di un passo e lo indicò. “Lo hai ammesso!”
Il ragazzo fece spallucce e roteò gli occhi.
“Ti prego dammi tregua.”
Terra andò a sedersi sul letto mentre il ragazzo rimaneva imbambolato in mezzo alla stanza.
“Comunque accetto le tue scuse.”
Jason si girò verso di lei con espressione oltraggiata.
“Quali scuse? Rimane che mi hai venduto.”
Terra annuì.
“Sì sì, va bene. Siamo pari. Ora dormirei che domani la giornata è lunga e tu devi prepararti a riabbracciare anche tuo fratello.”

Jason s'avvicinò alla ragazza e si chinò su di lei, prendendole una guancia tra le dita come si fa ai bambini.
“Non accetto ordini da una che ancora non è riuscita a dare neanche un bacetto a quel poveraccio del tipo verde.”
La pelle di Terra cambiò colore di fronte a lui, diventando paonazza. Aprì la bocca per rispondere a tono fin troppo alto.
“E tu che ne sai?”
“Me l'hai appena confermato.”
Jason le sorrise con tono di sfida e si allontanò verso l'uscita.
“Scusa?”
“Hai capito benissimo. Buonanotte.” Disse, prendendola in giro e facendole l'occhiolino.
Uscì e chiuse la porta.
La voce di terra riecheggiò, mentre tornava nella sua camera.
“Non so di che parli!”
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
“Certo, come no,” sussurrò.




 

 

 

Angolo dell'autrice
Salve! Due mesi sono passati, ma alla fine sono tornata.
La storia sta giungendo al termine, mancheranno ormai quattro-cinque capitoli + epilogo.
So che ormai non viene seguita quasi da nessuno, se non proprio da nessuno, ma già che ci siamo continuiamo a ballare.
Il titolo del capitolo è ispirato a una canzone meravigliosa tratta da una serie musical ancor più meravigliosa: Crazy Ex Girlfriend.
La canzone si chiama No one else is singing my song e tratta della solitudine e di come in realtà siamo tutti uniti dalle stesse emozioni.
Se vi dovessero piacere i musical recuperate questo gioiello, ve lo consiglio. Ottima scrittura, ottima qualità di regia e montaggio e ottimi personaggi. Non ve ne pentirete.
La solitudine è la protagonista di questo capitolo. Tutti i personaggi principali, che siano buoni o cattivi, non riescono a dormire di notte e benché le loro vite siano in un punto molto difficile, tutti hanno trovato conforto in qualcun altro che provava esattamente la stessa cosa.
Nessuno si salva da solo e nessuno di noi sa quanto effettivamente un piccolo gesto possa fare alla vita di qualcun altro.
So peace and love and always be kind, che non costa niente e si rischia solo di fare del bene.

Buona lettura per i sopravvissuti e alla prossima puntata!

xx C


PS. Ecco il link. Avvertimento: se volete vedere la serie il video contiene degli spoiler dell'ultima stagione.


https://www.youtube.com/watch?v=r1GwEkQ5Sro

   
 
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