Mi ritrovai fuori dallo studio di MuchMusic, pieno zeppo di gente, per assistere all'intervista ai My Chemical Romance. Non ero voluta entrare, non so perchè. Forse mi andava anche un pò di passeggiare per la città e riflettere e ogni tanto ripassare lì a farmi quattro risate sentendo le battute del dolcissimo Frank e guardando come la povera presentatrice del programma non riuscisse a staccare gli occhi di dosso da Gerard, che nemmeno se ne accorgeva. Stava piovendo, ma erano 4 gocce. La gente andava in giro tranquillamente senza ombrello e le ragazzine emozionatissime non esitavano a tirar fuori cellulari e fotocamere per scattare foto di quel ricordo per loro indimenticabile. Ad un tratto mi sentii così vecchia, così fuori luogo, un pesce fuor d'acqua. E sentii improvvisamente la sua mancanza. Dov'eri, Helena? Perchè te ne eri andata? Perchè ci avevi lasciati proprio quando potevi goderti il successo di tuo nipote, dovuto soprattutto a te? Avrei potuto piangere, con la pioggia non si sarebbe notato molto. Ma avevo esaurito le lacrime già da qualche mese e, comunque, di certo non l'avrebbe riportata in vita. Quel pensiero improvviso mi fece venire voglia di andare al cimitero per salutarla, quando ad un tratto vidi un vecchietto. Sull'ottantina forse, comunque più vecchio di me. Abbastanza alto, con pochi capelli e un paio di occhiali piuttosto grandi, osservava curioso da lontano i 5 ragazzi ridere e scherzare con quella ragazza bionda. Si girò come se avesse sentito i miei occhi su di lui e mi sorprese a fissarlo. Io sorrisi e lui ricambiò, poi si avvicinò lentamente.
- "Chi sono quei ragazzi?" mi chiese piano, indicando Gerard e company.
- "Sono i My Chemical Romance...Emm...Una band." precisai per non confonderlo.
- "Ah, non ne avevo mai sentito parlare, ma del resto io sono all'antica." ammise l'uomo sorridendo.
- "Devono avere avuto molto successo..." continuò guardando davanti a sè le ragazzine che urlavano e agitavano le braccia.
- "Si, abbastanza..." risposi sincera.
- "Certo che sono stati fortunati" riprese il vecchietto, "oggi giorno quasi nessuno riesce a trovare il lavoro dei proprio sogni. Formare una band e trovare il successo non è affatto cosa da poco. Deve essere un sogno che si realizza per loro..." e guardò di nuovo i ragazzi quasi commosso. E pensai che forse quell'uomo non aveva mai realizzato il sogno della sua vita. Stava per lasciare questo mondo, di lì a poco, e forse aveva tanti rimpianti. Non si era goduto niente della vita, aveva lasciato tutto in mano al destino, non si era preoccupato di cambiare le cose e di inseguire i suoi ideali, i suoi desideri. E se ne era pentito. Forse si, forse no.
- "Lo vede quel ragazzo? Il primo a destra, con i capelli neri scompigliati."
- "Si lo vedo."
- "Si chiama Gerard. E' un ragazzo meraviglioso, molto sensibile, con un talento naturale che, come vede, ha saputo sfruttare al meglio. Ma se oggi quel ragazzo è diventato quello che è non lo deve solo al suo talento, ma anche ad una persona speciale che lo ha perfezionato, gli è stata vicino, lo ha protetto sempre e comunque, gli ha insegnato come stare al mondo e gli vorrà bene per sempre: sua nonna, Helena."
Non credevo a quello che stavo dicendo, ma era da tanto che volevo fare quel discorso a qualcuno che non fossero i Way. Parlarne con qualcun'altro, magari un perfetto sconosciuto, mi avrebbe aiutato a sfogarmi e liberarmi di qualche peso che ancora avevo dentro. L'uomo mi guardò con aria curiosa.
- "Davvero? E lei come lo sa?"
Sorrisi convinta.
- "Venga con me..."
Camminammo in silenzio fino al cimitero. Le parole non servivano in quel momento. Mi rilassai contando le poche gocce di pioggia che cadevano su di me, facendomi scompigliare i capelli dal vento tiepido, respirando quell'aria che mi sembrava così stranamente pulita. Una volta arrivati, sempre in silenzio, camminammo tra le lapidi. Alcune ingiallite dagli anni, altre nuovissime, altre ancora con le scritte appena leggibili. Mi fermai di fronte alla sua. Mi inginocchiai e rilessi per l'ennesima volta quelle parole che sapevo già a memoria, poi guardai la sua foto. L'uomo si inginocchiò al mio fianco.
- "Le presento la mia migliore amica, Helena."
Mi faceva uno strano effetto averlo detto, come se fosse ancora viva. Lui guardò confuso prima la foto e dopo me, poi capì.
- "Oh...Capisco...Mi dispiace tanto..."
- "Anche a me..."
Sfiorai la foto con le dita tremanti e restammo per un pò a fissarla entrambi.
 - "Sicuramente era una grande donna. Doveva voler davvero bene a suo nipote per essere riuscita ad esaudire il suo sogno."
- "E' così. Era una donna magnifica. Ma se Dio l'ha chiamata a sè, vuol dire che era giunta la sua ora. Possa riposare in pace."
Un lampo, lontano, mi abbagliò con la sua luce accecante. Il tuono che ne seguì fu altrettano rumoroso. Guardai in alto, temendo che potesse scatenarsi un temporale da un momento all'altro. Invece vidi, tra due nuvole chiare che lasciavano intravedere il sole nascosto, il suo splendido volto. Mi sorrideva. E io ricambiai, mentre una lacrima ribelle scendeva silenziosa.
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Ooooooook, lo so che come ultimo capitolo è deludente e piuttosto triste (xD), ma che ci posso fare? Mi piace scrivere storie tristi, non sono adatta ai lieto fine. Basta leggere l'altra mia FanFiction (The world is ugly)...Scrivendola sono quasi entrata in depressione -.- xD Ho già in mente la prossima di cui non vi anticipo niente, sennò che gusto c'è? =) Ringrazio ancora tutti i lettori e la gentilissima fragolasabry che ha lasciato sempre recenzioni adorabili *-* E ringrazio anche Helena per avermi dato l'ispirazione per scrivere questa storia, che è dedicata interamente a lei! Stimo davvero quella donna, credo che senza di lei Gerard avrebbe avuto molte più difficoltà nella sua vita. Quindi GRAZIE DI CUORE. Alla prossima FanFiction! Ciaoooooo ^^