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Autore: Sararmuz    14/05/2021    1 recensioni
Una fanfiction sulla coppia Darklina. Prende spunto sia dal primo libro che dalla serie TV. Ho mantenuto le caratteristiche principali dei protagonisti, iniziando la narrazione dopo la fuga di Alina dal Piccolo Palazzo e dall'Oscuro. Inizia con lei in fuga verso il Nord con Mal, e nella fanfiction ho voluto creare nuovi momenti Darklina. Potrebbe avere una prosecuzione parallela alla storia originale di Leigh Bardugo.
Genere: Angst, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alina Starkov, Altri, Darkling, Malyen Oretsev
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3: COSA SEI DISPOSTA A SACRIFICARE?


 

Ero incantata nel guardare quel magnifico animale dal manto lunare, dalle corna imponenti,
e dagli occhi neri che ricambiavano il mio sguardo.
Mal si alzò silenziosamente prendendo il fucile. Poi mi fece segno di andargli vicino, così che potesse aiutarmi a prendere la mira.
Perché sapeva che dovevo essere io a uccidere il cervo, se volevo creare un amplificatore con le sue ossa. 

Io mi alzai, ma con stupore di Mal, andai piano verso l’animale che mi stava venendo incontro. 

“ Cosa stai facendo?” Disse sussurrando “ Alina vieni qui, devi ucciderlo ora.”
Mantenendo il contatto visivo col cervo risposi, “ No, non posso farlo”

Non mi resi neanche conto che stavo allungando una mano verso il suo muso per accarezzarlo.
I suoi occhi neri catturarono i miei in uno sguardo complice, mentre con le dita sentivo il suo manto liscio e caldo trasmettermi un’energia famigliare,
ma di una intensità che non avevo mai provato prima. Sorrisi guardando prima il cervo e poi Mal. 

Ma la felicità durò poco. 

Lo scoccare di una freccia ruppe la connessione che si era creata. 

Il cervo bramì dal dolore, e cadde a terra col fiato corto. Accadde tutto così in fretta da stordirmi. 

Mal si trovò a combattere con i soldati grisha. Lui sparò qualche colpo, prima che degli spaccacuore lo mandassero a terra ferito.
Io reagii spingendo la mia luce dalle mani verso gli aggressori per allontanarli, urlando il nome di Mal,
mentre veniva catturato da altri soldati in divisa nera. 

Poi sentii la voce dell’Oscuro, e le ombre coprire i raggi lunari. 

“ Ti avevo promesso che ti avrei trovata, signorina Starkov”  Disse lui avvicinandosi. Il mio cuore perse un battito.
Lui guardò con bramosia prima me, e poi il cervo ferito. 

“ Vedo che oggi la mia caccia è stata doppiamente fruttuosa” disse mentre alzava le mani con gesti lenti e precisi plasmando l’oscurità in una lama. 

“ Avesti dovuto ascoltare il tuo amico, e uccidere il cervo quando ne avevi l’occasione”. Finì la frase e scagliò la lama appena creata verso l’animale.
Urlai e istintivamente mi lanciai verso il cervo agonizzante, per proteggerlo col mio corpo, non pensando alle conseguenze del mio gesto impulsivo. 

Vidi il viso del generale Kirigan contrarsi dalla paura, e con le mani deviare il colpo, che abbatté un albero dietro di me. 

Ero ancora viva. Non mi aveva colpito.

Poi lui fece per avvicinarsi a me, porgendo una mano, “ Sei ferita?” Chiese preoccupato. 

Ed è li che lo respinsi, creando una cupola di luce che proteggesse me e il cervo. 

Mal urlò strattonando le guardie che lo tenevano “Fallo ora Alina, Uccidilo!”, poi una guardia lo colpì al viso.

Urlai “No! Lasciatelo!” Strinsi i pugni in ginocchio. Poi estrassi il coltello di acciaio grisha,
guardando negli occhi il cervo sofferente accanto a me, cercando le forze per togliergli la vita. 

Sentii i tentacoli di tenebra far pressione sulla mia cupola di luce, cercando una breccia.
Poi intravidi il generale Kirigan al confine, teneva gli occhi grigi su di me, e disse con voce dura,
“ Pensaci bene Alina, a chi tieni di più. A quel cervo, o alla vita di quel tracciatore?”.
Indicò nella direzione delle sue guardie che tenevano Mal, e di uno spaccacuore pronto a colpire.
“È una decisione che spetta a te, se vivrà o morrà qui, in questa distesa di neve”

Io lo guardai sconvolta e implorante. “ Non guardarmi così Alina, sei stata tu a mettermi alle strette” disse lui con lo sguardo come sofferente. 

Mal, sputando sangue, urlò ancora “ Fallo Alina! Non pensare a me.” Il generale Kirigan, appoggiando una mano guantata sul mio scudo di luce,
lo guardò stringendo gli occhi e indurendo la mascella. Era tornato a essere l’Oscuro.

“ Sei sicuro di voler morire per lei?” Gli domandò. 

Poi guardò verso di me “ Ho visto il vostro bacio di prima. Sempre se possa definirsi tale. Non sembravi tanto vogliosa di baciarlo ”.
Io arrossì, distogliendo lo sguardo.” Non mi rispondi?” chiese. 

Poi sogghignò guardando verso Mal, che alzò piano la testa verso di lui, con occhi pieni di odio. Poi si girò ancora verso di me. 

“Alina, non importa, fallo. Una vita non vale quella di tanti innocenti”. Al segnale dell’oscuro lo spaccacuore Ivan entrò in azione,
e Mal tacque tra atroci dolori. Io mi riscossi e allungai una mano verso di lui cercando di coprirlo con la mia luce, senza successo. 

“ Devo ammettere che mi hai stupito ancora, Alina” Disse l’Oscuro. “ Si vede che Bakra ti ha allenata duramente, per essere più forte.
ma non lo sei abbastanza per battermi, e salvarli entrambi.” 

Lui aveva ragione, sentivo le forze che mi abbandonavano e la cupola che si restringeva.
Guardai il cervo negli occhi, implorando il suo perdono, e poi Mal, e dissi “ Perdonami”

Lasciai dissolvere la cupola, e mi misi a correre verso Mal. L’Oscuro si interpose sul mio cammino e mi prese tra le braccia,
mentre Mal veniva trascinato via incosciente, dalle sue guardie. 

Appena mi toccò una scossa mi pervase, sentii il suo potere scorrere in me sciogliendomi.
Io provai ad agitarmi colpendolo al petto per liberarmi, ma senza successo. Lui mi alzò il viso verso l’alto con una mano,
mentre con l’altra mi bloccava a sé. Mi guardò negli occhi e disse 

“ Quello che faccio, lo faccio per il futuro dei grisha. E questo...“ disse lui accarezzandomi la guancia con la mano,
per poi allontanarla, riempiendola di oscurità  “ ...lo faccio per te Alina, per noi”

E detto ciò decapitò il cervo in un sol colpo. 

Io urlai un’ultima volta, mentre vidi gli occhi prima lucenti dell’animale spegnersi, e svenni tra le sue braccia. 

....

Kirigan: 

Staccai di netto la testa dell’amplificatore più potente che avessi mai sperato di trovare.
Insieme a quella si staccarono anche pezzi del suo palco, che si sparpagliarono tra la neve, insieme a macchie di sangue.
Ordinai ai miei uomini di raccogliere le corna, tagliandole con un seghetto, e di portarle alla mia tenda.
Infine dissi di bruciare i resti di questo animale mitologico. 

Intanto tenevo Alina svenuta tra le mie braccia. Era così indifesa, col viso e il corpo rilassato contro al mio.
Un soldato venne verso di me, per portarla via. Ma lo scacciai. Lei era mia, ed io ero suo.
Doveva solo accettare se stessa, e avrebbe capito che eravamo l’uno il pezzo mancante dell’altro.
Non avrei permesso alle mie guardie di toccarla in quello stato.
Ricordandomi della promessa fatta ad Alina ,dissi loro di guarire il tracciatore.
Dopo tutto aveva solo protetto la signorina Starkov spiegai, ma dissi anche di trattarlo come un prigioniero di riguardo. 

Percorsi il sentiero innevato che portava al nostro accampamento per la notte, tenendola in braccio al caldo.
L’indomani saremmo partiti per il fronte militare. Decisi che stanotte avrebbe riposato nella mia tenda,
nel caso al risveglio, non fosse stata pronta per le rivelazioni. 

La deposi su una greppina coperta di pelli. E le legai le mani con delle manette. Odiavo doverle fare questo,
ma quella dannata Bakra l’aveva messa contro di me, con le “sue verità”. E non potevo permettermi che fuggisse ancora.
Vorrei che capisse di potersi fidare, ma immaginavo che le manette non fossero d’aiuto per dimostrarglielo. 

Malgrado le sue diffidenze, sapevo che provava ancora qualcosa per me. O non mi avrebbe cercato nei sogni.
C’era una connessione tra di noi, e grazie a ciò sapevo che  mi desiderava ancora.
Era questa certezza a darmi una sensazione profonda di calore che non provavo da secoli.
Anzi, che non mi permettevo di provare a causa della mia immortalità.
Quando vivi così a lungo, la vita degli uomini sembra così corta e fugace.
Ma Alina non era come gli altri, grisha e non,  erosi dallo scorrere del tempo.
No, lei era come me. Il suo potere era complementare al mio.
Destinata ad un’eterna rigenerazione, longevità e... solitudine. 

   
 
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