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Autore: MilaEdwards    22/05/2021    3 recensioni
La mia fanfiction è liberamente ispirata alla storia di Can­dy, dell'autrice gia­pponese Keiko Nagita.
"Liberamente" perché ne riprende la sto­ria e gli avveniment­i, ma non tutti.
E anche laddove gli avvenimenti sono ripresi dalla storia originale, sono stati sviluppati in mani­era diversa, secondo una mia personale visione e impostazione narrativa, verosim­ile, ma senza perdere di vista i sogni e le ambizioni dei personaggi, e i sogni di noi amanti di questa bellissima storia.
L'ambientazione è collocata negli anni '20, gli anni del dopoguerra, in cui si sviluppò certame­nte, secondo fonti storiche, una maggiore apertura verso il nuovo, l'emancipazio­ne e l'anticonformis­mo, nella vita socia­le, nel lavoro e nel­la moda, specialmente in una città cosmo­polita come New York.
I nomi dei personaggi sono quelli del racconto originale, benché in Italia il personaggio di Terry sia noto e conosciuto attraverso l'anime solo con il nome di Terence, che non esiste invece nella versione originale.
Enjoy the reading!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il 28 gennaio del 1919 Terry aveva compiuto 21 anni.

Era diventato più alto, spalle larghe, aveva tagliato i capelli, ora li portava lunghi fino al collo. I suoi occhi, di un blu intenso, avevano una luce malinconica e il suo portamento, insieme al suo stile, aveva ancora una innata eleganza.

Terry viveva a New York, in un appartamento nel quartiere del Village, ed era ancora il primo attore della compagnia Stratford.
 
Una sera di quasi tre anni prima Candy aveva deciso che non si sarebbero più rivisti. Gli aveva detto di aiutare Susanna a riprendersi, dopo che la ragazza aveva tentato di lasciarsi andare, giù da quella terrazza, per qualcosa che Candy aveva percepito come grande amore nei confronti di Terry, ma che in realtà era solo un'ossessione. E lui di fatto non si era opposto. Non aveva lottato per il suo amore e per il suo sogno di felicità, che in quel momento era ad un passo da lui. La sua Candy, tanto pensata e desiderata, era finalmente arrivata a New York per assistere alla prima di Romeo e Giulietta, invitata da lui con un biglietto del treno di sola andata. Terry aveva in mente un progetto importante. Avrebbe voluto chiederle se aveva voglia di restare accanto a lui per sempre, perché lui aveva questo desiderio, e sperava potesse essere reciproco. Ma poi l'incidente capitato a Susanna aveva sconvolto l'ordine delle cose, fatto scivolare tutto nel baratro degli imprevisti e tolto colore ai suoi sogni.                                     

Quando Candy era andata via, sparita tra la folla della gente che passeggiava per le strade di New York, lui era rimasto da solo con i suoi pensieri. Era tornato quasi subito nel suo appartamento, a mezzanotte inoltrata, la casa era fredda, così aveva acceso il fuoco nel caminetto. Aveva bisogno di un bagno caldo per togliersi di dosso il gelo di quella serata appena trascorsa. Si era versato della Vodka in un bicchiere e si era immerso nella vasca da bagno piena di acqua calda e schiuma. Aveva acceso una sigaretta, ed era rimasto lì in contemplazione.                                                    

Lui che di solito era un tipo impulsivo, ma che era anche capace di riflettere sulle questioni, si era ritrovato in una situazione di difficoltà che non aveva saputo affrontare... e che gli era sfuggita di mano.                                                                                                                                

Sapeva di aver bisogno di calmare il suo tumulto interiore.                                                                  

Era rimasto per un tempo lungo con la testa adagiata all'indietro, sul bordo della vasca, cercando sollievo nel fumo, mentre con gli occhi chiusi aveva provato a riordinare i pensieri. Quando aveva spento la sigaretta, ormai ridotta ad un mozzicone, aveva mandato giù la Vodka tutta in una volta. Aveva gli occhi arrossati e lucidi. 

Era uscito dal bagno dopo un'ora, con indosso il suo accappatoio e si era diretto alla finestra come in cerca di qualcosa. Era rimasto lì, ad osservare da dietro i vetri i piccoli fiocchi di neve che lentamente stavano cadendo sulla città, ammantandola di bianco, per finire poi a fissare un punto in lontananza, fino a quando il vetro si era completamente appannato e lui era ritornato alla realtà.              

Sentendo freddo, era andato a ravvivare il fuoco nel camino... i suoi occhi si erano poi posati sulla bottiglia di Vodka lasciata sul tavolo. Avvicinandosi, si era soffermato sul fatto che la bottiglia fosse ancora quasi piena, e aveva avuto la tentazione di portarla alle labbra. Ma stringendola tra le mani era andato a svuotarla nel lavandino in cucina ed era tornato davanti al camino, sedendosi sul divano.                                                                                              

Nonostante il tormento che stava provando, aveva voluto evitare di esagerare con l'alcool, anche se la tentazione era stata forte. Gli occhi gli erano tornati lucidi... in quell'istante si era sentito solo al mondo, con i gomiti sulle ginocchia e con le mani tra i capelli aveva sentito nuovamente salire una sensazione di inquietudine. Si era acceso un'altra sigaretta... non aveva ancora pienamente compreso la decisione di Candy. Aveva ripensato alle sue parole di quella maledetta sera appena trascorsa:

- "Stavo pensando di tornare a casa stasera stessa.
- Stasera?
- Beh, ci dovevamo vedere e ci siamo visti. Non posso mancare troppo tempo dal mio lavoro. E poi sono anche preoccupata per Albert. Prenditi cura di Susanna. Addio.
- Ma...

Lui le era corso incontro da dietro, sulle scale, abbracciandola e tenendola stretta a sé, cingendola dalla vita.
Era stato capace di dire che avrebbe voluto fermare il tempo in quel preciso momento... per sempre. 
Forse anche per il silenzio di Candy, dopo qualche minuto aveva sciolto il suo abbraccio, senza riuscire a dirle che l'amava, che lei era la persona più importante della sua vita.

- Sii felice Candy.

- Anche tu Terry."
 
Come era stato possibile che lui non fosse riuscito a parlare con lei di quanto successo? Come era stato possibile che lui avesse accettato la decisione di Candy senza nemmeno provare a farle capire che teneva tanto a lei? Si era torturato con questi pensieri, quando ad un tratto gli era balenata in mente, come proveniente da un angolo lontano in fondo al suo cuore, l'intuizione che quanto avvenuto, la sua incapacità di reagire, era stata dettata in larga parte dalla sua paura di esprimere a Candy i suoi sentimenti. A pensarci bene, lui non le aveva mai parlato apertamente di ciò che provava. E nemmeno Candy lo aveva fatto con lui. Si erano scambiati delle lettere in tutto quel periodo, e lui ricordava che in sostanza parlavano delle loro vite, del lavoro, dei loro obiettivi. Che le loro parole potevano lasciar intuire un interesse romantico reciproco. Ma niente di rivelato. 

Sapeva bene che l'aveva invitata a New York per chiederle di passare più tempo insieme, di vedersi più spesso, in attesa di poter decidere del loro futuro, compatibilmente con i loro progetti professionali. Ma ancora non sapeva se avrebbe trovato le parole giuste, durante quel momento si sarebbe sentito sicuramente nervoso. Aveva considerato che, pur avendo organizzato tutto, aveva una gran paura di parlare a Candy dei suoi sentimenti. Avrebbe dovuto dirle che si era innamorato di lei, che non l'aveva mai dimenticata dalla St.Paul school. Ci sarebbe riuscito a guardarla dritto negli occhi e ad aprire il suo cuore? E Candy come avrebbe reagito? Lo avrebbe ricambiato nei sentimenti o gli avrebbe riso in faccia?

L'idea della seconda opzione gli aveva fatto ribollire il sangue e gli aveva riempito l'anima di delusione. Ma l'aveva considerata un'ipotesi possibile. A scuola, durante la Festa di Maggio, si era beccato un sonoro schiaffo dopo aver preso l'iniziativa di baciarla, perciò non era tanto sicuro della reazione di Candy, che per lui era ancora una ragazza misteriosa da quel punto di vista.

Dunque aveva accolto la decisione di Candy di andar via perché inconsciamente lo sgravava dall'impegno che si era prefissato? Quello di dichiararle i suoi sentimenti e le sue intenzioni? La certezza che il motivo principale della sua inerzia fosse stato proprio quello si era insinuata dentro di lui. Ma allo stesso tempo aveva ricordato di aver avuto l'impressione che Candy avesse iniziato quel discorso per andar via subito da lì. 

Forse doveva essere rimasta turbata dal gesto estremo di Susanna, forse lo ricollegava a qualche sentimento tra loro due... amore, gelosia. E dopo averlo visto prendere Susanna tra le braccia, sulla terrazza dell'ospedale, poteva aver avuto conferma dei suoi dubbi... che tra lui e la bionda attrice ci fosse qualcosa di più di una semplice amicizia. In fondo era il personale medico che avrebbe dovuto prelevarla, con una lettiga, date le sue condizioni, e riportarla in camera. Non spettava certo a lui, a meno che non si trattasse di una persona molto vicina alla ragazza. Ma Terry ricordava sfocatamente che era stata la madre di Susanna ad implorarlo di prendere sua figlia, e lui l'aveva fatto senza pensarci.

I giornali di gossip del momento avevano chiacchierato su loro due, senza però un fondo di verità. Lui non era sicuro che Candy non li avesse letti, ma ad ogni modo quella scena poteva esserle risultata troppo intima per essere Terry e Susanna solo due amici. 

- Accidenti! - aveva detto a voce alta tra sé e stringendo la mano in un pugno.

E inoltre Candy aveva nominato Albert. Loro due coabitavano a Chicago. Che si fossero avvicinati sentimentalmente negli ultimi tempi? E magari Candy aveva accettato di venire a New York per vederlo recitare a teatro, ma con l'intento di ritornare presto a casa? Albert era un ragazzo eccezionale, Terry lo aveva conosciuto a Londra e aveva saputo riconoscere le sue qualità umane. 

- Albert è una persona migliore di me - aveva pensato.

Pur nutrendo della stima per Albert, l'idea che Candy potesse aver cominciato a vedere il loro amico comune con occhi diversi aveva acceso la sua gelosia, tanto da fargli ricacciare idealmente l'immagine dai suoi pensieri.

Era stato preso da forti dubbi a tal proposito. Era tornato poi a considerare la situazione con Susanna. Lui non aveva avuto l'intenzione di restarle accanto per tutta la vita, come atto di gratitudine nei suoi confronti. Questa idea non gli aveva minimamente sfiorato la mente. Si era sentito grato per il suo gesto... ma era stato tutto solo un incidente e Susanna era stata certamente sfortunata. Che colpa poteva avere lui? Anche se la madre di Susanna era apparsa molto arrabbiata e lo aveva accusato di aver rovinato la vita di sua figlia, Terry, pur essendo un ragazzo sensibile che dopo lo sfogo della Sig.ra Marlowe si era sentito in colpa e affranto, aveva realizzato che in fondo quella donna stava sragionando. Anche Robert Hathaway, direttore artistico della compagnia Stratford e mentore di Terry, aveva cercato di far capire alla madre di Susanna che il ragazzo non aveva colpe, e che si era trattato solo di un incidente. 

Terry si era mostrato deciso. Il giorno dopo avrebbe messo le cose in chiaro con Susanna.

Susanna... un giorno quella ragazza dai lunghi capelli biondi, raffinata ed elegante, sua collega nella compagnia di recitazione, gli aveva dichiarato il suo amore. Dopo le audizioni era corsa da lui, per dargli la notizia che il ruolo di Romeo e di Giulietta era stato assegnato a loro due. 

- "Sono molto felice Terry! Non mi sarebbe importato di ottenere il ruolo di Giulietta se Romeo non fossi stato tu!"

Romeo e Giulietta... una storia d'amore recitata per finzione, che nei suoi disegni, conditi con la fantasia che popolava la sua mente, si sovrapponeva alla realtà, tanto da pensare di vivere per davvero una storia d'amore con Terry.

- "Terry, io ti amo... fin dal primo momento che ti ho visto. 
- Susanna!... - aveva risposto lui, colpito da quell'affermazione. 
- Vorrei sapere cosa ne pensi?
- ...Da molto tempo io...
- ...
- ...
- Non dire niente! No Terry, io ti amo!"
 
- Lei scappò via in lacrime... e io riuscii a dire, soltanto a me stesso, che nella mia mente c'era solo Candy... fin dal primo momento che l'avevo incontrata, su quella nave. Sì, forse sono innamorato di lei da allora... e lo sarò per sempre. Susanna... sei una bella ragazza, ma io non ti amo - aveva pensato, seduto sul divano.

Anche se era una ragazza emotivamente instabile, lui non se l'era sentita di assecondare i suoi desideri... non se l'era sentita di autocondannarsi all'infelicità. Le avrebbe parlato dolcemente, dicendole che lui l'avrebbe sostenuta moralmente e non l'avrebbe abbandonata nel difficile percorso di riabilitazione. Che avrebbe potuto contare su di lui... ma come amico e collega, e niente di più. 

Aveva sentito la testa scoppiare, si erano fatte quasi le 4 am, così si era messo a letto, sprofondando sotto le coperte, senza tuttavia riuscire ad addormentarsi. Quella mattina sarebbe stata la sua giornata libera, senza impegni. Il giorno si era affacciato sulla città, l'alba aveva cominciato a tinteggiare le pareti degli edifici con i suoi caldi colori, una fioca luce aveva cominciato a filtrare attraverso le finestre, e Terry, avvolto nel tepore delle calde coperte si era addormentato.
 
Aveva dormito profondamente. Erano le 2 pm quando si era risvegliato, con un gran mal di testa. Aveva indugiato nel letto quel tanto che era bastato per rendersi conto che era giorno ormai da un pezzo, a giudicare dalla luce nella stanza attraverso le tende. Uno sguardo distratto al suo orologio... i pensieri avevano cominciato a riaffollare la sua mente, così aveva deciso di lasciare immediatamente il letto e di filare dritto in bagno. Una bella doccia calda lo avrebbe aiutato a sciogliere la tensione che stava già sentendo in agguato. Si era lasciato scivolare l'acqua sulla testa e sul corpo. Quel massaggio naturale lo aveva fatto sentire talmente bene, che aveva pensato che sarebbe potuto rimanere lì per ore. Ma doveva sbrigarsi. Doveva andare da Susanna in ospedale.

Susanna che pensava di essersi liberata di Candy... Susanna che pensava che Terry fosse il suo fidanzato. E no... le cose non stavano proprio così. Dunque occorreva un bel discorso chiarificatore. Avrebbe avuto bisogno di tanta forza interiore per fronteggiare la ragazza, perché lei si trovava sicuramente in una condizione fragile, e non voleva risultare troppo duro e cinico. Ma allo stesso tempo doveva apparire sicuro di sé.
Si era asciugato i capelli e si era vestito, sempre con la cura che lo contraddistingueva. Per lo stomaco chiuso per la tensione non aveva mangiato niente, perciò aveva preso le chiavi della sua auto ed era uscito.

Quando era arrivato in ospedale, pur non essendo orario di visita, le infermiere lo avevano riconosciuto come l'attore della compagnia Stratford, e gli avevano permesso di entrare nella stanza di Susanna.

- Forse anche loro credono che io sia il fidanzato di Susanna - aveva pensato.

L'aveva trovata seduta nel letto, con la schiena appoggiata ai cuscini adagiati sulla testata. Gli era sembrata serena. Un sorriso radioso lo aveva accolto.

- Ciao Terry! È da stamattina che ti aspetto! Sono felice di rivederti. 

- Ciao Susanna. 

- Hai visto che bei fiori mi ha portato Jack? Illuminano questa stanza... quando potrò ritornare a casa, voglio averne di freschi tutti i giorni, il loro profumo è inebriante! Ovviamente... è solo un dettaglio... perché quello che per me conta è che potremo vivere insieme Terry. Che potrò averti vicino tutti i giorni, amore mio! 

- ...

- ...So che Candy è ripartita ieri sera. Mi ha detto che tu mi starai vicino per sempre. È una ragazza straordinaria... non vedo l'ora che quel giorno abbia inizio - aveva detto con gli occhi pieni di gioia. 

- Vedi Susanna... ero passato anche per parlarti di questo. 

- Come?!...Cosa vuoi dire?...Hai pensato già a qualcosa per noi? - aveva risposto, stringendo le mani al petto, contenta di immaginare che Terry avesse potuto pensare a lei, a loro due insieme, e avesse pensato ad organizzare il loro prossimo futuro.

- Beh... non esattamente... vedi Susanna... è vero che Candy è ripartita ieri sera. Non so cosa vi siate dette, come ben sai io non ero con voi in questa stanza, né lei mi ha riferito qualcosa al riguardo. È ripartita perché aveva degli impegni con il suo lavoro...
...E io sono qui oggi per parlarti con chiarezza... vedi Susanna... 

- Cosa vuoi dirmi Terry?! Mi stai facendo preoccupare... 

- Non voglio farti preoccupare... ma non voglio nemmeno illuderti, amica mia... 

- Cosa?! Amica?! Ma Terry... credevo di averti confessato i miei sentimenti... e credevo che anche tu li ricambiassi, altrimenti... 

- Altrimenti?! - l'aveva interrotta Terry, che aveva cominciato a sentire la rabbia montare.

Era arrabbiato anche con Candy... come aveva potuto permettersi di parlare a Susanna di come lui si sarebbe comportato? La decisione era soltanto sua!

- Beh, altrimenti... Candy non mi avrebbe detto quelle cose ieri sera! Lei ti conosce bene e mi è sembrata sincera! 

- Ti ripeto che non so che cosa vi siate dette ieri sera. Se mi lasci parlare, forse riuscirò a spiegarti come stanno le cose... 

- Va bene... parla - aveva detto allora nervosamente. Presagiva che il discorso di Terry non sarebbe stato piacevole da ascoltare, almeno non completamente, ma non immaginava di certo tutto quello che Terry stava per dirle, perché sperava ancora di riuscire ad ottenere ciò che voleva a tutti i costi.

- Io e Candy non stiamo insieme... 

Un'espressione di gaudio aveva attraversato il viso di Susanna, che aveva la testa china, ma dopo queste parole aveva alzato il viso per contemplare quello di Terry.

- Lei è ritornata alla sua vita a Chicago, non so cosa ti abbia detto a proposito di me, ma io, che sono il diretto interessato, ci tengo a chiarire alcuni aspetti di questa situazione.
Tu sei una bella e brava ragazza Susanna, ma quello che purtroppo è capitato è soltanto un incidente.

Il viso della ragazza era diventato livido, lo sguardo cupo e le labbra avevano cominciato a tremarle leggermente per la rabbia.
Terry se n'era accorto, ma aveva deciso di non lasciarsi intimorire, ed era stato fermo nel proseguire il suo discorso.

- Io ti sarò sempre grato per aver evitato che quel riflettore mi cadesse addosso... sei stata davvero coraggiosa... 

- Io l'ho fatto perché ti amo Terry! Il coraggio non c'entra niente! 

Terry ne aveva approfittato per passare subito alla questione più spinosa.

- Ma io non amo te, Susanna! 

Ecco, l'aveva detto. Ci era riuscito. 

Susanna era rabbrividita. Di questa ipotesi si era sbarazzata dopo l'incidente. Credeva di sapere con certezza che Terry le sarebbe rimasto accanto... credeva di piacergli, che Candy fosse solo una ragazza conosciuta a scuola tempo prima, ma il passato era passato ormai. Credeva che lui fosse semplicemente un ragazzo che faceva fatica a lasciarsi andare, e dunque con il tempo, pian piano, sarebbe riuscito a ricambiare il suo amore.

- So che per te è difficile lasciarti andare Terry, ma vedrai... io sarò paziente. Con il tempo mi amerai anche tu... io lo vedevo come mi guardavi quando recitavamo insieme... non sono pazza, sono una donna, e certe cose le capisco... anche io ti piaccio, questo lo so! 

- Ma Susanna... cosa stai dicendo? - aveva risposto lui, infastidito dall'analisi della ragazza riguardo la sua personalità e da ciò che aveva appena detto.
- Io non ho difficoltà a lasciarmi andare... se amo una donna lo sento... voglio dire... sono cose che si sentono dentro, qui - e si era toccato il petto dal lato del cuore.
- E io lo sento di non amarti. Tu hai confuso la recitazione delle scene d'amore con la realtà! Quella è solo finzione Susanna... siamo attori e il nostro lavoro consiste proprio in questo... nel rendere credibili certe scene sul palco. Se ci riusciamo vuol dire che siamo degli attori talentuosi. Ma sempre attori che recitano una parte. 

Susanna lo guardava. - Siamo solo attori - aveva ripetuto nella sua mente. 
 
- Io però ho intenzione di aiutarti durante il tuo percorso di riabilitazione. Verrò a trovarti dopo le prove, e potrai sempre contare su di me, per qualsiasi cosa - aveva continuato Terry.

Susanna stringeva le lenzuola tra le dita.

- Non ho bisogno della tua pietá Terry! Io voglio il tuo amore! - aveva detto, mentre una lacrima aveva cominciato a solcarle il viso.

- Capisco Susanna... ma ti ho appena spiegato come stanno le cose. 
Io non sento per te gli stessi sentimenti che tu dici di provare per me. Magari anche tu non sei davvero innamorata di me... pensaci bene. Forse la tua è solo un'infatuazione? Alla nostra giovane età è possibile scambiare una cotta per un grande amore travolgente, e forse invece questo amore è solo nei nostri sogni ideali, ma non è reale, ci hai mai pensato? 

Lei però era diventata nera di rabbia... gli aveva ordinato di lasciare subito la stanza, ché non voleva il suo finto supporto morale, di andare via e di non tornare mai più. A quel punto era rimasto ben poco da fare o da dire, così Terry le aveva lanciato un'ultima occhiata, mentre lei era scoppiata in un pianto liberatorio tenendosi il viso tra le mani, e si era allontanato uscendo dalla stanza.
 
Dopo quel giorno era andato in ospedale un'altra volta per sondare il terreno, vedere se Susanna aveva capito il suo discorso ed era riuscita a rinsavire. Capire se voleva accettare la sua amicizia e il suo aiuto. Ma gli era stato impedito di entrare nella sua stanza, per un'indicazione precisa della Sig.ra Marlowe. Così Terry non era andato più a trovarla... ormai era chiaro che Susanna non volesse il suo aiuto come amico, lei non sapeva cosa farsene, e lui non avrebbe potuto far niente di fronte a questo atteggiamento. 

- Non si può aiutare chi non vuol essere aiutato, e non si possono nemmeno forzare le situazioni, con il rischio di risultare invadenti - aveva pensato.

In teatro tutto era ritornato alla solita routine, Hathaway aveva visto Terry turbato e aveva continuato a ripetergli di stare tranquillo. Che quello che era successo era stato solo un incidente, che Susanna era in buone mani. Un'equipe di professionisti sarebbe riuscita a restituirle la possibilità di camminare e tutto si sarebbe sistemato. Inoltre Susanna avrebbe percepito un sussidio per il fatto che l'incidente era avvenuto sul luogo di lavoro, e dunque tutte le spese mediche sarebbero state coperte. Terry si era sentito in qualche modo sollevato dalle parole di Hathaway. In fondo, nutriva dei dubbi sul fatto che continuare a vedere Susanna da amico sarebbe stata una buona idea. Sapeva che lei, almeno in quel momento, non riusciva a vederlo come tale, pertanto si era convinto che allontanarsi fosse la soluzione migliore.

Una sua collega, Karen Kreiss, che aveva sostituito Susanna nel ruolo di Giulietta, gli aveva detto che Susanna si era soltanto presa una grossa cotta per lui, e che il fatto di recitare insieme scene d'amore, e specialmente Romeo e Giulietta, l'aveva fatta illudere. Che non aveva ancora la maturità giusta per capire cosa fosse l'amore. Gli aveva detto di non preoccuparsi, che alle attrici capitavano questo tipo di bizzarrìe e che avevano la tendenza ad essere melodrammatiche anche fuori dal palco. E che a Susanna sarebbe passata presto.
 
   
 
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