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Autore: Little_GirlMoon005    24/05/2021    0 recensioni
{ • Shōnen'ai | Ornstein x Primogenito di Gwyn • }
'' Ho... pensato di far compagnia al mio cavaliere preferito nel suo turno di guardia." forse il Primogenito mise troppa enfasi su quel mio, ma finge che non sia intenzionale, così come finge che quella sia la ragione per cui era sveglio.
"Molto dolce da parte tua, mio Principe.''
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Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un lamento si diffonde nell'aria,
Il disperato grido di una bestia che man mano si affievolisce mentre il cranio veniva trafitto da una Lancia.

Un campo di battaglia intriso di sangue e morte, una distesa di cadaveri che sembrava non avere fine,
Ma il silenzio non osa calare.

Ed invece i guaiti di dolore e le grida dei caduti continuano a riecheggiare da tutte le direzioni, e allo stesso tempo da nessuna.

Sempre di più, sempre di più... fino tormentargli la mente e i sensi...
Fino a farlo urlare...






Il Primogenito di Gwyn si sveglia da quell'incubo prima che potesse consumarlo.
Sentiva il cuore battergli dolorosamente nel petto, tra le ciglia chiare e sottili delle lacrime scivolarono ai lati degli occhi quando si aprirono.

Fu la morbidezza delle coperte e la vista della tenda sopra la propria testa a dargli un po' di conforto, riportandolo alla realtà.
Nient'altro che un incubo, ma abbastanza vivido e reale da farlo tremare.

Sospira e si muove dal proprio giaciglio, si passa una mano sulla fronte scoprendola sudata e per qualche istante rimane seduto, la testa china e le braccia sulle ginocchia. Ora come ora non avrebbe ripreso sonno facilmente, pensa, e decide quindi di voler prendere una boccata d'aria.
Si avvolge nella tunica mentre l'aria notturna gli accarezzava il viso, intorno a lui le tende dell'accampamento erano tutte chiuse, segno che i suoi uomini stavano riposando.

Tutti tranne uno.
Seduto su un ceppo vi era Ornstein l'Ammazzadraghi, davanti a lui il fuoco del falò che scoppiettava dolcemente, e la cui luce delineava la sua armatura dorata. I lunghi capelli rossi raccolti in una coda di cavallo come sempre, e il Primogenito non può fare a meno di chiedersi che aspetto avrebbero se fossero sciolti, lasciati cadere sulla schiena nuda.

Scosse il capo interrompendo i propri pensieri, e avanza verso di lui.
I suoi passi sembrano allarmare il Cavaliere che si irrigidisce sul posto e, con riflessi pronti, non esita ad afferrare la propria lancia solo per essere fermato dalla voce del suo Principe. "Rilassati Ornstein." Rise il Primogenito, "Sono io."

L'Ammazzadraghi volta il capo verso di lui, "Gwynsen," e il suo viso si distende come in lenzuolo, sorridendo appena. "Ti sei alzato presto."
"Ho... pensato di far compagnia al mio cavaliere nel suo turno di guardia." forse il Primogenito mise troppa enfasi su quel mio, ma finge che non sia intenzionale, così come finge che quella sia la ragione per cui era sveglio.
"Molto dolce da parte tua, mio Principe." Ornstein non nasconde l'ironia nella sua voce. Poi però torna serio. "Ma dovresti tornare a riposare. Abbiamo una lunga giornata davanti."

"Torneremo ad Anor Londo nel pomeriggio, non temere... non mi addormenterò a cavallo."
L'Ammazzadraghi gli rivolge uno sguardo poco convinto, ma alla fine scrolla le spalle e ride immaginando il suo Principe ciondolare da cavallo per il sonno.
Lo invita a sedersi e il Principe accetta attento a lasciare abbastanza spazio tra loro, in modo che le loro gambe non si tocchino.
Era una cosa stupida, ma la sola vicinanza dell'Ammazzadraghi gli faceva palpitare il cuore come un ragazzino alla prima cotta.

"La festa che ci aspetta non ti stancherà? Sai, per quando torneremo..." aggiunge Ornstein, e Gwynsen geme a quel pensiero. Suo Padre amava tenere grandi banchetti per festeggiare le loro cacce al drago, per celebrare la sconfitta di quelle spregevoli creature, come dice lui.
"Finché il discorso di mio padre non va per le lunghe, mi va bene." risponde sincero. "Ah, e non mentirmi Ornstein... anche tu lo trovi noioso." Ornstein non prova nemmeno a ribattere, perché era vero. Erano terribilmente noiosi, e preferiva starsene al tavoli degli alcolici.

"Da quanto stai facendo la guardia?" Chiede Gwynsen e volge lo sguardo su di lui, non per un motivo in particolare se non per osservare il bel viso del cavaliere d'oro, illuminato dal caldo bagliore del fuoco che mette in risalto la linea della sua mascella.
"Da non molto, credo." Risponde Ornstein, "in realtà... non lo so, probabilmente ho perso la cognizione del tempo. Per fortuna è una sera tranquilla." Gwynsen sembra annuire.

L'atmosfera era molto serena, così silenziosa che Gwynsen si perde tra i suoi pensieri, e il ricordo del suo incubo minaccia di riaffiorire. Rabbrividisce e spera che Ornstein non lo noti.
Eppure lui lo vede, e capisce. "Stai bene?" Chiede con sincera preoccupazione.

Gwynsen sente lo sguardo curioso del cavaliere su di se'. "Si, è solo..." '
Che fa un po' freddo'? No, era una pessima bugia, l'erede della luce non era infastidito dall'aria gelida, perché lui stesso emanava calore, proprio come il Sole.
"Ho avuto dei... sogni spiacevoli." Dice la verità, Ornstein era troppo perspicace per lasciarsi ingannare facilmente, e abbastanza sveglio da capire esattamente cosa turbava l'animo della persona davanti a lui.

Gwynsen non sa se essere felice o no del fatto che Ornstein lo conosca così bene, tanto da essere come un libro aperto per lui.
"Nemmeno gli Dei stessi sono immuni dagli incubi, mm?" Quella dell'Ammazzadraghi era chiaramente una battuta, ma Gwynsen intuisce che nemmeno Ornstein era abituato a quegli oscuri e angoscianti pensieri. Se fosse stato con qualcun'altro avrebbe lasciato che la sua sfacciata curiosità prendesse il sopravvento e avrebbe fatto domande; ma non con Ornstein.

Il Cavaliere, proprio come un gatto diffidente, rifiuatava di aprirsi anche con le persone con cui aveva più intimità.
Il Primogenito si sentiva fortunato ad aver guadagnato la sua fiducia dopo molti giorni trascorsi insieme dapprima come colleghi, poi come insegnante e allievo, e poi amici intimi.

"È così." Risponde solamente, ridendo per tentare di alleggerire l'atmosfera e torna a guardare il fuoco davanti a se, cupo.
"Parlane con me, se vuoi." Dice Ornstein. Gwynsen sente una leggera pressione sul braccio sinistro, e si rende conto che è della mano guantata del cavaliere. Il freddo del metallo punge come sottili aghi sulla sua pelle, e si gira per incontrare il suo sguardo mite.

Senza pensarci due volte Gwynsen poggia la mano su quella di Ornstein, e spera che possa sentire il proprio calore nonostante lo spesso strato di metallo.
Non sa per quanto tempo rimangono così, ma ad un certo punto interrompe quel contatto e comincia a raccontargli dei suoi sogni.
Delle terribili urla d'angoscia che lo tormentano nel sonno, dell'odore nauseante di sangue e morte che gli riempiva le narici, dei cadaveri dei suoi stessi uomini e quelli dei draghi che lui stesso uccideva senza pietà.

Parla liberamente e Ornstein lo ascolta attentamente, incoraggiandolo ad andare avanti.
"Mio Principe, stai... tremando."
"Ah, io..." Gwynsen guarda in basso solo per vedere la sua mano venir presa da quella del suo Cavaliere, in una stretta confortante e allo stesso tempo decisa, e non è sicuro se Ornstein lo stia facendo per aiutarlo a calmarlo o per... altro.

Stringi... sempre le mani delle persone quando tremano? Gli viene da chiedergli, ma senza veramente il coraggio di dirlo ad alta voce.

"No, solo con te."
"Come?"
"Sto rispondendo alla tua domanda." sussurra il Cavaliere. "Mi stavi chiedendo se lo faccio con altri."
"No io..." cielo, poteva sentire il proprio cuore salirgli in gola. "Ci stavo solo pensando."
"Mio Principe, sai che hai la tendenza di pensare ad alta voce."

E questo, unito al fatto che Ornstein stava intrecciando le dita con le sue, gli fa capire molto cose.
Tutti gli sguardi languidi che gli lanciava da lontano, tutte le volte che si sentiva sfiorare una mano quando si incrociavano tra i corridoio di Anor Londo, dei sussurri che si scambiavano quando erano soli.
Ma ogni volta Gwynsen rifiutava, si rifiutava di credere che Ornstein L'Ammazzadraghi, la leggenda di Anor Londo, il più grande dei Cavalieri di Gwyn, potesse provare qualcosa per lui.

"Ornstein..." Gwynsen si mosse dal suo posto, toccando una gamba del cavaliere. Gli si era avvicinato.
"Si, mio Principe?"
"Ho... qualcos'altro da dirti."
"Penso di sapere di cosa si tratta." Gli sussurra Ornstein vicinissimo e, cielo, quanto era bello.

Quanto era bello con quelle ciglia lunghe e leggermente arricciate verso l'alto, dello stesso colore dei suoi capelli. Quel viso chiaro ornato da tantissime lentiggini, e due occhi dello stesso colore dei fili d'erba. Non l'aveva mai visto così da vicino, pensa Gwynsen. Ed erano terribilmente vicini.

Prima che entrambi se ne rendano conto, le loro labbra si incontrano in un bacio. Gwynsen sembrava trattenere il fiato, le palpebre tremano, si chiudono celando lo sguardo lucido e le guance si velano di rosso. Le labbra di Ornstein erano morbide come una piuma, il bacio gentile come fosse il suo migliore amico, ma allo stesso tempo appassionato come se fosse il suo amante.

Gwynsen sognava da molto di rubargli un bacio e il desiderio che quel momento durasse per l'eternità era forte.
L'Ammazzadraghi ad un certo punto apre la bocca e preme la punta della lingua sulle labbra dell'altro per fargliele dischiudere e approfondire quel bacio mentre una delle mani va ad accarezzargli il collo, sfiorandogli i capelli bianchi.

La mente di Gwysen girava vorticosamente mentre il suo stomaco era in subbuglio per quell'emozione così intensa, posa una delle mani sul viso del Cavaliere cercando di rispondere al bacio come meglio poteva, e l'altra sul fianco per tenerlo vicino.
Mio! pensa, mentre lo stringe a sè facendolo gemere contro le sue labbra.

Poi si separano da quel bacio dopo quella che è sembrata un'eternità, o poco più di qualche secondo ma a loro non importava ed entrambi iniziano a ridere come due ragazzini alle prime armi.
"Non sei molto bravo, mio Principe." Lo stuzzica L'Ammazzadraghi. "Potrei dire lo stesso di te, mio Cavaliere." Risponde Gwynsen, stringendolo a se'.
Ornstein ride di nuovo e poggia poi la testa nell'incavo del collo del suo Principe. Sospira intensamente e il suo respiro gli accarezza la pelle calda.

"Gwynsen..."
"Ornstein..." sussurra il Primogenito mentre alza una mano per sfiorare una guancia. E per un po' rimangono così, vicini e in silenzio, ascoltando i respiri regolari dell'altro. Ad un certo punto il Principe si chiede se Ornstein non si fosse addormentato su di lui quando improvvisamente quest'ultimo alza il viso per incontrare il suo sguardo. "Gwynsen, pensa a me ogni volta che andrai a dormire, è quello che faccio io per non sentirmi solo davanti a quei spiacevoli incubi." gli dice, il tono dolce e un sorriso sulle labbra.

"Perché ti seguirei ovunque, anche nelle profondità dell'Abisso e nei sogni più tetri." E il cuore di Gwynsen si scioglie davanti a quelle parole. Lo amava davvero tanto.

"Grazie, Ornstein." Dice solamente, prima di issarsi in piedi per tornare nella propria tenda, la mente ora libera da quelle immagini di morte e disperazione. Il Cavaliere però gli afferra la mano un ultima volta per posare dolcemente le labbra sulle nocche del principe, un gesto che raramente compiva e che, questa volta, andava ben oltre la solita galanteria.
Il Principe gli sorride prima di allontanarsi definitivamente, lasciando l'Ammazzadraghi nuovamente solo, l'espressione serena e felice.

E proprio ora che era nuovamente solo si rende conto che, da un po', sentiva uno strano tipo di pizzicore, un formicolio che si avverte quando ci si sente osservati. Non ci aveva dato peso in realtà, godendosi il momento col suo Principe.
Forse solo una sensazione, pensa, ma comunque decide di guardarsi attorno per assicurarsi che non sia qualcosa di pericoloso, tenendo ben stretta la lancia.

E si irrigidisce sul posto quando, voltando il capo, vede Artorias fermo poco lontano da lui.
La bocca del Cavaliere Lupo aperta in un espressione di puro stupore, e lo sguardo di chi ha visto qualcosa di inaspettato. Al suo fianco Sif, il lupo grigio e fidato compagno, invece lo guardava curioso, il capo inclinato e la coda che scodinzolava felice.

Dall'altra parte invece Ornstein era tentato di buttarsi nel falò davanti a se' -o buttarci Artorias stesso- ed era sicuro di essere rosso come un pomodoro dall'imbarazzo, dall'idea che Artorias aveva visto tutto. E questa cosa lo spaventa, perché quello tra lui e il Principe era una cosa proibita, che non era concessa, non era normale. E non voleva che il loro momento di epifania venisse distrutto.

Scatta in piedi quasi con rabbia facendo sobbalzare il Cavaliere Lupo, gli punta un dito minaccioso contro e poi col pollice crea una linea immaginaria sul proprio collo, come a voler dire 'Se ne parli con qualcuno ti uccido!'
Sif quasi si mette sull'attenti e ringhia a denti stretti contro l'Ammazzadraghi, fino a quando la mano del suo padrone non si posa sul suo capo per dargli una carezza, rassicurandolo che non c'era niente da temere.
Il lupo capisce i pensieri del suo padrone e si tranquillizza, ma sempre con lo sguardo vigile.

Artorias quindi si volta verso il suo collega e amico, con un gesto si indica le labbra piegate in un sorrisetto e poi unisce pollice e indice tracciando una linea lungo la bocca, come per dire 'Sarò muto come un pesce'.
Ornstein si sente un po' sollevato, e si diede dello stupido di aver dubitato della fedeltà di Artorias. Per quanto sia sbruffone certe volte sapeva quando era il momento di essere seri.

E solo ora si ricorda che Artorias doveva sostituirlo nell'ora di guardia, e forse era un caso che aveva assistito a quella scena tra lui e il suo Principe.
Il Cavaliere lupo si avvicina al suo collega e gli rivolge un cenno di cortesia, come se nulla sia successo. "Capitano...!"
"Artorias..."
L'Ammazzadraghi riprende la sua Lancia e il suo elmo, e finalmente si congede lieto di porter tornare a riposare. Ma Artorias lo ferma mettendogli una mano sulla spalla e, avvicinandosi al suo orecchio, bisbiglia, "Siete molto carini insieme!" Ricevendo come risposta un pugno sulla spalla da parte dell'Ammazzadraghi, ancora rosso in viso, e Artorias ride di gusto prima di sedersi iniziando il suo turno di guardia.

''Sono davvero fatti l'uno per l'altro, non sei d'accordo Sif?''
E per tutta risposta, il lupo grigio abbaia felice.










-angolo autrice;
Prima volta che scrivo qualcosa inerente alla saga di Dark Souls, abbiate pietà. Liberi di lasciare recensioni positive e non, consigli e suggerimenti. E se notate errori di qualsiasi tipo, ben venga. Purtroppo ho il vizio di non notarli, anche se rileggo più volte il capitolo :''


  
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