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Autore: Aagainst    18/05/2021    3 recensioni
Dal sesto capitolo:
“I miei vecchi quaderni sono ancora riposti negli scaffali, come se il tempo non fosse mai passato. Ne prendo uno a caso e lo apro. Lo sfoglio, il cuore in gola. I testi di vecchie canzoni che nemmeno ricordavo di aver scritto mi travolgono, senza alcuna pietà. Ripenso a ciò che mi ha detto Bellamy qualche giorno fa. Ho perso la mia musica. Ho perso la mia casa. E, anche se mi sembrano così vicine, non sono mai state più lontane. “
Sono passati sei anni da quando Clarke ha lasciato Polis per inseguire il suo sogno e diventare cantante e quattro da quando ha tagliato definitivamente i rapporti con chiunque appartenesse al suo passato. Costretta dal suo manager a tornare a casa dopo l’ennesima bravata, ritroverà la sua vecchia vita ad attenderla, tra cui due occhi verdi carichi di domande.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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10.

 

We've all been sorry, we've all been hurt
But how we survive, is what makes us who we are
(Rise Against-Surivive)

 

 

“Ricordami perché ho accettato di seguirti.” dico acida mentre entro con Raven nel locale in cui ha deciso di portarmi.

“Dai, non fare così, i tuoi amici ci hanno invitate e sarebbe stato scortese rifiutare.”. Alzo gli occhi al cielo e non rispondo. Ho il sospetto che la mia amica abbia qualche secondo fine, devo solo scoprire cosa le frulla nel cervello. 

“Griffin.” mi saluta freddamente Anya. Alzo le mani in segno di pace e sgattaiolo via, dirigendomi al bancone. L’Azgeda è uno dei pochi locali di Polis, un pub che ha visto me e gli altri crescere durante gli anni. È qui che io, Bellamy e Jasper abbiamo cominciato ad esibirci dal vivo. Mi sembrano essere passati secoli. 

“Ehi, guarda un po’ chi si vede.”. Roan Frost, proprietario del pub. Capelli lunghi, sguardo intimidatorio e un cuore d’oro, non saprei come altro definirlo. A differenza di sua madre, lei sì che era una strega.

“L’ultima volta che ti ho vista non avevi nemmeno l’età per bere.”

“E ora invece ce l’ho. Del whisky, per favore.” ribatto.

“E whisky sia.” risponde lui, riempiendo un bicchiere e passandomelo. Bevo tutto d’un fiato e per poco non gli viene un colpo.

“Ehi, vacci piano con quello.” mi ammonisce. 

“Tranquillo, mi serve ben altro per farmi ubriacare.” lo rassicuro, anche se penso di averlo solo fatto preoccupare di più. “Cioè, voglio solo dire che reggo molto bene l’alcol, tutto qui.” cerco di smorzare la tensione. Mi guarda, non troppo convinto. 

“Allora, cosa ti porta qui a Polis? Ho visto quello che hai combinato a Beverly Hills. Dio, quella povera macchina l’hai ridotta proprio male.”

“È stata solo una serata no, tutto qui.” dichiaro. “Resterò qui per un mese per registrare il nuovo album e riposarmi un po’”. Roan annuisce e mi sorride. Fa per aggiungere qualcosa, quando due mani mi coprono gli occhi e mi attirano all’indietro. Le tocco, cercando di indovinare a chi appartengono.

“Jasper, non è divertente.” protesto. “Come stai?” gli chiedo poi. Fa spallucce.

“Ora che sei qui, sto meglio.” risponde. 

“Ruffiano.” replico, per poi voltarmi dall’altra parte e salutare Bellamy ed Echo. 

“Clarke, alla fine siete venute. Dov’è Raven?” mi chiede il mio amico e io non so risponderle. Già, dov’è?

“Io... Era qui fino ad un secondo fa.”

“Avrà trovato qualcuno, non vi preoccupate.” ci rassicura Echo e, non so perché, ho il sentore che lei sia a conoscenza di qualcosa che, invece, io ignoro completamente. Decido di lasciar perdere ed ordino un altro bicchiere di whisky che, prontamente, Roan mi serve. Notiamo Octavia e Lincoln aggirarsi per il pub e alziamo le mani, per farci vedere. In men che non si dica ci raggiungono e, a questo punto, siamo quasi al completo. Esatto, quasi. Mancano Monty e Harper.

“Non possono venire.” dichiara Bellamy, giochicchiando con il bicchiere di bourbon che ha appena ordinato. 

“Come mai?” chiedo. Bellamy si guarda intorno, ma non mi risponde.

“Beh, Harper è...” comincia a dire Lincoln, per essere immediatamente fulminato con lo sguardo da Echo. Non riesco a capire.

“Stanno bene, no?” mi preoccupo. Bellamy beve un po’ del suo bourbon e si lecca le labbra. 

“Ne sono cambiate di cose da quando te ne sai andata, Clarke.” conclude infine, con tono amaro. Mi gratto la fronte sempre più confusa, ma mi arrendo e non pongo altre domande. Ordino l’ennesimo bicchiere di whisky, ma Jasper si avvicina e me lo ruba dalle mani.

“Ehi!” protesto.

“Spiacente Clarke, ordini dall’alto.”. Inarco le sopracciglia. Oggi non riesco a seguire nessuno dei discorsi dei miei amici, non capisco se sia un mio problema o cosa.

“Ordini di Raven.” si spiega Jasper e io sbuffo. So che limitare gli alcolici non potrà farmi che bene, ma resta il fatto che Raven non ha diritto di impicciarsi così a fondo nella mia vita privata. Sospiro. No, mi sbaglio, il diritto ce l’ha eccome. Non siamo solo amiche, per lei io sono parte del suo lavoro. Se mi dovesse succedere qualcosa, lei sarebbe la prima a risponderne. 

“Su con la vita Griffin.” cerca di confortarmi Roan, nemmeno lui sa per cosa. Gli sorrido, mentre lo osservo lasciare momentaneamente la postazione e dirigersi verso il piccolo palco presente dall’altra parte della stanza. I ricordi invadono prepotenti la mia mente. Quel palco era, un tempo, la mia seconda casa. Memorie lontane e ormai nascoste nei meandri più reconditi della mia mente si affacciano, permettendomi di rivivere per qualche breve istante la mia prima esibizione in questo pub. La serata ce l’aveva procurata Monty, all’epoca autoproclamatosi manager e produttore della nostra band. Si era dovuto inventare il nome del gruppo così su due piedi perché, in realtà, non ne avevamo uno. Aveva optato per Grounders, prendendo spunto da un articolo di giornale che aveva letto cinque minuti di prima di entrare all’Azgeda. Decisamente altri tempi.

“Signore e signori, come sapete oggi è mercoledì e, come ogni settimana, chiunque voglia salire su questo palco e suonare qualcosa può farlo.” annuncia Roan, distogliendomi dai miei pensieri. “Quindi, sotto a chi tocca!”. Osservo curiosa alcuni ragazzini salire sul palco, imbracciare gli strumenti e cominciare a suonare una cover abbastanza stentata di American Idiot dei Green Day. 

“Dai, non sono male.” dichiara Bellamy, intuendo i miei pensieri. 

“Per carità, lungi da me giudicare.” ribatto. Si volta verso di me, un sorriso sghembo sulle labbra. 

“La ragazza che canta è Gaia, la figlia di Indra. Bel tipo, è in gamba. Mi ricorda te, in qualche modo. Avete la stessa grinta, la stessa ambizione. Spero solo che...”. Lo interrompo, prima che possa aggiungere altro.

“Che non si bruci come me, stavi per dire questo, vero?”

“Clarke, io non...” prova a rimediare.

“No Bellamy, tu non capisci! Hai la tua etichetta indipendente e non puoi nemmeno lontanamente immaginare cosa significhi lavorare per una major! Non esiste ciò che voglio io o ciò che io pensi sia meglio per me, ma solo ciò che porta un reale vantaggio alla casa discografica. Io devo pensare a questo, non a divertirmi o a fare quello che mi pare.” ribatto, piuttosto innervosita. Quando ci si mette, Bellamy sa essere davvero ottuso. Sbatto con violenza sul bancone il primo bicchiere vuoto che mi capita fra le mani e mi avvio all’uscita in fretta e furia. Ho decisamente bisogno d’aria.

“Clarke, aspetta...” mi chiama Bellamy, invano. Una volta fuori, cerco di incamerare quanto più ossigeno nei polmoni e calcio un cumulo di foglie ammucchiato sul ciglio della strada. Mi guardo intorno, alla disperata ricerca di Raven. Nessuna traccia di lei, chissà dove diamine si sarà cacciata. Sbuffo e faccio per rientrare, quando sento qualcuno chiamarmi per nome. Mi volto. Lexa è davanti a me e mi fissa con sguardo preoccupato, di chi sa che qualcosa non quadra, ma ha paura di chiederlo.

“Woods.” mi limito a dire, sperando che se ne vada il prima possibile e che mi lasci sola. Dimenticavo che non è nella sua natura. 

“Clarke, stai bene?”. In questa domanda c’è così tanto bisogno di sapere realmente quali siano le mie condizioni. Cosa posso rispondere? Come posso mentire questa volta? 

“Ho litigato con Bellamy.” rispondo, sorprendendo me stessa. 

“Per l’album immagino.” 

“Già, indovinato.” confermo. “Dio, non riesce proprio a comprendere. A volte non esiste ciò che tu desideri fare o diventare, ma solo ciò che è conveniente accettare. È triste, ma è così.” 

“Lo so.”. Le lancio un’occhiata carica di stupore. Mi sta forse dando ragione? 

“A volte vorrei che la vita fosse più che mera sopravvivenza.” confesso in un sussurro. La vedo voltarsi verso di me e sorridermi. Mi sento compresa, capita, una sensazione che non provavo da davvero tanto, troppo tempo.

“I nostri modi di fare possono apparire duri e insensati agli occhi degli altri, Clarke. Eppure, sopravvivere è, a volte, l’unico modo che abbiamo per sperare che, in un futuro magari non troppo lontano, le cose possano andare meglio.” dichiara, posandomi una mano sulla spalla. Rabbrividisco, non so se per le sue parole, per il venticello che si sta levando o per quel contatto inaspettato.

“Vieni dentro?” propone e io annuisco in silenzio, seguendola. Non le chiedo perché continua a sistemarsi il bavero della giacca o perché non si trova al lavoro in questo momento. Entro con lei, semplicemente, in perfetto silenzio. Sul palco ora ci sono Jasper e un ragazzino sui diciassette anni che cerca di seguire il ritmo con una chitarra che è tutto fuorché accordata. Lexa si dirige verso gli altri e io mi fermo ad ascoltare quell’improbabile duo che si sta divertendo un mondo mentre improvvisa un pezzo nato lì, sul momento. Nemmeno mi accorgo che Bellamy si è di nuovo avvicinato a me. Sbuffo e faccio per andarmene, ma lui mi ferma per un braccio.

“Bellamy, ti ho già detto tutto quello che...”

“No Clarke, scusami.”. Sgrano gli occhi. “Hai ragione, non mi sono calato nei tuoi panni. È da giorni che so solo ripeterti quanto tu sia cambiata in peggio, quanto la musica che ora fai non mi piaccia e quanto vorrei che tornassi quella di prima. Sono stato un vero idiota, perdonami.”

“Sì, lo sei stato.” asserisco, senza guardarlo in faccia. “Bell, non tornerò mai come prima. È passato tanto tempo, io non sono più quella ragazzina di sei anni fa. Sono successe molte cose e giuro che vorrei poterne parlare. Vorrei poterti spiegare perché sei anni fa me ne sono andata. Vorrei poterti dire perché quattro anni fa ho interrotto ogni tipo di contatto.”. Mi volto verso di lui e lo guardo con tutta la tenerezza che merita. “Vorrei, ma non posso.”. Fa una smorfia e scuote il capo. Non capisce. È sempre stato questo il limite di Bellamy, l’incapacità di una visione più ampia. Non è egoista, solo un po’ limitato rispetto ad alcuni aspetti.

“Qualunque cosa ti stia tormentando, spero che un giorno tu possa venirne a capo, Clarke.” mi dice, infine. Lo abbraccio, cercando di ricacciare indietro le lacrime. 

“Ti voglio bene, Bell. Davvero.”

“Anche io.” risponde. Si scosta di poco e si volta verso Jasper e il ragazzino. Ci stanno dando dentro alla grande. 

“Ti andrebbe di...”

“Vorrei Bell, ma non posso. Cantante famosa che dà spettacolo in un pub di una città minuscola, sei sicuro? Fidati, non vuoi davvero che una mandria impazzita di giornalisti assalti Polis.” gli spiego. Annuisce. 

“Dopo la chiusura.”. Lo guardo incredula. “Andiamo Clarke, suoniamo insieme per un’ultima volta.” insiste e io non posso fare altro che cedere. Mi siedo al tavolo con gli altri e passiamo il tempo a ridere e scherzare, parlando anche dei tempi andati. Ne approfitto per conoscere meglio Echo e scopro un tipo gentile e piuttosto altruista, nonostante la riservatezza. Da quel che ho capito, lei e Bellamy si sono conosciuti grazie a Roan, ma non riesco a scoprire molto di più, se non che ha avuto anche lei un’infanzia piuttosto turbolenta e che insegna matematica al liceo. Tutto sommato, mi ha presa in simpatia.

“Ehi, guarda chi si rivede!” esclama Octavia. Mi volto e vedo Anya camminare verso di noi. 

“Si può sapere dov’eri finita?” le chiede Lexa. “Quando sono arrivata non riuscivo a trovarti da nessuna parte.”

“Ho ricevuto una telefonata importante da parte di una vecchia amica dei tempi del college, tranquilla.” risponde Anya, anche se non sono per niente convinta che questa sia la verità. 

“Scusate, per caso qualcuno ha visto Raven?” domando di colpo. Comincio ad essere un po’ preoccupata, è da tutta la sera che è sparita. Anya assume un’aria strana, abbastanza indecifrabile. Sta per dire qualcosa, quando finalmente vedo la mia amica uscire dal bagno. 

“Rae, pensavo ti ti fossi sentita male! Non farlo mai più!” la rimprovero. 

“Telefonata di lavoro, scusami Griffin.” si appresta a dirmi lei. C’è qualcosa che non mi convince per nulla in tutto questo, ma non ho la forza per mettermi ad indagare ora su come Raven ha effettivamente trascorso la serata. 

“Bene signori, si chiude!” annuncia Roan. “Anche perché siete rimasti solo voi.” dichiara poi, squadrandoci uno ad uno.

“Aspetta un secondo, qualcuno qui ha fatto una promessa.” asserisce Bellamy, voltandosi verso di me. 

“Bell...” provo a fargli cambiare idea, ma è irremovibile. “E va bene.” mi arrendo, seguendo lui e Jasper sul palco. Imbraccio una chitarra e aspetto che Bellamy mi dica che intenzioni ha. Lui e Jasper si lanciano un’occhiata carica di complicità e, senza preavviso, le prime note di Survive dei Rise Against cominciano a riempire la stanza. Vorrei poterli fermare, ma so di non esserne in grado. Sorrido. Adoravo questa canzone, passavamo interi pomeriggi a suonarla.

 

Somewhere between happy and total fucking wreck
Feet sometimes on solid ground, sometimes at the edge
To spend your waking moments, simply counting time
Is to give up on your hopes and dreams, give up on your?

 

Sento un nodo in gola stringere prepotente. Ho passato esattamente così gli ultimi quattro anni della mia vita. Ho buttato via qualunque sogno, desiderio, aspirazione. Sì, sono famosa, ma conta poco quando non si è altro che una marionetta nelle mani di altri. Sono una cantante di successo solamente perché conviene a Lightbourne. Una volta che non servirò più mi butterà via e io non potrò farci nulla. Non mi resterà in mano nulla, perché in questi anni non ho fatto altro che spegnermi sempre più e lasciarmi trascinare dalla marea. Non ho coltivato niente. E non raccoglierò niente.

 

Life for you, has been less than kind
So take a number, stand in line
We've all been sorry, we've all been hurt
How we survive, is what makes us who we are

 

Ripenso a quello che mi ha detto Lexa qualche ora fa, poco prima di rientrare nel pub. La osservo mentre canto. Sopravvivere è importante, è l’unico modo che spesso abbiamo di continuare a sperare in un futuro migliore. Eppure, è come poi ci affacciamo a questo futuro che è importante. Che cosa vuoi diventare, Clarke? Chi? Chi sono io? Non lo so, questa è la verità. Non ne ho idea. Prendo in mano il microfono, con l’intenzione di gettarlo per terra e andarmene. Alzo lo sguardo. Gli occhi verdi di Lexa mi sondano e il suo sorriso appena accennato mi invita a continuare a cantare. E io non posso fare altro che obbedire. 

 

All smiles and sunshine, a perfect world on a perfect day
Everything always works out, I have never felt so great
But life isn't like this, life isn't like this 

 

No, è vero. La vita è molto di più. Per la prima volto dopo anni riesco finalmente a realizzarlo. Mi trattengo dallo scoppiare a piangere. Sono una cieca a cui viene fatto dono della vista. È da sei anni che non vivo. Sto sopravvivendo, ma senza la speranza di un futuro migliore. La verità è che non credo nemmeno che possa esisterne uno per me. E, mentre la mia voce intona le ultime note della canzone, un dubbio si insinua in me, prepotente. Forse non è ancora troppo tardi per sognarne uno.






Angolo dell'autrice 

Ben ritrovati!
Dunque, so che volete delle risposte, ma a poco a poco arriveranno, promesso. Già qui abbiamo, finalmente, Clarke che si apre un pochino di più e confessa come si sente. Non può tornare indietro e non sarà mai più come prima e forse è proprio questa la cosa più difficile da accettare per i suoi amici, soprattutto per Bellamy. Quest'ultimo si rende conto di aver caricato Clarke di ulteriori pressioni e credo sia un buon passo avanti nel loro rapporto. E poi c'è Lexa. È evidente che entrambe, a questo punto, si sono fatte carico di pesi enormi, anche se diversi e che tutte e due nascondono qualcosa l'una all'altra, Clarke rispetto al passato e Lexa rispetto al presente. Entrambe sono costrette a sopravvivere in un mondo di squali pronti a divorarle. Eppure, il desiderio di un futuro migliore pieno di vita comincia a fare capolino. O, forse, non se n'è mai veramente andato. 
Si accettano scommesse su Raven e Anya.
Grazie a tutti per le recensioni e per seguire questa storia, spero che il capitolo vi sia piaciuto.

A martedì!
   
 
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