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Autore: Brume    17/05/2021    3 recensioni
Si sono incontrati per caso, Ryo e Kaori, sei anni dopo la morte di Hideyuki; durante un brevissimo incontro in un bar riemergono ricordi dai Kaori fugge mentre lui vorrebbe capire: capire perchè anni prima è andata via, capire cosa è quella sensazione che prova pensando e stando insieme a lei, l' unica in grado di avergli dato un pò di pace. E' il seguito di "Una -quasi- favola natalizia".
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Kaori 

E’ stato un sonno agitato, il tuo.  

Come pensavo...hai avuto un  po' di febbre: per fortuna nulla di grave, che non si sia potuto risolvere con un antipiretico generico che, dopo aver preso, ti ha fatto dormire come un sasso. Io, invece, mi sono addormentata solo poche ore fa; ho vegliato su di te, ascoltato il battito del tuo cuore ed il tuo respiro accanto a me, dopo tanto tempo....ed è stato bellissimo. Mi ha riempito l’ anima. Ora...da qualche minuto, sono sveglia: i ragazzi credo siano già andati via perché non sento alcun rumore. Intorno a noi il silenzio di questo posto, il rumore del ruscello e di un lieve vento che si è alzato.Ti osservo e...non mi sembra ancora vero che tu sia vivo…che tu sia qui insieme me: non ci credevo quasi più. 

Il fruscio del lenzuolo leggero mi distoglie dai pensieri.  

Il mio sguardo percorre la sagoma del tuo corpo sotto la stoffa , vedo  le tue gambe si muovono , il petto sollevarsi, i muscoli tesi; quando arrivo al tuo viso trovo i tuoi magnifici occhi aperti, quegli occhi dal colore così strano che io amo tanto. 

“Buongiorno, Kaori” mi dici piegando leggermente il capo  per osservarmi meglio; il tuo viso è scalfito da taglie e ferite leggere, le occhiaie cerchiano i tuoi occhi. 

“Buongiorno, Ryo” ti rispondo girandomi su di un fianco per poterti osservare meglio. Niente di più: ciò che viene dopo a queste poche parole ed a questo gioco di sguardi è silenzio, un silenzio traboccante di gioia e amore che non ha bisogno di essere pronunciato in cui le nostre mani si cercano, finchè i palmi non si fondono tra loro e le dita stringono forte; ancora un sorriso, ancora silenzio, ancora amore. Nelle nostre anime, sono sicura, stanno passando i pensieri che ci hanno avvolto e fatto compagnia in questi giorni; è così, lo leggo nei tuoi occhi che improvvisamente si velano.  

Ryo, è tutto finito” dico riscoprendomi  la parte più forte tra i due in questo momento; tu mi osservi e sento il tuo corpo scuotersi come trattenesse qualcosa. Mi avvicino e ti prendo tra le mie braccia, ti stringo forte facendo attenzione al braccio e tu posi subito il tuo viso nell’ incavo del mio collo. 

“E’ stato un incubo” ti sento dire ed al contempo sento la mia pelle bagnarsi. 

“Si, è stata dura...per tutti” rispondo accarezzandoti i capelli. Fai un respiro, un respiro profondo. Sospiro anche io. 

L’ ho ucciso” dici infine e ho la certezza di quello che passa nel tuo cuore; non dico nulla ma aspetto altre parole, altri sospiri. “E’...era un pazzo, Kaori...ma era pur sempre la persona che mi ha cresciuto...non dimenticherò mai il suo sguardo, alla fine...” dice. Sento i suoi singhiozzi; trattengo a stento le lacrime perché quella forte, in questo momento, devo essere io. Lui viene prima di qualsiasi altra cosa, in quest’ attimo; decido quindi di proporgli una cosa. 

Ryo, ascoltami... tu hai fatto ciò che credevi giusto... non è stato facile e probabilmente ricorderai questo per un po' di tempo...ma lo hai salvato. Mettendo fine alla sua vita lo hai salvato, hai dato un freno alla pazzia che lo aveva divorato...” ti dico tutto d’ un fiato; sollevi il capo, mi guardi e ti prendo il viso tra le mani, appoggiando le mie labbra sulle tue. 

“I ragazzi non torneranno che tra qualche giorno. Ryo, ora non devi pensare a me, alle nuove vite che stanno crescendo...devi pensare  a te. Prenditi questa giornata per te, prenditi un po' di tempo... ti lascerò solo...resta qui se vuoi oppure esci a fare due passi: riprendi te stesso, riprendi la tua vita....”. 

Mi guardi e leggo un enorme punto interrogativo nel tuo sguardo. 

“...Non vogli abbanonarti nemmeno un istante, è fuori discussione” mi rispondi serio.  
“...ti farebbe bene” dico. Ma sei irremovibile. “Prenditi almeno qualche ora...” propongo. E’ tutto ciò che riesco a fare e dirti in questo momento...e che, tutto sommato, mi sembra più logico e ottimale: non mi peserà stare lontano da te ancora un giorno perché mi rendo conto che questo passo è necessario affinchè noi possiamo iniziare una nuova vita. 

Annuisci e mi abbracci, forte; le tue mani mi accarezzano e si posano sul ventre, ancora, regalandomi brividi e felicità. 

“Non me ne rendo ancora conto” dici, quasi sottovoce, emozionato “ diventerò padre...io...che prima di incontrarti e per tutta la mia vita mai avrei pensato a tutto ciò... “. Ti bacio i capelli, sanno di polvere da sparo, un odore ormai a cui sono abituata.  

Sorrido; cala ancora il silenzio tra noi, rimaniamo vicini e abbracciati ed il sonno ci coglie tra mille carezze,  mentre il sole si alza e prende posto nel cielo. 

 

 

 

Quando mi sveglio , tu non ci sei.  

 Non so e non voglio sapere dove tu sia finito, voglio che tu prenda tutto il tempo che ti serve e sono felice che tu abbia capito quanto sia importante.Mi alzo, prendo una felpa leggera che ho posato sulla sedia accanto al letto e scendo; osservando bene questa piccola casetta posso dire che è davvero carina, Miki ha fatto un buon lavoro. Mi avvicino al gas, accendo la piastra e mi preparo un caffè liofilizzato che trovo sul piano di lavoro poi spio nella piccola dispensa e recupero dei biscotti e dell’ acqua. 

Sembra quasi di essere in vacanza; recupero le medicine che qualcuno ha preso dalla mia borsa e sistemato sul tavolo come promemoria e , quando tutto e pronto, mi siedo. Chissà come saranno questi due ragazzi! Mi chiedo, immaginando forse per la prima volta che diventerò madre. Assomiglieranno a me oppure a Ryo? 

Sorrido. 

Chi se ne importa: sono i nostri figli, voglio che siano sani e felici, solo questo. Mentre bevo il caffè e prendo le medicine, mangio anche qualche biscotto. Chissà che ore sono...chissà dove siamo. 

Mi alzo, apro la porta ed esco. Non ci sei, fuori, forse stai passeggiando nel bosco; rientro, cerco il piccolo bagno che c’è nel sottoscala e mi sistemo. E’ un po' stretto ma riesco a fare tutto ciò che devo; salgo al piano di sopra, recupero qualcosa di pulito, mi cambio...e do il via a questa giornata, con il sorriso sulle labbra. 

 

 

Ryo 

Sono tutto indolenzito, ma ho avuto fortuna.  

Prima di tutto: sono vivo.  

In secondo luogo: me la sono cavata con poco, qualche escoriazione ed una distorsione. 

Non mi pare vero che ancora sia tutto finito e che ce l’ abbia fatta. Quando sono entrato nel quartiere generale di mio padre, a dirla tutta, ero convinto fosse una mossa suicida e ci ho messo del tempo per capire che una via di uscita ci sarebbe stata...ora è tutto così strano; sono libero, ma quella zavorra, la mia vita...non si può cancellare così, con un colpo di spugna. 

Faccio qualche piccolo passo.  

Mi sono allontanato un po' dalla baita di Umi ma non sono in pericolo perché questi spazi li conosco bene; Kaori, la mia Kaori...ancora una volta ha saputo sacrificarsi per me, ancora una volta ha capito...sa che ho bisogno di stare qui, da solo, per un po'. 

Faccio ancora qualche passo. 

Sono dolorante, mi accuccio a terra facendo attenzione, mi guardo in giro. Chiudo gli occhi e aspiro l’ aria di questa fresca mattina, annuso ogni singolo profumo e mi rendo conto che nella mia vita, a parte Kaori, ho solo sentito l’ odore dell’ odio e della polvere da sparo. 

Che brutta cosa, eh?  dico tra me; abbasso la testa, osservo piccole formichine in fila indiana che se ne vanno a zonzo...e sorrido.Quando mai mi è capitato di vedere una formica e di sorridere, di guardare il cielo e sorridere...di sorridere senza pensare a niente altro? Mi rendo conto che non l’ ho fatto mai e mi rattristo, giuro a me stesso che ai miei figli, a quelle creature nel grembo di Kaori che nemmeno pensavo di avere nella mia vita... beh, imparare a guardare il cielo e sorridere sarà la prima cosa che insegnerò loro! 

 

Mi alzo. 

Proseguo nel mio cammino, lasciando che le gambe mi portino dove riesco e stando attento a non ferirmi oltre ed ogni passo ripercorre qualcosa della mia vita. Si, mi sento strano: mi sento libero, senza catene...anche se in cuor mio so che una vita per così dire normale non l’ avrò mai, ho comunque la speranza, ed è una gran bella cosa. Il sole è ormai alto quando decido di fare ritorno da lei. Ho pianto, ho urlato, sono rimasto in silenzio; ho ascoltato, visto, sentito l’ aura di ognuna delle persone che hanno incrociato il mio cammino....ho vagato con lo sguardo rivolto al cielo e osservato i pesci nel ruscello. Mi sono allontanato, il mio spirito ha volato alto nel cielo e poi si è buttato a capofitto nell’ inferno ma ora...ora devo tornare da Lei. 

 

Quando la vedo dai margini del bosco, mi incanto.E’ bellissima. 

Nella sua innocenza, nel suo modo di fare, nel suo sorridere felice mentre si osserva il ventre. Metto la mano sana in tasca e rimango li come un ebete a fissarla, perché è così che lei mi riduce ogni qual volta il mio sguardo la incrocia: ora sta uscendo sulla piccola veranda, si è seduta sugli scalini e si osserva i piedi.  

Sorridi. 

Anche da qui, ti sento.Te l’ ho detto una delle prime volte che ci siamo rivisti: la tua aura la riconoscerei ovunque.  E’ quella di un fiore candido dal profumo fresco: come potrei non riconoscere tanta bellezza? 

Mi vedi. 

Alzi la mano , non mi chiami, fai solo quel cenno; mi avvicino finchè riesco ad allungare la mia mano verso di te e , facendo leva, ti alzo e ti prendo nel mio abbraccio a metà. 

“Kaori” sussurro alle tue orecchie “ ...grazie” 

Ti stupisci, mi guardi, appoggi il tuo viso al mio petto. 

Perchè?” mi chiedi, con un filo di voce; accarezzo i tuoi capelli e sorriso. Ancora ed ancora. 

Perchè sei entrata nella mia vita, perché mi darai una nuova vita...anzi...più di una!...perchè se non ti avessi rivista in quel bar e poi non avessi preso coraggio e credo sarei sprofondato ancora di più nel baratro che mi ostinavo a sfiorare...” ti dico, ripensando a quel periodo. Tu sembri pensierosa e li per lì non dici nulla, ma ti stacchi da me, prendi la mia mano ed inizi a camminare finchè non arriviamo ad una sorta di panca , sul retro della casa, dalla quale possiamo osservare le colline. 

“Ci siamo salvati in due, Ryo...ci siamo salvati a vicenda. Abbiamo combattuto i nostri demoni, le nostre incertezze. Abbiamo rischiato di separarci e ci siamo ritrovati più forti di prima....Senza di te non so cosa e come avrei fatto” mi rispondi. I tuoi occhi sono lucidi, pieni di malinconia; sono sicuro che stai pensando a tuo fratello, al mio caro amico. Entrambi rimaniamo in silenzio, allungando le nostre schiene fino a toccare la parete della baita; io sollevo gli occhi ed osservo la cima degli alberi e con un gesto automatico allungo la mia mano sulla tua pancia, dove appoggio il palmo. La tua mano mi raggiunge, è bello pensare che questo nostro amore ci porterà due figli... 

“Mi dispiace non esserci stato...averti lasciata sola ad affrontare questo” dico. 

“Non dirlo nemmeno per scherzo, Ryo... non pensarci...ora siamo qui. Io voglio solo dimenticare e ricominciare da capo, ricominciare da noi” mi dici. Annuisco, hai ragione; sai anche tu che non sarà facile  ma da qualche parte dobbiamo iniziare. 

Sorrido, ti guardo, sono davvero senza parole; avvicino il mio viso e ti bacio. Mi sono mancate le tue labbra, mi è mancato ogni centimetro di te...quando ti bacio mi sembra quasi...di volare! 

“Credi...credi che...” mi chiedi arrossendo, mentre ti mordi  labbra ansimanti ed i tuoi occhi si accendono. Coinvolti da baci e carezze sempre più spinti, presto di troviamo distesi sull’ erba e tutto il mondo...scompare. 

Siamo noi. 

Solo noi. 

 

 

 

Kaori 

Avevo voglia di te, Ryo...una voglia che nemmeno puoi immaginare, o forse si...;  ci siamo rotolati nell’ erba per un po' come due ragazzini  recuperando il tempo perduto e ci siamo amati, abbiamo pianto, e abbiamo riso...già, abbiamo riso come non mai perché finalmente siano liberi. Ancora non ci credo, ma …ora siamo qui e nessuno ci separerà; potremmo vivere più o meno come due persone normali. Forse, dico forse….potrò anche riprendere il mio lavoro se ancora mi vorranno…. 

“ A cosa pensi? Mi chiedi mente con un filo di erba mi solletichi il collo; i tuoi occhi seguono i miei lineamenti, poi tornato a fissarmi.  

“...a noi… alla nostra vita, da ora in poi" rispondo sinceramente “ a quando torneremo a casa….al fatto che siamo liberi… al fatto che forse potrei anche riprendere il mio lavoro…” rispondo.  

Mi rialzo, prendo la maglietta ed i pantaloni, mi rivesto. Comincio ad avere fresco. 

“...hai dimenticato qualcosa"  dici, imitandomi; sorridi e poi il tuo indice indica la mia pancia. Inclino il capo un po'. 

Cosa?”chiedo conoscendo la risposta. 

“... ci sono due esserino laggiù  e non credo siano d’accordo accordo  con te" mi dici: ti abbassi, appoggi l orecchio sul ventre, fai strane facce e vocine. 

Eh?  Che dite? Ho ragione io, vero? Borbotti.Quando ti rimetti in piedi mi abbracci carezzandomi la schiena.  

“Hanno detto che posso pensarci io a voi e che per momento non serve che tu vada al lavoro. Dicono che vogliono stare vicino a te per un bel po, almeno fino a quando non andranno all' asilo” mi dice.  Scoppio  a ridere perché la sua voce sembra quella di un cartone animato, è troppo buffo. 

“Va bene, vedremo” rispondo mentre rientriamo in casa e ci sediamo sul divano, iniziando a parlare del più e meno. Gli racconto dell’ ecografia , gli dico i miei timori e confesso i miei songi. Per un attimo torna triste e sono a cosa pensa... cambio quindi argomento e cominciamo ad immaginarci questi bambini. 

“...mi piacerebbe se...fossero maschio e femmina” dico; sarebbe davvero bellissimo; il tuo sguardo si perde in un punto non ben precisato della cucina e rimani in silenzio. 

“Torniamo a casa, Kaori” mi dici poi all’ improvviso balzando in piedi. Ti guardo. 

“Anche volendo...non abbiamo un mezzo” rispondo indicandoti la radura vuota. 

Sei un po' deluso e abbassi il capo. Poi l’ illuminazione. 

“...Nel capanno a qualche centinaio di metri da qui dovrebbe esserci ancora la mia vecchia moto...potrei vedere se funziona giusto quel tanto per farci arrivare tra la civiltà” mi dici. “Sempre che...non sia troppo pericoloso per te”. 

Ti prendo la mano. 

“Tu non ci faresti del male. Mi hai sempre protetto, lo farai anche ora: se lo desideri, possiamo andare” rispondo. 

 

E’ così. 

Nel giro di una oretta, ci mettiamo in viaggio. Raggiungiamo il villaggio vicino e cerchiamo un mezzo di trasporto; troviamo un autobus e lo prendiamo, insieme a coppie di anziani  ed a mamme con bambini. 

Nemmeno cinque minuti dopo iniziamo a ridere tanto da piangere, mi fa male tutto il viso a forza di ridere; tu, il terrore della malavita... torni a casa in  autobus seduto  sull’ ultima fila di sedili, con un bambino che ti sbava sulla maglietta e la sottoscritta che ride senza sosta. 

Sembri leggermi dentro perché ti volti, mi osservi. 

“Torniamo a casa, Kaori” mi sussurri con tutta la dolcezza del mondo. Guardo davanti a me, questa vita normale, queste persone qualunque, e mi sento felice. 

“Torniamo a casa, Ryo” rispondo solamente, mentre lo stomaco inizia a brontolare per la fame ed un bambino ti canta una canzoncina.  

   
 
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