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Autore: Lelusc    25/05/2021    0 recensioni
Cosa può spezzare un amicizia che dura da otto anni? Questo è ciò che Alexander e Kaoru scopriranno a loro spese. Chissà come andrà a finire.
In questo racconto ci saranno parole giapponesi, ma tranquilli, il loro significato sarà infondo alla pagina ;D
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La mattina seguente non appena suona la sveglia la spengo prontamente con un colpo secco della mano e poso sulla scrivania il libro che sto leggendo. Un vero peccato visto che ero praticamente alla fine.

Oggi stranamente mi sono svegliato un’ora prima del dovuto. Dico stranamente perché è vero che sono mattiniero, ma non così mattiniero, ad ogni modo immagino sia dipeso dall’importante compito che mi attende.

Il fatto che sia accaduto questo, dovrebbe farmi capire quanto rincontrare Kaoru mi abbia sconvolto.

È come se non avessi più il controllo di me stesso, e in qualche modo, se ci penso bene, è spaventoso; per questo non mi ci soffermo più di tanto, inoltre sembra che la decisione che ho preso mi renda ansioso più di quanto credessi.

Seriamente, ieri non appena ho posato la testa sul cuscino mi sono addormentato come un sasso, quindi cosa vuol dire tutto questo ora? Non ho mai reagito così, nemmeno il giorno prima di un esame importante, noto mentre sistemando alcune pieghe sul piumone.

Sarà meglio che mi sbrighi, mi dico e prendo dalla spalliera della sedia la divisa scolastica.  

Un attimo dopo mi sono cambiato e sto sistemando il coletto semirigido della divisa davanti allo specchio che mostra tutta la persona.

“Bene, sono in ordine”affermo dandomi un ultima occhiata, poi prendo la spazzola e mi pettino i capelli; azione che non mi prende mai molto tempo siccome li ho a caschetto, infine recupero la cartella da sopra la scrivania e scendo si sotto.

Passo la sala fiocamente illuminata e sorrido quando sento in lontananza le voci di mamma e Yuriko.

“Buongiorno”auguro entrando in cucina.

“Buongiorno”risponde mamma mentre appoggio su una sedia libera la cartella e mi siedo vicino a Yuriko intenta a inzuppare con grande serietà un biscotto nel latte al cioccolato.

“Buongiorno nanetta”affermo scompigliandole i capelli, cosa di cui nemmeno si accorge, e prendo un po’ di pane tostato su cui spalmo sopra un velo di crema di nocciole, poi sansa attendere oltre gli un bel morso.

“Non hai perso tempo vedo? Vuoi un po’ di latte caldo?”Mi chiede mamma mostrandomi la brocca mezza piena che tiene in mano.

“Sì, grazie”

“One gooso”afferma Yuriko guardandomi.

“Dice quella che sta inzuppando biscotti al cioccolato nel latte al cioccolato”

“Alex!”Mi riprende mamma scuotendo il capo e versa nella mia tazza preferita il latte, così sorrido e senza perdere ulteriore tempo ci aggiungo lo zucchero e me lo porto alle labbra.

“Oggi devi fare qualcosa d’interessante a scuola?”Mi chiede di punto in bianco mamma sedendosi a tavola mentre io mangio l’ultimo pezzo di pane.

“No, niente, nemmeno una verifica che possa volgere negativamente la giornata che sono certo sarà noiosa”

“capisco… Beh, cerca ugualmente di studiare e divertirti”

“D’accordo. Qui ho finito”affermo alzandomi e porto la tazza al lavello.

Di solito non mangio molto a colazione e oggi ho meno appetito del solito, anche se più di ieri che era proprio inesistente.

 Non mi capisco in questi giorni!

Prima non ho fame, però mi addormento subito, dopo mi sveglio presto e ho appetito. Boh?

“Io vado”affermo e prendo la cartella.

“Buona giornata!”Esclama mamma sorridendo, così scompiglio nuovamente i capelli a Yuriko che scansa la mano infastidita.

A quanto pare è una di quelle rare volte che si accorge del mio gesto.

Nanetta, penso, ed esco di casa.

Mentre m’incammino lungo il marciapiede, mi sistemo per bene la sciarpa e mi rammarico di essermi dimenticato nuovamente i guanti.

“La prossima volta li metto sul mobile all’ingresso”farfuglio infastidito e infilo le mani in tasca. Chissà perché ieri non ci ho pensato.

In realtà la scuola non è molto distante da casa, ed è facilmente raggiungibile a piedi, ma è comunque una specie di tortura andarci d’inverno, anche nelle classi fa veramente freddo.

Ad ogni modo, è una mia impressione o la temperatura oggi sembra più rigida del normale? Mi chiedo e distratto dai miei pensieri per poco non passo il bivio.

Ma dove ho la testa oggi? Speriamo non sia un brutto segno, mi dico svoltando a destra.

Quanto vorrei che papà fosse qui e mi accompagnasse con la macchina, mi ritrovo a pensare e mi accorgo che intorno a me non si vede un anima, cosa assurda.

Le persone la sanno lunga penso continuando a camminare, quando mi accorgo di non aver preso l’obento.

Accidenti! Penso fermandomi un attimo incerto su cosa fare.

Tornare indietro è fuori discussione, altrimenti farò tardi, penso, quando mi torna in mente che vicino scuola c’è un combini, così mi affretto ad andare.

Speriamo ci sia ancora qualche obento già pronto, o male che vada alcuni onigiri. In quel benedetto combini ci va tutta la scuola, o è meglio dire, le scuole, visto che vicino al mio liceo ci sono anche le medie e le elementari.

 Strano che ancora non si siano ampliati o abbiano creato delle filiali da qualche parte.

Aspetta, ora che ci penso mamma mi aveva avvisato che per un po’ non avrebbe avuto il tempo di preparami l’obento perché troppo occupata ad allestire il negozio per Natale.

Che testa! L’ho completamente dimenticato, comunque secondo me volendo il tempo lo avrebbe trovato, ma non mi sembra giusto ne carino chiederle una cosa simile, non ho più due anni e non me la cavo malissimo in economia domestica, quindi dovrebbe andare bene, penso e senza accorgermene ho già attraversato le due strade e ormai sono ad un passo dalla scuola, così mi affretto ad andare al combini.

Speriamo non ci sia molta fila, penso controllando l’ora sul cellulare.

Cavolo! Non è delle migliori. Mi devo ricordare di non pensare mentre cammino o rallento l’andatura, mi dico mentre entro e
subito mi si risolleva il morale.

Non c’è molta gente e la cassa è praticamente vuota.

“Irasshaimase!”Esclama subito il cassiere e sorrido.

“Ohayō Heiji – san”

“Oh, Sasha. Ohayō”afferma, così lo saluto con un cenno della mano e vado dritto verso gli obento sperando ce ne sia rimasto uno con i gamberi fritti, e per mia enorme fortuna c’è e sembra essere anche l’ultimo.  

Perfetto, penso prendendolo, e sorrido.                                                              

Se ci fosse stato Kaoru sarebbe stato un disastro, anche lui adora l’obento con i gamberi fritti, quindi sicuramente avremmo litigato o ci saremmo sfidati a morra cinese per chi lo avrebbe preso, però alla fine, come sempre, avrebbe ceduto lui e si sarebbe accontentato di alcuni onigiri o del pane.     

Tanto alla fine quasi sicuramente avrei condiviso il mio pranzo con lui e lui avrebbe fatto lo stesso con me, finiva quasi sempre così.

Questa è una delle cose di cui sentivo più la mancanza all’inizio, penso triste mentre prendo un cartoccetto di latte e vado alla cassa.  

“Sono 463 yen”afferma Heiji e gli porgo i soldi.

“Fūtō ga hoshīdesu ka?”

“II desu, Arigatō”affermo, metto tutto nella cartella ed esco.

Non oso guardare l’ora. No, non lo faccio, non ci tengo, mi dico affrettandomi ad attraversare la strada, diretto a scuola, ormai veramente poco distante.

Varco il cancello proprio quando suona la campanella e trattengo a stento un sospiro di sollievo.

Ce l’ho fatta, penso molto più rilassato, e un istante dopo mi ritrovo a guardarmi intorno, ma fra gli studenti ancora raggruppati fuori o quelli che entrano, Kaoru non c’è.

Sarebbe un problema se andassi controllare se è già in classe? Mamma in che aula aveva detto era? Ah! Sì, secondo anno classe C, ricordo di colpo, così mi affretto ad entrare a scuola deciso ad andare fino alla sua classe.

Il fatto che si trovi infondo al corridoio, come la sua casa è infondo alla via, mi fa sentire così a disagio, come se fosse un
brutto segno, ma non è il caso di soffermarsi a pensare ad una sciocchezza simile.

Calzo le scarpe di scuola e metto via le altre.

bene, ora…

“Yo! Sasha!”Esclama qualcuno interrompendo i miei pensieri e stampandomi un energico cinque sulla schiena che involontariamente mi fa fare un passo in avanti.

“No - bu - hi - ro. Omae”affermo guardandolo male.

“Gomen Gomen”dice subito sorridendo, per niente pentito.

“Ohayō! Sasha.

“Ohayō Kana - san”

“Nobuhiro, anata wa nani o shimashita ka?”

“Betsuni”

“Hontōni?”Chiede guardandolo, poco convinta.

“Hontōni”

“Usotsuki!”afferma prendendolo per un orecchio.

“Sāsha gomen'nasai. Sasha, eh? Sasha?”

È stato un bene che fossero distratti così sono potuto sgattaiolare via. Certo non è stato carino da parte mia dileguarmi così, ma non avevo altra scelta dovevo allontanarmi prima che suonasse la seconda campanella, mi dico mentre mi affretto lungo il corridoio, diretto alla classe di Kaoru.

È questa. Vediamo, mi dico sbirciando dalla porta.

Eccolo, è a uno dei primi posti, vicino alla finestra.

Che strano, allora è vero che è diventato un secchione, prima detestava stare davanti, penso e sorrido, ma solo per un secondo perché l’idea che in tutto questo tempo possa essere cambiato mi spaventa, perché vorrebbe anche dire che non ha più bisogno di me.

A, no, però mamma ha detto che si comportava come me, quindi forse anche lui non si è fatto nuove amicizie penso, quando la campanella suona.

“Ah, devo andare in classe”affermo e faccio per andare via, ma non prima di notare due ragazzi fermarsi al banco di Kaoru e dirgli qualcosa con fare amichevole.

In fin dei conti, forse non ha davvero più bisogno di me, penso mentre corro in classe, proprio dalla parte opposta del
corridoio, e spalanco la porta.

Il professore non c’è, sono salvo, penso, quando qualcuno si schiarisce la gola alle mie spalle e mi metto sull’attenti, poi mi affretto ad andare a sedermi al mio posto, quello sulla fascia centrale ma vicino alla finestra.

Il professore era proprio dietro di me penso un po’ a disagio, e prendo il libro di testo dalla cartella.

La lezione d’inglese inizia e subito il professore non spetta tempo e prende a scrivere alla lavagna, ed è così che mi accorgo di aver nuovamente dimenticato una cosa improntante, fatto che mi conferma che oggi è proprio una delle mie giornate no.

Trascrivo ogni cosa sul quaderno e sono felice che il professore abbia preferito spiegare, perché oggi non sono del tutto sicuro di riuscire a concentrami.

Non riesco a pensare ad altro se non al fatto che sia una pessima giornata e l’idea che non possa far altro che peggiorare mi fa quasi desistere nel tentare di riallacciare i rapporti con Kaoru, infondo se oggi mi va tutto storto immagino andrà male anche il mio tentativo di tornare amici.

Con la fortuna che ho potrei anche peggiorare la situazione, penso ancora e ho la sensazione che stia per perdere anche l’ultima fibra di fiducia che possiedo.

Aaah, uffa! Devo ascoltare il mio compagno che sta leggendo, non distrarmi! Mi dico e cerco di concentrarmi sulla lettura incerta di Nobuhiro.

Che figura! Così impara a salutarmi in quel modo.

“Alexander continua a leggere tu”afferma improvvisamente il professore e riprendo a leggere da dove Nobuhiro si era fermato senza alcun problema.

“Perfetto. Beh, c’era da aspettarselo da un madrelingua. Bene ragazzi, ora che abbiamo letto il testo rispondete alle domande a
piè di pagina e dopo aiutandovi con la spiegazione alla lavagna svolgete gli esercizi a pagina ventisei e ventisette”afferma il professore sovrastando i sussurri pieni d’invidia o ammirazione di alcuni compagni.

Veramente, invece di pensare a me perché non si danno da fare, neanche mi dessi veramente delle arie come dicono, penso e noto Kana e Nobuhiro sorridermi, non che questo m’interessi particolarmente.

Se fossi stato in classe con Kaoru e lui si fosse congratulato con me sarebbe stata tutta un altra cosa, ma non è così, quindi…

Beh, magari il prossimo anno potrebbe succedere, mi ritrovo a pensare e mi accorgo che la classe è piombata in un teso silenzio per colpa degli esercizi ai miei compagni poco comprensibili.

Un attimo dopo ho fatto tutto senza alcun problema e con il gomito puntellato sul banco, reggendomi la testa, sono intento a guardare fuori dalla finestra, tediato, ma ad ogni modo non c’è niente d’interessante da vedere.

“Tempo scaduto ragazzi, i restanti esercizi fateli a casa”dice il professore e incomincia a spiegare un argomento nuovo che non ha niente a che vedere con la comprensione del testo o il ripasso della lezione precedente, ma è di pura grammatica inglese e mi ritrovo a seguire senza alcun pensiero e a scrivere appunti, solo il suono della campanella mi fa tornare al presente.

 Il professore prima di andare via ci ha dato degli esercizi per casa che io ho svolto velocemente e con facilità, così con mio grande piacere non devo preoccuparmi dei compiti d’inglese a casa.

“Sāsha, memo o misete kuremasen ka?”Mi chiede Nobuhiro materializzandosi davanti al mio banco.

I miei appunti? Ma guarda che scocciatore, penso, il problema è che sembra così fiducioso che non posso dirgli di no e mi ritrovo a porgergli il quaderno.

“Arigatō”afferma prendendolo e corre al suo posto.

“Sāsha, enshū o hikaku shimasen ka?” Chiede Kana venendo da me, cosa che nessun altro, a parte lei e Nobuhiro, ha mai fatto. Chissà, forse non sono facile da approcciare, o magari è perché…

“Sasha?”

“Hai” affermo tornando al presente, e un po’ a disagio mi ritrovo a mostrare gli esercizi a Kana per confrontarli.

Uuh, li ha sbagliati quasi tutti, noto e la guardo in volto scoprendo che è imbarazzata.

Beh, immagino non sia facile per chi non è inglese, mi ritrovo a pensare, così incomincio a spiegarle il procedimento di ogni esercizio finché non entra la professoressa di storia giapponese.

“Arigatō!” Esclama Kana felice e torna al suo posto, mentre io prendendo il libro di storia, pronto alla, sicuramente tediosa, spiegazione piena di date storiche e nomi assurdi.

Al terzo imperatore dal nome stravagante ci rinuncio e mi ritrovo a fissare il libro che mi manda ancora più in confusione, però ecco che suona la campanella di fine ora e mi ritrovo a congratularmi con me stesso per aver resistito praticamente fino alla fine, poi il fatto che ci abbia capito qualcosa è tutt’altra storia.

Quando il professore di matematica fa la sua comparsa, io sono già pronto con il quaderno aperto sugli esercizi che ha dato per casa e attendo che ci chieda di andare uno per uno alla lavagna per svolgerli e vedere se abbiamo capito il meccanismo, così attendo con calma il mio turno.

In realtà detesto questo tipo di correzioni, finisce sempre che mi metto in mostra e alla fine mi sparlino alle spalle, ma se questo è il metodo del professore non posso farci granché, inoltre visto che è anche lui straniero e quindi molto più alto dei giapponesi e prestante, grazie al cielo sono intimoriti e tendono a stare zitti, altrimenti mi avrebbero detto le peggio cose.

Che noia, penso dopo un po’ guardando il poveretto immobile davanti alla lavagna, chiaramente in difficoltà.

Ce ne vorrà di tempo prima che sia il mio turno. In classe fanno quasi tutti pena in matematica. Auguri professore! Mi ritrovo a pensare e nell’attesa guardo fuori dalla finestra. Il mio solito modo di fuggire dalla realtà. 

Quando è il mio turno vado alla lavagna e svolgo l’esercizio in un attimo, me la cavo bene in questa materia.

“Kanpeki”dice il professore e faccio ritorno al mio posto senza essere battezzato dai mie compagni.
Ecco perché è uno dei miei professori preferiti.

Quando si conclude anche la seconda ora di matematica e il professore se ne va, ci raggiunge il serioso professoressa di scienze alto e magro e dall’aspetto di un universitario appena assunto, cosa non proprio vera, che ci farà l’ultima ora prima di pranzo e quella dopo.

Scienze è una delle mie materie preferite e anche se onestamente preferisco la pratica,  ascolto la lezione piacere, inoltre il professore sembra aver ingoiato un manico di scopa ed essere un esperto di poker face quindi mi sta un casino simpatico, tutte cose che mi mettono di buon umore e mi divertono tantissimo, pertanto anche se onestamente non vedo l’ora di andare a casa, mi ritrovo ad impegnarmi.

Per fortuna che dopo le lezioni non faccio parte di alcun club e posso andare via.

Quando finisce l’ora e inizia la pausa pranzo, oltre al materializzarsi dal nulla di studenti di altre classi che cercano gli amici per mangiare insieme, sembra che tutta la classe cacci un sospiro di sollievo, perfino la struttura stessa, così prima che qualcuno mi chiedi qualcosa o mi incastrino per mangiare con loro prendo il mio obento ed esco dall’aula.

M’incammino lungo il corridoio diretto al giardino, al mio solito posticino isolato e calmo dove posso mangiare immerso nei miei pensieri senza dover sentire ciance inutili o assistere a teatrini idioti come quelli che sono soliti fare Kana e Nobuhiro.

Seriamente, perché ancora non si sono messi insieme quei due? Mi chiedo di colpo, ma caccio via dalla mente questo pensiero e vado dietro il capanno degli attrezzi della palestra dove mi siedo a terra, in un angolo, cosa che m’impolvera sempre la divisa, e incomincio a mangiare il mio pranzo.

L’appetito come sempre non sembra essere presente, ma vedere i gamberi fritti mi aiuta un po’, anche se mi ricorda quello che non ho più.

Appoggio la testa al muro scrostato del capanno e guardo il cielo oggi terso.

 La verità è che non sono affatto fiducioso e non ho la più pallida idea di come avvicinarmi a lui.

Perché l’amicizia con Kaoru a preso questa piega? Ma che domande mi sto facendo? La verità è che non voglio guardare in faccia la realtà, perché ovviamente è colpa mia! Penso portandomi alla bocca non so bene cosa del pranzo.

Finisco di mangiare immerso nella mia bolla di solitudine, accompagnato dal suono del vento freddo creatosi mente facevo lezione che smuove di tanto intanto le fronde degli arbusti, e ignoro il freddo che con brevi ma intensi brividi mi attraversa il corpo.

Finisco l’ultimo boccone che ancora non ho capito come approcciarmi nuovamente a Kaoru.

Se mi trattasse come ha fatto ieri in biblioteca non mi riprenderei tanto facilmente.

Kami - sama, non credevo di essere così timoroso e vigliacco, pensavo di essere migliore.

“Mi faccio schifo”affermo risoluto.

Se qualcosa non ti piace, cambiala. Reagisci! Scoppio a ridere all’improvvisa immagine di Kaoru che mi appare nella mente e mi sprona, come se non lo avesse mai fatto prima.

Perché anche quando è lui che mi crea problemi e sempre lui che mi aiuta? Comunque ironia della sorte, questa immagine mette in chiaro una cosa, e mi fa capire che, alla fine, codardo e insicuro lo sono sempre stato.

Mi alzo da terra e mi do delle pacche per togliermi di dosso la terra, poi butto il contenitore del pranzo nel primo cestino dei rifiuti che trovo, diretto in classe.

Non so come andrà a finire, ma il consiglio, anche se viene da chi mi crea la difficoltà, è giusto.

Tenterò di ricostruire la nostra amicizia, è vada come vada non mollerò.

È troppo importante, penso e torno in classe per le ultime tre lezioni, quella di scienze e le due d’informatica.

Finite le lezioni la classe si svuota come per magia, ed io sono uno dei pochi che non avendo impegni o fretta se la prende comoda.

Metto i libri nello zaino che metto a tracolla.

“Sāsha! Issho ni ie ni kaerimashou ka?”Esclama Kana - san dalla porta.

“Sumimasen, kyō wa isogashīdesu. Mata ashita ne”

“Ok. Mata ne! Sā!”Esclama Kana appendendosi al braccio di Nobuhiro, ed escono dalla classe.

Io li seguo subito, diretto però alla classe di Kaoru.

Sono terrorizzato su come andrà a finire, ma devo pur far qualcosa! Mi dico, ma quando giungo alla sua classe, lui non c’è.

“Otetsudai shimashou?” Mi chiede qualcuno, e mi volto trovandomi davanti una ragazza dall’aria severa e un che di secchiona.

Hai, arigatōgozaimashita. Kaoru wa doko?”

“Kurabu ni”

Al club? Lui fa parte di un club? Penso subito sorpreso.

“Arigatōgozaimashita”affermo e corro in giardino, perché chissà per quale motivo ma non riesco a vedere Kaoru seduto a fare qualcosa, quindi sicuramente avrà scelto un club dove possa stare in movimento, quindi un club sportivo.

Raggiungo di corsa i campi sportivi e non devo nemmeno cercare perché Kaoru mi si palesa davanti e per un attimo rimango di sale per la sorpresa.

Al di la di un gruppo di ragazze urlanti e ancora una rete, c’è il campo di calcio e in mezzo ad un gruppo di ragazzi in divisa sportiva con tanto di numeri, spicca un Kaoru dai capelli legati e la fronte imperlata di sudore che super concentrato tenta di non farsi rubare la palla, deciso ad andare a tirare in porta.

Sapevo che Kaoru era bravo, alle medie sapeva fare ogni tipo di sport con facilità, ma questo è sorprendente, soprattutto la sua concentrazione, non si accorgerebbe nemmeno se iniziasse a piovere, e come sempre è popolare, noto sentendo gli urletti concitati delle ragazze e i commenti positivi che fanno su di lui.

Sorrido e dopo un attimo di esitazione mi avvicino anch’io alla rete, sicuro che comunque non verrò notato e guardo per un attimo la sua azione che seppur diversa da quella che aveva deciso, va in porto.

Ammiro il suo preciso assist ad un compagno che subito non perde tempo e segna facendo così fare un punto alla sua squadra, ma sono sicuro che in realtà avrebbe voluto farlo lui.

Il gioco di squadra… penso, quando di colpo inizia un gran baccano prodotto dalle lamentele delle ragazze che avrebbero
voluto vedere Kaoru far gol e non quell’altro, e sorrido.

Beh, io l’ho sempre saputo che è fantastico, ad ogni modo non credo sia il caso si disturbarlo ora, a parte il fatto che non avrei neanche modo di farlo, inoltre venir preso a calci dalle ragazze sarebbe umiliante.

Alex mettere su delle scuse non è da uomini, penso facendo avanti e indietro come un idiota, non sapendo che pesci prendere, e ovviamente non posso avere aiuto dalla divina provvidenza, perché Kaoru giustamente nemmeno mi ha notato.

Andrà a finire che farò un solco a terra.

“Torno indietro”borbotto di colpo, e dopo un sospiro carico di frustrazione torno dentro scuola.

Ho appena percorso un breve tratto, quando sento un certo fermento che prima non c’era.

“Kao no bōru”dice una voce femminile, un po’ agitata.

La palla in faccia? Mi chiedo confuso. Mi manca l’inizio della frase.

“Kaoru ga bōru o kao ni tsuketa!”

 Ha Kaoru cosa? Mi chiedo voltandomi preoccupato, però mi trattengo ugualmente dal ridere alla sola idea.

Che impiastro! Beh, almeno questo non è cambiato col tempo, penso mentre mi affretto ad andare in infermeria dove sicuramente è stato portato, perché secondo un’altra ragazza gli è uscito il sangue dal naso.

Sono praticamente arrivato quando mi blocco davanti alla porta con il cuore in gola.

Ma che accidenti ci faccio qui? Non posso entrare, se entro comunque che cosa posso dirgli?

Damare! M’immobilizzo quando mi torna in mente quell’esclamazione.

Zitto! Già, ieri non voleva nemmeno ascoltare cosa volevo dire, e in ogni caso ci sarà la professoressa ad assisterlo e magari qualche ragazza preoccupata sarà andata con lui, io a che servo? Mi chiedo appoggiandomi con le spalle alla porta.

“Alexander, sei tu?”

M’immobilizzo all’istante.

Kaoru? Ora che faccio? Entro? Me ne vado? Ma che cosa vado a pensare? Certo che entro.

“Sì, sono io”affermo incerto facendo capolino, ma dall’uscio non mi schiodo.

“Che accidenti fai ancora sulla porta? Se devi entrare entra”afferma, così muovo qualche passo, ma credo ci sia qualcosa che non va.

Lo avrà capito che sono in infermeria perché lui si è fatto male e non per me stesso? Secondo me no, e visto come ha reagito ieri quando volevo solo parlagli, apriti cielo quando lo capirà.

“Muoviti a prendere quello che ti serve”

Appunto, lo sapevo.

“Stai bene?” 

“Che t’importa?”

Se te lo chiedo magari m’importa no?

“Ho sentito che ti sei fatto male”affermo e non specifichiamo come è successo altrimenti sarebbe imbarazzante e controproducente ora.

“Sì, come puoi vedere, ma sto bene”

E secondo te stare con un fazzoletto intriso di sangue premuro sul naso e la testa semi alzata è stare bene? Mi chiedo, ma trattengo il mio commento, anche se so bene dalla sua espressione che ha capito chiaramente che vorrei dissentire la sua dichiarazione.

“In realtà, io sto benissimo”affermo in un improvviso attacco di coraggio.

Ora mi uccide! Ora mi uccide! Ora mi uccide!

“Lo avevo capito”

A sì?

“A sì?”

“Mi hai preso per un idiota?”Chiede seccato.

“No, io…”

“che accidenti vuoi? Dovresti aver capito che non voglio ascoltarti. Eppure mi sembrava di essere stato chiaro ieri”afferma con durezza e incredibile ma vero mi sale la nausea.

“Ho capito, ma non mi piace come sono andate le cose fra noi”affermo guardando a terra davvero davvero a disagio.

“E di chi credi sia la colpa!”Esclama con enfasi, con il viso torto dalla rabbia.

 Lo so, lo so che è colpa mia e che non ho alcun diritto di provare o sperare di tornare amici, ma anche se è così io non posso farci niente, però voglio…

“Vattene!”

Serro i pugni e con la sensazione che potrei rigettare da un momento all’altro muovo un passo verso la porta, poi mi fermo.

“No!”Esclamo voltandomi verso di lui con rinnovata decisione, anche se non ho idea di dove l’ho presa.

“Non esiste che non siamo più amici, non lo accetto. Non m’importa niente, non accetterò mai un no!” Esclamo arricciando le labbra e stringendo ancora di più i pugni tanto che cominciano a dolermi le mani.

“Ma a me non interessa!”Esclama Kaoru alzandosi dal bordo del letto dove era seduto.

“E a me non importa un accidenti!”Gli urlo contro.

“Tu…”fa per dire furioso e sono già pronto al colpo che immagino stia per sferrarmi, ma non accade niente.

Kaoru?

“Tu… anche io non volevo che finisse così”afferma a testa china, di nuovo calmo, cosa che per un attimo mi terrorizza di più, ma solo per un attimo.

“So che per te deve essere difficile, lo capisco, ma vorrei che tentassi, anche se io…”affermo e mi sorprendo quando Kaoru alza di scatto la testa sorpreso.

“Tu… Imbecille!”Mi urla poi dritto in faccia.

Lo guardo perplesso.

“Tu essere limitato, tonto, stolto, tardo, stupido, idiota, sei ottuso peggio di un angolo!”

“Ehi! Ma che…”esclamo arrabbiato.

“va bene”

“Eh?”

“Ho detto va bene, sei diventato sordo forse? Certo che ne hai di problemi”

“davvero?”

“Se per te essere tardo, cretino e anche sordo non sono problemi”

“Kaoru”

“Sì, accetto, o meglio mi sembra di non avere altra scelta”

“davvero proverai…”

“ora ti colpisco. Oh, il sangue si è fermato”afferma poi toccandosi il naso.

“Ecco, allora…se è così…ti va di tornare a casa insieme?”

“No”

Beh, effettivamente è troppo presto, penso, ma ammetto di esserci rimasto un po’ male.

Insomma, mi ci è voluto del coraggio per chiederlo.

“Ho una cosa da fare dopo scuola, ma possiamo andare a scuola insieme domani”

“Va bene”

“allora ci vediamo”afferma, ed esce dall’infermeria.

Guardo la porta chiusa ancora stralunato da tutto ciò che è successo e mi ritrovo a ricordare perché a volte detesto la vita.

Le cose che ti sembrano insormontabili poi si risolvono come niente, si dissolvono come bolle di sapone, ma anche se è tutto andato per il meglio, non sono comunque così ingenuo da credere che ora sia tutto a posto, la parte difficile inizia adesso.

*****************************************
Obento = Pranzo al sacco

Combini = negozio (discount)

Onigiri = Polpette di riso

Irasshaimase = benvenuto

Ohayō Heiji – san = buongiorno signor Heiji.  (San – signore) (Heiji – nome proprio)

Fūtō ga hoshīdesu ka = Vuole una busta?

II desu, Arigatō = va bene così, grazie (ii desu, sarebbe è buono, ma va in base al contesto)

Calzare le scarpe e metterle a posto =  i giapponesi all’ingresso delle scuola hanno delle scarpiere dove mettono le scarpe con cui arrivano e calzano quelle apposite per la scuola.

Omae = Tu (un tu brusco, si usa per i maschi vicini (amici) o per chiamare chi odi)

Gomen Gomen = scusa, scusa (diminutivo di gomen'nasai)

Nobuhiro, anata wa nani o shimashita ka = Nobuhiro, cosa hai fatto?

Betsuni = neinte

Hontōni = veramente

Usotsuki = bugiardo

gomen'nasai = scusa

Forse il prossimo anno = perché nelle scuole giapponesi ogni hanno gli studenti cambiano compagni, così che vengano tutti mischiati e si possano fare altre conoscenze, anche se può ancora capitare di stare insieme con i vecchi amici.

Può quindi capitare che una persona della classe C si ritrovi nella classe A in cui non consce nessuno e viceversa o ritrovarsi
in classe con i vecchi amici e altri sconosciuti.

Kanpeki = perfetto

Kami - sama = Dio (sama è un onorifico)

Sāsha! Issho ni ie ni kaerimashou ka = Sasha torni a casa con noi?

Sumimasen, kyō wa isogashī desu. Mata ashita ne = mi dispiace oggi ho da fare, ci vediamo.

Ok. Mata ne! Sā! = Ok. A presto! Andiamo!

Otetsudai shimashou? = serve aiuto?

Hai, arigatōgozaimashita. Kaoru wa doko = Sì, grazie. Dove Kaoru?

Kurabu ni = al club

Arigatōgozaimashita = grazie


 
  
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