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Autore: ClostridiumDiff2020    16/05/2021    0 recensioni
Questa Storia Partecipa alla 365 Writing Days Challenge 2021
365 finestre...
365 storie, una raccolta di racconti, una raccolta di vite.
Ogni giorno, partendo da una parola, si aprirà una porta verso qualcosa, verso qualcuno...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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136 - occhi di serpente




 
 
Il lavoro lo aveva riassorbito senza che se ne rendesse conto e in un attimo Samuel si era ritrovato travolto dalla routine del reparto.
Era in ambulatorio, detestava stare là, lui si era sempre sentito un animale da pronto intervento. Ma doveva fare la sua parte negli ambulatori per i pazienti meno gravi. Un sacco di reazioni allergiche, turisti con piccole fratture o distorsioni e se c’era la luna piena o ogni santo venerdì o sabato sera interi battaglioni di ubriachi da rimettere in sesto e rispedire a casa.
Alle volte gli arrivava qualche incauto guidatore colto sul fatto dalla polizia, che aveva avuto l’ardire di contestare l’esito dell’esame alcolemico. Come quel signore dai capelli grigio paglia che gli sedeva davanti, paonazzo in volto e ammantato da un alone rancido.
Il poliziotto che lo aveva scordato si era defilato con la scusa del bagno lasciandoli soli.
Samuel si era sorpreso dal suo nervosismo, quell’uomo non gli piaceva affatto. Era più teso di quanto volesse dare a vedere e soltanto per una multa, non era certo qualcosa per cu essere eccessivamente tesi. Lo fissava senza battere le palpebre. Quando Samuel si avvicinò per metterli il laccio emostatico al braccio in un attimo si ritrovò le sue mani alla gola. Era forte, molto più di quanto apparisse. Samuel annaspò sentendosi sollevare da terra, i suoi occhi sembravano cambiare divenire vitrei, serpentini. La stretta si faceva più forte e Samuel iniziava a percepire il mondo sempre più opaco, mentre una moltitudine di ombre iniziavano ad emergere dalle lattescenti pareti. Mentre la fame d’aria diveniva insopportabile e il dolore alla gola serrata da quelle mani che Samuel tentava invano di allontanare da sé.  Samuel sentì uno strattone e lo straniero lo lasciò andare. Samuel crollò a terra ansimando, tossendo. L’aria pungeva ma ogni respiro era vita che tornava da lui.
Percepì delle voci sopra di sé e degli urti. Infine, un grido animale lacerò l’aria mentre una manciata di cenere esplodeva nell’aria. Poi delle mani lo sfiorarono, si vergognò di se stesso di essersi raggomitolato a terra, come un pulcino tremante.
“Samu… Stai bene?” William lo aiutò ad alzarsi.
Samuel avrebbe voluto annuire ma scosse con forza la testa. William gli disse che avrebbe pensato a tutto lui, parlò con il poliziotto, si inventò che il misterioso uomo che aveva aggredito Samuel fosse scappato da una porta di servizio, nessuno fece caso al cumulo di cenere sul pavimento ne dubitarono di quanto detto da William.
Come dal nulla apparve anche Micaela, ignorò William e si diresse da Samuel, ma lui non la ascoltava, la sua voce era un brusio lontano che cercava di farsi strada in un groviglio di dubbi. Continuava a massaggiarsi la gola, mentre nella sua mente si stagliava quel volto, quegli occhi improvvisamente serpentini.  Era una creatura strappata da Pixie? Perché lo aveva aggredito? Aveva paura di essere scoperto? O lo aveva attaccato deliberatamente e si era fatto portare lì appositamente per attaccare lui?  Perché? Non aveva alcun senso eppure, quella lucida determinazione insinuava in lui mille dubbi.
Pixie voleva usare William per dimostrare qualcosa. A se stesso? Al mondo? Lo vedeva come un tramite, aveva senso per il suo piano lasciarlo solo?
Il Cacciatore lo vedeva come uno strumento, un mero oggetto per quello che voleva. Aveva già cercato di allontanarlo da Micaela e forse ci era riuscito, malgrado Samuel sperasse ancora il contrario.
Ma soprattutto il Cacciatore voleva colpirlo, dai racconti di William Samuel vedeva il freddo distacco, divertimento anche? Voleva che William si sentisse solo magari, così sarebbe stato più malleabile, più fragile, gestibile?
Samuel si riscosse e con orrore sollevando lo sguardo sull’amico notò una macchia di sangue si stava rapidamente allargando sul fianco di William, inzuppando la felpa che invano cercava di nascondere. Quando il poliziotto gli era passato accanto sfiorandolo appena William si era tradito con una smorfia di inequivocabile dolore. Samuel stava per balzare in piedi quando Micaela afferrò William per una manica, era pallida e il suo volto tradiva preoccupazione. “Stai sanguinando…”  sussurrò lei con un filo di voce.
Una lacrima solcò il volto di William. “Patetico vero?” sussurrò prima di crollarle addosso privo di sensi.
 
 
 
 
 
Day 136 - Prompt ferita (16.05.2021)

 
   
 
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