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Autore: MaryFangirl    10/05/2021    1 recensioni
Kaede Rukawa riflette sulle relazioni e sulla propria natura apatica, che considera come un principio secondo cui vivere: dopo due anni, si ritrova su un aereo diretto a Kanagawa.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Hanamichi si mosse goffamente sotto la coperta, grugnendo intontito alla sveglia che stava suonando. Avvolto in uno strano sushi roll di coperte, scontrosamente e alla cieca armeggiò per trovare la sveglia e spegnerla.
 
“Ngh, che rumore, che rumore...” mormorò incoerentemente, chiudendo gli occhi ancora di più, affondando la testa in maggiore profondità sotto la coperta per evitare il raggio di luce che penetrava lentamente dalle finestre. Prima che potesse rimettersi comodo, la seconda ondata della sveglia echeggiò ad alto volume facendo irrigidire Hanamichi per la frustrazione. Si alzò di scatto e lanciò un'occhiataccia all'oggetto innocente, gli occhi stanchi si contrassero leggermente.
 
Hanamichi sospirò, sconfitto, accettando il fatto che la sua sveglia non gli avrebbe permesso di continuare a riposare. Sbadigliò, si stropicciò gli occhi assonnati guardando l'orologio. I suoi occhi si spalancarono non appena lesse l'ora, erano le 10. Lo shock lo percorse con la stessa rapidità con cui tornò alla realtà.
 
Ma prima che potesse muoversi, il telefono squillò.
 
“Sakuragi!” la voce era severa e furiosa. “Hai idea di che ore sono?”
 
Hanamichi balzò in piedi alla voce familiare dall'altra parte, la consapevolezza aumentò mentre guardava l'orologio. Fantastico, era il capo.
 
“Uh...” prima che potesse parlare, Hanamichi fu interrotto da una fredda risposta: “Dovevi iniziare alle 8”
 
Hanamichi trasalì, realizzando improvvisamente. Quello, tra tutti i giorni, era una pessima giornata per essere in ritardo.
 
“Se non vieni subito al lavoro, farai doppi turni per un anno” affermò con fermezza la voce. “Oh e dato che sei in ritardo, domani prenderai il turno di Ichiya” Con l'ultima minacciosa frase, la linea si interruppe immediatamente.
 
Hanamichi sospirò e gemette per la sfortunata situazione. Non l'aveva preventivato, aveva sperato di dedicarsi a una rigorosa sessione di allenamenti di basket con Miyagi dato che avrebbe dovuto finire prima quel giorno. Per non parlare del fatto che aveva intenzione di chiedere una settimana di ferie dal lavoro, ma ora sembrava improbabile. Guardò di nuovo l'orologio, chiedendosi perché aveva dovuto fare tardi proprio quel giorno. Gemette per l'improvviso mal di testa pulsante e la sensazione di vertigini. Sbornia? Hanamichi scosse la testa nel tentativo di schiarire la visuale offuscata. Rammentava qualche frammento, ricordi sconnessi di risate, un bicchiere versato fino all'orlo e lui che lo buttava giù in un sol colpo. Ricordò Yohei, le guance rosse per il calore ma ancora in grado di mantenersi dritto. Ricordò distintamente di essere caduto e di aver rotolato allegramente.
 
“Oh, vero...” rifletté tra sé, ricordando gli eventi della notte precedente.
 
Non era mai stato aggraziato o figo da ubriaco, quello era sempre stato Yohei. Lui era del tipo ubriaco spensierato o ubriaco stordito, poco elegante quando si trattava di un appuntamento. Hanamichi sospirò, incolpando internamente Yohei per la situazione attuale. Era stata sua l'idea di bere fino a ore assurde della notte. Qual era esattamente il suo obiettivo? Yohei voleva avvelenarlo? Si era comportato in modo insolito pretendendo irremovibilmente di bere qualcosa. In genere non c'era nulla di strano ma c'era stata una particolare preoccupazione nella sua espressione che turbava il rossino.
 
Ricordava l'insistenza di Yohei e il gesto quasi evasivo che aveva fatto, il tipo di linguaggio non verbale che usava quando era arrabbiato o nascondeva qualcosa. Hanamichi scosse il capo. -Probabilmente voleva che mi ubriacassi al punto da dimenticarmi di prendere in prestito la sua macchina- sbuffò, -Beh, indovina un po', amico, non lo dimenticherei nemmeno se fossi morto cerebralmente-.
 
Hanamichi si districò dalle coperte e si alzò lentamente. Ancora un po' stordito, si avviò con noncuranza verso il bagno.
 
 
 
Yohei entrò nel caffè; i suoi occhi studiarono il locale e venne improvvisamente accolto da una figura alta e familiare che lo guardava con aria piuttosto delusa. “Posso aiutarla, signore?”
“Hanamichi? Pensavo fossi a riposo oggi” chiese Yohei. Hanamichi strinse gli occhi sospettosamente. “A quanto pare, ieri ero troppo ubriaco per capire qualcosa”
Yohei si grattò la testa nervosamente. “Mi dispiace, però è stato divertente, no?”
 
Hanamichi borbottò tra i denti, incrociando le braccia.
“Dato che sono qui, posso sedermi?”
Hanamichi annuì e indicò il tavolo davanti al bancone. “Puoi chiedere a Makoto, io ho alcuni ordini da prendere”
Yohei annuì, si diresse verso il lungo tavolo e si sedette. Un bel ragazzo dai capelli castani lo salutò, un sorriso luminoso era inciso sui suoi lineamenti.
 
“Ehi, Yohei, è da tanto che non ci vediamo” fece Makoto, agitando la mano verso di lui.
 
La serata trascorse come al solito, con sempre più clienti che entravano e uscivano a ogni ora.
 
Hanamichi non si era mai reso conto di quanto potesse essere affollato il caffè dato che di solito non era in servizio nei fine settimana. Nei giorni feriali ce n'era qualcuno, ma il sabato era un incubo tenere il conto. Riusciva a stento a riprendere fiato quando il campanello della porta continuava a suonare con un'ondata di clienti che aspettavano e agitavano le mani per richiamare l'attenzione.
“Non avevo idea che il sabato fosse così folle” disse Hanamichi, accanto ai suoi due colleghi Makoto e Riku.
 
“Sembra che tu l'abbia capito in ritardo, Sakuragi” fece Riku alzando le sopracciglia. Hanamichi si limitò a fissarlo, confuso.
“Quello che intende dire” iniziò Makoto, “è che c'è un sacco di gente perché siamo l'unico locale che rimane aperto tanto a lungo. Inoltre alle giovani coppie piace di più il nostro caffè per le loro uscite nei fine settimana proprio perché chiudiamo così tardi”
“Coppie?” ora che esaminava l'ambiente, sembrava che ci fossero più coppie a occupare il locale.
Hanamichi scrollò rapidamente le spalle decidendo che non erano affari suoi e non era così sorpreso dato che il proprietario era uno stronzo affamato di soldi.
 
“Non porti mai la tua ragazza in un bel ristorante, Sakuragi?” Makoto gli diede una cauta pacca.
 
Hanamichi rimase in silenzio, incerto su come affrontare la domanda. Makoto lo guardò, i suoi occhi si spalancarono.
 
“Un momento, non dirmi che non hai mai...”
 
Hanamichi arrossì e scattò subito.
 
“S-sì, invece!” disse Hanamichi sulla difensiva, la voce balbettò leggermente. Makoto e Riku sorrisero scherzosamente per quella reazione.
 
“Mh...” mormorò Makoto, interessato. “Cos'hai fatto al tuo primo appuntamento? Conoscendoti, probabilmente l'hai portata in una scadente tavola calda e hai fatto del tuo meglio per apparire figo”
 
Hanamichi abbassò il capo pensando al suo vero primo appuntamento. Avrebbe voluto dire che era stato con Haruko, sarebbe stato più facile vantarsene in quel contesto. Ma invece, ricordava il goffo 'appuntamento' con Rukawa da Denny's e il suo scarso tentativo di apparire tranquillo e composto quando si era sentito tutto il contrario.
 
“Si...può dire così” ridacchiò Hanamichi, cercando di pensare a quel ricordo con divertimento.
 
“Ci credo” commentò Riku battendo leggermente il pugno sulla spalla di Hanamichi.
 
“Ehi, Yohei, com'era lei?” Makoto si sporse in avanti, chiedendo con disinvoltura. Yohei quasi si soffocò con il panino alla domanda.
 
“Lei?” chiese Yohei, Makoto annuì e strizzò l'occhio ironicamente a Sakuragi, ora sorprendentemente dritto e immobile. Schiarendosi la gola, Yohei guardò Makoto. “Perché me lo chiedi?”

“Sei il suo migliore amico, sai tutto di lui” disse Makoto, incrociando le braccia contro il petto con sicurezza. Yohei rimase fermo, notando il linguaggio del corpo difensivo di Hanamichi. Capì benissimo che l'argomento non era qualcosa di cui parlava tranquillamente, considerato il subbuglio che gli aveva lasciato.
 
“Chissà” Yohei scrollò le spalle. “Ha frequentato un po' di persone, dovresti essere più specifico”
 
Makoto si accigliò, deluso per la risposta vaga.
 
Osservarono le coppie felici che mangiavano, parlavano e condividevano momenti imbarazzanti insieme. Alcune coppie avevano più successo di altre, si guardavano stupidamente a bocca aperta, tenendosi per mano senza alcun riguardo di ciò che stava intorno.
 
Makoto sospirò sognante: “Avete mai condiviso qualcosa di così bello con qualcuno?”
 
Hanamichi e Riku rimasero in silenzio per un momento prima che Riku commentasse: “Vuoi dire come quando condivido la torta con te?”
 
Hanamichi ridacchiò e Makoto aggrottò le sopracciglia. “Ehi, è una domanda seria”
 
Riku si strinse nelle spalle. “Ho frequentato alcune ragazze ma non mi sono affezionato davvero a nessuna”

“Sakuragi?” lo pungolò Makoto. Hanamichi rimase in silenzio, distogliendo lo sguardo da Makoto, irrigidendosi leggermente. La domanda gli trasmetteva una strana sensazione nel petto, un'improvvisa percezione di oppressione, ricordando quello che aveva detto sulla sua vita amorosa. Erano passati due anni da quando tutto era successo, ed era un tempo sufficientemente lungo per riprendersi da un patetico cuore spezzato. Se voleva dimenticarsi di lui e andare avanti, parlarne non avrebbe più dovuto influenzarlo.
 
“Ehi” intervenne Yohei, “fatti gli affari tuoi, non ti riguarda”
 
Hanamichi fissò Yohei, sorpreso dalla sua rapida reazione.
 
“Stavo solo-” Makoto si interruppe quando vide l'occhiataccia di Yohei su di sé, i suoi occhi intensi fissavano quelli verdi di Makoto.
 
“Va bene, Yohei, non è un problema” Hanamichi posò la mano sulla spalla di Yohei, rassicurante, Yohei si limitò a guardarlo. Avrebbe parlato con Yohei di quello sfogo più tardi.
 
“Sì, certo, ho avuto una relazione seria” disse semplicemente, come se non fosse niente di importante. Sia Makoto che Riku lo guardarono in silenzio, le espressioni impazienti di ottenere ulteriori informazioni.
 
“Sì, e?” Makoto inarcò un sopracciglio, “che tipo di ragazza hai frequentato, Sakuragi? Sono curioso” le sue labbra si allargarono in un sorriso malizioso.
 
“Ha importanza?” Hanamichi sentì le guance riscaldarsi leggermente, spostò goffamente i piedi, abitudine che tendeva ad avere quando era a disagio. Per quanto odiasse ammetterlo, una parte di lui si sentiva ancora amareggiata e affranta per quella situazione. Pensava fosse perché ancora non comprendeva appieno le ragioni di Kaede. Poteva soltanto ritenere Kaede uno stronzo che non aveva mai preso la cosa sul serio, ma, in qualche modo, dopo aver riflettuto adeguatamente, a volte Hanamichi si chiedeva se non ci fosse stato dell'altro.
 
“Perché vi interessa, comunque?” aggiunse Yohei, osservando i due sospettosamente.
 
Makoto e Riku si immobilizzarono. “Oh, sai, semplice curiosità”
 
Yohei e Hanamichi si guardarono, alzando le sopracciglia scetticamente.
 
“Mi scusi” chiamò un uomo, “stiamo aspettando, per favore”
 
“Anche qui!” una donna alzò la mano per attirare la loro attenzione. Con ciò, sia Riku che Makoto corsero rapidamente dai clienti, inchinandosi per scusarsi non appena raggiunsero i tavoli.
 
Yohei sospirò appoggiando la guancia sul palmo della mano, sollevato che la conversazione si fosse interrotta prima che qualcosa potesse sfuggire al controllo. Lanciò un'occhiata ad Hanamichi che stava pulendo il bancone di fronte a lui.
 
“Hanamichi” iniziò. “Stai bene?” chiese, non c'era altro che sincera preoccupazione nella sua voce. Hanamichi sorrise, mostrando il pollice alzato.
 
“Sul serio”

“Sto bene, non c'è niente che non va” assicurò Hanamichi.
 
“Quindi tutto a posto con...sai?” pungolò Yohei. Hanamichi si fermò momentaneamente ma scrollò le spalle. “Senti, Yohei, sono passati anni, non credi che abbia cose importanti su cui concentrarmi al momento? Non ho tempo per pensare a qualcosa che è successo anni fa”
 
-Wow, è maturato più di quanto pensassi- rifletté Yohei, fissando l'amico con un nuovo senso di ammirazione. Forse aveva pensato troppo a come avrebbe reagito l'Hanamichi del passato da non aver nemmeno considerato come l'avrebbe presa l'Hanamichi attuale. E ora, sembrava che si fosse preoccupato per niente. Sicuramente l'Hanamichi del passato avrebbe dato testate e demolito una casa, ma questo Hanamichi poteva accettare meglio le situazioni e l'esito di qualcosa.
 
“Ehi, Hanamichi” continuò Yohei, mordendosi il labbro indeciso. “E se...se Rukawa tornasse in Giappone. Sai, se tornasse all'improvviso”
 
“Lo ucciderei” ringhiò Hanamichi a bassa voce, il pugno tremò al pensiero. Yohei si inclinò indietro, sorpreso. Cominciò a sudare e cancellò la visione troppo ottimista del suo amico. Dov'era finita tutta la maturità?
 
“Okay, sei abbastanza chiaro” ridacchiò.
 
Hanamichi sospirò, serio, “Yohei, perché ho la sensazione che tu mi stia nascondendo qualcosa?”

Yohei esitò, riflettendo. Doveva dirglielo? Non serviva molto perché si imbattesse in Rukawa in ogni caso e farglielo sapere subito era meglio che più tardi. Qualunque sarebbe stata la sua reazione, Yohei pensava che Hanamichi meritasse di conoscere la verità.
 
“Oh...” notando l'improvvisa serietà nella postura e nella voce di Yohei, Hanamichi annuì e prestò attenzione. Ma prima che Yohei potesse procedere, una voce gridò al rossino: “Ehi, che stai a fare lì! C'è un cliente in attesa!”
 
Hanamichi si alzò di scattò e si inchinò in tono di scusa, “Ah, scusa, parleremo più tardi”

“Un cameriere sarà da lei tra un minuto” sorrise Makoto, il cliente si limitò ad annuire e continuò a leggere il menu.
 
“Mi scusi per averla fatta aspettare” fece Hanamichi tirando fuori il taccuino. “Allora, cosa...” la sua frase si interruppe non appena alzò lo sguardo. Un paio di familiari occhi blu cobalto lo fissarono, senza alcun accenno di sorpresa o shock. In quel momento, Hanamichi poté sentire la propria anima sfuggire dal corpo; un'ondata di intorpidimento gli divorò i sensi. Ogni pensiero e movimento cessarono, impallidendo alla vista dell'uomo di fronte a sé. I suoi occhi si spalancarono, increduli: “T-tu sei...”
 
Kaede attese la sua reazione, i suoi occhi non lasciarono mai il ragazzo. Sapeva che confrontarsi con lui e rivelarsi probabilmente era sciocco, come iniziare una guerra che poteva essere facilmente evitata. Se avesse scansato i posti chiavi per un po', le possibilità di incontrarlo sarebbero state scarse o nulle. Era fattibile, ma in un certo senso sarebbe stato un codardo.
 
“Assomigli proprio a qualcuno che conosco” disse infine Hanamichi e Kaede fece una lieve smorfia. “Anzi, sei uguale a lui” Hanamichi si avvicinò, approcciando la testa a Kaede per esaminarlo. Sorpreso dall'improvvisa prossimità, Kaede si reclinò leggermente all'indietro, gli occhi puntati sul curioso rossino. Kaede deglutì a fatica, cogliendo la familiarità del ragazzo. Era passato molto tempo dall'ultima volta in cui si era trovato così vicino ad Hanamichi e si era dimenticato di quanto gli facesse battere il cuore.
 
Hanamichi si lasciò sfuggire una risata forzata, scuotendo subito il capo. “È impossibile, è impossibile”
 
“Non sei lui” disse Hanamichi, dando una pacca sulla schiena di Kaede, “se n'è andato. Non è possibile che-”
 
Kaede si limitò a guardarlo, impassibile. “Doaho”
 
Con quella semplice parola, Hanamichi sentì che tutto crollava.
 
“R-Rukawa?” una domanda, una domanda su cui voleva aver torto. Ma Kaede rispose casualmente con un, “Mpf, ci hai messo tanto”
 
“Rukawa!” gridò Hanamichi, suscitando l'interesse di tutti i presenti. “Che ci fai qui? Non dovresti essere qui!” ringhiò.
 
Kaede scrollò le spalle, “L'ultima volta che ho controllato, ci vivo”
 
“Non fare l'arrogante con me!” Hanamichi afferrò il colletto della camicia di Kaede, il pugno tremante.
 
“Sakuragi, che ti salta in mente di aggredire un cliente!” si spaventò Makoto, sconvolto. Riku si portò la mano alla bocca, intrigato dalla situazione che aveva davanti. Tutto il locale osservava con preoccupazione, le ragazze notavano Kaede, ovviamente del tutto rapite dal suo bel viso, mentre i ragazzi erano incuriositi, in sostanza entusiasti alla prospettiva di una rissa.
 
“Hanamichi” una voce arrivò da dietro e immediatamente placò il ragazzo. Hanamichi girò la testa e vide Yohei posargli una mano gentile sulla spalla, lo sguardo implorante. Hanamichi abbassò gli occhi a terra, analizzando la situazione, raccogliendo tutti i pensieri. Guardò Kaede, i suoi gelidi occhi blu fissavano quelli marroni di Hanamichi. Poi, lentamente, osservò di nuovo il suo migliore amico e di colpo tutto ebbe senso.
 
Lasciando la presa da Kaede, si voltò verso Yohei; i suoi occhi esprimevano quanto si sentiva tradito. “Yohei” iniziò. “Tu l'hai saputo per tutto questo tempo”

Yohei rimase in silenzio e annuì, evitando lo sguardo di Hanamichi. Hanamichi chiuse gli occhi, assorbendo la delusione. Sospirò e si ricompose.
 
“Makoto” lo chiamò, “Vado a casa”

Perplesso e confuso dal comportamento bizzarro del rossino, il collega aprì la bocca per protestare ma una mano apparve a fermarlo. Guardò accanto a sé e trovò Yohei che scuoteva la testa, in un'indicazione silenziosa di lasciarlo andare.
 
Kaede guardò Hanamichi lasciare il ristorante, ignorando la sua presenza. Sospirò, tornando a sedersi. Si era aspettato la reazione di Hanamichi e non dubitava della sua capacità di drammatizzare le situazioni, ma almeno non doveva più nascondersi, non doveva più chiedersi se lo avrebbe incontrato svoltando il successivo angolo. Certo, era una questione banale e generalmente non gli sarebbe importato ma, in qualche modo, questa volta era diverso.

 

  
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