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Autore: Kagome    17/05/2021    8 recensioni
La festa della mamma colpisce duramente Adrien. Ma quando Marinette fa del suo meglio per tirargli su il morale, la reazione impulsiva del ragazzo provoca un'escalation di eventi molto inaspettata. Riuscirà Chat Noir a sopravvivere a una sessione di 'Obbligo o Verità' con Marinette e Alya? Senza avere un infarto o mettere a repentaglio la sua identità segreta? Leggete e scopritelo ;) Adrienette/Marichat, angst, fluff e bel reveal!
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4 — Confessioni

"Hai soddisfatto la tua curiosità, Gattino?" Marinette sembrava piuttosto agitata e aveva iniziato a lanciargli occhiate un po' strane.

Devo stare attento, pensò Adrien. Ho la brutta sensazione che Alya abbia quasi capito chi sono. Non voglio che lo capisca anche Marinette. Sarebbe davvero imbarazzante, specialmente dopo quello che mi ha detto e fatto vedere. E dopo quel bacio... non riusciva ancora a toglierselo dalla testa. Una cosa era certa, avrebbe ordinato un lotto del miglior Camembert non appena fosse tornato a casa.

Aspetta un attimo, aveva davvero pensato una cosa del genere?

"Uh ... sì, sì," riuscì a dire quando si rese conto di essere rimasto in silenzio per un po'. Entrambe le ragazze lo stavano fissando, in attesa di una sua risposta. Tornò a sedersi di nuovo a gambe incrociate al suo posto, immediatamente imitato da Marinette. "Allora adesso è il tuo turno," terminò lui guardando la ragazza coi codini.

Marinette sorrise e lo fissò. "Chat Noir, Obbligo o Verità?"

Cavolo. "Verità", sussurrò. Non voleva nemmeno pensare a che obbligo gli avrebbe chiesto dopo che le aveva fatto confessare la sua ossessione.

"Interessante..." disse dolcemente la ragazza. "Hai paura, Gattino?"

Chat Noir finse di sentirsi più sicuro di quanto fosse davvero. "Paura? Io? Purr-incipessa, non c'è un singolo osso del mio corpo che abbia paura!"

Marinette fece una risatina, ma ribatté: "Vedremo..." e un brivido corse lungo la schiena dell'eroe in nero. "Allora Chat Noir, mi sono sempre chiesta come e quando ti sei innamorato di Ladybug, e perché?"

"Bella questa!" esclamò Alya e si mise a giocherellare col telefono, senza dubbio mettendolo in registrazione. Chat Noir la guardò accigliato.

Purr-incipessa... questo non è giusto. Hai fatto tre domande! Come, quando e perché. " Le contò sulle sue dita artigliate. "Non sono un po' troppe?"

Marinette lo guardò imbarazzata. "Oh, allora sai contare!" Lui le lanciò un'occhiataccia. “Stavo scherzando, Gattino, non guardarmi così! Beh, suppongo che tu abbia ragione, anche se sono domande correlate quindi penso che possano contare come una sola. Ma va bene, puoi sceglierne una."

“Non preoccuparti, Marinette, rispondo a tutte e tre. Non vorrei lasciarti con la curiosità." Vide il lampo di eccitazione apparire negli occhi di entrambe le ragazze. "Ma è il mio turno dopo e... ti risponderò per intero se mi prometti di rispondere a due domande mie." Le fece un sorriso.

Marinette sospirò e arrossì leggermente, guardando il pavimento. "Mi sembra giusto."

"Va bene. Allora... per rispondere alle tue domande, quand'è che mi sono innamorato di Ladybug? Il primo giorno che l'ho incontrata." Notò che Marinette aveva alzato un sopracciglio e lo stava guardando perplessa. "Ok, hai ragione, ammetto che forse in quel momento si trattava solo di infatuazione o di pura ammirazione. Ma quando l'ho conosciuta mi era apparsa un po' goffa, e insicura di se stessa. Sembrava così fragile e terrorizzata e continuava a dire che non era abbastanza brava, che non doveva essere un supereroe, che era così goffa…" Sembrava un po' come... te? Il pensiero gli passò per la mente per un brevissimo istante, ma decise di parcheggiarlo e pensarci più tardi. Marinette arrossì e lui se ne chiese il motivo.

"Ma poi", continuò, "quando il viso di Papillon apparve nella nuvola di farfalle, la vidi prendere coraggio e determinazione. Affrontò quel mostro e lo mise al suo posto, dimostrando un'incredibile forza interiore, sicurezza e coraggio. In quel momento ho sentito tutti i capelli rizzarmisi in testa per l'ammirazione e ho pensato... Oh wow. Non importa chi sia la ragazza dietro la maschera, è la donna della mia vita." Ripensò a quel momento e non poté fare a meno di avere i brividi al solo ricordo. "Ma hai ragione, probabilmente non mi sono innamorato di lei a quel punto, ho solo ammirato la 'nascita di un eroe'. Però…"

Chiuse gli occhi per un attimo e poi li riaprì, assumendo un'espressione sognante mentre continuava: “Più combattevo al suo fianco, più scoprivo la ragazza dietro la maschera. E non è solo coraggiosa, è anche divertente, impertinente e super creativa. È sempre pronta ad aiutarti e mette a rischio la vita giornalmente per assicurarsi che gli abitanti di Parigi e la città non siano in pericolo. È coraggiosa, ma è anche una ragazza piena di dubbi e di insicurezze. L'ho vista piangere sotto il peso delle sue responsabilità. L'ho vista in preda al panico perché aveva messo a repentaglio la vita del suo mentore, ho visto la sua frustrazione quando non riusciva a capire come usare un Lucky Charm. Un paio di volte ho dovuto darle forza e credimi, non mi è dispiaciuto vedere quel suo lato fragile. Anzi, sono stato orgoglioso che si fidasse di me così tanto da mostrarmelo e chiedermi aiuto". Fissò il vuoto per un po', finché il suo sguardo si concentrò di nuovo su Marinette. Era così carina, tutta turbata in quel modo.

"E sai... anche se continua a respingermi, anche se continua a prendermi in giro, ad esasperarsi ogni volta che scherzo e non riesce a vedere quanto siano miaoravigliosi i miei giochi di parole... più la conosco, più scopro la zampastica ragazza dietro la maschera e non posso fare a meno di innamorarmi di lei ancora di più." Sospirò e guardò di nuovo il nulla di fronte a lui con aria sognante.

"Quindi... la ami anche se non è perfetta?" chiese Marinette.

Lui alzò un sopracciglio. "La amo perché non è perfetta." Sospirò di nuovo. "Amo la ragazza dietro la maschera, Marinette, non i suoi pois!"

"Che buffo," sussurrò Marinette.

"Che cos'è buffo?" chiese lui.

Marinette gli lanciò uno sguardo curioso. "Dici di essere innamorato della ragazza, ma sono sicura che non la riconosceresti nemmeno se fosse in piedi di fronte a te, senza la maschera."

"Non puoi saperlo con certezza," ribatté lui, un po' imbronciato. "Mi piace pensare che almeno riconoscerei quanto sia zampastica. Ma è buffo che tu lo trovi buffo, Marinette." Sorrise nel notare la sorpresa della ragazza alle sue parole. "Posso garantirti che nemmeno tu saresti in grado di riconoscere me, se entrassi in questa stanza senza la maschera."

Marinette inarcò un sopracciglio. "Uhm… mica lo so."

"Quanto ci scommetti?" chiese, grattandosi di nuovo la nuca. "Ma tornando a parlare di Ladybug: è stata molto chiara, non ricambierà mai i miei sentimenti. Continuo a sperare che un giorno possa cambiare idea. Ha menzionato questo ragazzo, ma dopotutto le cose possono cambiare, giusto? Quindi forse un giorno si dimenticherà di lui e inizierà a guardare me invece! La speranza è l'ultima a morire!"

Sospirò di nuovo e guardò in basso, le orecchie piatte sulla testa. Aveva lottato per dire l'ultima frase. Sentì gli occhi riempirglisi di lacrime, e li asciugò rapidamente, facendo un bel respiro per calmarsi. Poi guardò le due ragazze e fu sorpreso di notare che fossero entrambe sbigottite.

"Wow, che pensiero profondo, Chat Noir", disse alla fine Alya. "In base alla tua personalità e al modo in cui flirti, pensavo che amassi Ladybug solo perché era una ragazza forte che ti teneva al tuo posto." Alya rise quando lui la fissò e fece il broncio. “Ma non è così, pare. Grazie per la domanda, Marinette. Quest'informazione è una miniera d'oro per il Ladyblog."

Chat Noir arrossì. "Preferirei che non la usassi per il blog."

"Perchè no?" ribatté Alya. "Non ha niente a che fare con la tua identità e credimi... spezzerai un sacco di cuori con quello che hai appena detto, e non sarei sorpresa se Ladybug ti trattasse diversamente, dopo averlo letto!"

Lo sguardo di Chat Noir si incupì. "Sarebbe bello... ma non credo succederà." Sospirò di nuovo e poi guardò Marinette. "Ho soddisfatto la tua curiosità?"

Marinette lo stava guardando con lo sguardo più dolce che gli avesse mai visto, rossa in viso, e quasi stupita, come se lo vedesse per la prima volta. "Sì," sussurrò.

"Bene," disse lui, e si strofinò le mani. "Allora... per quanto riguarda le mie domande, ti dispiace scegliere la verità, Purr-incipessa?"

"Verità," disse Marinette con un sospiro.

"Grazie. Allora... è il mio turno di chiederti quando ti sei innamorata di quel ragazzo. È Adrien Agreste, giusto? Il modello. Il viso su tutte le foto della tua stanza?" Marinette annuì lentamente. Si guardò intorno. Dovevano esserci almeno quaranta o cinquanta foto di lui lì. Forse di più.

"E... ricordo che Alya ha menzionato un biglietto che questa Nathalie aveva perso. Di cosa stava parlando?" Vide che entrambe le ragazze erano accigliate e lo fissavano. "Ehi, i gatti sono curiosi!" Vide il sorriso astuto sulle labbra di Alya e seppe in quel momento che aveva semplicemente gettato altra paglia sul fuoco dei suoi sospetti. Ma non poteva farci niente, doveva chiederglielo. Non pensava avrebbe mai più avuto un'occasione del genere. Qualunque fosse il costo, voleva — no, doveva — sapere.

Marinette sospirò. "Okay, visto che hai risposto sinceramente a tre mie domande, te lo dico."

Chat Noir si spostò per sedersi più comodo e alzò le orecchie. Il cuore gli batteva all'impazzata. Incrociò le braccia sopra le gambe e aspettò.

"Il primo giorno in cui è venuto a scuola, Chloé lo ha presentato come suo amico, così quando l'ho incontrato avevo già un preconcetto nei suoi riguardi; pensavo fosse come lei, un moccioso ricco e viziato", esordì.

Ahia, pensò lui. La verità fa male...

"Poi quando è finalmente venuto a scuola, il nostro primo incontro è stato un vero disastro. L'ho beccato che trafficava con la mia sedia e l'ho accusato ingiustamente, pensando che stesse mettendo una gomma da masticare dove mi sarei dovuta mettere seduta. Credimi, a quel punto ero arrivata a odiarlo."

Le orecchie di Chat Noir si appiattirono alle sue parole e l'estremità della sua coda iniziò a muoversi a destra e a sinistra.

"Però," continuò lei, "quando uscimmo da scuola pioveva e io avevo dimenticato il mio ombrello. Adrien mi raggiunse, mi spiegò che stava cercando di togliere la gomma dalla mia sedia, non era stato lui a metterla. Mi guardò con quegli splendidi occhi verdi e mi disse che non aveva esperienza in queste cose, era la prima volta che andava a scuola e che voleva solo fare amicizia. Mi diede il suo ombrello, e mi si chiuse in faccia, facendolo ridere. In quel momento vidi un ragazzo gentile, timido e insicuro. Vidi quanto fosse genuino, quanto volesse davvero sistemare le cose con me. E fu un colpo di fulmine. Ci guardammo per un lungo istante... e mi portò via il cuore." Mentre lo diceva, si bloccò i gomiti sulle cosce e si portò le mani alle guance, guardando lo spazio davanti a sé con aria sognante.

Stava scherzando, vero? Ricordava molto bene il giorno in cui le aveva dato l'ombrello. Era il suo primo giorno di scuola! Possibile che le piaceva fin dal primo giorno? E lui che continuava a dire che era 'solo un'amica'. Iniziò a comprendere la frustrazione di Alya.

"Ma... mi hai detto che avevi tutte quelle foto solo perché ti piace la moda!" Doveva chiarire questo dettaglio in testa. Glielo aveva detto anche come Chat Noir, vero? Era abbastanza sicuro che l'avesse fatto, la volta in cui Penny era stata akumizzata in Troublemaker. Lanciò un'occhiata ad Alya e rimpianse di averlo fatto.

La bruna lo stava fissando con un enorme sorriso, le braccia incrociate sul petto, il sopracciglio sollevato. Si stava davvero godendo lo spettacolo. Fu in quel momento che lui seppe che la ragazza l'aveva sgamato, e lei seppe che lui l'aveva capito. Grandioso. Si era rivelato da solo… ma che bravo che era stato.

Guardò di nuovo Marinette quando la sentì sospirare. "Cos'altro potevo dire? A te o a lui? Jagged Stone aveva attentato alla mia privacy e la sua troupe aveva filmato le foto nella mia stanza. Jagged aveva perfino scherzato sul fatto che avessi una cotta per Adrien. E sapevo che Adrien stava guardando il programma. Non ho dormito quella notte, Chat. Dovevo trovare un modo per cambiare le carte in tavola!"

"Ma perché? Se lo ami, perché non glielo dici? Perché fargli credere che lo odi invece?" Sentì Alya sussultare alle sue parole e le lanciò uno sguardo triste.

"Io non sono nessuno, Chat. Sono solo Marinette. È troppo sofisticato per me. Non può funzionare tra di noi. Lo amo più di ogni altra cosa al mondo, ma suo padre non approverebbe mai una relazione tra suo figlio e la figlia di un fornaio. Sarebbe... dannoso per l'immagine del suo marchio." Marinette stava piangendo. Chat Noir avrebbe voluto poter rilasciare la sua trasformazione, darle un enorme abbraccio e baciarla di nuovo. "E poi... quando sono vicino a lui non riesco a esprimermi. Divento ancora più imbranata e goffa, cado nove volte su dieci, dico sciocchezze e ho provato così tante volte a dirgli cosa provo per lui, ma non ci sono mai riuscita! Faccio solo un gran casino e dico cose senza senso cercando di negare anche l'evidenza."

Chat Noir si alzò, andò verso di lei, le si inginocchiò di fronte e le mise le mani sulle spalle. Poi le mise un dito sotto il mento e le sollevò la testa, costringendola a guardarlo.

"Ehi, non dire così. Sei Marinette Dupain-Cheng. Hai vinto un concorso di moda indetto da Gabriel Agreste, hai impressionato Audrey Bourgeois. Sei una ragazza meravigliosa, sempre pronta ad aiutare tutti. Sei coraggiosa, altruista; sei un raggio di sole e un soffio di aria fresca. Non osare mai più dire che non sei nessuno in mia presenza."

"Come... come fai a sapere queste cose, Chat? Tu non c'eri. Avevi perso il tuo Miraculous!"si chiese Marinette ad alta voce.

Come faceva a sapere la scusa che Plagg aveva usato con Ladybug? "Ma io c'ero. Il fatto che avessi perso il mio Miraculous mi ha solo impedito di essere Chat Noir". Vide le labbra di Marinette formare una "o" e pensò per un secondo che avesse capito chi fosse.

"Anche tu sei nel campo della moda?" chiese la ragazza; lui sospirò di sollievo. No, non l'aveva ancora capito.

"Diciamo di sì..." Sorrise un po' forzatamente, notando con la coda dell'occhio che Alya si era messa una mano sulla fronte. "Ma torniamo alle mie domande..."

"Oh sì!" Sembrava quasi che se ne fosse dimenticata. "Scusa Chat... hai chiesto del bigliettino che ha perso Nathalie." La ragazza fece un lungo sospiro. "Era il compleanno di Adrien e gli avevo fatto una sciarpa. L'avevo fatta a mano e avevo passato un sacco di tempo a scegliere il materiale e il colore".

"Sì, ricordo quanti messaggi mi hai mandato alle 2 di notte dicendomi di non sapere cosa fare, di avere questo o quest'altro problema!" Le parole di Alya lo pugnalarono alla schiena. La sciarpa che aveva ricevuto per il suo compleanno? Non era un regalo di suo padre? Amava quella sciarpa, era stato il suo capo preferito per tutto l'inverno!

"Sì. Beh, mi sono domandata fino alla fine se metterci la mia firma o meno..." disse Marinette a voce bassa.

E certo che avresti dovuto farlo! pensò lui, esasperato.

"Alla fine ho deciso che la mia firma avrebbe rovinato la morbidezza del bordo della sciarpa, quindi non ce l'ho messa".

"Quindi? Cos'è successo?"

Marinette sospirò. "Sono andata a casa sua, come oggi, e Nathalie ha preso il regalo e ha detto che glielo avrebbe dato."

"Sì, e ti sei dimenticata di nuovo di firmare il biglietto!" aggiunse Alya.

"Sì," Marinette lanciò uno sguardo pieno di tristezza alla sua amica. "Poi Nino si è akumizzato e ha organizzato una festa per il suo compleanno e sono riuscita a intrufolarmi a casa sua. Ho trovato il regalo nell'ufficio di Nathalie, ho scritto un biglietto su un post-it e l'ho allegato al pacco." La voce di Marinette si era incrinata alle ultime parole e la ragazza sembrò non essere in grado di proseguire.

"Ma poi, la mattina dopo Splendore viene a scuola indossando proprio la sciarpa di Marinette. Gli chiediamo se gli fosse piaciuta e lui ci dice che è un regalo di suo padre!" Alya sembrava oltraggiata. "E la nostra Marinette che cosa fa? Decide di tenere la bocca chiusa. Decide che va bene così. Dopo aver passato due settimane a realizzare la sciarpa, decide che Gabriel Agreste padre può tenersi il merito!" La ragazza sbatté il pugno sul ginocchio per la frustrazione; gli occhi le lanciavano fiamme.

Il sangue di Adrien iniziò a ribollirgli nelle vene. Perché Nathalie aveva fatto una cosa del genere? Non poteva credere che l'unico regalo che avesse ricevuto per il suo compleanno fosse di Marinette! "Ma perché?" riuscì a dire alla fine.

"Avresti dovuto vederlo, Chat." Gli occhi di Marinette assunsero di nuovo un'aria sognante. "Era così felice! Ha detto che era il più bel regalo che suo padre gli avesse mai fatto. Io..." Tirò su col naso. "Non ho avuto il coraggio di dirgli la verità. Non sarebbe stato giusto nei suoi confronti."

Chat Noir sussultò. "Ed era giusto per te, invece?"

"E bravo... è quello che mi sono sempre chiesta pure io!" rifletté Alya.

"Lui era felice e questo mi basta," disse Marinette con aria di sufficienza, ma Chat Noir non aveva alcuna intenzione di demordere.

"E invece no," ribatté. Le prese una mano tra le sue nella foga del momento. "Una volta, qualcuno mi ha detto che quando ricevi un regalo, non importa cosa sia, ma la persona che te lo ha dato. Hai derubato Adrien della consapevolezza di chi fosse la persona che gli aveva fatto quel regalo, e questo è sbagliato. Suo padre non se lo meritava affatto."

Marinette lo guardò per un po' incredula e incapace di rispondere. Sembrava quasi sconfitta. Poi, Chat Noir vide amare lacrime uscire dai suoi bellissimi occhi azzurri e scenderle lungo le guance. La ragazza non cercò di fermarle, e le colarono dal mento sulla mano che lui non reggeva. "Oh Chat..." iniziò, ma non poté continuare, perché lui l'abbracciò istintivamente e le sciolse di nuovo i codini con gli artigli. Le sue dita guantate scivolarono tra i capelli soffici della ragazza. Perché non si scioglieva i capelli più spesso? Amava la sensazione dei suoi capelli tra le sue dita. Doveva usare uno shampoo che odorava di cocco, perché quando le appoggiò il mento sulla testa non sentì più il profumo di gelsomino e fiori di campo, né quello dei biscotti. Solo il cocco — non importava, anche il cocco gli piaceva.

La ragazza tremava e singhiozzava nel suo abbraccio. Che avesse esagerato un po'? Si era così infuriato quando aveva scoperto della sciarpa! Nathalie era fortunata che Marinette avesse un cuore così grande. Non aveva senso tirare fuori il dettaglio adesso, mesi dopo il suo compleanno. Se l'avesse saputo al momento giusto, non gliel'avrebbe fatta passare franca.

"Tutto bene, Marinette?" sussurrò dolcemente mentre le baciava la fronte. Lei annuì e cercò di abbozzare un sorriso. Si asciugò le lacrime con il dorso delle mani e respirò profondamente per calmarsi.

Lui le andò di dietro all'improvviso e si mise a giocherellare con i suoi capelli, creandole due piccole orecchie da gatto ai lati della testa.

"Sei stata trasformata in un gatto, Purr-incipessa! Un gatto proprietà personale di questo Micetto!" scherzò infine. Marinette rise e cercò di allontanarsi dalla sua presa, ma lui era più forte e la tenne ferma mentre afferrava i lacci con cui lei si faceva i codini e li sistemava per dar forma alle orecchie da gatto. Poi tornò di nuovo davanti a lei e ammirò il suo lavoro. "Sei bellissima. Dovrei fare il parrucchiere!" Si fece i complimenti da solo.

"Non male, Gattino," disse Alya. "Marinette potrebbe rubarti il lavoro..." rise, ma Marinette sussultò.

"Alya! Non potrei indossare un Miraculous!" ribatté. "Non sono una supereroina".

Chat Noir la costrinse ad alzare lo sguardo verso di lui. "Non dire sciocchezze, sei stata una perfetta Multimouse!"

"Grazie, Gattino!" Gli sorrise dolcemente. "Ma ero troppo goffa. Ho anche rilasciato la trasformazione di fronte a te, e Ladybug ha detto che non potrà darmi più il Miraculous."

"Ehi!" la interruppe Alya. "Wow wow... mettiamo in pausa la registrazione e riavvolgiamo. Questa è una novità! Hai davvero portato un Miraculous? Quando?" Rimise di nuovo il telefono in modalità registrazione.

Marinette lanciò un'occhiataccia a Chat Noir e le orecchie del ragazzo-gatto si appiattirono sulla sua testa mentre sorrideva nervosamente. "Ops..." mormorò.

"È tutto quello che riesci a dire, Chat Noir?"

Il sorriso gli si allargò quando la mano gli tornò sulla nuca. Ma come? Non era più Gattino?

Quindi, Marinette si voltò di nuovo verso Alya e sospirò. "Sì, Alya. Una volta Ladybug ha chiesto il mio aiuto e mi ha dato il Miraculous del Topo. Ricordi quando la signora Mendeleiev è stata akumizzata in Acchiappakwami?" Alya annuì. "Ladybug mi ha dato quel Miraculous. Ha detto che ho fatto un buon lavoro, ma ho commesso l'errore di rilasciare la mia trasformazione di fronte a Chat Noir, e sembra che nemmeno lui debba sapere chi sono gli eroi. Quindi non potrò più avere il Miraculous. Questo è tutto."

"Capisco. "Alya scrollò le spalle e spense il telefono." Bene... ora tocca a te allora. "

Marinette si voltò verso Chat Noir, che era tornato al suo solito posto. "La risposta ti soddisfa?" gli chiese e lui annuì imbarazzato. Sicuramente aveva soddisfatto la sua curiosità, anche se non era per niente contento della risposta. E ora sarebbe diventato un uomo con una missione. Non sapeva come avrebbe aggiustato le cose, ma avrebbe almeno cercato di dimostrare ai suoi amici di non essere ottuso.

Anche se in questo momento... si sentiva proprio ottuso, il che non lo aiutava. Per niente.

"Alya, Verità o Obbligo? "La voce di Marinette lo riportò alla realtà.

"Obbligo," disse la ragazza, raggiante.

Marinette si prese un po' di tempo per riflettere sulla sua prossima mossa. Poi gli lanciò uno sguardo divertito. Oh cielo... voleva che Alya facesse qualcosa a lui? Quando finiva questo gioco?

"Ti obbligo a suonare la campanella di Chat Noir o ad abbassargli la lampo, se Plagg lo permette."

Chat Noir strabuzzò gli occhi. "Purr-incipessa! Non puoi chiedere ad Alya di suonare la mia campanella!" Si sentiva violato al solo pensiero. "Solo Ladybug può farlo!"

Alya sospirò. "Oh andiamo, Micetto. Non mi sono rimasti molti vestiti addosso, sai? Puoi scordarti che mi tolga il reggiseno e di certo non ti faccio vedere le mutande quindi… devo fare questo Obbligo, suvvia."

La coda di Chat Noir iniziò a sbattere a destra e a sinistra mentre Alya si muoveva verso di lui, e le sue orecchie gli si appiattirono in testa, sollevò gli artigli in maniera difensiva e un forte soffio gli uscì dalla gola. Alya si fermò di colpo, come sbalordita.

"Ma che hai soffiato, Micetto?" chiese dubbiosa. Il ragazzo arrossì ma mantenne la sua posizione difensiva.

"Sì, credo di sì." Arrossì di nuovo. "Scusa, ma nessuno tocca la mia campanella!" Guardò Alya rimettere il telefono in modalità di registrazione e avviare la registrazione spiegando cosa era appena successo e come le aveva soffiato quando lei aveva cercato di suonargli la campanella.

"Ma come mai che adesso ti sei affezionato a quella campanella, Micetto? Prima, quando Marinette cercava di aiutarti ad aprire la zip, non mi eri sembrato tanto preoccupato che lei la facesse suonare. Mi è anche sembrato di averla sentita suonare un paio di volte..."

Chat Noir arrossì al ricordo. "È che... la campana è... un simbolo per me." Guardò Alya che gli lanciò uno sguardo confuso. "Simboleggia il fatto che trovi una famiglia che mi voglia bene." Sentì così tanto calore salirgli al viso che era sicuro che la sua faccia fosse anche più che cremisi a questo punto. "La mia situazione a casa non è... ideale. Non posso dire altro per non mettere a repentaglio la mia identità. Voglio avere una famiglia che mi ami, un giorno."

"Ah," mormorò soavemente Alya. Gli sorrise. "Che cosa tenera, Micetto. Quasi mi dispiace, ma devo fare qualcosa perché come ho già detto, non mi va di spogliarmi ulteriormente in tua presenza!" Si avvicinò cautamente a lui, ma sembrò un po' preoccupata quando gli toccò la campanella con cautela. Il soffio tornò, forte e chiaro, mentre il ragazzo assumeva una posa difensiva e tirava fuori gli artigli.

"Non preoccuparti. Non lo suonerò se non vuoi che lo faccia; cercherò solo di abbassare la lampo. Silenziosamente!" Gli mise la mano sul campanello, tenendolo in modo da impedirgli di emettere alcun suono. Mentre lo faceva, Chat Noir sentì di nuovo la sensazione di qualcosa che si allentava. Respirò meglio: Plagg aveva deciso di collaborare. Alya tirò con decisione il campanello e la cerniera si abbassò, rivelando il suo petto nudo.

"Il tuo kwami ​​è davvero di un umore strano oggi," mormorò Alya. La sua mano si spostò dal campanello sulla sua pelle nuda, facendolo rabbrividire di nuovo. E ancora una volta, non gli piacque affatto. A cosa stava giocando Alya? Le lanciò uno sguardo severo e incrociò le braccia sul petto.

Alya sorrise astutamente. "Adesso tocca a me!" esclamò come se stesse anticipando qualcosa di divertente. Il cuore di Chat Noir accelerò i battiti. Aveva la certezza quasi matematica che avrebbe scelto lui.

"Obbligo!" sbottò.

Alya rise. "Come hai fatto a indovinare che volevo scegliere te?" Rise ancora un po' prima di aggrottare la fronte e iniziare a guardarlo attentamente. "Ok, ne ho trovato uno. Anche se è un po 'imbarazzante..." La ragazza arrossì leggermente e ridacchiò di nuovo.

Chat Noir si preoccupò. Se perfino Alya si imbarazzava al pensiero di questo obbligo, che possibilità di sopravvivenza poteva avere lui? Persino Marinette sembrava preoccupata.

"Chat Noir..." Si fermò drammaticamente mentre si sdraiava sulla schiena, puntellandosi sui gomiti e gli avambracci. Attese ancora, sicuramente per preoccuparlo di più. "Ti obbligo a leccarmi sullo stomaco."

Adrien impallidì. Poi sentì il sangue fluirgli sul viso e il cuore perdere un battito. "Eh?" riuscì a dire, stupefatto

"Mi hai sentito, Micetto. Leccami quì, sullo stomaco, o mostra gli addominali e fai un po' di fan service." Gli fece segno di sbrigarsi. Chat Noir deglutì. Poi deglutì di nuovo.

"Ma... ma non posso farlo." Si stava facendo prendere dal panico. "Cosa penserà Nino?"

Il sorriso di Alya divenne più astuto. "Oh, non preoccuparti. Ho fatto fare ben peggio a Nino..."

Marinette stava guardando Alya in puro shock. "Alya! Stai tramando qualcosa, lo sento. Non chiedi obblighi come questi senza avere qualcosa in mente."

"Mi conosci bene, Marinette. Ma non preoccuparti, scoprirai presto quale sia il mio piano."

Chat Noir considerò l'idea. Ma il solo pensiero di leccare lo stomaco di Alya lo metteva estremamente a disagio. Non avrebbe mai potuto affrontare Nino il giorno dopo a scuola. Ma non voleva arrendersi facilmente, perché aveva il sospetto che Alya avesse lanciato questa sfida perché voleva che lui rifiutasse.

Quindi assunse il suo aspetto più determinato e iniziò a muoversi a quattro zampe in modo sensuale (o almeno sperava!), verso Alya, che ora sembrava un po' preoccupata. Dolce vendetta... Si avvicinò e le posizionò lentamente il viso sopra lo stomaco. La guardò attentamente, notando che il suo sorriso ora sembrava forzato e non più astuto. La fissò per un paio di minuti buoni, sorridendo con il suo sorriso a 32 denti e avvicinando le sue labbra allo stomaco della ragazza finché non furono a pochi centimetri dalla sua pelle. Quindi tornò sui suoi passi, si sedette e disse: "No. Non lo faccio!" Mise con fermezza una mano sul bavero della sua tuta e abbassò la zip fino in fondo usando la campanella. Grazie a Dio Plagg decise di collaborare anche ora e presto il ragazzo tolse tutta la parte superiore del costume, rivelando il fisico tonico e leggermente muscoloso.

"Spero che lo spettacolo ti piaccia." Lo disse con un tono di voce divertito e alzò un sopracciglio in attesa.

Lanciò un'occhiata a Marinette e vide che le guance della ragazza prendevano fuoco. Anche Alya sembrava un po' turbata, il suo sorriso da volpe aleggiava di nuovo sulle sue labbra.

"Uh. Mi hai preoccupata per un attimo, gattaccio dei miei stivali! Sono orgogliosa di te!" Alya gli diede uno schiaffo sulla testa e lo guardò in maniera così trionfante che Marinette iniziò a osservarla con attenzione (e forse preoccupazione).

Chat Noir finse di ignorare il tono canzonatorio della ragazza. "Dunque ne arguisco che lo spettacolo sia di tuo gradimento!" Ridacchiò e iniziò a fare pose da bodybuilder per mettersi in mostra. "E a te, Marinette?" chiese scherzosamente, facendo diventare le guance della ragazza ancora più rosse.

"G ... Gattissimo," disse lei, e gli lanciò uno sguardo divertito. Uh ... era adorabile quando usava i giochi di parole sui gatti! Non riusciva a saziarsi di questa Marinette sfrontata e impertinente che stava scoprendo questa sera nei panni di Chat Noir. Anche se non poteva fare a meno di sentirsi a disagio e vulnerabile senza la sua tuta. Guardò con nostalgia l'indumento nero che gli pendeva dalla vita. Erano rimasti solo i suoi guanti a coprirgli la parte superiore del corpo.

Forse rifiutare l'obbligo non era stata un'idea così geniale. Avrebbe dovuto leccare lo stomaco di Alya. Se lo meritava, dopotutto...


Nota dell'autore


Salve! Come promesso, ecco il nuovo capitolo. Grazie mille per le recensioni! Quando non riesco a continuare a scrivere a causa di un piccolo blocco o qualcosa del genere, torno sempre qui e leggo le recensioni ... e mi danno l'ispirazione per continuare. Quindi, per favore, continuate a darmi un feedback! Posto questo capitolo, metto a letto i bimbi e rispondo alle recensioni che sono ancora in sospeso. Ho avuto una giornataccia oggi, quindi per piacere, tiratemi su il morale!

Ancora una volta, grazie mille a Genxha e Sherry per il loro supporto. Al prossimo capitolo!

   
 
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