I tifosi
degli Aurochs erano già rimasti ammutoliti dopo il primo
tempo. Gli scatti di
Zazi erano micidiali per chiunque, e la sua squadra avversaria
resistette solo
per una decina di minuti, grazie agli attaccanti Datt e Tidus. Il primo
dopo un
po’ si stancò di sacrificarsi tutte le volte in
difesa, dando, con la sua
velocità, man forte a Botts, che restava imbambolato a quel
turbine; il biondo
invece non riuscì dopo un poco a scattare come si deve, per
via di diverse
fitte che sentiva, per colpa di quel bel colpo mattutino. Ma il vero
problema
dell’ex-squadra di Wakka erano i passaggi. I Guado erano
fortissimi
nell’intercettare i palloni ed indebolire la potenza dei
tiri. I Guado
continuavano a guardare fieramente il tabellone, che segnava un netto
‘Sembra
che
gli Aurochs siano un po’ lenti nei confronti dei
Guado!!’ fece il telecronista.
‘Già…i
Guado sono deboli nei dribbling, ma imprendibili quando
scattano!!’.
A volte
preferisco che stiano zitti…
non si vede già dal tabellone??!! Che botta!! Avrei
già calciato se non fosse
stato per quel colpo… E poi quel sogno…
quell’uomo assomigliava così tanto a
mio padre nell’essere così duro e
spregevol…
Immerso nei
suoi pensieri, cercando di non infuriarsi per il risultato, non si
accorse dell’arrivo
del centrocampista avversario Nav, un tipo dai capelli più
chiari dei suoi e
molto scuro di pelle. Questo, forse per la velocità o per la
fierezza dei goal
appena fatti, lanciò il pallone quasi ad occhi chiusi verso
Pah, il difensore
di fascia, che andò a finire duramente sullo stomaco del
biondo. La palla venne
ripresa dal difensore Jash, che notò il compagno piegarsi
per un momento. Ma
non sembrava mostrare dolore, piuttosto stupore. Ma per cosa? Datt
chiese
subito la palla da lontano, intercettata però dal solito
Nav. Letty non fece
altro che gesticolare per tutta la partita. Veniva sempre lasciato
libero,
completamente smarcato, ma più volte Zazi, quasi comparendo
dal nulla,
sorprendeva tutti. Ed arrivato lì, avrebbe distrutto la
difesa con la sua
velocità e segnato come niente. Era così che
aveva segnato i due goal.
Wakka era
sugli spalti con le mani sul volto. Non sapeva se continuare a guardare
come
era in difficoltà la sua squadra, o piuttosto evitare,
volgendo lo sguardo
altrove. L’effetto tanto era lo stesso: ai lati infatti si
trovavano solo i
Guado in visibilio. I tifosi dell’altra squadra, la sua,
quasi si nascondevano.
Alcuni, come Botts e Keepa, avevano perfino paura, altri come Letty e
Datt continuavano
ad impegnarsi a fondo per evitare figure più imbarazzanti.
Pensava, forse
pregava che la partita sarebbe finita presto, almeno per evitare il
peggio.
Ho…ho
sognato i suoi ricordi!!
Questo le deve essere successo quando era piccola!!
Forse…forse…riuscirò…!!
Grazie ad
passaggio sbagliato un’altra volta per l’eccessiva
sicurezza di Nav, Tidus riuscì
a recuperare palla, ed iniziò a scattare senza guardare
nessuno, come se avesse
ricevuto una carica indescrivibile. Datt lo vide muoversi di colpo, e
assecondò
il suo attacco, con Letty che continuò a richiedere palla.
Riuscì a schivare
l’attacco veloce di Zazi e poi quello di Pah, aiutando
l’altro attaccante a
smarcarsi per bene.
Così…così…
io…finalmente…finalmente…
Continuò la sua corsa fino a quando
i suoi occhi non incrociarono quelli di Nav. Lui iniziò un
tackle aggressivo su
di lui, che lo evitò facilmente, passando la palla a Datt,
che caricò il tiro,
imparabile per Yuma a quella distanza ravvicinata.
Il goal
risvegliò i tifosi scoraggiati, anche se finì in
quello stesso istante la
partita, sull’1 a 2. Quel risultato era stato preso come se
valesse addirittura
un pareggio insperato. Da cosa si poteva pretendere da una squadra come
quella??!
‘Non
ci
posso credere…sono riusciti a segnare!!!’ fece il
telecronista.
‘E’
vero!!
I loro attaccati sono molto migliorati!! Non era facile schivare
Nav!!’.
Queste ed
altre lodi varie si mischiavano alle urla dei tifosi, da una parte e
dall’altra
ugualmente contenti. Era come se avessero vinto entrambe, e da fuori,
chi
aspettava le altre partite, non si capiva chi aveva effettivamente
vinto.
Wakka in
quell’istante avrebbe dedicato un monumento d’oro a
Datt e baciato Tidus appena
l’avrebbe visto. Erano idee che ferivano il suo orgoglio e la
sua reputazione,
e che si levò immediatamente dalla testa. Così
scese di fretta verso gli
spogliatoi, bloccato però dalla lunga coda di giornalisti e
fotografi già
pronti a fare domande.
Gli Aurochs
in un primo momento abbracciarono Datt tutt’insieme per il
goal
salva-reputazione, per poi guardarsi intorno. Non potevano parlare
sott’acqua,
ma la domanda era la stessa nei pensieri di tutti. Il capitano
dov’era??
Sparito, di colpo.
‘Da
dove
hai pseso quei vestiti?’ chiese Chicco, mentre erano in coda,
più avanti di
Wakka. Anche loro avevano visto la partita, anche se i Guado erano
piuttosto
altini sugli spalti.
‘Ho…scassinato
un armadio… e l’ho trovato…
Ora…quello che devi fare… è venire con
me…sfruttare
la tua bassa altezza… e seguirmi…’
iniziò la pantera, già vestita. Finalmente
il tappo l’aveva trovata. Lei avanzò tra la folla
sfruttando l’uniforme dei
controllori, ma forse anche il suo passo felpato e danzato, che
ammirarono in
molti, tanto che ad alcuni l’istinto fece uscire la lingua
senza pensare. Chicco
la seguì mettendosi di dietro, senza fiatare e sfruttando
attentamente l’ombra
dell’alta sorella.
‘Scusate…permesso…spostatevi…’
iniziò a dire, imbambolando gli uomini con la sua voce
così calda. Così
entrambi, senza essere fermati da altri “colleghi”,
raggiunsero lo spogliatoio,
quando ancora le squadre festeggiavano l’una la vittoria e
l’altra il goal
della bandiera.
Uff…
mi fa ancora male… ma sono
davvero tranquillo ora… ora che si fida di me… Ed
ora…
Tidus era
seduto a gambe incrociate per terra, appoggiato con la schiena e i
vestiti
bagnati fradici sul muro accanto alla lavagna ancora scritta. Avrebbe
voluto
stare qualche minuto da solo un po’ in
tranquillità, tornando prima degli altri
negli spogliatoi. Il bello è che aveva percorso
l’intero tragitto in davvero
poco…forse troppo poco tempo e si chiedeva come aveva fatto,
fino a quando
sentì dei passi lenti avvicinarsi.
Oh! Stanno
arrivando gli
altri…abbiamo perso, ma siamo ancora in gioco!!
Non poteva
essere la squadra. Erano troppo cadenzanti e ridotti i passi che
sentiva. Subito
ebbe un brutto presentimento…
La porta si
aprì dolcemente ed entrò proprio quella che
desiderava non vedere più in vita
sua. Puntuale il tappetto, che aveva ormai preso una mania su di lui,
in tutti
i sensi. Il biondo rimase come pietrificato, mentre diverse gocce le
rigavano
la fronte tutta bagnata.
‘Scusate…
abbiamo il… permesso dei controllori…’
disse lei in uniforme, avvicinandosi a
passi felpati verso di lui, che iniziò a perdere il fiato
appena risentì quella
voce sensuale. Il fratello, invece, saltellò come un pazzo,
e cercò da tutte le
parti un asciugamano per il primo obiettivo: l’
“autogsafo”, come pensava
ripetutamente, come un disco rotto, nella sua testa.
‘Co…come??
Cosa?’ rispose il biondo a voce rotta, sentendosi ancora
addosso le sensazioni
che gli aveva dato Aisha la scorsa volta [cap.18]. In nanosecondi si
era alzato
e faceva finta di camminare normalmente quando voleva in
realtà dileguarsi in
un modo o nell’altro.
Lei lo
osservò sorridendo. La faceva davvero ridere guardarlo, e
soprattutto
iniziavano a piacerle quegli azzurri occhioni supplicanti che mostrava.
La
catturavano con la loro dolcezza, impensabile in quella situazione.
‘Ho
sentito…che è anche un guardiano…lo sa
che…non è mai successa…una cosa
simile?
Come…fa??’.
Aisha lo
fissava
con occhi seducenti, forse senza rendersene conto. Lui era in preda al
panico,
e il cuore gli salì in gola.
‘Pe…perché??
E’ strano??
Significa…che…sono…il
primo!!!’.
Lei
avanzava lenta e sicura, come faceva anche normalmente. Per Tidus era
invece
come se avanzasse la morte in persona.
‘Beh…devo
ammettere…che è pieno di energie… non
è facile… Avrei alcune domande da
farti…
posso…darle del tu…??’.
Quegli
occhi le piacevano davvero tanto. Non si staccò nemmeno un
secondo da essi, se
non per battere le palpebre. Era ormai a pochi passi lontano da lui,
che aveva
raggiunto l’angolo più lontano, bagnando senza
accorgersi, tutto il muretto
strisciandoci sopra.
Auron
osservò il percorso ghiacciato che gli stava davanti. Ogni
cosa, ogni figura,
gli ricordava il grande invocatore e quel pazzoide del suo compagno. In
fondo
in fondo gli stava un pochino simpatico… anche se la prima
volta che lo vide
sembrava un perfetto ubriacone da strapazzo…
———Flashback–––
Braska ed
il guardiano in codino arrivarono finalmente al carcere che si trovava
un po’
lontano da Zanarkand. Era un posto appena costruito, con le mura di
color verde
e scarsamente decorate, pieno di guardie qua e là. Non
c’era ombra di finestre
o porte, tranne quella di ingresso. Essi si avviarono con permesso
verso le
celle, e solo una di esse era occupata, e chiusa da alcune sbarre di
bronzo brillante.
Si sentivano strani borbottii di una voce rauca, cos’ noiose
che le guardie si
erano un po’ allontanate.
Braska si
avvicinò lì, e notò un omaccione
seduto a gambe incrociate, a petto nudo scoperto
con un tatuaggio grosso e nero sopra, a forma più o meno di
“T”, pantaloni per
metà lunghi ed arancioni, e per metà grigi
cortissimi. Portava una fascia rossa
sulla fronte, scoperta dai suoi lunghi e sparati capelli castani scuri.
‘Sei
tu
quello di Zanarkand?’ chiese l’invocatore, ormai
deciso. Auron gli era
affianco, e provava tanto disgusto verso quello che volse la testa alla
sua
destra chissà dove.
‘Ehhh??
Si…Cosa volete?!’.
‘Oh…mi
scusi…non mi sono presentato…sono
l’invocatore Braska… Ed ho bisogno di un
altro guardiano, come vede… Mi sembra il tipo adatto per
questo…’.
‘COSA?
Ma…!! Scusate se obietto, ma… quello è
un ubriacone!!! Vi sembra una persona
giusta per fare il guardiano??!!’ disse quello affianco,
squadrando non poco
prima l’invocatore e poi l’omaccione.
‘Oh,
avanti
Auron!! Anche io sono particolare…ti pare che possa fare
l’invocatore uno che
ha sposato un’Albhed??!! Ormai siamo in
gioco…’—poi si rigirò verso
il
prigioniero—‘...Ti propongo un affare! Io ti libero
da questo carcere e tu vieni
con noi! Finito il viaggio, ti riporteremo nella tua
città… ah! Come ti chiami?’.
‘Jecht…o
Dark Crow, meglio…!!!’—poi si
alzò di scatto, mostrando il petto ed un volto
orgoglioso—‘CERTO che accetto!! Chi vorrebbe essere
rinchiuso in questa
topaia!!??’.
In breve
tempo le guardie, confuse non però quanto Auron, eseguirono
la richiesta
dell’invocatore, che si fregò di tutti i rischi
che potevano essere connessi.
Era estremamente deciso a portarlo con sé. Mentre discuteva
con le guardie, gli
altri due di trovarono da soli in una sala vicina.
‘Libertà…ohhhhh…finalmente
libero!!! Ci vorrebbe un po’ di vodka per questo!!’.
Il
guardiano già iniziava a non sopportarlo. Aveva sentito in
giro di ruberie,
risse, e confusione da parte di gruppi di ubriachi, e lui sembrava
esserne il
leader. Il bello è che era un guardiano come lui adesso
ora!! Si girò di scatto
verso Jecht, con sguardo durissimo.
‘Guarda
che
fare il guardiano comporta molta attenzione e
responsabilità!!’.
L’altro
si
girò come divertito all’idea.
‘Ahahahah…e
che problema c’è?! Ah! Cosa…farebbe un
guardiano??’.
Ma…ma
q…quando arrivano??!! Quando??
Quando??
Aisha si
avvicinò prendendolo per le sue mani inguantate, un
po’ tremolanti ed ancora
bagnate, forse per i guanti che portava, e le strinse quasi con
passione.
‘Ah…perché
porti questi…guanti? E’ strano… non
sei…un portiere…’.
Avrebbe
voluto rispondere all’istante prima dell’attacco
della pantera. Ma non riusciva
a rispondere. Infatti, non sapeva per niente il motivo per cui li
portasse. E
così, nel panico, era difficile anche trovare una buona
scusa. Lei iniziò ad
usare le sue armi. Si avvicinò con le sue labbra carnose
fino a pochi
centimetri dal suo petto semiscoperto, mentre lui continuava a sudare
freddo
come un pazzo, cercando di difendersi, ma il suo panico era un punto a
favore
della pantera.
‘Perché…sai…molta
gente…’—e si avvicinò al suo
orecchino sinistro, notando quello stesso simbolo
della catena—‘…vorrebbe
conoscere…questo nuovo campione…’.
Mentre
Chicco aveva trovato finalmente una modesta pezza per asciugare le mani
del suo
idolo e acchiappare l’autografo, Aisha approfittò
dello shock di Tidus per
sfilargli il guanto nero della mano destra per vedere cosa nascondesse.
Ella
rimase parecchio stupita. Il biondo ormai guardava davanti a
sé, perso, senza
muoversi, contro il muro.
‘Potsesti
intessompese?? Vossei che mi facesse un autogsafo!!’ chiese
il fratellino,
tirando più volte l’uniforme della sorella. Ma
subito si sentirono dei passi:
era la squadra che tornava.
‘Chicco…
dobbiamo andare… noi non possiamo stare
qui…!!!’ tagliò corto la pantera, che,
prima di andarsene, osservò ancora quei grandi occhioni.
‘E…stavo
dimenticando…’.
‘Dai,
ragazzi…abbiamo fatto comunque bene!!’ urlava
quasi Letty, soddisfatto per quell’unico
goal, quando poi dovette schivare, come tutti gli altri dietro, un
controllore
che si mosse correndo a passo incantevole e veloce, seguita da uno
strano tizio
piuttosto basso che continuava a gridare.
‘L’AUTOGSAFO!!!
IL MIO AUTOGSAFO!!!...’, ponendo la mano destra davanti a
sé indietro, mentre
l’altra sembrava essere tenuta dal controllore di fretta.
‘Ma
che ha
quello??!!’ chiese Jash.
‘Boooh…io
ho fame!!!’ fece Keepa, toccandosi a rotazione la sua pancia
non piccola.
Quando
entrarono videro il capitano ancora contro il muro, muto, quasi
immobile, che
si era portato la mano sinistra sulla fronte bagnata, stavolta di
sudore. Aveva
uno strano stampo rosso sulla sua guancia destra.
‘Ahhhh!!
Ecco dove sei stato… Hai la
ragazza…eeeeeehhh??’ chiese Datt, facendo due
gomitate leggere verso il compagno ancora sottoshock, seduto sulla
panchina e
circondato dagli altri, tranne Keepa, che era andato a prendersi un
panino.
‘Perché
non
ci hai detto che hai una fidanzata??!!’ riprese Jash, davvero
divertito. Forse
l’unico a non esserlo era Botts. Si era messo in un angolo,
stranamente pensoso
ed invidioso.
‘Io...io
non ho una
fidanzata!!...Q…quella…è…è
una pazza!!!’ disse lui, pulendosi almeno
mille volte quella guancia, prima con il braccio, poi con le mani, e
dopo perfino
con lo straccio lasciato a terra da quel tappo scatenato. Aveva rimesso
a tempo
record il guanto senza notare nulla di strano per
l’agitazione.
‘OOOhh…dai…non
fare il modesto…!!!’. Modesto??!!
Quella
voleva aggredirmi!!!
Subito
tutti tacquero. Quello che si sentiva era solo lo strano fiatone di
Tidus,
quando arrivò Wakka.
‘Menomale
ragazzi…quel goal ci voleva proprio… altrimenti
perdevamo il prestigio…Beh? Che
succede?? Perché siete tutti lì?
Tidus…stai bene??!’.
‘Sta
bene…sta benissimo…ihihi…’
rispose Letty, dando pacche sulla spalla al compagno.
L’ex-capitano, dopo un’alzata di spalle,
spiegò loro per tutta la mattinata
rimanente gli esercizi e gli allenamenti da fare prima della prossima
partita,
come passaggi, tiri e resistenza. I compagni, nell’attendere
la prossima
partita, sarebbero rimasti tutti a Luka, e lo stadio a volte utilizzato
con
permesso per gli allenamenti, assieme alle altre squadre. Molti si
chiedevano
ancora perché Wakka aveva chiuso con la sua eterna passione.
Alla fin della
fiera, era rimasto lì, con i suoi ragazzi, dopo
tutto…
Aisha era
voluta uscire subito dallo stadio trascinandosi Chicco. Raggiunto un
angolo,
nascose l’uniforme immediatamente, per poi fermarsi un
attimo. Suo fratello era
davvero furioso.
‘Uffa!!
Ti
avevo detto che volevo avese un suo autogsafo!!’ e si mise a
pestare
continuamente i piedi con prepotenza. Lei guardò in giro per
controllare di non
essere sentita, poi si chinò leggermente vicino al
fratellino.
‘Ho
tolto…uno dei suoi guanti…e sai che
cosa?’.
Chicco
cambiò espressione. In fondo, pensava, avrebbe avuto anche
una terza occasione
grazie sempre a sua sorella.
‘Cosa?’.
‘Nasconde
delle strane cicatrici…a forma di vene…o a rami
d’albero…’.
‘Cosa?
Che
razza di fosme sono? A meno che non si è voluto tagliase da
solo in quel modo
pes lasciassi il segno…’.
‘No…non
credo…questo è…un altro mistero da
scoprire…Abbiamo tempo…per un’altra
ricerca…’.
Il fratello
pensò un poco, mentre lasciavano lo stadio.
‘Senti…io
mi occupesò del simbolo…tu ti occupi delle
cicatsici… anche se io in sealtà non
gliele ho viste…’.
‘Ho
l’impressione…’—disse lei
socchiudendo gli occhi—‘…che ci
sarà…molto ancora da
scoprire…’.
Auron era a
guardare ancora il Lago Ghiacciato assieme alla maga, pensoso, quando
notarono
delle luci fioche provenire da dietro.
‘Sono
tornati… è tempo di andare…’
e così la maga entrò nel locale, lasciando
l’altro
da solo che non si mosse nemmeno un poco. Alla sala di ingresso
notò che
l’invocatrice si era alzata e si era seduta vicino ad un
angolo. Già si
sentivano le risate di Wakka dalla camera.
‘Tutto
bene? Ti sei riposata?’.
‘Si…tutto
bene…a posto…’ rispose, prima di
alzarsi subito dalla sedia, quasi ponendosi
sull’attenti. Lulu la vide negli occhi. Non era serenissima,
ma di certo più
determinata della sera prima. Che era una dormigliona lo si sapeva e
risapeva,
ma qualcosa le diceva che non aveva dormito affatto quella volta.
‘Kimahri
in
pensiero. Fatto riposo?’ chiese il Ronso, appena entrato dopo
la signora in
nero. Anche di mattina teneva sempre quelle braccia conserte.
‘Si,
si
,si…ora andiamo al tempio…lì
incontrerò il Maestro per risolvere la
questione…’.
‘…e
prendere la sfera, no?? Sbaglio, o avete parlato anche di questa
cosa??’.
Wakka e
Tidus erano usciti dalle loro camere insieme. L’invocatrice
venne stupita da
quelle parole cariche di quest’ultimo. Vederlo lì
fu una doppia sorpresa, sia
perché non sapeva quando e per quale motivo c’era
stato lo scambio, sia perché
a differenza della ragazza egli sembrava di umore del tutto opposto.
Sorrideva
alla grande e le sue frasi erano piene di ottimismo e sicurezza. Lei
non fece
che rispondere con un sorriso dopo aver annuito. Rimasero a guardarsi
ed a
sorridersi per alcuni secondi.
‘Che
hai da
sorridere? Guarda che abbiamo perso!!!’ ribatté il
compagno un po’ scettico.
‘E
allora?
Ci rifaremo la prossima volta! Tanto…possiamo ancora
farcela, no?’ rispose
quello affianco, mostrando i pugni chiusi come un giocatore di boxe e
sferrando
pugni lenti a vuoto. Era certa Yuna. Era successo qualcosa.
‘Sarà…
ma
mi dirai che mi stai nascondendo!!! Forza, andiamo!! Chissà
da quanto tempo ci
stanno aspettando!!’ fece poi lei, carica, uscendo dal
locale. Era proprio vero
che la notte aiutava…
‘Di
che
stava parlando?’ chiese l’ex-capitano al nuovo,
così pimpante.
‘Boh…’.
Adesso prendiamo le sfere e poi
finirà tutto
l’incubo. Sarà così. Sarà ed
andrà come dico e voglio io.