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Autore: Kagome    23/05/2021    7 recensioni
La festa della mamma colpisce duramente Adrien. Ma quando Marinette fa del suo meglio per tirargli su il morale, la reazione impulsiva del ragazzo provoca un'escalation di eventi molto inaspettata. Riuscirà Chat Noir a sopravvivere a una sessione di 'Obbligo o Verità' con Marinette e Alya? Senza avere un infarto o mettere a repentaglio la sua identità segreta? Leggete e scopritelo ;) Adrienette/Marichat, angst, fluff e bel reveal!
Genere: Commedia, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 — Conversazioni mancate e conversazioni mirate

Non ci volle molto a Chat Noir per raggiungere villa Agreste. Atterrò al centro della sua stanza con un forte tonfo, e restò fermo per un lungo momento in posizione accovacciata prima di mormorare "Detrasformazione". Si alzò in piedi proprio quando Plagg uscì fuori dall'anello.

"Alla buon'ora!" esclamò il kwami. "Odio trasformarmi!" volò verso il suo armadietto e ne uscì poco dopo con un fetta di camembert in ogni zampa. Ne ingoiò uno in un paio di morsi, e poi iniziò ad assaporare l'altro.

Adrien si avvicinò come in trance al suo letto, e si mise a sedere, letteralmente sprofondando sul materasso. Si tenne la testa con le mani, fissando il nulla.

"Non mi butti davvero tutta la scorta di Camembert, vero gattino?" chiese Plagg con quello che Adrien riconobbe essere un tono di voce preoccupato.

Sorrise dolcemente e si tolse le mani dalla testa, abbassandole sulle ginocchia. Guardò il piccolo kwami gatto. "In realtà, ci stavo pensando, Plagg."

"NON ME LO FARESTI PER DAVVERO!" Plagg fu preso dal panico. Volò davanti al suo armadietto e si voltò, proteggendolo col suo piccolo corpo. "Non sarò in grado di sopravvivere senza la mia Cremosità!"

"Plagg..." iniziò Adrien.

"Davvero, gattino. Ti ho fatto un favore, non te ne rendi conto? Non puoi essere così crudele!"

"Plagg..." disse di nuovo Adrien.

"Non cercare di cambiare argomento. Non mi starò zitto finché non avrò il 1000% di conferma che il mio formaggio non verrà danneggiato."

"PLAGG!" gridò Adrien. "Stai zitto e ascolta!" Finalmente la minuscola creatura smise di agitarsi e lo guardò con i suoi scintillanti occhi verde smeraldo. "C'è qualche tipo di Camembert speciale che avresti sempre voluto assaggiare? Se c'è dimmelo, che te ne compro un lotto intero." Rise dolcemente allo sguardo sorpreso del kwami.

"Oh..." mormorò Plagg.

Adrien lo fissò. "Non dirmi che per una volta sono riuscito a lasciarti senza parole," lo prese in giro. Il kwami ​​lo guardò solennemente e volò verso il suo viso.

"Cosa farai adesso?" chiese allora. "Voglio dire... stasera ti hanno davvero aperto gli occhi."

Adrien sospirò. "Ah, che eufemismo." Tacque, perché non sapeva che dire, o che fare. Gli ci volle molto tempo prima di poter parlare di nuovo. Il tumulto di emozioni che lo attraversavano era troppo forte per poterne parlare. "Una parte di me vuole infilarsi sotto le coperte e nascondersi; Marinette fa paura. Ma è anche così dolce. Come può la stessa persona far paura ed essere dolce? Sono sbalordito per quanto ho scoperto stasera. Ancora non riesco a crederci."

"E c'è anche quell'altra ragazza, la giornalista," disse Plagg con un sospiro. "Congratulazioni per aver svelato la tua identità all'unica persona che non avrebbe mai dovuto scoprirla!"

"Oh ma piantala!" sbuffò Adrien. "Non so perché, ma mi fido di Alya, sento che non mi tradirà. Il mio problema ora è come riferire l'accaduto a Ladybug, e cosa fare con Marinette e Katami!"

Plagg scomparve nel suo armadietto e ne uscì con altre due fette di formaggio. "Ecco perché preferisco il formaggio, gattino, è molto meno complicato!"

Adrien sbuffò e avrebbe voluto ribattere qualcosa, ma Plagg continuò: "Codini e Lady-Spadaccina sono come queste due fette di formaggio; una è stagionata per novanta giorni e profuma di paradiso, l'altra è molto più blanda. Ad occhio sembrano uguali, ma è quando le assaggi che senti la differenza." Ne ingoiò una e andò a riporre l'altro prima di emergere di nuovo dalla sua scorta di formaggio e lo guardò con un luccichio serio negli occhi color smeraldo. "Hai potuto assaggiare entrambe, Adrien. Cosa ti dicono le tue papille gustative?"

Adrien sospirò: per quanto strana fosse la similitudine, dovette ammettere che era abbastanza calzante. "Non c'è paragone, Plagg, e so che sai cosa intendo."

"Sì, ho percepito quella disgustosa esplosione di emozioni che hai avuto." Plagg sospirò. "Sono un kwami, Adrien. Non capisco le emozioni umane, non mi riguardano. Ma c'è qualcosa che vivere milioni di anni mi ha certamente insegnato." Lo guardò solennemente. "Scegli sempre la fetta di formaggio più saporita."

Adrien sospirò. Quand'è che Plagg avrebbe smesso di parlare del formaggio?

"Sul serio, gattino. Ho avuto conversazioni simili con molti dei miei gatti neri in passato, maschi o femmine che siano, sono tutti uguali. La tua testa non lo sa, i tuoi occhi possono ingannarti. Ma le tue papille gustative gattino, il tuo basso ventre, il tuo cuore, o come diavolo lo vuoi chiamare... quello non sbaglia. Mai!" Il kwami ​​sorrise orgoglioso. "Ecco cosa devi ascoltare."

"Quando ho baciato Katami," iniziò Adrien.

"Non ti è piaciuto per niente," lo interruppe il kwami.

Adrien sospirò. "Non ho provato niente. Voglio dire, ho provato qualcosa..."

"Sì. Una fitta di delusione..." affermò Plagg, e gli lanciò uno sguardo divertito. "Ne hai parlato per ore, non dirmi che te ne sei dimenticato!"

Adrien scosse la testa. "Mi è dispiaciuto per Katami e ho fatto del mio meglio per nasconderlo, ma so che ha capito che qualcosa non andasse." Sospirò. "Quel bacio non era niente di quello che mi aspettavo e so che lei voleva davvero che fosse diverso."

"Ti ama..." affermò semplicemente Plagg e scrollò le spalle. "Ma tu invece ami Codini."

Adrien sospirò. Il viso di Marinette riempì la sua vista e travolse il suo cuore, e il ricordo dei bellissimi occhi azzurri della ragazza lo fece attraversare da un'altra scossa di elettricità. Sapeva che avrebbe potuto annegare all'infinito nell'oceano di quegli occhi, soprattutto dopo quel bacio. Sospirò di nuovo, più forte, mentre la corrente di emozioni minacciava di consumarlo.

Non poteva negarlo, "Sì, forse hai ragione". Si passò le mani tra i capelli. "Ma io credevo di amare Ladybug, Plagg. Se devo davvero ascoltare il mio cuore, perché mi spinge verso... Marinette?" Guardò di nuovo il kwami, nel disperato tentativo di ottenere una risposta, di qualsiasi tipo. "Quel bacio era tutto ciò che ho sempre sognato, e anche di più!"

Lasciò che i suoi sensi tornassero a rivivere il momento in cui aveva baciato Marinette e chiuse gli occhi per assaporare l'esplosione di emozioni che il solo ricordo gli stesse dando. Era come se tutto il suo corpo risuonasse come una cassa acustica, a partire dal suo basso ventre. "Se amo Ladybug, perché il mio cuore è così confuso quando si tratta di Marinette?"

Plagg sospirò. "Lo devi capire tu." Le orecchie del kwami ​​si appiattirono sulla sua testa. "Sono un kwami, non un esperto del cuore umano!" Alzò gli occhi color smeraldo mentre continuava, "Ma forse dovresti ascoltare il tuo istinto e iniziare a chiederti a quale set di codini appartenga il tuo cuore." Poi borbottò qualcos'altro che Adrien non riuscì a capire.

"Eh?" gli chiese lui.

"Non posso dirtelo," ribatté Plagg. "Ma ricorda quello che hai promesso alla giornalista."

Adrien sussultò. "Sì, è vero, e non stavo mentendo quando le ho detto che avrei sistemato le cose."

Tacque mentre considerava attentamente le sue opzioni. Aveva una mezza idea di quello che voleva fare e dire quando avrebbe visto Marinette a scuola il giorno dopo, ma per farlo, avrebbe dovuto risolvere prima tutte le questioni in sospeso. Quella sarebbe stata la parte difficile, ma non aveva scelta: non sarebbe riuscito a fare quello che pensava di fare altrimenti.

"Ho bisogno di parlare con Katami e con Ladybug. E poi, domani potrò ringraziare Marinette come merita." Guardò con una fitta di desiderio il suo cuscino, non volendo nient'altro che sdraiarsi e chiudere gli occhi fino al mattino successivo, ma poi indurì lo sguardo e prese il cellulare dalla tasca dei jeans. Erano solo le 23.00, wow, pensava fosse più tardi!

"Cosa fai?" chiese Plagg.

"Chiamo il target sbagliato", disse Adrien. Plagg volò vicino alla sua spalla e sbirciò quello che stava scrivendo mentre premeva "invia".

[Ehi, Kat, sei sveglia?]

"Non è un po' tardi?" chiese Plagg, ma il telefono emise un bip quasi istantaneo. Katami era sveglia.

Katami: [Stavo andando a dormire. Come stai? Ero un po' in pensiero per te, Venerdì sembravi un po' giù.]

Adrien: [Tutto bene, grazie, mi sento molto meglio. Ho bisogno di parlarti, Kat. È importante.]

Katami: [Domani a scherma?]

Adrien: [No, devo parlarti prima.]

Katami: [Vuoi avviare una videochat? Posso farti vedere il mio nuovo pigiama, è arrivato ​​Venerdì dal Giappone!]

Adrien sorrise.

Adrien: [Quelli di Bleach di cui mi hai fatto vedere la foto due settimane fa?]

Katami: [Sì, proprio quello. Vuoi vedere?]

Adrien sospirò. Per quanto lo tentasse l'idea di vedere quel pigiama in particolare, non voleva parlarle in videochat.

Adrien: [No, Kat, è una cosa seria, devo parlarti di persona. Possiamo vederci domani prima di scuola?]

Katami: [Oh, OK. Ci vediamo alle 7 allora. Aspettami fuori.]

Adrien: [Grazie, Kat. A domani.]

Katami: [甘い夢の蜂蜜 (Amai yume no hachimitsu)!]

Adrien: [Sì, sogni d'oro!]

Adrien sorrise al messaggio in Giapponese. Katami scriveva in Giapponese solo quando era nervosa. Era fatta… aveva scoperto le sue carte, ormai, non poteva più tornare indietro. Sospirò e guardò il kwami nero, cercando di trovare il coraggio di fare il passo successivo.

"Una è fatta. Ora tocca alla parte più difficile. Plagg, trasformami." Questa volta, non accolse con entusiasmo il potere del gatto nero che rafforzava i suoi sensi. Avrebbe preferito di gran lunga mantenere le sue sensazioni più ovattate, ma non aveva scelta. Si alzò dal letto e iniziò a camminare nervosamente per la stanza; prese il bastone da dietro la schiena e aprì il comunicatore mentre la punta della sua coda frustava l'aria a destra e a sinistra.

Non sapeva perché fosse così nervoso. Ladybug probabilmente non era nemmeno trasformata. Ma c'era una possibilità che potesse esserlo... e il solo pensiero di ciò che doveva dirle gli stava contorcendo le budella.

Chiamò Ladybug prima che uscisse fuori di testa. Sentì suonare il primo squillo e il cuore iniziò a battergli fortissimo in petto. Suonò il secondo squillo e trattenne il respiro mentre stringeva fortissimo il comunicatore con la mano artigliata. Poi sentì la segreteria telefonica… e riuscì a respirare di nuovo.

"Detrasformazione," sussurrò. "Riproverò più tardi."

Si schiantò pesantemente sul letto, a faccia in giù. Era esausto.

oOo

Marinette osservò attentamente il respiro regolare di Alya. Finalmente la sua amica si era addormentata… erano già le 23.30 e Marinette non riusciva a chiudere occhio.

Non solo Alya l'aveva deliziata con almeno quaranta ripetizioni del filmato con il suo bacio con Chat Noir, che ogni volta le davano una scossa elettrica nella parte bassa del ventre, ma aveva continuato senza pietà a rivisitare ciò di cui voleva parlare nella sua intervista per il blog e aveva ripetuto fin troppe volte il filmato con la dichiarazione di Chat Noir. Insomma… in breve Alya era riuscita a scolpire nella mente di Marinette ogni singola parola pronunciata dal suo Gattino, e in maniera permanente. Non che Marinette avesse bisogno di tutto questo promemoria: ancora non riusciva a calmare il tumulto di emozioni che aveva provato la prima volta che aveva sentito quelle parole, ma Alya non poteva e non doveva saperlo!

Ora che la sua amica stava finalmente dormendo, si godette un paio di minuti di pace e silenzio. Poi diede un'altra occhiata al respiro regolare dell'amica, per assicurarsi che Alya fosse ancora addormentata, prima di scendere in silenzio dal soppalco. In punta di piedi attraversò la stanza, scese le scale della botola e si diresse verso il bagno. Si guardò intorno a destra e a sinistra ed entrò, chiudendo a chiave la porta.

Tikki uscì immediatamente da dietro i suoi codini. "Tikki, trasformami," disse Marinette a bassa voce, e la piccola kwami ​​scomparve nei suoi orecchini, mentre in un lampo di luce, Ladybug appariva al posto di Marinette. Prese in mano il suo Bugphone e notò immediatamente una chiamata persa.

Cavolo. Chat aveva già provato a chiamarla, e solo pochi minuti prima.

Provò a richiamarlo, ma il telefono le andò direttamente in segreteria. Sospirò, pensando di lasciare un messaggio, ma un leggero bussare alla porta la fermò di colpo. Riattaccò il Bugphone e sussurrò: "Detrasformazione". Quando aprì la porta, sua madre la stava guardando con occhi assonnati.

"Tutto bene, Marinette?" le chiese.

Lei annuì. "Sì maman, scusa!" Tornò in punta di piedi in camera e voleva sdraiarsi di nuovo, ma Alya aveva cambiato posizione e ora era spiattellata su tre quarti del letto. Ma bene, alla faccia del comfort. Si strinse nel poco spazio disponibile e attese in silenzio.

"Ci riprovi più tardi?" le sussurrò Tikki nell'orecchio.

"Certo. Devo sapere perché Chat vuole parlarmi." Sospirò e poi continuò, con la gola che si serrava per la preoccupazione. "Pensi che abbia capito chi sono?" chiese infine con un sussurro tremante.

"Non lo so, ma in qualche modo non credo," sussurrò di rimando la piccola kwami. "Se lo avesse fatto, avrebbe trovato la scusa per venire in cucina e parlarti direttamente, non credi?"

Marinette spalancò gli occhi. "Hai ragione, Tikki. Non cercherebbe di contattarmi tramite il Bugphone, sapendo che non funziona se non sono trasformata." Fissò per un lungo momento l'oscurità davanti a sé. "Allora cosa pensi che sia successo?"

"Non lo so, ma ti sta chiamando di nuovo!" sussurrò Tikki. Marinette scese in punta di piedi dal soppalco e si sedette sulla sedia della scrivania.

"Trasformami," sussurrò a Tikki, ma quando prese il suo Bugphone, Chat aveva già riattaccato. Sbirciò cautamente al piano di sotto e vide che la porta del bagno era aperta, ma sembrava che non ci fosse nessuno in giro. Decise di rischiare e si diresse verso il bagno in punta di piedi senza rilasciare la sua trasformazione, così che nel caso in cui Chat avesse richiamato, lei avrebbe potuto rispondere.

Si chiuse in bagno e provò a chiamare di nuovo. Il telefono tornò in segreteria. Riattaccò e sospirò ancora una volta: "Detrasformazione," e guardò la sua amica kwami con aria delusa. "E' ridicolo," si disse tra sé e sé.

"Sì, lo è un po', davvero", ammise Tikki. "Non aiuta che ci sia Alya, o saresti potuta rimanere trasformata in camera tua ad aspettare la telefonata."

Marinette si sedette sul water, appoggiando il mento sulle mani, i gomiti sulle ginocchia. "Ho il presentimento che la nottata sarà molto lunga", disse con un altro sospiro. "Dimmi subito se chiama di nuovo!"

"Certo," disse Tikki facendole un piccolo sorriso.

oOo

Adrien sospirò, frustrato. Era l'una e mezzo del mattino e si era trasformato almeno venti volte cercando di mettersi in contatto con Ladybug. Ogni volta che Plagg gli diceva che stava chiamando e lui si ritrasformava, il Bugphone di Ladybug andava in segreteria.

Aveva provato ogni singola strategia a cui potesse pensare. Aveva aspettato un po' per rilasciare la sua trasformazione dopo averla chiamata, cercando di mantenersi sveglio camminando nervosamente in giro per sua stanza con il comunicatore tra le mani; le aveva lasciato un breve messaggio dicendole che l'avrebbe chiamata a una certa ora; una volta se l'era lasciata sfuggire solo per una manciata di secondi. Era la sessione di inseguimento telefonico più fastidiosa che avesse mai sperimentato. Sembrava destino che non potesse parlarle quella sera.

"Detrasformazione," sussurrò infine.

Plagg apparve di nuovo e si schiantò sul letto accanto a lui, in modo molto drammatico. "Odio trasformarmi!" mormorò."Perché continui a entrare e uscire dalla tua tuta?"

"Nel caso mi addormentassi, Plagg. Se Nathalie arrivasse domani mattina e trovasse Chat Noir al mio posto, non credo ne sarebbe felice", disse Adrien.

"Perché non metti l'allarme come fai tutte le sere?" gemette il kwami ​​nero.

Adrien lo zittì. "Troppo rischioso. Se non lo sento, sono nei guai."

Plagg sospirò. "Codini ha provato di nuovo a chiamarti, pochi secondi fa."

"Trasformami!" sussurrò Adrien, ma quando provò a chiamarla, il telefono andò di nuovo in segreteria. Sbuffò deluso e aspettò un po', fissando con fare quasi ipnotico i puntini sull'orologio del suo telefono comparire e sparire, mostrando lo scorrere dei secondi. Quando vide che Ladybug non lo richiamava per più di 15 minuti, ammise finalmente la sconfitta. "Detrasformazione."

Plagg cadde di nuovo sul letto. "Un Tartufo della Cornovaglia, gattino."

Adrien gli lanciò uno sguardo interrogativo, così il kwami precisò:"Mi hai chiesto che formaggio potessi prendermi: Tartufo della Cornovaglia. Non mi accontento di meno, Adrien."

Adrien annuì. "Lo ordinerò domani quando torno da scuola."

Il kwami ​​nero gli apparve davanti agli occhi. "Senti… va bene che vuoi parlare con Ladybug e mi stai facendo vedere i sorci verdi. Ma hai deciso cosa le vuoi dire quando finalmente risponderà a quel telefono?"

"Ad essere sincero, Plagg, no." Lanciò ​​uno sguardo imbarazzato al kwami. "Ecco vedi… è vero che sto cercando di chiamarla disperatamente, ma allo stesso tempo spero che non risponda, così posso tenere l'anello un giorno in più."

Plagg roteò gli occhi. "La giornalista ha ragione, Adrien. Ti preoccupi troppo."

"Non so perché, ma non credo," sussurrò lui. "Ladybug è troppo ansiosa di mantenere segrete le nostre identità, Plagg. E so che ha ragione, ma… non credevo davvero di essere così facile da smascherare." Sospirò profondamente.

"E domani? Cosa dirai a Codini e a Lady-Spadaccina?"

"Non ne ho la più pallida idea," ammise Adrien. "Sono senza speranza, eh?" Il ragazzo si alzò e andò verso il suo armadio. Prese la sciarpa che aveva appena saputo essere un regalo di Marinette, e tornò a sedersi sul letto, fissandola con occhi pieni di dolcezza.

"Non era un regalo di tuo padre, eh?" disse Plagg.

Adrien posò la sciarpa sul letto e iniziò a spogliarsi; poi afferrò la maglietta e i pantaloni del pigiama a tema Ladybug che normalmente indossava per dormire. Li fissò a lungo, e infine decise di non volerli mettere quella sera. Si diresse di nuovo verso il suo armadio e passò in rivista i pigiami e gli altri capi di abbigliamento che stavano mettendo su le ragnatele nel suo guardaroba.

Dopo aver rovistato un po', prese in mano una maglietta rosa confetto, ma non riuscì a trovare nessun pantalone da abbinarci, quindi sospirò e prese in mano i pantaloni rossi a pois neri del pigiama di Ladybug e si mise quelli.

"Sai, gattino," affermò Plagg con aria assente. "Per essere il figlio di un famoso stilista, non hai alcun senso estetico né di abbinamento cromatico!"

Adrien gli fece il broncio. "È solo un pigiama", disse poi. “Non volevo mettermi la maglietta di Ladybug, non mi sembrava… appropriata stasera." Abbracciò con un piccolo sorriso la maglietta che aveva appena indossato, stringendosela al petto. "Questa è meglio."

Poi tornò vicino al letto e ci si afflosciò sopra. Si mise la sciarpa sotto la testa con una piccola carezza, depositando un tenero bacio sulla morbida stoffa. Anche solo il semplice contatto con qualcosa che Marinette aveva passato così tanto tempo a realizzare con le sue proprie mani gli riscaldava il cuore.

"La mamma aveva ragione," mormorò mentre accarezzava dolcemente la sciarpa e sbadigliava. "La persona che ti fa un regalo fa la tutta differenza."

Vide Plagg lanciargli uno sguardo triste con le orecchie piatte sulla testa e la coda che sbatteva da sinistra a destra. Ebbe la sensazione che perfino Plagg fosse dispiaciuto per lui.

"Mi dirai se Insettina mi chiama di nuovo?" mormorò assonnato. Prese il telefono svogliatamente e passò qualche istante a mettere la sveglia per le sei di mattina, e poi non riuscì più a tenere gli occhi aperti e si addormentò.

Plagg gli diede una carezza sulla testa. "Lo farò, gattino, lo farò."

oOo

Il suono della sveglia lo scosse dal sonno come uno schiaffo in faccia. Spalancò gli occhi e sentì la resistenza delle sue palpebre pesanti: era fortunato a non avere un servizio fotografico oggi, o la make up artist non sarebbe stata affatto contenta.

Mosse freneticamente la mano sul materasso vicino al cuscino con gli occhi appena appena aperti, e mise in pausa l'allarme del telefono. Altri cinque minuti... pensò stancamente. Poi, la sua mano toccò il morbido tessuto della sciarpa che copriva il suo cuscino, e si ricordò gli eventi della notte precedente.

Cavolo! Katami sarebbe stata davanti alla villa in meno di un'ora! Non aveva il tempo di posticipare la sveglia.

Saltò giù dal letto e piegò amorevolmente la sciarpa che gli aveva fatto da cuscino la notte scorsa, piegandola ben bene e posandola vicino ai vestiti che avrebbe indossato quel giorno. Poi si avviò verso il bagno, si diede un'occhiata in faccia e fece una smorfia.

Il gonfiore sotto gli occhi causato dalle lacrime era scomparso, ma i segni neri che l'aveva sostituito non aveva di certo un aspetto migliore. Non avrebbe mai dovuto andare a dormire alle 2 di notte. Fece una doccia veloce e si lavò i denti, e poi cercò nell'armadietto del bagno finché non trovò una maschera per gli occhi simile a quella che gli aveva dato Marinette la sera prima, e se la mise sul viso, proprio sotto gli occhi. Non pensava che avrebbe fatto miracoli, ma magari aiutava un po'.

Indossava ancora la maschera per gli occhi quando iniziò a sistemarsi i capelli — era la parte più lunga della sua routine mattutina, ma non poteva andare in giro con i capelli alla Chat Noir, altrimenti Alya non sarebbe stata l'unica a sgamarlo, e in questo momento, i suoi capelli erano fin troppo simili a quelli dell'eroe in nero.

Quando finì di domare la chioma ribelle e guardò l'orologio, erano le sette meno dieci. Si mise di corsa vestiti, calzini e scarpe. Non ho tempo per fare colazione, devo parlare con Katami, pensò mentre usciva dalla sua stanza e scendeva l'elegante scalinata, raggiungendo il corridoio ornato di marmo.

"Buongiorno, Adrien. State cercando di creare una nuova moda?" disse la voce divertita di Nathalie quando lo vide in faccia. Lui le lanciò uno sguardo perplesso e lei indicò sotto le palpebre, proprio sugli zigomi.

Oh sì, la maschera per gli occhi. Si era quasi dimenticato. La staccò e la porse a Nathalie. "È pronta la colazione", gli disse lei in tono glaciale.

"Arrivo tra un attimo", rispose Adrien. "Katami mi sta aspettando di fuori. Non ci vorrà molto."

Nathalie gli lanciò uno sguardo severo. "Basta che non facciate tardi a scuola."

Adrien annuì e uscì in giardino. C'era da aspettarselo, l'auto rossa di Katami era già ferma davanti alla villa, in attesa. Premette il pulsante per aprire il cancello e proprio in quel momento, si aprì la portiera posteriore della macchina e apparve il viso sorridente di Katami, che gli fece segno di entrare. Lui non se lo fece ripetere due volte, e chiuse la portiera dietro di sé.

Tuttavia, quando la portiera si richiuse e incontrò gli occhi sinceramente preoccupati di Katami, il ragazzo iniziò a sentire un'imbarazzante secchezza in gola e deglutì.

"Che è successo alla tua faccia?" chiese Kagami con il suo solito modo di fare brusco.

"Ho avuto un weekend difficile, ma oggi mi sento meglio," ammise, ma lo sguardo severo della ragazza non si addolcì; Adrien sospirò e le diede un'occhiata sfuggente mentre ammetteva la verità: "Non proprio, ma sopravvivrò, Kat."

Il silenzio sembrava assordante. Si sentiva solo il rumore del motore dell'automobile e anche quello era molto blando; sembrava quasi innaturale.

"Mi hai detto di avere qualcosa di importante da dirmi di persona", disse lei dopo una lunga pausa, e quando lui annuì, continuò spazientita: "Dimmelo allora!"

Lo guardò con i suoi bellissimi occhi ambrati, così diversi da quelli di Marinette, o da quelli della sua Lady, ma non per questo meno belli e profondi, o meno sinceri. Adrien sospirò dolorosamente.

"Hai ragione, te l'ho detto," iniziò lui. La guardò per un lungo istante, lo sguardo fisso su quello di lei. Nell'osservarla, non poté non notare i leggeri segni scuri sotto gli occhi della ragazza, e il dettaglio gli diede parecchio a cui pensare. Anche Katami non aveva dormito molto quella notte: sapeva probabilmente quale sarebbe stato l'argomento della conversazione che stavano avendo, era troppo intelligente per non essersene resa conto.

"Dunque?" incalzò lei. "Adrien, la tua esitazione mi fa male. E mi fa anche perdere tempo. Qualunque cosa tu voglia dirmi, per favore dilla, e adesso!" Vide l'ombra di una lacrima apparire all'angolo degli occhi della ragazza, e questo lo fece sentire davvero orribile.

"Io ..." Non riusciva a dirlo. Era come se qualcosa gli avesse afferrato saldamente la gola e non volesse lasciarla andare. "Mi dispiace, io..." riuscì infine a dire, "non posso stare con te." La sentì sussultare e le lacrime della ragazza si moltiplicarono, scorrendole sulle guance senza che lei pensasse di fermarle.

"Ma perché?" gli domandò con voce rauca.

Lui mosse la mano per afferrare la sua, ma lei gliela schiaffeggiò e lo spinse via. "Katami, mi dispiace. È colpa mia," ammise infine. "Tu non te lo meriti."

"Non capisco. Siamo fatti l'una per l'altro. Siamo così simili, così ben bilanciati." Lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. Ogni singhiozzo che percepiva era una dolorosa pugnalata alla schiena di Adrien.

"Mi piaci molto, Kat, e mi piace la tua compagnia. Vorrei davvero restare tuo amico. Solo che..." Abbassò lo sguardo. "N-non posso essere il tuo ragazzo."

"Non hai ancora detto perché." Non era una domanda, era un'affermazione.

"Cos'hai provato quando mi hai baciato, quel giorno?" chiese lui alla fine, dopo averci pensato a lungo. Gli occhi di Katami si spalancarono nel sentire una domanda così audace porsa dal biondino che normalmente cercava di evitare i confronti troppo diretti. "Ti sei sentita come se un fulmine ti avesse colpito nel profondo? Hai sentito le farfalle nello stomaco? Un fuoco che ti bruciava dentro?"

Ora era il turno di Katami di abbassare lo sguardo. "Leggi troppi fumetti, Adrien."

"Ma succede davvero, Katami! Non è fiction!"

Lei gemette e impallidì tutto d'un tratto. "L'hai provato tu, quando mi hai baciata?" gli chiese, ma lui scosse lentamente la testa. "Ma allora come fai a sapere che succede davvero?" Sentì il sangue corrergli al viso quando vide il lampo di comprensione negli occhi della ragazza.

"Sono rimasto molto deluso quando non l'ho provato con te, Kat," disse, evitando apposta la domanda. "Ho provato a nascondertelo."

"Non ci sei per niente riuscito, Adrien. La reazione che hai avuto al nostro bacio mi ha ferita profondamente." Katami non lo guardava più. Adrien rabbrividì: avrebbe voluto non dover ferire così tanto i suoi sentimenti, ma non aveva scelta.

"Mi dispiace," mormorò.

"Non ho provato niente di quello che dicevi," ammise infine Katami, dopo un lungo periodo di silenzio. "Ma l'ho trovato piacevole. Sapevo che eri deluso, era molto evidente. Mia madre si era accorta della tua delusione, Adrien, e lei è cieca." La ragazza fece un sorriso duro quando lui la guardò sorpreso. "Lo so perché mi ha chiesto cosa ti fosse successo così all'improvviso. Per questo motivo non sono più venuta a trovarti, non sapevo cosa pensare."

"Mi dispiace," disse di nuovo lui.

"Non ripeterti, Agreste." Katami era brusca, ma schietta.

"No, mi dispiace davvero, Kat. Ti ho dato ascolto quel giorno, quando mi hai detto di cambiare target. Sapevo che ti piacevo e ti trovo davvero attraente."

"Allora qual è il problema?" Il suo tono era di nuovo severo, ma Adrien sapeva che la ragazza fosse molto più fragile di quanto volesse apparire.

E' che non sei... lei... Il pensiero gli balenò in mente, ma non poteva dirglielo, non sarebbe stato giusto.

"Non te lo meriti, Kat." Le prese la mano e la tenne forte, non permettendole di lasciare andare la sua presa. "Ti meriti qualcuno che possa baciarti e sentire tutto quello che ho detto. Meriti di sentirlo tu stessa, quando baci il tuo ragazzo. Sei una ragazza forte, appassionata e meravigliosa. Non sei una seconda scelta, e non dovresti accontentarti del primo ragazzo che trovi. Dovresti puntare in alto, come fai sempre. "

"Pensavo di averlo fatto, quando ho scelto te." Sembrava confusa e Adrien le lasciò la mano. "Ma evidentemente mi sbagliavo."

Rimasero in silenzio per un lungo momento. "Allora... hai trovato il target giusto," dichiarò alla fine Katami. "Ti ha fatto provare tutte quelle cose che hai detto."

Adrien dovette annuire. "Sì, l'ho trovata," ammise con una profonda pesantezza nel petto. "In realtà l'avevo già trovata molto tempo fa, ma non me n'ero accorto."

Lei gli mise una mano sulla guancia e lo fissò con il viso leggermente arrossato per un lungo istante; poi gli si avvicinò e posò le labbra sulle sue. Gli occhi di Adrien si spalancarono per la sorpresa. La ragazza premette solo le labbra sulle sue per un brevissimo istante prima di tornare a guardarlo, con uno sguardo dolce che si rabbuiò un po' nell'incontrare i suoi occhi pieni di malinconia. "Ti lascio andare." Gli occhi di Kagami si riempirono di lacrime. "Non ha senso cercare di tenere legato a me qualcuno che non mi è mai appartenuto."

"Mi dis..."

"Oh smettila," lo interruppe lei. Gli puntò un dito dritto contro il petto. "Ma ascoltami, Agreste. Se la persona che hai trovato è quella che penso io, non esitare. Vai da lei e falla felice. No, che dico ... falla rimanere senza fiato." Adrien spalancò la bocca alle sue parole. Il suo sguardo rifletteva il dolore che anche lui provava ancora dentro, ma ora scintillava anche di una luce diversa, che non riusciva a identificare del tutto.

"Eh?" non poté evitare di chiedere.

"È l'unica amica che ho senza contare te. Se osi renderla infelice, dovrai vedertela con me." Gli lanciò uno sguardo furbo. Katami sapeva. E ora sapeva anche che lui sapeva. "Non permetterò a nessuno di ferire i miei amici, nemmeno a te."

"Sono senza parole." Lo era davvero. "Ero proprio l'unico a non aver capito che Marinette mi amava?" Arrossì furiosamente quando Katami rise.

"E non è la sola ad essere innamorata", finì lei.

Adrien le lanciò uno sguardo perplesso. "Che vuoi dire?"

Katami si spostò da lui e si mise seduta più comoda, incrociando le gambe e le braccia al petto. "Ho osservato a lungo il modo in cui reagisci alle persone attorno a te, Adrien. Mi sei piaciuto dal giorno che ci siamo conosciuti: ti sei mai chiesto perché ci ho messo così tanto a fare la mia prima mossa?"

Il pensiero gli era passato per la mente. Katami aveva detto spesso che lei non esitava mai, ma ci aveva messo molto tempo prima di tentare di stare con lui. "In effetti sì, me lo sono sempre chiesto", ammise. "Ma non capisco il motivo."

"Il giorno in cui ci siamo conosciuti e mi hai battuto a scherma, ti ho chiesto se ti piaceva Marinette. Tu hai detto che era una buona amica, ma me lo sentivo scendere che qualcosa non andasse", iniziò a dire la ragazza e il cuore di Adrien perse un battito. Ma dai? "Poi, quando siamo andati al palazzetto del ghiaccio, ho visto quanto fossi geloso di lei."

"Non ero..." scattò a dire lui.

Katami rise e gli diede una leggera spinta sulla spalla. "Sei più cieco di mia madre! Certo che lo eri!" Lui la fissò e le fece il broncio, incrociando le braccia sul petto. "E non guardarmi così. Era chiaro come il sole, nessuno avrebbe potuto non vederlo." Poi aggiunse rapidamente: "Tranne te, naturalmente. E lei. È cieca quanto te."

La ragazza sospirò, e continuò: "Provavo dei sentimenti molto forti nei tuoi riguardi, ma mi piaceva molto anche Marinette e non volevo perseguire un ragazzo che fosse già impegnato. Ecco perché, molto insolitamente da parte mia, ho esitato, e ho aspettato". La ragazza sospirò di nuovo. "Ma presto mi resi conto che non ve ne foste accorti entrambi, e alla fine mi stufai di continuare a guardarvi ballare l'una intorno all'altro, mi davate davvero i nervi." Lo guardò severamente, ma mentre parlava il suo sguardo si addolcì. "Così ho fatto la mia mossa, e non me ne pento perché abbiamo passato dei bei momenti, Adrien. Ma sapevo che non sarebbe durata e la tua delusione quando mi hai baciata me l'ha dimostrato. Ecco perché lo so che devo lasciarti andare. "

"Oh cavolo, devo essere davvero ottuso," mormorò imbarazzato mentre la mano gli raggiungeva la nuca, ma immediatamente abbassò la mano, perché ora era molto più consapevole di questo tic nervoso, dopo la conversazione che aveva avuto con Alya la sera prima.

Il consiglio di Plagg della notte scorsa gli risuonava ancora in testa. "Devi decidere a quale set di codini appartenga il tuo cuore". Adrien appoggiò le mani sulle gambe e si guardò le scarpe, sconfitto, mentre la realtà di ciò che Katami aveva appena detto lo colpiva allo stomaco come un pugno ben mirato.

Plagg aveva ragione. Katami aveva ragione. Alya aveva ragione.

Era un idiota.

"Solo un po'," disse Katami tra le risate. "Ora vattene, Signor Ottuso. Ci vediamo a scherma stasera." Lo guardò furtivamente. "E voglio un rapporto dettagliato."

Adrien si portò due dita alla tempia e le fece il suo sorriso da modello, ma quando incrociò lo sguardo divertito di lei, il suo sorriso si fece più profondo e gli raggiunse gli occhi. "Agli ordini signora", scherzò, poi aprì la portiera della macchina e uscì, chiudendosela dietro di sé.

Tornò nella villa, quasi stordito. Si sentiva più leggero ora che aveva affrontato Katami senza averla ferita troppo (o almeno sperava di non averlo fatto). Non riusciva ancora a credere di essere riuscito a parlarne con lei. E non riusciva a credere che persino Katami avesse capito che Marinette lo amava. E che lui... che anche lui amava lei. Quanto era stupido!

Ma ora... aveva un'ultima possibilità di chiamare Ladybug prima di andare a scuola. Corse al buffet della colazione e si ingozzò il più in fretta possibile con lo yogurt magro farcito con semi di lino e macedonia di frutta.

"Vado a prendere la cartella," disse poi e salì in fretta le scale.

"Com'è andata con Lady-Spadaccina?" chiese Plagg quando finalmente entrò in camera; sembrava molto seccato. "Non mi hai nemmeno svegliato!"

"L'ha presa bene, Plagg, l'ho lasciata," disse Adrien. "Almeno l'ha presa meglio di quanto temessi, anche se mi sono sentito davvero un verme per averla ferita a quel modo."

"Oh, chissà perché, la cosa non mi sorprende affatto," rifletté il kwami. "Ma sono orgoglioso di te, gattino." Plagg scambiò il cinque con Adrien, che sospirò. "Quindi ora hai licenza di fare la tua mossa con Codini?"

Adrien sospirò. "Si chiama Marinette, Plagg. E non andare così di corsa. Devo ancora fare una telefonata e… ho il terrore."

Plagg fluttuò vicino alla sua guancia e l'accarezzò delicatamente. "Ma dai, gattino. Vedrai, andrà tutto bene. Non preoccuparti."

"Plagg, trasformami," mormorò mentre tornava a controllare se avesse chiuso a chiave la porta della sua camera. Quindi prese il comunicatore del suo bastone, lo accese e compose il numero. Di nuovo la segreteria. Fece un bel respiro e iniziò a registrare il messaggio.

"Ehi Insettina. Volevo parlarti direttamente, ma abbiamo passato tutta la notte a inseguirci al telefono e mi sono proprio stufato." Sospirò profondamente prima di continuare: "Ho diverse cose da dirti e ci vorrà un po'; faresti meglio a metterti seduta."


Nota dell'autrice


Eccoci qui. Katami è uscita di scena... e Chat ha finalmente deciso di lasciare un messaggio a Ladybug. Siamo vicini alla fine. Pubblicherò il capitolo 7, che è il finale, a metà settimana, e poi l'epilogo (che è bello lungo e contiene l'articolo di Alya per il Ladyblog) domenica prossima, per la festa della mamma Francese.

Grazie mille per tutte le recensioni! Mi fa piacere sapere che ne pensate di questa storia. Un commento non costa niente e fa bene al cuore!

E grazie ancora ai miei meravigliosi beta, Genxha e Sherry!

   
 
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