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Autore: Maggiechan_75    17/05/2021    1 recensioni
Questa storia è molto particolare e delicata.
Questa storia, racconta della trasformazione di un rapporto tra un uomo e una donna.
Questa storia racconta di quanto un uomo possa amare una donna
Questa storia racconta di quanto una donna possa amare un uomo
Questa storia racconta anche di un amore diverso. Quello tra madre e figlia. Quello tra figlia e madre.
Questa storia mette a risalto i rapporti tra tutti loro.
Questa storia narra come l’amore non basta solo riceverlo ma deve essere interpretato tra le righe, anche quando un gesto sembra indicare esattamente il contrario.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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E’ la prima volta che parlo con te. Così! Come se io te fossimo faccia a faccia.
Avrei voluto farlo da cosi tanto tempo, ma non ne ho mai avuto il coraggio.
Mi è ancora così difficile accettarti.

Solo in questi giorni ho avuto la forza d’animo per farlo.
Ho avuto la forza di guardarti, anche se solo attraverso una foto, e di accettare non solo te ma anche la nostra somiglianza.
Solo ora riesco a comunicare con te.

Vorrei raccontarti così tanto, forse troppo.
Vorrei raccontarti di me, e di cosa provo.
Vorrei farti conoscere l’amore!
Quello che tu non hai mai conosciuto!
Quello che mi sta dimostrando lui in questo momento.

Chissà se riesci a sentire con quanta dolcezza mi sta prendendo per mano.
Mi sta accompagnando da loro, dalla nostra famiglia!

Chissà se riesci a percepire il mio stato d’animo.
Lui ci riesce perfettamente. Ha capito quanto ancora mi sento a disagio in loro presenza.

Forse riesci a percepire meglio i sentimenti di Sayuri.
Forse riesci a percepire la sua emozione nell’avermi qui con lei.
Forse riesci a percepire più lei che me.

Lei ti è stata accanto fino in fondo.
Lei ti ha amato moltissimo e da te ha imparato l’importanza di avere una famiglia.
L’ama così tanto la sua famiglia che passa la maggior parte del suo tempo libero con Jason, suo marito e Sharon sua figlia.

Questa sera ha voluto riproporci uno dei loro tanti momenti insieme.
Chissà se era così che passavate i vostri momenti liberi. Solo tu e lei!
Chissà quanto Sayuri amava questi momenti, basta vedere come si guardano ora Jason, Sharon e Sayuri per capire quanto tutti e tre li amano questi momenti!
Chissà cosa si prova. Un brivido mi scorre lungo la schiena mentre ripenso al mio rapporto con loro. Ryo, Hideyuki, Milagros.

Con mia sorpresa al mio arrivo li ritrovo tutti, adulti compresi, seduti per terra attorno ad un Kotatsu. Sopra di esso tanti pezzettini di puzzle sparpagliati.

- Mamma sei arrivata finalmente -

Lui è il piccolo Hiki, tuo nipote. Guarda che dolce quello sguardo da sotto gli occhiali.

Ogni volta che lo vedo penso a Hideyuki.
Quello che per molti anni ho creduto fosse il mio vero fratello!
Sono due gocce d’acqua. Si assomigliano tantissimo.
E’ così strano visto che non hanno nessuna parentela sanguigna.

La stessa somiglianza la vede anche Ryo.

Per lui non era solo un socio, ma anche colui che lo ha salvato dalla sua solitudine.
Lui lo salvò dalla sua solitudine.
Ryo invece salvò me e Hideyuki dalla nostra di solitudine.
Eravamo l'uno la salvezza dell'altro.
Se non lo fosse stato io sarei rientrata nella mia di solitudine e lui nella sua.
Grazie al profondo legame che ci teneva uniti, io e Ryo siamo riusciti a salvarci dal rischio di ricadere nella nostra solitudine.

Non deve essere facile per lui, come per me, vederlo tutti i giorni nel volto di nostro figlio.
Non deve essere facile eppure lui ha accettato tutto questo e ha trovato la forza per accettarlo e stargli accanto.
Lui c’è riuscito…. Per me è ancora così difficile.

Ha capito quanto sia difficile per me, ma nonostante tutto non me lo fa pesare.
In questi ultimi anni ho usato il lavoro come una scusa per stare lontano da loro.
Solo qui a New York, osservando il diverso rapporto che Sayuri ha instaurato con Sharon, mi sono resa conto di quanto io stia sbagliando.

Ho così tanta paura di occuparmi di loro... di non esserne all’altezza.
Ho così paura di deluderli come tu hai fatto con me.

Tremo lievemente, ma questo non sfugge all’uomo che amo.

Vorrei che riuscissi a sentire il calore che mi sta trasmettendo con il suo abbraccio.
Quanto vorrei che riuscissi a percepire la mia reazione.
E’ così difficile descriverle a parole che mi piacerebbe proprio che la percepissi attraverso la mia pelle.

Ci avviciniamo al tavolo e ci sediamo.

Come è sua abitudine, Ryo si avvicina dietro di me lasciando che la mia schiena si possa appoggiare al suo petto.
Cerco la posizione più adatta affinché le mie gambe rimangano coperte, il mio pensiero corre a quel giorno in cui quelli del MS-13 mi aggredirono.
Scuoto la testa per mandare via i brutti pensieri.

Da qualche tempo ho deciso che devo stare più’ vicino alla mia famiglia.
Ne ho parlato anche con il presidente della mia compagnia. Anche lui ha una famiglia. Sapeva che prima o poi gli avrei potuto fare una richiesta del genere. Quel giorno mi ha sorriso capendo subito le mie esigenze.
Ha deciso di affiancarmi a Sally. Lei è giovane, una ragazza che vuole fare carriera. Ama viaggiare e non ha una famiglia dalla quale deve tornare.
Sarà lei ad assentarsi spesso da casa mentre io mi occuperò del lavoro nella sede di Tokyo così da poter tornare a casa ogni sera.
Viaggerò ancora, adoro quella parte del mio lavoro, ma lo farò solo nel caso in qui ci siano questioni particolarmente delicate e di difficile gestione.

Ma ora sono in vacanza, devo imparare a non pensare al lavoro in questi momenti.
Voglio godermi questa serata, voglio godermi il piacere di stare con la mia famiglia.
Ho perso così tanti anni a scappare da essa che ora me ne vergogno.
Voglio imparare a farlo, voglio imparare a stare con loro.
Ho perso troppo tempo lontano da tutti loro.

Ho lasciato che Ryo si occupasse di tutto, anche di ciò di cui avrei dovuto occuparmi io.
Mi ha così stupito.

Quando l’ho conosciuto faceva fatica malapena a prendersi cura di se stesso che non avrei mai creduto che un giorno riuscisse a prendersi cura di qualcun altro.

Guardo distrattamente i ragazzi giocare.
Sono così felici di essere qui tutti insieme.
Li osservo come se fosse la prima volta che li guardo. Sono così diversi.

Sharon deve essere abituata a giocare, sistema i pezzi in un ordine apparentemente logico.

Hideyuki non ci gioca spesso, ma pazientemente osserva sua cugina e ascolta i suoi consigli.

Sorrido nel vedere Milagros spazientirsi tentando di assemblare a casaccio i tasselli in base alla forma.
In questo mi assomiglia moltissimo.

Non sono giochi adatti a noi che abbiamo poca concentrazione, precisione e pazienza.
Ci annoiano e ci mettono a disagio.

Ryo invece osserva attentamente Sharon annuendo ad ogni sua mossa. Lui conosce bene il puzzle perché con la piccola Angel ci giocavano spesso.

Quest’anno Mia ha compiuto 8 anni, ormai è una signorina. Proprio come Milagros.

Il ricordo di Mia mi riporta al giorno in cui è nata. A quella sera in cui io e lui ci siamo rivisti dopo che io lo avevo lasciato. Erano passati diciotto mesi da quel giorno.

Sai bene quali potessero essere stati i miei pensieri quella sera.
Dopo quella esperienza, vedere un neonato mi aveva reso ancora più vulnerabile.

Sai bene quanto mi era difficile entrare in quel reparto. Sono maledettamente tutti così uguali.
Ogni volta che metto piede dentro in uno di quelli, il primo pensiero non è il ricordo della nascita di Hideyuki, ma di lui della nascita del mio “nulla”.

Ero così invidiosa della felicità di Mick e Kazue. In quel momento, loro potevano abbracciare Mia.

Potevano sentire il suo urlo.
Nove mesi prima anche io ne ho sentito uno.
Era il mio urlo disperato.
Era il mio urlo di dolore.

Fino all’ultimo ci avevo così sperato, avevo così desiderato che medici si fossero sbagliati.
Avrei tanto voluto sentire l’urlo di nostro figlio.
Le mie braccia si sono sentite così vuote.
Io mi sono sentita così sola.
Ho provato una rabbia verso di te molto forte.
Quel giorno ti ho odiata così tanto mamma!

Dopo sette mesi di terapia credevo di averlo accettato.
Credevo di essere riuscita a perdonarti.
Credevo di essere riuscita a perdonarmi.
Mi rendo conto che non ci riuscirò mai.

Il mio corpo ha voluto punirmi perché ho avuto paura di seguire la natura di ogni donna.

Ho avuto paura di prendermi la responsabilità di allevare un bambino.
Avevo così disperatamente paura di diventare madre che credevo che non lo sarei mai diventata.

Quanto vorrei che lo sentissi questo calore protettivo.
Quanto vorrei che anche tu provassi il calore che l’uomo che amo mi sta trasmettendo.
Quanto vorrei che anche tu avessi avuto un uomo che avesse fatto da padre alle tue figlie.

Se non fosse stato per lui, probabilmente non avrei mai avuto il coraggio di diventare madre.

Avevamo già Milagros credevo potesse bastarci.

A me sicuramente sarebbe bastato, a lui no! Lui lo voleva così tanto un figlio che lo si poteva perfino respirare il suo desiderio.
Silenziosamente mi lanciava segnali ogni giorno, ogni ora, ogni minuto.

I miei pensieri vengono distratti dalla sua voce.

- Stai bene? -

Amare è anche questo, capire i silenzi.
Amare è stare accanto anche se la persona che ami è distante.
Come lo sono io con lui in questo momento.

Penso a lui, ma sto parlando con te, mamma!

Penso che lui lo abbia capito!

Sapendo quanto sia difficile per me questo momento sta cercando di starmi accanto come può.

Oh quanto vorrei che lo sentissi il calore che mi trasmette questo abbraccio.

Ogni giorno mi riempe di attenzioni, ma sta bene attento a non soffocarmi.
Amo come ha imparato a rispettare i miei spazi.

Tutto questo mi fa commuovere

- nuestras montañas - mormoro in spagnolo rendendomi conto che il puzzle che hanno appena finito di comporre i bambini raffigura le nostre montagne.

Lo spagnolo è diventata la nostra lingua. Quella che usiamo nei momenti più intimi.

- Te ne sei accorta. Mi amor -

Sta vibrando, è emozionato quanto me nel ricordare cosa c’è lassù.
Là sulle nostre montagne.
I miei pensieri vanno alla nostra baita, un luogo dimenticato da tutti, tranne che da noi.
Solo là riusciamo ad essere noi stessi, ad essere solo Ryo e Kaori.

Solo in quei luoghi si sente talmente al sicuro da togliersi la fodera della pistola e a lasciarla nel vano portaoggetti della nostra macchina. E là rimane per tutto il tempo! Per ore, per giorni.

Anche io mi sento al sicuro, talmente tanto che solo tra quelle montagne riesco a vedermi ma soprattutto a sentirmi parte di una coppia e di una famiglia.
Solo là tra quelle montagne riuscivo ad immaginarmi mamma ancora prima di diventarlo.
Solo là tra quelle montagne, quando siamo solo io e lui, e lontano dai piccoli.
Là riesco a sentirmi più mamma e famiglia di quando sono a casa in loro compagnia.

Avevamo così paura di portare fuori da quelle montagne il nostro amore che lo nascondevamo dietro alle nostre paure e ai nostri timori.

Solo là tra le nostre montagne, ho avuto il coraggio di renderlo felice.
Solo là ho avuto il coraggio di dirgli di sì.
S
olo là ho avuto il coraggio di realizzare il suo desiderio. Quello di diventare padre.

Solo ora noto che Hiki si è addormentato. Ha un espressione così tenera. Forse è il caso di ...

- E’ ora di mettere a letto i bimbi -

Sussurro a Ryo facendogli notare che il piccolo si è addormentato.

- Aspettami pure in camera, io lo porto a letto -

Mi risponde come è sua abitudine.

- Stasera vorrei farlo io -

Gli sorrido dolcemente mentre lascio che me lo adagi delicatamente tra le mie braccia.
Lo sento emozionarsi da questo mio gesto inaspettato.
Le sue labbra si avvicinano alle mie le sfiorano, mormorano “grazie” e poi si lasciano andare ad un tenero bacio delicato.

   
 
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