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Autore: MaryFangirl    17/05/2021    1 recensioni
Kaede Rukawa riflette sulle relazioni e sulla propria natura apatica, che considera come un principio secondo cui vivere: dopo due anni, si ritrova su un aereo diretto a Kanagawa.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Haruko Akagi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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I overdosed
Should've known your love was a game
Now I can't get you out of my brain
Oh, it's such a shame*
 
 
C'erano solo alcune cose che Hanamichi Sakuragi odiava, oltre a perdere. Odiava essere vulnerabile, odiava essere tradito e odiava Kaede Rukawa. Beh, 'odiare' era una parola forte, ma al momento qualsiasi cosa inferiore sarebbe stata un eufemismo. Mentre camminava sulla strada irregolare, Hanamichi sospirò profondamente. Erano passati alcuni giorni da quando stava ignorando le chiamate di Yohei e si era dato malato abbastanza spesso da essere sicuro che sarebbe stato licenziato entro la fine della settimana.
 
Ma non poteva tornare lì. Non dopo...
 
Un paio di gelidi occhi blu balenarono nella sua mente, la loro familiarità lo spaventò. Aveva fissato troppo quegli occhi in passato da averli memorizzati in maniera particolare. E dopo tanto tempo, ancora lo colpiva.
 
Hanamichi strinse il pugno al pensiero. Il pensiero del tradimento, il pensiero di essere reso così vulnerabile dal fantasma del suo passato, dall'unica persona a cui una volta aveva pensato di poter affidare la propria anima. Quella persona una volta innocente e bellissima, contaminata dal freddo tradimento di una mancanza di spiegazioni e da una partenza improvvisa.
 
Lo ammetteva, la reazione che aveva avuto al locale era stata tutt'altro che ideale. Al ragazzo era venuto in mente che, se avesse incontrato Kaede, la sua reazione sarebbe stata calma e soave, come se la sua presenza non lo avesse influenzato quanto un tempo. Due anni gli avevano dato il tempo e lo spazio di cui aveva bisogno per eliminarlo dalla sua vita. Come avrebbe potuto affrontare Kaede Rukawa adesso?
 
Se doveva essere onesto con se stesso, era più triste che arrabbiato, più ferito che amareggiato. Il fatto che Kaede fosse così disinvolto nel tornare e presentarsi provava più di ogni altra cosa che si trattava di una frustrazione a senso unico. Ancora una volta, gli veniva ricordato quanto i suoi sforzi e il suo impegno fossero insignificanti, soprattutto per uno come lui.
 
Per quanto avrebbe voluto, non poteva cancellare quei momenti che avevano avuto, non proprio. Per quanto fosse stata brusca, si trattava pur sempre dell'unica relazione lunga e ufficiale che avesse mai avuto con qualcuno. Dopo mesi di discreto inseguimento, era terribile sapere che non aveva significato nulla considerando la fase di negazione, confusione e segretezza avevano dovuto sopportare per arrivare fino a quel punto.
 
A cos'era servito tutto quanto, allora?
 
A parte i sentimenti amari, la relazione era comunque stata un'esperienza. Se avesse dovuto ricordare le cose buone, ce ne sarebbero state molte. Kaede non era la persona più romantica che esistesse per quanto riguardava la comunicazione verbale, ma era evidente che ci avesse tenuto attraverso gesti e azioni.
 
“È sempre stato un uomo d'azione” sospirò, sorridendo leggermente.
 
Il breve ma persistente sguardo che Kaede gli rivolgeva non aveva mai mancato di farlo rabbrividire, o il modo in cui gli stringeva, senza preavviso, la mano. Quel contatto affettuoso lo riempiva ancora di felicità ogni volta che ci pensava.
 
Gli mancavano le conversazioni, per quanto insignificanti. A modo suo, Kaede sapeva come calmarlo o motivarlo. Uno dei vantaggi di avere un ragazzo sopra le media, supponeva. C'era un certo conforto nello stare con lui, un legame taciuto che condividevano. Capendosi senza doverne parlare o dire niente.
 
Hanamichi sorrise al ricordo, la sua espressione si addolcì rimpiangendo lentamente la reazione aggressiva nei confronti dell'altro.
 
“Perché è così facile per te?” mormorò Hanamichi, appoggiandosi tristemente alla panchina solitaria. Si chiese perché fosse così bloccato su quel punto; non erano mica sposati. Non era mica stato tradito, almeno non pensava. Non lo amava mica ancora, no?
 
No?
 
“Ah, è tutto così confuso!” Hanamichi strinse i denti, imprecando contro il cielo notturno e il dio lassù che era così ingiusto con lui.
 
“Stai di nuovo gridando alla luna, eh?” fece una voce familiare. Sorpreso, Hanamichi trovò Kaede Rukawa che lo guardò dall'alto al basso, con una borsa della spesa in una mano.
 
“R-Rukawa!”
 
“Dimenticavo quanto sei drammatico” sorrise Kaede.
 
“Co-cosa ci fai qui!”
 
“Cerco di tornare a casa?” rispose Kaede come fosse una domanda, “ti ricordi che vivo nei dintorni, giusto?”

Hanamichi smise di respirare notando la familiarità dell'ambiente circostante. Le sue guance si colorarono di una sottile sfumature scarlatta. Doveva aver vagato accidentalmente mentre era immerso nei suoi pensieri.
 
“Lo...lo sapevo!”
 
Kaede si avvicinò al ragazzo e si fermò accanto a lui, e Hanamichi si allontanò lentamente.
 
“Sei venuto a stalkerarmi?”
 
Le guance di Hanamichi diventarono rosse scarlatte a quell'allusione e cercò freneticamente di negare.
 
“No, cosa? Stai scherzando? È suolo pubblico, sono venuto qui per schiarirmi le idee!”

Kaede ridacchiò alla sua reazione, divertito da quanto fosse agitato e arrossito.
 
“Hai qualcosa in mente?”

“Non sono affari tuoi” rispose immediatamente Hanamichi, voltando il viso dall'altra parte e incrociando le braccia.
 
“Ah, sei ancora arrabbiato con me?”

Silenzio.
 
“Sei ancora arrabbiato con me”
 
Kaede sospirò per quel tipo di comunicazione unilaterale, appena impaziente. Voleva parlare, ma quel rifiuto iniziava davvero a colpirlo.
 
“Senti” iniziò, “hai il diritto di essere arrabbiato, ma dopo due anni pensavo che l'avresti superata”
 
Le sue parole uscirono più freddamente del previsto, ma sorprendentemente aveva poca pazienza verso l'atteggiamento di Hanamichi. All'inizio non ci aveva pensato ad andarsene senza una parola, ma quel rifiuto lo infastidiva più di ogni altra cosa. Dopo il confronto, pensava che almeno ci sarebbe stata qualche iniziativa. Due anni erano un tempo lungo per superare una rottura e anche se sapeva quanto Hanamichi potesse diventare testardo, non pensava che la sua reazione lo avrebbe irritato in quel modo.
 
“Vattene via!” disse Hanamichi a denti stretti.
 
“Sai, mi aspettavo di meglio da te”

“È così che hai fatto tu, Rukawa? L'hai superata e basta?” gridò Hanamichi di rimando, liberando ogni grammo di frustrazione conservata.
 
“Non parlare come se sapessi tutto” il tono di Kaede era basso ma severo, il suo sguardo acuto penetrò gli occhi marroni di Hanamichi. Quest'ultimo si ritrovò sorpreso dalla sua intensità e in parte intimidito.
 
“Se vuoi fare così, va bene, fa' pure. Me ne andrò tra pochi giorni quindi non devi preoccuparti di beccarmi in giro”

Kaede si allontanò, ribollendo di frustrazione. Mentre il suono dei passi si allontava svanendo, Hanamichi si rilassò, il suo corpo tremava. Le lacrime che gli annebbiavano la vista scesero lungo le guance, a poco a poco, bagnandogli il viso. Singhiozzò piano sotto il cielo notturno.
 
Il cuore di Hanamichi soffrì al pensiero, sapeva che stava lottando per riconciliare i suoi sentimenti da solo ma doverli confermare per davvero faceva più male di quanto immaginasse. Dopo tutto quel tempo, a Kaede non importava, non gli era mai importato e mai gli sarebbe importato. La parte peggiore era che, nonostante tutta la testardaggine e la spavalderia, dentro di sé lui ancora ci teneva e questo lo spaventava.
 
 
*We don't talk anymore – Charlie Puth & Selena Gomez
  
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