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Autore: Master Chopper    12/05/2021    8 recensioni
[STORIA AD OC - ISCRIZIONI APERTE]
Nell'epoca degli Stati Combattenti, il regno di Fiore si difende dai tentativi di invasione dell'Impero di Alvarez. In questo mondo immerso nel caos, giovani soldati si fanno largo mossi da grandi aspirazioni.
-Esperimento per vedere se si riescono a riportare in auge le storie ad OC-
-Fanfiction tributo a Lord_Ainz_Ooal_Gown-
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Prefazione:

Ciaoss! Era da tempo che non usavo questo saluto, ma d’altronde era proprio da tempo che non scrivevo su EFP. Questa prefazione pre-storia serve per dire che ciò che leggerete è un esperimento dettato dalla nostalgia. Sì, esatto. È dal 2017 che non scrivo storie ad OC, ed in generale è anche in quello stesso anno che riconosco sia morta questa wave macroscopica, praticamente onnipresente su EFP dal 2014. In particolar modo, questo fandom e quello di One Piece erano i più pieni di storie ad OC, e spero che ci sia qualche altro vecchiaccio come me che possa dire “io c’ero”. Ecco, questa storia è per voi.

La nostalgia è nata dalla rilettura di una storia scritta da colui che io mi permetto di riconoscere come il più seguito ed influente autore di storie ad OC su questo fandom (siccome era uno dei pochissimi che le storie, per l’appunto, le continuava): la storia in questione è Fairy Tail ga Kill di Lord_Aainz_Ooal_Gown, all’epoca andry_94_hell, che univa ambientazione e qualche personaggio di Fairy Tail, ad un contesto narrativo di Akame ga Kill e personaggi centrali offerti dai recensori.

Questa storia sarà lo stesso, unendo luoghi e personaggi di sfondo di Fairy Tail, contesto di Hinowa ga Crush (sequel spirituale di Akame ga Kill, manga disponibile in Italia ed edito dalla Planet Manga) e… personaggi offerti da voi! Riuscirò con questo mio esperimento a riesumare, almeno in parte, quel fenomeno di storie ad OC con cui sono cresciuto, e con cui questo fandom è cresciuto su questo sito?

Scopriamolo dopo il prologo, e nelle note finali! Buona lettura!

 

 

PROLOGO: MORIRE NELLA GUERRA TRA FIORI E CORONE

 

Gli alberi, come picche di carbone, si arrampicavano su per le montagne dalla distesa infinita dove neppure la luce della luna osava introdursi. La roccia grigia non fermava la loro avanzata, se non per i picchi più elevati, monolitici e stagliati contro il cielo. Per chiunque avesse provato ad alzare il naso dal basso, non li avrebbe visti: la nebbia era fitta e carica di umidità, capace di congelarti le ossa se solo ti avesse sfiorato.

E così, le luci calde sul forte custodito dai monti rimanevano celate, esistendo in quell’abisso nero tra cielo e terra, ma senza nessuno che potesse testimoniarlo. L’ingresso giaceva in una breccia, insanguinata nel passare degli anni al seguito delle burrasche che vi si infrangevano: valanghe di uomini, cavalli, armature e armi. E, ovviamente, cadaveri. Chi fosse morto schiantandosi sull’impenetrabile porta della Fortezza Shiranui, non avrebbe mai potuto visionare quanto meraviglioso fosse l’interno del forte. Il prolungato soggiorno dei soldati del Regno di Fiore aveva incentivato i residenti ad espandere quel rifugio dentro le montagne, rendendolo grande quanto il palazzo reale nella capitale, a Magnolia.

Lì dentro l’aria leggera dell’altitudine, o la gelida nebbia, non impensierivano né lo scrittore, e né la sua penna. Il giovane scriveva, tracciando mondi d’inchiostro su pergamena come gli avevano insegnato gli anziani. Il progresso dei libri stampati era innegabile, ma lui avrebbe continuato quell’arte senza farne vanto o vergogna, per il solo piacere di affaticarsi l’avambraccio destro, con la testa china, e a favore di una candela nella sua stanza.

Si era legato i lunghi capelli argentei dietro la testa per evitare che ricadessero sull’inchiostro, o peggio, sulla fiamma, ed ormai quegli occhi azzurri si erano adattati alla penombra. Da qualche ora l’unico suono che gli facesse compagnia era il respiro placido della sua sorellina, addormentata nel letto accanto al suo. Gli dispiaceva non poterle garantire una camera tutta per lei, ma quelle erano le necessità per un capitano come lui. L’altro coinquilino, il nuovo arrivato gattino nonché regalo per sua sorella, si era appallottolato nel sonno proprio sopra di lei.

Quando Corex si accorse di essere rimasto a guardarli ormai da un po’, sorrise divertito. Per tutta la giornata doveva mettere da parte il tenero amore che nutriva verso sua sorella, siccome il corretto svolgimento del suo lavoro era di vitale importanza, ma almeno a notte fonda poteva risparmiarsi la rigidità d’animo di un soldato. Spostò allora lo sguardo sullo stendardo del regno: un fiore dai petali tondi e rosa. Mille e più volte si era ritrovato a guardarlo, e a darsi la stessa risposta ad una domanda che neanche esisteva. Sì, lui era disposto a morire per quella magnolia, se ciò avesse voluto rappresentare la pace per la sua famiglia.

Qualcuno bussò alla sua porta, solo una volta per fortuna. L’albino si sollevò nel suo lungo ma comodo kimono rosso vermiglio, ed andò ad aprire.

“Oi.” Lo salutò quel Comandante poco più grande di lui, dai folti capelli rosa e la massiccia armatura di scaglie rosse acuminate. Era ancora in servizio. “Corex!”

“Shhh!” Con un dito premuto davanti alla bocca, l’altro impedì che quello sconsiderato e stranamente entusiasta facesse troppo rumore. “Comandante Natsu. Che ci fa qui, a quest’ora?”

Il rosa si mise le braccia dietro la testa, guardandolo di sottecchi: “Ah, non lo sai?” Il suo distintivo ghigno affilato si spalancò sul viso “Sono tornate le avanscoperte e dicono che le truppe nemiche si stanno avvicinando!”

Il volto di Corex, di tutta risposta, si incupì: “Dunque…”

“Dunque presto si meneranno le mani!” Nuovamente Natsu venne silenziato. “Non sei contento? Ad ogni battaglia vinta respingiamo sempre di più Alvarez.”

“Io qui con me ho mia sorella, e anche il resto della mia famiglia. Sono sempre stato contrario alla scelta di farli trasferire qui, ma gli ordini della regina di Fiore sono…” Inderogabili, questa era la parola che cercava. Riconosceva l’importanza di più forza lavoro in una gigantesca fortezza come quella, e sicuramente lì più che su altri punti del confine erano protetti, ma le costanti battaglie riempivano le sue notti di preoccupazioni. Ormai non aveva scampo agli incubi, se non rifugiarsi nella scrittura fino al sorgere del sole.

“Oi, oi.” Il generale gli posò una mano sulla spalla, ferendolo un po’ con quel guanto d’arme a forma di artiglio. Erano cresciuti insieme come buoni amici, e per quelli come Natsu gli amici contavano più di ogni cosa al mondo. “La tua famiglia starà bene. Quei bastardi prima o poi si arrenderanno a furia di prenderle!”

Il suo ghigno ormai era un sorriso d’incoraggiamento. Su Corex fece abbastanza effetto, e ricambiò.

“Bene, visto che siete così motivati, perché non rientrate subito nei ranghi, al comando dei vostri uomini… dove dovreste essere.” Dall’oscurità era emersa, come uno squalo dagli abissi, la generalessa più temuta all’interno della fortezza. Era una donna dai capelli cremisi e dalla bellezza mozzafiato, per quanto la benda sul suo occhio cieco e la sua severità la rendessero spaventosissima. I due ragazzi impallidirono, e deglutendo a fatica, fecero il saluto militare prima di rompere le righe.

 

Qualche ora dopo, con ormai il cielo piombato nell’oscurità più fitta della notte, la foresta si era come incendiata al chiarore delle luci di un migliaio di uomini. La terra rombava sotto gli zoccoli delle loro cavalcature, e le pietre del sentiero venivano triturate dai cingoli delle loro macchine da guerra. L’insegna della corona dai bordi acuminati svettava sulle loro armature e sventolava sulle loro bandiere. Tutto ciò preannunciava solo una cosa: l’Impero di Alvarez stava sfidando Fiore, minacciando di prendere l’unica porta che avrebbe permesso loro di contare anche il piccolo regno nella lista delle già numerose terre conquistate.

Dodici generali, considerati i più forti dell’Impero, erano schierati equidistanti dietro quel fiume di militari.

Uno di loro, con diversi piercing che gli percorrevano la mascella, sghignazzò: “A morte! A morte! A morte i fiorellini, finalmente.”

“Wall, sei impulsivo e inutilmente chiassoso.” Lo rimproverò un altro, dai capelli turchesi e gli occhiali inforcati sul naso “Per quanto la nostra potenza militare sia innegabilmente eccelsa, non ha senso cantar vittoria già da adesso.”

“Su, bambini, non litigate. O potrebbe essere l’ultima cosa che farete, stanotte.” Sorrise con un inquietante tono materno la donna dalle lunghe trecce rosse accanto a loro. Nei suoi occhi era riflessa la grandezza del loro esercito, e per questo non avrebbe mai potuto abbandonare la speranza.

Pochi chilometri più in fondo, dove la gola si interrompeva con le mura nere della fortezza, il cancello di Shiranui era stato scudato da diversi battaglioni di soldati a terra. Questi, consci anche della protezione proveniente dalle mura alle loro spalle, si sentivano come a casa in quel territorio che ormai conoscevano da mesi. Sedimentati lì, potevano sfruttare ogni centimetro della breccia a loro vantaggio.

Il comandate dai capelli rosa fece cozzare i rivestimenti dei suoi guanti d’armi, e da essi emersero due lunghe lame di forma triangolare, le quali arsero come torce nella notte. Il chiarore delle fiamme illuminò il suo volto, già assaporante la battaglia. Al suo fianco un altro comandante, però con una cascata di capelli ispidi e corvini, sguainò un pesante spadone di ferro scuro, ed una striscia dentata sulla superficie della lama iniziò a scorrere emettendo un ronzio agghiacciante.

Quelle del comandante Natsu e del comandante Gajeel erano chiamati Tesori Oscuri, ovvero un’artiglieria la cui origine era ignota, ma che erano riemersi dalle catacombe del tempo per rendere ancor più sanguinosa quell’era di massacri. In passato, quando di quelle armi dai poteri mistici ne esistevano poche e ne era concesso l’uso solo a pochi, si diceva che in uno scontro tra due portatori di Tesori Oscuri in nove casi su dieci terminasse con la morte di uno. Il decimo caso era la morte di entrambi.

Rumore di ferro snudato, sibilante tra le grida sovraeccitate di soldati pronti alla sfida, infestarono la notte ed arrivarono fino alla luna. Si poteva quasi sentire il sapore del sangue sulla punta della lingua.

 

Corex correva avanti ed indietro tra le alte mura di quel portale, appoggiato diversi metri sopra il cancello principale, su di un’altura sopraelevata della catena montuosa. Ovviamente tutti gli ingressi erano stati assediati allo stesso tempo, ma era giunta fin lì la voce che tutti gli Spriggan 12, i dodici generali più temuti di Alvarez, si trovassero nella gola sottostante.

L’albino trasse un sospiro di sollievo, constatando quanto bene stessero resistendo i drappelli di uomini posizionati davanti al portale. Lui, in quanto capitano, era al comando di una trentina di soldati, tutti fanti fedelissimi quanto quelli degli altri capitani lì attorno. Tra tutti loro, però, Corex spiccava per la ferocia quanto per il sangue freddo. Il motivo per cui combatteva era alle sue spalle, dentro quella fortezza che proprio non poteva cadere, quella notte.

Nell’oscurità era impossibile assistere appieno al massacro che stava avvenendo, e se non ci si fosse trovati tra tutti quei cadaveri, a calpestare pozze di sangue e a rischiare la vita per una spada che sibilava accanto al tuo orecchio, si sarebbe quasi potuto dire che non ci fosse nessuna battaglia. Solo urla infernali nel buio.

Corex sbucò da dietro la feritoia, e puntò lo strano argano che imbracciava contro il nemico. Si trattava di una macchina a forma di cassa dal fondo di legno, con sopra una trivella su cui era arrotolato uno spesso cavo di acciaio, scintillante sotto la luce della luna. Premette una combinazione di tasti, come se fosse uno strumento musicale, e lo trasformò in uno strumento di morte: il suo Tesoro Oscuro sparò il cavo da più direzioni, formando una rete che si conficcò dentro più soldati di Alvarez. Un elmo, una cassa toracica e persino uno scudo vennero perforati, prima che, al comando di un altro tasto sulla pulsantiera, l’argano non facesse vorticare tutti i fili contemporaneamente. I corpi impalati vennero triturati dal moto vorticoso dei cavi, i quali non mancarono di fare a brandelli anche tutti i loro compagni nelle vicinanze. Ora sì che si vedeva chiaro e tondo il colore del sangue, stagliandosi in uno spruzzo altissimo fino al cielo.

Gli occhi del capitano, glaciali come sempre, avevano un solo pensiero: “tutto per la mia famiglia”. Quel fiore di magnolia era alle sue spalle, assistendo e giustificando tutti i massacri.

I pochi di Alvarez rimasti, dopo aver assistito a quel macello, batterono in ritirata. Senza un Tesoro Oscuro dalla loro non sarebbero mai passati di lì, ma a quanto pare si trovavano tutti impiegati nella presa del cancello principale. Seguì un’esultanza festosa da parte dei soldati di Fiore, puntando le loro armi al cielo.

Corex riavvolse il cavo, il quale fortunatamente venne ripulito da sangue e altra materia umana nell’argano, proprio quando una pacca sulla spalla non lo fece rinsavire dallo stato catatonico in cui era caduto. Gli vennero fatti i complimenti per l’azione formidabile che aveva messo in fuga i nemici, ma lui non riusciva a togliersi dalla testa la carneficina appena commessa. Gli infestava la mente, rendendolo ebbro e facendolo sentire cosparso ovunque da quel putrido sangue.

-Tutto per la mia famiglia.- Continuò a pensare, anche quando gli si parò davanti un comandante che a stento riconobbe. “Capitano.” Lo interpellò un gigantesco uomo biondo con una cicatrice a forma di fulmine su di un occhio: “Dirigiti alla gola sud-ovest con i tuoi uomini sopravvissuti.”

Per fortuna l’albino era rinsavito in tempo per realizzare quanto l’altro avesse detto: “Comandante… chiedo il permesso di restare di guardia presso questa porta, o qualsiasi altra. Ma non di venir mandato lontano in una gola-”

“Permesso negato.” Bofonchiò l’altro, voltandosi e sparendo con il suo grosso mantello di pelliccia a seguirlo.

Il ragazzo vide nitidamente lo stemma della fata, lo stesso che portavano i generali compagni di Natsu, anche se egli era al comando della generalessa Erza, e ricordò che il comandante Luxus non era di certo rinomato per l’intelligenza degli ordini impartiti ai sottoposti. A meno che, ovviamente, non stesse riportando le parole di suo nonno, il Generale Makarov.

Sentì gli occhi bruciare, non voleva andare via di lì. Gli venne ordinato di attraversare l’interno della fortezza per recarsi alla gola lontana che gli era stata assegnata, e così poté sgattaiolare fino alla sua camera. La trovò vuota. Quando chiese dove fosse finita sua sorella, gli dissero che tutti i non militari erano al sicuro nella porta nord, ovvero all’interno del Regno di Fiore. Lì, anche nel caso fosse caduto il forte, avrebbero potuto scappare prima ancora che l’esercito nemico li raggiungesse.

Il petto ora gli doleva meno, e riprese a respirare dopo un’apnea apparentemente interminabile. Corse via.

 

La gola era più insanguinata di quanto la sua fama mai avesse narrato. Un tappeto di cadaveri e frammenti di armi ed armature, nonché macchine d’assedio, era disseminato lungo la scarpata, tanto che pareva impossibile anche solo concepire di ripulire la strada. Non era ancora stato confermato il numero di uomini di Fiore, o di Spriggan 12 caduti in battaglia, ma solo un messaggio risuonò in tutta la fortezza:

“Il nemico batte in ritirata! Abbiamo vinto!” Shiranui aveva resistito, e il regno con lei.

I tre generali che avevano guidato la difesa si riunirono, troppo zelanti per lasciarsi distrarre dalla vittoria al cancello principale. Erza chiese al vecchio Makarov un bilancio delle perdite lungo le altre difese, ed egli rispose: “Hanno mandato più uomini di quanto ci aspettavamo, deve significare che le conquiste degli altri stati sono state fruttuose. Oltre all’orda che hai respinto, ci sono stati ingenti attacchi sugli altri fronti, ed ora c’è un altro problema…”

Il terzo generale assottigliò lo sguardo, anticipando il vecchio nano: “Tra i miei uomini manca un capitano, Makarov. Dov’è lui ed i suoi fanti?” Al che, l’altro rispose stizzito: “Seboster, la questione è importante: un plotone di Alvarez si stava intrufolando dalla gola sud-ovest senza che noi l’avessimo previsto. Anche se avevamo spiegato le difese in quel punto, sono più di quanto ci aspettassimo, e se riuscissero a superare quella gola…”

La pausa venne riempita da un eco rauco nella sua gola, fino a rompere il silenzio drammatico: “Potrebbero superare i confini ed entrare nel Regno. Con tutti quei soldati, seminerebbero morte e distruzione lungo i villaggi. Non siamo preparati ad un attacco interno, e per di più cosa penserebbero di noi se lasciassimo entrare dei nemici nel…”

“Dimmi cosa hai fatto dei miei uomini!” L’altro generale gli sarebbe saltato al collo, se solo la donna non l’avesse intercettato.

Makarov fece di nuovo una smorfia seccata: “Andava fatto, Seboster.”

 

Corex attendeva qualcosa, qualsiasi cosa. Che dal corridoio di scura pietra alle sue spalle giungessero altri rinforzi, che l’enorme fiumana di nemici che stava falciando i suoi uomini battesse in ritirata, o qualsiasi altra speranza tra tutto quel sangue e morte. Alla fine giunse soltanto alle sue orecchie una fanfara di vittoria, e l’ironia fu tanta che avrebbe potuto ucciderlo.

Cadde in ginocchio accanto al cadavere di uno dei suoi uomini, e sperò di vederlo alzare e complimentarsi con lui per la vittoria. Dov’era la vittoria?

Si scostò appena in tempo per evitare che un cavallo lo investisse, rotolando sulla schiena. Il cavaliere di Alvarez ululava selvaggiamente, mirando la scarpinata che avrebbe condotto giù dalle montagne.

Lì c’era il regno, pensò Corex: “Lì c’è la mia casa!” Sparò con il suo Tesoro Oscuro, agganciando l’uomo dalla schiena. Tirando il cavo, gli fece tracciare un arto sopra la sua testa, per poi scagliarlo come una meteora addosso ai nemici. Il proiettile umano ruppe l’avanzata dei cavalli, spedendo molti soldati in volo contro le rocce aguzze. Una goccia di sudore lungo la tempia ridonò all’albino un po’ di freschezza, mentre intanto il suo corpo bruciava dall’interno al ritmo di un cuore pulsante all’impazzata.

Urlò fino a squarciarsi la gola, o così credette, e tutta la sua disperazione echeggiò tra le ripide pareti ai suoi fianchi, lungo quel corridoio pieni di stemmi di corone su uomini vivi, così come di fiori annegati dal sangue.

“Sei coraggioso, uomo di Fiore.” Una ragazza smontò da cavallo per camminare verso di lui. Non doveva essere più vecchia di Corex. Un’altra giovane in cerca di grandi imprese con cui acquisire delle certezze in quel mondo di guerra. Proprio come lui, che uccideva per proteggere la vita: nuovamente l’ironia della sorte avrebbe potuto ucciderlo lì sul posto.

“Ma sei anche il solo uomo coraggioso che riesco a vedere, qui.” Continuò la ragazza con voce melliflua, alludendo a tutti i cadaveri che circondavano l’albino. La lama della sua ascia lunga era sporca di sangue, e bizzarramente delle ciocche di capelli erano appese lungo l’asta. Lei aveva una criniera di capelli biondi e morbidi, pelle scottata dal sole ed un’armatura che metteva in risalto le sue curve, anche sotto tutto quel metallo.

“Sei un comandante? Vorresti passare dalla parte di Alvarez? Ci saresti di grande aiuto, e dopo aver conquistato Fiore la tua famiglia sarebbe al sicuro.” La domanda così invitante spiazzò il ragazzo, il quale spalancò gli occhi ed emise un sussulto.

“Non mi credi?” Continuò lei, sorridendo mentre appoggiava la faccia alla sua asta, ora messa in verticale. “Per te garantisce Lady Dimaria Yesta, di Alvarez. Rispetto la tua vita così come la tua morte, e per di più non vorrei privare quel Tesoro Oscuro di una mano che lo sappia utilizzare bene. Unisciti a noi, Alvarez è florida di giovani combattenti che diventano ricchi come pasha, se meritato!”

Ma ormai Corex non la ascoltava più. Quella ragazza parlava troppo, e non vedeva ciò che lui aveva scorto alle sue spalle: soldati di Fiore che armavano le macchine per far crollare macigni in quella gola. Lo aveva sempre saputo, ed il vedere così pochi uomini sacrificabili difendere quell’accesso importantissimo gli aveva confermato il suo ruolo di esca. Avrebbe almeno voluto salutare sua sorella, e non morire guardando attorno a sé quello stupido fiore di magnolia.

Ad un comando, fila e fila di macigni vennero riversati nella gola dalle pareti laterali, riversando sui soldati di Alvarez una valanga di pietra nera quanto il cielo notturno. Grida di terrore e paura vennero sepolte, così come il sacrificio, il coraggio, e l’inutilità delle vite di pochi in una guerra del genere. Corex aveva sempre desiderato una morte indolore, eppure quel suo petto aveva ricominciato a dolergli. Il motivo era che lui sapeva che quel suo sacrificio sarebbe stato vano, e non avrebbe portato alla fine di niente, se non della vita di uno che scioccamente desiderava la pace per sua sorella. Tutto ciò, e tutto se stesso, fu sepolto prima ancora che qualcuno potesse accorgersene.

Ora le fanfare di vittoria risuonavano ancor più forti.

 

Tre anni dopo, in una terra che era stata profondamente segnata nell’orgoglio da quella sconfitta, il ministro Yajeel si incamminava verso la sala del trono. Il colossale palazzo di Vistarion, la capitale dell’Impero, era grande, si diceva, quanto Magnolia. Yajeel non aveva mai visto la suddetta capitale del Regno di Fiore, ma era convinto che nel momento in cui l’avrebbe vista sarebbe stata ridotta a ferro e fuoco dall’esercito di Alvarez. Perché quello era il sogno dell’Imperatore, l’uomo che gli si stagliò dinnanzi.

Pareva un cielo colorato dal crepuscolo, tra sfumature di luci ed ombre.

“Maestà, è venuto a conoscenza delle direttive prese dalla Regina di Fiore?” Chiese, non vedendo nessun’altro a parte lui con l’Imperatore.

“So quel che devo sapere, ministro Yajeel.” Gli rispose il corvino, con tono educato e per nulla scomposto “La Regina ha rivelato al popolo che, dopo due anni di segreta realizzazione di innumerevoli Tesori Oscuri per armare l’esercito, è intenzionata a risponderci con un’offensiva. Ah, so anche che sta formando una milizia per organizzare un’invasione…”

“Come ha intenzione di rispondere, maestà? Da quando gli Spriggan…”

“Da quando gli Spriggan 12 sono stati sconfitti, e parte di loro anche uccisi, la paura verso il nostro Impero è scemata. Lo so.” L’imperatore Zeref si alzò dal trono, lasciando sventolare la sua sontuosa toga nera, mentre sollevava la mano verso il sole all’orizzonte. Tramonto.

“Ordinate al mio Consigliere di formare un nuovo ordine di generali, i più potenti utilizzatori di Tesori Oscuri di Alvarez. Risponderemo al fuoco con il fuoco finché quei piccoli fiorellini non saranno stati estirpati con la forza!”

Era guerra.

 

 

Angolo Autore:

Come è stato detto, questo è un esperimento. In un periodo in cui muoio dalla voglia di rilanciarmi nella scrittura, perché non rilanciarsi nel modo in cui mi sono approcciato alla scrittura, proprio qui su EFP?

Vediamo che effetto ha questo esperimento, visto che mi permetto di giocare anche sulla nostalgia di qualche veterano di questo fandom.

Parliamo dell’ambientazione: guerra tra Fiore e Alvarez in un universo narrativo privo di magia, ma con Tesori Oscuri (meiho) provenienti da Hinowa ga Crush. Per chi conosce Akame ga Kill avrà capito già che si tratta delle Armi Imperiali, mentre chi non lo conosce: sono armi/attrezzature/equipaggiamenti fabbricati da bestie soprannaturali chiamate Bestie Pericolose (AgK) o Creature Abnormi (HgC), le quali possono essere a loro volta mostri mitologici, leggendari o yokai. Anche queste armi posseggono poteri speciali, correlate ovviamente con i poteri del mostro d’origine. Esattamente come fece notare l’autore di Fairy Tail ga Kill all’epoca, è abbastanza vicino come concetto a Monster Hunter, e mai più che ora è d’obbligo far notare questa somiglianza (vista l’uscita di MHRise).

Dopodiché, se non fosse chiaro, i due contesti attraverso i quali ci muoveremo saranno le fazioni del Regno di Fiore e dell’Impero di Alvarez: due paesi in guerra tra di loro. Scegliete da che parte starà il vostro OC!

Accetto anche due OC a persona, potete farli imparentati tra di loro, della stessa fazione o magari anche di due fazioni opposte e chi più ne ha più ne metta.

Poi, nel caso non si fosse capito dalla morte di Corex, i personaggi in questa storia muoiono. È una guerra, purtroppo, se non avessi voluto fare così avrei scritto una AU scolastica.

Vi va di provare? Scrivetemi nelle recensioni che cosa ve ne pare, con quanti personaggi volete partecipare ed aspettate che vi risponda per ricevere la scheda OC. Mamma mia… erano anni che non facevo questa procedura.

Ripeto, essendo un esperimento ed in realtà una follia nata oggi… potrebbe tranquillamente morire nei prossimi gironi se non dovessi ottenere risultati sbalorditivi (in realtà le mie aspettative sono molto basse). Dovesse ricevere a stento una recensione, cancellerò questa storia nell’arco di una settimana o poco più.

 

E, volendo citare il già ultracitato autore di Fairy Tail ga Kill… *prende il taccuino per gli appunti* ora vediamo come va l’esperimento!

P.S: Perdonate lo spam di Lord_Ainz_Ooal_Gown (inutile tra l'altro, siccome non scrive più), ma questa persona è davvero il motivo per cui ho iniziato a scrivere su questo sito, e mi sono così appassionato alla scrittura. Quindi è solo un modo per ringraziarlo, quando in realtà meriterebbe molto di più che una citazione in una storia che forse non avrà mai futuro.

   
 
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