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Autore: BeaBia92    25/05/2021    1 recensioni
Un giorno iniziato come tanti altri e che poteva certamente concludersi come tutti gli altri, se non fosse che la storia è ambientata in un periodo in cui persone dotate di poteri e denominati Grisha, non possono considerarsi al sicuro in nessun luogo, neanche in quella che loro chiamano casa.
Questa è la storia prequel di una giovane ragazza Grisha che riesce a penetrare inesorabilmente la corazza e il cuore di un altro Grisha, che apparentemente potrebbe risultare distante, incapace di provare emozioni, insomma un Grisha che ispira reverenza e timore. Sì, avete capito bene, mi sto riferendo al noto Oscuro, o meglio a Kiril, come si faceva chiamare a quel tempo.
Altri però lo avrebbero in futuro conosciuto anche come Eretico Nero.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darkling, Sorpresa
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 – Grotta

La conoscenza del territorio guidava i passi della ragazza quasi automaticamente, nel frattempo però la sua testa richiamava inesorabilmente i ricordi della sua famiglia. Era straziante pensare di essere rimasta da sola, l’unica sopravvissuta a quella strage. Ma quello non era il momento di piangere, non erano ancora del tutto in salvo.

Era in compagnia di un Grisha potente, questo lo aveva capito e iniziava anche ad avere sospetti su chi fosse. Anche se lei e la sua famiglia non vivevano assieme ad altri simili da qualche tempo, le storie facevano sempre in fretta a circolare.

Lo cercò con la coda dell’occhio, lui la seguiva a qualche passo di distanza e ogni tanto scrutava con i suoi occhi scuri l’ambiente circostante, sicuramente alla ricerca di eventuali pericoli.

Nessuno fino a quel momento li aveva seguiti e questo voleva forse significare che si trattava di una squadra isolata di cacciatori che si erano spinti un po’ troppo oltre il confine. Ormai le studiavano tutte pur di mettere le mani sulle “streghe”.

Data la concentrazione di lui a scovare ogni singolo cambiamento, sentì il classico gorgoglio dell’acqua che scorreva, doveva esserci una fonte nei pressi.

Non si era sbagliato, dopo un centinaio di passi raggiunsero un piccolo e stretto torrente.

In quel punto le sue acque scorrevano limpide e poco impetuose.

Lo guadarono stando ben attenti a dove mettevano i piedi per evitare le poche aree ricoperte dal ghiaccio scivoloso.

Non si allontanarono dal corso d’acqua, costeggiarono infatti la sua riva destra mantenendosi sotto la copertura degli alberi.

A mano a mano che lo risalivano in direzione nord il Grisha oscuro notò che il letto del torrente si stava inabissando nel terreno e che le acque scorrevano più impetuose, segno che erano leggermente più in pendenza e che da qualche parte doveva esserci un consistente dislivello.

Aveva di nuovo ragione perché dopo pochi istanti si parò davanti a loro un’alta parete di pietra, al cui centro svettava in tutta la sua magnificenza una cascata di medie dimensioni.

Il sole, con i suoi ultimi raggi prima del tramonto, lanciava dei bellissimi bagliori di differenti sfumature.

Il Grisha oscuro rimase per un momento a contemplare quella visione. Nonostante avesse viaggiato a lungo in quegli anni, non gli era ancora capitato di vedere un posto simile.

Intanto la ragazza si era allontanata di qualche passo da lui e con la mano sinistra sfiorava la parete grigia di roccia ricoperta da fitti rampicanti verdi, alcune foglie erano già rigogliose sebbene non fosse ancora giunta la primavera.

Lui la raggiunse nell’esatto momento in cui lei si fermò, si assicurò che anche lui vedesse cosa stava per fare. Sempre con la mano sinistra sollevò una porzione di rampicanti, svelando così un’apertura nella roccia.

Non si sarebbe mai notata a prima vista, quell’ingresso era ben nascosto.

Non attesero oltre e si infilarono dentro lo stretto tunnel.

 

“Ecco il mio rifugio..” mormorò lei in tono orgoglioso non appena lo stretto corridoio si aprì in un’ampia caverna.

Il Grisha oscuro appoggiò il cestino di vimini e si guardò intorno.

Sul soffitto della grotta c’era una sottile faglia che lasciava passare quel tanto di luce sufficiente ad illuminare grossa parte dell’ambiente. Da lì si poteva persino sentire il fragore della cascata.

Si vedeva che il posto era frequentato in quanto per terra era presente un circolo di pietre, al cui interno vi erano i resti di un precedente fuoco. Accanto ad esse c’erano delle pietre focaie e l’occorrente per accenderne uno nuovo.

“Interessante..” commentò lui.

La ragazza gli fece cenno di accomodarsi su uno dei massi posti davanti al focolare, finché lei andava a recuperare in una nicchia un paio di coperte lasciate lì in precedenza.

“C’è qualcosa che posso fare?” domandò il Grisha oscuro in tono cortese e quando notò che lei aveva ora in mano delle borracce di cuoio, si offrì subito di andare a riempirle. Senza attendere risposta si avviò fuori dalla grotta.

Quando lui ricomparve la ragazza Grisha aveva già terminato di accendere il fuoco e aveva tirato fuori qualcosa di commestibile dal cestino di vimini.

Lui allungò la mano in cui teneva una sorta fazzoletto annodato e le disse semplicemente:

“Per la tua guancia..”

Lei lo prese e sentì che era freddo, ci aveva messo della neve per crearne un impacco.

Quel Grisha era di poche parole, ma aveva un tatto e un modo di porsi molto affabile.

“Grazie..” disse sinceramente.

Gli occhi scuri di lui incontrarono i suoi, avevano un leggero cenno di perplessità. Forse non riusciva a capire il motivo di quella parola?

“Per questo..” lei mosse il fazzoletto “E per avermi salvato la vita..”

“Vorrei solo essere arrivato prima..” nel dirlo abbassò lo sguardo, come se si sentisse in colpa.

“Non è tua la responsabilità della morte della mia famiglia..” la ragazza pensava sul serio quelle parole, infatti il suo tono di voce non era risentito “La sola colpa è di quei Drüskelle e della loro mentalità retrograda..”

Quella frase era come un balsamo per lui, quella ragazza sapeva esattamente cosa dirgli, nonostante fossero due estranei e nonostante il dolore che sicuramente stava provando.

“Tu sei l’Oscuro?” gli domandò a bruciapelo distogliendolo dai suoi pensieri.

“Sai chi sono?” replicò lui scrutandola negli occhi.

“Ho sentito delle voci..” spiegò lei scrollando le spalle “Voci di un Grisha capace di evocare le ombre a suo piacimento..”

“Se lo fossi..” concesse “Avresti paura di me?”

“Dovrei averne?”

Lui non riuscì a trattenersi e sulla sua bocca si allargò un sorrisetto.

Di solito era bravo a prevedere le risposte delle altre persone, in fondo aveva avuto modo di allenarsi per parecchio tempo. Questa ragazza però lo lasciava interdetto, non si comportava mai come si aspettava.

“Puoi chiamarmi Kiril..” le svelò “E per quanto riguarda l’evocare le ombre..” lasciò che fossero i fatti a confermarlo, alzò la mano e lentamente delle lingue di oscurità si mossero intorno a loro.

“Bel trucco..” commentò alla fine la ragazza, quasi per niente impressionata.

A dispetto di ogni singolo pensiero razionale lei non era in grado di provare paura di fianco a lui. Sarà stata la sua capacità innata di comprendere gli altri semplicemente osservandoli, saranno stati i modi gentili e riguardevoli di lui, sarà stato perché l’aveva salvata, ma in quel Grisha percepiva solo profonda solitudine. Da quanto lei sapeva Kiril era l’unico del suo genere e questo doveva averlo fatto sentire isolato.

Un po’ poteva comprenderlo, anche lei apparteneva a un genere raro di Grisha.

“Io sono Luda..” si presentò “Sono una guaritrice..”

Gli occhi del Grisha oscuro mostrarono solo per un breve momento uno sguardo colpito, nei suoi viaggi aveva incontrato pochissimi guaritori e solo i Santi sapevano quanto ci fosse bisogno di loro.

“Potresti quindi guarirti le ferite facilmente..” constatò.

Di certo non gli era passato inosservato cosa le avevano inflitto i Drüskelle, il labbro spaccato e la guancia leggermente gonfia e che già mostrava un accenno di blu per il colpo inferto. Per non parlare dei segni rossi ai polsi, le avevano legato la corda davvero molto stretta.

Lei automaticamente si posò una mano sulla guancia contusa, aveva smesso di utilizzare l’impacco freddo e le sembrava di stare meglio. Almeno non sentiva più quella parte del viso in fiamme.

“Sì, potrei..” ammise “Non voglio però, perché questo è un ricordo di quello che ho passato per quanto orribile sia stato. Non so se possa avere senso..” alzò le spalle.

Di nuovo Kiril rimase spiazzato da quella risposta, ma stavolta fu pronto a non lasciarglielo intravedere.

Si impose di stare attento con lei, perché stava notando con quanta facilità riusciva a parlarle, a sentire il dolore che provava e quindi a preoccuparsi per lei.

Non aveva senso però, l’aveva conosciuta solo da poche ore. Non poteva avergli fatto già quell’ effetto. Una parte profonda di lui tuttavia sentiva una connessione con lei e temeva che non se ne sarebbe andata via.

“Lo ha invece...” le rispose onestamente. “Dovresti riposarti ora..” le suggerì, cambiando discorso “Hai avuto una giornata pesante. Non ti preoccupare, rimango io di guardia..”

La ragazza avrebbe voluto ribattere che non era necessario, che lì nessuno sarebbe entrato a cercarli, ma apprezzò il gesto e in effetti si sentiva stanca. Non si fece ripetere due volte la proposta.

Afferrò la coperta e si sdraiò accanto al fuoco acceso.

I suoi occhi color ghiaccio incontrarono per un’ultima volta quelli scuri di lui prima di addormentarsi.

  
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