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Autore: biscotti_panati    21/05/2021    1 recensioni
Taehyung si sente inutile e perso, l'unica cosa che vorrebbe è che l'inverno non finisse mai.
Jimin è bellissimo, tanto angelico quanto diabolico, ma ha un sogno che sa di non poter realizzare.
Jungkook sta crescendo, ha paura del futuro e di quello che potrebbe diventare, ma sa cosa non vuole essere.
Jin sembra perfetto, eppure nasconde segreti che faticano a restare nell'ombra.
Namjoon è chiaramente un genio, uno scienziato pazzo esemplare... se solo riuscisse a trovare una soluzione alle sue ricerche.
Yoongi non riesce ad accettare se stesso e quello che prova, ma seppellire i suoi sentimenti è impossibile.
Hoseok è interamente perso nel suo mondo, ma farebbe di tutto per i suoi amici.
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Wolf: Jin, Taehyung, Jimin, Jungkook
Human: Namjoon, Yoongi, Hoseok.
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Estratto
"Jungkook…" provò nuovamente a richiamarlo Taehyung, la voce poco più che un sussurro disperato. Dovevano andare via di lì alla svelta. Ma Jungkook ormai non c'era più e quello che emergeva era solo il suo lupo che cercava di prendere il sopravvento.
Dalla labbra del ragazzo uscì un urlo animalesco, di puro dolore, che non fece altro che sovraccaricare l'aria di tensione.
[...]
"È troppo tardi". Bisbigliò Jimin, il cuore stretto in una morsa.
****
Namjin, Sope
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Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Seokjin/ Jin, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 14





Ottobre 2010

 

“Per quale motivo stiamo camminando nel bosco? E che diavolo avrà dentro a quel sacco?” Yoongi stava cercando di parlare a bassa voce con Hoseok, ma Taehyung poté comunque sentire la domanda del ragazzo forte e chiaro. 

“Non ne ho idea”. Rispose tranquillo l’altro, senza nemmeno provare a tenere un tono di voce più basso. 

“Stiamo andando a piazzare il cibo per Jungkook”. Disse allora Taehyung, senza voltarsi indietro, continuando a camminare tra il fogliame. 

Da qualche minuto il gruppetto aveva abbandonato il sentiero principale che, dal giardino del rifugio, si inoltrava nella foresta, allontanandosi dalle abitazioni e dai rumori del mondo umano. Il terreno irregolare sotto ai piedi affaticava la camminata e lo spesso strato di foglie che aveva ricoperto il suolo sembrava voler ostacolare ogni loro passo. Era come se camminassero dentro all’acqua di un lago, ogni movimento sembrava pesante e trattenuto. Forse era la suggestione del luogo, ma l’attrito tra i loro corpi e il mare di foglie era più forte di quanto sembrasse.  

Yoongi, che non era abituato ad escursioni come quelle, stava avendo qualche problema a rimanere al pari con altri e, lentamente, era scivolato in fondo al gruppo. 

Attorno a loro l’aria era spettrale. Una nebbiolina sottile aleggiava alta e oscurava, ancor di più, la luce del cielo coperto dalle nubi. La corteccia di faggi e liquidambar aveva assorbito un po’ dell’umidità presente nell’aria e si era fatta più scura. I tronchi svettavano alti sopra le loro teste e i rami si intrecciavano formando una cupola di braccia secche e nere. 

Qualche foglia dalla forma stellata sembrava persistere ancora ferma al suo posto, ma l’intenso colore rossiccio lasciava intendere che non avrebbero avuto lunga vita. Pochi giorno ancora e tutte si sarebbero staccate, avrebbero volteggiato piano nell’aria e si sarebbero accasciate al suolo insieme a quelle già cadute, ormai morte. 

“Piazzare il cibo?” Balke gli stava alle calcagna. Era più vicino di quanto Taehyung avesse davvero voluto. Più cercava di mettere una distanza fisica tra di loro, più lei sembrava accorciarla. Senza contare che, da quando si erano rivisti, aveva fatto l’impossibile per non avere un contatto visivo diretto con lei. 

Non ne andava fiero, ma aveva cercato di ignorarla quanto più possibile, rivolgendosi a Hoseok o a Yoongi pure quando era lei a porre una domanda. In verità, scappare nel bosco non appena i ragazzi erano arrivati era stato l’unico escamotage a cui aveva pensato. Si era detto che, se fosse stato distratto dall’attività fisica e se li avesse tenuti occupati, avrebbe potuto gestire meglio le sue emozioni instabili. Inoltre, dopo la chiacchierata con Namjoon, scappare lontano era l’unica cosa che voleva. 

Ma Blake… 

Taehyung sapeva che era stata la conversazione con Jimin ad avergli lasciato addosso uno strano imbarazzo, ma lei non sembrava volergli facilitare le cose. Continuava a ronzargli intorno, a guardarlo, a cercare un qualche tipo di contatto. Anche in quel momento si sentiva sotto osservazione, con il suo sguardo appiccicato addosso. 

“Sì. Quando sei un lupo ed hai un branco alle spalle è più facile cacciare. Puoi attaccare una preda grossa e sfamarti senza problemi. Ma se sei da solo procacciarsi il cibo è molto difficile, soprattutto se non hai troppa esperienza. Per questo, anche da umani, cerchiamo di aiutare Jungkook come possiamo”. Le spiegò, senza distogliere lo sguardo dal bosco di fronte a lui. 

I tronchi degli alberi si susseguivano, tutti neri, tutti uguali, uno dietro l’altro, quasi a voler creare un labirinto indisitino. Eppure il paesaggio sembrava essere così familiare agli occhi di Taehyung. 

“Che c’è dentro quel sacco?” Chiese ancora la ragazza. 

“Un coniglietto”. Rispose dopo qualche secondo. Non sapeva spiegarsi perché, ma si sentiva quasi incriminato ad avere con sé la carcassa di un povero animaletto innocente. 

“Non finiremo per perderci?” Domandò Yoongi insicuro se tenere lo sguardo fisso sui suoi piedi o sulla strada davanti a lui. Colpa l'indecisione, inciampò in una radice e per poco che non finì lungo disteso vicino ai funghi selvatici. Steli bianchi e cappelli rossi, crescevano alla base degli alberi ed erano velenosi solo alla vista. 

Hoseok, più agile di lui, stava cercando di segnare un percorso in modo che Yoongi potesse ripercorrere i suoi stessi passi. 

“Tu potresti mai perderti a casa tua?” Chiese retorico Taehyung. “Non correte alcun rischio, ve lo posso assicurare. Conosco questo bosco come le mie tasche”. Scostò il ramo di un albero particolarmente basso e aggirò il suo tronco. 

Erano arrivati in prossimità del lago, dove grossi blocchi di rocce friabili, alte almeno una decina di metri, facevano da schermo naturale ad un basso precipizio che dava direttamente sull’acqua. Lo scorrere placido e calmo della corrente si sentiva appena. 

Taehyung soppesò la situazione. Jungkook sarebbe sicuramente passato da quelle parti per bere o per cercare riparo dal vento freddo della notte. Si erano inoltrati nel fitto della foresta ed erano ormai lontano da occhi indiscreti. Bisognava solo cercare un posto dove sistemare il coniglio. Con un po’ di fortuna, tutto sarebbe andato secondo i piani e Jungkook non avrebbe impiegato troppo per trovare la cena pronta. 

“Che succede se incontriamo Jungkook?” Chiese Blake sgusciando sotto il ramo basso dell’albero e riproducendo le stesse azioni che poco prima aveva visto fare a Taehyung. 

“Cosa dovrebbe succedere?” Chiese in risposta lui, mentre con lo sguardo stava ispezionando le rocce. Ai piedi di due enormi massi c’era una una spaccatura grossa abbastanza da permettere perfino ad un bambino mingherlino di sgusciare dentro. 

“Beh sai, potremmo correre il rischio di essere sbranati, o morsi”. Replicò sarcastica. Forse la notte aveva reso Blake più pacata perché non aveva più quell’aria di sfida e aggressività che tanto l’avevano fatta sembrare furente il giorno prima. 

“Ah, Jungkook non lo farebbe mai”. 

In quel momento, Taehyung e Blake erano tornati ad essere quelli di sempre e malgrado tutto lui se ne rammaricò un po’. Solo ventiquattro ore prima sarebbe stato capace di fronteggiare qualsiasi avvenimento, ma adesso si era di nuovo chiuso in se stesso. 

“Secondo il senso comunque, Jungkook non si sarebbe nemmeno dovuto trasformare in lupo”. Disse Yoongi. Era sempre scettico, ma Taehyung non se la sentiva di contraddirlo. Aveva capito che accettare quella realtà era molto difficile per lui. 

Procedettero fino ad arrivare all'apertura tra i due massi che Taehyung aveva adocchiato. Quando si arrestò, i ragazzi si disposero attorno a lui, come una scolaresca in gita ad un museo. I loro occhi lo fissavano mentre allentava il nastro che teneva chiuso il piccolo sacco che si era portato dietro. Infilò dentro la mano ed estrasse la carcassa dello sfortunato coniglio. Il corpicino dell’animale era freddo e rigido, ma il pelo grigio era ancora morbido e soffice. Il collo rotto faceva penzolare la testa da un lato, portandosi dietro le lunghe orecchie un po’ ammaccate. Tra le sue mani, quel coniglio sembrava essere leggero come una piuma. 

Hoseok deglutì e distolse lo sguardo, ma nemmeno una parola uscì dalle sue labbra. 

“Bene, lo sistemeremo qui”. Taehyung si accovacciò per nascondere il coniglio nella spaccatura della roccia. Aiutandosi con le mani, cercò di spazzare via dal terreno le foglie morte che il vento aveva trasportato in quella insenatura naturale. In questo modo Jungkook avrebbe potuto fiutare meglio l’odore della preda. 

Una volta che ebbe finito, si rialzò e si girò nella direzione dei ragazzi, che lo avevano guardato in silenzio. 

“Torniamo al rifugio adesso?” Gli domandò Yoongi sotto il peso del suo sguardo. 

“Di solito faccio un giro di perlustrazione. Vi dispiace?” 

“Perlustrazione? Perché dovresti perlustrare?” Da quando Taehyung aveva tirato fuori quel coniglio, la faccia di Hoseok era sbiancata. Forse non gli piaceva avere quel tipo di contatto con la natura, ma era chiaro che si stesse sforzando al massimo per non far pesare la sua negatività a nessuno. 

“Solo per accertarmi che Jungkook sia in zona. Quando si è lupi la concezione dello spazio e del tempo è diversa”. 

“E tu riesci a capire se è da queste parti o meno?” Chiese Blake, la sua espressione era un misto tra il sorpreso e lo scettico. 

“Certo. Tutti noi siamo capace di leggere le tracce. Non è troppo difficile, devi solo essere attento”. Cominciò a spiegare. “Con il tempo impari a riconoscere gli odori nell’aria e a notare le impronte sulla terra, il modo in cui alcune foglie sono disposte o i segni di unghie e denti sugli alberi. Quando sei un lupo persino un pezzetto di legno sembra qualcosa di estremamente divertente. A volte troviamo i segni di quello che Jungkook ha provato a procacciarsi. Resti di scoiattoli, uccelli, se è fortunato procioni. Basta solo fare attenzione a queste piccole cose per capire dove è stato di recente e quanto potrebbe essersi allontanato”. 

“Affascinante. Davvero affascinante”. Blake gli lanciò un’occhiata che pareva quasi ammirata e Taehyung sentì la gola seccarsi e il cuore accelerare un pochino. Deglutì a vuoto e si girò dall’altra parte, cominciando a camminare nel fitto del bosco di buon passo. 

“Bisogna sbrigarsi o si farà troppo tardi. Tra mezz’ora calerà la sera”. Farfugliò, le guance lievemente arrossate. Pregò che gli altri pensassero che quel rossore fosse dato dallo sforzo fisico della camminata e, per cercare di non farsi vedere, accelerò l’andatura. 

Per qualche minuto procedettero in silenzio, concentrati a districarsi nel sentiero del bosco. Ma più Taehyung procedeva, più la fatica si faceva sentire. 

“Hobi, va più piano e aspettami”. Sentì lamentarsi Yoongi. 

“Sei tu che dovresti sbrigarti”. 

“Se non mi fisso i piedi inciampo in una radice e mi rompo l’osso del collo”. 

“Va bene, allora dammi da la mano. Se cadi ti rimetto in piedi io”. 

Malgrado la distanza, con la coda dell’occhio Taehyung vide Yoongi diventare rosso mentre Hoseok intrecciava le dita con le sue. La cosa lo intenerì e, senza poterlo evitare, un sorriso sfuggì dal suo controllo. 

C’era qualcosa di intenso tra di loro, qualcosa che lo faceva sentire come se fosse sempre di troppo. Si respirava un’aria particolare tra quei due. 

Taehyung aveva la sensazione che a Yoongi piacesse Hoseok in un modo che andava oltre l’amicizia. C’era qualcosa nei suoi occhi quando lo guardava, una luce adorante e sincera. Ma non solo. Era anche il modo in cui gli occhi di lui si posavano sul suo amico, con infinita dolcezza, come se lo stesse guardando per la milionesima volta e lo trovasse affascinante come la prima. Come se non ci fosse nulla di più meraviglioso sulla faccia della Terra. 

Jungkook non aveva mai accennato al fatto che Yoongi potesse provare qualcosa di più per Hoseok. O, più in generale, che a Yoongi potessero piacere i ragazzi.

Si chiese se non gli avesse mai detto nulla per pudore, per salvaguardare i suoi amici dal pensiero della società, o semplicemente perché non se ne fosse mai accorto. 

Ad ogni modo ai suoi occhi appariva chiaro. Le emozioni di Yoongi erano troppo pure e trasparenti per poter essere negate o sporcate da qualche pregiudizio, ma Hoseok? Taehyung non lo capiva. Se le emozioni di uno erano così chiare, le emozioni dell’altro erano un mistero. Hoseok era sempre allegro e sorridente, aveva una parola buona per tutti ed era sempre disposto ad aiutare il prossimo. Questo trattamento era riservato anche a Yoongi, ma se avesse un secondo fine, oltre alla semplice amicizia, non riusciva a capirlo.

“Quando finirai di spiegarci tutto il resto?” Chiese Blake, la sua voce era piuttosto bassa. Era una domanda che stava rivolgendo solamente a Taehyung, sfruttando il fatto che i suoi amici fossero rimasti indietro. 

“Tutto il resto?” Domandò di rimando. 

“Sì, ci sono un sacco di cose che non mi hai ancora detto”. 

Taehyung venne percorso da un brivido quando intuì che la conversazione che stava portando avanti era ormai a tu per tu con Blake. 

Di colpo si pentì di aver tenuto un passo così veloce. Aveva desiderato porre un po’ di spazio tra se stesso e Blake, ma era finito per rimanere isolato con lei. 

“E cosa vorresti sapere?” Cercò di usare un tono di voce neutro. 

“Un sacco di cose”. 

“Ad esempio?” 

“Ad esempio che fine hanno fatto i genitori di Jungkook… e quelli di tutti voi”. 

Taehyung deglutì. 

Era comprensibile. Chiedersi come avevano fatto a finire a vivere tutti insieme, chiedersi come un ragazzo così giovane come Jungkook non avesse più una famiglia, era comprensibile. Eppure restava un tasto dolente; uno di quelli a cui Taehyung non avrebbe voluto rispondere. Se fosse stato insieme a Jimin, avrebbe lasciato parlare lui; sarebbe stato sicuramente capace di spiegare tutto in maniera chiara. Ma Jimin non c’era e Taehyung non poteva sempre rifugiarsi nella sua ombra ogni volta che la situazione era scomoda. 

Perciò si schiarì la voce. 

“I genitori di Jungkook sono vivi e credo siano ignari del fatto che persino loro figlio lo è. Il loro rapporto era un po’ complicato e penso che per loro sia stata una benedizione quando lui è scappato ed è stato dato per disperso. Jungkook è nato nello Stato di New York e, quando è arrivato da noi, Jin gli ha passato il suo cognome per evitare tracciabilità. Dovevamo tenerlo al sicuro. Per Jimin invece, è un po’ diverso. I suoi genitori lo credono morto”. Spiegò velocemente. Non voleva addentrarsi troppo nei dettagli: erano comunque le vite private di altri membri del branco, non spettava a lui parlarne. 

Camminando erano arrivati ai piedi di un grosso tronco caduto, spaccato a metà. La corteccia era bruciata, ma al suo interno il legno era chiaro e si vedevano bene gli anelli concentrici che disegnavano il corso della vita. Doveva essere stato colpito da un fulmine e, cadendo, si era scontrato con un altro albero. Molti rami si erano spezzati e ora giacevano sparsi sul terreno foglioso. 

Per aggirare quell’ostacolo, Taehyung dovette far forza sulle braccia e arrampicarsi sulla sua superficie. I polpastrelli si sporcarono appena del nero carbone rilasciato dalla corteccia bruciata. Quando fu dall’altra parte, si voltò indietro e porse una mano a Blake per aiutarla. Lei la afferrò senza pensarci, ma una volta dallo stesso lato, fu lenta a lasciarla andare. 

Di nuovo il cuore di Taehyung si lasciò andare ad un ritmo irregolare. 

Yoongi e Hoseok erano rimasti troppo indietro perciò decise di fermarsi ad aspettarli. Appoggiò la schiena al tronco dell’albero, senza curarsi di poter sporcare i vestiti. Non potendo fare altro, lasciò che i suoi occhi entrassero in contatto con quelli color nocciola della ragazza di fronte a sé. 

Quando la guardò, ebbe la sensazione che lei non avesse aspettato altro fino a quel momento, e sentì di nuovo il rossore prendere possesso delle sue guance. 

Aspettò qualche secondo, il tempo per abituarsi al suo sguardo, prima di riprendere “Il padre di Jin era un lupo. E’ stato lui a morderlo quando aveva sedici o diciassette anni”. 

“Il papà di Jin era un lupo?” Chiese Blake stupita. 

“Già. È stato tutto un grande incidente. Stavano facendo delle escursioni tra i boschi, ma involontariamente si sono separati. Jin si era perso ed è rimasto a vagare in cerca di un sentiero per due giorni interi. Pensava che sarebbe morto quando ha visto un lupo corrergli incontro”. 

Blake esitò prima di chiedere “E suo padre faceva parte del branco che hanno…” le sue parole si persero nel nulla, ma la domanda era chiara. Voleva sapere se il padre di Jin faceva parte del branco che era stato sterminato. 

Taehyung si limitò ad annuire. 

“Cavolo”. Disse solo, non sapendo che altro aggiungere. Il silenzio cadde tra di loro per qualche secondo, prima che la ragazza tornasse a domandare “E sua madre?” 

“Non ha mai conosciuto sua madre. Credo fosse una hippie o una girovaga. Non si è mai occupata veramente di lui, ma so che per un periodo hanno mantenuto dei rapporti. Non sappiamo che fine abbia fatto comunque”. 

“Lo hai abbandonato” L’affermazione presentava un’intonazione amara nella voce. Taehyung scosse la testa. 

“A Jin non piace pensare che lo abbia abbandonato. Lei semplicemente non sarebbe stata una buona madre, non aveva un lavoro, non aveva una casa. L’avventura di una notte con un uomo molto più giovane di lei non poteva costringerla a mettere radici. Non sarebbero stati felici. È convinta di aver agito nel verso giusto lasciando Jin a suo padre, sapeva che lui poteva occuparsene meglio; e lo ha fatto. Fino a quando era in vita, il padre di Jin non gli ha mai fatto mancare niente”. 

Blake storse la bocca in una smorfia. Non sembrava essere troppo d’accordo ma stranamente non lo contraddisse. Sembrava che si stesse sforzando per non incappare in un dibattito acceso tra di loro. In quel momento stavano conversando in maniera tranquilla e confidenziale e la cosa le piaceva. 

Lei credeva che Taehyung si stesse aprendo, che le stesse rivelando alcuni segreti, e si sentiva emozionata. 

Lui, al contrario, era spaventato da Blake. Dal modo in cui lo osservava, dalla sua comprensione, da come gli parlava. Gli faceva provare delle sensazioni che non sapeva gestire. 

“E i tuoi di genitori?” Chiese infine Blake. 

A Taehyung scappò una smorfia “Mia madre non l’ho mai conosciuta. Lei ha avuto una gravidanza difficile e delle complicazioni durante il parto. Non ce l’ha fatta. Mentre mio padre… lui, semplicemente non ha retto il colpo”. Fece un sospiro, valutando se dirle la verità o meno, ma alla fine cedette.

“Lui non ha tutte le rotelle a posto. È sempre stato un tipo piuttosto sensibile, ma è sicuramente uno di quegli uomini che sa amare la propria donna fino alla pazzia. Crescere con lui è stato un po’ difficile”. 

“Difficile?” 

Un sorriso amaro si formò sul suo volto e, in qualche modo, si sentì costretto a distogliere lo sguardo da quello della ragazza. “Diciamo che le volte in cui usava il bastone erano molte di più di quelle in cui mi dava una carota. Non sento la sua mancanza, se te lo stai chiedendo, e non credo che lui senta la mia. Non credo nemmeno che si sia accorto della mia assenza. Il suo cervello è lento, e non è mai vigile. Non capisce quello che fa. Non capisce chi o cosa gli stia intorno. A volte vede cose che non ci sono e sente cose che non esistono. La sua realtà è totalmente falsata. Ad essere sincero, credo che adesso non sia nemmeno più lui”. 

“Che vuoi dire?” 

“Non ho notizie recenti di lui. Non mi interesso di quello che fa e di come vive, ma ho saputo che è stato messo in un istituto. Forse lo avranno imbottito di farmaci per farlo stare tranquillo. Forse in posti come quelli uno smette semplicemente di fare il matto perché c’è troppa tristezza e squallore. Non lo so e non mi interessa. In ogni caso, io non sono più suo figlio. Sono passato sotto la tutela legale di Jin quando avevo nove anni. Mi ha dato il suo cognome, mi ha dato un tetto sopra la testa e una famiglia con la quale poter vivere. Questo è tutto ciò che mi importa”. 

Di nuovo, ci fu un attimo di silenzio. Gli uccelli si lanciavano tra di loro qualche verso di richiamo e il vento soffiava piano. Alle loro spalle, i passi di Hoseok e Yoongi erano scanditi dal rumore delle foglie. 

Blake non disse niente, ma Taehyung sentiva il peso dello sguardo che gli teneva puntato addosso. 

Fu rassicurante. Sentire il silenzio di lei. Sentirlo mischiarsi con il suo. Un accordo tacito tra di loro. Era la prima volta che diceva quelle cose a qualcuno che non faceva parte del branco e questo sarebbe stato sufficiente per renderlo nervoso. Eppure uno strano senso di calma prese la meglio su di lui, come se quella confessione lo avesse reso un po’ più libero. Si sentiva fragile, così esposto davanti agli occhi di quella ragazza, ma non sentiva di dover cadere a pezzi da un momento all’altro. 

Blake si avvicinò di qualche passo e gli prese una mano. La strinse con appena un po’ di forza, senza dire niente.

Per un attimo Taehyung valutò l’idea di far intrecciare insieme le loro dita. La mano della ragazza era così piccola dentro la sua, ed era calda, rassicurante e morbida. Gli faceva venire il batticuore. 

“Mi dispiace”. Disse Taehyung “Questa non è la storia spensierata che bisognerebbe raccontare mentre si va per boschi in Ottobre”. Accennò un sorriso prima di sciogliere la presa dalle sue dita. 

Un’espressione delusa si dipinse sul volto di Blake e lui si pentì di averla allontanata in maniera così repentina. Però era tutto un po’ troppo: troppa la verità a cui quei ragazzi erano stati sottoposti, troppo le sensazioni opprimenti della sua vita passata, e troppo persino le emozioni che lei gli stava facendo provare.

“Ehi, ragazzi, ci avete aspettato!” Dall’altra parte del tronco sbucò la testa di Hoseok, Yoongi alle sue spalle aveva il respiro un po’ affannato. 

“Sì. Ci siete?” Chiese Taehyung, facendo in modo di mettere di nuovo distanza tra sé e Blake. Non sapeva se era felice di rivedere i due ragazzi. L’idea che ci fossero stati anche gli altri con lui lo rendeva meno nervoso, eppure allo stesso tempo, avrebbe voluto passare ancora qualche minuto in solitaria con Blake. 

“Sì, riprendete pure. Ora vi stiamo dietro”. E detto questo, Hoseok scavalcò con agilità il tronco e si rigirò in direzione di Yoongi. “Vieni, ti aiuto a passare”. Si allungò verso di lui e lo sostenne per un braccio, timoroso che potesse cadere. Yoongi era sempre stato un po’ impacciato e goffo persino quando camminava sul suolo piano. 

“Okay allora andiamo”. 

“Di che stavate parlando voi due?” Chiese Hoseok, una volta ripresa la mano di Yoongi, attento a seguire il cammino dietro a Taehyung. 

“Niente di importante”. Rispose Balke, e Taehyung gliene fu grato. Non aveva la minima voglia di ripetere agli altri quello che aveva appena finito di raccontare. Non era un segreto, non più almeno. Magari lei lo avrebbe raccontato più tardi, mentre tutti e tre sarebbero tornati a casa sfrecciando sulla macchina magica di Hoseok. In quel momento, però, aveva voglia di sgombrare la mente. 

“Okay allora possiamo dare il via alla seconda sessione di domande, vero?” 

Taehyung sorrise appena mentre avanzava, questa volta con più calma. “Certo”. 

Scrutò il terreno attorno a lui. Le foglie si erano accatastate a formare un tappeto troppo fitto perché un animale di grossa taglia come Jungkook potesse essere passato di lì. 

“Bene allora”. Disse Hoseok “Avete qualche super potere?” 

“Hobi”. Lo riprese Yoongi, ciò nonostante Taehyung scoppiò a ridere. 

“Superpotere? Mi spiace deluderti amico, ma no, niente superpoteri per noi”. 

“Come è possibile? Non siete super forti o super veloci? Non riuscite a sentire a chilometri di distanza? Non avete una vista sviluppatissima o un fiuto migliore dei segugi?” 

Taehyung rise di nuovo. Quel ragazzino aveva fatto correre le sue fantasie davvero troppo oltre, ma la cosa lo divertiva. Forse ciò che si aspettava un tipo come Hoseok era proprio quello: una storia al pari di spiderman, una storia da fumetto Marvel. Taehyung fu quasi dispiaciuto di dover distruggere le sue aspettative. 

“Nulla di tutto questo. Siamo solo dei normali umani, l’unica cosa che abbiamo di speciale è che, quando torniamo dopo un lungo periodo dal bosco, abbiamo un odore molto intenso. Ognuno di noi ha il suo, ed è così caratteristico che potremmo riconoscerci anche senza riuscire a vedere. Ma sono piuttosto sicuro che chiunque potrebbe sentirne l’essenza. Non serve avere un fiuto migliore di quello dei segugi”. 

“Super odore?” Si imbronciò Hoseok, chiaramente si aspettava qualcosa di più emozionante. 

“Deludente vero? Mi spiace”. 

“Non fa niente, ma sappi che continuerò a credere che siete più forti delle persone normali”. 

Involontariamente quel commento gli fece tornare alla mente la conversazione ultimata con Namjoon poco prima. Come potevano essere dei superuomini quando non era nemmeno sicuro che avessero una buona salute? 

“Che altro volete sapere?” Chiese Taehyung, cercando di scacciare quei pensieri con tutto se stesso.

I suoi occhi continuarono a perlustrare la zona. La conversazione con i ragazzi stava assorbendo la maggior parte della sua attenzione. Se continuava così, avrebbe rischiato di perdere le tracce di Jungkook, ma più procedeva, più non sembrava esserci nessun segno del passaggio del ragazzo. 

“Chi è quell’uomo?” Fu Yoongi a domandarlo, come se avesse letto, dentro la testa di Taehyung, la preoccupazione che quell'individuo gli aveva proiettato addosso. 

“Namjoon”. Disse, rallentando la sua avanzata. “Vi avevo già accennato qualcosa su di lui. Diciamo che è il nostro ultimo acquisto. Starà al rifugio con noi per un po’”. 

È un lupo?” 

“No, è un umano, uno scienziato. Ci sta aiutando a capire chi siamo”. Spiegò con un po’ di reticenza. Quelle non erano esattamente le parole che avrebbe usato normalmente per descrivere Kim Namjoon, ma non voleva confonderli e complicare ulteriormente la situazione. 

“E non ha paura di vivere con voi?” Chiese ancora Yoongi, strappando involontariamente un sorriso a Taehyung. 

“Non siamo così cattivi come puoi pensare. Siamo banalissime persone, non più pericolosi di un essere umano qualsiasi”. 

“Vi trasformate per magia?” Domandò Hoseok. Benché ormai stessero tenendo tutti la stessa andatura non aveva lasciato andare la mano di Yoongi nemmeno per un secondo. Sembrava volerlo trascinare addirittura dentro le sue conversazioni. 

“Forse sì. Non lo sappiamo con certezza. Namjoon è qui anche per questo. Per quanto sia soprannaturale, pensiamo comunque che quello che ci succede sia dettato da delle leggi chimiche. Ma tutto potrebbe essere il contrario di tutto. Solo il tempo ci dirà”. 

“Può farlo smettere? Cioè, può fare in modo che voi smettiate di trasformarvi?”

“Chi lo sa. Forse”. Rispose solamente. Era la speranza di molti, al rifugio, ma da quando Namjoon era arrivato non aveva fatto troppi passi avanti e Taehyung non sapeva più se essere felice o meno. Se avesse avuto ragione, se il lupo che avevano dentro, quello in circolo nel loro sangue, li stava lentamente uccidendo, aveva senso desiderare di essere ancora come era? Aveva senso non chiedergli aiuto?

La sera stava calando, la luce scemava velocemente, come se avesse fretta di spuntare dall’altra parte del globo. L’immagine delle loro ombre si proiettava sempre più allungata sul terreno e presto Taehyung avrebbe dovuto abbandonare la ricerca. 

- Aspetta ancora un po’-. Si disse - Jungkook non si allontana mai tanto -. 

“Taehyung”. Lo richiamò Hoseok. 

“Si?” 

“La trasformazione è sempre così improvvisa?” Chiese.

“Ehm, non proprio”. Cominciò a spiegare prima di fermarsi per qualche secondo a scrutare il tronco di un albero. La base sembra essere stata rovinata, ma erano segni troppi indistinti per stabilire che fosse l’operato di un lupo. 

“Come vi ho già detto, la trasformazione è molto soggettiva. Ognuno ha i propri tempi e ognuno lo avverte in modo diverso. Jungkook non sente mai che sta per arrivare. Gli anni scorsi, quando pensavamo che il suo periodo stesse per finire, cercavamo di tenerlo nascosto al rifugio. Anche Jimin non riesce ancora a capire quando arriverà il suo momento di andare via. Però riesce a controllarsi meglio”. 

“E tu invece?” Domandò Blake “Tu riesci a capire quando sta per avvenire?” 

“Si, io e Jin riusciamo a capirlo. Ma non chiedetemi perché succeda, non ne ho la minima idea”. 

Ripresero a camminare ancora più lentamente di prima, attenti ad ogni minimo particolare. 

Fu allora che le vide. Taehyung si avvicinò velocemente, accuciandosi al suolo per controllare meglio. 

Il terreno era stato smosso e molte foglie erano state spezzate e schiacciate. Nonostante l’analisi sommaria, si vedeva ancora chiaramente, dal modo in cui il fogliame era stato appiattito, la posizione che Jungkook doveva aver assunto. Probabilmente si era acciambellato per ripararsi dal vento. Proprio di fianco, le impronte delle sue zampe erano impresse nella terra umida. 

Taehyung sorrise e immerse i polpastrelli nel terreno umido. Sovrappose le sue dita alle impronte del lupo. Jungkook non si era allontanato troppo. 

“Le hai trovate?” Chiese retorico Yoongi, sporgendosi oltre le spalle di Taehyung per guardare quello che stava facendo. 

“Sì”. Disse soddisfatto. “Ora sappiamo che è da queste parti”. 

“Che fortuna”. Commentò sarcastico il ragazzo, per niente elettrizzato all’idea di ritrovare il suo amico sotto forma di lupo. 

“Mi dispiace avervi rubato tutto questo tempo, ma dovevo accertarmi che fosse ancora in zona. Ora possiamo tornare indietro”. 

“Non fa niente”. Replicò pronto Hoseok, parlando a nome di tutti. “Ci fa piacere sapere che sta bene. È bello fare questo tipo di cose, tutti insieme. Ci fa sentire come se stessimo passando del tempo con lui. Non so se questa cosa ha senso per te”. Abbozzò un sorriso imbarazzato e strinse di più la presa che aveva sulla mano di Yoongi. 

Taehyung trovò le sue parole incredibilmente dolci. Fece qualche passo nella sua direzione e, quando fu sufficientemente vicino, gli batté sonoramente una mano sulla spalla. 

“Certo che lo capisco. Succede sempre anche a noi”. 

Lentamente il sorriso imbarazzato del ragazzo si trasformò in un sorriso soddisfatto. Jungkook era fortunato ad avere degli amici così, ora Taehyung ne era certo. 

Senza che ci fosse bisogno di aggiungere altro, i quattro ripresero a camminare in direzione del rifugio. La sera era ormai imminente e dovevano affrettarsi o si sarebbero trovati immersi nel bosco nel buio più totale. 

“Fa male?” Domandò Yoongi, ad un certo punto. 

“Cosa?” 

“La trasformazione. Quando è successo a Jungkook, sembrava che stesse morendo di dolore. Ho visto anche del sangue e... non so, mi domandavo se facesse tanto male”. 

La trasformazione del loro amico era stata davvero troppo cruenta. Repentina persino per gli altri membri del branco. Quei ragazzi non erano abituati a quel genere di cose, nessuno lo sarebbe stato. Non si aspettavano che il proprio migliore amico potesse celare, all’interno del suo corpo, un’altra creatura. Per loro doveva essere stato semplicemente spaventoso. 

“Un po’.” Rispose Taehyung, che non voleva dirgli una bugia. “All’inizio, quando cambi da una forma all’altra, fa male. È come se sentissi le tue ossa bruciare e rompersi in mille pezzi, perciò stare in piedi, o seduti, o camminare, è un po’ doloroso. Hai bisogno di molto calore”. 

“Non c’è un modo per non provare dolore?” Chiese Hoseok. 

“Purtroppo no, ma non dura molto. Mezza giornata e poi sei di nuovo a posto”. Cercò di addolcire la pillola per non farli preoccupare troppo. 

“Taehyung”. Lo chiamò Hoseok. 

“Si?”

“Pensi che potremmo rifarlo?” 

“Rifarlo?”

“Si. Voglio dire, venire con te a piazzare il cibo per Jungkook. Pensi che potremmo rifarlo qualche volta?” Spiegò lui. Il ragazzo guardava fisso davanti a sé cercando con lo sguardo qualche segnale che fosse un punto di riferimento per riprendere l’orientamento. 

Taehyung avrebbe voluto sorridergli apertamente. Hoseok era estremamente dolce e il senso di lealtà e amicizia trasudava in maniera del tutto naturale dal suo corpo. 

“Certo. Fino a quando qualcuno di noi non si trasformerà potrete venire a bazzicare nel bosco ogni volta che vorrete”. Gli disse. Capiva che la nuova realtà era affascinante e difficile da assimilare. Convivere con quel segreto sarebbe stato impegnativo per loro e se passare del tempo ricordando Jungkook poteva essere d’aiuto, allora li avrebbe lasciati fare. 

“E possiamo restare in contatto con te?” Chiese Blake. “Per sapere novità su Jungkook”. 

“S-si”. Balbettò Taehyung. Quella frase lo aveva preso un po’ alla sprovvista. Chiaramente volevano rimanere in contatto con lui per avere notizie di Jungkook, eppure il cuore di Taehyung aveva cominciato a battere un po’ troppo velocemente. 

“Fino a quando saremo umani noi, ehm…” Si schiarì la gola rumorosamente “p-potremmo sentirci, se volete”. Le orecchie si colorarono di rosso.

Taehyung avvistò il tronco caduto che poco prima avevano scavalcato e si affrettò nella sua direzione. 

In quel periodo dell’anno, la sera calava sempre troppo velocemente e attorno a loro si vedeva poco e niente. Ci voleva ancora un quarto d’ora di cammino per il rifugio e dovevano restare uniti o si sarebbero sicuramente persi. 

Sorpassò per primo l’ostacolo e si fermò per aiutare gli altri a fare lo stesso. 

“Chissà che cosa faremo, quando nessuno di loro sarà più umano”. Sentì dire a Yoongi.

Nessuno però disse niente. Nemmeno Hoseok provò ad abbozzare una risposta. 

Gli uccelli avevano smesso di cantare e il vento si era fatto più forte. Rimasero zitti tutti e quattro fino a quando non arrivarono al rifugio. 

La luce della veranda era accesa e nello spiazzale davanti casa era stata parcheggiata la Land Rover di Jin, proprio di fianco all’auto di Hoesok. 

I quattro si avviarono verso l’entrata, ma i ragazzi rimasero indietro, fermi davanti alla vecchia Riviera. 

“Allora, è tutto per oggi?” Chiese Taehyung, insicuro se invitarli ad entrare o meno. 

“Credo di sì”. Rispose Hoseok. Taehyung non poté fare a meno di notare che, malgrado si fossero ormai allontanati dalla foresta, la mano del ragazzo non aveva ancora abbandonato quella di Yoongi. Come se nemmeno si fosse reso conto del fatto che fossero ancora unite. 

“Bene”. 

“Ci rivedremo presto, vero?” Gli occhi di Blake cercarono i suoi. Taehyung trovò quei grandi occhi colmi di emozioni e sentì una punta di incertezza crescergli nel petto. 

“Certo”. Le disse, ma il suo tono non era forte e sicuro come avrebbe voluto. 

Si fissarono per qualche secondo di troppo e Taehyung sentì arrossire le punte delle orecchie. Improvvisamente, si ritorvò a pensare che non voleva che lei andasse via. Voleva che entrasse al rifugio e che si fermasse con lui. Avrebbe voluto sentirla parlare ancora un po’ e averla di nuovo al suo fianco. Voleva stringere di nuovo la sua mano e tenerla stretta. 

Distolse lo sguardo e salutò gli altri. 

Per la seconda volta li guardò allontanarsi, ma un senso di nostalgia prese a gravargli sul cuore. Più si allontavano, più aveva la sensazione che una parte di sé, stesse andando via con loro.

 
   
 
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