Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Padfootblack    15/05/2021    1 recensioni
James Sirius Potter è tutto il contrario di suo padre: spavaldo, egocentrico e con un'autostima alle stelle.
Elladora Nott è totalmente diversa dai suoi genitori: buona, paziente e con una passione sfrenata per il Quidditch.
Cosa succede quando un Grifondoro impettito incontra una Serpeverde combinaguai?
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lysander Scamandro, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 26 – A Villa Nott

 

Non so come avevo fatto, ma ero riuscito a convincere Elle a portarmi a casa sua per le vacanze di pasqua. Era da settimane che si lamentava di dover tornare a casa dai suoi, diceva di non averne voglia. E potevo capirla, da quello che sapevo, i Nott erano parecchio rigidi. Ed erano stati dalla parte di Voldemort durante la guerra magica. Dettagli. Chi meglio di me poteva rallegrarla? Ma mentre ero riuscito a farla ridere in questi giorni bui, adesso che si avvicinava il momento dell’incontro con sua madre, il suo sguardo si rabbuiava. Avevamo dovuto camminare fino a Nocturn Alley, entrare in un negozio stregato e utilizzare la metropolvere per arrivare a casa sua. Il padre non voleva un contatto diretto fra Hogwarts e Villa Nott e aveva quindi bloccato il passaggio del camino per la scuola. Si prospettavano giorni felici.

 

Daphne Greengrass era una signora tanto bella quanto spaventosa. Aveva anche lei i capelli ricci, ma erano biondi ed ordinati, avevano tutti la stessa forma e cadevano lunghi sulle sue spalle. I suoi occhi azzurri mi fissarono con tutto il disprezzo del mondo.

“Mamma, lui è James”disse Elle.

“È un piacere conoscerla”mormorai preoccupato allungando una mano verso lei. Si limitò a stringermi debolmente le dita e ci fece entrare. La casa era enorme, il lungo corridoio sul quale ci guidava la signora Greengrass sembrava non finire mai. Elle era più nervosa di me mentre seguiva la madre e le sfiorai la mano per tranquillizzarla. Non subì l’effetto sperato, perché sobbalzò. Mi diede uno sguardo a mo’ di scusa e ci fermammo. Eravamo arrivati nel salotto, una stanza dal pavimento grigio, con mobili di legno noce e un camino in pietra nera. Le tende alle finestre erano verdi. Ero proprio in un covo di serpi.

“Accomodatevi”disse la signora Greengrass che si era seduta sulla poltrona più regale che avessi mai visto. Io ed Elle ci sedemmo sul divano, l’uno accanto all’altra.

“Avete davvero una bella casa”dissi per smorzare il silenzio, ma non erano certo questi i complimenti che piacevano alla signora Greengrass. Forse avrebbe preferito sentire che la sua casa era spettrale, paurosa, terrificante. E pensare che mi ero cacciato in questo casino da solo!

“Come va la scuola?”chiese lei fissando la figlia.

“Bene”ammise lei: “Sto recuperando Aritmanzia, fra un po’ ci sono gli esami di fine anno, ma sono contenta”. Non parlò del Quidditch, forse per non farmi sentire ancora più in imbarazzo di quanto già non fossi. O forse perché alla madre non importava molto.

“Ti dispiacerebbe lasciarci da sole?”chiese la madre guardandomi. Annuii, ma Elle poggiò una mano sulla mia: “Può restare”

“Si tratta di tuo padre”. Elle fece spallucce e la madre alzò gli occhi al cielo. Si lisciò il vestito e poi tornò a osservarla: “Il processo si chiuderà domani e tuo padre sarà condannato a morte”. Sentii la sua mano stringersi sulla mia, ma i suoi occhi restavano ancorati a quelli della madre. Sembrava avere la situazione sotto controllo, come se la signora Greengrass le avesse appena detto che si mangiava pasticcio di carne a cena. Continuavano a guardarsi senza dire nulla, che fossero capaci di usare l’Occlumanzia?

“James”sussurrò Elle.

“Sì?”

“Potresti uscire e chiudere la porta, per cortesia?”. Si voltò verso di me, calma, pacifica, sorridendo gentile: “Nell’altra ala della villa c’è la sala da pranzo, se chiami Wendy ti farà strada”. Annuii e mi alzai, sorrisi mesto alla signora Greengrass ed uscii chiudendo la porta. Feci qualche passo in avanti e attesi, poi tornai indietro nel modo più silenzioso possibile e porsi l’orecchio alla porta.

“Pensi sia colpa mia?”chiese Elle.

“Ma certo. Se tu ti fossi presentata in tribunale e avessi pianto, la giuria si sarebbe intenerita e ora tuo padre non rischierebbe la morte”

“Sarebbe comunque rimasto ad Azkaban, credi che sia meglio?”

“Non sta a te giudicare la fine che deve fare tuo padre!”tuonò la signora Greengrass.

“Lui mi ha comunque cancellato dalla famiglia l’anno scorso”disse Elle tranquilla: “Non mi considera più sua figlia”

“Sai che non intendeva dire sul serio”

“Ha detto che avrebbe preferito che io non fossi mai esistita”

“Era arrabbiato”

“Lo pensava sul serio e lo sai anche tu”

“Non pensare di conoscere tuo padre”disse la signora Greengrass maligna: “Non ti sei mai soffermata a parlare con lui, lo hai giudicato e basta. Da quando sei in quella scuola non sei più la nostra Elle e pensavamo di averle viste tutte, ma ora spunti con quel Potter ...”

“Lui non ha niente a che vedere con questa storia”

“Lui ha tutto a che vedere con questa storia. Sei stata da lui a Natale, immagino che ti avranno accolta a braccia aperte”disse la madre sarcastica: “Hai pensato bene di abbandonare la tua vera famiglia per infiltrarti in quell’ammasso di Mezzosangue e ...”

“Sta zitta”esclamò la figlia.

“Non osare parlarmi in questo modo!”

“E tu non osare parlare di loro in questo modo!”. Silenzio, mi stavo pentendo di aver forzato la mano con Elle per presentarmi ai suoi, ora capivo cosa intendeva. I suoi genitori non mi avrebbero mai accettato.

“Tuo padre verrà qui a cena questa sera. L’ultima cena in famiglia. Ti chiedo di essere presente, non per me, ma per lui”. Non sentii la risposta, il battibecco era finito? Corsi lungo il corridoio, diretto all’altra ala della villa, c’erano così tante stanze! E che famiglia strana, quando io litigavo con i miei urlavo come un matto, loro parlavano educatamente. Riuscivo ancora a vedere nella mia mente lo sguardo calmo di Elle che mi diceva di uscire dalla stanza. Mi faceva quasi paura. Ma dov’era questa dannata sala da pranzo? Solo in quel momento mi ricordai dell’elfo.

“Wendy?”chiamai e un piccolo essere si materializzò di fronte a me.

“Ciao!”le sorrisi: “Sono James. Tu devi essere Wendy”

“Buongiorno, signor James”disse lei inchinandosi fino a quando la testa toccò i piedi: “Cosa posso fare per lei?”

“Mi indicheresti qual è la sala da pranzo per favore?”

“La accompagno subito, mio signore”e dondolò fino ad una porta con gli infissi d’oro. La ricchezza di questa famiglia era scioccante. Il tavolo in legno era lungo, già apparecchiato con argenteria di lusso. Sul muro dietro al posto dedicato al capotavola c’era un gigantesco dipinto raffigurante Elle da piccola e i suoi genitori. Avevano tutti l’aria altezzosa, come a sfidare chi entrasse ad essere migliore di loro. Elle era cresciuta in questo ambiente, ma era stata coraggiosa a scegliere la vita che voleva per sé senza farsi condizionare dalla famiglia.

“Il signore gradisce qualcosa da bere?”

“Oh no, grazie Wendy, sto bene così”

“Gradisce qualcosa da mangiare?”

“Wendy”annunciò la signora Greengrass, era appena arrivata: “Sparisci”. L’elfa ubbidì immediatamente e con un sonoro clac ci lasciò da soli. Dov’era Elle? L’aveva imprigionata per fare in modo che vedesse il padre quella sera? Sua madre si posizionò accanto a me e osservò il dipinto: “Magnifico, non è vero?”

“Molto”mentii, era terrificante come tutta la loro casa.

“È cambiata molto”commentò lei guardando la piccola Elle del dipinto: “Non solo fisicamente, ovviamente. Ma di spirito”. Potevo solo immaginare quanto fosse stato difficile crescere in un ambiente del genere senza farsi fagocitare dall’idea Purosangue è giusto, Mezzosangue sbagliato.

“È sempre stata … diversa da noi”continuò la madre: “Sempre gentile con i servi, era la paladina dei reietti”. Immaginavo che con servi intendesse gli elfi. Ah, se solo zia Hermione fosse qui!

“Ma l’abbiamo accettata, era nostra figlia. Poi è venuta ad Hogwarts. Mio marito voleva farla studiare in casa, non riteneva Hogwarts un luogo adatto a lei, ma io insistetti e così la mandammo lì. Si era fatta degli amici, molti dei quali li conosceva già da bambina. Non so se hai conosciuto Adrien Zabini”. Oh sì che l’ho conosciuto, quello che ha trattato malissimo sua figlia e che non è stato capace di amarla? Soltanto un essere spregevole non avrebbe amato Elle, era perfetta. Annuii e la madre continuò: “Sono stati molto amici, poi si sono fidanzati. Sono promessi sposi da quando avevano sei anni, io e suo padre eravamo così felici. Come i genitori di Zabini, ovviamente. Ma è finito, come la maggior parte degli amori adolescenziali. Eppure, c’è qualcosa che continua a legarli”. L’unica cosa che avevano in comune era l’essere Serpeverde. Per il resto, non c’erano persone più diverse fra loro di Elle e Zabini.

“Sai, lui le è stato accanto nei momenti bui, come me”raccontò con lo sguardo perso al passato: “Quando tornava a casa per le vacanze di Natale e mi stringeva così forte da stritolarmi. Quando poggiava la testa sulle mie gambe e piangeva tutte le lacrime che aveva trattenuto perché qualcuno a scuola continuava a prenderla in giro”. D’un tratto la smisi di sentirmi superiore a quella famiglia e trattenni il respiro. Ma certo, James, pensavi che avessero ignorato gli anni di inferno che le hai fatto passare?

“Ma lei continuava, stoica”disse la signora Greengrass: “Voleva tornare ad Hogwarts, non le importava se la prendevano in giro, perché aveva degli amici che tenevano a lei. E pensavo che gli amici fossero i soliti, ero ignara che ne avesse degli altri … strambi”. Si voltò verso di me, le braccia incrociate e lo sguardo più duro di una roccia: “Cosa vuoi da noi?”

“C-cosa?”balbettai, la mente ancora all’immagine di Elle bambina che piangeva.

“Perché sei qui?”domandò.

“Perché volevo conoscervi”

“Non accetto bugie in questa casa”rispose calma, ma gli occhi erano due saette: “Che cosa volete da noi? Non vi sembra di aver fatto abbastanza rinchiudendo suo padre e suo nonno ad Azkaban?”

“Io non voglio nulla, signora Greengrass”

“L’hai presa in giro per cinque anni”ribadì: “L’essere più gentile e affettuoso del mondo è stato tua vittima per cinque anni. Perché dovrei credere che sei qui solo per conoscere noi?”

“Ma è la verità, io voglio molto bene a sua figlia ...”

“Vuoi soldi?”chiese indicandomi con la testa una teiera in ceramica: “Apparteneva alla famiglia Black, da sempre nostri grandi amici. Ci faresti dei bei galeoni”

“Non voglio i vostri soldi!”dissi schifato: “Io sono qui solo per sua figlia!”

“Lei non è fatta per il vostro mondo”disse la madre facendo un passo avanti e fissando gli occhi azzurri nei miei: “Potrà sembrare gentile e affettuosa e lo è. Ma quando è ferita, diventa una leonessa. Se tocchi ciò che ama, si trasforma in una combattente. Non è ingenua, è furba. Troppa gente scambia la sua gentilezza per stupidità, ma non è così”

“Io non penso che lei sia stupida”

“Falla soffrire, Potter, e i tuoi genitori si ritroveranno senza un figlio”. Avrei voluto ribadire ancora il fatto che volevo bene a sua figlia, o dirle che le minacce erano inutili, ma il suo sguardo freddo mi immobilizzò. In quel momento seppi che intendeva dire sul serio. Aveva davvero intenzione di uccidermi se avessi fatto del male alla figlia.

“Signora, il pranzo è pronto”disse Wendy. La signora Greengrass mi indicò una sedia e mi sedetti, a lato del capotavola, dove si era accomodata lei.

“Chiama Elladora”

“Sì, signora”e scomparve. Sul suo viso non c’era più la freddezza di prima, ma un’espressione calma, sempre altezzosa. La porta si aprii ed Elle si sedette di fronte a me. Aveva pianto, gli occhi erano arrossati, ma per il resto non mostrava segni di tristezza. La signora Greengrass mi osservò placidamente mentre Wendy mi serviva il pasticcio. Io non riuscivo a non notare gli occhi rossi di Elle. Che cosa era successo dopo che me ne ero andato? E perché entrambe facevano finta che non fosse successo nulla? Nel discorso minatorio di prima mi era sembrato che la madre tenesse davvero tanto alla figlia, allora perché trattarla così male? Entrambe si servirono e iniziammo a mangiare. Almeno, io e la signora Greengrass mangiavamo, Elle si limitava a spostare il cibo da una parte all’altra del piatto.

“Wendy lo ha fatto perché era il tuo preferito”disse la madre fissando il suo piatto. Elle deglutì e si ficcò una forchettata di pasticcio in bocca, come forzandosi a mangiare. Non potevo sopportare tutto questo, non era libera di fare ciò che voleva in casa propria! Che razza di stregoneria era mai questa?

“Ti piace, James?”chiese la madre cordiale, come se non mi avesse minacciato di morte cinque minuti prima.

“È buonissimo”ammisi e lo era, davvero, il miglior pasticcio che avessi mai mangiato. Elle alzò lo sguardo su di me, sembrava che si fosse appena resa conto che ci fossi anche io. Sorrise mesta, un sorriso microscopico, si era limitata a tirare su l’angolo destro della bocca, e riprese a mangiare. Restammo in silenzio mentre Wendy portava le altre dieci portate. Se solo non fossero stati Mangiamorte, a zio Ron sarebbe piaciuto venire a mangiare qui. Appoggiai le mani sulla mia pancia, avrei dovuto correre miglia e miglia per smaltire tutto questo. Elle aveva solo finito il suo pasticcio, poi non si era servita più, di sicuro lo aveva mangiato solo per fare contenta Wendy.

“Desideri altro, James?”chiese la madre, sempre cordiale.

“No, grazie, era tutto buonissimo”

“Bene. Ho degli affari da sbrigare adesso. Elle, ti dispiace portarlo a fare un giro?”. Lei annuì senza guardarla in viso e la signora Greengrass mi regalò il primo sorriso della giornata: “Buon pomeriggio”. Si alzò e andò via. Elle aspettò che salisse le scale e poi chiamò Wendy. L’elfa spuntò e mi sembrò sollevata quando vide che la signora Greengrass non era presente.

“Ti sei superata!”esclamò Elle sorridente: “Era il miglior pasticcio di sempre!”

“Oh grazie signora”rispose Wendy inchinandosi: “Ma lei non ha mangiato altro”

“Ho preso il bis del pasticcio!”mentì Elle: “E poi ero troppo piena, ma James ha mangiato tutto, vero?”. Era tornata la mia Elle, sorridente, gentile, non l’aristocratica stizzita di questa mattina.

“Era tutto buonissimo, non ho mai mangiato così bene!”ammisi e Wendy mi sorrise: “La ringrazio, signore”. Elle si alzò e aprì le ante del mobile sotto il ritratto di famiglia. Tolse una lastra di legno, prese qualcosa e poi risistemò tutto. Le orecchie di Wendy si rizzarono e il suo sorriso si allargò. Elle si inginocchiò e le diede un pezzo di cioccolato. L’elfa si inchinò per l’ennesima volta, e squittì: “Grazie infinite, padrona!”. Elle si alzò e mi porse una mano: “Usciamo?”.

 

I giardini erano più grandi della villa stessa ed erano curatissimi. Elle mi teneva per mano, guardava fisso di fronte a sé, la mente da un’altra parte. Questo giorno era così diverso da quelli passati a casa Potter. Mi fermai e lei avanzò di qualche passo, non si rese conto che ero immobile fin quando non mi lasciò la mano. Si girò verso me, la mano ancora a mezz’aria, lo sguardo stranito. Avanzò per trovarsi proprio di fronte a me e mi riprese la mano: “Scusa. Per oggi, per tutto. Non avrei mai dovuto portarti qui”

“Hai litigato con tua madre?”domandai.

“Normale routine”

“Hai pianto”

“Normale routine”ripeté con un sorriso: “È stato solo un momento, è passato”. Le accarezzai guancia, sorridendo di fronte al suo arrossire, allora avevo ancora un qualche effetto su di lei: “Come stai?”

“Dovrei chiederlo io a te”disse ironica.

“Un po’ stordito”ammisi: “Siete … aristocratiche”

“È l’educazione che ci danno quando nasciamo”

“Non vi siete urlate addosso, avete solo … parlato”. I suoi occhi si incupirono: “Hai sentito tutto”

“Scusa, lo so che origliare è sbagliato ma ...”

“Non fa niente”ammise: “Non avevo problemi a farti sentire cosa ci saremmo dette, è solo che non volevo mostrarti questa parte di me”

“La fredda, distaccata e aristocratica Elladora Nott?”domandai passandole una mano fra quei ricci così disordinati e perfetti allo stesso tempo. Annuì: “Già, quando sono qui devo sottostare alle loro regole e mi trasformo. Nessuno conosce questa mia versione. Tranne Zabini, ma a lui andava bene, ero tetra al punto giusto”. Ridacchiai e la abbracciai, immergendo la testa nella zazzera dei suoi capelli.

“Mi dispiace”sussurrò triste.

“Non è colpa tua”dissi pacato. Ora la riconoscevo, ora avevo a che fare con la persona che avevo avuto accanto in questi mesi.

“A proposito di essere tetra”tenne stretta la presa sulla mia mano e mi portò lungo il sentiero selciato, lontano dalla villa, dove c’era una piccola casetta in marmo. Aprì la porta con un: “Ta-dah!”. Erano le tombe dei suoi antenati, c’erano tutti dal 1900 ad oggi, chi nelle urne, chi nelle tombe vere e proprie.

“Avete il vostro cimitero personale?”chiesi vagamente disgustato.

“Esatto. Quanto è inquietante da uno a dieci?”domandò col sorriso. Tanto. Troppo.

“Oh guarda, bisnonno Theodore! Così pieno di sé stesso che ha chiamato il figlio come lui”indicò una tomba in alto: “E lì c’è bisnonna Drusella, amava licenziare un elfo domestico al mese. Per un certo periodo i miei amici mi chiamavano Drusella”

“Come mai?”

“Perché liberavo ogni nuovo elfo che veniva a lavorare per noi. Sai, vengono trattati malissimo e non potevo sopportarlo, così continuavo a regalare loro indumenti”raccontò passando un dito sulla scritta in ferro di Drusella: “Poi mi sono resa conto che trattavano i nuovi elfi in modo peggiore rispetto a come trattavano quelli precedenti, così ho smesso di liberarli a patto che loro rispettassero il nuovo arrivato. Ed è arrivata Wendy”

“Perché non hai raccontato questa storia a zia Hermione? Ti avrebbe adorata da subito!”

“Perché, non mi adora?”chiese ironica.

“Oh sì, ti adorano tutti”. Ovviamente, com’era giusto che fosse. Qui invece sentivo dell’odio provenire anche dai morti.

“James, io ho un favore da chiederti”disse portandomi fuori da quel luogo oscuro: “E devi promettermi che mi dirai di sì”

“Dimmi prima di cosa si tratta”

“Io ti ho promesso che saremmo stati qui tutto il giorno e che ce ne saremmo andati domani”disse: “Ma è meglio se tu vai via questo pomeriggio”

“Perché?”

“Non c’è un motivo preciso ...”mentì. Restammo in silenzio, accompagnati soltanto dal rumore del selciato sotto le suole delle scarpe. La villa si stava pian piano avvicinando, fra poco saremmo tornati fra quelle mura fredde e tetre.

“È per tuo padre, vero?”

“Come … hai sentito anche quello?”

“Sì, poco prima di scappare impaurito”

“Hai visto com’è mia madre”mormorò affranta: “E mio padre è mille volte peggio, non ti accetterà mai, non farà neanche finta di accettarti”

“Non mi importa”

“James, ti obbligherà a lasciarmi”

“Non lo farò”

“Non ti obbligherà a parole”. Questa volta fu lei a fermarsi e a guardarmi con la paura più pura negli occhi. No, non stava dicendo sul serio. Capivo che mi voleva proteggere a tutti i costi dalla cattiveria della sua famiglia, ma così era troppo. Eppure qualcosa nel suo sguardo mi diceva che era vero.

“Fidati”disse con gli occhi lucidi: “E ti prego, questa volta ascoltami. Torna a casa”

“Tuo padre è in prigione, non credo che userà la sua sera libera per uccidermi”

“Oh, non ti ucciderà. Sarebbe troppo semplice”

“Mi … torturerà?”

“O forse mormorerà un oblivion e tu dimenticherai tutto. E un imperio ti farà scappare via”

“Mi prendi in giro”. Ma i suoi occhi erano troppo seri. E la abbracciai di nuovo, passandole un braccio intorno alle spalle: “Non mi importa”

“Mi costringi a pietrificarti e nasconderti in un armadio?”

“Provaci, sono più veloce di te”la sfidai.

“James”sussurrò lei impaurita: “Non è un gioco”

“Lo so”

“Elladora”. Una voce potente, bassa, tuonò nel giardino di Villa Nott. Lentamente, come se le costasse uno sforzo immane, Elle si distaccò da me e guardò oltre le mie spalle: “Padre”.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Padfootblack