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Autore: Aqua Keta    22/05/2021    4 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il rintocco delle campane diede il buongiorno a Le Conquet ancora prima che l’alba rischiarasse il cielo.
Un brivido scosse Leah svegliandola.
Si volse raggomitolandosi contro la schiena di Alain.
Il giovane stiracchiandosi, girò su un fianco – “Hai freddo?”- sentendola tremare – “Vieni qui”- fra le sue braccia.
“Dobbiamo andare lo sai, vero?”
“Dai … ancora un po’. Restiamo ancora un po’ qui”- baciandola teneramente fra i capelli.
“Il tempo è poco.”
Un timido raggio di sole andò ad illuminare la stanza.
“Almeno oggi non nevicherà … chissà”- Leah sfiorò il petto di Alain con un bacio.
Mugugnò – “Ferma … o non lascerai tanto facilmente questo letto”- ed afferrata una mano della ragazza la condusse sul suo vigore in piena erezione.
Avvampò –“Alain …”- sedendo all’improvviso fra le lenzuola –“… sei incorreggibile”
“Lo so … ma a te non dispiace”- strizzandole un occhio.
Aprì l’armadio alla ricerca del suo abito da festa.
Sceso dal letto infilò una mano nella biancheria tentando di ricomporsi.
“Mi aiuti?”- mostrandogli la schiena e sollevando con le mani i capelli .
Strinse i lacci del corsetto –“Sei uno schianto”- baciandola sul collo.
“Su vestiti, smetti di fare il cascamorto”.
“E tu non vuoi aiutarmi a mettere un po’ d’ordine qua dentro?” – un’occhiata fra le gambe.
“Smettila!”- lo schiaffeggiò in maniera giocosa con le calze.
“Uff…”- sbuffò infilando i pantaloni – “Comunque stasera non mi sfuggirai!”
 

“Sei già sveglio!”- si presentò in cucina sbadigliando.
“Buongiorno”- versandole della cioccolata calda.
 I capelli spettinati, la vestaglia allacciata morbida sui fianchi a lasciar intravvedere l’incavo dei seni. Quant’era bella.
“Mhh …”- socchiuse gli occhi inspirando l’aroma – “Un dolce buongiorno. Mi preparerai la colazione tutte le mattine?”- soffiando leggermente sulla bevanda.
Sorrise portando la tazza alla bocca e sorseggiando il caffè.
“Nervoso?”
“Non capita tutti i giorni di sposarsi” – un lungo sospiro.
“Hai cambiato idea?” –  tese la gamba andando a sfiorargli una caviglia con la punta del piede, risalendo lentamente.
Andrè la fissò.
Un’occhiata maliziosa.
Sussultò quando, avvicinatasi, le dita affusolate frusciarono sulla camicia scorrendo delicatamente oltre l’allacciatura.
“Oscar …”- quasi a volerla ammonire.
La vide ridere divertita sotto i baffi –“Grandier  … è questo l’effetto che vi faccio?”
Accostò le labbra lungo il collo di lei –“Da sempre …”- sussurrò.
Un lungo brivido le attraversò la schiena tanto da farle tremare la presa e dover posare la tazza.
Le forti mani di Andrè stringerle le braccia mentre la bocca premuta sulla sua le aveva tolto il respiro.
La cercò con trasporto.
Sentì le gambe cedere e quando le labbra si staccarono vi rimase appoggiata con la fronte. Le mani posate sul petto a sciogliersi in quell’abbraccio. Il suo porto sicuro.
Il tempo parve fermarsi in quel silenzio spezzato ad un tratto da un mugugno.
Oscar si volse.
Maddie ferma sulla porta. Il pupazzo tenuto per un orecchio. Una manina a strofinarsi gli occhi. I piedini nudi sul pavimento – “Mamma ….”- avvicinandosi.
Alzò gli occhi sorridendo ad entrambi. Tese le braccia verso Andrè.
Il giovane la sollevò baciandola sulla guancia – “Buongiorno principessa”
Poggiò il capo sulla spalla.
“Maddie, amore. Rammenti cosa ti ha sempre raccontato la mamma? Ti ha spiegato che tu hai una mamma, ma anche un papà”
La piccola annuì.
“Ti ha detto che un giorno ci saremmo sposati e saremmo stati tutti assieme”
Mosse il capo in segno di approvazione.
“Mamma Oscar” – posò una manina sulla guancia di lei.
Poi volgendosi verso il giovane lo strinse al collo.
Il dito in bocca  e biascicò – “ Papà Andè”
Gli occhi si fecero lucidi. Chiusi nel silenzio ad assaporare fino infondo quel tenero abbraccio.
Sua figlia. La sua splendida bambina.
Aveva tanto desiderato che arrivasse quel giorno.
E ora un ultimo passo e sarebbero stati finalmente un vera famiglia.
Il volto sereno di Oscar. Gli sorrise – “Allora papà … forse è il caso di prepararsi”
Passò velocemente il dorso della mano sugli occhi a riprendersi da quel momento di profonda commozione.
“Certo” – tentando di controllare la voce rotta dall’emozione.
 

“Eccoli!!”- Alain intravvide i due cavalli farsi largo fra la leggera foschia mattutina.
La giornata volgeva al bello dopo giorni di pioggia e neve.
“Buongiorno ragazzi” – Leah prese tra le braccia Madeleine – “Ciao cucciola”
“Lela ..” – aggrappandosi a lei tese una mano indicando Andrè ed Oscar – “Mamma … papà …”
“Ehilà”- Alain diede una pacca sulla spalla all’amico –“Forse hai ancora una possibilità di scampo. Sei certo di voler fare questo passo?” – in tono scherzoso – “Dimmi che sei nervoso … almeno un po’”
“Vorrò vedere te quando sarà il momento. Sciupadonne … fai pure lo spiritoso. Hai i giorni contati anche tu, cosa credi? “
Scoppiò in una fragorosa risata.
“Su, su”- li incitò Leah –“ andiamo dentro”- avviandosi all’interno della chiesa.
Alain afferrò l’ amico conducendolo in una stanza a parte nella piccola canonica.
“Forza, svestiti”- quasi strappandogli la giacca di dosso.
“Ma che fai?!” – opponendo resistenza.
“Muoviti. Togliti questi abiti”
“Dai, smettila”- respingendolo.
Le mani sui fianchi. Lo sguardo severo.
“D’accordo”- si fece su le maniche – “non volevo usare la forza …. ma a questo punto non mi dai scelta”
Afferrandolo per la camicia lo spinse con le spalle al muro.
La mano grande e forte a bloccarlo per un braccio, l’altra a sfilare abilmente la giacca.
“Ti suggerisco di collaborare o sai … il mio carattere piuttosto rissoso”
“Colpiresti il tuo miglior amico nel giorno delle sue nozze?”
“Se fosse necessario non mi tirerei indietro. E ora … gentilmente, Monsieur Grandier … sfilatevi gli abiti “
Andrè, messo alle strette, dovette obbedire. Conosceva fin troppo bene la forza di Alain.
 
“Mamma si sposa!!”- saltellando per la stanza.
“Coraggio. Togliete quel che avete indosso”- sistemando della nuova biancheria su una poltroncina.
“Che cosa significa?”- stupefatta.
“Su, su … stiamo perdendo tempo. Non vorrete far aspettare il curato”
“Leah, che cosa ti salta in mente? Che cosa stai facendo … cosa …?”
“Badate, o vi svestite da sola o faccio venire Alain!”-
“Leah, voglio sapere che sta succedendo!”-
La giovane aprì l’armadio della sagrestia e in una nuvola bianca frusciante ne estrasse l’abito che ben due anni prima aveva scelto per le nozze.
Stupore, incredulità spalmati sul volto - “Ma come è possibile?”
“Non vorrete mica non realizzare a pieno questo sogno. Il vostro sogno. E di Andrè”
“Ohh!!”- esclamò la piccola sfiorando appena il tessuto delicato.
Indecisione e profondo desiderio di convolare a nozze con l’amore di sempre. Sedette sfilando stivali, pantaloni …
La ragazza buttò un ciocco di legno nel camino ravvivando la fiamma.
“Dove .. dove hai preso questa biancheria?”
“Preoccupatevi di indossare il tutto e velocemente se non volete buscarvi un malanno”
Un lungo sospiro e silenziosamente obbedì.
“Ed ora voltatevi” – le mani veloci ma attente ad allacciare i piccoli bottoncini sulla schiena – “sedete ora”
Afferrata la spazzola iniziò a passarla tra i capelli, raccogliendo piccole ciocche con delle forcine.
“Non riesco proprio a capire che cosa vorresti … non vedi quanto sono corti?”
“Volete tacere e lasciarmi fare!?! Parlerete a lavoro ultimato!”- la bacchettò.
 
“Fermo!”- Alain gli sistemò il colletto – “Sei un gran pezzo di gnocco! Se fossi una donna ti sposerei io”- mostrandogli la bocca a cuore.
“E piantala di prendermi in giro!”- allontanandolo da sé – “Giuro che te la farò pagare. Aspetta che venga il tuo turno e vedrai”
“Hai gli anelli?”
Portò una mano alla fronte sbuffando – “Dannazione … li ha Mornay. Gli avevo chiesto di metterli al sicuro..”
Alain gli diede uno scappellotto –“E bravo rincitrullito!!”- dirigendosi verso l’entrata della piccola chiesa – “Per fortuna c’è il tuo amico che ti tira sempre fuori dai guai”.
Sul portone apparve Vincent.
“Voi!... come facevate a sapere …”
“Ci ho pensato io”- Du Mont fece il suo ingresso già agghindato per la celebrazione.
Andrè sgranò gli occhi – “Cavoli, giornata di grandi sorprese oggi”- stupefatto più che mai.
Mornay gli porse gli anelli – “Che Dio vi benedica”- poi si allontanò.
“Vincent! Ve ne andate?”
“Questo è il vostro matrimonio! Così immagino lo desideri la vostra futura consorte. Avremo tempo di vederci al termine”- volgendogli le spalle.
“Aspettate!”
“Lascialo. Voi. Nessun altro. Non è forse questo che avete deciso?”
Apparve Maddie.
“Ehi cucciola”- sorrise Alain.
La piccola corse incontro ai due uomini e si aggrappò alle gambe di Andrè – “Il mio papà”
Si chinò stringendola a sé, quando la porta della sagrestia si aprì.
Alain diede un colpo di tosse – “Ehi sposo … mettiti dritto. E’ arrivato il momento”
Un brivido gli percorse la schiena non appena il chierico intonò le prime note con l’organetto.
Un frusciare alle sue spalle.
Rimase immobile trattenendo il respiro, lo sguardo basso in attesa.
Con la coda dell’occhio scorse al suo fianco un chè di tessuto bianco ricamato.
Sollevò lentamente il viso fino ad incrociare quello di lei.
I suoi magnifici occhi celesti a brillare accompagnati dal sorriso più bello di sempre.
I capelli, sebbene corti, abilmente raccolti tra alcuni bucaneve, lasciando ricadere su fronte e guance solo qualche bionda ciocca.
“Sei bellissima”- sussurrò appena.
Le si imporporirono appena le guance – “Grazie …”- in un tono d’imbarazzo.
“Beh … che dire”- Du Mont lisciò i baffi  - “Non avrei mai immaginato di celebrare le nozze di due ex Soldati della Guardia”
Alain poco distante da Andrè sghignazzò – “Non lo dica a loro!!”
“Sono felice di essermi trasferito a Le Conquet e questo lo devo solo a voi. Vi ringrazio di cuore” – ed aperto il piccolo volume tra le mani schiarì la voce – “Siamo qui riuniti al cospetto del Signore per unire in matrimonio queste due splendide anime”
Oscar strinse i pugni dalla tensione.
“Oscar Francois, vuoi prendere Andrè Grandier come tuo sposo?”
Sorrise e inspirando a fondo – “Si, lo voglio … con tutto il cuore”
Poi al giovane – “Andrè Grandier, vuoi prendere Oscar Francois  come tua sposa?”
Deglutì. Le mani sudate – “Si, lo voglio …. con tutto me stesso, con tutta la mia anima e con tutto il mio cuore”
Non appena ebbe pronunciato quelle parole, qualcuno alle spalle lo tirò per la giacca.
Si volsero entrambi trovandosi di fronte la piccola Maddie. Tra le mani unite un fazzoletto di pizzo bianco ricamato sotto il quale penzolava il suo pupazzo. All’interno gli anelli.
Oscar la fece accomodare in mezzo a loro due.
Du Mont impartì la benedizione.
Andrè ne prese uno portandolo alle labbra. Lo baciò e lentamente lo infilò al dito della giovane –“Oscar, con questo anello io ti sposo. Prometto di esserti fedele, sempre, di amarti , di rispettarti, di sostenerti, di esserti accanto fino all’ultimo dei miei giorni … e oltre”- senza staccarle gli occhi di dosso.
Fu la volta di lei. Sfiorò l’anello con un  bacio e afferratagli la mano – “Andrè, con questo anello io ti sposo. Prometto di esserti accanto, sempre, di crescere con te ancora di più, di esserti fedele, ma soprattutto di amarti … per tutta la vita … e oltre”
Le strinse forte le mani. Tutto era compiuto.
A Du Mont non rimase che concludere quella breve celebrazione  -“Di fronte al Signore e con la sua benedizione vi dichiaro uniti in matrimonio e di essere da questo momento, marito e moglie.” - e con le mani posate su di loro – “Che l’uomo non osi separare ciò che Iddio ha unito”
Un breve silenzio calò nella piccola chiesa mentre il curato compiaciuto e commosso si asciugò gli occhi.
“Che stai aspettando!”- Alain gli diede una leggera gomitata – “Forza. Baciala”
La mano scorrere sul fianco fino a cingerla e chinato su di lei la baciò dolcemente – “Congratulazione Madame Grandier, ti amo”
Rimase tra le braccia del suo finalmente marito mentre la piccola Madeleine  si aggrappò alle gambe di entrambi.
Andrè la sollevò – “Sei stata bravissima, una vera principessina”
La bambina afferrò la mano prima del padre a rimirare quel cerchio dorato attorno al dito. Poi quello della madre – “Ohhh … mamma. Luccica!”
“Ti piacciono?”- donandole una carezza.
“Maddie tanto felice”- biascicò con il suo ditino in bocca, appoggiando la testa sulla spalla di Andrè.
“Congratulazioni!”- Leah strinse le mani ad Oscar – “E’ una gioia immensa vedervi finalmente assieme e sposi … e riuniti con la vostra bambina”- gli occhi lucidi.
“Se sono qui lo devo anche a te … ed Alain, ovviamente”- strizzando l’occhio al giovane che nel frattempo si era avvicinato mettendo un braccio attorno al collo della ragazza.
“A questo punto … beh, tocca a voi”- suggerì Andrè.
“Ecco … si … “- tentennò.
“Hai già cambiato idea?”
“Giammai!”- strinse forte a sé Leah – “Non sia mai che me la lasci sfuggire”
La ragazza gli diede uno scappellotto amorevolmente ed il gruppetto scoppiò in una risata.
“Oscar, gli abiti ve li carico in carrozza”
“In carrozza? “- strabiliata.
“Non vorrete per caso fare ritorno a casa a cavallo con quest’abito”- intervenne Alain.
“Io veramente ..”
“Potrai sempre toglierlo appena arrivati a casa”- le sorrise Andrè.
Annuì e stringendo suo marito per mano si avviarono verso l’uscita della chiesetta accompagnati dalle note dell’organo.
Raggianti di gioia ed i cuori colmi di quella felicità attesa da una vita, con la loro bambina tenuta per mano, si ritrovarono sul piazzale della chiesetta accolti con grande sorpresa da un calorosissimo e scrosciante applauso.
Madame Emilie, il Generale, Beatrice con consorte e figli al seguito, Nanny, Philiph, Thomas, Mornay ed alcuni suoi collaboratori, Lasalle e qualche abitante del paese incuriosito.
Rimasero allibiti di fronte alla piccola folla festante.
La prima a farsi avanti fu sua madre. La prese per mano –“I miei splendidi ragazzi. Che la felicità e l’amore vi possano accompagnare per tutta la vita”
“Vi ringrazio madre”- gli occhi lucidi.
“Grazie Madame”
“Ehm!”- tossì alle spalle il Generale –“Congratulazioni. Che Dio vi benedica”- una pacca sulle spalle ad Andrè tendendogli la mano , camuffando la commozione in un tono contenuto, quasi severo.
“Vi ringrazio signore” – ricambiò quella stretta con vigore.
Nanny stretta a Philiph in un fiume di lacrime –“I miei ragazzi si sono sposati. Io … io non posso crederci. Come sono felice”
Un brivido scosse Oscar.
“Aspetta”- Andrè sfilò la giacca posandogliela sulle spalle.
“Quest’abito doveva essere indossato in settembre … invece … siamo in pieno inverno, a due giorni dal Natale”- sfiorando le labbra del consorte.
“Se può farvi piacere il signor Mornay ha organizzato un piccolo pranzo … per festeggiare”- la madre fece avvicinare Vincent.
“Mi auguro accettiate questo piccolo pensiero per le vostre nozze, nella speranza che questo gesto non sia offensivo nei vostro confronti, visto la riservatezza con cui avete scelto di sposarvi”
Andrè rivolse lo sguardo ad Oscar –“Lascio decidere a lei”
La giovane avvicinatasi all’uomo lo baciò sulla guancia – “Non sono solita a  certi gesti … ma voi siete una grande persona. Sarà un immenso piacere condividere anche con voi questa magnifica giornata”
Mornay con un briciolo d’imbarazzo – “Sono io che devo ringraziarvi. Nutro molto affetto nei vostri confronti”
“Andrè è sempre stato come un figlio per voi, lo so bene”- intrecciando le dita a quelle di suo marito.
“A questo punto, meglio avviarci”- aprendo lo sportellino della carrozza messa a loro disposizione.
 

Un pranzo tranquillo tra amici e parenti, senza troppi fronzoli o esagerazioni, comunque molto curato nei minimi dettagli. Mornay aveva organizzato il tutto da tempo.
Informato in tarda serata da Du Mont sulla celebrazione di quelle nozze, era ricorso ad alcune donne alle sue dipendenze per preparare il “banchetto nuziale”.
La mattina, non appena i due giovani si erano allontanati quasi furtivamente da casa per recarsi in chiesa, gli uomini di guardia erano stati solerti nell’avvisarlo. Lui, di contro, ne aveva informato i Jarjayes.
La serenità di una bella famiglia circondata dagli affetti ed i giochi e le risa dei bambini.
Andrè non riuscì a staccarle gli occhi di dosso. La sua tanto amata e desiderata Oscar.
La sposa si destreggiò abilmente tra i complimenti dei presenti, i baci, gli abbracci, senza mai dimenticare di dare attenzioni anche alla sua Maddie.
Nel tardo pomeriggio i bambini iniziarono ad agitarsi attorno all’albero allestito nel salotto mentre Madeleine stanca si addormentò tra le braccia della madre.
“Vuoi lasciarla qui a dormire con Christophe e Anne Jaqueline? Sarà bello per loro svegliarsi assieme la vigilia” – suggerì Beatrice.
Alain intento a chiacchierare con Andrè s’intromise nel discorso –“Oscar … fossi in voi coglierei l’occasione. Prima notte di nozze”- terminando con un lungo fischio –“Prevedo faville!!”
“Alain!”- Leah lo ammonì –“Non ti prendere certe libertà”
Si passò una mano tra i capelli accusando il colpo –“Beh … io lo dicevo per loro … noi stasera metteremo a ferro e fuoco il letto, garantito. Vero?”- stampandole un sonoro bacio sulle labbra.
Oscar rise e rivolgendosi ad Andrè –“Io … non saprei. Maddie non ha mai dormito lontano da me”
“Come credi. Visto però che oramai si è addormentata … forse …”
Emilie raggiunse i ragazzi –“Credo sia meglio metterla a dormire. La giornata è stata pesante per lei. Lasciala con i suoi cuginetti. “
La giovane la sollevò tra le braccia e la piccola aprì gli occhi assonnata – “Vuoi restare qui dai nonni? Dormirai in camera con Christophe e Anne Jaqueline”
La bimba volse lo sguardo verso i due ragazzini ed allungò una manina.
“Vieni”- le dissero.
Strinse al collo sua madre baciandola, poi afferrate le mani dei due, li seguì in camera.
“Zia Oscar, ci penso io a prepararla per la notte”- la giudiziosa Jaqueline.
Beatrice li osservò teneramente salire le scale ed accostandosi alla sorella le sussurrò –“Se questa notte sarà come penso … darà i suoi frutti molto presto …”
 

Percorsero mano nella mano il piccolo viottolo verso la dependance.
Giunti di fronte alla porta – “Permettete Madame Grandier?”- un inchino.
La sollevò tra le braccia.
“Cosa fai?”- cingendolo al collo.
“Porto la mia sposa in casa”- entrando.
Richiuse mentre lei gli catturò le labbra in un bacio appassionato.
“Se l’inizio è così non voglio immaginare …”
“Grandier … da oggi sono finalmente vostra moglie”- ripose la giacca e voltandogli le spalle – “Mi aiutare?”
Slacciò lentamente i bottoncini sulla schiena e fece scorrere le maniche lungo le braccia. L’abito ricadde frusciando sul pavimento lasciandola solo con la bellissima biancheria nuziale.
Senza fiato.
Le gote leggermente arrossate. Forse l’emozione … Srotolò delicatamente le calze sotto lo sguardo confuso e quasi inebetito di Andrè.
Si volse. Senza alcun pudore o imbarazzo rimase nuda, in piedi, accanto al comò – “Grandier … che cosa fate impalato?”- sogghignò.
La fece voltare su se stessa e sfilò quel che era rimasto dei bucaneve e le forcine liberando piccole ciocche bionde e ricce ai lati del viso.
Le mani sulle spalle , delicate sulle braccia fino a fermarsi sui fianchi.
Le labbra posarsi sulla pelle diafana a suscitarle brividi che solo lui era in grado di provocarle.
Il cuore martellarle nel petto.
Poi,  lente lambire il ventre fino ad arrivare alla sua femminilità.
Un gemito.
La testa ricadde all’indietro.
Le mani poggiate al muro nel momento in cui le gambe si fecero molli.
Un braccio a sostenerla sotto il seno, esplorandola con l’altra.
Il respiro le mancò. Si fece strada in lei con tutto il suo desiderio.
Le labbra ardere lungo il collo. Al primo affondo un grido strozzato le arrochì la voce – “Andrè”
Il respiro eccitato sfiorarle l’orecchio.
La schiena di lei premuta contro il suo torace. Il  calore del suo corpo ed i suoi movimenti ritmici accompagnarlo con il suo crescente piacere.
Senza smettere di baciarla, la fece distendere tra le lenzuola.
Così appassionata, impaziente.
Le gambe fra le sue, sollevato sui gomiti per non gravare troppo su di lei.
Occhi negli occhi.
“Che c’è?”- percependo i battiti accelerati del suo cuore.
Le dita soffermarsi sulle sue labbra.
“Stento a credere a tutto ciò … non mi sembra possibile”
Sorrise accarezzandole una guancia – “E’ tutto vero”- donandole l’ennesimo bacio.
Le bocche nuovamente a cercarsi e volersi sempre di più.
Le mani posate sui suoi glutei ed il suo piacere crescere sotto le spinte sempre più audaci fino a condurla all’estasi completa.
Rotolarono fra le coperte ed Andrè venne a trovarsi sotto di lei.
“Comandante … che intenzioni avete?”
“Grandier, anche se ora siete accasato con il vostro comandante, non crediate di ricevere un trattamento di favore”
“Sono pronto ad eseguire qualsiasi vostro ordine, signore!”
“Vedo che avete compreso bene. Quindi, afferratemi per i fianchi e seguite il mio ritmo”- con movimenti morbidi sul giovane.
Si morse un labbro mugugnando – “Siete terribile …”
Chinatasi su di lui  - “E nemmeno immaginate cos’io abbia in riserva per voi …. Grandier”
Le dita delineare maliziosamente il suo torace fino a ritrovarsi sulle pelvi.
Alla stretta delle sue mani, scivolò su un fianco.
Il giovane, quasi al culmine, rimase basito dal gesto della moglie.
“Ehi, che ti salta in mente?! Torna subito qui, Comandante! Non facciamo scherzi”- facendola tornare a cavalcioni su di sé.
Si divincolò ridendo divertita e scesa dal letto lasciò la stanza.
“Jarjayes … non mi sfuggire”- nel tentativo di riacchiapparla.
Dalla parte opposta del tavolo, stringerne i bordi. Lo sguardo furbo.
“Mi stai sfidando?”- nella penombra della stanza.
“State invecchiando Grandier. Non riuscite più nemmeno a stare dietro ad una donna”- con tono malizioso.
“Attenta, dovresti sapere con chi hai a che fare”
Rimase ferma in attesa della prima mossa.
“D’accordo”- le mani incrociate dietro la testa. Mezzo giro su se stesso con l’intento di dirigersi verso la camera da letto.
Sgranò gli occhi di fronte alla sua resa.
“Grandier … venite subito qui”
“Non c’è trippa per gatti!”
Tentò di avvicinarsi quando lui, voltandosi di scatto, la blocco spingendola contro la tavola obbligandola a sdraiarsi.
“Credevate di farmela eh? Dov’è finito il vostro scatto felino?”
Trattenne il respiro in un gemito quando affondò nuovamente in lei.
“Ma, non volevate giocare?”
“Ve la farò pagare ..”- in un filo di voce sottolineato da un sorriso di piacere.
Sopraggiunse il culmine, travolgente, estatico, liberatorio.
Si accasciò dolcemente qualche istante su di lei.
Sfiniti, appagati. I corpi imperlati di sudore riprendere lentamente fiato.
La baciò ripetutamente prima di sollevarsi –“Madame Grandier ... sappiate che vi amo da morire”
Ricambiò quei baci con passione intrecciando le dita nei suoi capelli.
Gli mise le braccia al collo incrociando le gambe dietro la sua schiena- “Non mi dite che non avete più fiato per continuare”- sibilò.
Le mani sotto i glutei per sostenerla – “Credi veramente sia finita qui?”
“Non saprei. A dir la verità mi sembrate sfinito”- stuzzicandolo.
“Allora non conoscete Grandier!”- trascinandola con sé in camera – “Non credo proprio riuscirai a dormire stanotte”- sfiorandole le labbra.
“Non ho alcuna intenzione di farlo”- ricambiando quel gesto con trasporto.
 
 
“Eri bellissima oggi”- sollevandole il mento – “e non solo oggi”
“Anche tu Soissons non eri male”- infilando le dita tra i capelli a sfilare il fermaglio.
“Ovvio, no?!”- pavoneggiandosi –“Vuoi mettere un bel maschio come me? Non mi manca proprio nulla. Alto, moro, bello, sguardo profondo ed accattivante, fisico prestante e ben dotato. La soddisfazione con me è garantita. In ogni senso. Sono veramente il maschio ideale.  In troppe se lo sognano uno come me … ma appartengo solo ad una”- prendendola per i fianchi – “Appartengo ad una donna meravigliosa”
“Sei un grande adulatore di te stesso”
“Ehi ehi, scherzi? Ho semplicemente un’ottima opinione di me stesso ma la mia bambolina, è la mia bambolina”
Scosse la testa –“Incorreggibile”
Seduta sul letto - “Alla fine ce l’abbiamo fatta a condurli all’altare”- slacciando il corpetto.
“Ovvio”- si avvicinò ed allungando una mano infilò le dita nell’incavo dei seni –“Quanto ben di Dio”.
Tolse velocemente la camicia ed i pantaloni – “Sono tutto tuo, dolcezza!”
“Oh no Alain. Non stasera. Sono stanca”
“Come sarebbe a dire “sono stanca”?” – sbottò nella penombra della stanza.
Leah allacciò la camicia da notte ed infilandosi sotto le coperte – “E’ stata una giornata pesante. Su, vieni a letto”- mettendosi su un fianco.
Coricatosi accanto alla giovane la strinse a sé –“Sicura di non voler giocare con lo zio Alain?”- una mano scorrere sotto quel tessuto leggero.
“Facciamo domani”
“Mhm … secondo me ….”- una serie di piccoli baci lungo il collo.
La mano s’intrufolò furtivamente oltre la biancheria intima.
“Non mi pare che tu non ne abbia voglia”- al primo mugugno.
Le catturò le labbra in un bacio appassionato e di fronte alle notevoli insistenze seduttive del giovane non potè che cedere.
 
 
I pugni sotto il mento.
Lo sguardo fisso in un punto non definito della stanza.
Bruciava. Bruciava troppo quella battaglia persa. Una sconfitta nell’orgoglio oltre ogni limite.
Il matrimonio annullato. La scomunica da parte di Sua Santità.
Non aveva smesso un secondo di pensarla, di volerla. Quella donna era sua. Gli apparteneva.
Doveva riaverla.
Non gli importava del bambino. Maschio o femmina che fosse stato, ne avrebbe avuto uno tutto suo.
Che se lo tenessero quelli della sua famiglia quel bastardo.
Vuotò il bicchiere stringendolo con rabbia.
Tutto era stato pianificato nel più piccolo dettaglio.
Nessun errore.
Sarebbe tornata casa. Tutto era stato predisposto per la sua consorte.
Questa volta non ci sarebbe stato nessuno a proteggerla in quel paese straniero.
Nonostante fosse  Oscar Francois de Jarjayes.
L’avrebbe domata.
Definitivamente.
   
 
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