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Autore: Fiore del deserto    20/05/2021    1 recensioni
Re Algol e la regina Lavandula hanno una seconda figlia, Lavernia, da sempre tenuta nascosta dai genitori in quanto ritenuta la figlia di Laduguer, dio della guerra e patrono di Dullahan. Dopo aver visto che fine ha fatto la primogenita di Algol, il dio obbliga il re di Dullahan a scegliere Lavernia come futura regina per riparare l’oltraggio del regno di cui è protettore, minacciandolo di togliergli tutta la sua potenza in battaglia e di maledire lui e il regno stesso con innumerevoli guerre con esito negativo. Messo alle strette, re Algol è costretto a chiedere a Jareth di sposare Lavernia per placare l’ira del dio, ma il re di Goblin ha appena chiesto la mano di Sarah. Ritrovatosi in un bivio tra i sentimenti e i doveri di re, Jareth deve fare una scelta.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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UNDERGROUND
 
Se al matrimonio di Laryna – andato in fumo – la regina Lavandula si era messa in mostra con il suo abito improponibile, il lettore può stare certo che questa volta, in occasione delle nozze di Lavernia, ha ampiamente esagerato. Inoltre, anche questa volta la storia si stava ripetendo per quanto riguarda le notevoli difficoltà per salire e scendere dalla propria carrozza a causa del suo assurdo abito. Così esagerato da sembrare finto, potrebbe dire chi ha la sfortuna di vederlo senza avere la libertà di poter scoppiare in una sganasciante risata. Per non tenere troppo sulle spine il lettore, risparmieremo la “disavventura” della regina durante il tragitto tra Dullahan e Goblin e passeremo direttamente alla descrizione dei chilometri di stoffa che porta addosso. Possiamo solo chiudere la premessa dicendo che re Algol – siete liberi di immaginare il suo stato d’animo – è stato costretto tempo prima a fare costruire una carrozza privata per la regina, in occasione dell’avvenimento. Dopo aver visto, infatti, il gigantesco obbrobrio di tessuti, l’incredulo re di Dullahan ha ordinato che venisse creata una carrozza adatta alle dimensioni della regina – e del suo abito – in modo che potesse viaggiare comoda. Per lo più, si riferiva alla propria comodità. Detto ciò, lasciamo che il lettore sia a conoscenza dell’abbigliamento scelto da Lavandula, sperando di potergli offrire la possibilità di poter farsi quattro risate, al contrario degli abitanti di Dullahan e di Goblin.
Partendo dalla testa, Lavandula si era fatta acconciare un esagerato pouf, un’acconciatura alta il doppio della regina. Inoltre, Lavandula aveva speso una cifra esorbitante perché il suo parrucchiere personale si scomodasse anche in campo “ingegneristico”, dato che pettinatura – che una volta realizzata doveva sembrare una vera e propria opera d’arte – nascondeva... un’impalcatura. Sulla testa della regina, difatti, c’è una costruzione composta da un leggero telaio metallico e cuscini imbottiti su cui sono stesi i capelli dopo essere stati impomatati e suddivise in ciocche, dove si mischiano metri di stoffe impreziosite da luccicanti diamanti, dividendo la testa con riccissimi boccoli guarniti con piume di struzzo e gioielli. A ridosso della corona, Lavandula ha sfogato la sua eccessività con la decisione di fare installare sulla “cima” della testa una piccola scultura con le caratteristiche del tempio del dio Laduguer – elemento immancabile per sottolineare, come sempre, la sua insuperabile e fanatica devozione.
Andando verso il basso – per così dire – Lavandula si era fatta collocare sul retro dell’abito una specie di gigantesca “coda di pavone”, disposti grazie a delle resistenti stecche metalliche, decorata con i colori adatti all’abbinamento del vestito. Il cuore del modello, è rappresentato dalla piece d’estomach, ovvero un triangolo di stoffa ricamata applicata ai lembi del vestito per coprire il corsetto. L’immensa gonna, larga quanto l’entrata di un portone di una nobile reggia, costellata di grossi fiocchi rosso rubino su ambi i lati e distribuiti con metri e metri di strisce scarlatte sono stati accuratamente decorati con rubini grossi come fragole mature. Gli stessi fiocchi ingioiellati sono stati cuciti sulle maniche corte fino agli avambracci, finendo con una breve cascata di bianchi merletti. Un abito di varie tonalità rosseggianti – sfumato da decorazioni che ricordano una dorata fantasia floreale - tempestato di polvere di stelle procurato dai piccoli diamanti installati su ogni parte del vestito, nessun lembo di stoffa escluso.
Indescrivibile la fierezza con cui Lavandula porta il suo costosissimo vestito, ben abbinato con il trucco incipriato e risaltato dal rossetto rosso fiammante, insieme alla costosa collana di perle e diamanti adagiata sul decolté e agli eleganti guanti rossi, accompagnati da un paio di immancabili anelli con pietre preziose da esibire con sfacciata superiorità. 
E il re Algol? Un justaucorps nero e con ricami dorati e poteva considerarsi abbastanza elegante per la cerimonia. Il che, tale considerazione, non era affatto sbagliata. Inutili i suoi possibili tentativi di fare capire alla moglie che non occorra esagerare per essere notati.
 
Nel frattempo, Lavernia non fa altro che sbuffare arrogantemente e lamentarsi per la lunga attesa. Sta aspettando Lizarda e Sarah da troppo tempo e sta per perdere la pazienza. Sembra calmarsi quando tre colpi battono alla porta.
«Avanti.» ordina Lavernia e, per la sua gioia, Sarah fa il suo ingresso e la futura sposa non perde tempo a redarguirla «Sarah, potresti per favore farmi attendere ancora un’altra ora? Probabilmente, con un po’ di buona volontà, riuscirai con la tua negligenza e la tua stupidità a farmi arrivare in ritardo al mio matrimonio.» le dame Cordula, Pevla e Amada cinguettano in frivole risate per compiacere Lavernia.
«Ti chiedo scusa, principessa Lavernia.» Sarah è molto cauta.
«Ma dov’è Lizarda?» chiede Lavernia accorgendosi solo ora dell’assenza della sua dama «Poco importa. Avanti, Sarah, aiutami a prepararmi.»
Sarah obbedisce senza fiatare e si avvicina silenziosamente alla principessa.
Il primo passo è l’abito da sposa – scelto rigorosamente grigio argento per il volere di Lavernia. Il corsetto ben stretto e decorato sul decolté con merletti bianchi spicca con il suo colore nero, su cui è stato ampiamente ricamato un tema fantasia con fili d’argento e fili neri, richiamando tassativamente la stoffa dell’ampia gonna e delle spalline, sulle quali sono state cucite su entrambe le estremità una lunga fila di perle. Le grosse maniche a sbuffo si alternano con dei fiocchi argentati e decorati su tutti bordi con le stesse perle usate sulle spalline.
Dopo averle allacciato la lussuosissima collana di perle e diamanti intorno al collo, adagiato i dispendiosissimi orecchini con le stesse pietre preziose del collier e acconciato – con serie difficoltà – i capelli aranciati di Lavernia, Sarah le colloca la tiara di perle accompagnata dal velo da sposa.
«Allora,» domanda Lavernia guardandola con sfida attraverso lo specchio «ti sembro abbastanza bella ed elegante, Sarah?»  
«Sì,» risponde tranquillamente Sarah «sei molto bella ed elegante... principessa Lavernia.» è molto attenta a come parla pur di compiacerla.
«E dimmi,» Lavernia la guarda di sottecchi e, a giudicare dal suo sguardo, ha in mente qualcosa per ferirla «saresti stata bella anche tu nel caso ti fossi sposata?»
Sarah è confusa e balbetta qualcosa, non capendo il senso di quella domanda.
«Su, rispondi!» le comanda Lavernia mettendosi davanti a lei con un portamento da superiore «Voglio sapere chi tra noi due è la più bella!» le dame, ridacchiano nel vedere Sarah in difficoltà.
«Chiedo scusa,» risponde Sarah un po’ spaesata «ma come faccio a risponderti ad una domanda del genere?»
«E invece voglio sentirtelo dire.» le impone Lavernia «Avanti, rispondi!»
Sarah, per fortuna, trova una risposta che potrebbe salvarla.
«A dire il vero, non ho mai pensato di poter essere più bella o più elegante di qualsiasi altra donna. Per me, non fa alcuna differenza.» se queste parole possono suonare per chiunque come cariche di umiltà, per Lavernia – e per le sue dame che le fanno il verso – è un asso nella manica.
«Allora sono io la migliore.» si autodefinisce Lavernia, gonfia di smorfiosa contentezza. Mette il palmo della propria mano inguantata davanti a Sarah «E adesso, devi darmi il tuo regalo per il mio matrimonio.»
Regalo? Quale regalo? si chiede Sarah visibilmente disorientata.
«Ti ho presa alla sprovvista?» chiede Lavernia con finta desolazione «Non importa se non hai avuto modo di comprarmi un regalo, posso sempre accettare qualcosa di tuo... come l’anello che porti al dito, per esempio.» accentua un ghigno malvagio «Sì, il tuo anello andrà benissimo.»
Sarah è pietrificata, Lavernia non può averle chiesto una cosa simile. Vuole l’anello che Jareth le ha regalato. Dentro di sé, Sarah non sa che cosa fare e, come per proteggerlo, nasconde l’anello poggiandoci sopra la mano destra.
«Cos’è?» domanda Lavernia sottolineando la sua soddisfazione nel vederla in difficoltà «Sei diventata timida, all’improvviso?» e senza aspettare oltre, Lavernia afferra Sarah per un braccio e le sfila via l’anello dal dito.
«No, aspetta...» Sarah prova a ribellarsi, ma Lavernia la butta rumorosamente a terra con uno spintone.
«Come ti permetti di assumere con me un tono così arrogante?» le tuona contro, per poi inserirsi l’anello in tutta compiacenza, elogiata dalle sue dame.
“Ti sta benissimo”, “Sei sempre un incanto”, “Sei la migliore tra tutte”, “La più bella regina di tutti i regni messi insieme” sono le lodi che escono dalle bocche delle dame.
La vanitosa gioia di Lavernia viene interrotta dal suono di altri colpi alla porta. È Lizarda.
«Alla buon’ora.» le ringhia contro Lavernia.
«Perdonami, principessa Lavernia.» Lizarda, che ormai ha perso tutta la sua stima verso Lavernia, ce la mette tutta per non spazientirsi «Volevo avvisarti che il re Algol e la regina Lavandula sono appena arrivati.»
Lavernia si esalta e mette in mostra la mano sinistra per farsi accompagnare dalla sua dama d’onore. Lizarda che, poverina, ha frainteso, si permette di obiettare.
«Vorrei accompagnarti, ma non sono ancora pronta. Se mi dai il tempo di prepararmi, io...»
Lavernia sbotta in una sfacciata risata.
«E chi ti ha mai detto che sarai tu la mia damigella d’onore?» emette una sfrontata smorfia «Credi davvero che io possa perdere altro tempo prezioso aspettando i tuoi comodi? Saranno Cordula, Pevla e Amada ad essere le mie damigelle d’onore. Tu, se proprio ci tieni ad essere presente, ci raggiungerai dopo.»
«Ma, principessa Lavernia...» con finta delusione, Lizarda prova a ribellarsi.
«Hai qualcosa da ridire, stupida nasona?» la provoca altezzosamente e quando Lizarda abbassa la testa, in segno di sottomissione, Lavernia fa cenno alle dame di accompagnarla «Andiamo signore, dimostratevi delle dame piene di valore, prima che Lizarda vi immischi la sua stupidità.» seguita dalle sue nuova “cagnoline”, prima di uscire dalla stanza, Lavernia guarda ancora Sarah con arroganza «Ah, un’ultima cosa Sarah. Naturalmente, tu non sei invitata al mio matrimonio.» si allontana seguita dalle sue dame.
Una volta sole, Sarah non può fare a meno di notare come Lizarda stia tremando per il forte nervosismo e per la forte frustrazione. Come per consolarla, Sarah si limita ad offrirle un’amichevole carezza sulla guancia.
  
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