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Autore: Rosette_Carillon    19/05/2021    2 recensioni
La guerra civile è terminata. Bucky vive a New York con Steve, cerca di ritrovare un pò di serenità e recuperare i suoi ricordi.
L'eredità appartiene a lei, ma Marta non sa davvero che farsene, e decide di accettare una proposta di lavoro che la porta a New York: viene assunta da Fury per occuparsi dell'ex Soldato d'Inverno.
[ Captain America; Knives out ]
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Black and white photos'
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                                                                                                                    Capitolo 11
                                                                                                                Il gemello cattivo

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Marta fa appena in tempo a girare la chiave nella serratura. Il colpo arriva contro il legno della porta, assordante e violento.
<< Apri! >>
Geme spaventata, e si tappa la bocca con entrambe le mani. Non ha senso, Ransom sa benissimo che lei è lì, ma teme comunque di fare rumore.
L’uomo si accanisce con violenza contro la porta, Marta si allontana e trema, non sapendo come comportarsi.
<< Apri! >>
È stata una stupida.
Come ha fatto a pensare anche solo per un momento a pensare che quel fosse il capitano? Se ne sarebbe dovuta accorgere subito, e sarebbe dovuta scappare fuori dall’appartamento.
Prende il telefono, ma le mani le tremano e non riesce nemmeno a sbloccarlo. Continua a sbagliare, preme i numeri sbagliati,  le dita scivolano sullo schermo.
Ransom continua ad accanirsi sulla porta, che sembra sul punto di cedere.
Il telefono le cade di mano, finisce per terra, e lei non riesce nemmeno a chinarsi per raccoglierlo. Il cuore le batte forte nel petto: è assordante quasi quanto i colpi alla porta.
L’unica cosa che riesce a fare è tapparsi le orecchie e sperare che tutto finisca.
Non sa cosa fare, non riesce a pensare. Sente solo i colpi, la voce di Ransom che urla, la chiama e la insulta.
Morirà così. È una terrificante certezza.
Ora che le cose stavano andando bene, ora che stava riuscendo a superare la morte di Harlan.
Sono mesi che non vede sua madre, e sua sorella.
In corridoio cala il silenzio. Poi un altro colpo.
La porta si apre e lei urla addossandosi contro il muro.
<< Ehi. >>
È Natasha. Solo Natasha.
Marta si sente male. Le gira la testa, le viene la nausea.
Per un momento teme di aver immaginato tutto. Che quello lì fuori fosse davvero il capitano? E il messaggio che ha ricevuto? Oppure lì fuori non c’è mai stata nessuno e lei è solo pazza.
Si lascia cadere seduta per terra, e scoppia a piangere.
La Vedova Nera le si avvicina << ehi, ehi, va tutto bene. >> Si inginocchia lentamente davanti a lei << puoi spiegarmi chi diavolo è quella brutta copia di Steve? >>
Alle sue spalle, in corridoio, Ransom è per terra, apparentemente svenuto.
Marta prova a balbettare qualcosa, mormora parole sconnesse, frasi senza logica. Natasha, in qualche modo, riesce a capire lo stretto necessario, ed è lei a chiamare il detective Blanc.
Ransom riprende i sensi mentre lei è al telefono, di spalle.
Marta cerca di avvisarla: non ce n’è bisogno. La Vedova nera riesce ad atterrarlo senza problemi mentre continua tranquillamente la conversazione telefonica.
Chiusa la chiamata, rivolge uno sguardo rassicurante all’altra donna. << Tutto okay, >> mormora.
 
                                                                                                                                                      §
 
Quando la polizia arriva per portarlo via, Marta non riesce a guardarlo, e abbassa la testa. Il detective Blanc si mette prontamente fra lei e Ransom.
L’uomo è furioso, urla e si dibatte, la insulta. Blanc si volta per intimargli di tacere, ma lui lo ignora; poi Natasha gli rivolge uno sguardo minaccioso, e allora tace.
Marta cerca di farsi più piccola, incassa la testa fra le spalle. Natasha le circonda le spalle con un braccio << forza, andiamo. >>
Marta singhiozza, si stringe contro il corpo dell’altra donna.
Blanc le rivolge uno sguardo preoccupato, Natasha lo rassicura << ci penso io. La signorina Cabrera è al sicuro. >>
Marta trema, e si lascia guidare da Natasha. Inciampa nelle scale, rischiando di cadere. Si ferma e si siede su un gradino a riprendere fiato.
In auto, è Natasha ad allacciarle la cintura di sicurezza << una bella botta di vita, mh? >> mormora accendendo il riscaldamento. Prima di mettere in moto, la osserva attentamente. << Niente ospedale, sicura? >>
L’infermiera ha già rifiutato quando, poco prima, anche il detective Blanc le ha fatto la stessa richiesta.
<< S-icura, >> conferma asciugandosi le lacrime, e cercando di calmarsi. Trema ancora, non riesce a smettere.
È imbarazzante essere così agitata davanti alla Vedova Nera.
Natasha le parla durante il viaggio, un mormorio basso e costante che cerca di distrarla dai suoi pensieri, dallo spavento preso poco prima.
Con la città ormai alle loro spalle e la sagoma della New Avengers Facility davanti a loro, Marta comincia a rilassarsi. Stanca, si rannicchia contro il sedile dell’auto, le braccia strette al petto.
Natasha la guarda di tanto in tanto, preoccupata. Quando arrivano, la aiuta a scendere dall’auto e la accompagna all’interno. La sua è una presenza rassicurante.
Il capitano Rogers viene subito loro incontro.
È preoccupato. << Cos’è successo? Siete scomparse entrambe e- >> in quel momento si accorge di Marta << cosa-? >>
<< Lunga storia, >> lo interrompe la Vedova Nera << ha appena rischiato di morire, >> aggiunge accennando all’infermiera. << Dalle un po' di tempo. >> Non si ferma né aspetta la risposta di Steve. Continua a camminare guidando, praticamente trascinando, Marta verso la sua stanza.
L’infermiera resta in silenzio, cammina poggiandosi al muro e reggendosi a lei.
<< Hai bisogno di qualcosa? >>
Marta scuote la testa mentre apre la porta della sua stanza. È ancora confusa, stordita.
<< Dovresti mangiare. >>
Giusto. Dovrebbe, ma ora vuole solo rintanarsi sotto le coperte, al buio, e dimenticarsi del mondo esterno.
<< Ti porto qualcosa. >>
Vorrebbe rifiutare, dire che non serve, ma non sarebbe vero.
<< Tu sdraiati, tranquilla. >>
Marta si toglie la giacca, aiutata dall’altra donna, e la lascia su una sedia, poi si scioglie i capelli.
<< Tranquilla. >>
Dopo aver mangiato, Marta si addormenta vestita, sopra il letto, avvolta solo da una coperta. La mattina successiva non sente la sveglia e si alza tardi.
Entrando di corsa in cucina, urta contro qualcuno.
Trovandosi davanti la figura del capitano, per un momento ha l’impressione di avere davanti Ransom. Sa che non è possibile ma, spaventata, fa comunque qualche passo indietro.
<< Marta? >>
La donna cerca di calmarsi. Fa un respiro profondo.
<< M-mi scusi. È tardi, lo so che è tardi- >>
<< Marta, lei dovrebbe riposare. Dopo ieri- >> Natasha ha raccontato brevemente a lui e agli altri gli avvenimenti della sera precedente.
<< Non- non ho molta voglia di stare a letto a fare nulla. >>
L’uomo annuisce comprensivo << mangi qualcosa. Se vuole c’è del tè appena fatto. >>
<< Grazie. >>
<< Come- come si sente? >>
Lei esita. Non lo sa bene, è confusa, e stanca. La sera precedente la ricorda come si ricorderebbe un sogno, un incubo. Più ci pensa, più dubita che sia capitato davvero.
Ricorda il volto furioso di Ransom, la preoccupazione del detective, le braccia forti di Natasha che l’hanno guidata e hanno impedito più volte di crollare per terra.
Più ci pensa, più le gira la testa.
<< Si prenda del tempo per riposare. >> 
La donna scuote la testa. << Starò bene… non si preoccupi. >>
<< Non lo metto in dubbio, ma si riposi. >>
Per tutta la giornata il suo telefono sembra impazzito.
Continua a ricevere messaggi e chiamate, che ignora senza ritegno. Non vuole parlare con nessuno, non vuole sentire nessuno, non vuole la pietà di nessuno. Soprattutto, non vuole rispondere alle domande di nessuno.
Avrebbe voluto evitare anche gli Avengers, ma quello non è possibile. Sente i loro sguardi su di lei, ma tutti le lasciano il suo spazio. È grata di quella loro muta preoccupazione.
Poi c’è Stark. << Ho sentito che il gemello cattivo di Cap ha cercato di farla fuori. >>
Pepper lo fulmina con lo sguardo.
Marta ride. << Vero. >>
<< Serata emozionante, mh? E noi che volevamo invitarla a vedere un semplice film. >>
Le chiamate continua a ignorarle, ma di pomeriggio, dopo essersi riposata, decide di leggere i messaggi. Comincia a sentirsi in colpa: dovrebbe far sapere almeno alla sua famiglia di essere ancora viva.
Ci sono quelli di sua madre, e di sua sorella.
C’è un messaggio del detective Blanc.
C’è anche un messaggio di Meg.
Ignora tutti gli altri messaggi, e apre quello. Va indietro, legge tutto ciò che in quei mesi ha preferito ignorare, poi lo rilegge nuovamente.

Ho saputo. La mia famiglia continua a rovinarti la vita. Scusa.

Scusa.

Ti prego, chiamami.

Mi manchi.

Sono stata una persona orribile, avevo paura.

So che le cose non potranno mai tornare come prima, ma ti prego, dammi una seconda possibilità. Mi manchi tanto.

Forse se ne pentirà, ma Meg le manca incredibilmente. Vuole riprovarci, vuole farla entrare nuovamente nella sua vita.
Almeno potrà dire di aver fatto un secondo tentativo, almeno avrà cercato di fare tutto il possibile.
Pensa a lungo alle parole con cui rispondere, posticipa, comincia a scrivere, poi cancella tutto.
Alla fine risponde a tutti gli altri messaggi ricevuti, ma non ha il coraggio di scrivere nulla a Meg.
Quella famiglia non le ha portato nulla di buono, anche dopo essersi allontanata da loro ha rischiato la vita.
<< Dev’essere una persona davvero importante. >>
La voce di Bucky attira la sua attenzione. La donna solleva la testa e incontra lo sguardo dell’uomo. Accanto a lui c’è Natasha.
Marta sospira versandosi dell’acqua bollente nella tazza << sì. >>
<< È un male? >> chiede Natasha con un sorriso.
Prima di mormorare un ‘sì’, osserva i due. Non sa bene se la stiano seguendo perché preoccupati per lei, o se siano capitati in cucina per farsi una semplice tazza di tè. << Odio essere così emotiva. Perché non sono nata apatica!? >>
I due sorridono bonariamente.
<< Non venitemi a dire che è normale per gli esseri umani. >>
<< Anche gli animali hanno sentimenti, >> risponde Bucky. << Di che si tratta? >> chiede poi, accennando al telefono. << Un altro che vuole ucciderti? >>
<< No, >> sospira lei << sua cugina, >> ammette.
Bucky e Natasha la guardano in silenzio, in attesa che lei continui.
<< Eravamo molto legate, >> continua Marta.
<< Io non vorrei avere a che fare nemmeno col cane di una famiglia come quella, >> commenta Natasha.
<< È lo stesso che vorrei fare io! Ma non ci riesco, >> sospira. << Sono stupida. >>
Bucky si stringe nelle spalle << vuoi incontrarla? Ti insegno a usare una semiautomatica. >>
<< Oppure ti seguiamo a distanza, >> propone Natasha. << Qualsiasi cosa tu voglia fare, dopo quello che hai vissuto ieri, dovresti prenderti una pausa per ragionare a mente fredda. >>
Marta ride. Non ha la più pallida idea di ciò che farà, ma sa che la Vedova Nera ha ragione.
 
 
 
 
 
 
 
NOTE:
sicuramente la scena di Ransom non è fra le migliori ^^". Mi ha creato non poche difficoltà, non sapevo bene come gestirla e, alla fine, ho deciso di accorciarla.

 
  
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