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Autore: heliodor    10/05/2021    0 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Non vi dirò niente
 
Seduto al centro della tenda, le mani legate dietro la schiena Zane cercava di mantenere la mente lucida. Da tre giorni gli impedivano di dormire e non gli davano da mangiare e da bere e iniziava a sentire dolore agli arti per la posizione scomoda in cui era costretto.
Non era una vera tortura ed era sicuro che Hissarion non l’avrebbe lasciato morire in quel modo, ma ogni giorno che trascorreva sentiva la sua resistenza diminuire e sapeva che prima o poi avrebbe ceduto, rivelando tutto ciò che gli veniva chiesto.
Tre stregoni e una strega lo sorvegliavano giorno e notte alternandosi in turni di un terzo di giornata, il che voleva dire che erano sempre ben riposati mentre lui sempre più stanco. C’era anche mezza dozzina di soldati armati di scudi, lance e armature pesanti, anch’essi che si alternavano in turni giornaliere.
Hissarion deve avermi molto a cuore, si disse divertito. Oppure ha paura che tenti la fuga. Ma per andare dove?
Era stato portato al campo dei rinnegati bendato e tenuto nella tenda per quasi tutto il tempo. Quando veniva fatto uscire, di solito per qualche bisogno, veniva bendato di nuovo.
Non aveva idea di dove si trovasse, anche se aveva provato a capirlo dal tempo che avevano impiegato per andare da Barahad a quel campo.
Secondo i calcoli che aveva fatto erano ad almeno duecento miglia di distanza dalle rovine, ma Hissarion poteva aver ordinato di fare parecchi giri o do prendere una strada tortuosa per disorientarlo.
Alla fine, aveva rinunciato a cercare di capire.
Se riuscissi a liberarmi, si disse, dovrei trovare anche il modo di sopravvivere al lungo viaggio di ritorno che mi aspetterebbe.
Sospirò affranto.
Sono stato uno stupido e un ingenuo a farmi sorprendere così dai rinnegati, si disse. Dovevo sospettare che mi avrebbero teso una trappola, ma come hanno fatto in nome dell’Unico.
Il messaggero che gli aveva portato il messaggio di suo padre non poteva aver parlato con nessuno e anche se lo avesse fatto, non avrebbe mai potuto indicare il luogo esatto.
Fino a poco prima di arrivarci nemmeno Zane era sicuro che fosse Barahad il luogo. La sua era solo una intuizione e una speranza, ma non era certo che non si sarebbe rivelato un fallimento.
Suo padre non era lì quando era arrivato.
Forse è già andato via o forse è già partito, si era detto. Se è così, spero che sia ben lontano da qui.
Era chiaro che Hissarion lo aveva catturato per arrivare allo Stanner originale, quello che contava davvero. Lui, Zane, era solo un’esca, un mezzo per mettere in trappola la preda più grossa.
Se catturassero mio padre, il comandante delle forze di Lormist e uno dei più forti e valorosi stregoni del mondo conosciuto, si disse Zane, sarebbe un grosso guaio per tutta l’alleanza. Potrebbe cambiare gli equilibri della guerra e la vittoria non sarebbe più tanto scontata, se mai lo era stata.
Zane cominciava a dubitarne.
I rinnegati si erano dimostrati forti e insidiosi. Non erano affatto un’orda disorganizzata e senza disciplina. Per quello che aveva visto prima a Ferrador e poi lì al campo, erano ben organizzati e capaci di elaborare strategie raffinate.
E Hissarion era il loro degno comandante. Non lo ammirava ma non poteva fare a meno di pensare che era stata una follia sottovalutarli e che se fosse tornato a Lormist avrebbe consigliato di prendere misure più drastiche contro di loro.
Ma tanto non tornerò mai a casa, si disse. Morirò qui. Torturato a morte o tentando di scappare perché ormai ridotto alla disperazione.
Il lembo di tessuto che chiudeva la tenda si aprì e Hissarion fece il suo ingresso.
“Io ti saluto, Zannis” disse divertito. “Hai passato una buona nottata?”
Zane fece di sì con la testa.
“Non hai voglia di parlare? Ieri, quando mi hai urlato contro, sembravi più disposto a scambiare qualche parola con me.”
Zane mugugnò qualcosa.
“Non ti capisco.”
“Perché non mi uccidi e basta?” chiese con uno sforzo.
“Lo sai che non posso” rispose Hissarion piazzandosi di fronte a lui. “Mi servi vivo. E mi servono informazioni. Quanti sono i guerrieri e i mantelli a disposizione di Lormist, le difese della vostra città, la disposizione delle vostre pattuglie sul territorio. Tutte informazioni preziose per l’orda.”
“Non ti dirò niente.”
“Lo so. Non intendo strapparle a te, so che non ci riuscirei mai. Tu sei un’Aquila. Ho studiato la vostra storia, sai? È piena di atti eroici, di sacrifici, di leggende. A tratti è addirittura commovente. Con le vostre imprese avete ispirato poeti e romanzieri. Davvero notevole.”
“Tu ispirerai solo criminali e rinnegati come te.”
“Io non miro a ottenere la gloria” disse Hissarion. “Mi basta servire la causa.”
“Tu combatti per una causa scellerata.”
Hissarion lo guardò sorpreso. “Lo credi davvero, Zannis?”
“A Ferrador avete ucciso tante persone innocenti.”
“In una guerra muoiono sempre persone innocenti.”
“Ma quelle non avevano fatto niente di male” disse Zane rabbioso.
“Si preparavano a scagliare un’armata contro di noi.”
“Voi siete dei rinnegati.”
Hissarion scosse la testa. “Vedo che non sei pronto a parlare con me, Zannis. Forse ti servono altri due o tre giorni per rifletterci su e prendere una decisione.” Fece per voltarsi.
“Aspetta” disse Zane.
Hissarion si girò dalla sua parte. “Vuoi dirmi qualcosa?”
Annuì. “Se speri di catturare mio padre usandomi come esca fallirai.”
“Lui tiene molto a te.”
“Ma tiene molto di più al regno. A Lormist. Ha giurato di difendere la corona a costo della propria vita.”
Hissarion sorrise. “Non hai idea di quanti giuramenti solenni ho visto infrangere nella mia vita.”
“Non ho dubbi che da rinnegato ti sia difficile concepire la sacralità di un giuramento solenne.”
L’espressione di Hissarion si fece cupa.
“Ma tu non conosci mio padre. Lui poteva diventare re di Lormist. Gli sarebbe bastato affondare la spada nel petto dell’erede al trono e la corona sarebbe stata sua” disse Zane. A ogni parola il viso di Hissarion si faceva più preoccupato e quella consapevolezza gli infondeva la forza che gli serviva per continuare. “Koberic aveva tradito le Aquile e fatto uccidere gran parte dei suoi confratelli. Aveva ucciso il fratello di mio padre, lo zio Kaian e lui avrebbe avuto tutto il diritto di ucciderlo. Ma Koberic aveva un figlio ed eliminarlo avrebbe significato uccidere anche lui, il vero erede al trono. Poteva fare tutto questo, eppure scelse di rimanere fedele al suo giuramento e perdonò Koberic per tutto quello che aveva fatto, nominandolo reggente del giovane erede fino a che non avesse raggiunto l’età per essere incoronato. E lo fece perché Aramil Stanner tiene al regno più di ogni altra cosa al mondo e non esiterebbe a sacrificare anche me per tenere fede al suo giuramento. A quest’ora starà cavalcando per riunirsi con il grosso della sua armata e marciare contro di voi per travolgervi.”
Parlare così tanto gli tolse le ultime forze rimaste, lasciandolo boccheggiante.
Hissarion trasse un profondo respiro. “Ti lascio riflettere, Zannis. Io credo che ti sbagli e presto sapremo se avrò avuto ragione o no.”
Quando uscì dalla tenda Zane si concesse di crollare sulla stuoia.
Una mano si posò sulla sua fronte facendolo sussultare. Aprì gli occhi e incrociò lo sguardo di una ragazza. Aveva già visto quegli occhi, il primo giorno che era arrivato al campo.
Appartenevano a quella che Florithe aveva chiamato con disprezzo divinatrice.
“Tu” disse Zane a fatica. “Che cosa vuoi?”
La ragazza sembrò esitare. “Devo farti delle domande.”
Zane sorrise. “Anche tu? Non ti dirò niente.”
“Ma devi” disse lei con fermezza. “La vita di molti può dipendere da questo.”
“La vita di molti rinnegati non mi interessa.”
“E la vita dei tuoi amici? Dei tuoi confratelli?”
Pronunciò quella parola a fatica, come se l’avesse imparata da poco.
Zane si accigliò. “Se ti dicessi qualcosa, metterei in pericolo le vite delle persone a cui tengo.”
“Ma tu devi parlare, Zannis.”
“Mi chiamo Zane.”
La ragazza lo fissò interdetta.
“Nessuno mi chiama Zannis. Non lo sopporto. Se proprio vuoi che ti dica qualcosa, chiamami Zane, per favore.”
“Io sono Shi’Larra” disse.
“Lo so, sei la selvaggia che viene dalle terre meridionali.”
Lei annuì come se non avesse compreso che l’aveva offesa.
O forse non le importa.
“Io ti ho visto nei miei sogni” disse Shi’Larra.
Zane si accigliò. “Mi hai sognato?”
Lei annuì convinta. “Ho sognato una giovane aquila che si posava su ciò che restava di un’aquila più grande, ma di pietra. L’aquila di pietra giaceva spezzata nella polvere, ma risorgeva quando la giovane aquila lanciava il suo richiamo. E con lei molte altre aquile scendevano dal cielo.”
“Molto poetico” disse Zane. “Inventi sempre queste storie?”
“Non sono storie, ma visioni. È così che ti hanno trovato.”
“Come?”
“Ho fatto questo sogno mezza Luna fa per parecchi giorni di seguito. Hallen ha capito che sarebbe accaduto qualcosa di importante che riguardava le aquile e scoprì che c’erano delle rovine qui vicino che una volta erano il luogo dove vivevano molte di esse.”
“Barahad” sussurrò Zane. “Hai sognato di Barahad, non di un posto qualsiasi.”
“Non so come si chiami, ma è così.”
“E quelle aquile erano confratelli del mio ordine” aggiunse Zane. “Come facevi a sapere che ero lì?”
“L’ho sognato, Zane” disse Shi’Larra.
Si guardò attorno. Gli stregoni di guardia li osservavano senza mostrare alcun interesse verso di loro. Solo una, quella che si era presentata come Florithe, li fissava accigliata.
“Domandagli del guerriero dalla testa di leone” disse la strega. “È il nostro accordo, ricordi?”
Shi’Larra annuì.
“Quale accordo?” chiese Zane.
Shi’Larra esitò.
“Se vuoi che mi fidi di te” disse. “Devi essere sincera.”
La ragazza deglutì a vuoto. “Il comandante Hissarion ha ordinato a tutti di non parlarti, ma Florithe ha garantito per me facendomi entrare nella tua tenda. In cambio vuole delle informazioni.”
Zane ghignò. “Non vi dirò niente” biascicò. “Stai perdendo il tuo tempo.”
“È molto importante, Zane.”
“Lo hai già detto e io ti ho già risposto.”
“Ti avevo già sognato quando eri a Ferrador” disse Shi’Larra con tono pacato. “Tu eri un’aquila che volava sopra una grande città e un esercito giaceva distrutto ai tuoi piedi.”
“Un’armata di rinnegati, senza alcun dubbio” disse Zane.
“E la città alle tue spalle era distrutta allo stesso modo” proseguì Shi’Larra.
“Chiedigli del guerriero” disse Florithe. “Ora.”
Quale guerriero? Si chiese Zane. Di cosa parla questa dannata strega? E che cosa vuole da me la divinatrice?
Shi’Larra sospirò. “Nella visione c’è sempre un guerriero dalla testa di leone. Non so chi sia, non mostra mai il suo volto e quando lo fa è coperto da un’ombra.”
“Un guerriero dalla testa di leone?” fece Zane. Cercò di alzare la testa ma non ne aveva la forza.
Shi’Larra annuì con foga. “Proprio lui, Zane. Tu lo conosci? Sai chi è?”
“Ho visto un guerriero dalla testa di leone a Ferrador” disse pescando nei suoi ricordi. “Durante l’attacco.”
“Chi era?” chiese Florithe con veemenza. “Dimmi il suo nome.”
“Perché vuoi saperlo?” le chiese divertito.
“Quel dannato ha ucciso Dofia, mio fratello” rispose la strega.
“Non so chi sia. Non ha rivelato la sua identità a me né a nessun altro” rispose senza nascondere la propria soddisfazione. “E spero che tu non lo scopra mai, maledetta rinnegata.”
Florithe scattò in avanti e gli sferrò un calcio all’addome.
Zane buttò fuori l’aria e tossì.
“Zane, per favore” disse Shi’Larra con tono supplice. “Ho davvero bisogno di sapere che volto ha quel guerriero. È importante.”
“Non lo so” disse stringendo i denti. “E ora vattene.” Girò la testa dalla parte opposta.
“Vieni” disse Florithe. “Ti riporto da Hallen.”
Zane tossì di nuovo e strinse i denti per non lamentarsi anche se sentiva dolore dove Florithe lo aveva colpito. Stanco e affamato scivolò in un sonno agitato e senza sogni.

 
  
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