Incubi di botte di mezza estate
Kaito rimase
pensieroso a fissare le ultime lettere di Sheridan. Nessuno dei due, da più di
un mese e mezzo, era riuscito in alcuna maniera a mettersi in contatto con Fred
o George. Normalmente non ci avrebbe fatto troppo caso, dopotutto era estate e
i gemelli Weasley avevano pur diritto di godersela,
ma gli sembrava troppo strano che non avessero detto assolutamente nulla
nemmeno dell’esame di Smaterializzazione che avrebbero dovuto sostenere
settimane prima. Era stata però l’ultima lettera di Momoka,
ai primi di agosto, ad allarmare definitivamente il prestigiatore:
Ho provato a
mandare dei gufi anche a Ron e Ginny,
ma nemmeno da loro ho ricevuto risposta. Persino Hermione,
che mi doveva scrivere come si era accordata con la Skeeter,
non mi sta più rispondendo.
E se
Tu-Sai-Chi li avesse presi? Dopotutto i Weasley sono odiati
dai Mangiamorte e Hermione è nata babbana… e
potrebbero essere tutti usati come arma di ricatto verso Harry…
Normalmente
Kaito si sarebbe limitato a tranquillizzare la
ragazza, ma dopo la morte di Cedric cosa avrebbe potuto dirle? Tutte le ipotesi
che aveva fatto erano non solo realistiche, ma anche terribilmente fondate. Voldemort aveva fatto ben di peggio con Ginny
al loro primo anno, ed era solo un fantasma di lui a sedici anni, figuriamoci
cosa poteva architettare da adulto con decine, se non centinaia di morti alle
spalle.
Per più
di due giorni rimase a rimuginare su quelle parole, seduto alla scrivania della
sua cameretta, poi prese una decisione con un profondo sospiro.
«Toccata
e fuga, d’accordo, Kaito? Guardi come stanno e te ne
torni subito a casa, prima che Silente o… peggio…
lo scoprano.»
Chiuse
gli occhi e si concentrò con tutte le sue forze sui gemelli: «Uno, due… tre!»
Con un
leggero schiocco si Smaterializzò dalla sua camera, ma non ebbe quasi il tempo
di appoggiare i piedi a terra o aprire gli occhi che venne accolto da un
acutissimo grido femminile e un violento colpo in testa.
«MANGIAMORTE!
CI ATTACCANO! MALEDETTI SCHIFOSI, NON AVRETE I MIEI BAMBINI!»
Kaito fece a
malapena in tempo a ripararsi dai colpi con un braccio che un paio di voci
familiari gli fecero tirare un mezzo sospiro di sollievo.
«Mamma!
Mamma, fermati!»
«Non è un
mangiamorte! È solo Kaito!»
Il
prestigiatore aprì gli occhi e riuscì a intravvedere un po’ dell’ambiente che
lo circondava. Aveva l’aria di essere un salotto, una lunga stanza con il
soffitto alto e pareti verde oliva coperte di arazzi sporchi. Non era mai stato
a casa dei Weasley, ma dai loro racconti se l’era
immaginata totalmente diversa. Tuttavia Kaito non
poté godersi troppo il panorama, visto che la signora Weasley
non aveva smesso un momento di tirargli in testa la scopa, ricoperta di
ragnatele, polvere e quant’altro, con tutta la forza che aveva in corpo, e non
era poca.
«È UN
MANGIAMORTE PER FORZA! NON SI PUÒ ENTRARE QUA DENTRO SENZA UN CUSTODE SEGRETO!
È QUALCUNO CHE HA PRESO LA POLISUCCO!»
Kaito, cercando
di ripararsi dai colpi, provò a discolparsi: «Signora, le assicuro che sono
io…»
Una porta
sbattuta con forza fece immobilizzare tutti nell’esatta posizione in cui si
trovavano, facendo ammirare a Lupin e Sirius il
curioso fermo immagine di Molly Weasley, trattenuta a
fatica dai suoi figli gemelli, uno per braccio, malmenare con una poco magica
ma molto materna e casalinga scopa un povero Kaito.
Ai due Malandrini originali bastò uno sguardo d’intesa per capire la
situazione.
Sirius sospirò:
«Io sistemo Kaito e tu Molly?»
«D’accordo.»
«Andata.»
E con un
pigro Pietrificus Totalus Sirius immobilizzò la signora Weasley,
che nel frattempo aveva ripreso a malmenare il malcapitato prestigiatore,
permettendo a Kaito di sottrarsi ai colpi. Lupin lo
fulminò con lo sguardo.
«Che c’è?
Era il modo più veloce per fermarla! Volevi che continuasse a picchiarlo?»
L’ex
professore sospirò e si rivolse al ragazzo: «Kaito…»
Il volto
del prestigiatore si allargò in un sorpreso sorriso: «Professor Lupin! Sirius! Che… che succede?»
«Ora te
lo spieghiamo, però dovrai avere la pazienza di rispondere a un paio di
domande, prima, per quanto ti possano sembrare strane.»
Kaito li
guardò perplesso: «Ehm… d’accordo…»
Lupin gli
chiese con un sorriso: «In cosa si trasformava le prime volte il tuo
Molliccio?»
Kaito,
mantenendo la faccia da poker, rispose senza esitazione, pur non apprezzando la
domanda: «In un Dissennatore fatto di pesci.»
Lupin
annuì: «Sirius, a te l’onore di una contro domanda di
sicurezza.»
L’uomo ci
pensò su e poi rispose: «Cosa ti ho mandato in allegato nella mia ultima
lettera?»
«Un
ritaglio di giornale. Su cui dovremmo ampiamente discutere non appena ce ne
sarà l’occasione.»
Il
professor Lupin si rivolse ai gemelli: «Volete fare anche voi delle domande o
ci accontentiamo di due risposte esatte su due?»
Fred e
George risposero in coro: «Per noi era l’originale sin dall’inizio.»
«Bene,
allora adesso spiegherò la… ehm… particolare situazione a Molly, che sono sicuro che non avrà alcun
problema non appena le sarà tutto più chiaro. Giusto per conferma, Kaito, perché ti sei Smaterializzato?»
Il
ragazzo, sempre più confuso, ripose: «Erano mesi che né io né Sheridan non
avevamo notizie, volevo solo controllare che fosse tutto a posto…»
«Visto,
Molly? È solo un buon amico dei tuoi figli, un bravo ragazzo. Sì, so bene che
non dovrebbe essere qui, ma questo adesso te lo spiego io. Ora sciolgo
l’incanto, prendi un bel respiro, ci sediamo e parliamo…»
Sirius mise un
braccio intorno al collo di Kaito e lo trascinò verso
la porta: «E io farò lo stesso col ragazzo.»
Sempre
più perplesso dalla situazione, il prestigiatore venne trascinato da Sirius giù per le scale, facendogli segno di non fare alcun
rumore. Attraversarono un lungo e cupo corridoio, dove un candelabro coperto di
ragnatele brillava sopra di loro e ritratti anneriti dal tempo affollavano i
muri dalla tappezzeria scollata e sulla moquette lisa. Sia il candelabro appeso
al soffitto che quelli posati su un tavolino traballante lì vicino avevano la
forma di serpenti. Passarono di fianco a una tenda tirata e poi, velocemente ma
in completo silenzio, entrarono in una stanza che aveva tutta l’aria di essere
una cucina. Era poco meno tetra del resto, una stanza cavernosa con le pareti
di pietra viva. La luce proveniva per lo più da un gran fuoco all'altra
estremità. Una cortina di fumo proveniente da un calderone sul fuoco aleggiava
nell'aria come vapori di battaglia, attraverso cui affioravano indistinte le
forme minacciose di pesanti pentole e padelle di ferro appese al soffitto buio.
Molte sedie erano state stipate nella stanza attorno a un lungo tavolo di
legno, carico di rotoli di pergamena, calici, bottiglie di vino vuote, e un
mucchio di quelli che sembravano stracci. Sirius
afferrò una di quelle sedie e la porse a Kaito.
«Gradisci
qualcosa? Non c’è molto, ma credo che Molly non abbia ancora trovato tutte le
bottiglie di Burrobirra che ho nascosto in giro.»
Kaito
l’afferrò e si sedette: «Ammetto che gradirei delle spiegazioni, più che altro.
Sono contento di vedere che state bene, ma… che ci fai qui? I signori Weasley sono delle persone molto gentili, ma non me li vedo
molto a ospitare un ricercato… il padre di Fred e George non lavora al
Ministero?»
Sirius
ridacchiò: «Oh, no, c’è un equivoco, questa non è la Tana. Sono loro ad essere
miei ospiti, in un certo senso… ti do il benvenuto a casa mia, Kaito. O almeno, a quella della mia famiglia, non l’ho mai
considerata esattamente casa mia.»
Il
ragazzo annuì. In effetti l’edificio in cui si trovavano aveva più l’aria di
essere una vecchia dimora signorile in decadenza che la casa di una famiglia
numerosa ma squattrinata come i Weasley.
«Quindi
direi… casa Black?»
«Non ti
era venuto il dubbio con tutti quei serpenti in giro che non potesse essere la
casa di una famiglia di puri Grifondoro?»
Kaito lo
guardò confuso: «Ma non eri Grifondoro pure tu?»
Sirius,
annoiato, cercò qualcosa in tasca: «In ogni famiglia c’è una pecora nera… per
sicurezza, già che ci siamo, datti una lettura a questo fogliettino, così
completiamo tutte le formalità.»
Il
prestigiatore afferrò il pezzetto di pergamena, riconoscendo la scrittura dello
stesso Black:
Il Quartier Generale dell'Ordine della Fenice si può
trovare al numero dodici di Grimmauld Place, Londra
«Se
questo doveva essermi d’aiuto, sappi che sono ancora più confuso di prima.»
«Immagino,
quello è solo di aiuto alla salute mentale di Molly e di chiunque ti veda
girare in questa casa. Vedi, Kaito, senza volerlo hai
appena sfondato uno dei più grandi incantesimi di sicurezza esistenti.»
«Come
quello che impedisce di Smaterializzarsi a Hogwarts?»
«Esattamente.
In teoria quel bigliettino è il solo lasciapassare.»
Il
ragazzo si lasciò sfuggire una smorfia: «Ops… in
questo caso forse la Signora Weasley non aveva poi
tutti i torti…»
Poi tornò
serio: «È stato fatto per proteggerti dall’arresto?»
Sirius sorrise:
«Rileggi bene quel foglietto.»
Kaito obbedì,
per poi chiedere: «L’Ordine della Fenice è tornato?»
«Voldemort l’ha fatto, non vedo perché Silente non avrebbe
dovuto organizzarsi di conseguenza. Ho deciso di offrire la casa dei miei
genitori come sede, anche perché, purtroppo, con un mandato di cattura sulla
mia testa non posso fare molto altro.»
«Certo…
chi altro c’è?»
Sirius rispose
con un triste sospiro: «Tutti quelli rimasti dall’ultima volta ovviamente.»
Kaito non
faticò a cogliere il riferimento, tra gli altri, a suo padre.
«Ma abbiamo anche nuovi membri di tutto
rispetto. Tanto per cominciare, Arthur e Molly Weasley,
e la maggior parte dei loro figli più grandi, che si sono addirittura
trasferiti qua con tutta la famiglia; un paio di Auror
del Ministero, tra cui Kingsley Shacklebolt, che è il
responsabile della caccia al “pericoloso criminale terrorista Sirius Black”, e così fa credere al Ministero che io sia in
Tibet.»
Kaito sorrise, ma Sirius
rimase serio, quasi triste, così il ragazzo si affrettò a cambiare argomento:
«Cosa state facendo in questo momento?»
«Tutto quello che possiamo per assicurarci
che Voldemort non realizzi i suoi piani. È probabile
che voglia ricostruire il suo esercito. In passato aveva grossi numeri ai suoi
ordini: maghi e streghe che aveva costretto a seguirlo con la prepotenza o con
incantesimi, i suoi fedeli Mangiamorte, un'enorme varietà di creature Oscure,
come lupi mannari e giganti. Certamente non cercherà di impossessarsi del
Ministero della Magia solo con una decina di Mangiamorte.»
«Quindi
state cercando di impedirgli di conquistare nuovi seguaci?»
«Ci
si prova, per lo meno.»
«Come?
Di sicuro non con la Gazzetta del Profeta, ho smesso di leggerlo da quanto è
diventato pedissequo e leccapiedi.»
Sirius ridacchiò: «Allora ti sei perso che
Silente è stato estromesso dalla Presidenza della Confederazione Internazionale
dei Maghi perché “sta invecchiando e
perde il controllo”…
balle, è stato escluso dai maghi del Ministero dopo che ha tenuto un discorso
per annunciare il ritorno di Voldemort. L'hanno
retrocesso dalla carica di Stregone Capo del Wizengamot,
l'Alta Corte dei Maghi, e stanno decidendo se levargli anche l'Ordine di
Merlino, Prima Classe.»
Vedendo l’aria preoccupata di Kaito, Sirius si affrettò ad
aggiungere con un mezzo sorriso: «Ma Silente non è preoccupato, dice che non
gl'importa di quello che fanno finché non lo tolgono dalle figurine delle Cioccorane.»
Il ragazzo sorrise, ma l’uomo tornò serio:
«Mi dispiace che tu abbia dovuto interrompere tutte le comunicazioni con i tuoi
amici, gli hanno impedito di mandare gufi per motivi di sicurezza. Anche Harry
è rimasto completamente isolato, ed è la cosa che mi ha fatto preoccupare di
più…»
Senza preavviso sbatté un pugno sul tavolo,
cosa che fece trasalire Kaito: «Oltre a quell’idiota
di Mundungus che ha abbandonato Harry nei guai!»
Kaito chiese preoccupato: «Cos’è successo a
Harry?»
Sirius si lasciò sfuggire un gesto di stizza:
«Ah, già, non puoi saperlo… è stato attaccato dai Dissennatori
a casa dei suoi zii.»
«Che cosa?»
Sirius si lasciò sfuggire per un secondo un
sorrisino soddisfatto e un lampo d’orgoglio negli occhi: «Rilassati, tu
dovresti sapere meglio di chiunque altro che Harry sa benissimo come cavarsela
contro quei mostri, no?»
Tornando serio, però, aggiunse: «Il
problema è che ha usato la magia fuori da Hogwarts, e
quindi il Ministero l’ha convocato per cercare di espellerlo dalla scuola.»
«CHE COSA?»
Dalla foga Kaito
si era alzato in piedi rovesciando la sedia. Sirius
gli rivolse un sorriso triste: «Tranquillo, Silente tirerà fuori qualcosa dal
cappello, come sempre…»
Ma aggiunse rassegnato: «Ma non sai quanto
mi scoccia non poter fare nulla di utile, se potessi anche solo andare lì sotto
forma di cane e mordere le caviglie a tutti… mi assicurerei di passargli la
rabbia.»
Kaito cercò di calmarsi: «Ok, va bene. E io cosa
posso fare per l’Ordine?»
Sirius, con la testa appoggiata a una mano,
rispose tranquillo e rassegnato: «Assolutamente nulla.»
Il prestigiatore lo guardò sorpreso: «Eh?
Ma come, mio padre…»
«Ho già affrontato questa discussione con
Harry. L'Ordine è formato solo da maghi maggiorenni che hanno finito la scuola.»
Con uno schiocco Fred comparve alle spalle
di Kaito: «Hanno fregato anche noi con questa
clausola, amico.»
Il prestigiatore sorrise soddisfatto: «Vedo
che avete passato il test.»
«Non potevamo certo esserti da meno. Se
vuoi venire su, mamma si è calmata e vuole scusarsi per… ehm… la calorosa accoglienza.»
Kaito rise e seguì l’amico su per le scale,
tornando in salotto, dove la signora Weasley, non
appena lo vide, gli corse incontro per poi stringerlo in un sentito abbraccio, così sentito che il prestigiatore sentì a sua volta un paio di costole
rassegnare le dimissioni.
«Oh, mi dispiace, mi dispiace, non lo
sapevo… perdonami, Kaito, puoi?»
Con una voce soffocata, il ragazzo rispose:
«Certo… tutto perdonato! Ora, se potesse lasciarmi andare…»
Molly lasciò finalmente la presa e Kaito poté permettersi il lusso di tornare a respirare:
«Oh, scusami, certo…»
Alle sue spalle, George se la rideva sotto
i baffi, mentre Lupin, con un’espressione ugualmente divertita, aggiunse: «Ho
spiegato a Molly che tuo padre faceva parte dell’Ordine e della tua
straordinaria capacità.»
Signora Weasley
lo squadrò da capo a piedi: «Certo però che è incredibile, a pensarci…»
L’ex professore aggiunse: «E allo stesso
tempo pericoloso. Se Fred o George fossero stati in pericolo, lui,
raggiungendoli in questo modo, avrebbe sì potuto salvarli… ma anche mettersi in
pericolo a sua volta. È una questione da non sottovalutare.»
L’uomo si lasciò sfuggire un sospiro e poi
continuò: «Per questo motivo ti chiederei di non venire più qui a meno che non
te lo chiediamo esplicitamente. È una situazione talmente precaria e complessa
che rischiamo davvero che tu possa trovarti faccia a faccia con persone che è
meglio che continuino a ignorare la tua esistenza.»
George gli sorrise facendogli l’occhiolino:
«E poi fra meno di un mese ci rivedremo a scuola e rimpiangerai i mesi in cui
non ci hai sentito.»
Kaito annuì: «Va bene, cercherò di calmare
Sheridan… però vorrei sapere almeno come finirà con Harry!»
Sirius sorrise: «A questo penso io, sto avendo
una mezza idea…»
Molly diede una spintarella ai gemelli: «Su,
salutate Kaito, che qua abbiamo un sacco di lavoro da
fare.»
Inaspettatamente, Fred lo abbracciò,
lasciando interdetta sua madre.
«Mi mancherai, amico.»
Kaito mantenne la sua faccia da poker e ricambiò
l’abbraccio: «Hai sentito George, tra poco ci rivedremo.»
Per fare l’idiota, anche George saltò
addosso ai due, buttando entrambi a terra. Tutti e tre risero, mentre la signora
Weasley, cercando di non farsi notare, si asciugava
l’angolo di un occhio.
Quando si rialzarono, Kaito
salutò con tutti con la mano e si Smaterializzò in camera sua. Solo allora mise
la mano in tasca per vedere cosa Fred gli avesse lasciato con quel finto
abbraccio: un pezzo di pergamena dentro cui erano avvolti biscotti viola e
arancioni e pezzi di torrone. Si affrettò a leggere la nota scarabocchiata.
Stiamo continuando gli esperimenti per i Tiri Vispi Weasley, abbiamo anche iniziato a vendere qualcosa per
corrispondenza. Ti lascio un campione, due Merendine Marinare e un Torrone
Sanguinolento. I dolcetti servono per farti saltare la lezione, se mangi la
metà arancione vomiti, con quella viola ti passa. Li stiamo testando su noi
stessi per essere sicuri, come vi eravate raccomandati, parola di Malandrini.
Vedrete quante belle cosine che i Malandrini potranno fare l’anno prossimo!
Futago
Kaito riguardò
ancora per un momento i dolcetti e decise saggiamente di riporli in un cassetto
e di non offrirli mai a nessuno.
Quattro
giorni dopo, mentre era chino sulla tastiera del computer a scrivere qualcosa, Kaito trasalì sentendo un forte schiocco alle sue spalle,
uno schiocco che gli era tremendamente familiare. Con un veloce movimento di
polso fece comparire in mano la sua bacchetta e voltò la sua sedia girevole,
pronto ad affrontare qualsiasi mago gli si parasse di fronte. Quello che invece
si trovò di fronte fu una bruttissima copia di Dobby,
quasi completamente nudo, a parte lo straccio sudicio legato come un gonnellino
attorno alla vita. Era molto
vecchio: la sua pelle pareva troppo abbondante, e anche se era calvo come tutti
gli elfi domestici, una gran quantità di peli neri spuntava dalle grandi
orecchie a forma di ali di pipistrello. Aveva gli occhi di un grigio acquoso e
iniettato di sangue e il grosso naso carnoso, molto simile a un ghigno.
Gettò una
rapida occhiata a Kaito e poi abbassò lo sguardo
borbottando: «Kreacher non sa se è nel posto giusto,
ma a Kreacher non piace il tizio con gli occhi a
mandorla, proprio no… Oh, povero, povero Kreacher,
costretto dai suoi aguzzini a fare da gufo per creature ignobili che gli
puntano pure contro la bacchetta…»
Kaito decise
di mantenere la sua faccia da poker e abbassare l’arma: «Deduco che il tuo nome
sia Kreacher. Stai cercando me?»
L'elfo
domestico rimase immobile, tacque e si esibì in un sussulto di sorpresa molto
enfatico e molto poco convincente: «Il signore conosce il nome di Kreacher?»
«Non
prima di trenta secondi fa, ammetto.»
Kreacher si inchinò e, ancora con la faccia al
pavimento, aggiunse, a un livello perfettamente udibile: «Mandano Kreacher come un volgare gufo da un’inquietante uomo
mandorla che gli legge nella testa.»
Kaito rimase per un momento interdetto. Non
sapeva se dovesse essere più confuso dal passaggio, indubbiamente razzista, da
“uomo con gli occhi a mandorla” a direttamente “uomo mandorla”, o dal fatto che
evidentemente l’elfo era davvero
convinto
che non potesse sentirlo.
L’elfo
alla fine continuò: «Kreacher sta cercando il padron Kaito Kuroba.»
«Sono
io.»
Con uno schiocco di dita l’elfo fece
comparire un plico di buste e gliele porse, senza mai guardarlo in volto: «Il
padrone…»
E qui si lasciò andare a un’espressione di
profondo disgusto, come se lo avessero costretto a ingurgitare della Pozione Polisucco vecchia di qualche mese mischiata a della Burrobirra rancida.
«… ha detto a Kreacher
di portare queste al padron Kaito Kuroba,
l’uomo mandorla. Poteva prendere un gufo, e invece l’ha ordinato a Kreacher, che ha cose più importanti da fare, come salvare
la casa della padrona. Kreacher l’ha fatto e ora
torna alla nobile dimora dei Black prima che quei mostri traditori del proprio sangue o mezzosangue gli rovinino il
lavoro di una vita.»
E senza
neanche salutare sparì con uno schiocco, lasciando cadere a terra le buste. Kaito rimase un momento immobile, a fissare il punto dove
fino a un momento prima c’era un elfo fuori di testa.
«Che
tipo…»
Raccolte
le lettere, tornò alla scrivania e aprì la prima.
Ciao Kaito, ti chiedo già scusa per il comportamento di Kreacher, l’elfo domestico della mia famiglia. Chissà come
mai, non gli stiamo troppo simpatici, ma è vincolato al silenzio ed è
indubbiamente più veloce e meno sorvegliabile di un gufo.
Intanto puoi
stare tranquillo, come immaginavo, Silente ha risolto tutto, ma c’era da
aspettarselo, quindi Harry verrà con voi a Hogwarts
regolarmente. Per il resto trovi allegate lettere da gente che aveva voglia di
scriverti, come hai potuto notare sono un bel po’.
Ti auguro una
buona estate, appena sarà possibile scriverci con un po’ più di tranquillità
riprenderemo i nostri discorsi in sospeso.
Felpato
Kaito sorrise
vedendo i mittenti delle varie lettere che gli erano arrivate: Fred e George,
ovviamente, ma anche Ginny, Harry, Ron, Hermione, Lupin e persino la
signora Weasley, che ancora si scusava per le botte
con la scopa e prometteva di farsi perdonare non appena ne avesse avuta
l’occasione. Una ventata di nostalgia lo assalì, ma il ragazzo, con un sospiro,
si impose di mantenere un minimo di autocontrollo.
Buttò un
occhio al calendario e sospirò: mancavano ormai meno di due settimane al suo
ritorno alla vita magica.
«E io
devo ancora fare un salto a Diagon Alley a comprare
il materiale e finire questa faccenda prima di andare… uffa…»
Di
estrema controvoglia, si rimise al computer a digitare.
«Allora,
se lo zaffiro me lo mettono in questa cella frigorifera a -15 gradi, mi
toccherà pensare a come potermi muovere agilmente con quella temperatura…
sperando che nessuno dei poliziotti sia un abile pattinatore su ghiaccio…»
E rieccoci, finalmente si comincia con l’Ordine
della Fenice! Potete star certi che neppure quest’anno scolastico sarà molto
tranquillo.
Ringrazio fenris per il commento e vi aspetto al prossimo
capitolo, dove faremo la conoscenza di una certa professoressa… o forse no?
Alla prossima!
Hinata 92