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Autore: EleWar    15/05/2021    12 recensioni
Una voce femminile fuori campo:
“Eccoli lì, quei due idioti! Si vede lontano un miglio che sono innamorati, ma io voglio Ryo Saeba, e sarà mio ad ogni costo!”
L'ennesimo caso per i nostri due amati sweeper, ma stavolta dove si nasconderà il pericolo? Riuscirà questa coppia di innamorati sgangherati e senza speranza a risolvere tutti i problemi che si troveranno ad affrontare?
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Bene, siamo più o meno alla metà della storia… almeno a livello di capitoli…
Spero che vi piaccia anche questo, così come i capitoli precendenti.
Da parte mia non posso che ringraziarvi di tutto cuore per le bellissime rec che mi avete lasciato, e per la vostra stima e simpatia. GRAZIE ma ora….. via! Leggete leggete leggete ^_^
Eleonora




Cap. 5 Facciamo finta che…
 
 
La mattina seguente Ryo scese di sotto fischiettando, apparentemente di buon umore.
La notte era trascorsa tranquilla, nonostante il desiderio di approcciarsi all’adorata socia, che giaceva accanto a lui, l’avesse tormentato non poco; ma l’imbarazzo, e soprattutto le vecchie remore, lo avevano continuamente frenato, quindi, di fatto, non era successo niente.
L’aveva sognata tutto il tempo, ed era stato ben felice di dormire con lei, anche così.
Quando Ryo si era svegliato Kaori era già andata via e, constatandolo, non gli era rimasto che sospirare leggermente deluso.
C’era da aspettarselo però, perché non solo lei era molto più mattiniera di lui, ma di sicuro aveva voluto evitare di ritrovarsi a tu per tu con il socio, e dover affrontare nuovamente una situazione potenzialmente imbarazzante che li avrebbe messi nuovamente in difficoltà.
 
In realtà quando Kaori si era ridestata per prima, entrambi erano stesi supini sul letto e si tenevano per mano; un gesto innocente che li aveva traditi nella voglia di sentirsi, di stare insieme.
E poiché la ragazza non poteva sapere chi dei due avesse cercato l’altro per primo, o se addirittura non fosse stata proprio lei a farlo, aveva semplicemente accettato la cosa arrossendo di piacere; e quando l’aveva sciolta lentamente, aveva udito l’amato socio mormorare il suo nome con così tanta dolcezza, che avrebbe tanto voluto saltargli addosso e ricoprirgli il viso di baci.
Ma poi si era ricordata che la sera prima si erano realmente baciati, che era stato lui a prendere l’iniziativa, mentre lei era ancora sotto l’effetto del sedativo, e che quindi, come di consueto, lui aveva negato.
Kaori non voleva ripetere l’esperienza, e la prossima volta, si disse, sarebbe stata con loro due entrambi coscienti e senza possibilità di fraintendimenti o marce indietro.
Sospirando si era alzata dal letto, e dopo averlo guardato lungamente per l’ultima volta, era uscita dalla stanza, preparandosi a vivere una nuova giornata tutta da scoprire.
 
Nel momento in cui lo sweeper entrò in cucina, vide subito che le due donne erano già lì; Kelly languidamente seduta al tavolino, e Kaori dietro ai fornelli a finire di cuocere le ultime cose.
Un buon profumo di caffè aleggiava nell’aria e l’uomo esordì così:
 
“Oh, che bello iniziare bene la giornata con un ottimo caffè… come me lo fa la mia cara socia, poi…” e sorrise deliziato, attirando l’attenzione della suddetta socia, che lo guardò di sottecchi: non era da lui farle complimenti di sorta, e già si aspettava che presto sarebbe arrivata la solita battutaccia.
 
Kelly invece esclamò, rianimandosi alla sua vista:
 
“Ryo! Vedo che stamattina sei in forma e di ottimo umore. Meglio così! Ieri sera eri così… così strano!”
 
“Merito della mia dolce Kaori” rispose lui, raggiungendola e mettendole un braccio intorno alle spalle, in atteggiamento protettivo e affettuoso insieme.
La ragazza, impensierita e stupita da quel gesto, con la coda dell’occhio fissò la mano del socio, appoggiata sulla sua spalla, come a voler controllare che non sfuggisse chissà dove, mentre la cliente incuriosita chiedeva:
 
“Ah, sì?”
 
La signorina Maryu sapeva molto bene che quei due avevano passato la notte insieme, ed era estremamente interessata a conoscere i dettagli.
 
“Certo! La mia fidanzata qui presente, ha il potere di rallegrarmi la vita: è come un raggio di sole nella notte oscura”.
 
Al che, la fidanzata in questione, cercando di reggergli momentaneamente il gioco, non sapendo cosa avesse in mente il partner e dove volesse andare a parare, gli disse tra i denti, sfruttando le sue innate doti da ventriloqua:
 
Cosa stai dicendo, idiota?
 
E di fronte ad un’interessatissima Kelly, Ryo proseguì, sprizzando gioia da tutti i pori:
 
“Sì, la mia fidanzata, nonché promessa sposa, è l’unica donna che fa per me!”
 
E già Kaori era sull’orlo dello svenimento, frastornata da un misto di rabbia, vergogna, dolore, speranza…
Cosa si era messo in testa quella sotto specie di bertuccia ghignante?
Gli sibilò, scandendolo:
 
Non. Dire. Cose. Che. Non. Pensi”.
 
Ma il peggio doveva ancora arrivare, perché Ryo, sordo alle velate minacce della donna, terminò con aria soddisfatta:
 
“È anche l’amante perfetta… non so se rendo” e finì per ammiccare a beneficio della cliente, che emise un: “Ooohhh” strabiliato, un secondo prima che l’uomo venisse scaraventato contro la parete da un kompeito gigante di lucido metallo, con la scritta Sei uno spudorato, crepa!
 
Subito dopo quell’inevitabile scoppio d’ira, Kaori fuggì via correndo, rossa in viso, ma Ryo riuscì a disincagliarsi rapidamente e si gettò al suo inseguimento.
 
In un batter d’occhio la raggiunse in terrazza; si era rifugiata in un angolo appartato, con le mani sul viso a coprirselo.
Gli stava dando le spalle, e singhiozzando in preda ad un forte turbamento, non voleva farsi vedere da lui.
 
“Vattene via!” gli gridò fra le lacrime.
 
Ma lui impietrito la guardava, incapace di avanzare o tornare sui suoi passi.
 
“Vattene via, ho detto!” ripeté la ragazza.
 
Era troppo sconvolta per parlare con lui, per ragionare, o anche solo per prestarsi a quello scherzo idiota a cui lui l’aveva costretta.
Ryo non avrebbe dovuto giocare in quel modo con i suoi sentimenti, e solo perché non era in grado di respingere delle ipotetiche avances da quella che credeva fosse un travestito; lui che si era fatto fregare dal suo organo periferico preferito, spingendolo verso una donna bellissima che forse non era tale.
Inconcepibile, per l’orgoglio maschile di un uomo che ragionava solo con le parti basse.
E lei?
Cosa c’entrava in tutto questo?
Cosa aveva da spartire con quello stupidissimo sentimento di affronto che stava provando il suo socio?
E poi, passasse che l’aveva fatta apparire come la sua fidanzata, anche se questo le dava un dolore non indifferente; poteva anche accettare che la spacciasse come promessa sposa, pur stracciandosi il cuore al solo pensiero che le sarebbe tanto piaciuto che ciò fosse realtà e non finzione.
Ma dipingerla come un’amante, anzi l’Amante Perfetta di un gaudente come Ryo Saeba, lo Stallone di Shinjuku, di uno che da sempre metteva il sesso al primo posto nella vita, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
Lei, che da lui aveva avuto solo un tenero bacio sulla fronte mille anni prima, e un bacio struggente attraverso un vetro quando entrambi credevano che sarebbero morti e non si sarebbero rivisti mai più; lei, che aveva finalmente provato cosa fosse un bacio appassionato e vero giusto la sera prima, ma ricevuto solo perché mezza drogata e subito dopo sconfessato da quell’essere… Be’, quello no, non lo poteva accettare.
 
Come non poteva accettare che lui vedesse tutto il suo tormento; quella era una faccenda privata, che se ne stesse alla larga!
 
Ma Ryo, che non capiva la portata dell’esagerata reazione della socia — lui che da sempre ricorreva a lei per ogni problema, la sua spalla, la sua àncora di salvezza — non riusciva a capacitarsi in cosa avesse sbagliato.
Solo di una cosa però era consapevole, e cioè di averla ferita; e di questo voleva fare ammenda.
Si decise a chiamarla:
 
“Kaori… io…”
 
“Stai lontano da me!” gli intimò nuovamente la ragazza.
 
Ma lui non si scoraggiò e, prima ancora di rendersene conto, era ad un passo da lei alle sue spalle.
 
“Kaori…” sussurrò ancora.
 
Lei non rispose.
 
“Scusami” disse l’uomo, non sapendo ancora bene per cosa “Ti prego, perdonami…”
 
Kaori tirò su col naso e fece ricorso a tutto il suo orgoglio, e asciugandosi malamente le lacrime finì per dire:
 
“Ora mi passa. Non preoccuparti”.
 
E quando infine si decise a voltarsi, se lo trovò di fronte con aria contrita, sinceramente dispiaciuto.
Lei fece per dire qualcosa, ma lui la precedette domandando:
 
“Ma-ma… non vuoi più sposarmi?”
 
Quelle parole fendettero l’aria come lame affilate; Kaori spalancò gli occhi e la bocca incredula; non era sicura di aver capito bene.
E di fronte allo sgomento della ragazza, lui ripeté:
 
“Non vuoi più sposarmi?”
 
“Ry-Ryo, ma che stai dicendo?” e vedendo che lui era serio e si aspettava realmente una risposta, la ragazza rispose stravolta: “Sì, sì… cioè, no. Ma che vuol dire?” sbuffò infine esasperata.
Non voleva esporsi.
 
“Pensavo che tu volessi vivere per sempre accanto a me, essere la mia famiglia, che aspettassi che io mi prendessi le mie responsabilità… Non è più così?” domandò con un filo di disperazione nella voce.
 
“Certo che sì, ma… non in questo modo… voglio dire… Eri serio, o l’hai detto solo per dissuadere Kelly dal saltarti addosso?”
 
Ryo, a quel punto rimase senza parole: di fronte all’evidenza non sapeva più cosa rispondere.
Lui, che non sapeva mai infilare una frase giusta quando si trattava di parlare chiaramente dei suoi sentimenti con la donna che amava, si arenò per l’ennesima volta, e anziché dare voce al suo cuore, come avrebbe dovuto fare, tacque.
 
Kaori, che non si aspettava nulla più di questo, ingoiò il magone e si fece forza: c’era passata così tante volte che si sarebbe stupita del contrario; probabilmente Ryo l’amava a modo suo, ma ancora non sapeva fino a che punto, né come dimostrarglielo.
Come tutte le donne innamorate, avrebbe tanto voluto che lui ricambiasse apertamente i suoi sentimenti, che fosse più deciso e meno tentennante, ma anche questo era Ryo Saeba.
Oltre ad essere il cinico sweeper, il freddo professionista, il maniaco sessuale, il pervertito, era anche l’idiota più imbranato del mondo in fatto di relazioni serie, soprattutto quando c’era di mezzo la sua adorata socia, che – nonostante, o proprio a causa di tutti i loro trascorsi e degli anni vissuti insieme – rappresentava una donna irraggiungibile, la purezza fatta persona, l’ideale incontaminato e perfetto a cui lui non riusciva ad approcciarsi per paura di non esserne all’altezza.
 
A quel punto la ragazza gli si fece più vicino, tanto che Ryo poté sentire il suo profumo e distinguere le ultime lacrime brillare fra le lunghe ciglia.
Avrebbe voluto allungare una mano e detergerle, ma era come pietrificato, impalato, di fronte a colei che in quel momento sprigionava così tanta forza e determinazione, proprio come quella volta nella radura, dopo la sparatoria con il generale Kreutz.
Kaori lo stava fissando intensamente e, sicura di averlo in pugno, disse:
 
“E va bene, faremo finta di essere fidanzati… Di più: promessi sposi, come hai detto tu, e anche amanti…” e qui, nonostante tutto, arrossì leggermente, ma non abbassò lo sguardo “Faremo finta. Ma intanto iniziamo da qui” e alzandosi leggermente sulle punte, gli circondò il collo con le braccia e, tirandolo a sé, lo baciò appassionatamente.
 
Ryo fu immediatamente travolto da uno tsunami di emozioni, e chiudendo gli occhi si abbandonò totalmente a lei.
Se possibile, il bacio fu ancora più magico di quello che si erano scambiati la notte precedente, quando lui gliene aveva voluto rubare uno, ed erano finiti per baciarsi così intensamente che aveva quasi perso la testa.
Qui invece sentiva tutta la potenza dell’amore di Kaori che, con naturalezza e semplicità, stava dando sfogo ai suoi sentimenti, senza più remore, senza più nascondersi, affermando ormai l’ovvio per entrambi.
Ryo ne fu piacevolmente sopraffatto e si lasciò guidare dai gesti della ragazza, felice di poter subire il suo slancio, tuttavia quando fu sul punto di prendere in mano la situazione, e di iniziare a fare la sua parte, la donna si staccò da lui, lasciandolo interdetto e leggermente deluso.
Lo sweeper, confusamente, si chiese perché fosse già tutto finito; ma quando riaprì gli occhi, lei non c’era già più.
 
Ormai solo sulla terrazza, col sole a picco, rimase così impalato per un tempo eterno, insensibile a tutto, e sotto i raggi impietosi di mezzogiorno si rosolò per benino: fumava per l’emozione e per il caldo, e con una faccia da ebete continuava ad emettere un solo ed unico monosillabo: “eh eh eh”.
Era proprio il caso di dire che Ryo era cotto!
 
Perché, in quella specie di bolla in cui l’aveva imprigionato Kaori, non poteva smettere di pensare che fosse oramai irrimediabilmente e felicemente perduto; che non avrebbe potuto né voluto più tornare indietro; che Kaori aveva vinto, e lui era ormai definitivamente in suo potere.
 
E mentre lo sweeper si arrostiva sotto il sole del Giappone, la sua socia ridiscendeva di corsa nell’appartamento, col cuore che le martellava in gola; fu pure costretta a fermarsi un paio di volte, cercando di darsi un tono, e poter dissimulare con Kelly l’enorme sconvolgimento che le aveva provocato baciarsi con Ryo.
 
Non era ancora pienamente sicura di come fossero andate le cose, con lei che un secondo prima piangeva in preda alla rabbia e alla vergogna, e un secondo dopo era lì che prendeva l’iniziativa e, in un certo senso, si rifaceva sul socio della sua inettitudine.
 
Ma non si pentiva di niente!
 
Avrebbero anche potuto fingere di essere altro, tanto lo facevano sempre!
Avrebbero potuto farlo per tutto il tempo e davanti a Kelly, ma che lei lo amasse e lo desiderasse era una realtà, un qualcosa che lei non poteva più negare; e,assurdo per assurdo, perché non sfruttare la situazione?
La loro relazione non stava andando da nessuna parte, intrappolati in quel limbo insensato ormai da tempo, tanto valeva prendersi qualcosa ogni volta che capitava, come un bacio lì sulla terrazza, o qualcos’altro, chissà.
Anche lui lo aveva fatto, con l’aggravante, però, che credeva, o peggio sperava, che lei non avrebbe ricordato più nulla, visto che era sotto l’effetto di quella specie di droga.
 
 
 
Quando Kaori varcò la porta del salotto, dove ci trovò la bella Kelly seduta sensualmente sul divano, questa la squadrò ben bene, in cerca di indizi rivelatori; la scena surreale di poco prima l’aveva incuriosita ed intrigata enormemente; quei due erano un caso irrecuperabile, due stupidi che giocavano a rincorrersi, per certi versi erano uno spasso e alla luce di questi ultimi eventi, la sfida si faceva ancora più stuzzicante.
Aveva giurato a sé stessa che avrebbe avuto Ryo Saeba, e avrebbe brigato per farlo fino alla fine.
 
Doveva vincere la scommessa.
 
La presenza di Kaori dava più pepe alla situazione, e Kelly si stava divertendo un mondo.
Pertanto chiese alla sua ospite, vedendola rossa in viso e con gli occhi gonfi:
 
“Kaori, mia cara, tutto bene?”
 
“S-sì, tutto bene, grazie. Anzi scusami se siamo scappati via in quel modo. Non è stato da educati fare una cosa del genere”.
 
“Oh, ma figurati. Mi dispiace più per voi…” disse in tono mellifluo con un velo di ambiguità.
 
“Tutto nella norma. Noi siamo… noi siamo… come dire… noi siamo abituati a discutere così, un po’ sopra le righe, ecco” e la ragazza prese a ridacchiare in imbarazzo.
 
Poco dopo fece la sua ricomparsa Ryo, ancora fumante, e Kelly, sempre mezza scosciata e distesa negligentemente sul divano, saltò su rimettendosi a sedere.
Esclamò:
 
“Ma Ryo! Che ti è successo? Sembri scampato ad un incendio!”
 
“Eh? Come? Cosa?” farfugliò.
 
“Non mi dire che ti sei preso un’insolazione” e poi, andandogli incontro con l’intenzione di sentirgli la fronte, “Fammi sentire se hai la febbre” ma lui fece un balzo all’indietro, allarmato:
 
“No-no, non importa grazie, sto bene, sto bene” si affrettò a dire; e poi corse di filato a farsi una doccia fredda, che spegnesse tutto quel calore che gli aveva acceso Kaori, dentro e fuori, con quel bacio incendiario.
 
 
 
Tornò dalle due donne fresco come una rosa rorida di rugiada; aveva ancora i capelli bagnati, e lucidi di acqua che metteva in risalto il nero corvino della capigliatura.
Indossava una maglietta blu aderente e i pantaloni della tuta, leggermente scesi ad evidenziare il ventre piatto e gli addominali scolpiti.
Era scalzo come al suo solito.
 
Kaori gli gettò un’occhiata fugace e arrossì di piacere e desiderio; ancora sconvolta da quello che era stata capace di fare di sopra in terrazza e dall’enorme emozione provata nel baciarlo, sarebbe stata in imbarazzo comunque a guardarlo negli occhi, ma conciato in quel modo era un attentato ai suoi estrogeni in subbuglio.
Inghiottì a vuoto, con la gola riarsa.
 
Lo stesso effetto lo ebbe la loro ospite, che si passò sensualmente la lingua sul labbro superiore, con occhi da predatrice; e Ryo, che li fuggiva, sentì comunque su di sé quello sguardo prensile, e provò un lungo brivido freddo lungo la schiena che gli fece venire la pelle d’oca.
 
Lui non voleva piacere a Kelly!
Questo era il succo della storia, ma sembrava che ogni cosa lui facesse, attirasse inesorabilmente la sua attenzione!
Ah, se fosse stata una vera donna!!!
Non poteva crederci!
 
Quante volte aveva fatto i numeri per sedurre ogni sorta di bella donna gli fosse capitata a tiro e, fra Kaori che gli rovinava la piazza, e i suoi modi da maniaco che rispuntavano fuori quando sembrava fatta, andava praticamente sempre in bianco?
Però ecco, con Kelly non avrebbe dovuto fare nessunissimo sforzo!
Si era dimostrata subito sufficientemente ben disposta, e poi era un vero schianto!
Che disdetta, si disse l’uomo, mai una gioia… la vita era davvero ingiusta!
 
Ma nel bel mezzo di questi ragionamenti, il suo sguardo cadde sulla socia, che stava riponendo le ultime cose armeggiando in cucina, e a testa bassa, leggermente assorta, si portò dietro l’orecchio un ciuffetto ribelle di capelli.
Quel gesto semplice e inconsapevole, tipico della ragazza, scatenò nell’uomo una vera e propria tempesta emotiva; Ryo sentì allora un non so che in fondo allo stomaco, uno scuotimento che lo faceva vacillare, ma che gli procurava una felicità indicibile; si ritrovò a sorridere, incantato da quella visione sublime, desideroso di lei soltanto.
In un attimo dimenticò Kelly e la sua bellezza conturbante, il suo fascino magnetico, artefatto; dimenticò la disdetta di non potersi approcciare alla donna che donna non era; dimenticò la sua smania di avere tutte le donne del mondo, quando quella che più amava era lì ad un passo da lui, così come la vedeva, senza finzioni, senza bisogno di dimostrare nulla.
La sua aura lo avvolgeva, lo coinvolgeva, gli scendeva nel cuore e si mescolava alla sua; con Kaori lui poteva essere sé stesso, ed amato ugualmente, anzi, molto di più.
 
E Kaori, sentendosi osservata, alzò finalmente lo sguardo verso di lui: istintivamente gli sorrise, con gli occhi e con le labbra, quelle stesse labbra che prima lo avevano stregato, assoggettato, annientato.
Ryo sentì il suo cuore accelerare, riempirsi di gioia solo per il fatto di essere stato accarezzato da quegli occhi di ambra liquida.
Improvvisamente sentì forte il bisogno di stringerla fra le sue braccia e baciarla, ancora e ancora, e prepotenti ritornarono i ricordi di quei baci che si erano già scambiati, la notte precedente, e quello di poco prima lì sulla terrazza, a turbare il suo intelletto.
Si chiese se anche per lei non fosse la stessa cosa, o come facesse a restarsene apparentemente così calma, quando lui avrebbe al contrario fatto… fatto… cosa?
 
Questo scambio di sguardi, questo cambiamento nell’atmosfera nella stanza, non sfuggirono alla sempre attenta Kelly, che sogghignò amaramente sotto i baffi: la relazione fra i due soci si stava rapidamente evolvendo, se possibile si stavano avvicinando sempre di più.
Non capiva cosa fosse successo fra loro nelle ultime ventiquattro ore, forse qualcosa di grosso, mentre lei vedeva allontanarsi sempre più la possibilità di avere Ryo.
La situazione le stava sfuggendo di mano, e se non avesse agito al più presto avrebbe perso tutto, anche la scommessa.
 
Si schiarì la gola, attirando l’attenzione dei due che, perduti nella reciproca contemplazione, si erano completamente scordati di lei, e quasi sobbalzarono, prima di arrossire come due adolescenti.
 
Ecco, questa non ci voleva, si disse Kelly, perché un conto era combattere contro un amore inespresso, come quello che c’era all’inizio quando li aveva conosciuti, un altro conto era dover intromettersi in mezzo a due innamorati della prima ora!
Perché al principio dell’innamoramento, il sentimento, l’attrazione, sono così potenti e totalizzanti, che non c’è spazio per altro al mondo.
Anche far leva sugli istinti animali di Ryo sarebbe stato più difficile, se aveva il cuore occupato a battere solo per la sua socia.
 
Caspita, questa non ci voleva proprio!
 
Da non crederci che l’essere venuta in casa loro li avesse in qualche modo spinti ad avvicinarsi!
Sarebbe stato il colmo dei colmi!
Lei che era andata lì per dividerli, o comunque per spassarsela con il famoso stallone di Shinjuku, li stava spingendo uno nelle braccia dell’altra.
 
In ogni caso, appena Ryo tornò in sé, leggermente infastidito dall’interruzione, si ricordò che stavano lavorando e che dovevano portare a termine il caso.
Anzi, immediatamente realizzò che ne aveva già abbastanza di tutta quella situazione, e prima avesse spedito Kelly lontano da lui – da loro – prima sarebbero tornati alla loro vita di sempre, o forse anche meglio: era così stanco di schivare la felicità, che sentiva di voler andare oltre, e poi non avrebbe più potuto far a meno dei baci di Kaori; ed ecco che, se ci ripensava, si straniva ancora.
Si riscosse mentalmente.
Come era mai possibile che anche solo pensarci gli facesse quell’effetto?
Basta, doveva ritornare il freddo professionista che era.
Pertanto raddrizzò le spalle e si decise a parlare:
 
“Oggi vedrò di organizzare la tua fuga all’estero” disse in direzione di Kelly.
 
“Ah, è vero!” ammise lei, leggermente delusa e dimentica del vero motivo per cui era lì.
 
A quelle parole, anche Kaori parve rientrare in modalità sweeper, perché chiese:
 
“Cosa hai intenzione di fare,Ryo?”
 
“Credo che andrò da certa gente che mi deve dei favori: dovrei riuscire a trovare un volo privato che ti possa portare fuori dal paese senza bisogno di documenti vari. Vi chiederei volentieri di venire con me, ma…” e guardò la sua socia con un’espressione strana.
A lei parve realmente dispiaciuto di non poterlo fare, e una folle speranza guizzò nel suo cuore: allora lui veramente la voleva vicina, sentiva il bisogno di stare con lei!
Ma qual era, allora, il motivo per cui non poteva?
E poi Ryo era convinto che Kelly fosse un uomo… forse temeva ancora che la loro cliente ci provasse anche con lei?
Subito dopo Ryo spostò lo sguardo sulla cliente in questione e spiegò:
 
“… non posso, perché sarebbe troppo pericoloso esporre Kelly alla vista degli scagnozzi del suo ex. Se è vero che la stanno cercando, setacceranno il quartiere da cima a fondo, e ne converrai che sei… come dire… troppo appariscente per non dare nell’occhio. L’unico posto sicuro, fino alla partenza, resta casa nostra. Quindi resterete qui, e Kaori ti sorveglierà”.
 
Nuovamente il socio guardò la sua partner, che venne colpita dall’espressione di Ryo, il quale sembrava chiederle scusa; incredibile!
Ryo non aveva bisogno dei consigli degli altri, e quando prendeva una decisione sul lavoro nemmeno lei poteva protestare, doveva accettarla e basta.
Quindi Kaori non sapeva spiegarsi perché, per due volte, avesse avuto la sensazione che a lui dispiacesse non averla accanto e se ne scusasse per questo.
Ma lei annuì in risposta: ci avrebbe pensato lei a sorvegliare la cliente, che stesse tranquillo.
 
“Bene, allora” concluse l’uomo “Vedrò di tornare il prima possibile… non aspettatemi per pranzo” e già stava per infilare la porta d’uscita, quando Kaori aveva già fatto un passo verso di lui:
 
“Ryo?” lo chiamò.
 
“Sì?” rispose lui voltandosi.
 
“… stai attento” quasi gli sussurrò la ragazza “… e torna presto” concluse.
 
E allo sweeper venne una voglia matta di tornare sui suoi passi e correre da lei, e stringerla forte a sé, ma si trattenne, e anzi se possibile sentì crescere l’urgenza di liberarsi di quell’impiccio, anche se non sapeva bene ancora cosa avrebbe fatto poi con la sua socia.
Intanto la faccenda Kelly andava sistemata!
 
Si limitò a risponderle:“Promesso, socia!” e le fece l’occhiolino.
 
Kaori sorrise soddisfatta: Ryo aveva tanti difetti, ma manteneva sempre le sue promesse.
 
Kelly guardò attentamente la sua ospite e mentalmente sbuffò:
 
Guardala! Ci manca solo che le vengano gli occhi a cuoricino!!! Quanto miele,‘sti due!” concluse, quasi schifata e anche un po’ invidiosa.
Si chiese da quanto tempo non si sentisse così innamorata come loro; tanto, troppo tempo, si rispose.
Sospirò.
 
   
 
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