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Autore: Yoshiko    21/05/2021    2 recensioni
"Il furgone gli era addosso, il paraurti quasi sfiorava la ruota posteriore della bicicletta. Si toccarono, Amy urlò. Julian perse il controllo, la bicicletta ondeggiò. La ruota anteriore oltrepassò il canalino di scolo e si addentrò nell’erba. Precipitarono lungo il declivio. Amy gridò ancora, poi l’acqua della risaia frenò la loro corsa in modo così brusco che la bicicletta si capovolse. Lei e Julian finirono nel fango, tra le rane e i germogli di riso." Un capitombolo, un'aggressione, un temporale, un tentativo di salvataggio mal riuscito e altre improbabili avventure accompagneranno i protagonisti della storia in situazioni sempre più assurde e inaspettate.
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Virtual Story'
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Benji si avvicinò con Peter in braccio alle tre ragazze che aveva puntato da lontano come un falco predatore, dissimulando con maestria il suo interesse con un’aria spaesata e confusa. Quel contegno, secondo i suoi calcoli, avrebbe dovuto portare alla luce in tre secondi netti l’atavico istinto femminile di aiuto e protezione nei confronti del prossimo.
Le accostò quasi per caso, come se senza accorgersene si fosse imbattuto proprio in loro mentre vagava sperduto tra i banchi della fiera, in cerca di qualcosa o di qualcuno che disperava di riuscire a ritrovare. Le tre giovani smisero di parlare e lo fissarono appena il tempo di mettere a fuoco lui  ma sopratutto il marmocchio, dopodiché il sorriso infantile del bambino le conquistò in un nanosecondo.
Tom e Philip erano rimasti discosti, costretti a restare dove il portiere aveva tassativamente ordinato loro di rimanere. “Guardate e imparate” aveva detto con aria saputa perché i bambini  avevano una loro utilità sociale proprio come i cani, soprattutto se cuccioli.
-Ma che bellino che sei!- disse la ragazza più alta, dedicando al marmocchio di Callaghan un sorriso che il portiere si gustò tutto, come se fosse per lui.
-Come ti chiami?- domandò l’altra, la giovane con una cascata di capelli neri e corvini che le arrivava più giù delle spalle.
Bastò un lievissimo sollecito che Peter, spinto dall’indole naturale di futuro uomo, tese le braccia verso la giovane più graziosa e le piombò addosso, infilando quasi per caso una manina dove il portiere avrebbe desiderato a breve a sua volta posare le dita. Tastando un po’ qui e un po’ lì, beandosi di quella morbidezza, il bimbetto rise felice e gongolante.
-È tuo figlio?- fu la domanda che Benji già si aspettava.
-Mio fratello.- era una promessa, perché se l’aspetto del bambino era di loro gradimento, altrettanto di loro gradimento sarebbe stata la prospettiva di un accoppiamento con un ragazzo piacente e prestante, per giunta libero come l’aria. Benji pensava sempre a tutto, difficilmente si faceva cogliere impreparato dalle situazioni che la vita gli presentava ogni giorno.
Philip osservava le moine di Peter con una leggera apprensione. Dove aveva imparato, suo figlio, a comportarsi così? Con tanta disinvoltura? Possibile che fosse bastata una manciata di giorni trascorsi con Price per prendere da lui tutti i difetti possibili e immaginabili? E poi, un dubbio, anzi quasi una speranza. Anche con lui sarebbe stato capace, all’occorrenza, di comportarsi in quel modo davanti a un trio di gallinelle così carine?
Infastidito dal pensiero fedifrago che era scaturito dalla sua mente senza alcun controllo, Philip sbuffò.
-Io avevo capito che andavamo a cercare Katy.-
-Dobbiamo cercarla!- annuì Tom -Dobbiamo trovarla!-
-Perché allora Benji sta perdendo tempo con quelle tre?-
-Forse sta chiedendo se l’hanno vista?-
-Tu dici?-
-No. Non credo proprio che lo stia facendo.-
Philip si guardò intorno, sforzandosi di ignorare la sceneggiata di quel pericoloso duo e fare il punto della situazione, cosa non facile al centro di un mercato che riempiva per intero il sottobosco di una pineta, tra stand di oggetti vari e gastronomia che avevano richiamato acquirenti, visitatori e avventori da tutta la provincia. C’erano più persone lì dentro che spettatori in uno stadio alla finale della Coppa del Mondo. Ma da qualche parte, di sicuro, un ufficio informazioni doveva pur esserci.
-Devo trovarla, Philip. Ti prego! Devi aiutarmi a ritrovarla! Se le è successo qualcosa, io...- la voce si spense in un singulto.
La sincera preoccupazione dell’amico lo scosse e, dimentico di Benji e di Peter, che era sì suo figlio ma della cui esistenza aveva saputo così recentemente che stentava a ricordarsene, si guardò intorno indeciso sulla direzione da prendere.
Dopodiché, seguendo cartelli temporanei scritti a mano, fissati con metri di spago ai tronchi di quei pini millenari, si inoltrarono nelle stradine della fiera.
Obiettivamente nessuno dei due si era mai trovato in un posto simile, dove la varietà della mercanzia messa in vendita superava ogni umana immaginazione. Sulle bancarelle erano esposte cose mai viste, oggetti così vecchi e di un tale cattivo gusto che solo guardarli era un pugno nello stomaco ma davano speranza agli affari di Mark; a essi però erano affiancate preziose minuterie fatte a mano che costavano un occhio della testa. E poi cibo, leccornie artificiali e artigianali provenienti da ogni parte del paese e da ogni angolo del globo. Frutta tropicale mai assaggiata, di cui non conoscevano neppure il nome, pesci multicolori adagiati su letti di ghiaccio, dolci caramellati sul momento, fiumi di cioccolata, crepe ai millegusti, carne di ogni tipo passata alla brace, fritta o al vapore condita con salse per i palati più fini, pane e panini ripieni di ogni cosa, formaggi freschi e stagionati, fritti di ogni colore e misura.
-A me sta venendo fame. Ti dispiace se ci fermiamo un secondo a compare qualcosa?-
Tom scosse la testa, perché aveva anche lui le stesse necessità dell’amico. Fecero la fila in una friggitoria, presero ciascuno un cartoccio mari e monti e ripresero il cammino che, più che una ricerca, si stava a poco a poco trasformando in una rilassante passeggiata.
-Ho sete.-
-Una birretta?- propose Philip indicando un banco che la spillava ghiacciata.
-Perché no.-
Proseguirono sorseggiando la birra, superando la zona mangereccia e inoltrandosi in quella artigiana e culturale, dove si fermarono davanti a una bancarella carica di libri. Al di là di quella montagnola di cultura, un tizio annoiato fumava con passione il filtro di una sigaretta ormai giunta alla fine.
Tom si avvicinò, prese in mano un libro e lo sfogliò interessato.
-Che dici, lo prendo?- si consultò con Philip allungandogli il breve tomo carico di vignette.
Barzellette sui calciatori, lesse il compagno e annuì.
-Lo facciamo recitare a Bruce durante il viaggio di ritorno.-
-Se lo volete, ripassate più tardi. La padrona è in pausa pranzo e mi ha proibito di vendere in sua assenza. Pare siano a offerta libera ma non mi immischio negli affari degli altri.-
Tom annuì e ripose il libro.
-Torniamo dopo.-
Ripresero a camminare sotto la frescura dei pini, accarezzati da una brezza che profumava di resina. Quella sì che era una splendida giornata da trascorrere bighellonando all’aperto. Si godettero la passeggiata e quando raggiunsero gli altri Philip si trovò completamente impreparato ad affrontare la crisi isterica di Jenny, che scoppiò improvvisa e immediata.
-Dove l’hai lasciato?-
-Dove ho lasciato chi?-
-Peter!-
Chi è Peter? Stava per farle eco Philip, poi ritrovò di colpo la consapevolezza di essere un (pessimo) padre e si guardò intorno sgomento, anzi a dir poco sotto shock perché a suo figlio ormai erano ore che non pensava più. Lo aveva mollato con Benji e… e il portiere era lì, comodamente spaparanzato su una sdraia, una bibita ghiacciata tra le mani. Scandagliò in un nanosecondo ogni centimetro dello spazio intorno a loro, mentre il cuore accelerava i battiti e un sudore gelato gli imperlava le tempie. Di Peter nessuna traccia.
-PHILIP! DOVE ACCIDENTI LO HAI LASCIATO?-
Le urla di Jenny non lo aiutarono a fare mente locale, una goccia di sudore gli colò fino al collo, un crampo gli bloccò la digestione e la birra, nel suo stomaco, riprese a fare la schiuma. Accanto a lui Tom, investito dalla consapevolezza di aver trascorso il tempo a bighellonare tra le bancarelle, crollò in ginocchio invocando la figlia di Holly come se volesse chiederle la grazia di riapparire all’istante tra loro.
-Era con Benji! L’ho lasciato con Benji!-
La giustificazione non resse, quelle parole non servirono a nulla se non a inasprire di più Jenny.
-Peter non si lascia! Tanto meno con Benji! TU sei suo padre! TU devi prenderti cura di Peter! NON BENJI! Fila immediatamente a cercarlo e NON AZZARDARTI A TORNARE SENZA DI LUI!-
-Padre degenere...- borbottò Mark osservando Philip e Tom che se la davano a gambe -Quei due sono uno peggio dell’altro. Lasci una mocciosa a Tom e la dimentica in autogrill, affidi un figlio a Philip e lo perde a una fiera.-
-Tu Peter per poco non lo investi.- disse Julian continuando a lucidare con un panno il ripiano di marmo di un comodino che aveva tirato giù dal furgone in uno sforzo immane e senza l’aiuto di nessuno perché chi avrebbe dovuto dargli una mano, era in giro a perder bambini.

-Chi stai cercando, Tom?-
Il ragazzo trasalì. Non poteva assolutamente sbagliarsi, quella era proprio la voce di Patty. S’immobilizzò come una preda presa di mira da un carnivoro nell’attimo prima di spiccare la fuga in un inutile tentativo di guadagnare la salvezza. Ma lì non c’era nessun posto in cui nascondersi. Così rimase piegato in due, una mano a sollevare il telo che ricopriva il ripiano del banco, gli occhi fissi sotto la serie di tavoli che si susseguivano l’uno dopo l’altro, tra la merce da vendere accatastata negli scatoloni e gli imballi che erano stati tolti per esporre la mercanzia più varia. Come si sarebbe presto accorta anche l’amica che incombeva alle sue spalle, lì sotto di Katy non c’era traccia.
-Tom?- insistette la voce e il ragazzo sembrò percepire nel suo tono una nota di sarcasmo.
Sarcasmo? Per cosa? Si tirò su lentamente, così lentamente che forse impiegò addirittura un minuto per mettersi eretto, voltarsi e affrontarla. Era sola? C’era Holly con lei? L’avrebbero ucciso? Avrebbero banchettato sui suoi resti?
Niente di tutto ciò. Patty lo fissava furibonda ma Katy, sua figlia, era lì. La teneva per mano e la bambina lo guardava con un’espressione gioiosa dedicata proprio a lui, nonostante tutto, nonostante l’avesse abbandonata, nonostante l’avesse persa in un autogrill. Sembrava addirittura contenta di vederlo.
In effetti fu grazie alla presenza di Katy che Patty non gli saltò al collo e non lo strozzò. La bambina tese le mani e, nonostante sua madre non sembrasse contenta della scelta, gli si aggrappò alla gamba come un piccolo koala.
-Katy è una bambina generosa. Fosse stato per me, non ti avrei perdonato così facilmente.-
-Dove l’hai trovata?- la voce di Tom uscì stentata e roca. Passato il momento critico, non riusciva a capacitarsi del miracolo. Accarezzò la testolina della bimba mentre Patty tornava a prenderla per mano.
-In lacrime seduta sul marciapiede del parcheggio di un autogrill.-
-Non so come sia potuto accadere!-
-È accaduto perché l’hai dimenticata, perché non sei affidabile. Perché io avevo ragione a non volertela lasciare e Holly torto ad averti scelto. Come al solito!-
Philip arrivò di corsa, sudato, affannato e preoccupatissimo.
-Tom! Non lo trovo da nessuna parte...- inquadrò l’amica -Ciao Patty. Ah, è con te, bene! Spero di essere altrettanto fortunato! Andiamo Tom!- lo afferrò per un braccio e lo trascinò via -Se non ritroviamo il marmocchio, Jenny mi uccide, chiede il divorzio, mi toglie l’affidamento di Peter e Joy, forse addirittura mi denuncia per smarrimento di minore! Che accidenti di fine ha fatto? È tutta colpa di Price, quel maledetto!-
-Non erano Tom e Philip, quelli?- domandò Holly raggiungendola.
-Sì, proprio loro.-
-E glielo hai detto?-
-No.- fece spallucce, mentre Katy le lasciava la mano e correva verso Peter che camminava accanto a Holly tenendo tra le mani una coppa di plastica ricolma di granita alla fragola, che si gustava con evidente piacere.
Il ragazzo sospirò.
-Immaginavo.-
-Hanno perso anche lui, Holly! Sono davvero inqualificabili!-
-Non è raro che un bambino si perda a una fiera!- li difese -E poi Jenny sarà preoccupata!-
-Sì, immagino di sì… Vuol dire che quando ripasseranno lo troveranno qui. Abbiamo da vendere quasi la metà dei libri e neppure un secondo da perdere per colpa della loro inaffidabilità.-
Holly cacciò un altro sospiro, stavolta bello forte per esternare la propria contrarietà, raggiunse la bancarella e tornò al proprio posto. Peter, con l’immensa granita tra le mani, gli trotterellò dietro e si sedette su uno scatolone all’angolo, tranquillo e beato a imbrattarsi la faccia di sciroppo di fragola. Katy gli corse accanto, diede una leccatina al ghiaccio, rabbrividì e, un po’ assonnata, andò ad accoccolarsi sulle gambe del padre.
Patty, da parte sua, prese la cassetta di sicurezza in cui aveva chiuso a chiave l’incasso e, per ammazzare il tempo in attesa di nuovi clienti, contò e mise in ordine spicci e banconote.
   
 
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