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Autore: Iander    14/05/2021    1 recensioni
Tony Stark. Un genio, miliardario, playboy, filantropo. E molto di più.
Pepper Potts. Assistente scrupolosa e impeccabile, poi amministratore delegato delle Stark Industries. E non solo.
La storia di un uomo che è diventato un eroe, di una donna dalla forza incrollabile, di un amore che ha affrontato ogni cosa e ne è uscito vincitore, nonostante tutto.
Dal capitolo 2: Armatura e computer, pezzi di ricambio e calcoli. Tutto perfettamente nella norma, non fosse per la persona che in quel momento occupava il divanetto dall’altra parte della stanza: Pepper sedeva placida con le gambe rannicchiate, un libro tra le mani e l’espressione assorta. Il fatto che stessero condividendo lo stesso spazio senza al contempo litigare, ridefinire accordi lavorativi o mettere i bastoni tra le ruote al cattivo di turno, ma solo per il piacere di trascorrere del tempo insieme, rendeva perfettamente l’idea di quanto la sua vita di recente fosse cambiata radicalmente.
[Raccolta; Pepperony; Tony&Peter]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Morgan Stark, Pepper Potts, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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From Dusk Till Dawn

 
 
A Miyuki chan,
per ogni istante di spensieratezza


 
Capitolo 7
Shades of Gray – A Stark Contrast

 
Contesto: Spider-Man – Homecoming


“When the world and I were young, just yesterday
Life was such a simple game a child could play
 
It was easy then to tell right from wrong
Easy then to tell weak from strong”


 
Le dita scorrevano agili e veloci sulla tastiera, digitando lunghe scie di parole. Pepper non staccava lo sguardo dallo schermo del pc, concentrata sulle frasi che via via apparivano, disposte in paragrafi ordinati. Continuò a digitare con disinvoltura un concetto dietro l’altro, cancellando di tanto in tanto qualche vocabolo qua e là per sostituirlo con uno più incisivo. Infine, strinse le mani davanti al petto e rilesse il testo che aveva appena terminato di scrivere, annuendo soddisfatta tra sé: quel discorso avrebbe senz’altro sortito l’effetto sperato alla conferenza della settimana successiva.

Si appoggiò allo schienale del divano, flettendo le braccia e rilassando il collo. Quel pomeriggio aveva deciso di lavorare da casa, godendosi l’atmosfera tranquilla e confortevole del salotto, così diversa dal caos frenetico dell’ufficio a cui era ormai abituata. Prima di uscire, Tony le aveva detto che quel giorno non avrebbe fatto tardi: in mattinata aveva alcune faccende da sbrigare al Complesso, ma niente di particolarmente impegnativo; poi avrebbe passato un po’ di tempo con Rhodey, per verificare che la nuova versione dell’armatura di War Machine che aveva appena finito di realizzare – a prova di tutore, l’aveva bonariamente definita – funzionasse correttamente e per considerare eventuali miglioramenti da apportare. A suo dire non ci avrebbe impiegato molto e prevedeva di rientrare presto: avrebbero potuto così trascorrere un po’di tempo insieme e rilassarsi a dovere. Pepper aveva allora pensato di aspettarlo a casa, approfittandone per portarsi avanti con alcuni lavoretti che in ufficio finiva puntualmente per trascurare.

Inspirò a fondo, assaporando il silenzio e la tranquillità inusuali in cui era immersa. La luce del sole filtrava dalle finestre aperte, inondando il salotto di un caldo bagliore dorato. Pepper inclinò appena la testa e fece scivolare lo sguardo lungo la stanza, osservando assorta il modo in cui la luce rischiarava le superfici.

Lei e Tony erano tornati a vivere in quella casa nella periferia newyorkese poco dopo aver deciso di riprendere la loro relazione [1]. Inizialmente, non ne era stata molto felice: temeva che le vecchie ombre, che negli ultimi mesi prima della separazione avevano caratterizzato sempre più la loro convivenza in quel luogo, si sarebbero rifatte vive, offuscando tutti i buoni propositi che si erano imposti per far ripartire il loro rapporto. Era una paura infantile, se ne rendeva conto, eppure non aveva potuto fare a meno di sentirsi un po’ inquieta al pensiero. Aveva presto finito per ricredersi: le cose avevano davvero ripreso a funzionare tra di loro, senza particolari intoppi; quelle mura erano tornate spettatrici di risate spensierate, di sguardi complici e vivaci battibecchi.

Eppure, nonostante stessero vivendo un periodo sereno, Pepper sapeva che era presto per cantar vittoria, che diversi ostacoli erano ancora ben presenti lungo la loro strada e che lasciarseli alle spalle avrebbe richiesto tempo e impegno in abbondanza. La Siberia e lo scontro con Captain America rappresentavano tutt’ora un nervo scoperto per Tony, il quale continuava imperterrito ad arroccarsi sulla sua posizione e apparentemente non accennava a retrocedere. Ma Pepper lo conosceva ormai così bene da sapere che, nonostante le sue esternazioni categoriche, a modo suo stava reagendo a quanto accaduto e cercava di trovarvi un senso, elaborando giorno dopo giorno ogni sfumatura di brusche emozioni contrastanti. Lei gli stava accanto, solido appoggio in un mare in tempesta, ascoltandolo quando aveva bisogno di parlare e offrendogli un silenzio confortante quando le parole erano di troppo. Tutto questo non le pesava, anzi: era felice di averlo ritrovato e di poter di nuovo condividere gioie e dolori con lui; era convinta di aver fatto la scelta giusta, malgrado le difficoltà che avrebbero sempre costellato la loro relazione. Ora era davvero pronta ad impegnarsi per far funzionare le cose, a non darsi per vinta di fronte alle difficoltà. Dal canto suo, Tony aveva dimostrato di aver capito i suoi errori e di non aver intenzione di ripeterli ancora: da quando si erano riuniti, in quella grigia giornata al Complesso, non aveva più cercato di tagliarla fuori, di celarle la sua mente e le sue emozioni. Considerando i precedenti, era un enorme passo avanti.

Fece scorrere una mano tra i lunghi capelli, che portava sciolti e appena ondulati sulle spalle. Tornò a fissare lo schermo del computer, ricontrollando ancora una volta il contenuto del discorso e salvandolo nella sua cartella personale. Stava per passare al prossimo file quando pensò che poteva anche concedersi una piccola pausa: in effetti, cominciava a sentire il bisogno di bere qualcosa. Si tolse il pc dal grembo e lo appoggiò con cura sul tavolino di fronte, poi si alzò e si diresse in cucina con l’intento di prepararsi una corroborante tazza di caffè.

Fece ritorno in salotto pochi minuti dopo, la tazza fumante ben stretta tra le mani, e si risedette sul divano con un sospiro soddisfatto. Cominciò a sorseggiare il liquido bollente, soffiando appena sulla superficie, mentre con una mano afferrava il telecomando e accendeva la tv. Spezzoni di documentari e di telefilm scorsero sotto i suoi occhi mentre passava distrattamente da un canale all’altro, senza la reale intenzione di guardare qualcosa, quando incappò in un’edizione straordinaria di un telegiornale locale. Corrugò appena la fronte, osservando le immagini di uno Staten Island Ferry tranciato a metà e sul punto di affondare, tra le urla dei malcapitati passeggeri; una piccola scritta posta in un angolo dello schermo indicava che stavano trasmettendo in diretta. Pepper non poté fare a meno di pensare che quelle stranezze e quegli incidenti, così atipici in passato, stessero iniziando a diventare piuttosto ricorrenti e che bisognava avere un’abbondante dose di fortuna per riuscire ad evitarli. Proprio mentre ricordava quali pericoli aveva corso lei negli scorsi anni – e per colpa di qualcuno con evidenti manie di protagonismo e scarsa consideratezza – vide Iron Man comparire sullo schermo, intento a riunire i lembi squarciati del traghetto e a saldarli in unico pezzo. Dietro di lui, Spider-Man si lanciava da una ragnatela all’altra, provando inutilmente ad inseguirlo. Pepper sorrise tra sé e scosse la testa, divertita: a quanto pare, il giovane Parker ne aveva combinata un’altra delle sue.

Negli ultimi tempi Tony le aveva spesso parlato di lui, raccontandole come qualche mese prima avesse conosciuto quell’allegro ragazzino del Queens, così giovane eppure con un potenziale davvero promettente. Le aveva spiegato di averlo coinvolto nella faida tra gli Avengers e di averlo fatto combattere al suo fianco a Lipsia, consegnandogli inoltre una versione nuova di zecca e super accessoriata del suo costume. Per Pepper era stato inevitabile rendersi conto di quanto Peter dovesse averlo colpito: prima di allora, Tony non aveva mai investito il suo prezioso tempo e il suo ingegno per realizzare un costume destinato a qualcun altro, men che meno si era messo a regalare a destra e a manca i suoi costosissimi prodotti – ad eccezione di Rhodey che, beh, l’armatura se l’era presa con la forza e si era poi fermamente rifiutato di restituirla.

Ben inteso, Tony non aveva donato quel costume a cuor leggero: consapevole di star mettendo una bomba nelle mani di un quattordicenne, prima di consegnarlo a Peter aveva saggiamente preso degli accorgimenti, dotando il costume di una serie di protocolli; così facendo, sperava di impedirgli di mettersi deliberatamente in pericolo. Quando Pepper aveva fatto una leggera ironia sulla questione, sostenendo di trovare davvero singolare questo suo eccesso di zelo, lui aveva ribattuto spiccio di non volere altri pesi sulla coscienza. Aveva poi aggiunto con tono più conciliante di credere nel potenziale di Peter e di aver semplicemente deciso di dargli ciò di cui aveva proprio bisogno, ovvero una piccola spintarella: voleva che Peter muovesse i propri passi da solo, imparando a conoscere le proprie capacità e i propri limiti, mentre lui osservava i suoi progressi da lontano e gli lasciava il giusto spazio. Pepper sapeva che quel particolare rapporto che aveva instaurato con il ragazzo lo stava portando a fare sempre più spesso paragoni con il legame che era esistito tra lui e suo padre: per lei era facile immaginare che Tony non intendesse affatto comportarsi come Howard, il quale non lo aveva mai sostenuto nella sua sfilza di brillanti successi, nonostante lui avesse cercato in ogni modo di attirare la sua attenzione. Ma al tempo stesso, non voleva nemmeno diventare l’ombra di Peter.

Pepper inclinò lievemente la testa, scrutando con più attenzione Tony attraverso lo schermo. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso saputo: era sempre più evidente come lui rivedesse in Peter se stesso e come volesse impedirgli di compiere i suoi stessi sbagli, nella speranza di renderlo, così, una persona migliore. Beh, a giudicare da quanto vedeva in tv, con Iron Man che saldava sbrigativo il traghetto e Spider-Man che gli arrancava dietro, impotente, non doveva esserci riuscito molto bene.

Sbuffò una risata nel realizzare come, puntualmente, ogni piano ideato da Tony Stark finisse per rivoltarglisi contro. Altro che rientrare presto e trascorrere del tempo insieme: considerando tutto il trambusto, sicuramente non se la sarebbe cavata tanto in fretta. Il suo sorriso si incrinò appena, avvertendo i loro piani sfumare nel nulla per l’ennesima volta; ma subito dopo scosse la testa con vigore, ritrovando il buonumore: Tony si stava finalmente assumendo delle responsabilità, dedicando la sua attenzione a qualcun altro che non fosse lei o se stesso. Peter era uno dei pochi aspetti positivi che la guerra tra gli Avengers aveva comportato, trascorrere del tempo con lui gli avrebbe fatto senz’altro bene. Si augurò che non fosse troppo severo, nella ramanzina che avrebbe senza dubbio seguito i fatti di quel pomeriggio.

Spense la tv e riportò lo sguardo sul pc, abbandonato sul tavolino. Sapeva di dover continuare il lavoro in sospeso, portandolo possibilmente a termine, eppure in quel momento non aveva per niente voglia di rimettersi a visionare complicati file o ad analizzare statistiche di mercato. Si sentiva così tranquilla e rilassata, immersa in quell’atmosfera confortevole, da non voler smorzare quello stato d’animo in alcun modo. All’improvviso le attraversò la mente il pensiero di prendersi il resto del pomeriggio per sé: dopotutto, anche l’Amministratore Delegato delle Stark Industries aveva diritto a un po’ di riposo… no? La sua convinzione vacillò appena, mentre percepiva il lato più intransigente della sua coscienza pressarla affinché si rimettesse subito al lavoro. Dopo qualche attimo di strenua lotta mentale, la voglia di relax ebbe la meglio: in fondo, quando era tornata con Tony si era imposta di non farsi più assorbire totalmente dal lavoro, e di imparare a ritagliarsi del tempo per sé e per lui. Abbassò con uno scatto lo schermo del pc e si alzò, improvvisamente convinta, poi attraversò la stanza diretta alla libreria ben rifornita che sostava sul lato opposto. Scorse velocemente i titoli, indecisa su cosa scegliere, poi la sua attenzione venne catturata da un libro che aveva iniziato molto tempo prima, senza peraltro riuscire a finirlo né a continuarlo, per ovvia mancanza di tempo. Lo prese in mano e ne accarezzò lievemente la copertina, poi si voltò e tornò indietro; riprese posto sul divano, raccogliendo le gambe e assumendo una posa più rilassata. Iniziò a leggere con calma, gustandosi ogni pagina con ritrovato piacere e immergendosi sempre di più nella lettura, perdendo la concezione del tempo.

 
“It was easy then to tell truth from lies
Selling out from compromise
Who to love and who to hate
The foolish from the wise”
 

«Signorina Potts, il signor Stark è rientrato».

La voce robotica di FRIDAY infranse bruscamente il silenzio, interrompendo la sua lettura nel bel mezzo di un capitolo piuttosto interessante. Pepper sbatté un paio di volte le palpebre, recuperando a poco a poco il contatto con la realtà. Si accorse di essersi quasi distesa e si raddrizzò, assumendo una posizione più eretta, poi si sporse in avanti e premette un pulsante su un piccolo congegno posato sul tavolino: le immagini della videosorveglianza apparvero all’istante sottoforma di ologramma, mostrandole i vari punti della casa. Pepper puntò lo sguardo sul laboratorio e individuò Tony proprio nell’attimo in cui usciva con uno scatto dall’armatura, per poi cominciare a spostarsi lungo la stanza; sebbene la sua espressione apparisse imperturbabile, o almeno così le sembrava per quello che le immagini le permettevano di vedere, notò che i suoi movimenti erano un po’ troppo secchi, come se fosse… innervosito. Ne ebbe la conferma quando lo vide posare con stizza una valigetta su uno scaffale, con decisamente poca delicatezza per quella che era, senza alcun dubbio, una sua creazione. Pepper sospirò appena, osservandolo riprendere a muoversi per la stanza: doveva essere andata addirittura peggio del previsto. Pochi istanti dopo, Tony uscì dal laboratorio e lei immaginò che l’avrebbe raggiunta nel giro di quaranta secondi, o forse venti, a giudicare dal passo sostenuto.

Spense l’ologramma e si preparò mentalmente all’inevitabile confronto. Diede una veloce occhiata alla stanza, accorgendosi solo in quel momento di come il salotto fosse quasi in ombra: la luce calante filtrava appena dalle finestre, allungandosi in strisce sottili sul pavimento e rischiarando la stanza di un tenue barlume aranciato; doveva essere il tramonto. Non fece nemmeno in tempo a rendersi conto di quanto tempo avesse passato a leggere, che la porta si aprì con forza. Tony si precipitò all’interno, il volto livido. Pepper si inumidì le labbra e lo scrutò con attenzione, stringendo appena le palpebre.

«Ehi, bentornato» lo salutò con voce allegra. «Tutto ok?» chiese poi, tastando il terreno.

Sentendo la sua voce, Tony si voltò a guardarla; sembrava che nemmeno si fosse accorto della sua presenza, a giudicare dallo sguardo stralunato che le rivolse. «Sì. Anzi no, direi proprio di no» rispose concitato, confermando i suoi sospetti. «A proposito, scusa il ritardo ma non hai idea di quello che è successo oggi pomeriggio» aggiunse poi, dirigendosi a passo spedito verso il mobile bar e versandosi un bicchiere di liquore. Pessimo segnale.

Pepper lo seguì con lo sguardo. «A dire il vero, un po’ ce l’ho» replicò. Tony sollevò gli occhi e la guardò, perplesso. Lei si strinse nelle spalle, abbozzando un sorriso. «Ho visto le immagini dell’incidente in tv, poco fa» buttò lì, a mo’ di spiegazione.

Tony annuì distrattamente, mentre afferrava con decisione il bicchiere e si appoggiava al mobile dietro di sé. Osservò il liquido ambrato per qualche istante, poi sbuffò seccato. «Quel ragazzino è un pericolo pubblico, altro che supereroe» esordì, sarcastico. «Lo sai cosa ha fatto? Ha staccato il localizzatore dal costume per impedirmi di sapere dove fosse e cosa stesse facendo. Ha bypassato il Protocollo Triciclo senza farsi alcuno scrupolo. Ci sarà un motivo se l’ho chiamato in quel modo, no? Mi sembra evidente!» esclamò, perdendo definitivamente la calma.

Pepper sollevò le sopracciglia, divertita. «Che coraggio» commentò.

Tony non diede segno di averla sentita, preso com’era a dar sfogo alla sua irritazione. «Come se poi potesse davvero riuscire a farmela. A me! Non sono certo il primo tontolone che passa per strada» sentenziò, profondamente risentito.

Pepper non riuscì a trattenere un sorriso, nell’osservare il suo palese sdegno. A quanto pareva, pensò, aveva trovato qualcuno in grado di dargli parecchio filo da torcere. «No, non direi» lo assecondò, conciliante.

«E pensare che lo avevo persino chiamato per complimentarmi per Washington!» rincarò Tony, indispettito. Scosse la testa, imbronciandosi appena. «Questi ragazzini d’oggi…» mormorò.

Lei non fece commenti, limitandosi a scrutarlo più a fondo: il fatto che avesse deciso di chiamare personalmente Peter, anziché sbolognare il tutto ad Happy come spesso faceva in tante altre circostanze, era l’ennesima dimostrazione di quanto tenesse a lui.

Tony bevve qualche sorso, cercando di calmarsi e di riprendere il controllo. «Gli avevo detto di starne fuori» proseguì dopo qualche istante con voce grave. «Gli avevo detto di lasciare questa faccenda a persone più qualificate. Ma no, lui deve sempre fare di testa sua! È un miracolo che nessuno ci abbia rimesso la pelle».

Pepper annuì, improvvisamente seria. Quell’incidente poteva avere conseguenze molto più drammatiche. «Sì, per fortuna è andato tutto bene» concordò. Poi inclinò appena la testa, osservandolo con un luccichio birichino negli occhi. «Comunque, tu non ti sei comportato tanto diversamente quando hai iniziato a vestire i panni Iron Man. Se non hai causato troppi danni è stato solo grazie al tuo intelletto fuori dal comune, oltre ad una buona dose di fortuna» puntualizzò, sorniona.

Tony sollevò il mento, indispettito. «Questo non c’entra, non– si può sapere da che parte stai?» sbottò, lanciandole un’occhiata accusatoria.

Pepper fece spallucce. «Dalla tua, ovviamente. Stavo solo cercando di essere obbiettiva» proferì, con tono ragionevole.

«Sì beh, non è questo il punto» replicò lui sbrigativo, per poi bere un rapido sorso. «Pensavo che avesse più giudizio, che avesse capito come muoversi, e invece non è così. Mi ha davvero deluso» aggiunse, aggrottando le sopracciglia con evidente risentimento. Per qualche istante non disse nulla, perso nei suoi pensieri, e infine scrollò le spalle. «Ad ogni modo, ora ha finito di fare il fenomeno della situazione. Mi sono fatto riconsegnare il costume» annunciò, soddisfatto.

Pepper fece schioccare la lingua, sospirando. Avrebbe dovuto immaginarlo. «Oh, Tony… era proprio necessario?».

«Certo che lo è!» replicò lui con enfasi, facendo ondeggiare pericolosamente il liquido nel bicchiere. «Per quel che mi riguarda, con il suo comportamento sconsiderato si è giocato la possibilità di essere un supereroe. Quel ragazzino ha chiuso con me» stabilì con un gesto secco della mano.

Pepper restò in silenzio per qualche secondo, scegliendo con cura le parole. «Io credo che tu sia un po’ troppo duro con lui» esordì, calma. «È vero, ha sbagliato e merita una punizione, ma le sue intenzioni erano buone. Non è questo ciò che conta, dopotutto?».

Tony scosse la testa con vigore. «Non quando metti deliberatamente a rischio la vita delle persone, senza peraltro avere le capacità necessarie per far fronte alla situazione. Cos’è, lo difendi adesso?» le chiese, assottigliando le palpebre con sospetto.

«No. Non sto dicendo che abbia fatto bene a comportarsi così. È giusto che si prenda le sue responsabilità» chiarì lei, con tono fermo. «Ma al tempo stesso, penso che non vada totalmente colpevolizzato».

Tony incurvò le labbra in un ghigno divertito. «Mi permetto di dissentire» replicò, vagamente canzonatorio.

«Stammi a sentire, per una buona volta» lo zittì lei, spiccia. «Il fatto è che tu tendi a vedere tutto in bianco o nero, giusto o sbagliato. E invece non funziona così, ci sono tante sfumature di grigio nel mezzo, da tenere in considerazione» proferì, ragionevole.

Lui inarcò un sopracciglio, perplesso. «Beh, io credo che in questo caso ci sia ben poco grigio, se posso dirlo» affermò. «Si tratta di essere realistici: il ragazzo ha appena dimostrato di non meritare il costume. È oggettivo, non ti sembra?» concluse, allargando le braccia con enfasi davanti a sé.

Pepper si inumidì le labbra, riflettendo sulle sue parole. «Sì e no» rispose infine. «Quello che sto cercando di dire è che ciò di cui Peter ha bisogno non è un castigo a vita, ma di avere qualcuno che lo segua, qualcuno con capacità più affinate delle sue e con una buona dose di esperienza sulle spalle. Una guida, in poche parole. Che tenga a lui e che lo incoraggi. In fondo, ha ancora così tanto da imparare» concluse, stringendosi nelle spalle.

Tony si grattò il mento, fingendosi pensieroso. «Fammi capire… quella guida dovrei essere io?» ipotizzò, sprezzante.

Pepper non si fece intimidire dal suo evidente sarcasmo. «Beh, mi sembri la persona più adatta» affermò, asciutta.

Lui alzò gli occhi al cielo, trattenendo uno sbuffo incredulo. «Io non ho tempo per queste cose» puntualizzò.

Pepper gli rivolse un’occhiata biasimevole. «Tony, certo che ne hai. E non ti costerebbe nulla, anzi» rincarò.

In risposta, Tony finì l’ultimo sorso e appoggiò il bicchiere sul mobile con un gesto secco, poi incrociò le braccia al petto. «Senti, non ho alcuna intenzione di fare da balia a un ragazzino ribelle. Fine del discorso» chiarì, categorico.

«Non si tratta di fare la balia. Tutto questo potrebbe avere risvolti interessanti anche per te» sostenne lei. Non riusciva davvero a credere che lui non lo capisse: era così ottuso, a volte.

«Beh, ti ringrazio per la gentile offerta, ma rifiuto con piacere» ribatté Tony, con ritrovata ironia. «Ho ben altro a cui pensare» aggiunse poi, scrollando le spalle.

Pepper sospirò, esasperata. «Stai commettendo un errore e te ne renderai conto. Peter è un bravo ragazzo, in fondo, con dei sani principi» osservò.

Lui annuì appena, fissando assorto il pavimento. «Certo. Ma al momento questa è la mia decisione» ribadì. Poi incontrò il suo sguardo scettico e fece schioccare la lingua. «Ci penserò su, ok? Ma ora non chiedermi di più».

Pepper si aprì in un sorriso soddisfatto: poteva anche concludere l’assalto, per il momento. «Va bene» concesse. «Dagli tempo e un’altra possibilità: vedrai che non ti deluderà» proferì infine.

«Sì, d’accordo». Tony liquidò la faccenda con un cenno della mano. Poi le rivolse un’occhiata maliziosa, improvvisamente dimentico della discussione. «Ora… possiamo, finalmente, venire a noi? Mi era sembrato che avessimo una serata in sospeso» ammiccò, muovendo qualche passo verso di lei.

Pepper sollevò le sopracciglia, puntando lo sguardo oltre la finestra: il cielo si stava scurendo sempre di più. «Sì beh, più che serata, ormai la definirei nottata» constatò, critica.

Ma una sonora risata le sfuggì dalle labbra quando lui se la caricò improvvisamente sulle spalle, per poi prendere ad incamminarsi in direzione della camera da letto.


***


«…vi dico che è andata così. Il ragazzo è intervenuto ed ha impedito a quella banda di pazzi di rubare l’aereo». Happy parlava con tono concitato, ancora incredulo per quanto accaduto. Si era precipitato a casa loro non appena terminato il sopralluogo sulla scena del disastro, per metterli tempestivamente al corrente della situazione. «Se non lo avesse fatto, avremmo di certo perso il carico» concluse, grave.

Pepper si passò una mano tra i capelli scompigliati, lasciandosi cadere sul divano. «Oh mio Dio…» gemette, sconvolta.

Tony le rivolse un’occhiata veloce, prima di guardare Happy con espressione accigliata. «Happy, non dovevi assicurarti che filasse tutto liscio? Eri tu il responsabile del trasloco!» puntualizzò, allargando le braccia con enfasi.

«Sì, ma nessuno aveva parlato di tentativi di sabotaggio con armi e dispositivi alieni!» si difese lui, energico. «Ad ogni modo, il ragazzo ci ha salvati, è evidente. La cosa più strabiliante è che ci sia riuscito senza nemmeno utilizzare il costume accessoriato» aggiunse, sinceramente stupito. 

Pepper incrociò lo sguardo di Tony e gli rivolse un sorrisino saputo. «Che ti avevo detto? È in gamba!» affermò, entusiasta.

Tony alzò le mani, ammettendo controvoglia la sconfitta. «Ok va bene, hai vinto. Non c’è bisogno di infierire» precisò con tono piccato, ma stava visibilmente trattenendo un sorriso soddisfatto. Pepper sapeva che, nonostante le sue dichiarazioni perentorie, dopo l’incidente del traghetto aveva continuato a lavorare al costume di Peter, creandone una versione nuova fiammante. Sospettava che fosse anche decisamente più sicura, a prova di sabotaggio.

«D’accordo,» riprese Tony «direi che è il momento di fare due chiacchiere con il ragazzo. E di rivedere alcune decisioni» annunciò. Si grattò per qualche istante la tempia, meditabondo, prima di metterli al corrente delle sue intenzioni. «Ok, questo è il piano: tu, Happy, ti occuperai di andare a prenderlo e di portarlo al quartier generale. Ma non dargli troppe informazioni, intesi? Lasciamolo sulle spine. Mentre tu, tesoro,» proseguì, voltandosi nella sua direzione «potresti organizzare la conferenza stampa? Mi sento in vena di grandi annunci».

Pepper sorrise, deliziata. «Ma certo. Domani informerò i giornali» garantì.

Happy guardò Tony a bocca aperta. «Intende dire che gli permetterà di fare parte della squadra?» chiese, del tutto incredulo.

«Beh, perché no?» fece spallucce lui. «Dopotutto, si è liberato un bel po’di spazio al Complesso, di recente. È arrivato il momento di rimpiazzare un certo vecchietto sovversivo».
 

 
“It was easy then to know what was fair
When to keep and when to share

But today, there is no day or night
Today, there is no dark or light
Today, there is no black or white
Only shades of gray”

Shades of Gray – Monkees
 




Note:
[1] Si tratta della stessa casa in cui ho ambientato il quinto capitolo.



Ciao a tutti! Rieccomi con il settimo capitolo, ci stiamo poco a poco avvicinando alla conclusione di questa raccolta.

Dunque, come avrete capito il capitolo si svolge immediatamente dopo la discussione tra Tony e Peter in Homecoming, scena che ho particolarmente amato: nel film ci viene mostrato chiaramente il punto di vista di Peter e la piega che prende la sua vita in seguito a questo evento; io ho invece provato ad immaginare cosa sia successo “lato Tony”: mi sono divertiva molto a descriverlo mentre è su di giri per via delle sue beghe con un quindicenne e si sfoga con quella santa donna di Pepper. Il punto di vista è proprio di quest’ultima: mi sono soffermata su ciò che lei pensa a proposito di Tony, della loro relazione e del suo rapporto con Peter.

Si tratta di un capitolo sereno, scanzonato, in cui appunto un Tony un po’ schizzato si lamenta di Peter, con Pepper che cerca di mediare. Tony Stark per me rappresenta molto bene la classica persona che vede tutto in bianco o nero, buono o cattivo; a maggior ragione, trovo verosimile che lui sia così drastico nella sua visione delle cose quando è infuriato o su di giri come in questo caso. Pepper invece è molto più comprensiva e ragionevole, e prova a fargli capire che, se Peter venisse seguito da qualcuno con più esperienza, potrebbe benissimo fare grandi cose. Ho quindi cercato di collegare il tutto per spiegare come Tony alla fine di Homecoming se ne esca con la sua considerazione sul “giusto mentore”.

La scena finale non era prevista, inizialmente: il capitolo doveva concludersi con la battuta di Pepper sulla serata che è diventata nottata. Ma poi ho finito di scrivere quel dialogo e la parte finale si è praticamente scritta da sola; ne ho approfittato allora per chiudere il cerchio, raccontando anche il momento in cui Tony decide di includere Peter nella squadra. E poi beh, più Happy più party.

Un’ultima precisazione sulla seconda parte del titolo, “A Stark Contrast”: si tratta del titolo di un brano della colonna sonora di Spider-Man: Homecoming composta da Michael Gioacchino. H deciso di aggiungerlo al titolo del capitolo perché a mio parere rende molto bene l’idea di uno scontro tra membri della stessa famiglia, tra due Stark, appunto. Mi piaceva sottolineare come, già in questa fase, Tony consideri Peter il suo figlioccio e come Peter veda in Tony una figura paterna a tutti gli effetti.

Grazie a chi seguirà, recensirà e leggerà la mia storia: se mi farete sapere cosa ne pensate, mi renderete molto felice!
 
Iander


 
 
  
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