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Autore: __World_Of_Dreams__    29/08/2009    1 recensioni
[500 views!!!! Grazieeee XD] Cosa succederebbe se si venisse cataplutati all'improvviso dalla sorte più nera alla speranza più pura di Spira? Se si devesse far fronte ad un proprio alterego ('seconda identità'), con un passato oscuro e forse orribile? E qual è la potenza delle cinque Arti Proibite, tra cui il segretissimo Sacrificio, tenuto nascosto dal clero per evitare il panico e il caos tra la gente? Entra nei panni di una ragazza orfana di diciassette anni, di nome Noemi, e rivivi speciali avventure in tutto il magico continente, ed un lungo viaggio con tutti i tuoi personaggi preferiti, tra nuovi amici e bizzarri antagonisti, e tanti segreti misteri da svelare ed inseguire... Capitolo per capitolo, trova la chiave per capire come tornare a Metropolis e cambiare il destino infelice della ragazza, di Tidus e di tutti gli altri. Per cambiare il proprio futuro, molti pericoli si devono affrontare... [Aggiornamento ad ogni mese o meno^^]
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I tifosi degli Aurochs erano già rimasti ammutoliti dopo il primo tempo. Gli scatti di Zazi erano micidiali per chiunque, e la sua squadra avversaria resistette solo per una decina di minuti, grazie agli attaccanti Datt e Tidus. Il primo dopo un po’ si stancò di sacrificarsi tutte le volte in difesa, dando, con la sua velocità, man forte a Botts, che restava imbambolato a quel turbine; il biondo invece non riuscì dopo un poco a scattare come si deve, per via di diverse fitte che sentiva, per colpa di quel bel colpo mattutino. Ma il vero problema dell’ex-squadra di Wakka erano i passaggi. I Guado erano fortissimi nell’intercettare i palloni ed indebolire la potenza dei tiri. I Guado continuavano a guardare fieramente il tabellone, che segnava un netto 0 a 2.

‘Sembra che gli Aurochs siano un po’ lenti nei confronti dei Guado!!’ fece il telecronista.

‘Già…i Guado sono deboli nei dribbling, ma imprendibili quando scattano!!’.

A volte preferisco che stiano zitti… non si vede già dal tabellone??!! Che botta!! Avrei già calciato se non fosse stato per quel colpo… E poi quel sogno… quell’uomo assomigliava così tanto a mio padre nell’essere così duro e spregevol…

Immerso nei suoi pensieri, cercando di non infuriarsi per il risultato, non si accorse dell’arrivo del centrocampista avversario Nav, un tipo dai capelli più chiari dei suoi e molto scuro di pelle. Questo, forse per la velocità o per la fierezza dei goal appena fatti, lanciò il pallone quasi ad occhi chiusi verso Pah, il difensore di fascia, che andò a finire duramente sullo stomaco del biondo. La palla venne ripresa dal difensore Jash, che notò il compagno piegarsi per un momento. Ma non sembrava mostrare dolore, piuttosto stupore. Ma per cosa? Datt chiese subito la palla da lontano, intercettata però dal solito Nav. Letty non fece altro che gesticolare per tutta la partita. Veniva sempre lasciato libero, completamente smarcato, ma più volte Zazi, quasi comparendo dal nulla, sorprendeva tutti. Ed arrivato lì, avrebbe distrutto la difesa con la sua velocità e segnato come niente. Era così che aveva segnato i due goal.

Wakka era sugli spalti con le mani sul volto. Non sapeva se continuare a guardare come era in difficoltà la sua squadra, o piuttosto evitare, volgendo lo sguardo altrove. L’effetto tanto era lo stesso: ai lati infatti si trovavano solo i Guado in visibilio. I tifosi dell’altra squadra, la sua, quasi si nascondevano. Alcuni, come Botts e Keepa, avevano perfino paura, altri come Letty e Datt continuavano ad impegnarsi a fondo per evitare figure più imbarazzanti. Pensava, forse pregava che la partita sarebbe finita presto, almeno per evitare il peggio.

Ho…ho sognato i suoi ricordi!! Questo le deve essere successo quando era piccola!! Forse…forse…riuscirò…!!

Grazie ad passaggio sbagliato un’altra volta per l’eccessiva sicurezza di Nav, Tidus riuscì a recuperare palla, ed iniziò a scattare senza guardare nessuno, come se avesse ricevuto una carica indescrivibile. Datt lo vide muoversi di colpo, e assecondò il suo attacco, con Letty che continuò a richiedere palla. Riuscì a schivare l’attacco veloce di Zazi e poi quello di Pah, aiutando l’altro attaccante a smarcarsi per bene.

Così…così… io…finalmente…finalmente… Continuò la sua corsa fino a quando i suoi occhi non incrociarono quelli di Nav. Lui iniziò un tackle aggressivo su di lui, che lo evitò facilmente, passando la palla a Datt, che caricò il tiro, imparabile per Yuma a quella distanza ravvicinata.

Il goal risvegliò i tifosi scoraggiati, anche se finì in quello stesso istante la partita, sull’1 a 2. Quel risultato era stato preso come se valesse addirittura un pareggio insperato. Da cosa si poteva pretendere da una squadra come quella??!

‘Non ci posso credere…sono riusciti a segnare!!!’ fece il telecronista.

‘E’ vero!! I loro attaccati sono molto migliorati!! Non era facile schivare Nav!!’.

Queste ed altre lodi varie si mischiavano alle urla dei tifosi, da una parte e dall’altra ugualmente contenti. Era come se avessero vinto entrambe, e da fuori, chi aspettava le altre partite, non si capiva chi aveva effettivamente vinto.

Wakka in quell’istante avrebbe dedicato un monumento d’oro a Datt e baciato Tidus appena l’avrebbe visto. Erano idee che ferivano il suo orgoglio e la sua reputazione, e che si levò immediatamente dalla testa. Così scese di fretta verso gli spogliatoi, bloccato però dalla lunga coda di giornalisti e fotografi già pronti a fare domande.

Gli Aurochs in un primo momento abbracciarono Datt tutt’insieme per il goal salva-reputazione, per poi guardarsi intorno. Non potevano parlare sott’acqua, ma la domanda era la stessa nei pensieri di tutti. Il capitano dov’era?? Sparito, di colpo.

 

‘Da dove hai pseso quei vestiti?’ chiese Chicco, mentre erano in coda, più avanti di Wakka. Anche loro avevano visto la partita, anche se i Guado erano piuttosto altini sugli spalti.

‘Ho…scassinato un armadio… e l’ho trovato… Ora…quello che devi fare… è venire con me…sfruttare la tua bassa altezza… e seguirmi…’ iniziò la pantera, già vestita. Finalmente il tappo l’aveva trovata. Lei avanzò tra la folla sfruttando l’uniforme dei controllori, ma forse anche il suo passo felpato e danzato, che ammirarono in molti, tanto che ad alcuni l’istinto fece uscire la lingua senza pensare. Chicco la seguì mettendosi di dietro, senza fiatare e sfruttando attentamente l’ombra dell’alta sorella.

‘Scusate…permesso…spostatevi…’ iniziò a dire, imbambolando gli uomini con la sua voce così calda. Così entrambi, senza essere fermati da altri “colleghi”, raggiunsero lo spogliatoio, quando ancora le squadre festeggiavano l’una la vittoria e l’altra il goal della bandiera.

Uff… mi fa ancora male… ma sono davvero tranquillo ora… ora che si fida di me… Ed ora…

Tidus era seduto a gambe incrociate per terra, appoggiato con la schiena e i vestiti bagnati fradici sul muro accanto alla lavagna ancora scritta. Avrebbe voluto stare qualche minuto da solo un po’ in tranquillità, tornando prima degli altri negli spogliatoi. Il bello è che aveva percorso l’intero tragitto in davvero poco…forse troppo poco tempo e si chiedeva come aveva fatto, fino a quando sentì dei passi lenti avvicinarsi.

Oh! Stanno arrivando gli altri…abbiamo perso, ma siamo ancora in gioco!!

Non poteva essere la squadra. Erano troppo cadenzanti e ridotti i passi che sentiva. Subito ebbe un brutto presentimento…

La porta si aprì dolcemente ed entrò proprio quella che desiderava non vedere più in vita sua. Puntuale il tappetto, che aveva ormai preso una mania su di lui, in tutti i sensi. Il biondo rimase come pietrificato, mentre diverse gocce le rigavano la fronte tutta bagnata.

‘Scusate… abbiamo il… permesso dei controllori…’ disse lei in uniforme, avvicinandosi a passi felpati verso di lui, che iniziò a perdere il fiato appena risentì quella voce sensuale. Il fratello, invece, saltellò come un pazzo, e cercò da tutte le parti un asciugamano per il primo obiettivo: l’ “autogsafo”, come pensava ripetutamente, come un disco rotto, nella sua testa.

‘Co…come?? Cosa?’ rispose il biondo a voce rotta, sentendosi ancora addosso le sensazioni che gli aveva dato Aisha la scorsa volta [cap.18]. In nanosecondi si era alzato e faceva finta di camminare normalmente quando voleva in realtà dileguarsi in un modo o nell’altro.

Lei lo osservò sorridendo. La faceva davvero ridere guardarlo, e soprattutto iniziavano a piacerle quegli azzurri occhioni supplicanti che mostrava. La catturavano con la loro dolcezza, impensabile in quella situazione.

‘Ho sentito…che è anche un guardiano…lo sa che…non è mai successa…una cosa simile? Come…fa??’.

Aisha lo fissava con occhi seducenti, forse senza rendersene conto. Lui era in preda al panico, e il cuore gli salì in gola.

‘Pe…perché?? E’ strano?? Significa…che…sono…il primo!!!’.

Lei avanzava lenta e sicura, come faceva anche normalmente. Per Tidus era invece come se avanzasse la morte in persona.

‘Beh…devo ammettere…che è pieno di energie… non è facile… Avrei alcune domande da farti… posso…darle del tu…??’.

Quegli occhi le piacevano davvero tanto. Non si staccò nemmeno un secondo da essi, se non per battere le palpebre. Era ormai a pochi passi lontano da lui, che aveva raggiunto l’angolo più lontano, bagnando senza accorgersi, tutto il muretto strisciandoci sopra.

 

Auron osservò il percorso ghiacciato che gli stava davanti. Ogni cosa, ogni figura, gli ricordava il grande invocatore e quel pazzoide del suo compagno. In fondo in fondo gli stava un pochino simpatico… anche se la prima volta che lo vide sembrava un perfetto ubriacone da strapazzo…

 

 

Flashback

 

 

Braska ed il guardiano in codino arrivarono finalmente al carcere che si trovava un po’ lontano da Zanarkand. Era un posto appena costruito, con le mura di color verde e scarsamente decorate, pieno di guardie qua e là. Non c’era ombra di finestre o porte, tranne quella di ingresso. Essi si avviarono con permesso verso le celle, e solo una di esse era occupata, e chiusa da alcune sbarre di bronzo brillante. Si sentivano strani borbottii di una voce rauca, cos’ noiose che le guardie si erano un po’ allontanate.

Braska si avvicinò lì, e notò un omaccione seduto a gambe incrociate, a petto nudo scoperto con un tatuaggio grosso e nero sopra, a forma più o meno di “T”, pantaloni per metà lunghi ed arancioni, e per metà grigi cortissimi. Portava una fascia rossa sulla fronte, scoperta dai suoi lunghi e sparati capelli castani scuri.

‘Sei tu quello di Zanarkand?’ chiese l’invocatore, ormai deciso. Auron gli era affianco, e provava tanto disgusto verso quello che volse la testa alla sua destra chissà dove.

‘Ehhh?? Si…Cosa volete?!’.

‘Oh…mi scusi…non mi sono presentato…sono l’invocatore Braska… Ed ho bisogno di un altro guardiano, come vede… Mi sembra il tipo adatto per questo…’.

‘COSA? Ma…!! Scusate se obietto, ma… quello è un ubriacone!!! Vi sembra una persona giusta per fare il guardiano??!!’ disse quello affianco, squadrando non poco prima l’invocatore e poi l’omaccione.

‘Oh, avanti Auron!! Anche io sono particolare…ti pare che possa fare l’invocatore uno che ha sposato un’Albhed??!! Ormai siamo in gioco…’—poi si rigirò verso il prigioniero—‘...Ti propongo un affare! Io ti libero da questo carcere e tu vieni con noi! Finito il viaggio, ti riporteremo nella tua città… ah! Come ti chiami?’.

‘Jecht…o Dark Crow, meglio…!!!’—poi si alzò di scatto, mostrando il petto ed un volto orgoglioso—‘CERTO che accetto!! Chi vorrebbe essere rinchiuso in questa topaia!!??’.

In breve tempo le guardie, confuse non però quanto Auron, eseguirono la richiesta dell’invocatore, che si fregò di tutti i rischi che potevano essere connessi. Era estremamente deciso a portarlo con sé. Mentre discuteva con le guardie, gli altri due di trovarono da soli in una sala vicina.

‘Libertà…ohhhhh…finalmente libero!!! Ci vorrebbe un po’ di vodka per questo!!’.

Il guardiano già iniziava a non sopportarlo. Aveva sentito in giro di ruberie, risse, e confusione da parte di gruppi di ubriachi, e lui sembrava esserne il leader. Il bello è che era un guardiano come lui adesso ora!! Si girò di scatto verso Jecht, con sguardo durissimo.

‘Guarda che fare il guardiano comporta molta attenzione e responsabilità!!’.

L’altro si girò come divertito all’idea.

‘Ahahahah…e che problema c’è?! Ah! Cosa…farebbe un guardiano??’.

 

 

Ma…ma q…quando arrivano??!! Quando?? Quando??

Aisha si avvicinò prendendolo per le sue mani inguantate, un po’ tremolanti ed ancora bagnate, forse per i guanti che portava, e le strinse quasi con passione.

‘Ah…perché porti questi…guanti? E’ strano… non sei…un portiere…’.

Avrebbe voluto rispondere all’istante prima dell’attacco della pantera. Ma non riusciva a rispondere. Infatti, non sapeva per niente il motivo per cui li portasse. E così, nel panico, era difficile anche trovare una buona scusa. Lei iniziò ad usare le sue armi. Si avvicinò con le sue labbra carnose fino a pochi centimetri dal suo petto semiscoperto, mentre lui continuava a sudare freddo come un pazzo, cercando di difendersi, ma il suo panico era un punto a favore della pantera.

‘Perché…sai…molta gente…’—e si avvicinò al suo orecchino sinistro, notando quello stesso simbolo della catena—‘…vorrebbe conoscere…questo nuovo campione…’.

Mentre Chicco aveva trovato finalmente una modesta pezza per asciugare le mani del suo idolo e acchiappare l’autografo, Aisha approfittò dello shock di Tidus per sfilargli il guanto nero della mano destra per vedere cosa nascondesse. Ella rimase parecchio stupita. Il biondo ormai guardava davanti a sé, perso, senza muoversi, contro il muro.

‘Potsesti intessompese?? Vossei che mi facesse un autogsafo!!’ chiese il fratellino, tirando più volte l’uniforme della sorella. Ma subito si sentirono dei passi: era la squadra che tornava.

‘Chicco… dobbiamo andare… noi non possiamo stare qui…!!!’ tagliò corto la pantera, che, prima di andarsene, osservò ancora quei grandi occhioni. ‘E…stavo dimenticando…’.

 

‘Dai, ragazzi…abbiamo fatto comunque bene!!’ urlava quasi Letty, soddisfatto per quell’unico goal, quando poi dovette schivare, come tutti gli altri dietro, un controllore che si mosse correndo a passo incantevole e veloce, seguita da uno strano tizio piuttosto basso che continuava a gridare.

‘L’AUTOGSAFO!!! IL MIO AUTOGSAFO!!!...’, ponendo la mano destra davanti a sé indietro, mentre l’altra sembrava essere tenuta dal controllore di fretta.

‘Ma che ha quello??!!’ chiese Jash.

‘Boooh…io ho fame!!!’ fece Keepa, toccandosi a rotazione la sua pancia non piccola.

Quando entrarono videro il capitano ancora contro il muro, muto, quasi immobile, che si era portato la mano sinistra sulla fronte bagnata, stavolta di sudore. Aveva uno strano stampo rosso sulla sua guancia destra.

‘Ahhhh!! Ecco dove sei stato… Hai la ragazza…eeeeeehhh??’ chiese Datt, facendo due gomitate leggere verso il compagno ancora sottoshock, seduto sulla panchina e circondato dagli altri, tranne Keepa, che era andato a prendersi un panino.

‘Perché non ci hai detto che hai una fidanzata??!!’ riprese Jash, davvero divertito. Forse l’unico a non esserlo era Botts. Si era messo in un angolo, stranamente pensoso ed invidioso.

‘Io...io non ho una fidanzata!!...Q…quella…è…è una pazza!!!’ disse lui, pulendosi almeno mille volte quella guancia, prima con il braccio, poi con le mani, e dopo perfino con lo straccio lasciato a terra da quel tappo scatenato. Aveva rimesso a tempo record il guanto senza notare nulla di strano per l’agitazione.

‘OOOhh…dai…non fare il modesto…!!!’. Modesto??!! Quella voleva aggredirmi!!!

Subito tutti tacquero. Quello che si sentiva era solo lo strano fiatone di Tidus, quando arrivò Wakka.

‘Menomale ragazzi…quel goal ci voleva proprio… altrimenti perdevamo il prestigio…Beh? Che succede?? Perché siete tutti lì? Tidus…stai bene??!’.

‘Sta bene…sta benissimo…ihihi…’ rispose Letty, dando pacche sulla spalla al compagno. L’ex-capitano, dopo un’alzata di spalle, spiegò loro per tutta la mattinata rimanente gli esercizi e gli allenamenti da fare prima della prossima partita, come passaggi, tiri e resistenza. I compagni, nell’attendere la prossima partita, sarebbero rimasti tutti a Luka, e lo stadio a volte utilizzato con permesso per gli allenamenti, assieme alle altre squadre. Molti si chiedevano ancora perché Wakka aveva chiuso con la sua eterna passione. Alla fin della fiera, era rimasto lì, con i suoi ragazzi, dopo tutto…

 

Aisha era voluta uscire subito dallo stadio trascinandosi Chicco. Raggiunto un angolo, nascose l’uniforme immediatamente, per poi fermarsi un attimo. Suo fratello era davvero furioso.

‘Uffa!! Ti avevo detto che volevo avese un suo autogsafo!!’ e si mise a pestare continuamente i piedi con prepotenza. Lei guardò in giro per controllare di non essere sentita, poi si chinò leggermente vicino al fratellino.

‘Ho tolto…uno dei suoi guanti…e sai che cosa?’.

Chicco cambiò espressione. In fondo, pensava, avrebbe avuto anche una terza occasione grazie sempre a sua sorella.

‘Cosa?’.

‘Nasconde delle strane cicatrici…a forma di vene…o a rami d’albero…’.

‘Cosa? Che razza di fosme sono? A meno che non si è voluto tagliase da solo in quel modo pes lasciassi il segno…’.

‘No…non credo…questo è…un altro mistero da scoprire…Abbiamo tempo…per un’altra ricerca…’.

Il fratello pensò un poco, mentre lasciavano lo stadio.

‘Senti…io mi occupesò del simbolo…tu ti occupi delle cicatsici… anche se io in sealtà non gliele ho viste…’.

‘Ho l’impressione…’—disse lei socchiudendo gli occhi—‘…che ci sarà…molto ancora da scoprire…’.

 

Auron era a guardare ancora il Lago Ghiacciato assieme alla maga, pensoso, quando notarono delle luci fioche provenire da dietro.

‘Sono tornati… è tempo di andare…’ e così la maga entrò nel locale, lasciando l’altro da solo che non si mosse nemmeno un poco. Alla sala di ingresso notò che l’invocatrice si era alzata e si era seduta vicino ad un angolo. Già si sentivano le risate di Wakka dalla camera.

‘Tutto bene? Ti sei riposata?’.

‘Si…tutto bene…a posto…’ rispose, prima di alzarsi subito dalla sedia, quasi ponendosi sull’attenti. Lulu la vide negli occhi. Non era serenissima, ma di certo più determinata della sera prima. Che era una dormigliona lo si sapeva e risapeva, ma qualcosa le diceva che non aveva dormito affatto quella volta.

‘Kimahri in pensiero. Fatto riposo?’ chiese il Ronso, appena entrato dopo la signora in nero. Anche di mattina teneva sempre quelle braccia conserte.

‘Si, si ,si…ora andiamo al tempio…lì incontrerò il Maestro per risolvere la questione…’.

‘…e prendere la sfera, no?? Sbaglio, o avete parlato anche di questa cosa??’.

Wakka e Tidus erano usciti dalle loro camere insieme. L’invocatrice venne stupita da quelle parole cariche di quest’ultimo. Vederlo lì fu una doppia sorpresa, sia perché non sapeva quando e per quale motivo c’era stato lo scambio, sia perché a differenza della ragazza egli sembrava di umore del tutto opposto. Sorrideva alla grande e le sue frasi erano piene di ottimismo e sicurezza. Lei non fece che rispondere con un sorriso dopo aver annuito. Rimasero a guardarsi ed a sorridersi per alcuni secondi.

‘Che hai da sorridere? Guarda che abbiamo perso!!!’ ribatté il compagno un po’ scettico.

‘E allora? Ci rifaremo la prossima volta! Tanto…possiamo ancora farcela, no?’ rispose quello affianco, mostrando i pugni chiusi come un giocatore di boxe e sferrando pugni lenti a vuoto. Era certa Yuna. Era successo qualcosa.

‘Sarà… ma mi dirai che mi stai nascondendo!!! Forza, andiamo!! Chissà da quanto tempo ci stanno aspettando!!’ fece poi lei, carica, uscendo dal locale. Era proprio vero che la notte aiutava…

‘Di che stava parlando?’ chiese l’ex-capitano al nuovo, così pimpante.

‘Boh…’. Adesso prendiamo le sfere e poi finirà tutto l’incubo. Sarà così. Sarà ed andrà come dico e voglio io.

  
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