-Chi chiude la palestra oggi?- chiese Suga a fine allenamento. 

Lo faceva ogni giorno. Si voltava verso i primini, nella speranza di responsabilizzarli, ma questi si volatilizzavano in pochi secondi. Solo quando Hinata e Kageyama volevano allenarsi oltre orario si prendevano la responsabilità di chiudere la palestra e la stanza del club. 

-Lo faccio io, voi tornate a casa- disse il capitano. 

-Sicuro? Vuoi che rimanga con te?- chiese l'alzatore posando una mano sulla spalla dell'amico. 

Daichi arrossì lievemente, tanto che nessuno ci fece caso. 

-Tranquillo. Non vorrai mica far aspettare il tuo fratellino per la cena!- 

Suga gli sorrise, prima di seguire Asahi fuori dalla palestra. 
Daichi avrebbe giurato che l'amico fosse quasi deluso della sua risposta. 

Il capitano, dopo aver controllato che i compagni di squadra avessero ripulito per bene, chiuse la palestra e si incamminò verso la stanza del club. 

Entrò nella stanza immerso nei suoi pensieri. 
Perché aveva reagito così davanti al suo migliore amico?
Si conoscevano da anni. Si erano cambiati nella stessa stanza centinaia di volte, ma da qualche mese arrossiva anche solo per un suo sorriso. 

E se...? No, non poteva essere. 

Neanche si accorse del coach Ukai, seduto a terra intento a scrivere, ed inciampò su di lui. 

-Daichi! Stai attento!- esclamò l'uomo. 

-Mi scusi... ma lei cosa ci fa qui?- 

-Stavo preparando la formazione per il torneo. Sei capitato a fagiolo, ho bisogno di un parere esterno-

Ukai gli passò un foglio e Daichi lo studiò alla perfezione. 

-Non crede che Suga dovrebbe entrare in campo ad un certo punto della partita? È molto bravo, non ai livelli di Kageyama... ma è l'unico del terzo anno che non gioca e per lui è importante- 

-O lo è per te?- gli chiese l'uomo. 

Il ragazzo lo guardò confuso. 

-Lascia quel foglio e seguimi un attimo- 

Ukai si alzò, uscendo dalla stanza. Si poggiò alla ringhiera e prese dalla tasca un pacchetto di sigarette. Fissò il ragazzo, come per chhiedergli il permesso. Daichi annuì e il coach accese una sigaretta, portandosela alle labbra. 

-Cosa c'è tra voi due?- chiese dopo il primo tiro. 

-Siamo migliori amici...- iniziò Daichi.

-Non devi mentirmi- 

Il capitano non continuò. Fissò la strada vuota e tirò un sospiro. 

-Un migliore amico non arrossisce ogni volta che l'altro si cambia o, anche solo, se gli sorride. Sono un bravo osservatore, devi sapere- 

-Sono strano?- chiese Daichi dopo qualche secondo di silenzio. 

-Per niente. Che avresti di strano? Che ti piace un ragazzo? Una cosa come "dovresti essere attratto sessualmente dalle donne"?- 

Il ragazzo si voltò confuso. Gli era sempre stato detto esattamente così. E ci aveva provato. Aveva provato a farsi piacere Michimiya. Ma quando era con lei non provava nulla, se non disgusto per sé stesso. 

-Non ti preoccupare, la pensavo anche io così. Avendo avuto un'esperienza simile... È una vecchia storia... oppure... sono strano?- 

Rimasero in silenzio per un po', il tempo che Ukai finì la sua sigaretta. 

-Glielo dirò, a Suga intendo... ma lei dovrebbe fare la stessa cosa con Takeda Sensei- 

Il ragazza si staccò dalla ringhiera, lanciò le chiavi al coach e prese il borsone da terra incamminandosi via. 

-Chi ti dice che è il vostro insegnante? Marmocchio vieni immediatamente qui!- urlò l'uomo. 

Daichi rise, ma non si voltò, lasciando Ukai tra mille pensieri.